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"Allora prenotatemi una stanza.. Il padrone stasera non tornerà quindi passerò la notte laggiù. Vi è pure una vista mare stupenda.. Nella suite più bella" sorridendo.
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Mi avvicinai e trovai il libro.
Un lungo brivido mi percorse tutta mentre lo osservavo. Era questo, doveva essere questo. Il famoso libro che voleva rubare Fantamas. "Taddeus, vieni!" lo chiamai, porgendogli la mano. Conoscevo quell'idioma, era l'antico Flegeese, la lingua autoctona degli indigeni. L'avevo incontrata in uno dei miei viaggi nel tempo, anche se non riuscivo a decifrare che qualche parola. Provai allora a leggere quelle poche parole che riuscivo a comprendere. |
Gwen si addormentò poco dopo, cullata dal torpore di quella notte silenziosa.
Ma si svegliò qualche ora dopo. Forse aveva fatto un brutto sogno, o magari aveva avuto un incubo, ma non ricordava nulla. Era però preda di una strana inquietudine. Fuori era notte fonde ed il silenzio delle tenebre era rotto solo dai versi di qualche animale che gridava alla Luna notturna. Da fuori però, nel cortile, giungevano rumori di passi. Qualcuno nel cuore della donne si aggirava davanti all'ingresso. |
“La signora” disse sorpreso Ambrose “vuol trascorrere da sola la notte in albergo? Mi perdoni, ma non so se il padrone gradirà. A sapervi sola là, magari ciò lo potrà indisporre...” fissando Altea.
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"Si lui è geloso.. E cosa proponete Ambrose, volete venire voi e mi servite? Non vedo altre donne in questo Palazzo" pensando "Però io sono stata sola laggiù col pittore.. Speriamo non lo sappia".
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Destresya si avvicinò al misterioso libro e cominciò a leggere.
Avvertì un capogiro, un senso di nausea, quasi come se sentisse le forze venirle meno. Intorno a lei tutto cominciò a girare. Strani e nuovi profumi, ammalianti e profondi iniziarono ad avvolgerla. Un vago torpore la prese tutta. Vide allora uno scenario diverso intorno a lei. Una natura rigogliosa, una vegetazione lussureggiante, un cielo profondo sopra di lei ed un mare di un blu magnetico ed ipnotico. Dalle scogliere circostanti vide un battello fluttuare verso il porto. Era l'antica Las Baias, la capitale Flegeese nel pieno del suo sviluppo coloniale, nella seconda metà del XIX secolo. (La giocatrice scelga liberamente un ruolo adatto allo scenario sopra rappresentato e lo descriva) |
Mi svegliai nel cuore della notte preda di una strana inquietudine.
Forse avevo fatto un brutto sogno, non sapevo dire, ma mi sentivo molto molto strana. Decisi di alzarmi per un po' per calmarmi, quando sentii dei passi davanti all'ingresso. Allora mi sporsi dalla finestra per vedere chi fosse Poteva essere Grez, o Pistal, anche se di quest'ultima non pensavo, ma se non fossero stati loro e qualcuno avesse cercato di entrare in casa? Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
"Quel giovane pittore" disse Ambrose "è il solo uomo a questo mondo di cui il padrone si fidi. Quasi fosse suo figlio." Ad Altea. "Egli aveva dato il permesso che l'artista le facesse da accompagnatore all'albergo. Quindi non abbia timore, è una persona fidata. Comunque, se proprio desidera trascorrere la notte all'albergo, vorrà dire che troveremo una soluzione... e quindi sarò io ad accompagnarla in qualità di suo maggiordomo."
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Gwen si affacciò dalla finestra della sua camera e vide nel cortile Grez che camminava teso, stringendo in mano una carabina.
I cani abbaiavano forte alla Luna, come se qualcosa li avesse resi inquieti. |
E infatti era proprio Grez, come pensavo.
Ciò che mi preoccupò fu il fatto che fosse armato. I cani inquieti mie fecero supporre che qualcuno magari avesse cercato di introdursi nella nostra proprietà e anche Esu questo potevo aver ragione. Così, mi avventurai al piano di sotto per capire cosa stesse succedendo. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
"E se le dicessi quel pittore mi elogiava e diceva ero la donna più bella avesse mai visto? Le sto dicendo la verità, voleva rubare pure un libro per me...Illusionicom...qualcosa del genere" con indifferenza..."Bene, aspettatemi sotto, preparo la valigia con alcuni oggetti e scendo, voi prenotate la suite intanto" e lo congedai.
Mi vestii e guardai allo specchio ma molto turbata, non capivo il motivo. Scesi al piano di sotto aspettando Ambrose. https://www.film.it/fileadmin/mediaf...67_650x366.jpg |
Gwen scese al pianterreno e trovò Pistal in pieni con gli occhi tesi verso la finestra che dava sul cortile.
Aveva un volto tirato ed inquieto, mentre Grez fuori cercava di far calmare i cani. “Lo trovo naturale, signora.” Disse Ambrose. “Lei è una donna bellissima e gli uomini, soprattutto giovani come quel pittore, non restano indifferenti al suo aspetto.” Ad Altea. Poi annuì ad i suoi ordini e scese di sotto, prenotando al telefono una suite dell'albergo. |
Vidi anche Pistal in piedi a guardare fuori dal finestra.
Sembrava parecchio preoccupata, mentre guardava Grez dalla finestra. "Pistal" mormorai "Che sta succedendo? Cos'è questo chiasso? E perché Grez è armato?" preoccupata anch'io quanto lei.https://uploads.tapatalk-cdn.com/201...93cb601f36.jpg Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
"Comunque, non so se il padrone lo troverebbe naturale, ha appena detto che non mi permetterebbe di stare da sola in albergo, ma si fida del pittore..il quale però ci ha provato..che stranezza" sorridendo.
Ambrose aveva prenotato la suite e dissi di andare prendendo una piccola valigia elegante. |
"Oh, nulla..." disse Pistal a Gwen "... nulla... non essere successo nulla... un rumore avere svegliato cani... Grez ora far calmare loro... tu tornare pure a letto, miss Gwen... tornare a dormire tranquilla..." cercando di apparire calma.
In effetti lo strano rapporto tra il padrone ed il pittore era strano. Il primo sembrava fidarsi ciecamente del secondo ed Ambrose non si era per nulla allarmato di ciò che aveva raccontato Altea. Poco dopo tutto era pronto ed Ambrose aveva prenotato la suite. In auto accompagnò così Altea al lussuoso albergo, che illuminava a giorno tutto lo scenario in cui sorgeva. La suite prenotata era all'ultimo piano, proprio dove lei era stata col pittore, solo che la camera era diversa, più ampia e lussuosa. Il nome sulla porta della suite era Shushan. |
La osservai ed ascoltai assottigliando lo sguardo.
Non me la raccontava giusta. Proprio per niente. Mi avvicinai a lei. "Pistal, ti conosco da troppo tempo ormai, capisco se non mi dici la verità. Dimmi cosa sta succedendo" insistetti, fissandola. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Arrivammo all' albergo e scesi, entrai e lasciai Ambrose pagare la suite.
Ringraziai e salii, era nello stesso corridoio dove ero stata con Ardea, lo strano pittore. Guardai il nome e sorrisi "Bellissimo nome, Shushan...ricorda posti esotici ed un nome delicato ma forte". Entrai e subito fui inondata dalla sua bellezza, era diversa da quella vicino dove eravamo stati prima, probabilmente il fantomatico amico di Ardea non aveva avuto buon gusto. Chiusi la porta e subito andai al terrazzo per guardare nel giardino e udire il rumore del mare. |
“Ma nulla, io avere detto il vero...” disse Pistal a Gwen, visibilmente agitata però.
Allora scese anche suo zio al pianterreno. “Torna a letto, Gwen.” Lui alla ragazza. “Non c'è niente da vedere qui.” |
Era una suite molto grande, con un corridoio breve che divideva il bagno dal salottino e dalla camera da letto.
Un terrazzo meraviglioso dava sui giardini e dominava il mare intorno alla baia. Ad un tratto Altea notò sulla parete un magnifico quadro. Era fatto con una tecnica particolare, che univa l'uso del negativo all'alterazione cromatica della luce. Si trattava di una rivisitazione moderna di un'immagine più antica. Il dipinto raffigurava una bellissima donna dagli occhi chiari, il viso diafano e nobile ed i capelli biondi e lunghissimi. Sulla testa aveva una corona di rari fiori marini. https://scontent-lga3-1.cdninstagram...ninstagram.com |
Stavo nuovamente per controbattere malamente all'ostinazione di Pistal, quando scese lo zio.
Sbuffai contrariata e feci le scale, ma mi fermai in Cina, sedendomi sui gradini per ascoltare e capire una volta per tutte cosa fosse accaduto là fuori. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Fui distratta guardandomi attorno da un dipinto. Mi avvicinai e vidi una donna meravigliosa, eterea, quasi di altri posti o tempi. Che strano quadro, era molto suggestivo, quasi sentii dei brividi.
Lo accarezzai e osservai la firma del pittore, ero sempre abituata a guardare la firma, era il segno distintivo dell' artista d' altronde...come un marchio su una preziosa ed antica porcellana. |
Gwen si fermò in cima alle scale per ascoltare.
"Vergine Santa..." disse Pistal facendosi il Segno della Croce. "Grez..." Siculon chiamandolo dalla finestra "... si è sentito ancora?" "No, padrone..." "Cos'era di preciso?" "Un suono, padrone..." mormorò Grez "... un suono strano... come di un corno... mai ho udito un suono così..." "Era lontano?" "Credo dalla jungla, padone..." spaventato Grez. |
Altea lesse la firma dell'autore del quadro, scoprendo che si firmava col nome Ardea.
Qualcuno allora bussò alla porta. |
Ascoltai e parlavano di un suono.
Come di un corno. Spalancai gli occhi. Veniva dalla giungla. Ma... Dunque era vero che le dicerie erano fondate. Dovevo ammetterlo, pensavo che buona parte fosse data dalla superstizione di Pistal oggi pomeriggio prima di cena, na evidentemente non era così. Chi poteva essere così coraggioso e folle da andare in quella assurda foresta? Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Ardea....sussultai..e quella donna chi era allora...la Regina non poteva essere, avevo visto la immagine? Se fosse stata la dea?
Ad un tratto la porta bussò e andai ad aprirla piena di turbamenti. |
Per alcuni lunghi minuti Siculon e Grez tesero le orecchie alla notte, senza però scorgere nulla.
Il vecchio zio di Gwen così tornò in camera sua ed anche Pistal ritornò a dormire. I cani però continuarono a vagare per il cortile con versi nervosi ed inquieti. Altea aprì e vide Ambrose sulla soglia. Aveva pagato la suite ed ora le aveva portato la cena su un vassoio. “Se non ha altre disposizioni, signora, io andrei.” Disse. “Augurandole una serena notte. Per ogni evenienza io alloggerò in una camera al secondo piano e potrà contattarmi facendo il numero 6 sul telefono della stanza.” |
Rimasero ancora ad ascoltare quel suono, poi andarono a dormire.
Tuttavia, i cani continuavano ad abbaiare. Allora attesi che tutti si fossero ritirati ed uscii fuori in giardino, silenziosa, nella notte fonda. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Era Ambrose e mi portò la cena "Grazie Ambrose, ma venite a guardare una cosa" chiudendo la porta e portandolo di fronte al quadro "Guardate la firma..Ardea...chi è questa donna raffigurata?".
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Gen uscì del cortile da sola.
Era buio, il cielo velato dalla sfochia e la Luna che spettrale splendeva cupa nella notte. Non c'era nessuno, fatta eccezione per i cani che giravano inquieti per il cortile. Ambrose si avvicinò ad Altea e guardò il dipinto. "Credo possa essere" disse "la donna che da il nome a questa suite." Mormorò. "L'autore è Ardea, il pittore che il padrone aveva incaricato di ritrarla, signora." |
La Luna era inquietante, cupa ed avvolta dai veli delle nuvole.
Tutto era tranquillo, silenzioso, tranne per i cani ancora nervosi che giravano per tutto il giardino. Rimasi ancora a guardare ed ascoltare, ma poi pensai che davvero non doveva sentirsi più nulla, così mi voltai per tornare in camera. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Un silenzio cupo, sordo, profondo avvolgeva il cortile e l'intera villa.
L'oscurità era sferzata solo dalla leggera luce che veniva dalle scuderie, dove erano segregati i due schiavi. Un leggero alito di vento sembrava sorgere dal cuore della notte accarezzava lieve le palme che circondavano la casa. Solo i cani animavano il cortile. Gwen allora decise di tornare dentro a dormire. |
"Strano...Quindi è Shushan...potrebbe essere, aveva detto aveva un amico qui in albergo...bene, grazie, ma la lapide dove si trova..voi lo sapete? Meglio andare domattina all' alba o stasera? Non vorrei intrattenermi molto qua, quando ritorna il padrone vorrei essere a casa".
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Quel leggero vento, che rendeva ancora più cupa quella notte, mi accompagnò quasi sospingendomi verso l'ingresso della villa.
Pensavo a quel suono proveniente dalla giungla e mi chiedevo se davvero fosse stato ciò che Grez e lo zio avevano sentito. A quel punto, risalii in camera e tornai a letto, sperando di poter nuovamente prendere sonno. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
"La lapide è nel giardino dell'albergo, signora." Disse Ambrose ad Altea. "Forse è più opportuno vederla domattina, alla luce del Sole. Il padrone tornerà domani in giornata credo. Se non ha altri ordini io andrei, signora."
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Gwen si avviò verso la sua camera per tornare a dormire.
Ad un tratto, da fuori, sentì giungere una musica. Non poteva certo trattarsi del fantomatico corno udito da Grez e che aveva spaventato anche i cani si suo zio, ma era invece il suono di un qualche flauto particolare. Giungeva proprio dal cortile. |
Ero in dormiveglia, quando sentii una musica.
Sembrava quella di un flauto. Però non sembrava affatto provenire dalla giungla. Bensì dal nostro stesso giardino. Allora, al massimo della curiosità, mi alzai, indossando la vestaglia e guardai fuori dalla finestra per vedere chi fosse a suonare. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Gwen si affacciò in vestaglia dalla finestra della sua camera.
La musica di quel flauto si sentiva chiaramente e proveniva proprio dal cortile. Per la precisione dalle scuderie. |
Il suono veniva dalle scuderie.
Le scuderie! Che fosse uno degli uomini che lo zio aveva portato a casa oggi? Ora ero ancora più curiosa. Allora uscii di gran carriera per raggiungere le scuderie Fui di nuovo investita dalla brezza notturna, fino a raggiungere le scuderie. Seguii quel suono, entrando e dando una carezza ad Aram, il mio frisone europeo, cercando la fonte di quella musica. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Gwen lasciò la sua camera ed uscì nel cortile.
Seguì la musica di quel flauto fino alle scuderie. Il suo cavallo stava ruposando e lei lo accarezzò. La musica giungeva proprio da lì. Vi era un muro di legno che separava la stalla dei cavalli dal deposito di fiene ed attrezzi retrostante. E da dietro quel muro giungeva quella musica. |
C'è stato un tempo, in cui non ero che una ragazza, un fiore cresciuto in un giardino delicato, che sbirciava dietro il cancello immaginando sogni e mondi, sognando storie e giochi.
Ma quei sogni e quei giochi sparirono in una notte d'autunno, quella gaiezza e quel candore si consumarono per volontà di altri. Venduta, impacchettata e confezionata in bianco e oro abbandonai la mia casa per quella in cui, dicevano, sarei stata la padrona, in quella dove tutto sarebbe stato scintillante, dicevano che era per il mio bene, che non c'era cosa migliore che sposare quel vecchio, ma la verità era che lo facevano per loro, lo facevano per quel blasone nobiliare, per le sue ricchezze, per le sue fortune. Ma non avevano fatto i conti con una cosa: me. Quel fiore del giardino cresceva e metteva sempre più spine, diventava velenoso e una notte d'inverno, dopo poche lune dalle nozze, mutò i suoi candidi petali in un nero plumbeo come la notte. Allora neri furono tutti i miei abiti, ma sontuosi e bellissimi, sfarzosi e totalmente irrispettosi di quel lutto che mi rallegrava più di una festa. Ma la mia vendetta non era ancora compiuta. Ora ero davvero la padrona del castello, ora ero davvero padrona della mia vita, e per tutti quelli che mi avevano spinto, calpestato, che avevano pensato di decidere per me, che mi avevano usato, non sarebbe rimasto niente, se non erbacce senza frutto. I petali neri caddero uno per uno e il fiore rinacque sgargiante, eccessivo, bellissimo e forte, munito di spine e veleno, di una carica esplosiva di colori e profumi, e di un gambo che cresceva sempre più, tanto che ora non doveva più immaginare quello che c'era al di là del cancello, perchè lo vedeva bene. Lo vedeva tutto. Il mondo era suo. Il mondo era mio. Non avendo alcuna intenzione di aiutare la mia famiglia, ora in disgrazia perchè tutto dipendeva dalla mia fortuna, né di ripopolare questo pianeta con dei marmocchi, ma bensì decisa a godere ogni momento, ogni esperienza, ogni avventura, ogni piacere, ogni eccesso, ogni brivido, partii visitando il mondo, scoprendo isole sconosciute, mari burrascose, montagne incontaminate, città piccole, grandi, borghi incantati e pianure sterminate. Finchè un giorno, di ritorno da un lungo viaggio in India, non approdai a Baias per sistemare alcune cose in una delle ville che ora mi appartenevano, così come quel titolo di contessa che tanto desideravano i miei familiari. La nave si avvicinava alla riva. Eccola lì, la bellissima Baias, sempre più vicina. Anche se avevo girato il mondo la sua bellezza mi colpiva ugualmente. https://i.pinimg.com/564x/f1/c2/29/f...a0e0bf098a.jpg |
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