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Clio ed i suoi compagni seguirono i quattro uomini mentre proseguivano ad attraversare il bosco.
Ad un tratto giunsero in una radura, dove c'era ad attenderli una carrozza. |
"Questi bottoni di vetro" disse il padrone a Gwen "immaginavo fossero pietre preziose nei miei giochi di fanciullo... questo dado invece era il mio modo di sfidare la fortuna, come fanno i tanti eroi di poemi e romanzi... ed infine questo cuore di legno simboleggiava il Grande Amore, quello che sognano tutti..." sorrise "... ecco, questo era il mio tesoro da bambino... forse sarà sciocco, ma davvero era il mio modo per sognare." Guardò per un attimo le rovine di quella torre con aria malinconica. "Ma ormai ho smesso di sognare da tempo..."
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"Eh, vi capisco..." disse il soldato ad Altea "... vi siete impegnata con qualche scialbo cavaliere e ora invece avete compreso che potete ambire a qualcosa di meglio, dico bene?" Ridendo e rivolgendo alla dama occhiate decisamente lascive.
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Li seguimmo fino al limite del bosco.
Qui ad accoglierli c'era una carrozza. Avremmo finalmente scoperto chi era? |
Ascoltai la spiegazione con un sorriso affascinato.
Poi mi rattristai nel vedere la sua espressione malinconica. "Non bisogna mai smettere di farlo, nemmeno quando tutto sembra quasi obbligarci e credetemi, ho tutte le ragioni per dirlo, non sono frasi fatte, e nemmeno fantasie romantiche di una ragazzina. Qualsiasi sia il motivo che vi ha fatto smettere di sognare, spero che ne troverete un altro, altrettanto forte, da farvi fare il contrario" dissi dolcemente, cercando il suo sguardo. |
Sotto gli sguardi attenti di Clio e dei suoi compagni, i quattro uomini arrivarono alla carrozza.
Da essa scese un cocchiere e caricarono le casse sulla vettura. "Qui finisce il nostro compito." Disse uno dei due monaci a Pepino. "Che il Cielo assista il vostro signore." E lo scudiero annuì. |
Il padrone guardò Gwen, per poi fissare lo scrigno ed il suo contenuto.
"Tu hai motivo per sognare..." disse poi "... sei innamorata e stai cercando il tuo ragazzo, no?" |
Caricarono le cose sulla carrozza, e dissero di aver finito il loro compito.
Ma ancora nessuna traccia del misterioso cavaliere, che nove su dieci era nella carrozza. Sbuffai. "Quanto odio aspettare.." Mormorai piano. |
Feci vagare lo sguardo.
"Sono poche le certezze che mi sono rimaste..." mormorai "E comunque, per inciso, non ho alcun ragazzo... Non ho più nessuno sulla faccia della Terra. Non è esattamente qualcosa che ti spinge a sognare." |
La carrozza parti', così come i due monaci.
Si divisero così le loro strade. Ma né la carrozza, né i due monaci si diressero verso il castello. "E ora" disse Kostor a Clio "cosa facciamo? Sembra che la carrozza ed il suo trasporto non siano diretti al torneo." |
Il padrone rimise il contenuto nello scrigno, per poi richiuderlo.
"Pensavo che quel tipo fosse il tuo ragazzo..." disse a Gwen "... del resto sei venuta nel bosco per ritrovarlo e sempre a causa sua sei arrivata al castello... o mi sbaglio?" Fissandola negli occhi. |
Li osservammo dividersi e prendere le loro strade.
Corrucciai la fronte. "Che strano.. Eppure quel cavaliere è iscritto al torneo.." Pensierosa "La cosa non mi piace..". Io avevo un piano da seguire. Ed ero indietro, considerando che tutto quello che credevo mi stesse avvicinando a lui invece non lo faceva affatto. Non avevo scoperto niente, dunque avrei dovuto scoprire tutto al torneo. "Io devo prepararmi per il torneo, o il mio piano andrà in fumo.." Guardando la carrozza. "Voi continuate a seguirla, e trovate il modo di darci informazioni, mi raccomando.." Ai miei uomini. Annuii e voltai il cavallo per tornare al castello. |
Chiuse lo scrigno.
"No, non vi sbagliate. Resta comunque il fatto che non è il mio ragazzo" dissi, per poi alzarmi e uscire fuori dalla torre, venendo subito investita dal Sole mattutino. Mi fermai così ad osservare il paesaggio circostante, dando le spalle all'edificio diroccato. |
Clio, impartiti gli ordini ai suoi compagni, tornò verso il castello, galoppando per il bosco.
Giunse infine a Monsperon. La città era in festa e viveva un'attesa palpitante per il torneo. Squilli di trombe e rulli di tamburi riempivano l'aria, mentre le risate e le grida festanti della gente si udivano ovunque. E Clio arrivò finalmente al castello ducale. |
Gwen restò fuori dalla torre diroccata, sotto il dorato Sole mattutino.
Ad un tratto udì un calpestio dietro di lei, per poi sentire la presenza del padrone alle sue spalle. La ragazza avvertiva il respiro di lui fra i suoi capelli rossi. "Allora" disse "se non sei la sua ragazza potrò di nuovo ritrarti in qualche mio disegno..." sfiorandole una ciocca con le dita "... ritrarti senza correre il rischio che qualche ragazzo geloso venga poi a prendermi a pugni..." sorridendo appena. |
Sentii i suoi passi, poi avvertii la sua presenza alle mie spalle.
Chiusi gli occhi sentendo il suo respiro fra i miei capelli e un piacevole calore mi invase quando prese fra le dita una ciocca. Lo sentii sorridere ed io risi piano alle sue parole. "Sì, credo che possiate" dissi, poi voltai appena la testa, per sentire il suo viso quasi vicino al mio, ma senza voltarmi del tutto "Era questo il vostro timore?" chiesi , quasi sussurrando, con un leggero sorriso. |
"Il mio timore..." disse il padrone a Gwen "... a cosa ti riferisci? Al timore di perderti come servitrice o come modella?" Guardandola con un vago sorriso.
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Amavo quel suo vago sorriso.
"Beh come modella, naturalmente..." dissi, sorridendo, sempre col capo voltato verso di lui. Ogni sua parola pronunciata fra i i miei capelli era un intenso brivido lungo la schiena e potevo sentire il suo respiro sulla tempia. "E perchè no, magari anche il timore di essere preso a pugni da un fidanzato geloso" con una leggera risata divertita. |
<< Si è stato un bel viaggio, c'erano molte cose interessanti e ora quando torneremo al castello ci sarà il torneo a tenerci tutti impegnati >>
Mi sporsi un po' per guardare fuori, in effetti riuscii a vedere bene alcune torri del castello e il paesaggio che lo circondava. Non mancava molto all'arrivo. Chiusi gli occhi per riposare e quando li riaprii stavamo già alle mura del castello. Tutto intorno a noi c'era un gran via vai di persone, cavalli, uomini in armi, suonatori, dame e curiosi. Era bello prendere parte a quella grande festa che aveva inondato Monsperon. Anche se sapevo il vero fine del torneo. |
Mi guardai attorno per vedere se Solo e i suoi amici fossero nei dintorni, ovviamente sarebbero stati camuffati. Mi presi di coraggio e mi avvicinai a quel viscido soldato quasi sfiorandolo..."Oh beh..io sono qui per fare un favore ad un amico...ma immagino un uomo come il Maresciallo abbia già una degna madrina." sorridendo ironicamente "E sarà fortunata tanto da diventare la donna protagonista del Torneo, visto nessuno metterà in dubbio la bravura di Ser Fagan...il quale vincerà quel trofeo...una cassa di denaro..oh no, un castello? Non mi sono nemmeno informata quale sia il premio...voi lo sapete?" stavolta con un sorriso malizioso.
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“Beh, allora ti confesso” disse divertito il padrone a Gwen “che sono il miglior spadaccino della zona. Dunque tienine conto, visto che se quel ragazzo dovesse giungere a sfidarmi per gelosia tu poi saresti chiamata a scegliere per chi tifare.”
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La carrozza rapida giunse a Monsperon, per poi arrivare al castello baronale.
Subito gli stallieri accolsero la vettura, mentre due valletti aprirono lo sportellino per far scende Dacey. E la principessa appena messo piede a terra vide arrivare a passo svelto Fagan e Jean. “Eccovi...” disse il cortigiano alla principessa “... è andate tutto bene? Il mercante vi ha consegnato la corazza e le armi?” “Sono in queste casse.” Indicò il finto valletto, anticipando la risposta di Dacey. “Apritele subito.” Ordinò Fagan. Le casse furono aperte e mostrarono il loro contenuto. |
Risi divertita a quelle parole.
"Oh quindi davvero mi mettereste nella condizione di dover scegliere..." mormorai, fintamente dispiaciuta, scuotendo la testa "Temo però che non ci sia poi tanta speranza per lui, se dite di essere il migliore spadaccino della zona" con un sorriso divertito, mentre voltavo il capo per vedere i suoi occhi. |
"Gli occhi aperti..." mormorai "Bene, cercherò di farlo, anche se con questa gran folla spero non sia difficile accorgersi di qualcosa... Comunque Ferico ha fatto le cose in grande, non c'è che dire, non ho mai visto Monsperon così vivace... ma capisco che si tratta solo di apparenza, sotto quest'aria di festa si nasconde il marcio..."
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“Terra ed un castello nel suo mezzo.” Rispose il soldato, che in modo più che lascivo faceva scorrere la sua mano sul bianco viso di Altea.
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Stavo per rispondere a Jean, una volta scesa dalla carrozza ma il soldato mi anticipò.
Sospirai infastidita ma lasciai perdere, non ne valeva la pena. << Il viaggio è andato bene, qui invece vedo che il torneo é quasi pronto?>> |
"Addirittura...pure una terra...oltre un castello..ma qui a Monsperon? Ditemi..visto siamo certi il Maresciallo vincerà..di che terra diventerà padrone" sentendo la sua lercia mano sul mio diafano viso...afferrai la sua mano accompagnando la carezza nauseata..."Se mi lascerete in questi posti, non disturberò e magari dopo il torneo potremmo vederci..."fingendo ovviamente.
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“Il dominio di Ferico” disse Adespos a Gaynor “si basa sulla violenza e sull'ingiustizia... e questo torneo puzza dei suoi lerci propositi sin nelle fondamenta...” con disprezzo “... venite, raggiungiamo il prato dove siede la maggior parte degli spettatori.”
E raggiunsero il prato, dove l'attesa della gente si poteva toccare con mano. “Da qui si vedono i padiglioni dei cavalieri...” il brigante “... e vi sono le insegne dei vari partecipanti... ser Unito di Fertaldos... ser Sinistro di Monrigon... ser Oddor di Voltier... tutti cavalieri che conosco di fama... e naturalmente non manca il Maresciallo Fagas col suo stendardo raffigurante una Croce capovolta... ma quella?” Indicando una delle insegne. “A chi appartiene? Un semplice scudo crociato... mai veduto... a quale cavaliere apparterrà?” |
“Chi può dirlo...” disse il padrone fissando Gwen “... magari col tuo tifo per lui alla fine riusciresti a farlo uscire vincitore... sbaglio?”
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"Si, lo so quanto siano spregevoli Ferico e il suo tirapiedi... ma cosa ti aspetti di buono da uno la cui insegna è una croce capovolta?" Gli risposi segnandomi. "Un cavaliere sconosciuto? Aspetta, cerco di informarmi..."
Mi avvicinai così ad uno dei soldati di guardia. "Chiedo scusa, signore... sapete a chi appartiene lo stendardo con lo scudo crociato? Vivo per le strade di Monsperon da tanti anni e non l'ho mai visto prima..." Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
Lo guardai per un lungo istante, per poi voltarmi di nuovo verso il panorama.
"Tutto è possibile..." dissi, con un'alzata di spalle. Ma io avevo già scelto. |
“Si.” Disse annuendo Jean a Dacey, mentre i valletti schiodavano le casse per vederne il contenuto.
E quando quelle furono aperte una gran sorpresa colse tutti loro. Le casse infatti contenevano bicchieri e pentole di latta. “Dannazione!” Imprecò Fagan, riversando il contenuto sul terreno. “Ci hanno giocati!” Con rabbia. “Com'è possibile?” Incredulo Jean. “Ci hanno ingannati!” Fuori di sé il Maresciallo. “E' stato quel pellegrino!” Gridò Betta. “Si, quando ha dato un biglietto al mercante! L'ho visto io con i miei occhi!” “Sgualdrina, non potevi dirlo ai soldati?” Urlò Fagan. “Non pensavo ci stessero imbrogliando...” intimorita Betta. Arrivò in quel momento anche Ferico e Jean gli raccontò tutto. |
Tornai al castello, per poi dirigermi immediatamente nei miei alloggi.
Il giorno ormai era cominciato, e non avevo tempo per fermarmi nemmeno un istante. Stare dietro a quel misterioso cavaliere mi aveva portato via un sacco di tempo, e non avevo scoperto un bel niente su quello che mi interessava. Ci avrebbero pensato i ragazzi, ad ogni modo. Quanto a me, dovevo risolvere quella faccenda di Guisgard, e dovevo farlo in fretta. Prima l'avrei risolta, prima avrei avuto la mente di nuovo lucida per concentrarmi sulla missione. Raggiunsi i miei alloggi, e mi concessi comunque un bagno caldo e profumato. Dovevo tornare presentabile. Poi mi dedicai al vestito. Presi quello rosso, con fini venature dorate. Sorrisi, rendendomi conto di aver già indossato un abito di un colore simile. "Allora, ti manca tanto?" la voce allegra di Fria da dietro il paravento mi fece sorridere. "Un momento, su...." divertita io. Dopo svariati minuti uscii da quel paravento per mostrarmi alla mia amica. "Che ne pensi?" guardandomi allo specchio con quel meraviglioso vestito cucito apposta per l'occasione da una delle sarte migliori di Sygma. Lei sorrise "Accidenti, è bellissimo!" osservandomi da diverse angolazioni. Ed in effetti lo era davvero. La seta veniva direttamente da Miral, filato nelle colline che cingevano uno dei suoi laghi, i ricami poi avevano una cura e dei dettagli invidiabili. La scollatura quadrata bordata d'oro, le maniche ampie, la cintura gioiello che mi cingeva la vita, la gonna che scendeva ampia ed elegante. Anche se lì ero solo una delle tante ragazze nobili del ducato, ero abituata ad essere la figlia del duca, a non potermi permettere sbagli nell'abbigliamento perché tutti mi avrebbero guardato, e preso a modello. E si sa che a Miral queste cose sono particolarmente importanti, e la sua raffinatezza era rinomata in lungo e in largo. Ma non era per quello che avevo fatto confezionare quell'abito. E Fria se ne accorse subito, il suo sguardo cambiò nell'osservarmi. Divenne malizioso, divertito. "Lui chi è?" mi chiese. Io arrossii. "Nessuno.." continuando a rimirami nello specchio, cercando di capire quale acconciatura stesse meglio. "Mmmm... tu non me la racconti giusta.." avvicinandosi Fria. All'improvviso, l'immagine della mia amica si materializzò nello specchio davanti a me. Stavo sorridendo, un sorriso sognate, felice, incontrollabile. "Allora, chi è?" sorridendo lei. Io mi limitai a scuotere la testa e sorridere ancora. "Lila!" mi rimproverò bonariamente lei. Io allora sospirai, sedendomi sul letto. "Non lo so.." ammisi infine "Non conosco il suo nome...". Lei si illuminò. "Hai capito, la miralese.." sorridendo "Su, su.. racconta..". Sedendosi al mio fianco. Ma nel sedersi urtò qualcosa, un libro, con la copertina un po' usurata eppure delicata. Io sorrisi e lei mi guardò ridendo. "Non lo starai leggendo ancora, spero.." corrucciando la fronte, per poi rigirare il libro tra le mani. Io glielo strappai dalle mani, sorridendo. Presi il mio prezioso libro tra le mani e sospirai. Avevo sempre sospirato leggendolo, ma ora mi sembrava ancora più prezioso. Ora che il mio cuore aveva conosciuto un battito nuovo. Lo aprii a caso, e lessi ad alta voce una frase. "..io non sogno viaggi, perchè non ho bisogno di venirti a cercare, né fantastico di tesori perduti, poiché il mio unico bene è qui accanto a me ogni giorno... sei tu.." sospirai, sognante. Chiusi il libro e lo posai sul comodino. "Lo sai che mi piace fantasticare.." con un sorriso luminoso, per poi lasciarmi cadere all'indietro, affossando sul morbido letto. "Fantasticare ti metterà nei guai, amica mia.." mi guardò lei. Io mi alzai ridendo appena, e tornai a specchiarmi nel mio vestito. "Come fai ad essere sicura che ci sarà, se nemmeno conosci il suo nome?" mi chiese, Fria. "Non lo so, infatti.." senza togliere lo sguardo dallo specchio "Lo spero soltanto... infondo, la zia mi ripete da settimane che ci saranno tutti domani.." sorridendo. Com'era diverso il mio riflesso ora. Com'era diverso il mio sguardo, da quel giorno lontano. L'ultimo giorno di pace, di speranza, di spensieratezza. Il giorno seguente quel sorriso luminoso si sarebbe spento per sempre, perché la zia aveva ragione, a quella festa c'erano tutti: anche lei. E io scoprii il suo nome proprio dalle sue labbra, per caso, e non lo pronunciai nemmeno un istante con speranza. Quando conobbi il suo nome ero già perduta. Anche lo sguardo sognante era svanito, non era più quello vuoto dei giorni peggiori, ma brillava di una luce ben diversa da quel giorno di luce accecante, ora era un pallido simulacro di una candela che andava esaurendosi, quel giorno era il sole di mezzogiorno. Anche il vestito che intanto avevo indossato era diverso. Non ero più quella sciocca ragazzina innamorata, ora ero una donna, determinata e spietata, una donna senza cuore. Probabilmente si assomigliavano solo nel colore. Questo però era un rosso più scuro, e i ricami dorati erano appena accennati. Le maniche strette fasciavano le braccia con trasparenze, l'ampia scollatura a barca lasciava libere le spalle per poi scendere ad incorniciare perfettamente il seno, il corpetto aderente sottolineava la vita stretta, e la gonna scendeva scivolata accarezzando tutto il mio corpo. La sarta di Monsperson era stata davvero brava. Mi armai per quello che potevo senza rovinare quel bellissimo vestito, acconciai i capelli ed ero pronta per uscire. Fu allora che la vidi, e mi si strinse il cuore. Dalla sua prigione sulla torre più alta, Lila mi chiamava, e mi tendeva la mano. I suoi occhi mi facevano impressione, e mi stringevano il cuore contemporaneamente. Mi porgeva qualcosa. Qualcosa che sapevo bene quanto fosse importante per lei. Nonostante il mio sguardo fosse duro e inflessibile non riuscii a resistere a quello doloroso della ragazza. Così presi ciò che mi porgeva, e lo nascosi nella scollatura. Lei sorrise, un sorriso triste velato appena di speranza. E vederla sorridere mi scaldò il cuore. Vidi il mio riflesso sfiorarle dolcemente la guancia, mentre lei se ne tornava nella torre, voltandosi a guardarmi un'unica struggente volta. Lasciai che quell'immagine passasse, uscii dalla mia stanza, buttai giù in fretta un bicchiere di vino e mi diressi al torneo. L'attesa era finita finalmente, potevo pensare al mio piano. |
“Interessante...” disse il soldato ad Altea con tono lussurioso.
Ma proprio in quell'istante qualcuno uscì dalla tenda. Era una figura incappucciata. “Cosa fai qui, idiota?” Togliendosi il cappuccio e mostrando al soldato il suo volto. Era Didas. “Oh, signora...” mormorò il soldato “... ecco io...” “Fa la guardia o ti farò scorticare vivo.” Minacciò Didas che però sembrava non aver riconosciuto Altea. |
Non potevo crederci ma il rumore di vetri che si rompevano a terra quando la cassa fu rovesciata era inequivocabile.
Ero stata ingannata e non me n'ero accorta, mi sentivo una sciocca. << Non è possibile...>> scossi la testa osservando inorridita. << Non prendetevela con lei, é solo una serva. Prendetevela piuttosto con i vostri soldati che non sono stati abbastanza attenti. E non mi stupirebbe che il pellegrino abbia fatto questo per vendicarsi proprio di questi due >> puntai il dito sui finti cocchieri, << visto che lo hanno malmenato solo perché quello stava suonando>> |
“Ad un certo Cavaliere Burbero.” Disse il soldato a Gaynor. “Ed ora fila, pezzente e disgraziata. Non ho tempo per te.” Con disprezzo.
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Improvvisamente dalla tenda uscì una donna...era Didas...non potevo crederci...per fortuna non aveva visto come si entrava nel covo...e non sapeva cosa ci fossimo detti io e Solo...non mi riconobbe per fortuna..certo ero vestita di tutto punto.
Lasciai quel posto e mi misi dietro cercando quella che poteva essere il padiglione di ser Alvaro...accidenti ma che effige portava, mi ero scordata...Didas...i suoi capelli mutarono e poi la effige del maresciallo era una Croce capovolta...era davvero stregoneria? Dovevo scoprire il legame tra lui e quella donna ma se mi riconosceva erano guai...guardavo i vari padiglioni poi mi rivolsi a un Cavaliere.."Scusate...cerco ser Alvaro Del Gobbo...dove si trova il suo padiglione..si sta cambiando...è un cavaliere di Florenza, non so quanto possa essere conosciuto..sono la sua madrina". |
Tornai di corsa da Adespos. "Caro, lo scudo crociato appartiene ad un tale che si fa chiamare Cavaliere Burbero... purtroppo non sono riuscita a sapere altro..."
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Clio indossò il suo meraviglioso abito rosso ed uscì.
Monperon era ornata a festa per il torneo. Ovunque echeggiavano gli squilli di tromba, i rulli di tamburi ed i rintocchi delle campane, con le grida e le risate della gente a controbilanciare il tutto. Molti cavalieri erano ormai pronti, seguiti dagli scudieri che portavano con le redini i cavalli dei loro padroni. E le tribune per gli spettatori erano ormai quasi tutte gremite. |
Monsperson era vestita a festa, quel torneo aveva di certo movimentato la città.
E a me erano sempre piaciuti i tornei.. certo avrei preferito combattere ma certo non sarei stata con le mani in mano. Ora era il momento di recuperare il tempo perduto. Continuavo a chiedermi come si sarebbe presentato, mi avvicinai a uno dei soldati. "Mi serve la lista completa dei partecipanti al torneo.." ordinai, tendendo la mano. Fino al giorno prima l'unico nome strano era il cavaliere burbero, che però non si era diretto al torneo. Lui non era più un mio problema, almeno finché i miei uomini gli stavano alle calcagna potevo stare tranquilla, qualunque cosa avrebbero scoperto me l'avrebbero riferito. |
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