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Il mattarello, poiche` non esisteva ancora (?)
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Naturalmente, però, le corporazioni che finanziarono la cappellina erano di parere diverso :smile_lol: Citazione:
Era infatti il simbolo di una delle quattro corporazioni che vollero edificare la cappella a Faycus. Dunque, ahimè, la vostra risposta non è esatta. Ma sono certo che ritenterete :smile: |
Come sempre sir..avete deciso di farmi perdere il sonno per i vostri enigmi ;)...proviamo pure questa..l'intruso è il ventaglio...gli altri tre hanno a che fare con la sfera.:rolleyes:
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Se volessi farvi perdere il sonno, milady, non userei un enigma, ma verrei invece sotto la vostra finestra per una serenata o magari per recitarvi qualche verso ;)
Quanto al nostro arcano, beh, la vostra risposta è fantasiosa, ma, purtroppo, non è quella esatta :naughty: |
Citazione:
Ritento..ma poi mi arrenderò...dico "anello" poichè è l' unico tra questi oggetti che può avere valore religioso..(anello nuziale ad esempio) |
Eh, lady Altea, se fossi stato io quel novello Romeo, o redivivo Cyrano/Cristiano avrei poi rischiato di distrarvi dal nostro enigma :silenced:
Si vede invece che avete un misterioso spasimante che vi fa le serenate ;) Quanto alla vostra risposta, ahimè, non è quella esatta :naughty: A questo punto credo occorra un aiutino: l'intruso in alcune risposte è stato individuato, ma non è stata poi corretta la spiegazione sul perchè effettivamente esso è l'intruso :neutral_think: |
Devo dire che con questo enigma mi avete messo davvero in difficoltà... :neutral_doh: mi venisse un'idea che fosse una..
Speravo proprio in un aiutino, grazie.. :o Continuerò a pensarci.. ;) |
Non eravate voi? Siete sicuro..eppure il mio drago era particolarmente nervoso, solitamente lo fa quando sa siete in giro ;)
Quindi da ciò si deduce la penna non è l'intruso poichè non è mai stata nominata. |
Lady Altea, il vostro drago conosce la mia fama di cacciatore di bestiacce sputafuoco, ecco perchè si innervosisce quando mi vede ;)
Tornando all'enigma, vedo che, come dice la nostra lady Clio, esso sembra davvero ostico... :neutral_think: Eppure la sua soluzione sta nella semplicità di quegli oggetti che appaiono sulle quattro colonne... :smile: |
La fate facile messere... vorra` dire che continuero` a rimuginarci :)
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Io provo a dire l'intruso è il "ventaglio"..penna, mattarello ed anello sono solidi, il ventaglio può essere flessibile. :rolleyes: |
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E sia, lascerò un altro piccolo aiutino: La soluzione è celata nel modo di utilizzare gli oggetti riportati sulle quattro colonne :smile: |
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Lady Gwen, ma allora ciò che ho udito su di voi da alcuni pellegrini di ritorno da Glastonbury è la verità!
Siete davvero sapiente come le antiche sacerdotesse celtiche! Infatti, milady, l'intruso è proprio il mattarello, poiché, come da voi spiegato, è l'unico oggetto fra i quattro a richiedere entrambe le mani per essere usato :smile: Dunque, proprio sotto la colonna del mattarello è custodito il prezioso codice dell'Ardea de'Taddei, conservato nell'antica Cappella della Misericordia a Faycus. I miei complimenti, lady Gwen :smile_clap: http://www.ilbulinoedizionidarte.it/...bri/leges3.jpg |
Oh, che meraviglia! :smile_lol:
Credevo che questo enigma mi avrebbe perseguitato ancora per giorni! Comunque, no.. ci sarei arrivata mai e poi mai.. I miei più vivi complimenti Lady Gwen, siete stata arguta e perseverante! Bravissima, davvero :smile_clap::smile_clap::smile_clap: |
Sir Guisgard: vi ringrazio, soprattutto per il rispetto che mostrate verso me e la mia gente e in effetti, persino per me, questo enigma si e` rivelato un po' ostico, ma io sono abbastanza testarda e perseverante :)
Lady Clio: grazie Milady! E` vero, ho risolto l'enigma, ma il fatto che tutte noi abbiamo tentato fino alla fine ci rende tutte vincitrici :) |
Lady Gwen..i complimenti sono doverosi..il vostro primo enigma e avete subito risolto..e a dire il vero nemmeno io ci sarei riuscita :smile_clap:...e avete ragione, l' unione fa la forza
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Visto che siamo nei giorni che precedono l'inizio del Gdr, l'enigma di oggi è tratto proprio dalla storia che ispira quell'imminente avventura, svelandoci un frammento della genesi di uno dei personaggi principali che incontreremo (in verità sia lady Elisabeth che sir Galgan hanno già interagito con lui nello scorso Gdr, sebbene in entrambe le occasioni egli si presentasse sotto diverse spoglie...) presto.
Sul convento di San Giuseppe a Mondovì il Cielo, con scure e basse nuvole, pareva quasi voler schiacciare quelle lande, come divenute di colpo troppo pesanti a causa dei peccati e delle miserie umane. Il vento sibilava tra echi sinistri e lamenti di vaga disperazione, rincorrendosi tra le alte cime innevate, i boschi pullulanti di abeti e le valli segnate dal tempo e dal silenzio. “Vedrai, Pier...” disse il frate al suo confratello “... vedrai che le tue doti saranno premiate. Io so per certo che l'abate ti tiene in grande considerazione e persino Sua Grazia il vescovo ha parlato della tua traduzione a quei passi del Vangelo Domenica nella sua omelia.” “Ah, Guglielmo...” scuotendo il capo Pier “... non capisci... tu proprio non comprendi...” “Cosa?” “Non vedi?” Fissandolo Pier. “Non ti accorgi che qui sono uno come tanti? Credi forse che io valga più di Fra' Trebonio che conosce solo il momento più propizio per seminare e cogliere verdure? O forse pensi che qui mi considerino migliore del povero Fra' Rebano, il cui unico e solo intento è dar da mangiare al cane? Suvvia, ti prego...” “Pier, qui siamo tutti uguali” stupito Guglielmo “e tu forse sembri averlo dimenticato. Dimenticato la nostra Regola...” “Massi, massi...” annuendo l'altro “... certo che lo so... naturale... ma era per dire, per discutere su cose ovvie...” “Ovvie?” “Guglielmo, ti prego...” avvicinandosi ad una finestra della sua cella Pier “... ti prego, cerca di comprendere...” “Cosa?” “Allora abbi almeno rispetto per il mio lavoro qui.” Voltandosi Pier. “Non rammenti la parabola dei talenti? Non dice forse che il Signore da ad alcuni di più, rispetto ad altri? E non tenere in considerazione ciò, non riconoscere questo Dono Divino, non è forse peccato?” “L'orgoglio e la superbia sono peccati...” Pier non rispose nulla. “Perdonami, non voglio certo giudicarti” fece Guglielmo “ma forse dovresti meditare e pregare di più, fratello mio...” “Ho tradotto tutti i testi della nostra biblioteca...” mormorò Pier con gli occhi persi fuori dalla piccola finestra “... ho insegnato a molti nostri fratelli a leggere, scrivere e contare... io stesso mi occupo della corrispondenza del convento e persino delle lettere da inviare al vescovo, sulle quali l'abate appone solo la sua firma... per cosa ho fatto tutto ciò? Rispondi? Per cosa? Se poi vengo così ripagato?” Guglielmo lo ascoltava in silenzio. “Non sono forse il più dotto qui tra voi?” Continuò Pier. “Da solo non ho organizzato e curato tutti i libri del convento, salvandoli dall'oblio e della rovina? Ed ora che potevano premiare il mio lavoro, dare il giusto riconoscimento ai miei sforzi, nominandomi priore, vedo invece dare ad altri ciò che per diritto spettava a me!” “Pier...” “No.” Lo interruppe Pier. “Non basterà nessuna tua parola, Guglielmo. Non più.” Deciso. “Cristo così ripagava i Suoi discepoli? A San Pietro, che è morto per Lui a Roma, non Ha forse dato le Chiavi del Paradiso? E a San Paolo non Ha permesso, dopo averlo convertito, di diventare Dottore della Chiesa? Invece cosa fanno loro? In che modo premiano noi sottoposti?” “Stai bestemmiando, Pier...” “Già, loro ci vogliono pecore...” “Obbedienti, umili e penitenti.” Lo corresse Guglielmo. “Guglielmo, amico mio...” prendendo Pier il volto dell'altro nelle sue mani ed accarezzandolo con fraterna tenerezza “... amico mio... tu sei umile... sei puro... ma perchè hai un animo semplice... io invece...” “Pier...” prendendo le sue mani l'altro “... io so di non valere quanto te... forse qui nessuno vale quanto te, a parte l'abate...” “E' da vedersi.” Con superbia Pier. “Ma ciò non ti da il diritto di giudicare...” a lui Guglielmo “... né ti giustifica a disobbedire... ti assicuro che l'abate conosce il tuo valore e un giorno magari sarai maestro in qualche scuola cattedrale...” “Non mi basta!” Esclamò con rabbia Pier. “Voglio di più! Se avessi ambito solo ad una cattedra, allora non sarei entrato...” “Dove?” Avvicinandosi a lui Guglielmo. “Dove, Pier? Qui, in seminario forse? Questo intendevi? E' questa dunque la tua vocazione?” “Ti prego, lasciami solo...” allontanandosi di un passo Pier “... devo meditare...” “Cosa ti succede, Pier?” “Mi farà bene stare un po' da solo...” “D'accordo...” annuì Guglielmo “... ti lascio però qui il Codice di San Rocco... sopra vi è una sorta di indovinello, di arcano... l'abate vuole che tu lo risolva... fa parte della traduzione...” Pier gettò uno sguardo sul libro, senza dire nulla. “Va adesso...” dopo un istante. “A stasera, Pier...” a capo chino Gugliemo “... pregherò per te...” ed uscì, lasciando l'altro solo con i suoi demoni. Pier allora aprì il libro e lesse le parole dell'arcano: “Alcuni vi abitano. Vi si assiste in teatro. Si può trovare in casa. Si può vedere in Chiesa. Può essere di vari colori.” Il frate però, avvilito ed arrabbiato, chiuse il libro. “Maledetti...” ringhiò “... maledetti... renderei...” esitò “si... renderei anche corpo ed anima al demonio pur di... pur di veder trionfare il mio vero valore... vivere per ciò che sono nato!” Poi giunse la notte, con le sue angosce e i suoi tormenti. E vinto dalle sue inquietudini, Pier uscì di nascosto, incamminandosi fuori dal convento. Camminò per un'ora, fino a quando udì il cigolio di un carretto. “Buon frate...” ad un tratto una voce “... buon frate, vi occorre una delle mie penne?” Era un vecchio che trainava un carretto. “Non mi occorre nulla.” Con indifferenza Pier. “Oh, ma io ho tante belle penne, buon fraticello.” “Non mi servono.” “Piume finissime, pennini leggeri e precisi...” mostrando la sua merce il vecchio “... altre poi fatte di osso e peltro... per non parlare dei miei calamai, in pelle, sughero e legno...” sorridendo. “Mi hai forse preso per uno scrittore?” Con ira Pier. “Prendi il tuo carretto e lasciami in pace, vecchio.” “Perchè mi maltratti, frate?” Fissandolo il vecchio. “Io ti offro merce rara.” “Le tue stupide penne merce rara?” Pier a lui. “Ne ho tante altre e mi hanno dato solo delusioni se vuoi saperlo.” “Non sono penne la mia offerta, frate...” “Sei pazzo, vecchio.” “Sono merce rara, ti ho detto...” Pier lo guardò in silenzio. “A te cosa serve?” Continuò il vecchio. “Io lo so...” “Tu non sai nulla...” “Oh, si...” annuì il vecchio “... a te mancano due cose... la Fede ed un vero amico...” “Cosa vuoi da me, dannato?” “La Fede, ahimè, non posso dartela” ridendo il vecchio “ma la mia amicizia si...” “E cosa dovrei farmene?” “Oh, un amico è un tesoro...” rispose il venditore di penne “... lo rimpiangerai invano in futuro, dammi retta...” “Vattene...” “Un amico che perori la tua causa...” “Che causa?” “Quella che riconoscerà il tuo valore...” “Chi sei tu?” Meravigliato Pier. “Un amico, te l'ho detto...” “Come fai a sapere che...” “Un amico vero sa tutto...” lo interruppe il vecchio “... dammi retta, accetta la mia amicizia... io ti sarò amico qui e tu, poi, mi sarai amico di Di Là...” “Non mi interessa cosa accadrà dopo...” “Allora accetta la mia amicizia!” Esclamò il vecchio. “Firma questo patto fraterno tra noi...” “Firmare?” Turbato Pier. “Si...” ridacchiando il vecchio “... vedi che ti occorre una penna? Le tue, quelle che usi ogni giorno, sono nel convento e qui ora non possono esserti utili... prendi una delle mie e firma...” Il rintocco della campana suonò all'alba, salutando il nuovo giorno. E Pier si destò a quel rintocco. Era nel suo letto. Accanto a sé vi erano il libro portatogli da Gugliemo per risolvere l'enigma ed una penna. Ma quella penna era diversa. Non era nessuna delle sue. Nessuna di quelle penne con cui Pier aveva lavorato a tanti Testi Sacri fino a quel giorno. E voi, dame e cavalieri di Camelot, sapete risolvere l'arcano contenuto nel Codice di San Rocco? https://33.media.tumblr.com/c7037877...17mio1_500.jpg |
Devo dire che mi piace molto come più di una volta vi siate riferito al nuovo gdr definendolo "imminente".. :smile_lol:
Lo scenario che descrivete è ancora una volta avvincente e complesso. Quanto all'enigma.. non so, ma così, a istinto a me viene in mente Opera. - Una mia carissima amica, ad esempio, abita ad Opera - A teatro si può assistere all'opera lirica - A casa trovare un'opera letteraria - In Chiesa vedere un'opera d'arte - Che spesso è di vari colori |
Che storia affascinante ..ricorda il nome della rosa ..magari l`amico della penna era proprio il diavolo.
Tornando all'enigma..provo con tenda. |
Mmm... sapete sempre come farci spremere le meningi, Sir Guisgard, devo riconoscerlo :) provo con "candela". Alcuni vi abitano, poiche` se non sbaglio e` un comune in provincia di Foggia, si trova a casa e anche, anzi soprattutto, in Chiesa, puo` essere di vari colori. Per il teatro non so proprio......:confused2:
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Lady Gwen andate alla grande..io so già la mia risposta è sbagliata..dal teatro...anche se chi assiste alla chiusura del sipario vede la tenda.
Per il resto..alcuni possono vivere in tenda, la tenda sta in casa, può essere di vari colori..in Chiesa solitamente nel confessionale vi è una tenda a celare il diacono..qualche Chiesa ha nel tabernacolo una tenda per ricordare l' originario tabernacolo ebraico fatto di tende. Pure la vostra risposta lady Clio ha un ché di giusto...pensate se la risposta è esatta dovete ringraziare il caso visto avete proprio una amica che abita ad Opera..ma posso sapere dove si trova? |
Citazione:
Ma vi dirò che l'ultimo indizio mi lascia molto perplessa... Comunque, Opera è una cittadina dell'Hinterland di Milano... Dove c'è il Carcere di Opera, per intenderci :rolleyes: |
Vicino Milano quindi..ah un carcere:confused_nervous_sh...l'ultimo indizio dite? Eppure mi sembrava una risposta giusta..opera a colori?..un quadro ad esempio.
Qualcuno indovinera'....e lo batteremo ;) |
Vedo che ci sono già diverse risposte :smile:
Beh, devo dire che quelle di lady Altea e di lady Gwen, purtroppo, non riescono a soddisfare tutti gli indizi. Mentre quella di lady Clio... eh, vedo che riesce ad abbinarsi con successo a tutti e cinque gli indizi! Ed infatti la soluzione all'arcano di oggi è proprio “Opera” :smile_lol: Siete stata rapida e bravissima, milady! Vi faccio i miei più vivi complimenti :smile_clap: |
Eh, allora dovrò come minimo offrire una birra alla mia amica di Opera oltre a ringraziare il caso! ;)
Grazie dei complimenti, milord.. :smile_lol: |
Complimenti Milady!!!!!!!:smile_clap:
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Grazie Milady.. Troppo buona... :smile_lol:
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Complimenti lady Clio..
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Grazie Lady Altea.. :smile:
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Il romanzo satirico, sebbene diffusosi in ambienti meno nobili della Capomazda medioevale, ebbe comunque nel ducato dei Taddei una diffusione molto ampia e considerevole.
Questo grazie soprattutto agli ambienti popolari nei quali prese piede, come taverne, piazze, feste di paese e durante gli spettacoli itineranti di bardi e cantori. In essi vi era racchiusa una saggezza popolare, immediata e lungimirante, di facile comprensione e ricca di motti e proverbi. Il linguaggio era quello volgare usato dalla gente comune, ma anche dalla nuova classe dei mercanti e degli artigiani, vivace ed audace, che aiutò non poco questo genere letterario a diffondersi sempre più e in ambienti pian piano più socialmente rilevanti. Spesso i protagonisti di tali opere erano animali umanizzati, che tra l'ironica rappresentazione di un mondo nobile e cavalleresco mostrava vizi e virtù dei grandi personaggi del tempo. Uno dei romanzi satirici più diffusi fu senza dubbio “Bacco, Venere, il dado e il Primo Cavaliere”, opera anonima, con protagonisti appunto degli animali umanizzati. E tra essi, rappresentato come una volpe, vi era il più famoso cavaliere dell'intera letteratura Capomazdese: sir Guisgard. Ironizzare su uno dei simboli dell'alta letteratura di corte Capomazdese equivaleva, per l'anonimo e satirico autore, a prendersi gioco di quel mondo così inarrivabile, per il popolo comune, che era appunto quello aristocratico e cavalleresco. Riportiamo qui una delle scene più famose dell'opera, dove il nostro eroe, rappresentato come una simpatica canaglia, viene sorpreso da un marito geloso mentre gioca a carte in una taverna. E per salvarsi dalle ire dell'Otello di turno, il nostro “Primo Cavaliere ed Amante Perfetto”, decide di proporre una scommessa. Guisgard allora lo fissò, sorridendo beffardo, per poi cominciare a mischiare le carte. “Vi propongo una scommessa...” disse fissandolo. “Uno dei tuoi soliti trucchi!” Sbottò il marito geloso. “Ma non ti salverai dall'avere una bella lezione, canaglia!” “No, una scommessa seria.” Fece il cavaliere. “E con tanto di testimoni.” Indicando i presenti. “Sentiamo...” mormorò l'uomo. “Dunque...” spiegò Guisgard “... per prima cosa mettiamo ciascuno una moneta sul tavolo... ecco il mio Taddeo d'argento...” E anche il Giangiotto di turno mise un Taddeo d'argento sul tavolo, sopra a quello di Guisgard. “Poi ecco sul tavolo tre coppie di carte...” continuò il Primo Cavaliere “... una coppia di assi... una coppia di fanti... ed una di cavalieri...” “Ebbene?” Guardandolo l'uomo. “Ora vediamo chi pesca la coppia che vale di più...” ridendo appena Guisgard “... vi do il vantaggio di fare la prima mossa... scegliete pure la coppia che volete.” “Comincio io?” “Certo.” Annuì il cavaliere. “Potete scegliere una qualsiasi delle coppie sul tavolo.” “Allora è facile!” Esclamò l'irascibile marito. “Scelgo la coppia di assi, naturalmente! E' quella più alta!” Trionfante. “Bene.” Divertito Guisgard. Ma alla fine, nonostante l'altro avesse scelto la coppia di carte dal valore più alto, le due monete finirono comunque nelle tasche di Guisgard. Dame e cavalieri di Camelot, sapete spiegare come sia riuscito Guisgard a vincere le due monete? http://fc08.deviantart.net/fs49/f/20...paulie_nka.jpg |
Non sono brava a carte, vedo la immagine,fosse Guisgard ha vinto per quel asso di cuori assieme al cavaliere di cuori.:confused:
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Poiche` il valore e` decrescente e andando quindi a ritroso (dal re fino all'asso) i cavalieri hanno valore maggiore e l'asso minore...?
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Eh, stavolta credo proprio di essere arrivata tardi, visto che anche io credo che siano i cavalieri la carta più alta.
I valori delle carte, sopratutto dell'asso, variano da gioco a gioco. E forse il marito geloso non ci ha pensato. (Come dargli torto, avrà avuto altro per la testa! :rolleyes:) Evidentemente la simpatica canaglia stava giocando a Scopa e non, che so, a Briscola, a Poker o a Scala 40. O comunque a un altro gioco, che magari non conosco, dove l'asso non è la carta più alta. |
Diciamo che si deve andare molto a intuito se non si e` esperti di carte :) come me, ad esempio ahah :)
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Citazione:
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Salve a Voi Dame......siete tutte bravissime....ma il gioco delle carte ha attirato la mia attenzione......come infatti dice lady Clio....non so a che gioco stia giocando Sir Guisgard...perchè l'Asso ha il valore piu' alto rispetto alle figure...a meno che non faccia parte di una scala...che va dal 2 in poi.....Quindi Guisgard..puo' vincere su una coppia di assi o figure...avendo una doppia coppia o un tris fosse anche di due......
Mi chiedo a che gioco..state giocando Sir..?......:neutral_doh: |
Infatti..lady Elisabeth..se si legge la fine, Sir Guisgard dice il marito non ha vinto sebbene avesse avuto le carte più alte del mazzo e quindi gli assi.:sad_wa
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Mie deliziose e cortesi dame, in effetti, come egregiamente spiegato da lady Elisabeth, il marito geloso ha scelto bene, essendo gli assi di valore più alto rispetto alle altre carte sul tavolo.
Dunque, ahimè, le vostre risposte non sono esatte. Ma vi lascerò un piccolo aiutino: per risolvere questo enigma non occorre essere esperti in fatto di giochi con le carte... :smile: |
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