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“Siamo diretti a Gioia Antiqua….e questa sera ci farebbe molto piacere pernottare in questa cappelletta. Ci va bene qualunque cosa una semplice camera, una zona pulita della stalla, un capannone, la stanza del campanaro…..tutto!” sentenziai con gentilezza.
La giovanissima suora sorrise alle mie parole. Aveva un sorriso luminoso e dei bellissimi occhi. La guardai con grande stima. http://i58.tinypic.com/15cod2u.jpg |
Guisgard ascoltò con attenzione le parole di Altea, per poi vederla andar via.
“Eh...” disse poi sorseggiando del vino “... ecco il motivo del mio appuntamento di poco fa...” fissando Clio “... chissà però quali cose aveva da riferirmi a proposito della bestia...” guardò poi il ciondolo che le porgeva la sua finta moglie “... già, reca inciso il nome di Gioia Antiqua...” sorrise appena “... chissà, magari è davvero di buon auspicio circa il tuo arrivo in quella città...” restò poi sorpreso quando la ragazza lo aprì “... potrebbe essere una dedica d'amore...” leggendo i versi incisi “... magari anche questo ciondolo, come l'abito della regina Giovanna e dell'Acciaiuoli, nasconde una storia romantica... forse qualcuno lo donò alla sua amata... chissà, può trattarsi di una storia turbolenta...” rise “... di solito i grandi amori lo sono tutti...” le fece l'occhiolino. Poi Clio citò il Fiore Azzurro e allora il cavaliere tornò a guardare l'immagine stilizzata impressa sul monile. “Il Fiore Azzurro...” mormorò Guisgard “... ho udito questa leggenda a Capomazda... un Fiore tanto prezioso, quanto misterioso... perchè pensi che questo ciondolo raffiguri proprio il Fiore Azzurro?” |
Altea e Posteg lasciarono la locanda e raggiunsero i padiglioni.
Qui si trovavano solo pochi cavalieri, visto che molti erano a caccia della bestia. “Milady...” disse Posteg alla bella avventuriera “... cosa avete intenzione di fare? Non vorrete certo uscire per il bosco ora che è notte? Datemi retta, tornate al palazzo vescovile. Magari vostro fratello sarà già tornato là.” |
La giovane suora annuì a quelle parole di Eilonwy e pregò quei viandanti di entrare.
Li condusse così in due cellette separate, dove ciascuno dei due poteva riposare. “Abbiamo già cenato poco fa io e le mie sorelle” disse la suora “ma vi porterò comunque qualcosa da mangiare.” “Grazie, sorella.” Sorridendo Riccardo. “Vi siamo grati.” Guardò poi Eilonwy. “Prendete Tisin con voi nella vostra celletta. Vi farà compagnia.” Ed entrò nella sua. Tisin allora volò nell'altra celletta, quella in cui avrebbero riposato lui e la ragazza. E guardando dalla piccola finestra, Eilonwy notò un castello che sorgeva non molto lontano dalla cappellina. In quel momento tornò la suora con del pane ed una ciotola di minestra calda. Lì infatti l'aria era fredda, nonostante fosse Maggio inoltrato. http://digital-art-gallery.com/oid/5...igital_art.jpg |
Posteg era preoccupato per me..lo abbracciai forte..."Posteg, voi siete l'unico vero amico ho trovato qui a Solpacus e io non dimentico le promesse fatte..ricordate vi promisi di finire questo lavoro e di far si mio fratello Andrew potesse darvi un posto più dignitoso e soprattutto un posto dove non vi avrebbero umiliato...io non so se Thomas è dal vescovo ma voi mi consigliate di fare cosi..e chissà voi avete un sesto senso innato e allora lo farò...ma voi verrete con me, se volete posso mettere una buona parola col vescovo e potete farmi da aiutante..ecco..non mi piace la parola servitore..anche perchè dopo aver visto il vincitore qui a Solpacus penso andrò per un periodo da una mia amica, milady Milene, mi ha detto lady Gertrude abita un pò più su di Solpacus e potete stare con me..come aiutante" sorrisi aspettando la risposta dell'uomo..."Ma non sentitevi obbligato per carità".
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La religiosa mi portò una minestra di verdure e del pane.
Quella zuppa era superbamente squisita. “Mmm…..è….è…è buonissima!....Complimenti alla cuoca! Non ho mai assaggiato una minestra così buona neanche a palazzo!” esclamai tutta contenta e rifocillata. Spezzettai il pane nella ciotola e la diedi al merlo Tisin. “Buon appetito, amico mio!” gli augurai sorridente. Quando mi voltai vidi la suora andare via. “Buona notte, sorella!” le dissi. Poco prima che scendesse il sole, misi Tisin sotto le coperte e sgattaiolai fuori in cerca di un corso d’ acqua. Vicino ai due faggi c’ era una modesta, ma grande fontana. Quando anche l’ ultimo raggio di sole se ne andò, il maleficio ebbe il suo effetto. Convertita in sirena nuotai felice tra i giochi d’ acqua. All’ improvviso, sentì un flauto suonare una melodiosa, romantica e paradisiaca musica. Il flauto era quello di Sir Riccardo. Sì ne ero certa! Quella melodia mi lasciava senza fiato e con una dolcezza ipnotizzante al cuore. La sinfonia terminò ed io mi addormentai serena. http://i60.tinypic.com/f595pz.png MELODIA DI SIR RICCARDO: https://www.youtube.com/watch?v=XaByyyf4qNU |
“Ho, milady...” disse sorridendo Posteg ad Altea “... Dio vi benedica!” Esclamò. “Accetto con piacere di essere il vostro aiutante!” Annuì. “Si, andiamo dal vescovo, sono certo troveremo là vostro fratello.”
I due, così, lasciarono i padiglioni e raggiunsero il Palazzo Vescovile. Furono subito ricevuti dal vescovo. “Dove siete stata, milady?” Sollevato di vederla il chierico. “Vi abbiamo cercato ovunque. Vostro fratello e lord Gvin sono ancora fuori per avere vostre notizie.” Ma proprio in quel momento si udirono le porte del palazzo aprirsi per permettere a dei cavalli di entrare. Poco dopo giunsero Gvin ed i suoi uomini. “Milady...” nel vedere Altea “... finalmente. Si può sapere dove vi eravate cacciata? Qui eravamo tutti in pena per voi! E' stato uno sciocco colpo di testa sparire così!” “L'importante” fece il vescovo “è che sia qui sana e salva. Ma non vedo sir Thomas... dove si trova?” “Questo ero venuto a dire a Sua Grazia...” mormorò Gvin “... nella foresta ci siamo divisi per cercare lady Altea, pensando fosse scappata là... ma poi sir Thomas non è più tornato...” “Cosa?” Scosso il vescovo. “Già, deve essersi perso...” annuì Gvin “... ma cercarlo ora con l'oscurità è troppo rischioso...” |
Quella melodia era dolce e avvolgente ed in breve portò Eilonwy, cullata da quelle armoniose note, ad addormentarsi serena.
Si destò per qualche minuto più tardi, quando un nuovo motivo si udì nell'aria, ancora più dolce ed accattivante. Ma fu allora che la ragazza si accorse che quella musica così bella non proveniva dalla celletta di Riccardo, ma dal castello che si vedeva poco distante dalla cappellina. “Che splendida melodia.” Disse Tisin volando fino al bordo della fontana. |
Citazione:
Arrivò Tisin ed anche lui rimase estasiato a quella strana sinfonia. “Che strano!...Prima si mette a suonare una melodia Sir Riccardo e poi qualcun' altro o qualcosa d' altro si mette a suonare come per far vedere che è piu' bravo di lui. Oppure è qualcuno che lo sta facendo come risposta? Chissà chi è?.....Oppure sta suonando per mal d' amore!” dissi guardando la rocca. http://i58.tinypic.com/2w6ewrd.jpg MELODIA DEL CASTELLO MISTERIOSO: https://www.youtube.com/watch?v=_4PgvqtoHCY |
Fui felice Posteg accetto di stare con me...lo portai con me dal vescovo il quale appena mi vide si rissolevò.."Eminenza, sono sorpresa di vedere in voi tanta apprensione per me e ora tanto sollievo, ne sono onorata" non ebbi il tempo di parlare di Posteg e presentarlo che vedemmo entrare Gvin, diedi un' occhiata al vescovo, il duca si permetteva di farmi pure la paternale...ma ciò che udii era sconvolgente..no Posteg non aveva colpa, il mio amore e sesto senso di sorella non aveva sbagliato.
Il duca lo aveva lasciato là...e ora era solo nella foresta. Ora dovevo vagliare bene..per me era troppo rischioso addentrarmi nella foresta. Guardai Posteg e gli feci cenno di avvicinarsi...tutto era come se ruotasse tra i vari personaggi..."E' tremendo..speriamo torni domattina e noi confidiamo nel Signore..scusate sono troppo scossa, lo aspetterò nella mia stanza". Uscii con Posteg ed eravamo nel corridoio e gli feci cenno di scendere le scale e il portone era aperto.."Posteg, torniamo alla locanda, nonostante tutto mi fido di quel cavaliere che ci ha difeso alla taverna e secondo me quei soldati mercenari stanno facendo un piano per la belva, devo parlargli di Thomas..quel duca è un vile..è solo bravo a vantarsi a parole". Entrammo nella locanda e vi era ancora il cavaliere con Astus e la moglie e mi avvicinai a lui agitata..."Mio fratello" gli dissi "era col duca a cercarmi e questi è tornato senza di lui, ora Thomas è solo nella foresta..e la bestia potrebbe ucciderlo..non so perchè mi rivolgo a voi, ma non si può fare nulla per andare a cercarlo? Io sola non posso andare nella foresta, anche se vi andai in passato col duca" e guardai Posteg ma scoraggiata..cosa poteva fare quel cavaliere per me? " forse era stata solo una follia andare li. |
"I miei omaggi, Lady Altea.." sorridendo alla donna "Ricordo che ci siamo incontrate in una triste circostanza, qualche giorno fa... E vi sono grata se ci avete difeso da altri... So che avete dato ospitalità a mio marito prima che giungesse in città, e per questo vi ringrazio.... E so anche che vi siete molto adirata perché egli vi ha taciuto il suo vero nome.. Ma non crucciatevi, fa sempre così.." alzai gli occhi al cielo scuotendo la testa "Sono lieta che dopo la scenata dell'altro giorno tutto sia tornato alla normalità.. Dovete perdonarmi, tuttavia, non ho alcun ricordo di una promessa.." guardai Guisgard e poi Altea "Sempre che vi stiate rivolgendo a me... Comunque sia, saremo anche mercenari ma la parola è sacra, e vale anche per mio marito, vero caro?" appoggiandomi a lui con disinvoltura.
La donna poi uscì e mostrai a Guisgard il ciondolo. "Beh, complimenti.. è davvero molto carina, ma non dimenticare che sei sposato... Potrei diventare gelosissima, marito caro.." sorrisi "Beh, se doveva dirti qualcosa di importante, avrebbe trovato il tempo..". Citazione:
Sospirai "Ma probabilmente hai ragione tu, questo ciondolo deve avere una storia, altrimenti quell'uomo non avrebbe fatto tante scene! Speriamo almeno una storia a lieto fine.." facendo l'occhiolino al cavallere. "Ma comunque, non ha importanza... abbiamo altre cose a cui pensare.." mi guardai intorno "Ormai dovrebbero essere qui... A proposito, non mi hai neanche detto come sto.. sembro una tenera fanciulla, magari un po' in carne, ve lo concedo.. ma comunque indifesa e sperduta?" risi appena. Citazione:
"La bestia non attacca uomini armati, ricordate? Solo donne e bambini... Motivo per cui non dovete assolutamente andarci, è troppo pericoloso..." cercai di tranquillizzarla "E comunque non temete, stiamo giusto per andare nella foresta... Proveremo a cercarlo, e lo terremo con noi se riusciremo a trovarlo ... Cosa ne dici, caro? Non dovrebbe essere un problema" guardai Guisgard "Anche se, non posso garantirvi nulla... la foresta è grandissima... Ma, per nostra fortuna, anche affollata... se non lo troveremo noi, sono certa che incontrerà un altro gruppo di cavalieri pronti a dare la caccia alla bestia.." Sorrisi alla donna. |
Mettere insieme tutte le ossa di un corpo umano era impossibile...e comunque noi avevamo un unico osso.....e secondo il Borgomastro il nostro osso doveva completare il tutto...ma non immaginavo che ci fosse dimezzo un tesoro.....e che lo avesse potuto avere il giovane Maniscalco.......Daizer chiedeva continue spiegazioni ......sino a quando la risata di Flees arrivo' alle mie orecchie.......lo guardai malamente lo presi per un braccio....e lo sposati vicino ad una vecchia tomba....." Che diavolo hai da ridere......a te sembra un gioco....ma non lo e' affatto.....e se ti stai scocciando..puoi sempre andartene per i fatti tuoi, non voglio tenerti con la forza..." ma mentre parlavo con lui...il mio occhio andò alla vecchia tomba e mi accorsi che c'erano dei gradini che portavano giù....i gradini erano stretti e un cancelletto in ferro delimitava l'entrata della cappellina......." lasciamo perdere Flees ho altro da fare...."...e così scansandolo....scesi non senza difficoltà quei gradini e spostando quel cancello arrivai ad una piccola cripta....c'era odore di muffa, e pochissima luce, se non quella che arrivava da fuori.........sembrava non ci fosse nulla all'interno.......niente lapidi....era strano......ma su un muro.....graffiato dalla punta di un coltello..." Il Borgomastro riporterà il Maniscalco".....accidenti....non era la tomba che cercavamo..ma era un indizio....mi volta e feci per uscire da quel cunicolo.....ma non ero sola....
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Osservai la donna...infatti mi stavo rivolgendo al cavaliere.."Non occorre acqua milady, ho visto cose peggiori qui a Solpacus".
Mi voltai verso Posteg..."E' stata una pessima idea amico mio, forse siamo di troppo a quanto pare...non occorre vi disturbiate per mio fratello, potete andare a cacciare la belva e che Dio vi benedica". E uscii dalla locanda silenziosa e pure Posteg aveva il viso rammaricato. Perdere qualcuno caro è un dolore senza fine...e forse avrei proprio dovuto sconfiggere questo dolore. Tornai al palazzo del vescovo e entrata nella mia stanza guardai fuori il buio e mi gettai nel letto addormentandomi...avrei voluto dormire fino all'eternità. http://i61.tinypic.com/18y81g.jpg |
Restai basita ad osservare la donna che se andava insieme al suo amico.
Guardai il mio finto marito con gli occhi spalancati. "Che ho detto? Che storia è mai questa?" allargai le braccia "Vieni da noi, chiedi aiuto, te lo si offre e te ne vai? Così? Meno male che ho cercato di essere gentile, se la mandavo al diavolo che faceva?" scossi la testa "Ah.. Capisco perché si dice che le donne sono volubili.." lanciai un sorrisetto divertito a Guisgard "A meno che non ci sia rimasta male perché le ho parlato io.. Magari voleva l'aiuto di un valido cavaliere..." feci l'occhiolino al mio finto marito "Non avrai fatto conquiste mio caro? Devo iniziare a preoccuparmi?" risi appena, guardandolo però negli occhi. "Beh, andiamo a vedere se i ragazzi sono tornati, così possiamo andare nella foresta..." sospirai "E comunque cercheremo il fratello di quella donna.. a quanto pare faccio scappare le dame a cui rivolgo la parola, ma non sono così crudele.. E' pericoloso là fuori.. anche se la bestia non ha mai assalito uomini armati.." abbassai lo sguardo "A parte Scotir, ma la bestia stava puntando me, è lui che si è messo in mezzo..". Chiusi gli occhi per fermare una lacrima ribelle. Li riaprii dopo un istante, e mi sforzai di sorridere "Andiamo, la mezz'ora è passata ormai..". |
Elisabeth, nel quasi totale buio che avvolgeva quella cripta dimenticata, voltandosi intravide qualcosa.
Una figura immobile che la fissava nella penombra. “Dovreste occuparvi dei vivi, cara zia” avanzando verso di lei Flees “e non andare in cerca dei morti... la vita può riservare sorprese ed essere molto interessante ed eccitante...” si avvicinò quasi a sfiorarla “... siete fatta per la vita, cosa cercate quaggiù?” La fissò e poi con una mano cominciò ad accarezzarle lievemente il viso, sfiorandole poi le labbra con le dita, fino a scendere sul suo collo. Allora avvicinò la bocca a quella di lei e la baciò. La baciò con impeto e passione, premendo le sue labbra contro quelle di lei, come a volerne trarre ogni sapore. E con una mano iniziò a slacciare i bottoni del vestito della donna. |
“In effetti” disse Tisin ad Eilonwy “questa melodia è cominciata appena sei Riccardo ha smesso di suonare per mettersi a letto. Si, forse avete ragione voi, damigella... magari è una sorta di gara per dimostrare di saper suonare meglio... oppure, chissà, forse davvero qualcuno sta consegnando i suoi sentimenti alle dolci note di questa musica...”
La sera era limpida, silenziosa e malinconica. Il chiarore delle stelle, vivo e luminoso, sembrava ingentilire e disincantare il perenne manto di quelle tenebre a cui il Cielo pareva aver concesso potestà su tutte le cose. E su questo sfondo fiabesco e sognante, con la Luna, pallida e mutevole, che a fatica emergeva dalle ultime nuvole d'argento in procinto di dissolversi verso Meridione, si stagliava, simile ad un gigante addormentato, il maniero poco distante dalla cappellina. E proprio da una delle sue torri qualcuno continuava a suonare quella bellissima e struggente melodia. “Chi sarà mai a suonare?” Mormorò il merlo. |
Altea, stanca e confusa, tornata nella sua stanza del Palazzo Vescovile, cadde subito in un sonno profondo...
La locanda era colma di gente e tutti bevevano, cantavano e brindavano allegramente. Eppure dall'esterno giungeva un cupo e silenzio, come se qualcosa di terribile ed indicibile si stesse consumando nell'oscurità della notte. Poi il rintocco della campana. “Abbiamo cercato in lungo e in largo” disse Gvin che se ne stava seduto ad un tavolo insieme ai suoi uomini “ma di quella maledetta bestia neanche una misera traccia.” Guardò poi Enar che se ne stava a bere tutto solo al bancone. “Ma siete sicuro che si tratti proprio di un dannato cinghiale?” Rivolgendosi il duca al pastore. “Si.” Annuì questi. “Infatti uccide le sue vittime senza poi sbranarle.” “Zio!” Disse entusiasta Roxanne. “Ho fatto un altro disegno della bestia! Stavolta l'ho raffigurata mentre uccide una ragazza senza però divorarne le carni!” Sorrise. “Sono stata brava, vero?” Altea osservava ed ascoltava tutto dal suo tavolo, dove era seduta insieme a Thomas. Suo fratello aveva al collo un crocifisso. Lo stesso che portava Older. “Sarà meglio che vada nella foresta.” Rivolgendosi a sua sorella. “Sono in pensiero per te, Altea. Nessuno qui sembra intenzionato ad uccidere la bestia ed io temo che quell'animale possa fare del male a te.” Le diede un bacio sulla fronte ed uscì dalla locanda. Di nuovo il rintocco della campana. Dopo un po' entrò Older e subito si avvicinò al tavolo di Altea. E fissandolo, la bella avventuriera si accorse che aveva al collo il crocifisso portato da Thomas poco prima. “E' stato vostro fratello a donarmelo, milady...” indicando il crocifisso Older “... a lui presto non servirà più...” “Che novità ci sono dalla foresta, vecchio mio?” Chiese il locandiere. “Nulla di nuovo...” rispose Older “... pare che la bestia abbia ucciso ancora...” “Davvero?” Fissandolo il locandiere. “E chi stavolta?” “Questa volta” fece Older “è toccato a quei mercenari... volevano ucciderla, ma la bestia li ha preceduti...” Altea si svegliò di colpo. Di nuovo uno strano sogno, confuso ed indecifrabile. L'avventuriera allora guardò verso la finestra, accorgendosi che era ancora notte fonda. Dal cortile del palazzo si udivano gli uomini di Gvin che durante i turni di guardia giocavano ai dadi fra di loro. Poi all'improvvisò Altea sentì qualche altra cosa. Qualcuno che canticchiava proprio sotto la sua finestra. Era Posteg. |
“Beh...” disse Guisgard a Clio “... tanto è per finta, no? Una recita. Devo solo interpretare il ruolo del marito del tutto soggiogato dalle grazie della sua bella moglie, come tu, di contro, devi fingere magari di essere gelosa quando qualche dama sembra volersi interessare a me.” Rise piano, per poi guardarla con indosso quell'abito. “Eh, devo dire che ti sta benissimo... quasi quasi mi sento un idiota a condurti nella foresta per dar la caccia ad un grosso cinghiale... avrei voglia di portarti in ben altro luogo, magari al chiaro di Luna...” facendole l'occhiolino.
Poi, quando lei ricordò l'assalto della bestia e la morte di Scotir, si accorse che la ragazza chiuse gli occhi ed un velo di tristezza la prese. “Un canto indiano” sussurrò piano lui, sfiorandole la guancia inumidita da quella lacrima “racconta che le pietre preziose più belle e colorate sorsero tutte dalle lacrime di una principessa dai magnifici occhi... lei piangeva ogni giorno per il suo sposo lontano, fino a quando egli ritornò da lei... Shiva allora, commosso dal loro grande Amore, mutò quelle lacrime in tutte le gemme più belle che colorano il mondo...” sorrise appena “... ma la cosa che mi ha sempre colpito di questa poesia è che il suo anonimo poeta non ha mai descritto quale fosse il colore degli occhi della principessa... forse per permettere ad ogni innamorato di immaginarli simili a quelli della propria amata...” la fissò negli occhi “... ed io non credo che gli occhi di quella principessa fossero belli quanto i tuoi...” In quel momento si avvicinò a loro Astus. “Ho sentito dei rumori provenire da fuori...” disse “... credo che gli altri siano giunti.” “Bene, sarà meglio andare allora.” Annuendo Guisgard. I tre uscirono dalla locanda e trovarono Dort e gli altri già pronti. “Abbiamo tutto l'occorrente?” Chiese loro il cavaliere. “Si, tutto, messere!” Annuì Mime. “Direi di partire allora.” Disse Borel. Montarono allora sui loro cavalli e lasciarono la città, addentrandosi fin nel ventre della foresta. Galopparono per un po', fino a quando trovarono un luogo che sembrava adatto per il loro piano. Infatti sotto ad uno spuntone roccioso, ricoperto da muschio e sterpaglia, si apriva una vasta fossa naturale. Con le pale alcuni di quei falsi mercenari allargarono un po' le sue pareti e ripulirono il fondo dai massi e dai rami secchi. Gli altri invece raccolsero della legna che in seguito lavorarono con le asce, ricavandone così pali robusti ed acuminati che fissarono poi nel pietrisco e nel fango della fossa. Ricoprirono infine quella buca con arbusti e foglie per renderla invisibile. “Tra circa due ore comincerà a fare giorno...” mormorò Dort “....speriamo di avere tempo a sufficienza per attirala qui...” “Piccola...” voltandosi Guisgard verso Clio “... vieni qui...” ed aiutò la ragazza a raggiungere lo spuntone roccioso, facendola poi sedere dove la luce della Luna era più luminosa. “Io non ti toglierò gli occhi di dosso” fissando la ragazza il cavaliere “e non permetterò che si avvicini a te più del necessario... tu però non fare nulla di imprudente, chiaro? So che sei abile e coraggiosa e non devi dimostrare nulla a nessuno... non sappiamo con cosa abbiamo a che fare, né se sia davvero un animale, dunque qualsiasi cosa accada tu sii prudente...” i suoi occhi erano in quelli di lei. E restò così, per qualche altro istante, a fissarla. Ma poi, con un gesto improvviso, la baciò. Un bacio lungo, caldo, intenso, appassionato. “Non accadrà nulla di male a nessuno...” sospirò, staccando appena le sue labbra da quelle di lei “... te lo prometto...” Riaprì gli occhi, la guardò ancora una volta e poi con un salto scese dallo spuntone roccioso e raggiunse gli altri della compagnia, che intanto si erano ben nascosti nella vegetazione, ciascuno al proprio posto. “Anche quel bacio faceva parte del piano?” Dort a Guisgard. “Devo recitare al meglio la parte di Gufo, no?” Rispose il cavaliere. “Già, vero...” sorridendo Dort. Cominciò così la lunga attesa di quegli eroi, mentre la pallida luce lunare diveniva sempre più spettrale, posandosi, quasi come un velo, sul volto di Clio. Un volto che a Guiagard appariva ancora più bello in quel momento. http://wallalay.com/wp-content/uploa...een-300-69.jpg |
“Ehi….mi è venuta un’ idea!....Portatemi, per piacere, il flauto di Sir Riccardo! Voglio fare un esperimento. Proverò anch’ io a suonare qualcosa. Voglio vedere cosa succede. Forza su!” enunciai al merlo.
Lo vidi volare dentro la stanza di Riccardo e tornare con un flauto di metallo. “Grazie mille. E adesso vediamo un po’!” esclamai. Mi portai il flauto alle coralline labbra e con le sottili ed opalescenti dita incominciai a suonare. http://media-cache-ec0.pinimg.com/23...4dbffdb5a2.jpg LA MIA MELODIA: https://www.youtube.com/watch?v=9_f5GwN9FKY |
Ormai tutto era stato preparato. I ragazzi si erano impegnati duramente per costruire la trappola, e pregai che funzionasse.
Salutai i miei uomini, ad uno ad uno, raccomandando loro prudenza. Poi Guigard mi si avvicinò e mi lasciai guidare sullo sperone roccioso. "Piccola.." risi, scuotendo la testa. Ma i suoi occhi erano seri, e i miei lo diventarono immediatamente. "Beh, di solito riusciamo a spuntarla quando siamo insieme, no?" sorrisi. Citazione:
Solo a quella maledetta bestia! Annuii accennando un sorriso e lo guardai andare via. Erano molto più che rare le occasioni in cui restavo senza parole. Ma quel bacio.. così intenso, passionale, pareva quasi.. vero. Non me l'aspettavo.. no, decisamente. Eravamo solo noi, non c'era motivo.. Lo seguii per un momento con lo sguardo. Per un istante, gli occhi di Dort incrociarono i miei, gli feci l'occhiolino e sorrisi, voltandomi poi verso la vegetazione spettrale. La caccia aveva inizio. Presi posizione sullo spuntone roccioso, con il cestino accanto a me. Dort aveva ragione, ancora qualche ora e avrebbe inviato ad albeggiare. Non potevamo limitarci ad aspettare. Così, nel silenzio della notte, iniziai a cantare piano, dolcemente, mentre la mia voce si spargeva tutt'intorno. Cantai una canzone triste e malinconica, che ben si fondeva con l'atmosfera di morte che aleggiava sempre nella foresta. Parlava di un ragazzo, colpito a morte durante una battaglia, che prega il suo amico di riportare alla sua sposa il pegno d'amore che lei gli aveva donato, perché sapesse che l'aveva amata fino all'ultimo respiro e soprattutto perché non cadesse in mano nemica. L'ultima strofa descriveva la scena in cui l'amico bussa alla porta della donna, per consegnarle quel pegno d'amore. Riusciva a strappare una lacrima anche agli ormoni grandi e grossi come Vortex o Scotir. Ed era molto più adatta che non le canzoni di soldati allegre e goliardiche che cantavamo più volentieri, magari davanti ad un boccale colmo di vino. I miei occhi perlustravano la foresta intorno a noi, alla ricerca del minimo movimento. Avanti... vieni fuori... vienimi a prendere maledetta.... |
Lui sempre lui.....Flees....era diventato la mia ombra......" Flees ti prego...lasciamo perdere i discorsi filosofici....sono qui per motivi forse a te poco comprensibili.....anche se mi piacerebbe saperti diverso.......ma sarebbe chiedere troppo......" ....le mie parole rimasero incollate a quelle mura piene di muffa......mi sfiorò le labbra...con infinita dolcezza........mi baciò...bevendo da me tutta l'essenza del mio essere.......non sembrava aver foga......accarezzo il mio corpo come fosse porcellana...e le sue mani incominciarono a slacciare il mio vestito......" Ti prego Flees smettila...non ha senso tutto questo...non capisco...se tua madre non centra nulla in questa storia.....tu che non mi conoscevi neanche ..cosa vuoi da me....cosa ti importa se sto con Daizer oppure no......"....ma le cose andavano avanti....e il mio languore era alto....." E' farmi male il duo desiderio piu' grande....?.....perchè se e' questo.....per una volta nella tu avita lascia il mondo come'.....".....le sue mani si fermarono sui seni.....e la sua bocca si stacco dalla mia .....con riluttanza......odorò i miei capelli....e mi guardò negli occhi....
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Aprii gli occhi..ancora quei sogni, stavolta speravo davvero fossero solo dettati dal mio subconscio e preoccupazione per Thomas.
Mi alzai dal letto pensierosa, fuori era ancora buio e se Thomas fosse ritornato sarebbe venuto da me ad avvisarmi, dalla finestra vidi gli uomini di Gvin giocare a dadi..non avevo altra alternativa, se volevo mio fratello vivo dovevo chiedere aiuto a quell'uomo sperando indietro non volesse poi qualcosa...era furbo, molto furbo e abile. Oh si..ricordai quella storia letta da poco da cui trarre molte conclusioni.."Un giovane voleva cacciare un capriolo e si diceva avesse un manto quasi color dell'oro e quindi una preda molto ambita da esporre in bella mostra come un suo trofeo di caccia. La sua bella innamorata, invece, lo supplicava di lasciar perdere quella sua ossessione ed egli glielo promise ma solo per tenerla buona, la tentazione era troppo forte. Per uccidere quel capriolo si fece costruire proprio una freccia d'oro e un giorno lo vide proprio nel giardino del suo palazzo, correva tranquillo ed egli chiamò i suoi uomini e con la balestra in mano, felice di poterlo avere, si mise a rincorrerlo, quando gli fu vicino prese bene la mira e scoccò la freccia al cuore dell'animale. Ma mentre il dardo d'oro si dirigeva verso l'animale egli lo guardò negli occhi e quegli occhi li parvero familiari e trasalii. La freccia d'oro colpì a morte l'animale, il ragazzo lo afferrò e il capriolo si mutò nella sua bella innamorata ed ella riuscì solo a dirgli che era una ninfa del bosco e si era perdutamente innamorata di lui, comune mortale, e morì tra le sue braccia. Su di lui poi ricadde la maledizione del Dio del Bosco, padre della ninfa....." Certo, quello era un racconto fiabesco, ma spiegava chiaramente come l'uomo a volte possa essere egoista, per dimostrare quanto forte sia è in grado di qualsiasi cosa pagando poi gravi conseguenze..e se a Solpacus qualcuno fosse veramente venuto con l'intento nel cuore di uccidere la belva solo per valore e non per dimostrare il proprio trofeo, ovvero la spada , e di essere stato il migliore...tutto questo sarebbe finito da molto e quelle povere ragazze e innocenti sarebbero stati ancora in vita. Mi ripresi da quella constatazione e se volevo salvare Thomas allora dovevo cedere, aprii la finestra e uscii nel balcone e chiamai uno degli uomini di Gvin..."Andate a chiamare il Duca e ditegli che lady Altea lo aspetta qui subito, per andare a cercare suo fratello e badate bene di dirgli non per uccidere la bestia ma per salvare suo fratello, e aggiungete di ricordargli che non sono una sprovveduta e nemmeno una dama paurosa e forse dimentica quando trapassai con la mia spada davanti a tutti quel cinghiale e poi andammo soli nella foresta per cercare di dimostrare la verità e pure quando disse uscendo dalla taverna ero una donna coraggiosa". Stavo per rientrare ma mi accorsi qualcuno cantava sotto, proprio sotto il mio balcone...era Posteg, rimasi sbigottita guardandomi attorno, che gli stava succedendo..sicuramente non avevo ammiratori segreti a Solpacus da mandarlo come cantore a cantarmi una serenata. Rientrai e mi vestii in fretta, scesi le scale per aspettare il duca e Posteg cantava ancora..."Sveglierete tutto il vicinato" dissi sottovoce "e dovete prepararmi Cruz, devo andare in foresta col duca a cercare Thomas.." ma continuava e mi fermai ad ascoltarlo perplessa. http://i60.tinypic.com/652v5j.jpg |
L'attesa.
I minuti sembravano lunghi quanto delle ore, mentre tutt'intorno a loro appariva come reso incantato da un oscuro ed antico sortilegio. La foresta era muta, avvolta in un buio profondo ed a tratti insopportabile, rotto solo dal pallore lunare reso però incerto da alte nubi che avevano preso ad addensare il cielo. La luce allora, vaga, mutevole e sfuggente, pareva come spostarsi, aleggiando sulle forme e le fattezze di quella selva, rendendo i suoi tratti quasi animati, come se antichi ed inclementi spiriti si fossero radunati per un sacrilego rito. “Detesto l'attesa...” disse Vortex a Borel “... quanto tempo sarà passato? Mi sembra un secolo...” “Circa un'ora credo...” fece l'altro. “Dannata bestia...” scuotendo il capo Vortex “... fa freddo e il cielo sembra volersi coprire... giuro che se le armi saranno ancora nulle, allora la ucciderò con le mie stesse mani...” “Il demonio...” mormorò Mime “... porterà al guinzagli quella belva... non bisogna guardarlo negli occhi o finiremo per perdere l'anima ed impazzire tutti...” “Sta zitto, idiota...” fissandolo Astus. “E' la verità.” Annuì il rigattiere. “Lui è qui per le nostre anime...” “Piantala...” dandogli una gomitata Astus. Ad un tratto però quell'irreale silenzio fu rotto da un calpestio. Un attimo dopo una sagoma emerse dai cespugli. Si spostava rapida e leggera, fino ad avvicinarsi alla base dello spuntone roccioso sul quale Clio faceva da esca. La roccia sorgeva da un dosso naturale, dietro il quale non era possibile raggiungerlo. In quel momento le nubi si aprirono e la luce lunare illuminò quella sagoma. “E' un dannato e stramaledetto capriolo!” Esclamò Porturos. “Già...” disse Borel “... e si trova a pochi passi dalla buca...” “Sciò! Sciò!” Urlò Mime. “Abbassa la voce, tonto!” Lo riprese Astus. Ertosis allora prese un sasso. “Ora ci penso io ad allontanarlo...” mormorò, prendendo la mira, mentre il capriolo era immobile a fissarli tra i cespugli. |
Flees smise di baciare Elisabeth e restò a guardala negli occhi, con le dite che le sfioravano i capelli.
“Continuate a parlare di mia madre...” disse piano, senza smettere di guardarla “... ma lei non è qui... perchè continuate a guardarmi come un ragazzino? Non lo sono... sono adulto, tra breve avrò vent'anni... sono un uomo ormai, come voi siete una donna... una bellissima donna... e mi interessa parecchio se state o meno con quel contrabbandiere... si, mi interessa...” annuendo “... vi desidero, zia... vi desidero come mai prima d'ora ho desiderato una donna... e se vi interessa tanto di mia madre, allora sappiate che lei non approverebbe affatto...” con le sue labbra che quasi tornarono a sfiorare quelle di lei. |
“Questa vecchia canzone” disse Posteg ad Altea “era cantata dai boscaioli mentre andavano nella foresta per procurarsi la legna... si dice sia di buon auspicio...” sorrise “... volete il vostro cavallo? Non ditemi per ritornare di nuovo nella foresta, milady? E' ancora notte e ora è pericoloso andare là...”
“Sta zitto, idiota.” Arrivando Gvin. “La tua padrona ti ha dato un ordine, dunque obbedisci senza replicare. Altrimenti sentirai i miei stivali sul fondo dei tuoi lerci calzoni.” Posteg annuì e corse verso le scuderie. “Così si trattano i miserabili come quello.” Sorridendo Gvin. “A cosa vi occorre il cavallo, milady?” Chiese il duca ad Altea. “Forse riguarda il motivo per cui mi avete fatto chiamare?” |
Dei passi, troppo leggeri e agili.
Ma comunque dei passi. Alzai gli occhi al cielo: un capriolo. Ci mancava solo quello. I miei uomini erano nascosti nella foresta, e solo loro potevano fare qualcosa. Perciò restai immobile dov'ero confidando che avrebbero fatto di tutto per allontanarlo.. certo, un capriolo morto poteva anche attirare la bestia ma bisognava essere cauti che non si accorgesse della buca. Tutta quell'immobile attesa era snervante. |
Sorrisi a Posteg annuendo....dal mio volto feci capire la mia gratitudine.
Poi udii una voce familiare che con arroganza trattava male il vecchio uomo...dovevo stare calma se volevo salvare mio fratello. "Duca, salute a voi..forse mi sono scordata di dirvi Messer Posteg è il mio aiutante ora e quindi solo io posso dargli ordini anzi...posso chiedergli dei favori" e mi schiarii la voce..."Si, vi ho fatto chiamare per questo, Thomas ancora non è tornato, andremo a cercarlo..ma potete crederci? Ha fatto le Crociate in un vasto deserto e si perde in una foresta...se esiste ancora visto prima vidi dei cavalieri stolti che volevano appiccare il fuoco nella intera foresta per uccidere la belva." Poco dopo arrivò Posteg con Cruz e rassicurai Posteg non mi sarebbe successo nulla..mi feci il segno della croce e sali sul cavallo.."Bene milord, io sono pronta..e voi? Siete ancora rapito da Morfeo?" |
“Basterà spaventarlo” disse Borel ad Ertosis “e vedrai che quel capriolo correrà via in un baleno.”
“Tranquillo...” preparandosi a lanciare il sasso Ertosis “... gli farò rimbalzare questo sasso proprio davanti...” Ma in quello stesso frangente qualcosa si animò tra i cespugli e rapidissima e letale raggiunse il povero capriolo. Fu un attimo. Una sagoma grossa almeno il triplo lo schiacciò col suo potente artiglio, spezzando in due la schiena del capriolo. E un profondo latrato, simile ad un feroce ruggito, scosse la foresta. “Eccola...” mormorò Astus, per voltarsi dove si era nascosto Guisgard. La bestia, avvolta nell'oscurità, alzò allora gli occhi verso la sua preda che l'attendeva sullo spuntone roccioso. E vista Clio, lasciò il capriolo avanzando verso la roccia. La luce era rientrata tra le alte nuvole e di nuovo quel buio spettrale si era impossessato di tutto. E nel suo incedere verso la roccia quell'animale aveva movenze grottesche, quasi fasulle, come se neanche appartenesse a questo mondo. Avanzava con gli occhi fissi sulla ragazza, schiacciando rami ed arbusti sotto la sua immane stazza. “Si sta avvicinando troppo a Clio...” Guisgard a Dort, tradendo agitazione “... è troppo rischioso...” e fece quasi per uscire allo scoperto e correre verso lo spuntone. “Fermatevi...” prendendolo per un braccio l'aristocratico “... siete impazzito? Volete far fallire il piano?” “Si sta avvicinando troppo a Clio...” tentando Guisgard di liberarsi dalla presa di Dort “... potrebbe evitare la fossa...” “No, è quasi sopra...” scuotendo il capo l'aristocratico “... ci siamo quasi...” “Se le succede qualcosa io...” fissandolo il cavaliere. “Se perderemo la testa” tentando di farlo ragionare Dort “finiremo allora tutti male, non solo Clio... ora calmatevi...” Guisgard ebbe un impeto di rabbia, ma poi smise di divincolarsi. La bestia intanto era ormai quasi sotto la roccia, con gli occhi verso Clio. La Luna li illuminò appena e per un attimo, permettendo così alla ragazza di vederli. Erano grandi e luminosi, quasi fossero cromati, con al centro una pupilla nera e fitta come la notte. E si apprestava a prendersi la sua preda, come il mostro marino nell'avvicinarsi ad Andromeda. Ma all'improvviso la terra sotto la sua mole venne meno e la bestia sprofondò nella fossa. Un tonfo sordo ed un ruggito raggelante scossero gli alberi circostanti. “E' dentro!” Urlò Vortex, correndo poi verso la buca. Nestos intanto, con della pece che aveva portato, cominciò ad accendere un arbusto per far luce. Ma in quello stesso istante lo spaventoso animale emerse da quella che doveva essere la sua tomba, con un'agilità sovrannaturale. E nel farlo colpì Vortex che si stava affacciando nella buca. Il poderoso guerriero cadde così pesantemente a terra, tenendosi il fianco sanguinante. L'animale, come inferocito ancor di più, con un balzo raggiunse lo sperone roccioso, ormai a pochi passi da Clio. E nel vedere quella scena, Guisgard corse anch'egli verso la roccia, brandendo la sua spada. Lo colpì allora con forza alla testa. Ma incredibilmente la sua spada si spezzò in due contro il corpo di quell'animale. “Ma che razza d mostro sei?” Incredulo il cavaliere. Ma la belva lo colpì con un'artigliata, scaraventandolo giù, verso la fossa. Guisgard però ebbe il tempo di afferrare alcune radici che spuntavano dal terreno, riuscendo così ad aggrapparsi, salvandosi da morte certa contro i pali acuminati che riempivano la buca. Astus allora corse verso di lui. “Non da me!” Gridò il cavaliere, tenendosi a fatica a quelle radici. “Va da Clio!” Il cavaliere infatti era anche ferito. Gli altri però non stavano a guardare. Presero le frecce e cominciarono a scagliarle contro l'animale ormai prossimo ad aggredire Clio. Alcune frecce erano poi incandescenti, grazie alla pece di Nestos. Ma i darti si dimostrarono di nuovo inefficaci contro quell'essere, rimbalzando sul suo corpo. E alcuni di quelli, ancora infuocati, diedero fuoco ai cespugli. In un attimo si alzò un vasto incendio, permettendo così a quegli uomini di vedere meglio l'animale che stavano cacciando. Era simile ad un grosso istrice, con la pelle che ardeva dei riflessi del fuoco ed enormi aculei che spuntavano dal suo corpo. E più di tutti loro lo vide bene Clio, che si ritrovava davanti quell'innaturale essere ormai pronto ad assalirla. Ed il suo ruggito gelò il sangue dell'eroina guerriera. http://img.xooimage.com/files69/e/0/1/33-2dabcd5.jpg |
“Uscire ora per la foresta” disse Gvin ad Altea “è quasi un mezzo suicidio.” Rise. “Ma se debbo morire, allora voglio farlo in compagnia di una bella donna come voi.” Chiamò allora i suoi uomini e diede ordine di prepararsi.
Dopo qualche minuto, Altea e il duca, seguiti dai cavalieri di San Marco di Saggesia, lasciarono il palazzo vescovile e poi la città, raggiungendo la foresta. Galopparono per un po', con gli uomini del duca che suonavano i loro corni per spaventare la bestia e soprattutto per lanciare un richiamo per il disperso Thomas. Ad un certo punto Gvin fece arrestare la compagnia. “Con questo buio” mormorò “è come cercare un ago in un pagliaio... forse ci converrà attendere l'alba... non manca molto ormai...” “Milord...” fece uno dei suoi “... guardate quel bagliore laggiù...” La foresta sembrava in fiamme nel punto indicato dal cavaliere. “Forse è opera dei cavalieri di cui parlava lady Altea...” guardando quel lontano incendio Gvin. |
Tisin portò il flauto di Riccardo ad Eilonwy e la ragazza cominciò a suonarlo.
Dopo qualche istante dal maniero giunse di nuovo quella dolce e malinconica melodia, come se davvero fosse in risposta a quella suonata dalla bella sirenetta. “Di nuovo la musica...” disse il merlo “... chissà chi è che la suona...” In quel momento giunse Riccardo. “Noto che siete ispirata, damigella.” Sorridendo ad Eilonwy, per poi fermarsi ad udire la melodia che giungeva dal maniero. “Chissà chi abita in quel castello...” |
Fu così che ci inoltrammo nella foresta...gli uomini di Gvin suonavano il corno..sembrava più una battuta di caccia pensai e qualcosa mi suggeri di afferrare pure la spada della Sacerdotessa, il rubino e la Croce brillavano alla luce della Luna.
Ad un tratto ci fermammo...il duca non voleva andare avanti..."Avete paura per caso?" dissi ironica. Quando vedemmo del fuoco davanti a noi..."Voi pensate siano i cavalieri di cui vi avevo parlato..ma li vidi troppo tempo fa, non è possibile, io vado avanti e se volete seguitemi" e spronai Cruz..."vai bello" e infatti il duca vidi mi seguiva. Dopo un pò sentii dei rumori, voci concitate finchè mi trovai nel punto dove vi era il fuoco..non capivo cosa stesse succedendo, vi era anche del fumo. |
Daizer mi venne in mente mentre Flees mi parlava........Il desiderio....il desiderio svanisce.......Vent'anni.....avevo il doppio della sua età.....potevo essere sua madre.......La passione febbrile inconsapevolezza di un momento di follia......" Flees ...... possiamo fare del sesso in questa cripta......ma guardandomi non vedete vostra madre ?.....andiamo Flees.....la passione passerà e voi andrete in giro a correre dietro giovani donne, lasciatemi andare........ho bisogno di un uomo che non abbia più la voglia di correre ad altre donne ma di fermarsi........ho bisogno di un uomo della mia età........credetemi sulla parola non funzionerebbe......non sporchiamoci più di quello che siamo.........ho voglia di trovare questa tomba...devo portare a termine...una promessa...e lo farò.....a qualsiasi costo......non voglio che Daizer ci trovi così.......farò crollare la cripta e moriremo sepolti in questo fetido posto............".......Ero stanca....mi sembrava di stazionare inutilmente in ogni posto.....ci sarà stato un motivo ..ma non riuscivo a vederlo in quel momento....." se dite di tenere veramente a me.......aiutatemi in questa cosa.......quando si tiene a qualcuno....si dimostra.....e se siete un uomo non sarà per voi un problema.....".....
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“Già…..me lo chiedo anch’ io!” affermai per poi continuare “Chissà se lo sta facendo perché ha perso qualche parente caro, per un amico, per una donna o per un uomo se è una lei?....Questa melodia mi fa ricordare tutti i veri ed impossibili amori: Romeo e Giulietta, Tristano ed Isotta, Paolo e Francesca, Lancillotto e Ginevra, Orfeo ed Euridice, Otello e Desdemona, Abelardo ed Eloisa, Ines de Castro e Re Pedro, Odette e Sigfrido e Piramo e Tisbe. Eppure, io questa musica l’ avevo già sentita da qualche parte quando ero bambina durante una battaglia con mio padre!” sentenziai.
Guardai il flauto che avevo in mano. “Ecco….scusate se ve lo preso mentre……” non finì la frase. Riccardo si era seduto vicino a me sul bordo della fontana. I miei neri occhi si specchiarono in quelli chiari di lui e viceversa. Erano degli occhi magnifici: lo sfondo dell' iride era di un turchese chiarissimo e trasparente con riflessi celesti e grigi come il ghiaccio polare, il contorno dell’ iride era di un blu zaffiro tendente al viola, il margine pupillare era di un verde mare tenue e i filamenti dell’ iride erano di un azzurro-viola come gli Occhi di Madonna. Lo vidi prendere la mia lattea mano con cautela e timidezza. Come se avesse paura di nuocermi con la sua forte mano. Arrossì a quel gesto. Nella mia vita difficilmente arrossivo poiché avevo avuto dal mio buon padre un’ educazione da militare e da cavaliere, oltre che da delicata dama di corte. I miei occhi ritornarono sul suo viso da Arcangelo Michele. Si era avvicinato decisamente molto al mio viso. Lo potevo toccare con la punta arrotondata del mio naso etrusco. Ora toccava a me. Mi avvicinai a lui. Chiusi gli occhi e posai le gelide e sanguigne labbra sulle sue con la delicatezza di una farfalla. Le sue labbra, al contrario delle mie, erano pallide e calde come il sole di Maggio. http://i60.tinypic.com/1hqf7c.png COLONNA SONORA: https://www.youtube.com/watch?v=4duBXGPjYJM |
Sentivo bisbigliare i miei uomini, ma non ne udivo i discorsi.
Poi, improvvisa come un lampo nel cielo stellato, arrivò. Eccoti, bellezza... Ti sei fatta attendere, non c'è che dire.. La guardai avanzare, gli occhi nei miei. Era enorme e terribile. Non avevo mai visto un animale così gigantesco. Indossai i guanti di metallo, ma non l'elmo. La mano destra estrasse la spada, tenendola comunque celata. Avanti.. un altro passo, su mostro.. andiamo.. non vuoi prendermi? Un solo passo. Lo fece, e cadde nella trappola. Non mi mossi, come se non credessi fino in fondo che i nostri pali interrati potessero sgualcire quella bestia. E purtroppo fu proprio così, si rialzò agile e feroce. Tornò a guardarmi. Ormai non esisteva nient'altro che non fossero quegli occhi enormi, con la pupilla nera come la notte. Sentii il brivido della battaglia attraversarmi e cancellare ogni pensiero. Qualcuno, probabilmente Nestos, incendiò un arbusto, e quella luce improvvisa mi permise di vedere bene il mostro. Sentivo i miei uomini urlare, vedevo le fiamme, ma erano come lontani, ovattati. Riuscivo a vedere solo lei. E non distolsi lo sguardo nemmeno per un istante. Poi ruggì, e la foresta tremò, facendomi gelare il sangue. Non esistevamo che noi due, quegli enormi occhi, gli artigli che seminavano morte. Io e la bestia, con le urla di sottofondo. Beh, bellezza, mi spiace per te ma io non sono un criminale... E non siamo nell'arena.. Trasalii. L'arena! Spalancai gli occhi. Quel ruggito... Era un leone! Un gigantesco leone corazzato... Non un demone scappato dall'inferno.. Mi spiace deluderti Clio, ma non sei in lista per la santità... Era sempre più vicina. Ma ormai la paura aveva lasciato il posto al furore che ben conoscevo. Era di questo mondo, era un animale feroce a cui qualcuno aveva messo addosso un'armatura. Proprio come te.. Gli animali muoiono.. Anche gli uomini.. Ero in piedi, la spada sguainata celata dal mantello. Ormai era a pochi passi. Le fauci spalancate. Avanti.. qui, micio.. qui... Probabilmente ero pazza, incosciente e matta da legare. Ma assaporai quell'ultimo istante come fosse il miglior vino del regno, il più prelibato cibo, l'emozione più intensa. Il cuore batteva forte, il respiro si faceva più corto, con un perfido sorriso dipinto sul viso diafano. Decisamente pazza. Ormai lei era lì, pronta ad attaccare. Ma ero pronta anche io. In un lampo, mi slacciai il mantello e lo lanciai, spalancato, davanti agli occhi della belva, al solo scopo di sorprenderla, di toglierli visibilità per un istante. Dopodichè, prima ancora che il mio mantello toccasse terra, caricai. Corsi verso di lei, saltai, e con tutta la forza che avevo, conficcai la mia spada all'interno delle sue fauci spalancate. Non poteva avere l'armatura in gola! Nemmeno vidi la sua reazione al mio colpo, mi lasciai cadere, appallottolandomi come avevo imparato fin da bambina. Rotolai sotto l'enorme animale, in direzione contraria alla sua, e per poco non finii io stessa nella buca. Stava caricando in avanti, e io ero andata nella direzione opposta. Un insegnamento di cui avevo fatto tesoro da sempre: non puoi reggere l'attacco di chi è grande il doppio di te (figuriamoci il decimo, se non di più!), quindi mandalo a vuoto. Solo allora mi accorsi dei miei uomini, e tornai alla realtà. Il fuoco era sfuggito al nostro controllo. Guigard aveva rotto la spada e si reggeva a delle radici per non cadere nella buca, Astus veniva verso di me, gli altri continuavano a combattere inutilmente la bestia. Allungai la mano verso Astus, che a quanto pare stava venendo in mio aiuto, perché mi aiutasse a superare la buca. Gli feci cenno di stare bene. Non riuscivo ancora a parlare, il mio viso era come trasfigurato. Il cuore sembrava voler scoppiare, ogni respiro incrementava il ghiaccio infuocato dei miei occhi. Solo in quel momento mi voltai verso la bestia, pregando che il mio colpo l'avesse, non dico uccisa, ma almeno rallentata. |
Flees si fermò, arretrando di un passo.
Guardò poi Elisabeth negli occhi. “E sia...” disse alla maga “... allora se è questo che volete, così sarà... ma dovete dirmelo ora... guardandomi negli occhi... ditemi che non provate nulla per me, che volete smetta di guardarvi come la donna che siete, che smetta di desiderarvi oltre tutto e tutti... ditemelo ed io andrò via... svanirò per sempre, lasciandovi alla vostra vita perfetta con il vostro uomo... una vita perfetta in cui però, come ben sapete, non mancherà solo la passione che voglio darvi, ma anche l'Amore...” In quel momento scese anche Daizer nella cripta. “Tutto bene?” Fissandoli. “Avete trovato qualcosa? Qualche indizio?” |
Riccardo apparve meravigliato.
Ma poi il cavaliere, chiudendo gli occhi, dischiuse appena le labbra e rispose a quel bacio. E mentre la dolce melodia giungeva dal castello, i due giovani assaporarono a lungo quel momento d'incanto. Poi la musica smise di colpo e Riccardo aprì gli occhi, staccando la sua bocca da quella morbida di Eilonwy. “E' l'Amore in fiore...” disse Tisin guardando verso il maniero. “Come dici?” Chiese Riccardo al merlo. “La melodia...” fece questi “... questo è il titolo di quella melodia che proveniva dal castello... l'Amore in fiore... ossia il Primo Amore... ma simboleggia anche l'Amore Vero, poiché quando ci si innamora davvero è come farlo per la prima volta... una prima volta in cui, però, tutto sarà perpetuo ed eterno... eterno proprio come il Fiore Azzurro...” |
Clio e quell'animale.
La bella e la bestia. I loro occhi, gli uni negli altri per lunghi, interminabili, insopportabili istanti. Istanti in cui tutto sembrò ammutolirsi sotto il chiarore incerto e inquieto di quelle fiamme che pian piano avvolsero gran parte di quell'angolo maledetto della foresta. Poi lo scontro. La bestia caricò verso la bella, con gli occhi ardenti e carichi d'odio, la sua pelle cromata resa incandescente dai bagliori della fiamma, quegli aculei che splendevano acuminati ed affilati simili alle mille spade di una sentenza già troppe volte scritta e le fauci spalancate, come quelle di Cerbero che accoglie i dannati oltre la porta degli Inferi. Gli Inferi. Forse quelle fiamme che arroventavano alberi e cespugli altro non erano che un'anticipazione dell'Inferno. Come un Averno incandescente, il fuoco sembrava reclamare le anime di tutti loro. La bestia caricò verso la bella. Ma ella estrasse la spada, in un impeto di eroico delirio, di folle vanità per l'ardore della battaglia, oltre ogni suo esito, la mostrò alla bestia e poi colpì. Colpì ed affondò con foga, con lucida pazzia, con visionario compiacimento, quasi assaporando l'odore del sangue ed il fascino della morte. La spada sembrò affondare tra le spaventose fauci di quell'animale. Scendere nella sua innaturale bocca spalancata. Un latrato. Un verso ignoto a qualsiasi altro animale conosciuto a questo mondo e si arrestò, quasi accasciandosi per un istante, vomitando sangue. Ma fu istante. Poi il fischio. Quel fischio che sibilò lento nella notte, tra il consumarsi delle fiamme e le grida degli eroi. Un fischio che sembrò poi dissolversi nel basso eco del vento che soffiava attraverso gli alberi che ardevano. La bestia allora, a quel richiamo, sembrò destarsi. Alzò il capo e corse, sebbene con passo incerto, oltre lo spuntone roccioso, come se fosse il confine tra questo mondo e l'Aldilà. Raggiunse un alto dosso, dove dall'oscurità emerse una figura. Una figura che raggiunta dalla sua mostruosa creatura sembrò poi dissolversi insieme alla bestia, nell'irreale e sacrilego buio di quella notte senza fine. http://www.dvdessential.it/recension...todeilupi4.jpg |
Altea, Gvin ed i cavalieri del duca galopparono attraverso il buio della foresta, guidati da quel chiarore lontano.
Alla fine lo raggiunsero e trovarono, tra spaventose fiamme che sembravano voler ingoiare l'intera selva, i mercenari di Gufo Scarlatto come se avessero appena combattuto la più terribile battaglia di questo mondo. E nell'aria oltre l'odore di fuoco aleggiava, putrido ed insopportabile, anche quello del sangue. Un sangue però non umano. |
Il fumo sembrò quasi dissolversi e attorno vedevo varie sagome agitate, e il fuoco della foresta che sembrava quasi rischiarare tra le Tenebre quel paesaggio surreale...fu cosi che il mio sguardo si fece avanti a me, e vidi davanti a me sopra uno spuntone un enorme bestia...che era mai quella..era gigante e aveva degli aculei, spronai Cruz facendomi avanti e notai un odore forte, nauseante, e il fuoco mi permise di vedere a terra del sangue che emanava un fetido odore. Mi tappai il naso col mantello...non sembrava proprio sangue umano.
Ma allontanandosi era seguita da una figura...cosa era successo, sembrava quasi fosse avvenuta una battaglia. Poi a terra vidi una trappola...una trappola uguale a quella provata da quei cavalieri che pensavano aver ucciso la bestia e lì vi stava quasi ferito il cavaliere..o Gufo Scarlatto..chissà. Era attaccato dalle radici, scesi da cavallo e mi avvicinai lentamente senza sporgermi troppo..vidi vi erano dei pali appuntiti sotto e il cavaliere era ferito, quindi privo di forze ma non sembrava ferito a morte..."Cavaliere.."dissi estraendo la spada e porgendogliela dalla parte dell' elsa.."non vi fa onore stare appeso qui, ma nonostante tutto spero non siate ferito, afferrate l'elsa della mia spada" e detto questo presi con forza il suo braccio cercando di farlo salire lentamente perchè non si ferisse per le sterpaglie..e facendo questo, lo guardavo, silenziosa lo guardavo negli occhi..cosa era avvenuto non lo sapevo ma certamente una battaglia contro la belva vi era stata. Gvin mi si pose dietrò, sentivo il suo sguardo accusatorio, fosse stato per lui avrebbe fatto morire quel mercenario..o dannato mercenario come diceva lui...e dissi solo stremata da quella fatica.."Osservate milord quel sangue a terra...probabilmente è della bestia, si potrebbe seguire le tracce del sangue per vedere dove sia la sua tana ma vicino a lui ho visto una figura..che lo guidava..lo avete visto voi?" e continuai ad osservare a terra il presunto mercenario.."Non è un cinghiale quello..era qualcosa di altro..ma ora mi sembra sia meglio stare calmi, guarire i feriti e sperando non ve ne siano gravi e sta pure per albeggiare..ma ora i miei sospetti si sono quasi fatti veri..qualcuno comanda quell' animale o più di qualcuno...e infatti stanotte mentre stavo al fresco nel fiume costruii delle armi rudimentali che poi appesi a una sacca al mio cavallo, guardando la Luna piena come in Oriente mi venne in mente un uomo incontrato a Petra...egli mi insegnò a costruirle..niente di mortale o micidiale..ma una arma che gli uomini primitivi usavano pure per cacciare i mammuth." Mi alzai e lasciai il cavaliere, guardandolo...certo se ci fossimo alleati tutti senza distinzioni tra noi avremmo potuto sconfiggere la bestia..a meno che visto il sangue, non fosse agonizzante. Portai Gvin vicino a me e gli narrai il mio piano.."Forse sono una pazza, ma hanno provato tutto..si potrebbe provare" e tirai fuori dalla sacca delle pietre non pesanti con un lungo laccio di cuoio pesante..."Questo la chiamavano "bola"...se la belva è immune alle lance e pericolosa come ho visto allora dobbiamo immobilizzarla e quindi dovremmo usare questi come un lazo e destrezza per fermare le sue gambe..ma ci vuole forza e dovremmo essere in tanti..ma vedo avete abbastanza uomini..e poi dovremmo trascinarlo, e stremarlo..laggiù" e indicai l'orizzonte non molto lontano" vi è il fiume...e le pietre, se riusciamo a legarlo bene senza avvicinarci, potrebbero farlo annegare in acqua ma dovrebbero essere belle pesanti....e poi usavano il propulsore...per evitare di essere feriti..una lancia lunga, loro avevano una punta di osso ma noi potremmo usare altro e magari con la velocità del lancio l'arma può essere letale..voi sareste in grado di poter fare tutto questo..io sono pronta..sempre la bestia non sia morta". E intanto i primi raggi del sole iniziavano a rischiarare la foresta..."Se solo voi smetteste di fare la guerra a questi uomini.." e riguardai il cavaliere e mi accorsi sopra una rupe vi stava Guàmarin con il volto stremato dalla fatica. http://i62.tinypic.com/2nrfp03.jpg |
Citazione:
Il cuore mi pulsava a mille. Ad un tratto, la sinfonia smise di colpo e Riccardo si staccò quasi turbato dal quel gesto d’ amore. Il merlo spiegò allora che secondo lui quella musica rappresentava l’ Amore in fiore…..non però un semplice amore…..una cotta, ma il Vero ed Eterno Amore tra due anime gemelle. Ciò che mi fece riflettere fu l’ ultima frase di Tisin: Citazione:
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