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“Io credo” disse Riccado “che si possa arrivare ad un accordo se...”
“Me ne occupo io.” Lo interruppe Samondo. “Ascoltatemi...” fissando Clio “... siete una mercenaria che passa i suoi giorni liberi a combattere in ambienti e condizioni che di legale hanno ben poco. Non siete dunque in grado di imporre niente. Vi ripeto, cinquanta Ducati al massimo. Altrimenti non riceverete nulla in cambio del vostro fodero.” “Cosa succede qui?” All'improvviso una voce. “Ah, vedo che la nostra ospite si è ripresa bene. Infatti lord Azable aveva appunto chiesto di lei.” Era un uomo che tradiva molta sicurezza in se stesso, dai modi decisi, ma cortesi. “Prego, seguitemi.” Rivolto poi a Clio. Condusse così la ragazza in una vasta sala, colma di animali impagliati e armi di tutti i tipi alle pareti. E in fondo alla sala, seduto ad una spessa tavola, vi era un uomo. Aveva un aspetto semplice, ma vestiva con ostentata eleganza. “Milord, ecco la ragazza...” mormorò quello che aveva portato Clio in quella sala, per poi uscire e lasciarla sola col suo padrone. “Venite pure avanti...” l'uomo alla piratessa “... ero curioso di conoscervi. Mi hanno parlato molto di voi i miei uomini.” |
Sasmondo mi piaceva sempre meno.
Stavo per rispondergli, ma qualcuno ci interruppe così mi limitai ad un sorriso enigmatico. Se credeva di mettere in soggezione me, ne aveva di strada da fare. Sapevo essere incredibilmente testarda quando volevo, e dunque molto spesso. Seguii docilmente l'uomo, in effetti ero anche io curiosa di conoscere questo Azable di cui tanto mi avevano parlato. Mi condusse in una sala, per poi lasciarmi sola con quello che doveva essere il suo padrone, che mi fece cenno di avvicinarmi. Sorrisi alle sue parole. "Non molto bene, presumo..." con un sorrisetto divertito "Devo dire che anche io ero curiosa di conoscere chi brama tanto il mio prezioso fodero.." gentilmente. |
“Bene.” Disse sorridendo Azable a Clio. “Vedo che non amate i giri di parole. Ebbene, guardatevi intorno...” indicando i cimeli di quella sala “... sono un collezionista... il più grande collezionista del mondo... qui ed in altre parti del castello vi sono armi incredibili, straordinarie, uniche... e sono mie.” Annuì compiaciuto. “I miei uomini, che sguinzaglio in giro, sempre in cerca di nuove armi per me, mi hanno riferito di quel vostro fodero... sappiate che mi ha subito incuriosito... voglio vederlo... osservarlo, studiarlo...”
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Sorrisi ad Azable, guardandomi attorno.
Dovevo dire che credevo la storia del collezionista un po' una montatura, invece era vera. "Beh, io non amerò i giri di parole.. ma voi mi sembrate il tipo d'uomo che non sa accettare un no come risposta.." mormorai, divertita "Sbaglio?" candidamente. "Già, è un curioso manufatto.. molto interessante a mio avviso.." con un sorriso beffardo "Per questo l'ho comprato.. per poterlo osservare, studiare.. e usare, ovviamente.." incrociai il suo sguardo "Anche io amo collezionare armi particolari, uniche nel loro genere... magari con una storia alle spalle... ma non usarle sarebbe un terribile spreco a mio avviso... dunque temo di non essere un vero collezionista.." mi guardai attorno "La vostra collezione dev'essere a dir poco stupenda, se contiene armi straordinarie, uniche...". |
Azable rise compiaciuto a quelle parole di Clio.
“Si, dite il vero.” Disse. “La mia collezione è straordinaria e vanta armi incredibili e in molti casi uniche. Anzi, vi rivelerò un segreto, così che comprenderete che per essere il più grande collezionista del mondo non bisogna mai accettare un no come risposta.” Annuì. Si avvicinò poi al camino e spostando una delle sue pietre azionò un passaggio segreto. Si mostrò così ai due una grande stanza piena zeppa di armi di ogni genere. “Qui troverete armi inimmaginabili...” continuò “... armi appartenute a grandi sovrani e grandi condottieri... e volete sapere perchè mi definisco il più grande collezionista del mondo? Perchè tra breve arricchirò la mia collezione con un'arma fantastica. La spada più famosa del mondo. Quella cantata da artisti per secoli. Sto parlando della leggendaria Parusia, l'indistruttibile spada dei Taddei.” Con tono trionfante. http://s2.imagestime.com/out.php/i67...elazioni03.jpg |
Gli sorrisi, vagamente divertita, per poi seguirlo verso il camino.
Azionò un congegno, e si mostrò una stanza piena di armi di ogni tipo. Restai in silenzio con gli occhi spalancati, estasiata da quella visione. Ma le parole dell'uomo mi riportarono immediatamente alla realtà. Parusia... I Taddei... Guisgard... Cercai di restare impassibile, come se una fitta non mi avesse trapassato il cuore, come ogni volta che sentivo nominare lui o il casato. E improvvisamente mi chiesi che fine avesse fatto Mia Amata. "Parusia.." annuii, meravigliata e compiaciuta "Ho sentito molto parlare di quella magnifica spada.. come tutti del resto.. i miei complimenti.. è un po' come aggiungere Excalibur ad una tale collezione.." con un sorriso "E come ve la procurerete? Se non sono indiscreta.. i Taddei si sono estinti, se non sbaglio... i nuovi signori di Capomazda stanno forse svendendo i loro tesori?". |
Azable sorrise a Clio.
“Per questo ora è possibile tentare.” Disse poi. “I Taddei non esistono più e da quelle lontane terre giungono voci di scontri fra i contendenti al seggio vagante. In un simile clima di incertezze e instabilità credo che i tempi siano propizi per un'azione audace. Infatti voglio inviare là i miei uomini e tentare l'impossibile... ossia rubare la magnifica spada che fece grande i Taddei.” Rise. |
"Sì ho sentito delle sorti di Capomazda.." mormorai distrattamente "Concordo con voi, sembra il momento propizio.. i Taddei certo avrebbero difeso la loro spada con ogni mezzo, ma non credo proprio che ai nuovi signori importi qualcosa.." con un sorriso distaccato.
Avevo parlato pacatamente, con indifferenza, eppure una forte inquietudine si era impossessata di me. Non potevano rubare Parusia, Guisgard si sarebbe rivoltato nella tomba se avessero trafugato la spada dei Taddei. Era un po' come se stessero rubando Mia Amata. Non l'avrebbe mai permesso. E io non potevo permetterlo. Allora compresi. Dovevo tornare a Capomazda, e impedire quell'abominio. Sapevo che sarebbe stato doloroso, ma non potevo permetterlo. Dovevo farlo per lui, ricordavo bene la devozione per Mia Amata, e potevo ben comprendere il significato che una spada può avere per un cavaliere, ma anche per un guerriero: è parte di lui. E lui aveva tanto lottato per il suo casato, avrebbe difeso Parusia con la vita. Lui non poteva più farlo, ma io sì, anche se non sarebbe stato facile. "Beh, allora non posso che farvi i miei auguri.." sorrisi "Un simile cimelio merita di arricchire una collezione tanto vasta.." sospirai "E anche se mi spiace ammetterlo, temo che la cosa valga anche per il mio fodero.." alzando lo sguardo divertito su Azable "Voi siete stato onesto con me, e io voglio esserlo altrettanto con voi... non è mai stato un problema di prezzo... ero solo curiosa di sapere perché tanto interesse per quel fodero, e le spiegazioni dei vostri uomini non mi hanno mai convinto..." tornai a guardare la stanza "Ma ora.." sospirai nuovamente, guardando tutte quelle armi in bella mostra "Devo dire che mi avete convinta... saprete apprezzare quel fodero meglio di me.... è vostro dunque..." con un leggero inchino. |
Azable restò come sorpreso da quelle parole di Clio.
Poi sorrise compiaciuto. “Bene.” Disse annuendo. “Sono sorpreso, ma anche lieto di questo vostro improvviso cambiamento. Ma di certo l'effetto che ha suscitato in voi la mia collezione vi avrà convinto che le armi migliori del mondo è qui che dovrebbero stare. E sia. Allora vi offrirò quanto detto, poiché io sono un uomo di parola. Cinquanta Ducati per il vostro fodero. Accompagnerete i miei uomini a casa vostra e consegnerete a loro il fodero.” Con tono deciso. In quel momento tornò nella sala l'uomo che aveva condotto Clio da Azable. “Morice.” Vedendolo Azable. “La nostra amica infine si è convinta. Falla riaccompagnare a casa e lei consegnerà il fodero.” “Siete stato convincente.” Sorridendo Morice. “Le ho mostrato la mia collezione” spiegò Azable “e le ho parlato del mio prossimo tesoro.” “Si, di questo volevo parlarvi.” “Della spada di Ardea de'Taddei?” “Si, milord.” “Hai forse trovato anche la corazza del mitico eroe eponimo dei Taddei?” Ridendo Azable. “No, milord.” Scuotendo il capo Morice. “Ma di qualcosa di molto più prezioso.” “Solo Parusia vale di più.” “No, milord.” Disse Morice. “Ricordate che i Taddei possiedono due spade?” “Certo.” Rispose Azable. “Ma solo Parusia esiste ancora.” “Invece pare di no.” “Cosa?” “Si, milord.” Fissandolo Morice. “Ho trovato qualcuno che giura sull'esistenza della seconda spada. Quella che tutti credono perduta.” |
Del fodero mi importava ben poco, di Parusia invece molto.
Ma certo non potevo rivelarlo a quell'uomo. "Eh, già..." sorridendo "Temo che abbiate toccato il mio punto debole con una simile collezione di armi straordinarie..." cordialmente a Morice e Azable. Poi mi pietrificai a quelle parole. Due spade? Possibile che parlassero di... "Una spada perduta dei Taddei? Accidenti, non ne sapevo niente.. posso chiedevi di che spada si tratta?" candidamente "Mi avete incuriosito..". |
"L'alba, mio Signore, l'alba di un nuovo giorno, nella mia statica ricerca....."
Le mie preghiere, i miei umili pensieri sussurrati alle prime luci dell'alba, furono interrotti da un tenue tocco, il flebile contatto di chi, pur essendo conscio della piccolezza che manifestava agli occhi degli uomini, non era insensibile del suo ruolo agli occhi dell'Onnipotente, ruolo che, nessuno di noi dovrebbe deviare, o rendersi alieno. http://i.picasion.com/av/79/1trN.jpg Volsi lo sguardo verso il piccolo messaggero, e capii, ancora una volta che invero il Signore si manifesta in molteplici modi, e sa toccare il cuore di ogni uomo. Sospirai, e lasciai che l'uccellino riprendesse il suo volo, non senza avergli prima elargito qualche mollica del pane che mi ero preparato per colazione. Un pasto frugale, consumato lentamente, nella mia consueta regola di morigeratezza, poi lasciai i miei alloggi per recarmi ai torrioni del castello, dai quali mi lasciai vagare in muta osservazione, e contemplazione. Capomazda. La mia attuale, nuova casa. In questa epoca, un cui un regnante diviene due regnanti, che si fanno uno, quella città era divenuta l'oggetto delle mie attenzioni, e ad essa avevo votato la mia spada, in attesa di sentire la Voce, la quale, ne ero certo, non mi avrebbe fatto mancare il Suo canto. Votarsi agli uomini, per servire Dio, resistere alla tentazione, al richiamo rassicurante di un ritorno in una chiesetta tra i boschi.......Era stato difficile, quasi arduo, data la natura del mio essere, portata alla taciturnità, eppure è la forza di volontà che deve, senza possibilità di mancanza alcuna, contraddistinguere un cavaliere.......Pertanto, il mio sguardo vagò attraverso il mare umano che andava destandosi, nella fresca aria del mattino. |
Morice, a quelle parole di Clio, fissò istintivamente Azable.
“Ah, non temere, amico mio...” disse il signore del castello “... la nostra spadaccina non è certo interessata a farci concorrenza...” guardò la ragazza “... però mi deludete, ragazza mia...” sorridendo Azable “... un'amante delle armi come voi che non conosce la spada che, assieme a Parusia, ha reso grande il casato Taddeide. Sto parlando di Mia Amata, la leggendaria spada forgiata prendendo spunto da un fiore.” Si voltò verso Morice. “Ma cosa mi dicevi? Hai notizie su quest'arma perduta?” “Si, milord.” Annuì Morice. “Sembra che un bardo l'abbia citata in un suo poema, giurando sulla sua esistenza ancora oggi.” |
Tu prova a toccare Mia Amata e non hai idea di cosa ti farò passare, lurido cane...
Ma nessuna emozione trapelò dal mio sguardo. Continuavo a pensare a quelle parole. Perduta... Dunque non era trapelata la notizia che negli ultimi anni essa fosse nelle mani di Guisgard? Beh, da una parte meglio così, mi chiesi se l'avesse nascosta da qualche parte, ma probabilmente l'aveva con sé quando... Non potevo pensarci, non potevo rischiare che si leggesse un'emozione sul mio viso. "Mia Amata, certo... ma dite sul serio? Voglio dire.. l'ho sempre considerata una leggenda.." sorrise "Incredibile, davvero... se davvero riuscirete ad aggiungere quei due gioielli alla vostra collezione, allora potrei addirittura sperare di essere nuovamente rapita per vederle in bella mostra insieme al mio fodero.." con un sorriso divertito. |
Azable sorrise a Clio.
“Siete una valente spadaccina” disse “ed in verità possedete doti ignote alla maggior parte delle donne. E mi piacete per questo.” Guardò Morice e poi di nuovo Clio. “E mi è venuta un'idea!” Esclamò. “Voglio assoldarvi! Si!” Annuì. “Vi voglio al mio servizio, tra i miei uomini! Guadagnerete molto e potrete vantarvi di servire un potente signorotto, quale io sono!” |
L'alba sulla felice terra di Capomazda, tra le vaste e verdi pianure, i monti lontani ed il corso del Lagno che scorreva in mezzo a quel mondo antico, nobile ed intriso di remoto misticismo, risplendeva di un soffuso e prezioso rosato.
Galgan, poco dopo le prime luci del giorno, era già desto, pronto per il suo giro d'ispezione nella caserma della Guardia Ducale. Si era guadagnato in breve tempo, grazie al suo valore, il titolo di Capitano della Guardia. Era un ruolo importante, dati gli eventi turbolenti che il ducato era costretto a vivere. La Guardia Ducale era di fatto indipendente, legata solo ed esclusivamente alla persona dell'Arciduca. Questo faceva si che non avesse obblighi, per ora, riguardo all'esporsi a favore di Cimmiero o di Gvineth. E mentre era impegnato nel suo giro d'ispezione, uno dei soldati gli si avvicinò. “Sir Galgan...” disse il militare “... pare che ieri sera a corte ci sia stato trambusto a causa di un mendicante. Abbiamo avuto ordine di non far più avvicinare estranei al palazzo.” |
Sbattei le palpebre.
"Assoldarmi?" ripetei, con un sorriso "Beh, mi fate grande onore.. e scoprirete che avere una donna come me a volte può essere molto utile...". Forse poteva essere un vantaggio, avrei controllato quegli uomini dall'interno, li avrei aiutati a trovare le spade, per poi ucciderli al momento giusto e nasconderle nuovamente. Un piano rischioso, ma poteva funzionare. Infondo, se mi avessero visto si sarebbero insospettiti, sapendo che conoscevo le intenzioni di Azable. Caro il mio ladro, hai avuto una bella idea...E te ne pentirai amaramente... "E per quale missione, di grazia?" con un sorriso "Sono curiosa...". |
“Ma naturalmente per reperire il pezzo più importante per la mia collezione.” Disse Azable a Clio. “Vi assoldo da questo momento, così che parteciperete attivamente ai preparativi e poi alla spedizione in terra Capomazdese, in cerca di una di quelle due formidabili e leggendarie spade. Andrete con i miei uomini laggiù ed insieme a loro cercherete e poi ruberete una di quelle due preziose armi.” Annuì. “E' un'idea geniale, degna di me!”
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Sorrisi, compiaciuta.
"Ah, come potrei rifiutare una simile impresa?" annuii "E sia, dunque..." con un leggero inchino "Non ve ne pentirete..." con un sorriso. Non sarebbe stato facile, ma dovevo tentare, non potevo permettere che Parusia o tantomeno Mia Amata finisco nelle mani di quel collezionista. Esse appartenevano ai Taddei. E sapevo che prima o poi avrei dovuto affrontare il ritorno a Capomazda. La volontà di riuscire in quell'impresa per lui mi avrebbe dato la forza. Non temere, proteggerò la tua spada e quella dei tuoi antenati a costo della vita... |
“Ottimo.” Disse Azable a Clio. “Allora è deciso. Da oggi sarete al mio servizio.” Chiamò un servitore e fece portare del vino per brindare. “Quando accompagnerete i miei uomini a casa vostra per consegnare loro il fodero, prenderete anche tutte le vostre cose e vi trasferirete qui al castello.” Ed ordinò a Morice di accompagnarla a casa, per prendere il fodero e tutti i bagagli della ragazza.
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Fissai l'uomo, con il consueto sguardo che non lasciava trasparire le emozioni, quindi gli risposi:
-Rispetteremo, di certo, le consegne assegnateci. Ma ditemi, siete a conoscenza, per caso, di come un solo uomo che vive la povertà di Cristo, possa aver generato tanto scompiglio?- |
Brindai con Azable.
"Bene, alle due formidabili spade allora..." sorridendo. Tornai a casa, consegnai il fodero a Morice, e presi le mie cose. Una borsa con i vestiti sia per le missioni che per girare in incognito da donna, perché avevo imparato che erano molto utili, le mie armi preferite, un paio di libri, e tutto quello che credevo potesse servirmi in una situazione del genere. Ormai ero abituata a spostarmi in quel modo, da una campagna a un'altra. Chiusi la casa e salutai Nero. "Fai il bravo eh, bello..." accarezzandogli dolcemente il bel musetto nero "Non combinare guai mentre io sarò via..". Ero pronta per affrontare quella nuova e difficile avventura. |
“Capitano...” disse il soldato a Galgan “... pare che quel mendicante abbia affermato di essere stato fedele a Taddeo l'Austero e di aver conosciuto suo nipote Guisgard. Inoltre sembra sia stato insolente verso lord Cimmiero e lord Gvineth. Per questo sir Guanto, fratello di Cimmiero, l'ha trafitto con una freccia, uccidendolo sul colpo davanti a tutti.”
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Clio lasciò così la sua casa, seguendo Morice al castello di Azable, sua nuova dimora.
Tornati al maniero, alla ragazza fu assegnata una stanza arredata dignitosamente, con una finestra che dava sul cortile interno. Poi, verso Mezzogiorno fu fatta chiamare per il pranzo. E in una vasta sala, Azable le presentò i suoi uomini. “Morice, Riccado, Kog, Otanio e Samondo li avete già conosciuti.” Disse il signore del castello. “Questi invece sono Dablak, il nostro egregio inventore e Ramma, il mio fidato cocchiere.” Con loro raggiungerete Capomazda in cerca di quelle mitiche spade.” |
Mi svegliai ma in me era forte quel sogno..come lo avessi vissuto veramente..in che posto ero..e perché quella voce o figura mi seguiva chiamando Guisgard..come a volergli carpire l' anima. Ne dovevo parlare col priore e dovevo parlargli del racconto del povero mendicante.
Mi preparai e raggiunsi la cappella aspettando il diacono. |
Lasciai la mia casa e raggiunsi la nuova stanza dove sistemai le mie cose.
Verso mezzogiorno mi chiamarono per il pranzo, così conobbi gli altri membri della spedizione. C'era anche il tizio simpaticissimo che non aveva voluto trattare. Una squadra interessanti. "Signori.." Con un cordiale cenno del capo "il mio nome è Clio.." Sorridendo appena "Sarà un piacere lavorare con voi..". |
Salii sulla carrozza....chiusa nel mio caldo mantello...Lord Gvineth sedette difronte a me....dapprima entrambi fummo immersi nei nostri pensieri.......poi...forse per rompere quel silenzio interrotto solo dal rumore delle ruote sulla strada....incomincio' a parlarmi di quello che gli ispirava la campagna di notte....le storie che raccontavano sua madre e sua sorella...ed infine....la sua sorpresa nel vedermi impugnare un arco......De Gur era fortunato.....si lo ero stata anch'io......se solo Guisgard fosse stato ancora vivo..io e lui avremmo una vita serena......e invece.....avevo avuto una serata disastrosa....." Dovreste chiederlo a mio marito..se si sente fortunato oppure no.....molto spesso una moglie accomodante e' molto piu' utile.......La notte Lord Gvineth e' un momento particolare.......si odono rumori che non riusciamo a decifrare...si vedono ombre...si ha paura...ci si sente in balia di forze che non conosciamo.....ma questo accade solo quando nella nostra anima vi pocae' luce......I racconti con cui ci mettevano a letto le nostre madri....sono racconti che sembrano perdersi nella notte dei tempi....eppure ora....due perfetti sconosciuti come noi...si stanno raccontando....buffa la vita......
L'arco....questa e' una storia.....molto personale....ve la raccontero' un giorno...ma posso assicurarvi che Lord Guanto......ha avuto fiuto...vedete...quando si mira ad un oggetto.....e si colpisce.....si puo' definire bravura....ma si fa con l'animo in pace e la mano non trema...e la mira diventa sicura.........ma quando si punta per uccidere ..quella e' tutta un'altra storia.......Avrei ucciso....ve lo garantisco....." continuai a guardare fuori.....mentre il cuore si rasserenava..intravedevo le luci del castello........Tanto sapevo che De Gur...avrebbe fatto tardi anche quella notte... |
Annuii, semplicemente, in risposta al subalterno, poi, dopo essermi schiarito leggermente la voce:
-Rispettiamo le consegne assegnateci, che nessuno si avvicini; nel caso di insistenze sospette, voglio esserne informato- Detto questo, cominciai il mio giro di ronda, lo sguardo vigile, ma la mente persa in cupi pensieri; "Mio Signore" invocai, con sgomento, "Quale offesa di parola può essere tanto grave da dover essere punita con l'uso delle armi? Che onore c'è, nel colpire un mendicante indifeso? In che modo, con tale agire, si può dire di aver fatto giustizia, la Tua giustizia?" I miei stessi passi, risuonarono alle mie orecchie pervasi da un'oscura cadenza, mentre il mio sguardo vagava, alla ricerca di ciò che poteva essere importante; "In Te ripongo il mio onore, in Tuo Figlio la mia fedeltà, perché invero alcun re di umana natura può essere tanto meritevole d'essere seguito; eppure, nei regni degli uomini, si uccide per ira, e l'ira di uno genera lo sgomento di molti" Mi fermai un istante, e prima di proseguire, sguainai la spada e ne baciai l'elsa, in un gesto che riuscì in parte a rassicurarmi; "In tutto questo, mio Signore, mantienimi integro, che io non sia preda del peccato, e che la mia spada non colpisca mai per la mia gloria, ma per la Tua". |
Altea lasciò la sua camera e raggiunse la Cappella di Palazzo.
E qui vi trovò ad attenderla il diacono. Così, i due partirono col piccolo calesse dello stesso diacono. Uscirono dalla città, immettendosi sulla strada che dava verso Licinia, dove, come spiegato dal diacono durante il percorso, si trovava la chiesa della Santassima Annunziata e dove avrebbero trovato il Priore Tommaso. Raggiunsero infine il Sacro Edificio ed entrati all'interno attesero di poterlo incontrare. Una donna allora, la sua perpetua, li condusse nella sacristia, dove trovarono un uomo dietro uno scrittoio, immerso nella lettura di diversi testi. “Priore...” disse il diacono “... volevamo incontrarvi, se ciò non vi reca disturbo.” “Venite pure avanti.” Rispose il religioso. |
“Vi capisco...” disse Gvineth ad Elisabeth “... anche io spesso sento l'istinto, anzi il desiderio, di uccidere Cimmiero e suo fratello... sono uomini corrotti ed ambiziosi... ma ne vale la pena? Scatenare una guerra per un istinto, per un desiderio? Il Diritto non ha ancora stabilito chi avrà il ducato.” La fissò. “Tutto è confuso, enigmatico... come questa notte, non trovate? Vostro marito non tornerà, benchè sia ormai l'alba... volete davvero restare sola nel vostro castello, milady? Anche oggi?”
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“Sarà il caso che si presentino loro stessi.” Disse Azable a Clio.
Così, uno alla volta, i fedeli di Azable si alzarono, presentandosi alla nuova arrivata. “Io sono esperto d'armi.” Fece Morice. “Io come già vi dissi” sorridendo Riccado “sono un conoscitore di storia. Specializzato nello studio delle usanze e delle lingue di città e regni diversissimi.” “Io sono Kog, un guerriero.” Sbottò l'omone. “Io invece sono esperto di travestimenti.” Disse Otanio. “Lieto di avervi con noi.” Senza tradire emozioni Samondo. “Io mi occupo di tante cose. Troppe da spiegare.” “Di Dablak e di Ramma” Azable a Clio “vi ho già parlato io.” Concludendo quelle presentazioni. |
Nulla era deciso.....valeva la pena uccidere ?.....No..la vita era Sacra..e non spettava a noi decidere...ma la brutalità di quella sera...era rivoltante....." Sapete ?...sembrate così diverso.....eppure in quella sala, avevate gli stessi atteggiamenti.......mi avete sconvolta piu' voi che Lord Cimmiero e Guanto......
Non vale la pena uccidere..mai e in nessun caso....ma la vita dei piu' deboli si difende e contro certe bestie...alle volte non rimane altro da fare.....".....Mio marito non sarebbe tornato....sorrisi....." La solitudine....esiste davvero ?.....L'amarezza...la delusione..la rabbia....questo esiste......Vi ringrazio per esservi preso cura di me e per avermi accompagnata a casa.....se avrete ancora voglia di parlare sapete dove trovarmi......che sia per voi l'inizio di una buona giornata...l'aurora e' un momento da vivere...come un rito sacro..."........ |
Certo quel carretto non era molto comodo sobbalzava e dovevo a volte tenermi imbarazzatamente addosso al diacono.."Scusate, scusate non pensiate male di me..non so nemmeno come vi chiamate".
Licinia...era il posto dove avevamo incontrato la donna che predisse il futuro a Guisgard e ricordai Auroria e la strada da prendere. Giungemmo davanti al Priore Tommaso, era un uomo serio e dalla aria severa ma non incuteva timore e subito ci accolse.."Vi ringrazio per la vostra attenzione Priore Tommaso..e spero di non arreccarvi disturbo..questo giovane diacono mi disse doveva venire da voi e sono venuta pure io, i miei omaggi la duchessa Altea de Bastian..o solo Altea se volete, siamo tutti uguali davanti al Signore" e gli sorrisi leggermente sedendomi. |
Gvineth sorrise ad Elisabeth.
“Sapete, in politica, come in guerra, bisogna saper fingere.” Disse. “Vestirsi da lupo per non soccombere al branco. Se avessi mostrato debolezza allora i Cimmieri avrebbero imposto la loro forza e fatto valere ragioni e diritti assurdi. Devo mostrarmi come loro, o finirò per essere schiacciato. Ma con voi... con voi voglio essere me stesso... dunque con voi sarò il vero me stesso... semplicemente Gvineth e non più il grande condottiero e l'aspirante duca.” La carrozza arrivò al castello. “E sia, comprendo che una donna come voi non accetti la compagnia di un estraneo, senza la presenza di suo marito.” Aggiunse. “E questo vi rende ancora più straordinaria per me.” Scese dalla vettura ed aiutò la donna a fare lo stesso. “Quando vorrete vedermi, anche solo per parlare” mormorò risalendo sulla carrozza “vi basterà chiamarmi, milady. Un giorno vorrei mostrarvi un posto speciale.” Le baciò la mano ed andò via. |
“Tutti uguali.” Disse il Priore ad Altea, per poi alzarsi ed invitando lei ed il diacono a sedersi. “Il disturbo, madama, è un concetto aleatorio e discutibile, sapete? Solitamente gli sciocchi recano noia o disturbo. Ma voi non mi sembrate affatto tale. Avete occhi di un verde pallido e limpido, segno che tradisce una vivace capacità di sognare. Ed il vostro pallore, così prezioso ai canoni cortesi ed aristocratici, vi rivela poi di alto lignaggio di certo. Lungi da me, dunque, non allietarmi di questa vostra visita. Perchè immagino qualche motivo vi abbia spinto a venire qui da me. Vi ascolto, dunque, con curiosità ed interesse.”
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Potevo comprendere le sue parole senza alcuna difficoltà...alle volte fingere era doveroso......Quando l' Oracolo non dava assenso a periodi che sarebbero stati gravosi..per la nostra piccola società di donne...solo a poche di noi svelavo il vero segreto delle parole del Tempio........" Vi comprendo Milord......attento pero'....la nostra indole tende sempre a venir fuori...e questo succede quando siamo piu' vulnerabili...ecco perchè e' meglio che voi ritorniate a Capomazda......saro' felice...se mi condurrete in questo posto speciale....."...scesi dalla carrozza aiutata dal suo braccio......gli sorrisi e mi avviai al castello...dove trovai ilo fedele Tommaso ad attendermi....." Vi ho tenuto sveglio...mi spiace, ma ora andate a riposare e non alzatevi presto avete il mio permesso......lavorero' nelle serre del castello quindi non dovrete accompagnarmi al convento..."......Così rassicurato il vecchio servitore...salii nella mia stanza....mi spogliai e rimasi seduta sul letto..le candele accese...ad attendere che l'aurora lasciasse spazio al nuovo giorno.....
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Arrossii lievemente a quelle parole del Priore...aveva capito non ero venuta con arroganza.."Le vostre parole sono per me fonte di sollievo...si sono venuta per un motivo".
Avevo in mano il mio scrigno di cui mi ero appriopriata dal diacono misterioso e lo posi sul tavolo.."Vedete..sono venuta per questo, ma sono successi fatti che mi portano a parlare con voi..sulla morte dell' Arciduca, mio caro amico". Rimasi in silenzio mentre aprii il sacchettino di velluto nero e gli mostrai la collana.."Vedete..io mi sono accorta di questo ciondolo solo ora, o meglio al mio arrivo a Corte dopo la morte del Duca..non saprei dirvi se vi fosse la notte pure della sua morte, era appena tornata da Las Baias e avevo trascorso del tempo a parlare con Sua Signoria e quando dopo poco mi diedero la notizia..scappai con un dolore lancinante..un vuoto mi tormenta pure ora..voi sapete a che casato possa appartenere, e che significhi questa scritta?Nessuno entra nella mia camera..solo la mia dama e poteva entrarci tranquillamente l' Arciduca..in mia assenza ovvio". Tacqui e lasciai il Priore guardare la collana. |
Elisabeth raggiunse la sua camera, si spogliò e si coricò, mentre il Sole lasciava Levante per alzarsi alto in cielo.
Ma ad un tratto la donna cominciò ad udire qualcosa. Una voce dall'esterno del castello, che recitava dei versi: “Paion separati, ma guardate col cuore che non mentisce. Poiché è ben chiaro che il Santo territorio di Pietro li unisce. E io ciò ben so, che provengo dalla terra di colline e cipressi, dove i sogni non tramontano e restano per sempre gli stessi. Non resteranno a lungo separati, allor, la mia terra e la vostra. Poichè so che esse valgon ben un duello, una contesa, una giostra.” |
Sorrisi a quegli uomini.
"Lieta di fare la vostra conoscenza.." Cordialmente. Mi voltai poi verso Azble e sorrisi appena, quei nomi mi sembrava di non averli mai sentiti nominare. Me ne avev già parlato, possibile? Probabilmente non me n'ero accorta. "Io sono esperta in un gran numero di armi, ma sono anche molto utile quando si tratta di travesimenti.. Con l'abito giusto sono insospettabile.. Una perfetta esca.." Gaiamente. |
Il Priore Tommaso osservò con attenzione la collanina di Altea, leggendo poi con fare minuzioso anche la misteriosa scritta.
“La fattura di questo oggetto” disse infine “è pregevole e la scritta che reca, devo dire, appare tanto arcana, quanto interessante. Ma ora è difficile a dirsi se sono semplici rime o se invece celano qualche significato...” pensieroso “... quanto all'immagine, una civetta con un carciofo, così su due piedi mi fa pensare che unisce i simboli di due terre... la civetta richiama Capomazda, mentre il carciofo è l'emblema si Suession...” “Perchè metterle insieme, dunque?” Chiese il diacono. “Chi può dirlo ora...” mormorò il Priore “... l'unica cosa che mi fanno venire in mente è che Capomazda e Suession hanno in comune una cosa... le leggende sul Lagno...” “Leggende?” Ripetè il diacono. “Si...” annuì il Priore “... ve ne sono un bel po'... dal Gorgo del Lagno, al mito della Dama del Lagno... entrambi legati all'epopea eroica di Ardea de'Taddei...” |
“Benissimo.” Disse Azable a quelle parole di Clio. “Ora siamo una squadra.”
(I due nomi a cui si riferiva il signorotto erano quelli di Bablak e Ramma, le cui caratteristiche aveva descritto lui stesso a Clio, a differenza degli altri che invece si erano presentati da soli) “Dobbiamo decidere in quali vesti giungeremo a Capomazda.” Fece Morice. “Laggiù sono tempi turbolenti e hanno molti sospetti, soprattutto verso facce sconosciute.” “Si, serve un ottimo piano per riuscire.” Annuì Samondo. |
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