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Restai allibita a quelle parole, immobile per un lungo istante.
Ma quando provò ad aprire la porta lo fermai, prendendolo per il polso, per poi chiuderla di nuovo, e cercare i suoi occhi. "Perché fai così?" mormorai, ferita, cercando risposte nei suoi occhi "Io.. non ti stavo prendendo in giro... non lo farei mai... Io..." esitai "Ero solo.." esitai ancora, cercando le parole che descrivessero il mio stato d'animo in quella stanza "Me stessa, libera... senza corazza..." abbassai lo sguardo "Mi sono lasciata andare.. Ora ricordo perché non lo faccio mai.." ammisi, mentre sentivo le lacrime affiorare "Perdonami Icarius.." rialzai la testa, cercando di nascondere la tristezza "Non succederà più..." sorrisi appena "Saprò stare al mio posto...". Chinai il capo, aprendo la porta. "Andiamo a fare colazione.." sussurrai appena. Stavo per dirgli che alla fine gli avevo trovato un difetto, ma siccome era l'essere permaloso, facendoglielo presente avrei peggiorato la situazione. E comunque, guardacaso, ci ho azzeccato... |
Entrammo nel palazzo. Era sontuoso e sfarzoso. I quadri che c'erano alle pareti erano inquietanti, almeno la maggior parte. La mia attenzione fu attirata da un quadro raffigurante Lucifero con delle streghe durante un Sabba e cio` mi fece ripensare a mia madre e alla notte di Beltaine.
"Inutile chiedervi come sappiate che vengo da Avalon, tanto non rispondereste" dissi, continuando a guardare il quadro. Quando mi chiese della maschera, sobbalzai e mi voltai verso di lei. "Beh, non saprei..." |
Ad un tratto entro' lady Sissi con Bensuon.."Siete arrivata lady Sissi..sono felice. .avete già visto il Duca? " .Congedai Bensuon e rimasi con la donna.."Non voglio dirvi nulla, giudicate da voi".
Uscimmo e chiesi a un servitore dove potevamo trovare il Duca..lei poteva giudicare da sé. ."Mi raccomando lady Sissi..voi non sapete nulla di ciò che gli è successo".Io ero solo turbata al fatto di rivederlo. |
Icarius non disse nulla, limitandosi ad annuire a Clio.
I due lasciarono la stanza dei giochi e raggiunsero un grande salone, dove Rodolfo li stava attendendo per la colazione. “Buongiorno, milord.” Disse l'uomo, mostrando un inchino al presunto duca. “Avete riposato bene?” I servitori portarono in tavola frutta, focacce, miele e marmellate, accompagnate da latte, tè e vari succhi di frutta, per poi uscire. “Oggi ci sarà l'incontro col vescovo...” cambiando subito espressione Rodolfo appena usciti i servi “... non immaginavo Sua Grazia anticipasse così i tempi... beh, non possiamo fare molto... dovrai incontrarlo... ma bada di non tradirti...” al pastore “... dirai dell'amnesia e tutto ciò che ti ho detto in merito... con un po' di attenzione non dovremmo correre rischi...” guardò Clio “... oggi però deve allenarsi... vi vedo troppo indulgente con lui... rammentate che siete qui per addestrarlo, non per passeggiare nel palazzo.” Ad un tratto qualcuno bussò. Era un servitore che condusse con sé Altea e Sissi. “Le dame chiedevano di Sua Signoria.” Disse il servitore per poi uscire. “Lady Sissi...” alzandosi Rodolfo “... che sorpresa... non vi attendevamo a corte...” “Si, mi piacciono le sorprese.” Sorridendo Sissi. “E poi piacciono anche a mio nipote, no?” Guardando Icarius. “Salute a voi, milady.” Guardandola il presunto Taddeide. “Milady?” Stupita Sissi. “Cosa sono queste formalità?” “Queste due non ci volevano proprio stamani...” ad un orecchio Rodolfo a Clio “... che seccatura...” |
La donna sorrise a Gwen.
“Vedo che ti piace fissare quel quadro...” disse “... anche a me piace molto...” suonò un campanellino ed alcune donne entrarono “... servite il pranzo... questa ragazza resterà con noi fino a quando vorrà...” indicando la ragazza di Avalon “... dimmi, Gwen... cosa ti piacerebbe mangiare per pranzo?” Chiese poi alla giovane. |
Entrammo nella sala, stavano servendo la colazione ma rimasi a bocca aperta e guardai prima lady Sissi, poi Rodolfo e infine il presunto Duca..lady Sissi conosceva Rodolfo? Beh...dovevo stupirmi di qualcosa..e come mai, ecco altro da scoprire.
Notai il disappunto di Rodolfo, stavano facendo colazione eppure io avevo già mangiato, ma non avrei demorso e mi misi vicino Icarius sorridendogli.."Mi auguro abbiate dormito bene..io stupendamente" e gli feci un cenno col capo..avrei voluto uscire in giardino o per la brughiera con lui..aprirmi..dirgli tutto ciò che mi turbava ma doveva rispettare le..loro regole, sembrava.."Oh vi conoscete..lady Sissi conosce messer Rodolfo, è coincidenza? Magari possiamo fare colazione con voi..se il Duca acconsente ovviamente". Ero imbarazzata e frastornata. |
Non avevo voglia di parlarle del mio passato e di mia madre, anche se sicuramente lo sapeva gia`.
Ad un certo punto suono` un campanello e delle ragazze, piu` o meno della mia eta`, entrarono. "Va bene qualsiasi cosa, a patto che poi possa tornare subito a Capomazda. Sapete, la compagnia, le prove" A dir la verita`, volevo andarmene da li` il prima possibile. |
Icarius non disse nulla, e uscì dalla stanza.
E se c'era una cosa che detestavo in qualcuno era proprio quella: non rispondere. Restai indietro di un passo, fermandomi un istante. Chiusi gli occhi, inspirai profondamente, e come avevo fatto molte volte, una volta riaperti, nessuna emozione si riusciva a leggere sul mio viso, tantomeno la profonda tristezza che mi attraversava. Raggiungemmo Rodolfo per la colazione, che ci informò dell'arrivo del vescovo. Alzai gli occhi al cielo quando Rodolfo si rivolse a me. Ci mancava lui a farmi innervosire. "Era atteso per la colazione..." distante "Finito qui andremo ad allenarci, ma badate di avvertirci dell'arrivo del Vescovo..". I miei occhi incontrarono per un momento quelli di Icarius, ma distolsi immediatamente lo sguardo. Arrivarono Altea e una certa Lady Sissi, che immaginai essere la zia di Guisgard o qualcosa del genere, visto che parlava di un nipote. Salutai cortesemente le due dame, e lanciai un'occhiataccia a Rodolfo mentre mi parlò all'orecchio. |
“Si, certo.” Disse Rodolfo ad Altea. “Io sono uomo fedele ai Taddei sin dai tempi del duca Austero e dunque conosco bene lady Sissi.”
“Ed io sono di casa naturalmente qui.” Sorridendo Sissi. “Certo...” alzandosi Icarius “... restate pure con noi a colazione...” invitando le due donne ad accomodarsi con loro. “Anche se, vi rammento, milord, siete atteso dal vostro allenamento con lady Clio.” Rodolfo al pastore, per poi fissare la piratessa. “E da quando mio nipote ama sentirsi dire cosa deve fare?” Sorpresa Sissi. “Dopo, milady, gradirei conferire con voi.” Fece Rodolfo. “Di cosa?” Chiese la donna. “Lo saprete presto...” guardandola Rodolfo. La colazione proseguì e terminò. “Lady Clio, non vi tratteniamo oltre...” l'uomo rivolto alla spadaccina “... conducete pure Sua Signoria nella palestra...” annuì “... io resterò ancora in compagnia di lady Altea e lady Sissi...” |
La donna sorrise a Gwen.
“Come detto” disse “sei libera di lasciare questo palazzo quando vorrai.” Annuì alle sue serve che poco dopo giunsero con un lauto pranzo. Le due mangiarono. “Non hai ancora chiesto il mio nome...” la donna a Gwen “... non ti interessa conoscerlo? Io so tutto di te, mentre tu ignori ogni cosa di me.” Sorseggiando del vino. |
Non ce la facevo più dal mangiare..eppure notavo una certa tensione..guardai Icarius, era nervoso..già gli allenamenti, ecco allora Clio era sua maestra di armi..ma Guisgard era bravo a combattere..ma non sembrava il presunto duca molto felice di tutto questo. Lo guardai e dissi.."Spero di rivedervi presto.." e guardai la rosa bianca sulla sua giubba "Complimenti per la scelta del fiore" e sorrisi mestamente.
Rodolfo, quindi era legato ai Taddei e pure..all' Austero e allora perchè si era mostrato ostile con me. Guardai lady Sissi e aspettai ciò che voleva dirci Rodolfo..speravo in positivo e salutai Clio che ci aveva salutato. |
Restai in silenzio per tutta la colazione, alzando a malapena lo sguardo.
Mi sentivo un pesce fuor d'acqua in mezzo a tanti nobili. Immaginai come doveva sentirsi Icarius, ma lui non lo trattavano come un pastore, ma come il duca. Una volta finito, mi alzai e mi inchinai ad Icarius, dopo quelle parole di Rodolfo. "Se Sua Signoria vuole seguirmi..." mormorai, cordialmente. "Signore.." salutando entrambe le dame "È stato un piacere...". |
"Beh, non mi sembra abbiate risposto a qualche mia domanda fin'ora, segno che non volevate uscire allo scoperto, quindi non credo a questo punto che chiedere il vostro nome avrebbe fatto la differenza" risposi, iniziando a mangiare.
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“Chinatevi...” disse l'attempata figura a Galgan.
Prese poi Arimanna dalle mani del cavaliere e recitò una preghiera: “Possa Colui che benedisse le armi degli Angeli giusti nello scontro con quelli ribelli e neutrali imporre la Sua Grazie su questa spada. Che possa sconfiggere ogni forma di male e respingere negli Inferi gli errabondi e rinnegati spiriti che vagano per il mondo nel tentativo di affliggere gli uomini. Nel Nome del Padre... del Figlio... e dello Spirito Santo... Amen.” Segnò tre volte con la spada Galgan e poi gli restituì Arimanna. “Ora siete un cavaliere dell'Ordine dei Puri Folli.” Fissandolo. “Il vostro compito è cacciare da queste terre i nemici della Fede che vi sono giunti. Il vostro nemico, per ora è l'ambasciatore di Maruania. Lasciate questo luogo e cercatelo. Trovate poi il modo di porvi al suo servizio e tenetelo d'occhio. Poiché, ricordate, un solo lupo non è un degno bottino. Ma è utile poiché può condurci dove dimora il branco. Ora andate, figlio mio. E che Dio vi assista e vi risparmi.” |
Quella notte...era una notte non come le altre...era una notte fatta di pensieri nascosti...celati al cuore.....fuori.....il tramonto si scioglieva alla notte....e ogni rumore anche quello piu' familiare diventava sinistro........mi infilai sotto le coperte e mi raggomitolai su me stessa......una sensazione di primordiale calore flui' in me.....accompagnandomi al sonno.........
Leggera...sospinta dalla brezza marina camminavo sulla spiaggia ero immersa nell'aria salmastra...e piedi nudi ...camminavo sulla riva del mare.....una giornata splendida..... Il giorno prima l'Oracolo aveva fatto la sua predizione Sicura cullata dalla tradizione della Dea Diana....non potevo smarrirmi Poi lo vidi...era adagiato sulla sabbia...era ferito.....lo toccai con mano tremante......Mai la mia mano pura aveva toccato il volto di un uomo.......Ma la vita e' vita e che fosse uomo o donna doveva vivere....... L'Amore e' la grazia che si riceve e il dono diventa la gioia Amai Nettuno....non c'era tra me e lui nessuna storia...nessuna vita C'erano le parole dell' Oracolo....come urla nelle tenebre...... Se avessi potuto avrei chiesto......e' vento cio' che sento nel mio cuore?... Se avessi potuto avrei chiesto......e' fuoco cio' che sento nel mio cuore?... No....era Amore......e questo nel sogno mi fece agitare...mi fece chiamare...parlare Sino a quando la pace della mia isola non si tramuto...in tragedia navi volanti che si scontavano...vascelli in fiamme E tra le acque agitate come ...quel mio sogno.....c'era il corpo di Lia.... C'era lei.....e il suo ventre...ricolmo..... Sembrava che guardassi tutto dall'alto...volevo svegliarla...toccarla...volevo dirle..che non poteva morire........Tutto sembrava inutile.....ma la vita in lei non sembrava del tutto finita...quel suo ventre sembrava avere quel piccolo filo in argento dove l'anima si unisce al suo corpo....potevo vederlo...toccarlo.......Lia....il figlio di De Gur...... Mi svegliai come se stessi cercando di afferrare qualcosa...annaspando tra le lenzuola parte cadute a terra.....era Solo un sogno.......o era l' Oracolo che aveva ancora una volta parlato attraverso........il riposo notturno..... Mi alzai dal letto....fuori era giorno...... in mente avevo il volto pallido di Lia il suo ventre bagnato dalle onde...ebbi un moto di pena misto a risentimento.......C'era la colazione quel giorno con Guisgard........e gli altri che abitavano il Palazzo......speravo fosse una cosa semplice rapida e che non fosse iniziata.......... Mi sistemai ....lavandomi ...e mettendo il vestito della sera precedente..... Così scesi nella sala da pranzo....... Ero imbarazzata...erano tutti a tavola.....mancavo solo io.... " Chiedo scusa per il ritardo....ma non ho avuto una buona nottata e sembra che l' alba mi abbia portato un po' di riposo....."......Mi accomodai nella prima sedia che mi sembro' disponibile.......ero tesissima......Ora dovevo cercare anche Lia..... |
Seduti all'ombra del pino, io ed il prigioniero consumammo la colazione.
"il vecchio pensa che io sia innamorata di voi. Ho sentito la conversazione, sapete..." dissi, improvvisamente. "Voi non immaginate quanto mi provoca fastidio il fatto che molti pensino che la donna debba necessariamente innamorarsi o sposarsi, per essere felice e realizzata" ripresi con veemenza, dondolandomi energicamente sull'altalena. "Vedono tutto bianco o tutto nero. Non prendono mai in considerazione che possano esistere persone diverse, con altri obiettivi. O persone che semplicemente, per loro natura, non hanno certi bisogni." Scossi la testa, infastidita. "Piuttosto, dovremmo cercare una soluzione per la vostra maschera. O volete restare così per sempre?" Dissi |
Icarius si alzò, salutò Altea, poi Sissi ed infine Rodolfo.
Uscì allora dalla stanza con Clio ed insieme raggiunsero la palestra. Qui il presunto duca si tolse la camicia per indossare una giubba preparata per lui, da usare durante gli allenamenti. Era infatti imbottita e dunque capace di proteggere dai tagli più leggeri e superficiali. Ma mentre il pastore indossava quella giubba, la piratessa si accorse di un particolare. C'era infatti qualcosa sulla schiena di Icarius. Qualcosa che appariva del tutto simile a ciò che restava di una ferita che Clio ricordava molto bene. La ragazza l'aveva infatti vista sulla schiena di Guisgard una mattina, quando lui stava rivestendosi per tornare a corte. Quella notte infatti i due la trascorsero insieme nella casetta di Clio. |
Mi si gelò il sangue.
Osservavo quella cicatrice di nascosto, di sopportato. Non avevamo detto una parola, che potevo dire? Lanciai un'occhiata lontana e dissi "Come te la sei fatta quella?" Distrattamente. Era ormai ora dell'allenamento, non avevamo tempo di pensare ad altro, anche se il ricordo di quella mattina mi tormentava. |
Usciti il presunto duca e Clio, nella sala restarono soltanto Rodolfo, Altea e Sissi.
Ma qualche istante dopo arrivò anche Elisabeth. La donna prese allora posto a tavola insieme agli altri. “Ebbene...” disse Sissi a Rodolfo “... vi ascolto, messere.” Rodolfo così narrò della storia che lui stesso aveva preparato per rendere il ritorno di Guisgard credibile agli occhi di tutti. Raccontò del Gorgo del Lagno e dell'incidente accaduto al duca. Poi la sua amnesia ed il ritrovamento proprio grazie allo stesso Rodolfo ed ai suoi uomini. “E questo è quanto.” Concluse l'uomo. “Dunque mio nipote ha perduto la memoria?” Stupita Sissi. “Grosso modo è così, milady.” Annuì Rodolfo. “Ed è un danno permanente?” “I medici non sanno dirlo con certezza.” Rispose l'uomo. “Oh, Cielo...” sospirò Sissi. “Speriamo bene.” Fece Rodolfo. “Anche se è comunque una fortuna che il duca sia ancora in vita. Ed è questo ciò che conta.” Sissi allora istintivamente guardò Altea. La donna infatti stava ripensando alla lettera che parlava di un presunto sosia di Guisgard. |
Icarius si voltò verso Clio.
“La cicatrice intendi...” disse toccandosi istintivamente la schiena con una mano “... in verità non lo ricordo con precisione... una sera una delle pecore si spaventò per un ululato e corse via. Io la inseguii, ma quella finì in un piccolo fossato. Allora mi gettai per salvarla, ma finii sotto un bel po' di fango... infatti pioveva a dirotto quella sera... persi i sensi e fui tratto in salvo da alcuni contadini che passavano di là... ripresi conoscenza alcune ore dopo... immagino derivi da quella brutta esperienza questa cicatrice...” e fece per mettersi la giubba. |
Annuii, sorridendo appena, senza dire altro sulla cicatrice, limitandomi ad osservarla mentre si metteva la giubba.
"Bene..." Dissi poi "Sarà il caso di cominciare..." Annuii, guardandomi attorno. Quella palestra era un sogno, c'era tutto quello che ci poteva servire per l'allenamento, il che velocizzava parecchio le cose. Così proseguii l'allenamento di Icarius da dove l'avevo lasciato, cercando di portarlo ad un rapido miglioramento. |
Iniziò così l'allenamento fra Icarius e Clio.
Due ore intense e senza neanche una pausa, tra colpi alti e bassi, fendenti, schivate e parate. La ragazza appariva una maestra molto intransigente ed esigente, persino perfezionista, tradendo non solo la sua straordinaria abilità in fatto di conoscenza sulle tecniche di combattimento, ma anche la sua passione e devozione verso quelle marziali discipline. “Io dovrei fermarmi un po'...” disse ansimando il pastore “... sono due ore ormai che mi hai messo sotto torchio... comincia a bruciarmi la mano, tanto mi infastidisce stringere l'elsa di questa spada...” fissò la spadaccina “... vuoi farmi pagare così la tua ostilità? Quasi fosse peggio ammazzarmi di esercizi di questo tuo silenzio? Ho notato che mi ignori da quando abbiamo fatto colazione...” |
Mi fermai, alzando gli occhi su di lui.
"Facciamo una pausa..." Quasi meccanicamente, cercando qualcosa da bere "Icarius..." Mormorai piano, in modo che nessuno sentisse "L'allenamento è l'allenamento... Se volessi farti del male non ti insegnerei un bel niente..." Scossi la testa. Quella si che era bella.. "Il mio silenzio?" Risi appena, nervosamente "Sono io che ho parlato per ultima senza che tu dicessi una parola... Ed è una cosa che non sopporto..." Con gli occhi nei suoi "Ho detto che sarei stata al mio posto, è il mio posto è qui... Così almeno la smetterai di fraintendere le mie intenzioni..." con un sorriso triste, per poi distogliere lo sguardo. |
Icarius restò a fissare Clio per un lungo momento, senza dire nulla.
Poi sentì crescere dentro di lui un moto di rabbia. Non sopportava sentirla così distante, così indifferente. Era bellissima ed il solo immaginarla lontana lo rendeva avvilito ed allo stesso tempo arrabbiato. “Già, il tuo posto...” disse con tono freddo, ma con gli occhi rossi per la rabbia e forse anche per la gelosia “... ma ricordati che qui il padrone sono io e decido io dov'è il tuo posto... sei ai miei ordini, non dimenticarlo...” gettando via la spada, per poi bere ciò che i servi avevano lasciato per loro due. |
Lo ascoltai incredula.
Ma ciao, Guisgard... Ecco dove diavolo eri finito. Alzai gli occhi al cielo e lo costrinsi a guardarmi. "Si può sapere che vuoi da me?" Con gli occhi infuocati nei suoi "Ti sono stata vicino, ti ho permesso di vedere la vera me, senza maschere o corazze... E bada che non è una cosa che mi capita spesso, anzi..." Senza mai staccare gli occhi dai suoi "E tu.. Tu.. Mi hai accusato di prendermi gioco di te... Di ridere alle tue spalle..." Con la voce che era sempre più rotta e incerta, scuotendo la testa, mente sentivo le lacrime affiorare "Cosa ti aspetti da me? Che me ne stia qui, indifesa a lasciarti infierire? Quando..." Chiusi gli occhi per un istante e quando li riaprii una lacrima ribelle mi rigò la guancia "Quando bastava una parola gentile..." Sussurrai chinando il capo "Invece ho avuto solo silenzio e altre accuse...". Restai in silenzio a capo chino, per poi alzare nuovamente lo sguardo su di lui. "Se io mi tolgo la corazza per aprirmi a te e tu mi ferisci senza preoccupartene... Beh, non stupirti se poi io me la rimetto, e ho paura di toglierla.." Con la voce bassa e spezzata, ma sostenendo il suo sguardo. |
Quel fiume di parole di Clio lo stupì, lo colpì e quasi lo travolse.
Icarius la fissava, ascoltava ogni sua parola, avvertiva l'emozione che il tono di lei riportava in superficie. E restò, almeno per un momento, quasi inebetito. Ma poi qualcosa scattò in lui. Un impulso, uno slancio, anzi, un desiderio. Forte ed irrefrenabile. Con un dito sfiorò il viso di Clio, asciugando delicatamente quella lacrima e poi si avvicinò a lei. Lentamente, ma inesorabilmente. Quasi tremante. Chiuse allora gli occhi. Un po' per pudore, forse anche per paura. Ma forse anche per nascondere la marea i sensazioni che provava. Chiuse gli occhi e continuò ad avvicinarsi a lei. Quasi guidato dal suo respiro, dal suo profumo. Si avvicinò fino a quando non incontrò le labbra di Clio con le sue. Allora si lasciò andare, si lasciò guidare da ciò che sentiva, da ciò che provava. E la baciò. La baciò lui stavolta. Raggiunse le calde labbra di lei e vi restò per attimi infiniti. Attratto ed ammaliato dal loro sapore. E baciandola, istintivamente, cercò con le mani le braccia e poi la schiena di lei, stringendola così a lui. |
La misteriosa donna rise a quelle parole di Gwen.
Poi il pasto continuò ed alla fine, quando tornarono le servitrici per sparecchiare, la donna chiese alla ragazza di Avalon di seguirla. Scesero in una sorta di cantina, umida e semibuia, che sembrava in netto contrasto con il lusso del palazzo. E una volta giunti là, la donna mostrò un grosso baule a Gwen. Lo aprì ed al suo interno vi erano tantissime maschere e moltissimi costumi. Da quelle che raffiguravano eroi ed eroine classiche, ai costumi di cavalieri e dame cortesi. Ma anche di personaggi immaginari, sconosciuti o anche solo dimenticati. E incredibilmente, fra quelle maschere e quei costumi Gwen vide anche quelle e quelli che raffiguravano Ozzillon, Berio, Rida e gli altri della compagnia. E persino la maschera di Velven c'era in quel baule. “Ecco...” fece la donna “.. scegli la maschera che più ti piace...” |
Il Re di Cuori ed il Fiore meraviglioso
Chiusi gli occhi mentre mi asciugò quella lacrima con un gesto delicato.
Poi li riaprii e lo vidi avvicinarsi a me. Forse avrei dovuto spostarmi, andare via, invece chiusi gli occhi a mia volta, sentendo il mio corpo fremere al contatto leggerò con le sue labbra. E mi abbandonai a quel bacio, giusto o sbagliato che fosse, come non facevo da mesi ormai, stringendolo a me, in quegli attimi di passione. |
Quel bacio.
Continuò a lungo. Le labbra di Clio erano ormai schiuse e dentro scivolarono quelle di Icarius, avvertendo e sentendo il sapore di lei, mentre le mani del presunto duca scivolarono lungo la schiena di lei, quasi lui temesse che la ragazza si allontanasse, fuggisse all'improvviso. Poi, lentamente, il pastore cominciò a sbottonarsi la giubba, che pochi istanti dopo scivolò a terra. Allora di nuovo le mani di lui strinsero il corpo di Clio, stringendola ancor più a sé, contro il suo petto nudo, facendole sentire il battito impazzito del suo cuore. “E...” disse in un sussurro lui, staccando appena la sua bocca da quella di lei “... e adesso cosa devo fare?” Tornando poi a baciarla. |
All'ombra di quel pino, l'altalena dondolava piano, mentre l'ex galeotto e Tessa consumavano la colazione preparata per loro da Vecia.
Poi la ragazza prese a dondolarsi con veemenza, quasi ad imprimere forza all'altalena nel tentativo di allontanarsi da quel mondo che lei aveva descritto con tanto fastidio. Quello in cui le donne dovevano innamorarsi, dovevano amare ed essere amate per dirsi felici. “Quel vecchio è pazzo...” disse la maschera di ferro con gli occhi verso le piante di quel giardino, dove su tutte dominava un robusto melo “... ne parlavo stamani con sua moglie... mi crede suo nipote, finito chissà dove... e pensa di voi che siate innamorata di me...” sorrise “... io non ho nulla di suo nipote e voi meno che niente di una donna innamorata... la vecchia mi ha chiesto di assecondarlo... con ogni probabilità suo nipote non tornerà più e forse ciò è un bene per questi due poveri anziani... quanto a voi, non temete, le mura di Troia stavolta non crolleranno...” col suo solito modo di fare da Guascone “... anche se” alzandosi e facendo qualche passo in avanti “fra quel povero vecchio e voi non so chi sia più pazzo...” senza voltarsi a guardarla “... non si può vivere senza Amore... ma comunque cosa farete della vostra vita non è affar mio...” “Io dico che starà meglio qui, sull'ingresso...” ad un tratto Vecia “... così lo possono leggere tutti.” “Secondo me” mormorò Oldano “starebbe meglio in cucina.” “Chiediamolo ai ragazzi.” Fece Vecia. E i due anziani raggiunsero l'ex galeotto e Tessa. “Secondo voi” chiese loro, mostrando un quadretto con una scritta ricamata al centro “dove starebbe meglio?” La scritta ricamata così recitava: “Il cuore di un uomo può conquistare il mondo intero. Ma solo il cuore di una donna può conquistare quello di un uomo.” “Beh...” fece il prigioniero “... non saprei... immagino dove sia bene in vista. Tu cosa dici, mia cara?” Rivolgendosi poi a Tessa e facendole l'occhiolino. “Ah...” voltandosi verso i due vecchi coniugi “... volevo chiedervi... Fra' Godwin accennò ad un fabbro, o qualcosa di simile... sapete dove abbia la sua bottega?” “E' per la maschera, vero?” Domandò Oldano. “Bravo. Fossi in tua moglie manco ti farei entrare nel letto la notte con quell'affare in testa.” Scuotendo la testa. “Si può sapere come diavolo è finita sulla tua faccia?” “La verità?” Divertito il prigioniero. “La verità... è stata a causa di un incantesimo...” “Incantesimo?” Ripetè il vecchio. “Si...” annuì il prigioniero, per poi tornare a sedersi accanto a Tessa “... mi è stata messa in testa da una strega che si era follemente innamorata di me...” facendo l'occhiolino a Vecia che lo guardava divertita “... e siccome io non volevo saperne, visto era bruna ed a me invece piacciono solo le ragazze dai capelli chiari, allora la megera mi ha imprigionato il volto sotto questa maschera... così il mio fascino non avrebbe potuto più colpire nessuna donna... e solo una ragazza davvero innamorata, pur senza vedermi in viso, poteva liberarmi col suo Amore sincero.” Abbracciando per un attimo Tessa. “Sei pazzo!” Ridendo Vecia. “Completamente pazzo!” “Non metterà mai la testa a posto!” Sbottò Oldano. L'ex galeotto tornò ad alzarsi, senza smettere di ridere. “Mi chiedevi del fabbro...” fissandolo il vecchio “... di certo Fra' Godwin si riferiva ad Ernò... è l'unico fabbro del borgo e la sua bottega non è lontana da qui. Magari davvero riuscirà a toglierti quel ferro vecchio dalla testa.” Annuì. “Anche se io getterei via anche la tua testa vuota, mio scellerato nipote.” Guardò Tessa. “Mi raccomando, ragazza, deve rigare dritto questo fanfarone!” |
Quando finimmo di mangiare, le donne sparecchiarono e la mia ospite mi disse di seguirla.
Mi condusse in una cantina buia e umida, tutt'altra cosa rispetto al lusso che regnava parecchi piani piu` su. Quando arrivammo la donna mi mostro` un grande baule, lo apri` e vidi che dentro c'erano maschere e costumi di ogni tipo, ogni eroe, eroina, ogni cavaliere e qualsiasi dama. Vagai con lo sguardo ancora un po' nel baule, quando la mia attenzione fu catturata da una cosa totalmente inaspettata. Alcune maschere, infatti, recavano le sembianze di Ozzillon, Rida e gli altri della compagnia; scorsi anche quella di Velven. Istintivamente, arretrai di un passo. Quando la donna mi chiese di prenderne una, io mi immobilizzai. "Come fate a..." non riuscii a finire la frase, la piega che la cosa stava prendendo era troppo inquietante ed io non riuscivo a parlare dalla paura. Chi era davvero quella donna? |
Il presunto Duca nemmeno mi ascoltò e rimasi veramente colpita..era cambiato, gli avevo parlato della rosa e se ne andò con indifferenza.
Nel frattempo ci raggiunse lady Elisabeth e lo salutai e rimasi interdetta dalle parole di Rodolfo e sorrisi ironicamente "Questa storia, messer Rodolfo, me la avete già narrata, vedo pure voi avete una amnesia..appena io sono venuta gentilmente a presentarmi a voi, mi avete trattenuta qui per ribadirmela?Sono leggermente perplessa da tutto questo...il Duca era con me circa due ore o meno..diciamo della sua scomparsa..eravamo sul ruscello vicino a Corte" e mi lasciai trasportare da quel ricordo narrandolo ai presenti "Io e lui eravamo molto uniti, nessuno di voi tre può sapere quanto..stavamo parlando di una lettera di un ammiratore e lui mi prendeva in giro, ma io a quella lettera nemmeno ci feci caso quando, per una stranezza visto il Duca mai mostrò Amore Vero verso me anche se non voglio entrare in certi momenti tra noi..si per un caso strano ci trovammo vicini e lui quasi si protese per baciarmi dicendomi i miei occhi verdi erano particolari, ma io fuggii..si per paura egli mi prendesse in giro, volesse giocare coi miei sentimenti e..non penso proprio sia fuggito per dispiacere di questo" e risi scuotendo il capo "Chissà chi lo ha portato sul Lagno" e guardai pure io lady Sissi perplessa. Una donna iniziò a camminare nella sala, era eterea, sfuggente e giovane. Sembrava giovane, una ancella dal velo verde e si mise davanti a me guardandomi, vidi in mano sua la giubba del presunto Duca e la rosa bianca. Lei fece cadere la giubba e la rosa bianca si rovinò, come porcellana bianca si frantumasse.."Sorella Altea..guarda..". Io rimanevo allibita dalla scena..mi aveva proprio chiamata così..ma guardai la rosa e capii tutto..era stata calpestata, rovinata, trattata senza nessun ritegno. Lei annuii, vi era una vibrazione tra noi..e se ne andò dicendomi.."Era giusto tu lo sapessi..il ciondolo ricorda". Guardai gli altri commensali, ero scossa da quella visione ma soprattutto di ciò che mostrava e mi alzai.."Scusate..io ho solo 23 anni e devo studiare pure io, il mio maestro Teofilus infatti deve tenere una lezione e dice sto girovagando troppo ultimamente". Guardai lady Sissi con sofferenza "Lady Sissi ci vediamo, dopo all' ora del the..sarà un piacere conversare con voi dopo tanto tempo". Salutai e andai nella mia stanza prendendo proprio il libro di letteratura su cui dovevo studiare e corsi nel mio luogo segreto, era una calda giornata di primavera e mi sedetti sotto il salice e aprii il libro..ero però turbata, ma non dovevo meravigliarmi...e questo mi confermò non dovevo fidarmi di quel Duca, aveva carpito molto di me con falsità e io non ero disposta a farmi annientare di nuovo da un uomo...non lo avevo permesso nemmeno a Guisgard, il quale nonostante tutto aveva sempre avuto rispetto per me e i miei sentimenti..quella rosa lui la avrebbe messa nel posto più sicuro perchè non si sciupasse. Ma pensai pure a Rodolfo..se conosceva l' Austero era impossibile mi odiasse, se Guisgard mi avesse sposata come deciso sarei stata la Granduchessa..e forse conosceva pure quel Lord Albano..e sapeva già del sosia..scossi il capo, dovevo studiare..poi pensai alle parole di Frate Severo...la lettera del sosia era stata trovata nella pagina che parlava del ciondolo e delle creature che operano per il Male..e per lui non era una coincidenza. |
Una volta seduta al tavolo...mi resi conto che pensavo di aver visto l' Arciduca e Lady Clio.....ma mi resi conto che avevo avuto solo un'allucinazione...infatti...c'erano tutti...tranne il padrone di casa....In verità mi sarei dovuta cospargere il capo di cenere...non era carino arrivare in ritardo ad un invito...ma era anche vero che quando si avevano degli ospiti in casa...ci si accertava prima se tutti stessero bene.....Comunque mi resi conto....che non avevo appetito....ma ascoltai per educazione Rodolfo parlare...Lady Altea molto schietta...rispondere...e a dirla tutta...mi venne da sorridere....Forse De Gur l'amnesia se la portava da prima di arrivare sull'Isola visto che era un'epidemia da quelle parti.........ascoltai Lady Altea....prendere appuntamento per il pomeriggio con Lady Sissy, ovviamente lì erano tutti di casa.....mi guardai intorno...e finalmente..mi svegliai dal Limbo.......io ero un essere non appartenente alla Casata....ai loro subdoli intrighi e alle alleanze di poco conto.......Praticamente ....anche il pittore sembrava essersi dissolto nella brughiera.....O mio Dio pensai.....porto sfortuna....tutti quelli che mi si avvicinano scompaiono....Mi era scomparsa anche la mia isola da sotto i piedi.........Non sapevo se proteggere il Priore...dicendogli di allontanarsi da me.....o correre al Castello ed andare a Cercare l'eventuale Suicida....Lia.......mi alzai dal tavolo......salutai tutti educatamente......" Rodolfo perdonatemi...lascio a voi questa mia missiva vocale.....dite all'Arciduca di perdonare la mia ineducazione......ma Lui e' un uomo veramente molto impegnato...e io francamente.........vorrei rendermi utile....quindi con il suo consenso o senza mene torno al Castello e se ci trovo l' Invasore......Faro' in modo di escogitare il sistema per farlo andare via...."....feci un inchino a tutti ed uscii dalla sala........ed attraversando il corridoio...uscii anche da quel Palazzo........Bene...sarei andata alla Locanda e poi al Castello.....e se il mio sogno era solo una cena pesante sullo stomaco....sarei tornata a fare quello che facevo prima....avrei curato i reietti.....
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Com'era difficile per me fingere sentimenti che non provavo!
Eppure, in quel momento la soluzione migliore era far credere che io ed il prigioniero fossimo marito e moglie. Sorrisi pensando alla giovane Rabona. Lei certamente non avrebbe avuto problemi a calarsi in un ruolo come quello! Ad ogni modo, ormai ero in ballo e dovevo ballare, mettendo da parte le mie peculiarità caratteriali. "Non vi preoccupate!" risposi al vecchio "ci penserò io a mettere in riga questo mascalzone! Adesso però incamminiamoci dal fabbro, caro. Non ne posso più di non riuscire a guardarvi in faccia!" Ci mettemmo quindi in cammino verso la casa del fabbro, sul carretto prestatoci da Fra Godwin, dato che il mio piede non stava ancora troppo bene. Viaggiammo in silenzio per un po', quando alla fine, una domanda mi salì spontanea alle labbra. "Pensate veramente che questo fabbro potrà esservi di aiuto, Messere? A quanto ho capito, la situazione è più delicata di quello che sembra..." |
Mi lasciai trasportare da quel bacio, dimenticando ogni cosa.
Lui era lì con me, e nient'altro aveva importanza. Potevo sentire le sue mani che mi stringevano, scendendo dalle mie spalle nude al rigido corpetto che indossavo. Quelle mani, quelle braccia: le sue. E più mi tenevano strette, più il mio cuore accelerava, tanto che credevo scoppiasse. Credevo che una sensazione come quella mi fosse preclusa per sempre, ormai. Invece lui era li, con me. Lo osservai slacciarsi la giubba che aveva indossato poco prima per l'allenamento, seguendo le sue mani con le mie, finché non cadde a terra e lui mi attirò nuovamente a sè. Poi quelle parole, così pure ma nello stesso tempo appassionate. "Ora.." Sussurrai piano, stringendolo a mia volta "Ora dovremmo..." Potevo sentire i battiti del suo cuore contro il mio che avevano lo stesso tempo dei miei. "Dovremmo fermarci..." Mormorai, senza però farlo io per prima "Qualcuno potrebbe entrare da un momento all'altro...". Poi la sentii, la pelle irregolare, plasmata dalla cicatrice che avevo visto poco prima. Avrei voluto soffermarmici ma non lo feci, eppure il mio cuore accelerò, se possibile. "Oppure.." Con un sorriso "Puoi farmi vedere che hai recepito la mia lezione sugli abbattimenti e portarmi a terra.." Sussurai, scostandomi appena, per poi aprire gli occhi "Dovrei insegnarti a uccidere, non ad amare...". |
La misteriosa donna si accorse dell'inquietudine e della paura che attanagliavano il volto di Gwen e rise.
“Ti sei meravigliata, vedo...” disse “... e di cosa poi? La vita non è forse una recita? Anzi, spesso una farsa? Magari tutto questo è solo un racconto, una novella scritta da chissà chi... toccati la testa e le braccia, forse troverai i fili... potresti essere una marionetta, ragazza mia.” Rise di nuovo. “Comunque, se il mio baule non ti interessa puoi sempre andartene e tornare dai tuoi amici... ammesso che tu riesca a ritrovare la strada...” sul volto della donna ora vi era un enigmatico ghigno. |
Altea tornò nel suo angolo segreto a leggere, lontana dai clamori, dallo sfarzo e dagli intrighi della corte ducale.
Ma poco dopo udì un rumore di passi. Da dove era lei, infatti, si poteva guardare nel cortile senza essere visti. E la dama de Bastian vide Sissi che era uscita a passeggiare da sola. La nobildonna appariva visibilmente turbata. |
Ero intenta a studiare la poesia cortese e da lassù potevo notare tutto senza essere scorta e vidi lady Sissi, camminava ma sembrava vagasse sperduta e il suo volto era turbato.
Senza farmi notare scesi stringendo il mio libro e mi avvicinai a lei.."Lady Sissi...che è successo..vi vedo fortemente inquieta". |
Elisabeth lasciò il Palazzo Ducale e raggiunse la locanda, dove trovò il Priore Tommaso impegnato in un sermone indirizzato ai clienti di quel luogo.
Ma quando vide la moglie di De Gur concluse la sua predica, ammonì quella gente circa il continuare con la loro vita dissoluta, li benedisse e poi raggiunse la donna. Le chiese di raccontargli gli ultimi accadimenti. “Dunque” disse infine il religioso “non avete fatto nulla per cercare quel pittore? Non so, non avete finto di essere colpita dai quadri presenti nel palazzo e dunque chiedere dell'artista di corte... oppure esternare una vostra passione per la pittura, in modo da essere indirizzata allo studio di quell'artista? Una corte è vasta ed affollata e non è detto che quel pittore lo si possa incontrare facilmente per caso. La vita è simile ad un gioco di ruolo, milady, dove bisogna avere inventiva e spirito di iniziativa, altrimenti si rischia di fermarsi. Solitamente un artista passa molto del suo tempo nel proprio studio e difficilmente lo si vede in giro come un cortigiano o una qualunque dama di compagnia.” |
Quelle parole di Clio, la sua voce bassa ed appassionata, il respiro irregolare ed i suoi caldi sospiri.
Poi la pelle liscia, vellutata e nuda delle sue spalle, che quasi si scontravano col freddo ed essenziale corpetto. E i suoi occhi, di un azzurro divenuto trasparente, le gote arrossate e le sue labbra che gli sorridevano. Icarius allora, quasi tremante, fece scendere le sue mani incerte lungo i fianchi della ragazza, portando poi una gamba contro quelle di lei. Una leggera pressione, un gesto rapido, deciso, eppure dolce, con Clio che non oppose nessuna resistenza ed un attimo dopo lei era terra, adagiata ai piedi di lui. Ed il presunto duca si chinò un attimo dopo accanto a lei. E qui, lentamente, cominciò a sciogliere i lacci del corpetto della spadaccina. “Amarti” disse in un sospiro lui “è un po' come combattere... combattere con le paure, i dubbi, le incertezze... amare e combattere sono entrambi alla mercé della morte...” senza smettere di allentare quei lacci. |
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