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Le parole della donna mi scivolarono addosso, come se fossero state pronunciate da molto lontano.
Mi voltai verso Lucius e lo guardai negli occhi, chinando lievemente il capo in un leggero cenno di assenso, quasi impercettibile. Ormai ero lì, e sarebbe stato assurdo tirarmi indietro. Non dissi nulla, sapevo che se avressi parlato la mia mente razionale avrebbe cercato di opporsi a quella richiesta tanto assurda. Mi avvicinai alla donna e presi la fascia, lanciai un ultimo sguardo a Lucius, cercando di sorridere e mi legai delicatamente la benda introno agli occhi. |
I miei occhi si socchiusero leggermente a quelle parole, mentre nitidi e chiari ricordi affioravano tra i miei pensieri...
la mia infanzia a Sygma... le lezioni con il maestro George... i lunghi pomeriggi a parlare di ciò che era giusto e ciò che era sbagliato, a parlare di Capomazda e della loro cieca ed sprezzante sete di conquista... mio padre... gli Illufestati... il loro credo... il nostro credo... l’unico credo... la libertà... la giustizia... Esitai. Poi i miei occhi tornarono su quel mio abito e ne sfiorarono per un momento la stoffa leggera e delicata... ecco che cos’era avvenuto, dunque... la liberazione... era avvenuta, infine, proprio come il Maestro aveva predetto tanti e tanti anni prima... Sorrisi. “Capisco...” mormorai “Vedo! Ma... abbiamo ancora tanti nemici, Maestro... tanti detrattori... persone che ci infangheranno solo per venire qui e prendere il nostro posto, non curandosi affatto del benessere e della felicità di Sygma... persone che non esitano a muoverci le più orribili accuse solo per giustificare la loro brama di conquista e il loro imperituro desiderio di guerra e distruzione...” La mia voce si spense in un guizzo d’ira... le mie mani si strinsero a pugno... Chiusi gli occhi, tuttavia, ed inspirai profondamente per ritrovare il controllo... “Avrò bisogno di voi, Maestro...” dissi poi, tornando a guardarlo “Avrò molto bisogno di voi e del vostro prezioso consiglio! E della fedeltà e delle risorse dell’Arconte, io credo!” |
“I nostri nemici” disse il Maestro a Talia “sono agguerriti, ma non sono mossi dai nostri alti ideali. I nostri valori sono più forti dei loro pregiudizi e della loro intolleranza. Noi abbiamo il bene della Ragione. E quando noi pensiamo, i nostri nemici sono ridotti all'impotenza.” Sorrise alla principessa. “Io sarò sempre al tuo fianco. Ti saprò consigliare e guidare. E presto, vedrai, questa guerra ci proclamerà vincitori e liberi.” Battè le mani e tutto ruotò attorno a Talia.
La sera era giunta silenziosa, dopo il rapido ed etereo crepuscolo, avvolgendo ogni inquietudine della città nel suo manto indefinito. Talia era nella sua stanza quando giunse la sua fedele servitrice. “Altezza, in città c'è fermento.” Dopo un inchino. “La notizia del torneo ha rallegrato il popolo e i primi partecipanti sono già giunti a Sant'Agata di Gothia.” Aggiunse sorridendo. “Non credo di aver mai visto così tanto entusiasmo per una giostra.” Ad un tratto si udirono delle voci. La serva allora corse a vedere. Ritornò poco dopo. “Altezza... due donne chiedono di parlarvi... credo vogliano sottoporre alla vostra augusta persona una controversia... l'Arconte non è al palazzo e dunque chiedono a voi di risolverla...” |
Era una caverna dai mille bagliori, tra il verde ed un celeste pallido.
L'acqua tutt'intorno scorreva in un mormorio fatto di una lenta e riposante cadenza. Le rocce parevano assumere sfolgorii sconosciuti e le stalattiti sembravano raffigurare infinite lacrime cadenti dal soffitto pietrificato. “E' il Gorgo del Lagno...” disse una voce, che sembrava nascere da più voci sovrapposte “... qui ogni cavaliere incide tre croci nella pietra... per invocare la protezione dal Cielo, per allontanare il male e per testimoniare il suo passaggio in questo luogo...” Ad un tratto Clio vide una nicchia scavata nella roccia. Dentro vi era l'immagine scolpita di San Giorgio... “Salute a voi, lady Clio.” Quella voce la destò da quella visione. Era un uomo avvolto da un lungo mantello, col capo coperto da un cappuccio. Ed il suo volto era celato da una maschera di ferro e titanio. |
" Elina...Ellina...il potere logora gli uomini...lo sai.....e non ho mai amato chi si prosta ai miei piedi lo sai...." fummo interrotte dalla voce di una donna che ci invitava a seguirla......il corridoio sembrava interminabile ma la sorpresa fu' entrare in un salone ampio......dai molti ritratti....e dai molti libri......girammo in quella sala...curiosai trai molti libri.....quando una voce morbida come la sabbia del deserto fece voltare me ed Elina.....Era una donna molto bella dal portamento regale......tra le mani un libro ricoperto di pietre bianche......" vi ringrazio per il benvenuto Milady....e' tutto cosi' strano....qui...forse voi potreste illuminare i nostri pensieri ? ".....
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“Milady...” disse la donna ad Elisabeth “... la vita di ciascuno di noi è come un romanzo, le cui pagine sono i giorni che viviamo...” mostrò allora il libro dalle pagine bianche “... e forse la vostra vita non è diversa da questo libro... scrivete su queste pagine bianche il motivo che vi ha spinta a venire qui... scrivete e vedrete l'Arconte Meccanico...”
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“Milady, la politica non c'entra.” Disse l'Arconte Meccanico ad Altea. “Sto parlando dei vostri desideri e dei vostri sogni. E vi offro la possibilità di raggiungerli. Voglio donarvi il Tempo per farlo...”
In quel momento entrò un servitore armato di una balestra. “Comincia pure.” Ordinò l'Arconte. Il servitore allora mirò ad un robusto scudo alla parete e poi lo perforò con una freccia. Puntò allora l'arma verso il suo signore e sparò un'altra freccia nel bel mezzo del suo petto. La freccia lacerò il suo mantello e si fermò all'altezza del suo cuore. “Vostra sorella è morta” fece l'Arconte, estraendosi lui stesso la freccia dal petto “ma voi potreste vivere per cent'anni o forse più. Ma anche una vita lunga, se costellata da rinunce e dolore, può essere indegna. Presto la guerra porterà morte ovunque e solo coloro in grado di sopravvivere potranno salvarsi. Io vi offro una lunga vita e dunque la felicità. Niente più dolore e morte. E viverla esaudendo il vostro più importante desiderio. Rammentate queste mie parole...” |
Guardai la scena...un attimo rabbrividii come se quel momento in cui minacciai il servo diventasse realtà ma ancor più nel vedere che quel tiro mirato giusto al cuore non aveva sortito nessun effetto sull' Arconte ma era vivo.
In fondo ero d'accordo che la vita poteva essere lunga, ma se piena di tormenti era la peggior tortura...ma non capivo...in fondo, chi ero io per poter meritarmi tutto questo interesse? E perchè voleva donarmi tutto questo..."La vita, milord, se vissuta in serenità e felicità potrà solo essere eterna...eterna anche nel nome dell' Amore e dell' Onore. D' altronde i grandi poeti hanno decantato le loro Muse rendendole immortali e le gesta dei grandi eroi e condottieri li hanno resi ancora invincibili per la eternità...vi ringrazio per i vostri buoni suggerimenti". Sorrisi...ero impaziente...quando avrei potuto essere libera di uscire...ma dove sarei andata poi? |
Il Locandiere mi informò dell'entità dei quattro uomini e ne fui sollevato.
Terminata la cena, accompagnato dal figlio di quest'ultimo mi diressi nelle mie stanze per prestarvi riposo ma trovai' i quattro della tavolata ad attendermi sulla soglia, la situazione non mi piaceva.......non volevo incrociare le armi in quel loco; attesi.... Il più anziano venne a presentarsi e mi chiese se potevo concedergli un favore a se e la sua gente. Ero un cavaliere, non potevo rifiutarmi di accoglier la loro proposta e dissi: "Miei cari signori, se permettete, avrei' bisogno di saper chi mi dona codesto incarico.......non è di buon garbo agire senza essere informati di chi sono i committenti." Osservai' i loro modi e movimenti e con circospezione soppessai' ogni singola parola.....: "Un'ultima richiesta......di cosa dovrei' occuparmi?" |
Continuavo a pensare alle parole del Maestro...
i nostri ideali ed i nostri valori contro le ingiustizie e le intolleranze dei nostri nemici... la nostra Ragione contro il loro cieco furore... la nostra pace contro la loro guerra... Sospirai. Poi, ad un tratto, qualcuno bussò alla porta, riscuotendomi... Citazione:
Per un attimo guardai indispettita verso la porta... quasi infastidita... infine mi riscossi, sospirai e sorrisi appena... “Molto bene...” dissi allora “Molto bene... è nel loro diritto appellarsi per ricevere giustizia, dopotutto! Fatele accomodare, dunque, nella Sala delle Udienze... fra tredici minuti esatti!” Mentre la donna usciva, io mi voltai e mi accostai alla finestra... c’era fermento in città, aveva detto... fermento per quel torneo... e l’Arconte non era a palazzo... che fosse anche lui in città per quel motivo? I miei occhi scorsero ciò che della città riuscivo a vedere da quella finestra... appena un piccolo scorcio tra le mura del palazzo e quelle di cinta... vagai tra le case per un momento... per le strade con la mente... non ammettendo neanche a me stessa che io stessa, forse, ero un po’ eccitata all’idea di quel torneo... Infine, riscuotendomi, voltai le spalle alla finestra e mi affrettai ad uscire dalla stanza, diretta nella sala delle udienze... cosa mai potevano voler chiedere quelle due donne al mio giudizio? |
Talia entrò nella sala delle udienze e vi trovò le due donne.
I loro volti erano segnati tesi. Tutti allora si alzarono in piedi ed attesero che la principessa si sedesse sul trono per poi tornarsi a sedere ai loro posti. Allora fu dato inizio alla controversia. “Altezza...” disse la prima donna “... costei” indicando l'altra “ha ucciso le mie galline... ogni notte giunge nel mio pollaio e ne ruba qualcuna... ho provato a mettere un cane da guardia, ma lei lo ha messo in fuga... sapete perchè, maestà? Perchè è una strega!” Ci fu un brusio in sala. “Questa donna è pazza.” Si difese l'altra. “Invece no!” Gridò la prima. “Ne ho la prova! Mettiamola accanto ad una luce... vedrete che non possiede un'ombra! E' una strega! Gli animali si spaventano al suo passaggio!” “Costei è una visionaria!” Urlò l'altra. “Mi odia da tempo. Perchè le rubai uno spasimante... ed ora vuole vendicarsi così! Inoltre io so con certezza che lei proviene da una famiglia filo capomazdese...” Ci fu stupore in sala per quelle parole. |
I contadini annuirono a quelle parole di Parsifal.
“Cavaliere...” disse uno di quelli “... noi veniamo da un piccolo villaggio nel fondovalle... vedete, ogni volta che c'è un nuovo raccolto, arrivano da noi dei feroci banditi per portare via metà delle nostre scorte ... siamo allo stremo e ridotti alla fame... allora abbiamo deciso di offrire quel po' di ciò che ci è rimasto per assoldare qualcuno in grado di difenderci... e siamo allora partiti per cercare dei cavalieri... e abbiamo incontrato voi...” “Voi siete la nostra unica speranza, cavaliere.” Intervenne un altro di quelli. “Cavaliere...” fece un altro ancora “... vi pagheremo e voi assolderete altri cavalieri, così da poter cacciare quei dannati dal nostro villaggio... accettate, in Nome del Cielo!” |
“Io parlo di vita vera, milady.” Disse l'Arconte ad Altea. “Di anni da vivere. Anni in cui essere felici e realizzare ogni desiderio. Io so cosa cercate... ma lui potrebbe essere lontano e forse per raggiungerlo potrebbero servire anni... io invece vi offro una lunga vita e la possibilità di ritrovarlo... spetta a voi ora decidere... accettare il mio dono e rincorrere la vostra felicità... o lasciare questo castello e tornare a Camelot, ad una vita di grigiore e rimpianti...”
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Battei le palpebre un paio di volte, prima di rendermi conto di quello che mi stava accadendo.
Il Gorgo del Lagno... Quell'immagine... Quel rito, anche Leonard lo compie prima di partire nel suo viaggio.. È proprio in quella grotta che ha il suo sogno premonitore, davanti all'immagine di San Giorgio... Lì gli viene rivelato il luogo in cui è nascosta.. Alzai lo sguardo, un individuo strano e regale era davanti a me. Intuii fosse l'arconte. "Salute a voi, mio signore.." Mi inchinai leggermente, come si addiceva alla situazione, con una riverenza gentile ed educata. "...a quanto pare conoscete molte cose sul mio conto, a parte il mio nome... O sbaglio?" Dissi piano guardandolo con aria gentile, l'ultima cosa che volevo era apparire arrogante davanti ad una persona tanto importante. "...sapete cose che sanno in pochi, e altre che non sa nessuno..." La mia voce si spense quasi in un sussurro, quasi non riuscissi a credere io stessa di aver pronunciato quelle parole. |
Quella domanda e quelle frasi arrivarono a bruciapelo, lo guardai smarrita..e inconsciamente toccai la collana pensierosa...osservai l' uomo sospirando, all'improvviso riaffiorarono in me i miei veri sentimenti, l' Amore che ancora non avevo dimenticato e la speranza di rincontrarlo, non era vero che l'avevo dimenticato ma volevo cercare di farlo credere a me stessa.."E se fosse servito a nulla? Milord...egli...mi lasciò dall'oggi al domani proprio con le sue promesse d' amore per svanire nel nulla, e chi mi assicura che egli mi ama ancora? Oppure che non mi abbia dimenticato...se qualcuno mi desse questa certezza allora certo sfiderei l'Eternità pur di ritrovarlo".
Ero perplessa, quella domanda mi aveva spiazzato e aveva agitato il mio profondo animo come non prima...ma..dovevo vedere non con gli occhi umani ma andare oltre e guardare appunto con l' Occhio dell' Animo..."Ma forse se tornassi a Camelot, mi rimpiangerei per tutta la vita di non aver sfidato la sorte per saperlo, la mia vita si tormenterebbe, ma prima dovete dirmi....cosa devo darvi in cambio se accetto la vostra proposta? O siete solo un uomo profondamente altruista?" |
L'Arconte Meccanico ascoltò Clio senza interromperla.
“Non è importante cosa io sappia di voi, milady...” disse poi “... potrei averlo saputo in mille modi... ciò che invece conta davvero è il perchè voi siate qui... e conosciamo entrambi la risposta, vero?” In quel momento entrò un servo con una fiaccola. L'Arconte annuì e quello appiccò il fuoco sul lembo del mantello del suo signore. In un attimo, davanti a Clio, l'Arconte fu avvolto dalle fiamme. La sua figura bruciava davanti allo sguardo della ragazza. L'uomo restò così per un tempo indefinito, fino a quando, poco a poco, consumato il mantello e la tunica, il fuoco cominciò a spegnersi contro il suo corpo metallico. Alla fine la sua figura emerse da quelle fiamme, riportando sul suo corpo di ferro e titanio solo una leggera patina fuligginosa. Il servo allora offrì un altro mantello al suo padrone e questi lo indossò. “Il dolore e la morte” fece l'Arconte “sono i veri ostacoli alla felicità degli uomini. E l'unico modo per conquistare la felicità è raggiungere i propri sogni. Ebbene, questo vi offro, milady. Raggiungere i vostri sogni. Offrendovi la possibilità di farlo. Il Tempo... il Tempo che occorre, senza concedere alla nostra esistenza di sottrarci giorni e forze... a me è stato offerto tutto questo e come vedete ho raggiunto i miei sogni...” mostrandole ciò che li circondava “... sono il signore di questa città. Ora voglio offrire ad altri la mia stessa fortuna. E a voi sto offrendo la possibilità di trovare ciò che desiderate da tempo...” |
Restai impietrita davanti a quello spettacolo.
Il fuoco divampava davanti a me, avvolgendo l'arconte tra le fiamme. Il mio respiro si fece ansante e preoccupato. Non sapevo cosa pensare o credere. Poi, il fuoco di spense, e l'arconte mi parlò di nuovo. Il tono mi turbò particolarmente, mi parlava come se mi conoscesse, come se potesse leggermi nella mente. Il tempo... Come si può donare una cosa del genere? Eppure sei qui per questo... Non c'è nulla che desideri di più... Riesci a trovare qualcosa che brami con maggior foga? Guardai l'arconte negli occhi, per un momento: "...a quale prezzo?" Dissi soltanto. |
Capitolo IV: Il Pegno di Gioia
“Questa tomba non sarà aperta da mano d'uomo, se non da colui che conquisterà la Dolorosa Guardia.” (I romanzi della Tavola Rotonda, La tomba di Lancillotto) Nella stanza vi era un forte profumo di lavanda e ginepro e tutt'intorno i raggi del Sole mattutino, filtrando dalle tendine lillà, tingevano le pareti di una luce violacea con screzi purpurei. Il cavaliere era steso nel mezzo di quel grande letto e tutt'intorno le ragazze ridevano e scherzavano con lui. “E diteci, messere...” disse una di quelle, mentre giocava intrecciando le dita fra i lacci sul pantalone del cavaliere “... davvero gli orchi usano rapire le dame e poi rinchiuderle nelle torri?” “Proprio così...” annuì il cavaliere “... e devo dire che hanno un ottimo gusto in fatto di prigioniere...” “E cosa ne fanno?” Chiese un'altra. “Oh, bella...” sorridendo lui “... anche gli orchi maschi hanno impulsi sessuali come tutti.” Tutte risero. “Ma allora anche gli orchi possono essere passionali, messere?” “Non sai quanto, angelo mio...” “E voi ne avete mai affrontato uno?” Domandò un'altra ancora di quelle. “Proprio tre giorni fa” chiudendo gli occhi come a volersi rilassare lui “ne ho accoppato uno... aveva avuto la pessima idea di rapire la moglie del marchese De Iang...” “E diteci, cavaliere...” fece un'altra di quelle, giochicchiando con una rosa sul petto di lui “... è stato difficile batterlo?” “Faticoso...” rispose il cavaliere “... ma almeno posso dire che il tutto si è rivelato assai istruttivo...” “In che senso?” “Beh, amiche mie...” sorridendo ancora lui “... io sono un cavalier cortese e stiamo parlando di una marchesa... non mi sembra il caso di rivelare cose così personali...” “Su, cavaliere, infondo siamo tra amici, no?” “Si e poi qui non vengono le marchese... al massimo i loro mariti!” E tutte loro risero. “Avanti, messere! Rivelateci questo segreto e noi, magari... vi ricompenseremo...” “Davvero?” Fissandola lui. “Si...” sussurrò lei, giocando con le dita sul petto del cavaliere “... magari vi porteremo di là, per insaponarvi tutto...” “E poi?” Sorridendo lui. “E poi... poi chissà... voi conoscete tanti bei giochi... toccherà a voi dare un ruolo ad ognuna di noi...” “Allora? Questo segreto?” Chiese un'altra di quelle ragazze. “Beh...” sospirando lui “... sono rimasto deluso...” “Dalla marchesa?” “Era forse brutta?” “No, tutt'altro...” “E allora?” “Beh, ho scoperto che... il rosso dei suoi capelli non era il suo colore naturale...” E tutte scoppiarono a ridere. “E ora?” Fissandole lui. “Ora tocca a voi... a cosa giochiamo?” “Beh... potrei proporre... vediamo...” Ma all'improvviso la porta della stanza si aprì di colpo e una figura apparve sulla soglia. Le ragazze allora, urlando, si coprirono con lenzuola e cuscini e corsero via. “Cosa ci fai qui, lazzarone?” Gridò il vecchio frate. “Ma è questo il modo di entrare!” Urlò il cavaliere. “Sta zitto, grosso imbecille!” “Non potete entrare qui” alzandosi il cavaliere “e gridare in questo modo!” “Sta zitto!” Intimò il frate. “E poi gli uomini di Chiesa non possono entrare qui!” “E gli idioti non dovrebbero camminare a piede libero!” Lo zittì il frate. “Basta!” Con rabbia il cavaliere. “Io non obbedisco a nessuno! Soprattutto non ad un frate!” “Cavaliere!” Fissandolo il religioso. Lui allora chinò il capo sbuffando. “E guardami quando ti parlo!” Il cavaliere lo fissò. “Perchè sei venuto qui?” Guardandolo il frate. “Per andare a donne?” “E' affar mio.” “No, non è affar tuo!” “Cosa volete da me?” “Che tu rispetti il giuramento!” Rispose il frate. “Altrimenti ti lascerò andare in malora!” “Tanto nessuno può aiutarmi!” “Sta zitto!” “Ormai sono condannato...” “Lo sarai” interrompendolo il chierico “se continuerai a fare di testa tua! Ora rivestiti e lascia questa casa di perdizione!” “Ah, Giuda porco...” Il frate allora lo schiaffeggiò. “Recati davanti ad un Tabernacolo e recita tre Pater...” Il cavaliere annuì ed il frate uscì. Lui allora raccolse una rosa rimasta sul letto e si abbandonò ad inquieti pensieri. “Hai fatto arrabbiare il frate...” disse all'improvviso una voce. “Già...” annuì il cavaliere “... sembra che io abbia perso ogni libertà...” “Ma questo lo sapevi già, amico mio...” ancora quella voce. Lui allora alzò lo sguardo e fissò la sua spada poco distante, che emanava luminosi bagliori. http://photos1.blogger.com/blogger/6...17_hires.4.jpg |
“Sono un uomo altruista, è vero.” Disse l'Arconte Meccanico ad Altea. “Ma non nel senso ingenuo del termine. Ma ciò che possiedo, come detto, è un dono e come tale spetta a tutti. Io vi offrirò ciò che ho detto e vi chiederò, badate chiederò, un unico pegno... non vi impongo nulla, ma chiedo di ricambiare la mia generosità... il luogo dove si trova colui che cercate, milady, custodisce anche una cosa che appartiene a questa città... è un simbolo... un semplice Fiore... che voi raccoglierete e riporterete in questa città... come gratitudine per aver raggiunto la felicità...”
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“Milady...” disse l'Arconte Meccanico a Clio “... io ho raggiunto la felicità... ho tutto ciò che desidero... e voi, con tutto il rispetto, siete una giovane donna. Molto bella, questo è chiaro, ma non credo che possiate offrirmi potere, ricchezza o forza più di quanto già io non le possegga. Non trovate? No, non sono qui per imporvi nulla. Vi sto offrendo la fortuna che è stata donata a me. In cambio vi chiederò solo riconoscenza, senza alcuna costrizione o condizione. E questa riconoscenza equivale ad un piccolo pegno. Il luogo in cui si trova la vostra felicità è lo stesso in cui è custodito qualcosa appartenente da sempre alla città di Sant'Agata di Gothia. Un Fiore. Un semplice Fiore che voi, quando tornerete qui, riporterete a questa gente. Come riconoscenza per aver realizzato il vostro più grande desiderio.”
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Aggrottai la fronte, l'arconte aveva ragione, non potevo promettere potere o ricchezze, anche se di queste cose probabilmente non aveva bisogno.
Un fiore? Un fiore era ben poca cosa, eppure mi chiesi cosa potesse nascondere se quell'uomo lo desiderava così tanto. Se c'era una cosa che avevo imparato era che nessuno fa niente per niente. Trattenni il respiro, il mio animo era combattuto e diviso. "...e se non dovessi trovarlo? Che cosa mi accadrà?" Dissi lentamente fissando l'arconte negli occhi. |
Fatalità o furbizia....dove era Lui, vi era anche il Fiore..ebbi un momento di titubanza..."Dunque, dove si troverebbe questo Fiore?...a quanto pare il mio Tempo lo dovrei impiegare per una vita alla ricerca di questo Fiore. Ma voglio credervi..." in realtà ero perplessa ma ormai ero in gioco ed era inutile tornare indietro "e d'altronde per conquistare un sogno ci vuole un lungo cammino e un sacrificio ma dovrete lasciare che Vivian venga con me, e di essere libere. Intendo, ora io dovrei mettermi alla ricerca di un posto a me sconosciuto e non intendo essere sola. Detto questo mio Signore, ditemi le ultime disposizioni, Altea cercherà il suo Amato e in cambio...solo se la renderete felice..vi porterà il Fiore altrimenti i conti non pareggiano non pensate?"
Ad un tratto guardaii le statue lignee e apparve la sagoma di Eleonor e quella dell' amato Cavaliere e sussultai, ma scossi il capo...esse era come prima..forse la mia suggestione aveva giocato uno strano scherzo ma certo era un segno...avevo chi mi proteggeva. |
Le due donne iniziarono a parlare e ben presto la sala iniziò a risuonare di grida e accuse, di mormorii di sorpresa e stupore...
io rimasi in silenzio per tutto il tempo... ascoltando... osservando... immobile e apparentemente distante, ma attenta. Notai quel mormorio di disappunto e di preoccupazione tra gli astanti al solo nominare Capomazda... nessuno però si era turbato troppo all’accusa di stregoneria... mi parve strano! Accuse... tante accuse volavano... e nessun fatto. All’improvviso sollevai una mano e il brusio si spense all’istante. “E’ vero?” dissi, dopo lunghi minuti di rigoroso silenzio “La vostra famiglia rimpiange Capomazda ed i loro intolleranti ed intriganti duchi? E voi altra... voi praticate la stregoneria, dunque?” I miei occhi le studiarono... le studiarono entrambe ed a lungo... “Ho ascoltato!” ripresi poi a dire “Ho visto! Accuse e insinuazioni, ma nessun fatto! Nessun fatto certo!” Tacqui appena per un istante... “Noi siamo in guerra e le accuse di parteggiare per il nemico suppongo siano tra le più semplici da far passare... d’altra parte, le accuse di stregoneria hanno sempre effetto e presa sulla paura e la superstizione! Ora... se avete altro da dire, qualcosa di concreto questa volta, allora io vi ascolterò ancora per qualche momento. In caso contrario... non c’è ragione che restiate oltre! Oh... e voi, perché siate ripagata della vostra perdita, ed a dimostrazione della Nostra generosità, avrete un altro cane... uno più affidabile e che non fugge alla prima occasione. Ve lo donerà la Corona di Sygma! Ed ora ditemi... è tutto?” |
L'Arconte Meccanico fissò Clio.
“Nulla...” disse “... io non vi ho posto condizioni, milady. Vi indicherò presto il luogo in cui cercare ciò che più desiderate. Lì vi sarà anche il Fiore. Per riconoscenza, solamente per quello, vi chiedo di portarmi poi quel Fiore. Ma senza alcun obbligo. Come vedete non correte alcun rischio, se non quello di non poter conquistare il vostro grande desiderio. Ma ciò, una volta raggiunta quella località che vi indicherò, dipenderà poi da voi e non più da me. Accettate dunque?” |
L'Arconte Meccanico annuì a quelle parole di Altea.
“Si, mi sembra giusto.” Disse. “A voi il vostro desiderio e a me il Fiore. Ma non temete, non perderete anni o giorni a cercarlo. Il Fiore si trova nel medesimo posto in cui troverete il vostro grande desiderio. Voi lo realizzerete e per riconoscenza, in cambio, riporterete a Sant'Agata di Gothia il Fiore. Naturalmente la vostra compagna verrà con voi. Io non ho alcun interesse a dividervi. E ovviamente da questo momento in poi siete libere di lasciare il castello e visitare la mia bellissima città. Presto vi invierò un mio messaggero per indicarvi il luogo da raggiungere per trovare ciò che desiderate. Insieme al Fiore naturalmente. Questo è tutto. La vostra amica sta riposando in giardino...” indicando ad Altea una finestra che dava proprio sul giardino del castello. E qui la ragazza vide Vivian addormentata su una panca in un viale alberato. Altea allora si voltò di nuovo verso l'Arconte, ma questi era svanito. Nella stanza entrò però un servo. “Se lo desiderate, potete lasciare il castello, milady.” Mostrando un lieve inchino. |
Le due donne ascoltarono ogni parola pronunciata da Talia.
“Si, altezza.” Disse la donna accusata di stregoneria dall'altra. “Mi ritengo soddisfatta del vostro verdetto. E vi ringrazio per come avete saputo amministrare la giustizia davanti al vostro popolo.” “Maestà...” fece l'altra, quella filocapomazdese “... maestà... costei è davvero una strega! Ella mi tormenta e tormenta la mia casa! Non servirà prendere un altro cane, perchè lei saprà uccidere anche questo! Non vedete? Non vedete come di buon cuore accetta la vostra mediazione? Eppure la sto accusando di un gravissimo peccato! Di stregoneria! Possibile che non richieda di veder cadere questa infamia su di lei?” “Tu dovresti preoccuparti!” Fissandola l'altra. “Tu che vieni accusata di simpatizzare per il nemico! Per coloro che vogliono toglierci la libertà! Non mi curo delle tue accuse, poiché sono false! Eppure, se esistessero davvero streghe e folletti, allora preferirei essere una di loro! Si, di danzare nel sabba e invocare il demonio! Meglio quello che il fanatismo e l'intolleranza dei Capomazdesi!” |
Esitai per un breve momento.
Ma poi, i miei desideri furono più forti della prudenza stessa. "..Si.." sussurrai. Rialzai lo sguardo, e cercai di ritrovare un tono di voce convincente. "..Se le cose stanno così, non trovo motivi per rifiutarmi.." annuendo "..se troverò ciò che cerco, e con esso il vostro fiore, lo riporterò a Sant'Agata di Gothia.." sorrisi lievemente "..Naturalmente, il mio fidato Lucius mi acccompagnerà..". Restai a fissare l'arconte per qualche momento, attendendo la sua risposta. Mi chiesi dove mi avrebbe condotto tutto quello, cosa avrei potuto trovare sulla strada, ma non era tempo per ripensamenti e timori. Avevo preso la mia decisione. |
Dai loro occhi era possibile scrutare la paura e la disperazione.....era impossibile, non accogliere le loro preghiere.
Li guardai' ad uno ad uno e poco dopo gli sorrisi: "Non temete cari amici......farò il possibile per porre fine alle loro scorribande, solo una cosa vi chiedo: come agiscono e si muovono, è necessario saperlo.....almeno, potremo fronteggiarli al meglio." Bisognava evitare di farsi prendersi dai sentimentalismi......già ci sono passato con quella banda di "finti-mercanti" che mi condussero in trappola, allontanandomi da damigella Lilith. |
Svanito nel nulla...eppure non avevo sentito aprire la porta laterale, e subito arrivò il servo che diede almeno quella lieta notizia...si poteva lasciare il castello.
Lo ringraziai e uscii dalla stanza, per un attimo barcollai per tutta la tensione accumulata ma ora dovevo svagarmi...erano stati attimi che mi avevano particolarmente scossa. Scesi le scale e imboccai il corridoio che dava al giardino e mi accorsi, guardandomi allo specchio, che era sparito pure il terzo occhio disegnato nella fronte...e ricordai quella domanda di Vivian..ovvero se l' Arconte Meccanico fosse un mago, certo era una persona dotata di strani poteri...e mentre camminavo nel viale dove vi era Vivian, nel giardino, pensavo al Fiore. Prima di tutto doveva trovarsi in un posto dove non era consentito nè a lui nè agli abitanti di Sygma di raggiungerlo altrimenti sarebbero già andati a prenderselo...e chi mai lo aveva sottratto al Principato? "Tu pensi troppo figliola mia e questo a volte è un danno per la propria vita"...ed ecco altre parole di mio padre che affiorarono alla mente. Mi fermai proprio davanti a Vivian...la scossi ed ella si destò..."Vivian, ma come sei capitata qui? Ho appena finito di conferire con l'Arconte Meccanico..ora non spaventarti e non ti costringo, se vuoi puoi tornare a Camelot...vedi...ho fatto un patto con lui..devo andare a cercare un Fiore e portarlo qui in modo che il Principato di Sygma ne abbia di nuovo possesso, per ora non so dove si trova..so solo che dove si trova...ecco..si trova anche lui, il mio amato Cavaliere e io voglio ritrovarlo, non mi importa se dovesse rifiutarmi o dirmi in faccia che non mi ama...ma voglio saperlo guardandolo negli occhi. Decidi con calma se seguirmi." Un attimo di silenzio tra noi ma poi aprii il volto in un ampio sorriso "Ma per ora siamo libere di uscire e mi sembra...ci aspetti una Festa delle Mele e un certo Chevalier de Lys" facendole l'occhiolino. E le feci segno di alzarsi e di dirigerci verso l'uscita del Palazzo. |
“Basta!”
La mia voce, bassa ma implacabile, risuonò per la sala, interrompendo e zittendo le due donne... “Basta così! Questa, signore, è una Sala delle Udienze... qui si viene a portare fatti, non parole! Si viene per esporre delle circostanze inconfutabili e per chiederne giustizia... non è un mercato, questo: non si viene per contrattare, qui, e meno ancora si viene per fare pettegolezzo! Le accuse che muovete, entrambe, sono gravissime... ma non sono che parole, parole delle quali non sapete portare neanche una prova tangibile, mi sembra di capire...” I miei occhi restarono su di loro ancora per qualche momento, fermi e duri, poi si sollevarono e scorsero gli astanti rapidamente... “Chiamate subito il maestro George...” dissi poi ad uno dei servitori che era più vicino a me “E fate venire immediatamente qui il Capitano delle Guardie di Sygma. Andate!” |
A quelle parole di Clio, l'Arconte Meccanico annuì.
“Ero certo” disse “della vostra saggezza. Non abbiate timore, il Fiore è sbocciato proprio dove troverete ciò che cercate da tempo. Naturalmente il vostro amico verrà con voi. Nessuno qui ha intenzione di imporvi o vietarvi nulla.” In quel momento entrò un servitore e chiese a Clio di seguirlo. “Presto riceverete un mio messo” fissandola l'Arconte “che vi rivelerà il luogo in cui si trova ciò che cercate. Vi auguro un felice soggiorno a Sant'Agata di Gothia.” E il servo la condusse via. Attraversarono così un lungo criptoportico, fino a raggiungere una parte del cortile. Qui, accanto ad alcune armi affisse per esposizione, Clio ritrovò Lucius. “Clio!” Vedendola questi. “Dove sei stata? Tutto bene? Dopo essermi messo quella fascia sugli occhi qualcuno mi ha condotto qui nel cortile. E qui ti ho aspettata.” In quel momento i due giovani videro il ponte levatoio abbassato. Da fuori provenivano voci festanti, musica e canti. Come se ci fosse una festa. Ora potevano finalmente lasciare il castello. |
A quelle parole di Parsifal i contadini esultarono.
“Grazie, cavaliere...” disse uno di loro. E tutti e quattro si inginocchiarono commossi davanti a lui. “Vi informeremo su tutto ciò che vi occorre sapere su quei banditi.” Fece un altro di quelli. “E appena vorrete partiremo per il nostro villaggio. Così, conosciuti tutti i fatti, potrete assoldare altri cavalieri per combattere quei dannati.” “Si, perchè vi occorrono altri uomini...” fissandolo un terzo contadino “... sono una banda e sono tutti armati, mentre noi invece siamo solo poveri contadini del tutto inesperti in fatto di armi e battaglie...” “Diteci voi quando vi è comodo partire.” Aggiunse il quarto contadino. |
A quelle parole di Altea, Vivian restò molto sorpresa.
“Un Fiore...” disse “... un Fiore? Ma qui ci sono tanti fiori! E molti altri sbocceranno con l'arrivo della prossima Primavera! Che senso ha cercare un semplice Fiore in terre forse anche lontane?” Ma proprio in quel momento le due si accorsero che il ponte levatoio del castello era abbassato. Da fuori si udivano voci di gente felice, che cantava e danzava. Era chiaro che in città ci fosse una grande festa. E loro erano ora finalmente libere di lasciare il maniero. Così, uscirono da quel luogo e subito videro un meraviglioso spettacolo. La città, sull'altra sponda del fiume, appariva animata da una grande festa, dove tutti si divertivano. Dai palazzi e dalle torri sventolavano stendardi e bandiere che raffiguravano una mela di un rosso giallognolo. Poco distante da loro due vi era un contadino. “Perdonate...” avvicinandosi a lui Vivian “... potete dirci cosa si festeggia in città?” “E' la Festa delle Mele.” Rispose quello. “Per festeggiare l'ultimo raccolto della Mela dell'Orco, un tipo di mela che cresce solo qui. E' una mela unica anche per il suo sapore. Tutte le altre mele al suo confronto sono poco più che frutti acerbi.” E rise di gusto. |
E cosi ci trovammo nella città in piena festa, la gente era allegra e ovunque vi erano stendardi e bandiere, quando Vivian fermò un contadino il quale ci confermò che si festeggiava proprio la Festa delle Mele.
Ascoltai incuriosita le sue parole..."Ma dunque messere perchè festeggiare se tutte le altre mele sono acerbe e amare e solo una in assoluto è la più buona, è un controsenso questo" mi accorsi dello sguardo di Vivian su di me perplesso..ma non ricambiai..come poteva pensare che tutti i Fiori fossero uguali..certo come tutte le mele non erano uguali, e nella vita stessa ogni cosa o ogni persona per qualcuno di noi era più speciale e particolare di altre. "Mah.." continuai "incuriosita...esiste questa mela raccolta dall' Orco e si può assaggiare?O è solo una leggenda?" |
Seguii il servitore senza dire una parola. Questi, mi condusse da Lucius.
Non sapevo che cosa raccontargli del mio incontro con l'arconte, sapevo che si sarebbe preoccupato, e volevo evitarlo. D'altra parte, non potevo nemmeno nascondergli ciò che era successo, lo volevo al mio fianco. "..ho visto l'arconte.." Dissi poi, mentre mi avvicinavo per salutarlo "...ha mantenuto la parola... Mi donerà ciò che mi ha promesso... Tra poco un messo mi comunicherà la località in cui troverò ciò che cerco..." Alzai lo sguardo, incontrando gli occhi chiari di Lucius "..in cambio vuole che riporti un fiore a Sant'Agata di Gothia.. Un fiore che sboccerà laddove mi recherò, dove troverò ciò che cerco..". Cercai di studiare l'espressione del mio amico. Gli presi le mani tra le mie "...ah, ma non andrò in nessun posto senza di te, sono stata chiarissima su questo punto..." Sorrisi "...beh, ora siamo liberi di andare dove ci pare... Cosa ti piacerebbe fare in città?". Non parlavo per cortesia, volevo davvero esaudire un desiderio di Lucius, mi aveva accompagnata senza battere ciglio, e volevo davvero vederlo sereno e felice. |
Non esitai ad avvicinarmi ancora di piu' per leggere il contenuto di quel libro...come diceva la Dama pagine bianche, candide come la neve.....potevpo scrivere sul di un libro quello che era il mio desiderio ?.....".....Sapete che non fa parte della mia religione scrivere su pagine bianche pensando che tutto diventi realta'.....ma la disperazione o l'odio o l'amore trovano vie traverse per trasformarsi in un unica cosa......sia....scrivero' "......Elina mi sorrise, lei sola sapeva.......e cosi' scrissi.........Desidero riveder l'Amor mio perche' lui stesso possa dirmi i nomi di chi lo ha ucciso con l'inganno.......Questo scrissi e restituii il tutto alla Dama......" La pazzia ha strane forme e questa mi ha resa cieca.....non si scrive su di un libro il dolore che si ha nel cuore......ma a me da la forza per vivere".....
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A quell'ordine di Talia, uno dei soldati corse a chiamare il Maestro George.
Nel frattempo, in una delle torri della fortezza, la più alta ed inaccessibile, in una stanza semibuia si trovavano due figure. “Allora...” disse il Maestro alla donna che era accanto a lui “... cos'altro hai avvertito? L'oracolo ti ha parlato?” “No, maestro...” mormorò la donna “... non riesco a percepire niente... l'oracolo tace ancora...” “Non abbiamo molto tempo...” pensieroso il Maestro “... dobbiamo conoscere il nome di quel luogo... conoscere dove è sbocciato il Fiore...” La donna lo fissò in silenzio. Ad un tratto qualcuno bussò alla porta. E sulla soglia, un attimo dopo, apparve un uomo. “Come osi giungere qui” voltandosi verso di lui il Maestro “senza farti annunciare? Sai che non voglio nessuno qui.” “Perdonate...” disse l'Arconte Meccanico “... la principessa ha chiesto di voi...” “Sei stato al castello?” “Si.” Rispose l'Arconte. “Ebbene?” “Tre dei nostri ospiti hanno accettato.” “Dunque cercheranno il Fiore...” “Si, Maestro.” Annuì l'Arconte. “In cambio dei loro più grandi desideri.” “E questa è l'unica assicurazione che ti hanno offerto?” “Non basta?” “Ovvio di no.” Scuotendo il capo il Maestro. “Gli uomini fanno le cose solo per due motivi... per il proprio tornaconto o per paura. E a noi occorrono entrambe queste queste garanzie. Sono giunti soli qui?” “Le tre donne sono accompagnate da un amico, da una compagna e da una servitrice. L'uomo invece è giunto qui da solo.” “Bene.” Annuì George. “Isolde, continua ad interrogare l'oracolo.” Voltandosi poi verso la donna. “Si, Maestro.” “Avanti, conducimi dalla ragazza.” Rivolgendosi poi all'Arconte. Poco dopo, il Maestro e l'Arconte raggiunsero la Sala delle Udienze. “Avete chiesto di me, altezza?” Mostrando un lieve inchino il Maestro a Talia. |
“Un Fiore...” disse Lucius a Clio con l'aria perplessa “... un Fiore vale dunque tanto? E perchè poi devi essere tu a portargli quel Fiore? Dicono che l'Arconte Meccanico sia un condottiero invincibile... ha dunque bisogno di una ragazza per avere ciò che per lui sembra così importante? Mi sembra tutto così strano...”
Ma quei pensieri volarono via subito, appena Clio prese le sue mani, chiedendogli cosa fare ora in città. E la città era tutta in festa. La Festa delle Mele aveva colorato e profumato ogni angolo di Sant'Agata di Gothia. Inoltre sembrava riscuotere grande interesse il carrozzone del misterioso Chevalier de Lys, che attraversava le strade cittadine seguito da una fila chiassosa di ragazzini incuriositi. “Accorrete, gente!” Gridava una voce dal carrozzone. “Accorrete a vedere l'incredibile spettacolo del misterioso Chevalier de Lys! Gli ultimi biglietti sono ancora in vendita!” Ma in città vi era un altro avvenimento che sembrava attirare l'attenzione generale. Il Torneo proclamato per la Quaresima. Ed infatti già i primi cavalieri erano giunti a Sant'Agata di Gothia. “Guarda, Clio!” Indicò Lucius. “Quelli sono veri cavalieri! Andiamo a vederli da vicino!” |
Il contadino rise a quelle parole di Altea.
“Certo, milady.” Disse. “Ovunque in città ci sono oggi quelle mele. Sui banchetti, nei chioschi e così via. Assaggiatela, così voi stessa proverete la bontà di quella mela. Quanto alla leggenda... beh, si narra che un orco malvagio coltivava delle squisite mele nel suo giardino, impedendo a tutti gli altri di coglierle. Un giorno, la moglie di un valoroso eroe espresse il desiderio di assaggiarne una. Ed essendo la donna in dolce attesa, l'eroe non le negò questo desiderio. Così partì alla volta del castello dell'orco. Lo sfidò, lo uccise e raccolse tutte le mele, per poi portarle alla sua amata. E siccome erano straordinariamente buone, si decise di coltivarle in tutte le campagne della regione.” Sorrise. “In verità, secondo la leggenda l'eroe era di Capomazda, perchè solo i Capomazdesi sfiderebbero un terribile orco pur di non negare qualcosa alle loro amate. Infatti si definiscono non solo i più valorosi, ma anche i più romantici fra tutti gli uomini. Ma il nuovo governo non ama molto i Capomazdesi, dunque questa parte della leggenda viene taciuta.” La città era davvero in festa e ovunque la gente si divertiva. Sui vari banchi c'erano tantissime leccornie e tutte prodotte con quel tipo di mela. C'erano mele mature in grandi cesti, poi focacce, torte, biscotti, budini. E ancora mele fritte, agrodolci, tostate e persino aromatizzate e conservate in grossi barattoli di vetro. Si potevano vedere naturalmente vari succhi, fatti solo con mele o aggiungendo queste ad altri tipi di frutta. E in quel chiassoso e festante gremire, ad un tratto un carro attraversò la strada. Era pittoresco e grottesco, fatto di legno e cartapesta. “Accorrete!” Gridò una voce da quel carro. “Accorrete al meraviglioso spettacolo dello straordinario Chevalier de Lys! Accorrete gente! Sono in vendita gli ultimi biglietti!” “Altea!” Raggiante Vivian. “E' lui! E' Lui! E' il suo spettacolo!” |
Mi lasciai trascinare da Lucius tra la folla festosa, com'era bello passeggiare, come due ragazzini spensierati tra bancarelle, chioschi e gente vestita a festa.
Ridemmo come non facevamo da tanto e ci lasciammo contagiare da quell'atmosfera così gioiosa. Fui distratta per un momento dall'annuncio di uno spettacolo, ma Lucius fece volgere la mia attenzione su tutt'altro avvenimento. Cavalieri! Dei veri cavalieri! Seguii il mio amico volentieri, ci avvicinammo ad uno spiazzo dove alcuni cavalieri si stavano riunendo. "..A quanto pare ci sarà un torneo.. " dissi guardandomi attorno con occhi accesi "...un vero Torneo..ti piacerebbe assistere? Oh, sono certa che sarebbe emozionante.. chissà quando si terrà.." risi "guarda che un giorno voglio vederti non partecipare ma vincere ad un torneo come questo..". Mi guardavo intorno, incapace di credere a tutto ciò che mi stava accadendo. La preoccupazione sopita se ne andò definitivamente e fui ben lieta di essere partita, non rimpiansi la mia casa nemmeno per un momento. Anzi, tra quella vita pulsante intorno a me, mi pentii di essermi chiusa così tanto in me stessa negli ultimi tempi. Ma ora è tutto diverso.. Mi avvicinai ad una donna dall'aspetto gentile che mi era passata accanto "...Perdonate Milady.." dissi cercando di attirare la sua attenzione ".. siamo giunti da poco in città e.. beh mi chiedevo... sapete nulla di questo Torneo? Sapete quando si svolgerà o per quale motivo?" con un sorriso. |
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