A quanto pare, la signora sapeva ciò che sarebbe successo e tutto il resto.
Certo, facile dirlo adesso dopo ciò che era accaduto, quindi la cosa mi convinceva ancora meno.
A ben guardarla, sembravano le farneticazioni di una persona poco instabile e così ero determinata a considerarle, nulla di più.

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Gwen ascoltava e se faceva delle sue idde su quella donna, che invece sembrava sicura di ciò che affermava.
"Ora è tardi, dovrebbe riposare, signora..." disse il proprietario.
"Stanotte non dormirò." Fece la donna. "No, devo cercare di comunicare con lo spirito di Minsker... evocarlo... devo sapere cos'altro accadrà... devo saperlo... o altri sarano in pericolo..." ed andò via.
Gwen la vide salire al piano di sopra.
Era quindi una cliente dell'albergo.

Alzai gli occhi al cielo sentendo quelle parole...
Oh, certo.
Avremmo visto se davvero fosse riuscita ad evitare un'altra tragedia, allora potevamo ritenere più o meno attendibile la sua versione.
In ogni caso, dato che la discussione era conclusa, tornai a letto per riposare.

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Gwen tornò nella sua camera e si coricò.
Poco dopo si addormentò.
Fu però svegliata nel cuore della donna da strani rimori.
Poi udì una voce che recitava inquietanti ed indecifrabili cantilene, ritmiche e dal vago senso mistico.
Proveniva dalla parete.

Mi addormentai subito, mani svegliai nel cuore della notte sentendo strane parole.
Fissai l'orecchio sulla parete e sentii una strana litania,melodiose ritmica, sempre uguale, quasi ipnotica.
Nove su dieci era la signora di prima.
A dispetto della notte in bianco, restai ad ascoltare per curiosità.

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Era una filatrocca strana, di un ritmo misterioso, con parole dal vago accento dell'Estche si susseguivano l'una dietro l'altra, come se volessero evocare qualcosa.
Gwen ascoltava ed un senso di angoscia si diffuse nella sua stanza.
Erano recitate dalla parete, quindi provenivano dalla camera accanto alla sua.

Era in una strana lingua, forse dell'Est e si susseguivano una dopo l'altra rotolando in una strana filastrocca.
Era come se volesse davvero evocare qualcosa.
O qualcuno.
Davvero voleva evocare l'alchimista?
Ci credeva davvero?
Di sicuro, ci credeva più di quanto ci credessi io, ma il tentativo era sicuramente ammirevole.

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La strana filastrocca continuava, ritmica e cadenzata, con le sue parole inquietanti ed indecifrabili, diffondendosi in ogni ancolo della camera.
Gwen asoltò quello strano motivo per alcuni istanti fino ad appisolarsi quasi, come se fosse ipnotica.
Ma prima che chiudesse gli occhi sentì qualcosa scuotere il suo letto.
Come se qualcosa si fosse posata sulle lenzuola.

Quella strana sensazione, un po' inquietante ma anche ipnotica, mi fece appisolare, o forse cadere in una strana trance, finché non mi svegliai di soprassalto e mi voltai.
Avevo sentito qualcosa posarsi sul letto, forse era la mia immaginazione, ma di certo mi era preso un colpo te da farmi svegliare.

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Era una strana sensazione.
Qualcosa di solido, di reale sembrava essersi posato sulle coperte del letto.
Nel buio della camera Gwen lo sentiva chiaramente.
La filastrocca era cessata, ora solo un profondo silenzio era sceso nella stanza.
E quel qualcosa stava fermo sul letto.
Ma era buio e la ragazza non vedeva nulla.
Sul comodino c'era una piccola lampada spenta, con l'interruttore che pendeva da un filo sullo schienale del letto.
Bastava premere quell'interruttore e la piccola lampada si sarebbe accesa.

La filastrocca era cessata, ma quella sensazione restava, forte, tangibile.
Come se qualcuno fosse sdraiato sul letto accanto a me.
Allora tirando l'interruttore della lampada accesi la luce per rassicurare me stessa sul fatto che fossi davvero sola in quella camera.

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Gwen premette l'interruttore ed una luce bassa illuminò parte della camera.
Abbastanza per farle vedere qualcosa di inquietante ed incredibile.
Un bambino nudo stava rannicchiato sulle coperte del suo letto e la fissava.
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Saltai dal letto in un urlo e mi schiacciai contro la parete vedendo il bambino che stava rannicchiato sulle lenzuola.
Ma chi era?!
Come accidenti ci era finito lì?!
Sudavo freddo, ero tremante, terrorizzata, spaventata, una mano copriva la bocca e l'altra era appena allungata nella sua direzione.
La bocca era semi aperta, cercavo di dire qualcosa, ma le parole si strozzavano morendomi in gola e riuscivo solo a restare schiacciata sentendo la parete sicura e solida dietro di me, osservando quella inquietante follia.

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Il grido di Gwen ruppe, anzi squarciò il cupo silenzio della stanza.
La ragazza saltò su, svegliandosi di soprassalto.
Era agitata e spaventata.
Dopo qualche istante comprese di aver avuto solo un incubo.

Mi svegliai sudata ed agitata, sconvolta, le mani che tremavano e il cuore che galoppava.
Era stato tutto un incubo.
Sperai di non aver gridato davvero nel sonno, altrimenti mi sarebbe dispiaciuto svegliare l'intero albergo.
In ogni caso, era stato un sogno terrificante e sconvolgente.
Forse era stata quella strana litania ad influenzare il mio incubo, ma qualsiasi cosa fosse, speravo di non riprovarla mai più in vita mia, mentre bevevo dell'acqua per calmarmi.

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Dopo qualche istante Gwen prese a calmarsi, bevendo dell'acqua.
Tuttavia la sensazione lasciata da quell'incubo era ancora forte in lei.
Ad un tratto qualcuno bussò alla porta della sua camera.
"Signorina..." disse da fuori il padrone dell'albergo "... tutto bene? L'ho sentita gridare..."

Come temevo, il proprietario dell'albergo mi aveva sentita.
Allora mi alzai ed andai ad aprire.
"Sì, mi scusi, è stato solo un brutto sogno..." annuii, per rassicurarlo e per rassicurare anche me stessa.
Quelle brutte sensazioni ancora non mi abbandonavano e temevo che non lo avrebbero fatto per un bel po'.

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"Capisco..." disse l'uomo a Gwen "... vuole le porti una camomilla? O una tazza di latte caldo, signorina?"

"Una camomilla la accetto volentieri, grazie" annuii, cercando rilassarmi al pensiero di quella camomilla calda che, speravo, avrebbe avuto il potere di darmi rilassare.

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Poco dopo l'uomo portò una camomilla a Gwen, augurandole una buona notte.
Nel chiudere però la porta, la ragazza intravide una soglia semiaperta, dietro cui qualcuno guardava verso di lei.

Andai a sedermi sulla poltrona accanto alla finestra per bere in serenità, o quasi, la mia camomilla, calda e dolce come desideravo che fosse in quel momento di agitazione.
Ma ad un certo punto, sembrò come se l'incubo fosse tornato.
Mi sentii di nuovo osservata e, spaventata, andai a vedere, muovendo un passo incerto dopo l'altro.

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Era una delle porte che si affacciavano sul corridoio, quindi quella di un'altra camera, il punto da cui Gwen si sentiva osservata.
Rimase socchiusa per tutto il tempo che il padrone dell'albergo preparò la camomilla e la portò poi a Gwen.
Quando lui andò via quella porta si chiuse.

Era la porta di una delle camere che davano sul corridoio.
Quel qualcuno che mi guardava rimase alcuni istanti lì, poi quando andò via il proprietario la porta si chiuse.
Beh, almeno non era stato un altro incubo.
Tornai a letto per finire la camomilla e sperare di dormire, mentre tuttavia le immagini di quel sogno erano ancora vivide davanti ai miei occhi.

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Il povero avvocato fu riportato nel castello e chiesi a Bafon e Doig di spiegare l'accaduto visto erano stati testimoni, mentre osservavo perplessa Swan.

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Gwen non ci badò più tanto a quella porta socchiusa da cui si sentiva osservata, quasi spiata.
Tornò così a letto e dopo un pò, finalmente, si addormentò, svegliandosi direttamente al mattino seguente.
La notte era trascorsa lenta anche al castello, dove la polizia interrogò Altea e la sua servitù riguardo la morte misteriosa dell'avvocato.
Verso l'alba l'interrogatorio terminò e gli sbirri andarono via, lasciando un'aria tesa ed inquieta al maniero.

Finalmente riuscii ad addormentarmi seriamente e dormii per fortuna senza incubi.
Al mattino, sentendomi ancora frastornata e stanca per la brutta nottata, mi alzai e mi preparai per uscire.

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Era una mattinata dal cielo variabile, con ampi squarci di sereno attraverso basse e dense nuvole, come se a pochi chilometri da lì una tempesta si era abbattuta con vigore nella brughiera.
L'albergo appariva come al solito tranquillo, con il piccolo bar che serviva la colazione ai pochissimi clienti della struttura.
Vi era anche la donna della sera prima, quella cioè che Gwen aveva visto parlare con il proprietario in portineria.
La donna beveva un tè caldo e leggeva un libro.

"Bafon, rafforziamo la security, ho paura.. E se fosse stato qualcuno che lo voleva avvelenare, non credo a superstizioni" sospirando "Io vado a farmi un bel riposo in camera, leggerò qualche libro e guarderò la TV".
Andai in camera, feci un bagno rilassante, accesi la TV mentre leggevo il giornale.

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Scesi per la colazione e il bar ospitava i pochi clienti della struttura.
Fuori, il cielo era in parte plumbeo, in parte sereno, come la quiete dopo la tempesta.
C'era la donna che avevo visto la sera prima, ma visto l'effetto delle sue litanie mi tenni a debita distanza da lei.
Così, rimasi per conto mio, con un cappuccino e un cornetto per la colazione.

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"Si, signora duchessa." Disse Bafon ad Altea.
"Un momento..." fece Swan alla duchessa prima che lei andasse in camera per rilassarsi un pò. "... io credo di essere in grado di proteggere lei ed il castello, signora. Non credo occorrano altri uomini per la sicurezza." Con tono sicuro e sfrontato.

"La morte dell'avvocato della duchessa" disse la donna ad alta voce, quando il proprietario dell'albergo si avvicinò al suo tavolino "è emblematica. Sento dire che la polizia cerca cause spiegabili..." fissando il suo libro "... ma forse ignora che da secoli lì nel castello la gente muore sempre allo stesso modo... ma nessun annale del tempo aveva il permesso di annotarlo e tramandarlo..."
Gwen era seduta a pochi metri dal tavolino di lei.

Stavo sorseggiando il cappuccino dalla tazza, quando la donna iniziò a discutere col proprietario circa la morte dell'avvocato.
Ricordai le parole di Velv, ancora una volta, riguardo il fatto che la gente qui morisse sempre allo stesso modo.
Da questo si capiva perché fossero tutti terrorizzati e non era strano.
Era anomalo morire in quelle circostanze e chiaramente le persone poi davano di matto.

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"Non ne dubito caro Swan" accarezzando la sua gancia in modo malizioso "Ma visto gli accaduti abbiamo bisogno di rafforzare i controlli, non sarai mica geloso..sarai sempre il mio preferito" e svanii.
Volevo calma, leggevo le notizie nel giornale. Speravo non parlassero ancora delle maledizioni del castello e nemmeno alla tv, fatti che io non avevo mai voluto sentire.

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"La polizia oggi ha mezzi" disse il proprietario alla donna "che secoli fa non aveva. Magari ora sarà risolto ilproblema, signora."
"Che sciocchezza..." sdegnata la donna "... la tecnologia non può nulla contro l'occulto." Seccata si alzò e tornò in camera.
Il proprietario scosse il capo e si avvicinò al tvolo di Gwen per sapere se la ragazza desiderasse altro.

Altea andò via, mentre swan restò a fissarla, accarezzandosi la guancia toccata da lei.
La duchessa andò in camera sua per rilassarsi e dopo circa un'ora qualcuno bussò alla sua porta.
Era Bafon.

Nonostante il proprietario cercasse di fare ragionare la donna, lei rimaneva ferma sulle sue idee, fino ad andare via.
Allora lui si avvicinò a me ed io declinai gentilmente.
"Mi scusi, chi è quella donna?"

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"E' la signora Maryshel..." disse il proprietario a Gwen "... in realtà è una parapsicologa, ma esercita la professione, diciamo così, di medium." Fissandola.

Annuii lentamente.
"Beh, è certamente uno strano personaggio..." commentai, finendo il cappuccino.

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Sentii qualcuno bussare alla porta ed aprii e vidi Bafon e sorrisi ma ero ancora scossa, turbata..da quando ero arrivata in questo castello qualcosa mi angosciava ed era strano. Quante volte ero venuta qui a trovare mia zia, la duchessa Clotilde Arzebeirg de Bastian, ed ero allegra, mai queste sensazioni mi avevano pervaso.
"Dimmi Bafon, spero non sia successo altro di grave".

"No, signora duchessa." Disse Bafon ad Altea. "Sono qui per riferirle che ho contattato l'agenzia Afrachiurity e mi hanno assicurato che a breve invieranno un uomo esperto che affiancherà Swan per curare la sicurezza qui al castello."