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Così, appartatasi, Clio poté assistere a tutta la scena che seguì l'uscita del principe Ardena sul campo del Palio.
Uno squillo di tromba e la giostra cominciò. I primi a competere furono ser Maganzano dell'Oca che sfidò proprio il principe. I due contendenti raggiunsero i lati opposti dello spiazzo. Impugnarono i loro spadoni di legno e al segnale dei Marescialli di Campo partirono al galoppo, caricando l'uno contro l'altro. Calò il silenzio dalle tribune e si udì solo l'incedere poderoso dei sauri sospinti dagli speroni che i cavalieri affondavano nei loro fianchi. E quando finalmente la loro corsa terminò con un vigoroso impatto, il rumore degli spadoni fu udito fin sulle platee più distanti. L'esito della gara non fu subito chiaro, visto la gran quantità di polvere che i cavalli avevano sollevato. Alla fine però, emersero due sagome. Il principe ancora in groppa a Pestifero e il cavallo di Maganzano. Questi però era a terra, nella polvere. E ci fu il boato dei Panterini che salutarono festosi la vittoria del loro campione. “Dannato Maganzano...” disse Guidaux vedendo quella scena “... dannato! Spero si sia rotto l'osso del collo, altrimenti sarò io stesso a spezzarglielo!” Giacomo continuava invece a restare in silenzio. Poco dopo sul campo scesero altri due cavalieri. Uno di questi era Yrko e sfidava il campione dell'Istrice. |
Ero rimasta in disparte e in silenzio per tutto il tempo, nel padiglione... ero contrariata.
Non che non volessi aiutare quelle persone o che non mi dispiacesse che Chanty fosse tanto nel caos, o che il principe fosse scomparso... ma continuavo a pensare che quella messinscena fosse avventata e pericolosa sotto troppi aspetti. Guisgard tuttavia se la cavò bene: riuscì a montare il cavallo del principe e a farsi portare la spada... e sembrava davvero che nessuno dei contradaioli nutrisse alcun sospetto su di lui, al momento... e per questo tirai un sospiro di sollievo. Fu uscendo dal padiglione che vidi ancora quella ragazza... quella la cui voce mi aveva incuriosita poco prima: parlò con uno dei contradaioli e poi si defilò oltre o palco laterale... la seguii con lo sguardo, senza riuscire a togliermi dalla mente l’idea che non assomigliasse affatto a tutti gli altri abitanti di Chanty... Salendo sul palco, tuttavia la persi di vista. Citazione:
‘Non credere che questo sistemi tutto, signor Taddei...’ pensai tra me, fissandolo intensamente mentre lo facevo ‘Continuo a pensare che sia una pazzia... e tu...’ Sospirai, vagamente rassegnata, e strinsi appena gli occhi... “Sta’ attento...” articolai lentamente con la bocca, ma senza emettere un suono, fissandolo... poi tornai al mio posto. E tuttavia, appena pochi istanti dopo, vedendolo colpire tutti gli stendardi degli sfidanti, non potei che pensare che la prudenza non fosse proprio nelle sue corde... e mi sentii male. Citazione:
Poi li avevo riaperti lentamente... quella nuvola di polvere... l’attesa... l’ansia... l’agitazione... tremavo e mi sentivo come pietrificata, tanto ero immobile... Poi lentamente la nube si dissolse ed io scorsi la figura di Guisgard ancora in sella... tirai un sospiro di sollievo... sorrisi, allora, ed esultai insieme agli altri. |
Quella voce...eppure era uguale a quella sentita l'altra notte e poi anche la porta era la stessa..sospirai.
Sempre accanto alla porta..."No, non ho mai conosciuto il principe in persona, ma ho parlato coi contradaioli della Pantera al Palio." Ci fu un momento di silenzio.."E non mi hanno creduto, eppure da quel che ho capito il Principe Ardena suona la ocarina e quando ho detto ciò che avvenne qui, qualcuno mi credette, altri mi ritennero una spia purtroppo e mi cacciarono..e Pestifero, il vostro cavallo..non ha voluto gareggiare senza di Voi..Principe". Vi era sempre silenzio e continuai.."E per finire le vostre interminabili domande...sono qui portata per caso o con l'inganno non lo so. Ma sono rinchiusa in una stanza, sono venuta qui di nascosto e se mi scoprono sono guai per me..ora avrete capito penso. Hanno incarcerato la persona che stava con me senza motivo". |
“Allora” disse quella voce ad Altea “mi chiedo... perchè fate tutto questo? Ammesso pure che io sia il principe... ma voi perchè siete qui, oltre questa porta, a rischiare tutto per uno sconosciuto? Uno sconosciuto che, se anche fosse il principe, non può certo avanzare diritti su di voi. Non sono il vostro sovrano e voi non siete tenuta ad essermi fedele e leale. E poi l'avete detto voi stessa... hanno incarcerato senza motivo la persona che stava con voi... e anche voi correte un gran rischio ora... allora... perchè state facendo tutto questo per me?”
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Guisgard aveva vinto il suo scontro ed il pubblico aveva festeggiato con gioia quel verdetto.
Subito dopo, come detto, sul campo scese Yrko e anche lui ebbe la meglio contro il suo avversario, il campione dell'Istrice. E così continuò la giostra, con scontri avvincenti e mozzafiato, fino a quando restarono solo due cavalieri a contendersi la vittoria: proprio Guisgard e Yrko. Si concluse allora la prima parte della giostra, per continuare poi nel pomeriggio, dopo un po' di riposo per i due campioni. Guisgard raggiunse il suo padiglione, con un seguito di scudieri e paggi pronti ad offrirgli i loro servigi. Lo spogliarono dell'armatura, gli prepararono un bagno ristoratore ed offrirono indumenti nuovi al loro signore. Ma questo loro zelo era dettato anche dalla grande curiosità di vedere da vicino il principe. E nel vederlo, nessuno fra loro ebbe dubbi sulla sua identità. Sugli spalti, intanto c'era attesa. Carlo si avvicinò a Talia. “Non abbiate paura...” disse “... si sta dimostrando molto abile... vedrete che andrà tutto bene...” Poco dopo uscì dal suo padiglione Yrko. Il campione dell'Aquila prese subito posto in campo, passando sotto la tribuna in cui stavano Guidox, Giacomo e gli altri Rossi. Tra loro ci furono sguardi d'intesa. E questo causò tra Carlo e Sanion, che erano seduti vicino, con Talia nel mezzo a dividerli, sguardi invece di preoccupazione. Poi uno squillo di tromba annunciò il ritorno sul campo del principe, seguito dal boato del pubblico. |
" Sebbene la proposta celata sia molto allettante mio Signore...credo che tra un po.....ci saranno le scintille li' fuori...e visto che sono la tua datrice di lavoro......dammi una mano con questo vestito infernale..."........Sentii Gem ridere di cuore.....e darmi una mano con l'unica mano disponibile, come diavolo si vestivano...e se fosse scoppiata la guerra improvvisamente ?........ecco...fatto...il vestito fu infilato....." Avanti......amante insaziabile....cerchiamo di vestrirti...."....gli diedi un bacio...e quando fummo pronti......mi ritrovai fuori dalla tenda......c'era pioppo vicino ad un uomo...il palio era gia' iniziato......era Milord..." Gem...li' c'e Milord...dobbiamo raggiungerlo a tutti i costi....mi sento il fiato di Soldere ancora sul collo...".....e cosi' facendo un cenno del braccio a Pioppo e a Milord..cercammo di raggiungerlo ...........
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Dal mio angolino appartato, lontano da sguardi indiscreti, osservai attentamente il susseguirsi degli eventi.
Sempre protetta dal cappuccio, nascosi comunque ogni reazione. Eppure le emozioni erano tante e diverse. Alla fine della prima parte della giostra erano rimaste solo le due contrade rivali. "Era inevitabile" pensai. L'attesa fu snervante e mille pensieri di affacciarono nella mia mente, finché, finalmente, il palio non ricominciò. Era la prova finale, lo scontro definitivo, osservai i cavalieri scendere in lizza, e trattenni il fiato, sperando per il meglio. |
Rimasi ad ascoltare quelle frasi...egli in fondo aveva ragione e io stavo rischiando molto.."Si è vero potete essere un principe o un contadino..però la prima volta che venni qui fui trascinata dalla vostra ocarina e il suo soave suono e tutto questo mi incuriosì. Poi il caso volle che al Palio..parlai con i contradaioli della Pantera e captai nella mia mente che forse il prigionerio eravate voi..il Principe Ardena. E io trovo ingiusto tutto questo, poichè mi sento pure io prigioniera e i contradaioli...si rammaricavano che Voi non foste al Palio". Rimasi in silenzio aspettando sua risposta.
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Tutto era pronto per l'esito finale della giostra.
I due campioni stavano opposti l'uno all'altro e l'attesa del pubblico diventava sempre più vibrante. Uno squillo di tromba ed i due contendenti si lanciarono velocissimi in quello scontro. Yrko puntò diritto con lo spadone contro l'elmo di Guisgard, cercando un punto vitale da colpire. L'altro invece fintò di mirare al capo del rivale, per poi cambiare bersaglio poco prima dell'impatto, arrivando così a tirare un fendente contro la spalla di Yrko, che era meno protetta dal suo scudo. L'impatto fra i due fu terrificante. Il signore di Bumin vide frantumarsi il suo spadone sullo scudo del principe, mentre questi invece, colpendolo alla spalla, lo fece barcollare forte. E non essendoci selle o staffe, escluse per tradizione dal Palio, Yrko perse subito l'equilibrio, ritrovandosi nella polvere. Ma nel cadere, il suo spadone, spezzato, si conficcò proprio sotto il suo elmo, lacerandogli il collo ed uccidendolo sul colpo. Il boato della folla salutò la vittoria del principe ed i panterini esultarono senza fine. Guidox, invece, nel vedere il trionfo di quello che credeva essere Ardena, tirò un pugno sul suo seggio, spaccandosi il polso. Giacomo, al contrario, non tradì emozioni, osservando con attenzione quel cavaliere. I contradaioli della Pantera invasero allora il campo e raggiunsero il loro campione col suo fedele sauro. Lo portarono così in trionfo sotto le tribune. Ma mentre tutti festeggiavano raggianti, Guisgard si accasciò improvvisamente su Pestifero, per poi perdere i sensi. “Sua Maestà...” gridò uno dei contradaioli che lo reggevano “... Sua Maestà...” “Cosa accade al principe?” Urlò Ippio. “E' ferito!” Gridò quel contradaiolo. Infatti una delle schegge dello spadone di Yrko si era conficcata nel suo fianco. Lo portarono allora subito nel padiglione. E la paura scese su tutto il campo. |
Capitolo VII: Il segreto di Chanty
“Oltre lo specchio si possono credere cose impossibili: basta che vi esercitiate una mezz'oretta ogni mattina e vedrete che presto riuscirete a credere anche sei cose impossibili prima di colazione.” (Lewis Carroll, Alice attraverso lo specchio) Agli ordini, signora datrice di lavoro...” disse Gem sorridendo. Poco dopo, Elisabeth e il pilota furono così pronti. Avevano indossato quegli abiti fra sguardi, sorrisi, carezze e baci reciproci. Ma tutto fu per un breve tempo. “Eh...” sospirò Gem “... sul più bello dobbiamo andare... vabbè...” ridendo poi lui. Uscirono e trovarono con Pioppo una loro vecchia conoscenza. Era Milord. I due li raggiunsero e subito l'uomo, riconoscendoli, li salutò con garbo. Gem spiegò però che non erano lì per il Palio. “Ah, no?” Stupito il nobile. “E per cosa allora?” Ma proprio in quel momento iniziò lo scontro decisivo tra il principe Ardena e Yrko. Scontro che si concluse con la vittoria del primo sul secondo. Poi il principe perse i sensi e ferito fu portato nel suo padiglione. E ci fù il caos generale. “Per Belzebù!” Esclamò Milord. “Pioppo, va a vedere cosa è accaduto al principe! E portami presto sue notizie!” E il servò obbedì. E attorno a loro vi era gran confusione. http://www.hotflick.net/flicks/2010_...nchett_014.jpg |
“La mia ocarina...” disse l'uomo prigioniero ad Altea “... si, infondo è l'unica cosa che mi è rimasta... il mio unico tesoro... una cosa è certa... se davvero sono un principe, lo sono ormai dell'usignolo e dell'allodola, che con il loro canto scandiscono il tempo e l'alternarsi del giorno e della notte... allora suonerò per voi ogni sera... suonerò in modo che possiate sentire la mia ocarina dalla vostra camera... voi siete corsa in mia aiuto... non i cavalieri di questo regno, o i suoi arcieri e i suoi fanti... ma voi, una donna... no, forse non sono più davvero un principe... forse non sono niente se non colui che suona quest'ocarina... e voi siete la mia unica speranza... ditemi... avete detto di essere prigioniera anche voi qui... dunque siete impossibilitata a lasciare il castello? Oppure pensate ci sia un modo per voi di uscire da qui?”
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In quelle parole sentivo della tristezza e del rammarico...e poi quel meravigliarsi che una donna venisse in suo aiuto...ma non eravamo nel 2013.
"Io vi chiamerò Principe Ardena e ogni sera mi allieterò del suono della vostra ocarina..e Voi potete chiamarmi Altea, Maestà. Non dovete pensare che vi hanno abbandonato, perchè i contradaioli della Pantera non sanno affatto dove voi vi trovate e quando io ho raccontato di Voi...alcuni non mi hanno creduta." Poi quella domanda a bruciapelo..come uscire da questo castello..."Non saprei come uscire Principe..ho provato perfino a scendere dalla finestra e..sono stata azzannata al collo da un molosso..voi avete qualche idea?" |
Restai ammutolita ad osservare lo scontro, col fiato sospeso e il battito del cuore sempre più forte, per quanto non lo dassi a vedaere.
Ma quando poi vidi Yrko cadere a terra, non potei più trattenermi, mi alzai in piedi, di scatto e portai le mani al volto. La vista mi stava forse ingannando? Era caduto per davvero? Non potevo crederci, avevo sperato, sì, ma i dubbi e la paura erano tanti. Quando vidi che il campione dell'aquila non si rialzava, lasciai cadere il cappuccio e sorrisi. "Non è possibile.." mormorai tra me "..non può essere vero!". Non avevo nulla da temere, pensai, benedicendo la mia malfidenza che mi aveva tenuto lontana dal padiglione dell'Aquila così come dalle tribune. Poi, accadde ancora qualcosa, e per poco non proruppi in un grido. Anche il principe era ferito, anche lui era caduto a terra. Vidi i contradaioli prendersi cura di lui e mi precipitai al padiglione della Pantera. Nonostante l'aria di festa durata pochi momenti, ora il caos regnava sovrano e sul volto di ogni contradaiolo si poteva scorgere preoccupazione e ansia. Lasciai in un angolo la sacca ormai inutile col vino drogato e le mappe e corsi a chiedere se potevo essere d'aiuto in qualche modo. |
La prima parte degli scontri si era terminata e Guisgard stava bene, tirai un sospiro di sollievo...
Citazione:
“Avete un bel coraggio, voi...” sussurrai “Sì, avete proprio un bel coraggio... Spero, almeno, che questo servirà!” Gli lanciai un’occhiata torbida... non ero arrabbiata con lui, una parte di me poteva anche capirlo in fondo: lui voleva solo salvare il suo principe ed il suo regno... ma io ero preoccupata per Guisgard e mi seccava che i loro piani dovessero per forza mettere lui in pericolo. E fu un quel momento che suonò la tromba: erano rientrati nel campo... Lo scontro fu duro... d’istinto chiusi gli occhi all’impatto... ma poi sentii grida di gioia intorno a me e di festeggiamento. Inspirai profondamente... fu un sospiro di sollievo... ed il mio core riprese a battere... aprii gli occhi e lo vidi tra gli uomini della contrada che già lo avevano raggiuto, accerchiandolo e portando con loro, spinti dalla loro gioia, tanto lui che il cavallo... sorrisi, raggiunte... e tuttavia il sorriso mi si gelò sulle labbra appena un istante più tardi... Citazione:
Per un attimo rimasi immobile, impietrita dall’orrore... i miei occhi lo videro accasciarsi e venire raccolto, lo seguirono mentre veniva portato al padiglione e rimasero immobili sui tendaggi mentre un denso silenzio calava sul campo... tremai e dovetti fare appello ad ogni pur minimo briciolo di lucidità rimastomi per non sprofondare nel terrore... lentamente mi voltai e gettai in faccia a Carlo lo sguardo più truce che possedevo... “Farete bene a pregare che stia bene!” esclamai dura “Farete bene a pregare, o io...” Ma non finii la frase: senza aggiungere altro e senza guardare nessuno in faccia, lo oltrepassai, scesi dal palco in fretta e mi diressi verso il padiglione della Pantera. E, raggiuntolo, trattenendo un piccolo sospiro per non perdere il controllo, entrai. |
Nel padiglione della Pantera c'era il caos.
Agitazione, inquietudine, sgomento, paura. Tutti correvano avanti e indietro, mentre il principe fu messo su un lettino ed avvolto nelle coperte. La ferita aveva infatti già causato un'infezione e la febbre era salita velocemente. In quel momento arrivò Clio. “A meno che non siete un medico” disse Ippio alla ragazza “temo che potete fare ben poco, come tutti noi... andate piuttosto dalle donne sul retro del padiglione e fatevi dare acqua calda e qualche panno pulito... bisogna lavare la ferita o si infetterà ancora di più...” si voltò verso Marzio “... il dottore arriva, stramaledizione?” “Devono condurlo qui i Marescialli di Campo...” fece il ragazzino “... è la regola... ma ancora non si vedono...” “Potete giurarci...” mormorò Bariel. “Cosa?” Fissandolo Ippio. “Guidox si sarà di certo preoccupato di far tardare i medici di campo...” rispose il vecchio “... è naturale...” “Dannato!” Ringhiò Ippio. “Lo ucciderò con le mie stesse mani se succede qualcosa al principe!” In quell'istante arrivò nel padiglione Talia e subito dopo di lei anche Carlo e Sanion. |
Annuii alle parole di Ippio.
Aveva ragione, non ero un medico, ma avrei fatto il possibile. "Corro immediatamente.." Lo salutai con un cenno e raggiunsi il retro in un attimo. "Presto, servono acqua calda e bende per disinfettare la ferita di Sua Maestà.. Cioè per lavarla, ecco..." Dissi a una delle donne che erano lì. Mi chiesi se nel XVI secolo si usasse già il termine disinfettare, ma immaginai di no. Poi alzai gli occhi al cielo chiedendomi che utilità avesse quel pensiero, in un momento così frenetico. Davvero non riuscivo a bloccare i pensieri, nemmeno in circostanze come quelle. Scossi la testa e mi avviai di nuovo verso il padiglione, stando attenta a non far cadere l'acqua, maldestra com'ero. Avevo ascoltato di sfuggita il discorso sul dottore. "Ecco le bende e l'acqua.." Dissi ad Ippio "..non credo ci sia tempo da perdere, anzi... Beh se i marescialli di campo sono agli ordini di Guidox siamo spacciati, non si può trovare un altro medico? Magari c'è un contradaiolo nei paraggi che lo è..". Guardai Ippio senza allegria "..intanto pulire la ferita ed evitare infezioni è l'unica cosa che possiamo fare, l'avete detto voi..". |
Trascorsero alcuni istanti senza che nessuno dei due parlasse.
“Forse” disse finalmente quella voce oltre la porta, rompendo finalmente quel silenzio fra loro “c'è una possibilità, sebbene remota e pericolosa, Altea... se siete qui, davanti alla mia cella, significa che, sebbene prigioniera, potete comunque circolare per il castello... allora, quando non ci sarà nessuno, recatevi nelle cucine... attendete che cuochi e servi siano andati a letto e poi raggiungete la dispensa... appena dentro contate sette mattonelle davanti a voi e poi altre sette verso destra... l'ultima mattonella, quella contro la parete, non è fissata con la calce... sollevatela e sotto troverete uno spazio... dentro ci sono varie boccettine, utilizzate da un alchimista al servizio del vecchio proprietario del castello... tra esse cercate quella che reca sull'etichetta Sonno di Morte... prendetela per voi e quando sarete in camera bevetela tutta prima di dormire... però assicuratevi di avere con voi un taglierino o un piccolo pugnale, che nasconderete con cura nei vostri abiti... la boccettina contiene un siero che vi causerà una morte apparente... al mattino, quando vi troveranno, sentenzieranno la vostra morte... vi chiuderanno in un sacco e vi porteranno fuori dal castello... i Rossi hanno disposto che le sepolture non debbano essere poste all'interno della città, per paura che i sacerdoti celebrino messe per i defunti... i servi di Yrko però non si scomoderanno a portare il vostro corpo oltre le mura cittadine e lo butteranno invece nel fiume Elsa... qui a contatto con l'acqua voi riprenderete i sensi... col taglierino vi libererete dal sacco e nuoterete poi fino alla sponda del fiume... una volta che sarete al sicuro, se riuscirete a trovare qualcuno disposto a credere alla mia storia, allora forse io sarò salvo... se invece nessuno dovesse credervi, voi sarete comunque libera ed io così avrò pagato il mio debito con voi, mia generosa amica...” |
Entrai nel padiglione e mi guardai intorno, colpita da quel viavai e da tutta quella confusione.
Guisgard era al centro, disteso su un tavolo ed avvolto in alcune coperte... era pallido e privo di sensi... mi accostai lentamente al tavolo, combattendo contro il terrore che stava cercando di impadronirsi di me... eravamo giunti lì da soli... eravamo lontani da casa e da qualsiasi ospedale come si deve... eravamo in un’epoca nella quale per ferite del genere... non finii quell’ultima frase: non potevo. Lo avevo raggiunto, intanto, e dovetti appellarmi a tutta la mia forza di volontà per abbassare gli occhi sul suo volto... non vedevo niente intorno a me, non sentivo niente... e riuscivo a pensare solo che eravamo stati due incoscienti... due folli... ma che cosa credevamo di poter fare, lì? Cosa credevamo di trovare? Chiusi gli occhi, tentando di placare quei pensieri che, adesso, erano inutili... Li tenni chiusi per lunghi momenti, poi li riaprii lentamente e, inspiegabilmente, mi sentii fredda e calcolatrice, analitica. Sollevai una mano e la poggiai su di lui, sulle coperte sul suo petto, avvertendo il metallo della cotta di maglia che ancora indossava... “Toglietegli questa roba di dosso...” dissi a coloro che mi erano più vicini, in tono piatto, ma senza guardarli “Deve poter respirare e non può farlo con tutto questo metallo... è pesante! E poi datemi dell’acqua, pulirò io la ferità...” Mi rimboccai le maniche dell’abito, quindi, e mi lavai le mani con un catino che mi veniva porto... ero nata nel ventesimo secolo, dannazione: dovevo saperla pulire, una ferita... dovevo! |
Clio portò così, come le aveva detto Ippio, acqua calda e panni puliti per lavare quella ferita.
Tuttavia il dottore del campo continuava a tardare e allora Talia, facendosi coraggio, si avvicinò a Guisgard, sempre steso senza conoscenza su quel lettino, e cominciò a dare indicazioni su cosa fare agli altri. “Fate come vi dice.” Disse Carlo a tutti loro. Così, Clio, Ippio, Marzio e gli altri contradaioli seguirono alla lettera le indicazioni della ragazza. Talia allora, una volta fatta togliere la cotta di maglia al falso principe, cominciò a lavare con cura la ferita. Era una brutta ferita, profonda e Guisgard aveva perso molto sangue. Alla fine, pulita la lacerazione, strette bende la ragazza strinse attorno ai fianchi del cavaliere. “Almeno il necessario, per ora è fatto...” fece Carlo prendendo in disparte Sanion “... se non altro abbiamo scongiurato l'infezione... ma serve un medico...” “Forse restare qui è inutile...” mormorò il barone “... meglio portarlo in un luogo più tranquillo e nel frattempo cercare un medico per curarlo...” Carlo annuì e si voltarono entrambi a fissare Guisgard steso su quel letto senza conoscenza. E al suo capezzale c'erano Talia che gli aveva pulito la ferita e Clio. “Non...” cominciò a mormorare Guisgard nel delirio della febbre “... non vi... tradirò... non mi... scopriranno... sarò... Ardena...” aggiunse ansimando. E queste confuse parole furono udite solo da Talia e da Clio che erano accanto a lui. Ma ad un tratto qualcuno entrò nel padiglione. http://farm5.staticflickr.com/4153/5...65a1eb41_z.jpg |
Tolta la cotta di maglia, la ferita si era mostrata subito per ciò che era: una profonda lacerazione, resa peggiore dalle schegge di legno e dai brandelli di stoffa.
Impiegai molto tempo per pulirla con cura, rimuovendo ogni corpo estraneo, per poi lavarla con l’acqua calda... facendomi aiutare, poi, gli strinsi una lunga fascia intorno al fianco, perché smettesse di sanguinare. Poi rimasi a fissarlo, sfiorandogli appena la spalla. Ero stupita di me stessa... io che avevo sempre avuto orrore del sangue e terrore delle ferite, come potevo aver fatto quel lavoro? Però quella era una situazione diversa. D’un tratto, poi, parlò... Citazione:
Aveva parlato piano, ansimando... ma io avevi sentito nitidamente ciò che aveva detto ed ero certa che anche la ragazza che era accanto me, e il cui aiuto mi era stato così prezioso nel pulire la ferita, avesse potuto udirle... ed erano parole che non lasciavamo molto adito a dubbi o a interpretazioni... che ne sarebbe stato di noi, se i contradaioli avessero intuito che quello non era il loro principe? Come l’avrebbero presa? Che ne sarebbe stato di Guisgard, in quelle condizioni? In preda al terrore, dunque, spalancai gli occhi e li sollevai su di lei... ero quasi incapace di parlare. |
Sorrisi a quella ultima parola...mia generosa amica..cosi mi aveva chiamata.
"Farò il possibile affinchè il vostro piano, principe, vada a buon fine..cosi sarete libero pure voi..e anche Daiz, il ragazzo che si trova qui con me. E soprattutto che vinca la giustizia. Ora provo a scendere..sembra stranamente silenzioso il castello e voi..suonate suonate Principe Ardena affinchè non si odano i miei movimenti...a presto". Così mi allontanai dalla porta di ferro e lentamente camminai fino a dove ero venuta e mi avvicinai alla mia camera, il piano era ottimo ma richiedeva attenzione e molti passi cauti...sperando che mi fossi svegliata dopo aver bevuto l'antidoto. Il coltello già lo avevo poichè lo avevo trovato nella sacca di Daiz. Stranamente mi accorsi che il castello era deserto..come addormentato, come se qualcosa di strano fosse accaduto. Riuscii a sgattaiolare da una porta secondaria fino alle cucine, vista l'ora e che l'alba non era vicina, era deserta. Mi accertai che nessuno vi fosse per poter prendere quella boccettina con l'antidoto..e poi agire come una moderna Giulietta..pensai..solo non vi era nessun Romeo..e mi venne la curiosità di sapere come fosse il volto del principe Ardena. Che sciocca..pensai...sei nel 1513...mica se salvi il Principe egli ti può sposare? Così sbirciai dalla porta dentro la cucina. |
Aiutai la madrina del principe a pulirgli la ferita, passandole ciò di cui aveva bisogno, in modo che non dovesse spostarsi.
Notai con un sorriso doloroso la delicatezza con cui lavava e fasciava la ferita. Pensai che doveva tenere molto a lui, e le augurai silenziosamente che anche lui provasse lo stesso. Quando finalmente la ferita fu pulita e bendata, restai in silenzio, leggermente dietro la dama di cui ignoravo il nome, quasi mi sentissi di troppo. Osservai per un momento il viso addormentato del principe. Era davvero quello il viso che non riusciva a svanire dalla mia mente, per il quale ero pronta a rischiare tutto? Masan aveva ragione, come potevo essere così legata ad un uomo che nemmeno conoscevo? Come poteva essere così importante per me? Ma ora era lì, davanti a me, e poco prima avevo avuto uno sguardo di quegli occhi indelebili solo per me. Scossi la testa, stavo delirando. Ma poi un mormorio mi destò da quel pensieri assurdi. Era lui, stava dicendo qualcosa. Le sue parole mi arrivarono distintamente, nonostante il caos. Mi pietrificai. Avevo sentito bene? Le aveva dette davvero quelle parole? A giudicare dallo sguardo della donna accanto a me, sembrava di sì. Non potevo crederci, se quell'uomo non era Lord Ardena, allora lui era ancora imprigionato. Una luce rabbiosa attraversò il mio sguardo: noi avevamo abbassato la guardia, avevamo smesso di cercare il principe. Forse qualcuno aveva messo in dubbio le mie parole, prendendomi per matta. Ero furiosa, offesa e sconcertata. Come avevano potuto pensare di prendersi gioco di noi? Era una strana specie di piano o quell'uomo era un impostore? Ma più di ogni altra cosa ero terrorizzata al pensiero che il principe si trovasse ancora imprigionato. Senza che potessi controllalo, gli occhi mi si riempirono di lacrime, li chiusi con forza, per evitare di piangere. Cosa gli avrebbero fatto ora? Si sarebbero vendicati su di lui per la morte di Yrko? In quel momento dimenticai tempo e spazio. E iniziai a parlare, tra me e me, nella mia lingua natia. Ero troppo sconvolta per tradurre i miei pensieri. E, infondo, l'idea che nessuno mi capisse non mi dispiaceva. "Lo sapevo!" Sussurrai, in inglese "Non sono pazza!". Alzai gli occhi dal viso dell'uomo per un momento "..Lui è ancora prigioniero..." Mormorai con voce tremante "Lui..". Mi bloccai, sentendo lo sguardo della donna che lo aveva curato su di me. La guardai con gli occhi spalancati, che volevano trasmettere tutte le emozioni che mi stavano attraversando. Trassi un profondo respiro e mi costrinsi a parlare nella sua lingua, perché mi capisse. "Perché?" Sussurrai guardando la donna negli occhi "stavamo facendo il possibile...". Ma non era quella la domanda che più mi assillava. No, cominciavo a mettere insieme i pezzi, anche se probabilmente era una follia. "Chi è?" Dissi piano, voltandomi nuovamente verso la donna, in modo che solo lei sentisse. Esitai per un momento, poi dissi "È un de' Taddei, vero?" Scossi la testa "...non sono occhi che si dimenticano facilmente, né che si trovano dappertutto..". Sospirai "Se non corro a chiamare Ippio e gli altri è solo perché sono in debito con uno di loro.. Anche se non può essere lui, sarebbe..." Dossi la testa "...non importa..". Guardai la donna negli occhi "Ma vi prego di dirmi la verità.." Sorrisi "Semplice o assurda che sia..". |
I miei occhi seguirono una alla volta tutte le reazioni della ragazza davanti a me...
sorpresa... poi rabbia, sconcerto, preoccupazione... paura? Non dissi niente... come biasimarla? In fondo aveva appena scoperto che quello on era il suo principe e che... all’improvviso, però, mi bloccai... la mia mente si fermò e parve come incepparsi... aveva parlato in inglese... aveva parlato in inglese? Lì, a Chanty... come poteva aver parlato in inglese? Continuai a fissarla, ma ora non ero più spaventata, lo spavento aveva lasciato posto a qualcosa di diverso... adesso ero stupefatta. Citazione:
la verità... come potevo dirle la verità? Come dirgliela? Abbassai gli occhi per un momento, lanciai un’occhiata a Carlo e Sanion dall’altra parte del padiglione, poi tornai a guardare Guisgard... E quando, infine, sollevai di nuovo gli occhi su di lei ed iniziai a parlare, non lo feci nella mia lingua... lo feci in inglese... “Non c’è molto da dire...” sussurrai in quella lingua che mi rammentava i miei studi all’Università di York “Siamo viaggiatori... e questo... questo è il brillante piano di sir Carlo... pare volesse... volesse cogliere i Rossi alla sprovvista... così ha detto. Ma se lo smaschererete ora, lui...” La mia voce non era riuscita del tutto a celare la mia rabbia e la mia disapprovazione per quell’impresa folle, né la frustrazione perché non ero riuscita a convincere Guisgard che fosse davvero una pazzia... Tacqui per un istante, dunque... riordinando le idee... “Perché voi parlate l’inglese?” le chiesi poi, senza cerimonie né giri di parole. |
Eravamo arrivati da Milord.....ma il centro della nostra discussione non fu piu' lui....no....niente affatto.....guardai Milord.....aveva gli occhi disperati di chi non sapeva e il caos si porpago' in un istante....il Principe era stato ferito......il principe era imprigionato..ora libero era stato ferito.....guardai la spalla di Gem....." E' come rivivere un momento gia' vissuto.....e' una situazione.....che mi spinge a ad agire ...ma chi e' il principe...chi siamo noi....eppure ho fatto un giramento..e che lo abbia fatto nel futuro...o nel passato non conta........sono un medico.....anche se qua tra un po' ce ne saranno a migliaia.....e visto che lo hanno tenuto prigioniero..potrebbero facilemente averlo morto......"..Feci qualche passo...anche se la gente ormai mi urtava...." Milord...io non so come spiegare.....ma so che siete molto legato al principe.......e se ci tenete davvero...dovrete portarmi da lui.....potrei essere l'unica persona a volerlo in vita e come medico e come non appartenente ad alcuna fazzione........vi prego ......non perdiamo tempo..........potrebbe essere importante....."......Pioppo era sparito e Gem...era al mio fianco senza dire una parola......e chi poteva dire nulla......guardai le miei mani......" Sai Gem...forse io ero qui...perchè dovevo tenere in vita questa persona......forse era questo.....quelloc eh dovevo fare...ma se non arriveremo al suo padiglione sarà difficlie saperlo....."....
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Quelle parole di Talia a Clio rivelarono ogni cosa.
Ma non ci fu il tempo di replicare. Nel padiglione era appena entrato qualcuno. Erano degli uomini con abiti che ne tradivano in modo chiaro l'identità. “Voi...” disse a quelli Ippio “... cosa fate qui? Questa contrada è fedele al re!” “Calmati...” con voce bassa Giacomo il Nero “... lo siamo tutti qui... siamo tutti fedeli al principe... e per questo siamo qua... Sua Maestà verrà con noi al Palazzo Reale, dove riceverà cure e potrà riposarsi.” E diede ordine ai suoi di portare con loro il principe ferito. “Non potete!” Disse Carlo. “E' ferito e non può muoversi! Lo sapete bene!” “Ho avuto questi ordini.” Fissandolo il Nero. “Procedete.” Rivolgendosi ai suoi. http://www.notrecinema.net/images/fi...7911_46018.jpg |
Attesi la risposta della donna con il cuore che aveva accelerato il suo corso naturale.
Quando iniziò a parlare, la osservai attentamente. Dapprima non me ne accorsi, poi dopo qualche parola, spalancai gli occhi. Stava parlando.. In inglese? Com'era possibile? Lì, a Chanty, nel XVI secolo? Chi si sarebbe preso la briga di imparare l'inglese in pieno rinascimento? Eppure c'era qualcosa di strano, parlava in un inglese perfetto, pulito. Nessun arcaismo, nessun termine desueto che non conoscevo, anzi. Ascoltai così il suo racconto, parola per parola. Capivo benissimo che non era tutta la verità, ma dallo sguardo preoccupato della dama capii anche che non era nemmeno una bugia, e quello mi bastava. Sapere che quei nobili e gli strani viaggiatori avevano agito contro i Rossi era sufficiente. Non aveva avuto nessuna reazione al nominare i Taddei, forse quindi era solo una mia fantasia, o forse, semplicemente, non aveva intenzione di rivelare ogni cosa ad una sconosciuta. Come darle torto? Io avrei fatto lo stesso! Infondo, pensai, non conosceva le mie intenzioni. Restammo in silenzio per un momento. Pensai attentamente alle sue parole. No, non avevo intenzione di smascherarlo, ma credevo comunque che i contradaioli dovessero sapere. Mi tornarono alla mente le parole di Lady Beatrice, ci sarebbe voluto un Lancillotto per battere Yrko e Giacomo, aveva detto, e rividendo nella mia mente le gare del palio, mi chiesi se non fosse lui l'uomo di cui avevamo bisogno. Poi, quella domanda, diretta e chiara. Sbattei le palpebre più volte, incredula. Io? Perché parlavo la lingua che avevo imparato fin da bambina? Beh, lei non poteva certo saperlo. Stavo per ribattere, quando qualcuno entrò nel padiglione. Erano Rossi, Rossi nel padiglione della Pantera! Ovviamente la spedizione era guidata da Giacomo il nero. Scossi la testa alle sue parole. Lui fedele al re? Era una presa in giro bella e buona. Volevano portare via quell'uomo, portarlo al Palazzo Reale, o chissà dove. Ora che sapevo la verità, capivo bene che quegli uomini erano certi che non fosse il principe Ardena, chiuso in quel castello imprendibile. Cosa ne sarebbe stato di quello sconosciuto? Intuivo la preoccupazione della donna. Infondo anche lui aveva messo a repentaglio la sua vita per aiutare il principe, e non potevamo certo abbandonarlo. Non c'era tempo per rispondere ad ogni cosa, la situazione era completamente cambiata. "Semplice.." dissi poi, pensando alle ultime parole che mi erano state rivolte "..sono inglese.." sorrisi alla donna, e la guardai negli occhi per un momento "..Nata e cresciuta.. nel Regno Unito..". Usai volutamente un termine anacronistico, che però fosse abbastanza neutro da non causare stupore incontrollato. "La ferita di Sua Maestà è grave, e trasportarlo è pericolosissimo.." dissi ad alta voce, guardando Giacomo il Nero "…Ma se intendete portarlo via con la forza, credo che sarebbe meglio se fossero i suoi uomini ad accompagnarlo al Palazzo Reale, un re non si muove senza una scorta fedele.. o sbaglio?" dissi lanciando uno sguardo eloquente a Ippio. Mi resi conto di aver parlato davanti a tutti, ad alta voce, io, una semplice fanciulla. "Se mi permetto di parlare al vostro cospetto, miei signori, è solo perchè ho veduto la ferita e voi invece no.." dissi con un leggero inchino. |
Le mie poche parole in inglese sortirono l’effetto voluto... la vidi stupirsi di sentirmi parlare in quella lingua... e tuttavia fui io a stupirmi ancora di più, per ciò che disse in seguito...
Citazione:
nel Regno Unito? La fissai... Nel Regno Unito... ma allora... allora quella ragazza veniva da... no, non era possibile... eppure... eppure, se io e Guisgard lo avevamo fatto, perché non poteva essere capitato anche a qualcun altro? Ma come... come era arrivata lì? E come capire cosa sapeva? Esitai... e tuttavia un istante dopo accadde qualcosa che attrasse tutta la mia attenzione... Citazione:
Citazione:
Ero rimasta per un istante in disparte... sembravano tutti tesi, agitati... Carlo, la ragazza inglese, i contradaioli della Pantera... e allora i miei occhi si spostarono sugli uomini tracotanti appena entrati nel padiglione... li fissai in silenzio per qualche momento... non li conoscevo, ma avevano detto di voler portare via Guisgard... e questo, considerando la preoccupazione di tutti, era più che sufficiente per me... Mi alzai, quindi, dal capezzale di Guisgard, e feci qualche passo avanti, parandomi tra lui e loro... “Infatti, miei signori... come vi è già stato giustamente detto, Sua Altezza non può muoversi. E, oltretutto, voi di certo non avrete in animo di portarlo via così: presentandovi qui senza una portantina, una barella... vi informo che è purtroppo ferito, qualora non ne siate stati informati!” Avevo parlato con la voce alta, fredda, distante e vagamente sarcastica in quell’ultima notazione... non sapevo da dove mi fosse scaturito quel tono e quella sicurezza, eppure non vi era esitazione in me... se c’era una cosa che avevo imparato, nella mia vita, infatti, era che non mostrare di avere debolezze era l’unico modo per far credere agli altri che non ne avessi. Li valutai solo per un istante... “Avete parlato di ordini...” soggiunsi quindi, sempre con il medesimo tono “Potrei sapere chi è, di grazia, che vi ha dato quest’ordine?” |
Le cucine erano deserte.
Altea sbirciò attraverso la porta ed ebbe conferma di questo. La dispensa era dunque a pochi passi da lei. Lì, seguendo le indicazioni datele dal prigioniero, avrebbe trovato quelle boccettine, tra cui l'antidoto che le serviva. Ad un tratto però, udì il suono di un corno provenire dalle mura del castello. Poi sentì il portone aprirsi ed infine delle grida. “E' morto...” disse un uomo entrando nel castello in sella al suo cavallo “... il padrone è morto... Yrko di Bumin è morto...” “Come sarebbe a dire?” Gridò una delle sentinelle dalle mura. “E' morto!” Urlò allora anche l'uomo sul cavallo. “E' stato ucciso dal principe Ardena durante la giostra del Palio!” |
Gem annuì a quelle parole di Elisabeth.
“Una donna medico...” disse Milord “... eh, questa poi! Quando si crede di aver visto tutto, ecco che puntualmente la vita di stupisce!” Rise. “Beh, che siate un medico o una filosofa per me poco conta. Ma il fatto che dite di poter aiutare il mio sovrano, beh, questo cambia tutto! Seguitemi... raggiungeremo il padiglione dove si trova Sua Maestà.” Attraversarono il campo e giunsero al padiglione della Pantera. Fuori l'ingresso trovarono Poppio. “Presto...” fece Milord al suo servitore “... conduci dentro il nostro medico... presto però... Sua Maestà ha bisogno di cure...” E Pioppo condusse Elisabeth e Gem all'interno del padiglione. |
“Siamo noi gli uomini che lo scorteranno.” Disse Giacomo a Clio. “Noi ci occuperemo della sua sicurezza. Quanto alla ferita, io non sono un medico e neanche voi immagino. Dunque vederla o meno, per me, non fa differenza.” Fissò poi con attenzione Clio. “Ma io vi ho già vista... ma certo... siete la nipote di madama Oriana... ed è davvero curioso trovarvi qui... vedo che fate presto a passare dalle baldorie dei rossi ai miasmi di questi contradaioli...” e un ghigno apparve sul suo volto. Davanti a quel disprezzo, però, Ippio si fece avanti.
“Badate a ciò che dite...” fissando il Nero “... o potreste pentirvene...” “Quando vorrete” replicò Giacomo “vi darò soddisfazione.” Guardò i suoi uomini. “Avanti, portiamo il principe al palazzo.” Ma proprio in quel momento, Talia prese la parola. “Vedo che la nostra madrina del Palio” guardandola Giacomo “non è solo bella, ma anche fiera e sicura dei suoi mezzi. Ma riponete pure il vostro sarcasmo, milady... le donne dovrebbero solo attenersi a ciò che compete loro... comunque, visto che mostravate interesse, vi rivelerò che gli ordini arrivano direttamente da colui che ha retto lo stato in assenza del principe... e visto che lui ora è ferito ed incapace di prendere decisioni, è la parola di messer Guidox che detta legge...” Ma proprio in quell'istante altre persone entrarono nel padiglione. Erano Elisabeth, Gem e Pioppo. “Chi siete voi?” Guardandoli Bariel. “Questa donna” rispose Pioppo indicando Elisabeth “è il medico inviato dal mio padrone... per curare Sua Maestà...” |
Notai l'espressione della donna quando nominai la mia terra con la più moderna denominazione.
Forse, allora, aveva capito che non solo non appartenevo a quella terra, ma nemmeno a quel tempo, ma l'avrebbe capito solo se anche lei veniva dal mio tempo, o comunque da un secolo diverso. Ma non c'era tempo per parlare di quello, Giacomo il Nero era intenzionato a portare via quell'uomo. Immaginavo che mi avrebbe riconosciuta, tuttavia non temevo le sue parole prevedibili, avevo raccontato ai contradaioli della festa e della conversazione con il Nero, e li avevo avvisati che mi riteneva una giovane rossa. Lo guardai con disprezzo e durezza, quando Ippio si fece avanti in mia difesa. Stavo per ribattere, quando la madrina del finto principe prese la parola. Ma nemmeno a lei Giacomo volle dare retta, come poteva essere diversamente? Un uomo come lui che ascolta le parole di due donne? Nel XVI secolo? Ma in quel momento entrò qualcuno, erano due uomini e una donna, presentata come medico. Non riuscii a trattenere un sorrisetto ironico, persino una donna medico, Giacomo il Nero avrebbe perso la testa. Ma nel XXI secolo non era certo una rarità, anzi, e non mi scomposi minimamente. "Avete il vostro medico, messere... È il parere di un medico che conta, l'avete detto voi stesso... Voi non lo siete, così come non lo siamo noi..." Dissi guardando lo spadaccino negli occhi con un'espressione dura e gelida. "Vi prego, Milady..." Dissi poi alla donna "Da questa parte.. Vi prego... Diteci di cosa avete bisogno, ve lo porteremo immediatamente.." Continuai ignorando completamente gli ordini che il Nero aveva dato ai suoi uomini. |
Entrai nel padiglione, c'era un uomo sdraiato su un letto....ed alcuni in piedi che si contendevano il suo corpo.......bene....le due fazioni che si guardavano in cagnesco.....mi sembrava di stare tra un branco di lupi...il Nero...mi conosceva me lo aveva presentato Guidox......quando una dama mi venne incontro era felice di vedermi.....anzi....mentre gli altri erano rimasti a guardarmi ...una donna medico, fossi scesa da un'altro pianeta sarei stata accolta meglio......Lei non aveva battuto ciglio...il suo accento....il suo accento era il mio e quello di Gem e quello di Solder.......e...guardai l'uomo sul letto.....mio Dio.....quanti eravamo......" Vi ringrazio Lady ?.....".....andai accanto al suo letto...era sudato da morire....c'era la febbre...ma c'era il caos in quella tenda.....e c'era caldo ...si respirava male......" Vi prego....le discussioni vanno fatte fuori di qui....le decisioni ...le prenderò io....in quanto medico...se avete qualcosa da riferire a Guidox fatelo.....mi assumo tutte le responsabilità del caso......"...non attesi molto...c'era poco da attendere ....il viso del Taddei.....era esanime, aveva perso troppo sangue e una trasfusione in quell'epoca non si poteva......la fasciatura era stata fatta per bene......" i miei complimenti a chi lo ha fasciato....ha continuato a perdere sangue ma in una quantità inferiore, Gem.......aiutami a strapparmi le maniche di questo vestito......"...mi rivolsi alla donna che aveva rotto il ghiaccio facendo si che io potessi operare a prescindere delle decisioni......" Mia Cara.....ho bisogno di un ago fatto di budello incerato......non procuratemi ferri di nessun genere rischiamo di farlo morire per infezione......andate dalla sarta migliore di questo posto...ho bisogno di filo di seta......se riesco a ricucrgli per intero la ferita ...evitiamo il rischio di emoragia....per la sutura dei vesi interni...del budello sottile........lenzuola di lino e acqua calda in cui e' stato fatto bollire dell'aglio.....ce ne vuole tanta...per disinfettare me e lui.............corri...corri piu' che puoi.....Pioppo ti aiuterà ...Milord...Gem.....deve vivere....questa e' una strana storia...e lui deve tornare vivo......"......c'era una Dama accanto a lui....potevo vedere il suo incarnito bianco....come il volto della Madonna...era silenziosa, ma potevo sentire il suo respiro ......era affannoso....era come se ogni suo muscolo fosse irrigidito.....aveva paura......" Non so chi siete.......ma vi prometto che faro' il possibile.......".......
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E finalmente giunse il medico.
Un medico donna. E, mio malgrado, mi stupii, chiedendomi se nel Cinquecento era così usuale trovare donne medico... Rimasi immobile mentre si avvicinava a Guisgard per esaminarlo e poi la osservai mentre ordinava ciò che le occorreva... forse per la preoccupazione, tuttavia, mi occorse qualche momento in più perché la mia mente registrasse ciò che le era subito suonato strano... aveva parlato velocemente e in modo esperto... ma, parlando alla ragazza inglese, elencandole ciò che le occorreva il più presto possibile, aveva parlato di infezione, emorragia, sutura... la fissai... in quell’epoca conoscevano già questi termini? Oppure...? La fissai per un lungo momento... ma sentirla parlare in quel modo, veloce e sicura di ciò che le occorreva e di ciò che andava fatto, mi fece sentire subito molto più tranquilla per la sorte di Guisgard... Citazione:
“Lo so...” mormorai poi, annuendo appena “So che farete il possibile... Grazie! Grazie di cuore!” Per un attimo tornai a guardarmi intorno... osservai il caos nel padiglione, i contradaioli, i Rossi, Carlo, Sanion... poi riportai gli occhi sulla donna... “Talia...” le sussurrai, pianissimo “Il mio nome è Talia. Ho... ho pulito la ferita, ma solo con dell’acqua e credo di essere riuscita a rimuovere tutti i corpi estranei... ed ho fasciato con ciò che ho trovato...” Fissai per un momento Guisgard, gli sfiorai piano la spalla, poi tornai a guardare di nuovo lei... “Non posso esservi di aiuto, adesso...” mormorai sempre più piano “Purtroppo non sono in grado di aiutarvi... ma vi prometto che avrete tutto il tempo e la tranquillità di cui avrete bisogno per questa operazione... questo ve lo prometto!” Così dicendo, dunque, la lasciai ad occuparsi di Guisgard, insieme all’uomo che era giunto con lei, e mi avvicinai con passo sicuro a Giacomo il Nero... “Come vedete è, finalmente, giunto il medico... un medico molto capace. Ed il medico ha deciso di curare qui il principe! Siate così cortese da riferire questo a messer Guidox, prego...” dissi in modo cortese ma fermo, invitandolo con un lieve gesto della mano ad uscire dal padiglione... Poi mi rivolsi all’uomo di nome Ippio e a Bariel... “Il medico ha bisogno di tranquillità e di tempo per compiere il suo lavoro... rendereste veramente un grande servizio se poteste riuscire a tenere fuori da questo padiglione tutti, tanto i curiosi quanto i Rossi o chi per loro... a tenerli fuori il più a lungo possibile... potete farlo?” li pregai. |
Sorrisi alla donna "Io sono Clio, venite pure con me, vi faccio strada.." Dissi accompagnandola verso il tavolo su cui era steso il ferito.
La vidi scrutare l'uomo e la ferita, poi si rivolse nuovamente a me. La ascoltai attentamente, fissando ella memoria ogni parola. Fui piacevolmente sorpresa dalla sua sicurezza e determinazione, capii subito che eravamo in buone mani. Quando terminò la lista annuii. "Non temete, dottoressa.." Le dissi "troveremo tutto in un baleno, ve lo prometto...". Così dicendo mi accomiatai dalle donne, dai nuovi venuti e dai contradaioli con un cenno del capo e un sorriso. Non degnai di uno sguardo Giacomo il Nero o i Rossi ed uscii. Tornai nel retro del padiglione dove si trovavano le donne che mi avevano aiutato poco prima. Spiegai loro la situazione e ciò che il medico aveva richiesto, sottolineando l'ovvia urgenza. Ci mettemmo subito all'opera e dopo poco tempo fu tutto pronto. Così, potei tornare dalla dottoressa con ciò che mi aveva chiesto, sperando che non fosse troppo tardi. "Ecco dottoressa..." Dissi mostrandole ciò che avevo trovato "...dovrebbe esserci tutto.. Se manca qualcosa, o se vi serve altro.. Non estate a chiedere..". |
Avevo appena raggiunto la dispensa come disse il principe Ardena quando sentii le voci di quelle guardie e trasalii sorpresa...Yrko era stato ucciso dal Principe Ardena?
Guardai perplessa le mattonelle sotto i miei piedi scalzi...cosa significava questo, che il Principe Ardena non si trovava qui al castello? Chi era allora colui che mi aveva parlato...eppure io stessa avevo parlato con i contradaioli e mi avevano detto che era sparito, scomparso da molto e nessuno sapeva dove fosse...e poi era apparso cosi all'improvviso? Forse qualcuno era riuscito a domare Pestifero e si era finto il Principe. Mi lanciai senza pensarci per provare se quelle parole erano vere..contai sette mattonelle davanti a me e sette a destra e toccai la ultima come aveva detto il prigioniero..solo uscendo da qua potevo sapere la verità, ero disposta a rischiare. La mattonella, infatti, si mosse e la aprii lentamente e trovai alcune ampolle...allora era vero!! Ne estrassi qualcuna finchè non trovai una dove vi era scritto appunto "Sonno di morte". Sospirai..e corsi di fretta verso la mia camera approffitando del trambusto che quella notizia aveva destato nel castello. Entrai in camera e aprii la boccetta e la bevvi velocemente lanciando la bottiglietta fuori dalla finestra per eliminare ogni prova. Mi gettai nel letto e sentii tutti i miei sensi lentamente affievolirsi, tutto attorno a me sembrava avvolto in una nebbia e poi non ricordai più nulla. |
Sapevo che avrebbe capito perfettamente cio' che le chiedevo, non aveva conoscenza di sala operatoria....ma avevo avuto la sensazione che parlavamo la stessa lingua....." Grazie Lady Clio....sono sicura che ogni cosa sara' fatta come si deve......."....e mentre la vidi andar via...volsi gli occhi verso quella donna.........mi sussurrò il suo nome...Talia....e l'accento e la sua tranquillità nei miei confronti......avrei operato l'uomo che amava....." Talia........vi ringrazio per quello che farete...ho bisogno di tutta la calma possibile......sappiate che non c'e' un motivo per cui percorriamo dei momenti così assurdi...poi ci rendiamo conto di quanto facciamo parte di un unico schema"....
Guardai Talia....muoversi come poteva farlo una donna dell'epoca...con il carattere forte di una donna del duemila........la sua autorità non ammetteva repliche.....la sua cortesia non offendeva alcuno..... Clio....veloce come il vento....." Grazie ...siete stata bravissima.....possiamo cominciare immediatamente..........".........tagliai tre bende larghe......in modo che Gem e Clio avessero la possibilità come me di metterle alla bocca a mo' di bavaglio.......chiesi loro di lavarsi le mani con l'acqua calda ed aglio......io invece mi lavai sin l'avambraccio........." Gem..sei forte e mi puoi aiutare con una mano...fungerai da divaricatore....Lady Talia ha pulito e dobbiamo essere certi che non ci sia piu' traccia di corpi estranei....ma avro' anche la visione dei vasi sanguigni......Lady Clio........dovete asciugare la mia fronte senza mai far scivolare una goccia......quando vi chiedero' bende di lino e acqua dovrete essere pronta a porgermele.....una volta che io e Gem avremo le mani nella sua ferita non potremo toccare altro......".......Ci preparammo, divaricammo la ferita......sembrava pulita ....sentivo il panno sulla mia fronte scivolare e tirar via il sudore....c'era un caldo infernale li' dentro...........avevo sistemato l' occorrente accanto a me.....presi la brutta copia di un ago e il filo sottile di un budello.....lavai budello e lo passi su un panno.....i piccoli vasi si erano richiusi quelli piu' grandi erano ancora aperti......li chiusi con il budello, col tempo il budello sarebbe stato riassorbito dal corpo stesso...........non sapevo se pregare o parlare......in genere amavo che in sala operatoria ci fosse musica sinfonica.....li' invece si sentiva la voce della gente.........il respiro di chi mi stava accanto e a cui non avevo neanche chiesto...se se la sentissero di aiutarmi.......mi venne in mente quello che divenne il piu' grande amico.....chirurgo pazzo come me......eravamo ancora studenti......quando in sala operatoria....sentii un tonfo......Matteo era a terra.........ma alzando gli occhi i miei assistenti erano bravissimi...... " Bene e adesso andiamo a ricucire la ferita.....ha perso molto sangue .....ma e' giovane non dovrebbe avere problemi........Gem..puoi togliere la mano.....ora io riunisco i lembi e mi aiuterai con quest'ago......deve essere un'impresa..."....cosi' fu..l'ago era ottimo e filo di seta di ottima qualità ...il punto era che scivolava tra le mani.....i guanti ecco perchè li avevano inventati........." Clio....tutto bene.?.....stiamo finendo un ultimo sforzo "......lo strappo era ampio......ma riuscii a ricucirlo con un unico filo............" Clio, potresti passarmi dell'acqua ?....e un panno pulito ?...."........lavai tutta la ferita.......era pulita...la asciugammo...e lo fasciammo con una fasciatura stretta.......la botta gli doveva aver incrinato le costole......bene avevamo fatto tutto quello che era stato possibile........" Credo che abbiamo tirato un bel sospiro di sollievo......grazie Clio...sei stata bravissima......e tu Gem come divaricatore umano sei fantastico...ora, laviamoci le mani....e togliamo tutto quello che sporco......vicino al principe deve essere tutto pulito...almeno.....per quanto e' possibile......e ora dobbiamo aspettare una sorta di prognosi riservata......ma qui non saprei come chiamarla........spero almeno gli scenda la febbre la ferita non sanguina ed e' bene chiusa.....i focolai di infezione sono stati tolti......."........mi lavai le mani e guardai l'acqua del catino farsi rossa.......speravo proprio che quel ragazzo si riprendesse in fretta......quello era un dannato momento per star male..... |
Così Elisabeth, assistita da Clio e da Gem, con tutto l'occorrente possibile permessi dal tempo e dal contesto, operò Guisgard.
Fu un'operazione lunga e difficile ed il rischio di infezioni o complicazioni, come la donna ben sapeva e temeva, era altissimo. Alla fine tutto riuscì perfettamente, anche se sotto un certo aspetto il difficile poteva cominciare proprio ora. Nel frattempo, Talia tentava di tenere a bada Giacomo il Nero. “Avete ragione...” disse lui “... non sono un medico... sono un soldato e come tale per me hanno priorità gli ordini. E davanti ad un ordine ci sono solo due possibilità... eseguirlo oppure giustificare il non averlo fatto. E se non potrò portare il principe a messer Guidox, allora gli presenterò una degna giustificazione... e quella giustificazione siete voi, milady... verrete dunque con me al Palazzo Reale. Siete la madrina del principe ed è logico ritenere che se vi ha scelta vuol dire che tiene a voi.” Una enigmatica luce attraversò i suoi occhi. “Per questo so per certo che, appena si sarà ripreso, egli verrà a riprendervi e messer Guidx potrà sincerarsi sulla salute del nostro sovrano... allora, accettate la mia proposta? O preferite che porti via il principe adesso stesso? Perchè non sarà certo un medico ad impedirmi di obbedire agli ordini.” “Non potete chiedere questo a lady Melicha!” Intervenne Carlo. “Verrò io con voi al palazzo!” “Perdonatemi” fece il Nero “ma voi non avete alcun valore ai miei occhi. O milady mi seguirà al palazzo, oppure porterò via Sua Maestà.” |
Le tende da campo non hanno segreti....nessun segreto......e la discussione arrivo' limpida al mio orecchio.....quel maledetto Guidox era una palla al piede, come avrei voluto la pistola di Solder........" devo prendere un po' d'aria......qui si soffoca........."......uscii cosi' dalla tenda "....Lady Talia, Messere.....scommetto che desiderate sapere come e' riuscito l'intervento...infondo e' questo che interessa a Guidox......la salute del nostro principe e so per certo che sarà disperato......nessuno ancora si e'precipitato da lui....con un sorriso sulle labbra, anche se le prossime ore saranno importanti per dichiararlo fuori pericolo.......come mi sembra giusto che Lady Talia venga a dargli un saluto......e' doveroso e' la sua madrina.....".....feci un gesto con la mano....come per far comprendere che il passo era libero....
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Aiutai la dottoressa come potevo, silenziosa e diligente.
Cercai di essere il più distaccata possibile da quella situazione, divenni quasi un robot, concentrato solo sul compito da svolgere, senza alcuna emozione. Quanto sangue, nonostante l'acqua e le bende era ovunque, non dovevo guardare. Non ero mai stata terrorizzata dalla vista del sangue, a parte dopo la morte di Marco, da allora era diventata un'ossessione, una debolezza insopportabile. Tentai di non darlo a vedere. Fredda e calma asciugai la fronte della donna con cura, e le passai ciò che mi chiedeva di volta in volta. "Si, tutto bene.. grazie.." risposi asettica ma gentile alla domanda della donna. Doveva essere davvero in gamba, pensai, riusciva anche a parlare normalmente mentre eseguiva il suo lavoro nel modo più veloce e preciso possibile. Quando poi terminò, tirai un sospiro di sollievo: era andato tutto per il meglio. "Grazie, ma io ho fatto ben poco, siete stata voi la sola e unica benedizione.." sorrisi "..vi ringrazio, davvero, avete salvato la vita di quest'uomo..". La mia mente, dopo alcuni istanti, si focalizzò su un particolare. Prognosi riservata? Aveva detto davvero così? Cosa c'era, una riunione di persone venute dal XXI secolo? Io non ero certo un medico, nè ero esperta di terminologia sanitaria ma quelle parole, quante volte le avevo udite al telegiornale, nei servizi di cronaca nera. Possibile che fosse un termine così antico? Oppure anche lei.. Mi bloccai per un momento a riflettere. Effettivamente era strano, una donna medico nel XVI secolo. Maledissi la mia ignoranza, ma ricordavo parole come infezione, emorragia. Era davvero così avanzata la medicina a quel tempo? Non mi risultava affatto. E non sembrava nemmeno una di quelle guaritrici tristemente note nell'età moderna. Era precisa, pulita, scientifica. Così, la fissai per un momento con aria interrogativa. Ma poi il discordo tra Giacomo e Talia, dunque era quello il suo nome, giunse anche alle mie orecchie. Come poteva pensare di portarla via con sé? Vidi la dottoressa andare verso di loro e condurre Talia verso il capezzale del finto principe. Restai immobile per un momento, chiedendomi se ci fosse un modo per evitare che la portassero via. Ma da come lo guardava, immaginai che si sarebbe sacrificata volentieri per lui. |
Il siero subito fece effetto ed Altea scivolò nel suo innaturale sonno...
Era un giardino di Maggio, fatto di eriche, peschi e salici di un verde intenso. Rampicanti sui portici lignei, con frutti maturi e colorati di Primavera, oscillavano a quella lieve brezza come pendagli di vetri screziati, riflettendo bagliori ed emanando riflessi tutt'intorno. Un viale tagliava in due quell'angolo fiorito, fatto di profumi e odori intensi che quasi si mescolavano a quel tenero vento. E Altea lo percorreva quel viale, fino a quando vide una figura dai tratti femminili intenta a dipingere qualcosa su una tela. Ed avvicinandosi poté vedere quella tela da vicino... Suonò la campana ed il suo suonò echeggiò in tutto il castello. Steno, insospettito di non veder scendere Altea per il pranzo, si recò nella camera di lei per accertarsi che tutto andasse bene. |
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