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Azable guardò Altea e sorrise.
“Col mio piano” disse “avremo dei preziosi gioielli per il ballo. Voi li indosserete insieme all'abito che la sarta vi confezionò l'altro giorno. E' arrivato stamattina. E poi l'avete visto, no? Quel gioielliere è un disonesto. Non come me che invece sono un artista. Ora ascoltatemi bene, milady... entrerete in quella gioielleria presentandovi come ciò che siete... la baronessa Victoria... il gioielliere allora fingerà di distrarsi e vi lascerà prelevare ciò che vi piacerà... scegliete il gioiello più bello... e poi, come se niente fosse, uscirete da quella gioielleria... facile, no?” |
Elisabeth era tenuta ferma da Ioga, mentre Monty era già su di lei, pronto a soddisfare la sua vile lussuria.
Ma ad un tratto accadde qualcosa. In un momento Monty si spostò con violenza dal corpo della donna, per poi finire nella polvere. Ioga allora mollò improvvisamente la presa, facendo cadere Elisabeth in terra. “Siete due idioti...” disse il capo ai suoi due compagni “... due grossi idioti...” “Volevamo solo divertirci un po', capo...” alzandosi Monty dal terreno “... infondo è solo una stupida donna...” “Sta zitto e va a fare il tuo turno di guardia.” Fissandolo il capo. “Non puoi trattarci così, capo...” mormorò Monty “... non hai il diritto di farlo...” “Sono ancora il vostro capo, rammentatelo...” fece lui “... e anche con questa gamba malandata posso tenere testa ad entrambi... ed il prossimo che oserà fare di testa sua, giuro su tutti i diavoli dell'Inferno che gli taglierò la gola... chiaro?” I due annuirono. Il capo allora si avvicinò ad Elisabeth. “Alzatevi...” mormorò “... avvicinatevi al fuoco, vi scalderà...” e le diede il suo mantello, in quanto i suoi vestiti erano stati in parte strappati da Monty. |
Roberto sorrise, senza tuttavia rispondere alla domanda di Clio riguardo la sua tendenza politica.
“Vedi...” disse “... dovremmo spiegare a mia moglie tante cose... del perchè sei fuggita, di ciò che sta accadendo a Crysa... forse per ora sarà più facile far credere a tutti che sei mia cugina... del resto non è poi una bugia nel vero senso della parola... infondo, voglio dire, c'è un rapporto speciale tra noi...” In quel momento il giovane vide però qualcuno uscire in giardino. Allora si alzò subito in piedi, salutando con un cenno della mano. “Caro, non immagini cosa può essere una città” avvicinandosi a lui una donna “quando un semplice accadimento mondano ne scuote la quotidiana normalità. E tutti sembrano impazziti per il ballo di domani. E la cosa è alquanto inspiegabile, dato che comunque messer Accio è un banchiere e non certo un pari del regno.” “Cara, lasci che ti presenti mia cugina...” fece Roberto “... Clio de' Sartel... Clio, questa è mia moglie... lady Selenia...” “Oh...” stupita Selenia “... non mi ero accorta avessimo visite...” sorrise “... benvenuta, milady...” mostrando un lieve cenno col capo. http://1.bp.blogspot.com/-uNw10fkpq1...s640/FD03c.JPG |
E mentre Eilonwy riprendeva a pensare alla festa, alcuni domestici di suo zio chiamarono Cestia.
La donna allora corse da Eilonwy e le rivelò che era giunto un dono. “Deve essere da parte di qualcuno degli invitati alla festa.” Le disse Cestia. Le due scesero così nel salotto, dove i domestici avevano portato il regalo. Si trattava di un pacco finemente confezionato, non molto grande e con un nastro dorato. “Chissà cosa sarà...” fece Cestia “... e chissà chi sarà stato a mandarlo...” |
Presi la grossa scatola dalle mani della donna e le sorrisi, tristemente...
aveva ragione ero tesa... molto... non mi piaceva il tono con cui Jacopo mi aveva parlato e non mi piaceva il modo che aveva di imporsi sugli altri... me compresa. Poi, all'improvviso, ne avvertii la presenza... Citazione:
a quelle sue parole tuttavia abbassai appena lo sguardo, per poi rialzarlo... le mie labbra sorrisero, ma i miei occhi no. "Certo, Jacopo..." mormorai "Lo vedrai... Lo vedrai domani alla festa!" Di nuovo lo fissai... "Ora scusami... ho bisogno di un bagno!" conclusi, per poi oltrepassarlo ed allontanarmi. |
Ma mentre Talia stava andando via, Jacopo le prese la mano.
“Talia...” disse “... ti ho chiesto scusa... andiamo, non puoi essertela presa... ti ho spiegato che è un periodo pieno di preoccupazioni... e poi la visita di quel prete mi ha fatto perdere la calma... probabilmente ho sfogato su di te la mia frustrazione...” sbuffò “... lo so... non ho giustificazioni... ma ho sbagliato... vuoi tenermi il broncio fino a domani? Ti farà sentire meglio? Su, siamo persone adulte... allora, mi ascolti?” Tutto questo sotto gli occhi della governante. “Vi spiace lasciarci da soli, per cortesia?” Accorgendosi di lei Jacopo. “Si, certo...” fece la governante, per poi ritirarsi. |
Osservai la governante uscire, poi tornai a guardare lui...
"Meglio..." mormorai, con un sorriso freddo "Meglio?" Esitai per un istante, abbassai lo sguardo... poi lo rialzai quasi controvoglia. "Si, probabilmente si! Probabilmente mi farà sentire meglio..." lo fissai "Farmi un bagno caldo mi farà sentire meglio!" Tirai piano la mano e la sfilai dalla sua... "Con il tuo permesso, Jacopo!" dissi. Poi mi voltai e me ne andai. |
Guardai Roberto intensamente e sorrisi. Aveva ragione, c'era sempre stato un rapporto speciale tra noi, probabilmente era la definizione migliore.
Quando lo vidi scattare in piedi mi voltai verso il palazzo, osservando la figura che si avvicinava verso di noi. Mi alzai a mia volta, e le sorrisi. Citazione:
Quelle parole rimbombarono nella mia mente, accellerando i battiti del cuore. Non era grassa, nè racchia, ma una bellissima donna. Forse ostentava un po' troppo la sua ricchezza, ma aveva un sorriso gentile. Era stato fortunato, ero contenta per lui... allora perchè cercavo di notarle anche il minimo difetto? Andiamo, Clio... cosa ti aspettavi.. Respirai piano, e ascoltai le sue parole. Lanciai un'occhiataccia a Roberto quando pronunciò il mio vero nome. Probabilmente a Sygma nessuno conosceva le vicende di Crysa, tanto meno la sua casa reale. Tuttavia dovevamo andare a un ballo, e volevo evitare che tutti sapessero che c'era una Sartell in città. "Che cugino scuiagurato..." dissi, voltandomi verso di lui "..capisco che tenere il conto dei rami della famiglia sia un bel da fare ma.. Sono una Torel...". Scossi la testa, sorridendo. "E' davvero un piacere conoscervi, Lady Selenia.." con un cenno del capo, di rimando "...vi ringrazio dell'ospitalità... e mi scuso con voi per questa visita inaspettata...". Tornai a guardare Roberto "...hai una moglie deliziosa..." sorridendo. "Bene, prendo congedo ora.. non voglio essere d'incomodo... grazie del tè, cugino.." sorridendo a Roberto. "Lady Selenia, è stato un piacere..." con un cenno del capo. Mi avviai così verso il palazzo, per tornare nella mia stanza degli ospiti. |
"Ma non c'è neanche un biglietto o una scritta o il disegno di una casata?
Strano, ma è proprio per me? Nessuno sa chi sia io a Sygma. E se fosse,cara Cestia, solo uno scherzo". Rimanemmo per qualche secondo a guardarci negli occhi. "Ma no, forse mi sbaglio. Dai su, apriamolo! Forse sarà qualcosa di interessante". Sciolsi il nastro e aprì il pacco. |
Improvvisamente cominciai a respirare.....Monty era volato via come fosse un fuscello....Sentii Ioga lamentarsi ...e io caddi a terra, le sue mani non mi legavano piu'...Il Capo ecco cosa era stato il Capo....era intervenuto e nonostante i due schifosi si lamentavano..lui aveva tenuto testa.....Mi feci aiutare da lui per rimettermi in piedi.....mi coprii alla meglio e il suo mantello mi evitarono altro disagio.......era stato umano il Capo.....si..umano.........ero stordita....mi sedetti accanto al fuoco......e il sangue sembro' rimescolarmi dentro a quelle vene che poco prima sembravano vuote..........la parte dove avevo ricevuto lo schiaffo era gonfia cosi' come il mio occhio......ma quello sarebbe passato........vidi che il Capo si sedette attorno al fuoco......" Vi ringrazio......per aver preso le mie difese...credo che non abbiano gradito quanto avete fatto....infondo hanno ragione...sono solo una donna.....non sono stata molto attenta alla vostra discussione........ma non credo che voi facciate parte della stessa razza di quei due......non perché avete avuto pietà di me, ma perché il vostro modo di parlare ......il vostro modo di giustificare il vostro omicidio......e' stato quello di un uomo costretto da un'ingiustizia.....e comunque non e' a me che dovete le vostre confidenze.......".......lo guardavo ipnotizzata........sino a quando presa dalla stanchezza...non mi accasciai su un fianco....addormentata.....
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La mia anima era tormentata, guardavo le gioiellerie unite e vicine come tante piccole casupole su quel ponte ad abbellire quel tratto del fiume...io dovevo rubare...diventare una ladra. Trattenni le lacrime e mille pensieri riaffioravano in me...
La balia mi pettinava i lunghi capelli biondi e rideva di alcuni avvenimenti di quando ero piccina...la sera era un momento sereno per lei a rammentare di come mi aveva allevata e di quante ne avevo combinate. Ridevamo assieme e a un tratto sentimmo bussare alla porta...era George, uno dei camerieri e disse a Lizzy, la balia, di comunicarmi che il barone ,mio padre, e mia madre, lady Elisabeth, mi aspettavano nel piccolo salotto. Mi alzai e indossai la vestaglia, scesi le scale ed entrai nel salottino, il fuoco scoppiettava nel camino e mio padre era seduto sulla poltrona di velluto rosso mentre mia madre sorseggiava del Porto guardando il cielo farsi più buio. "Mi avete mandato a chiamare..immagino sia una questione importante e urgente" dissi mentre mio padre accendendosi un sigaro mi fece cenno di sedermi sulla poltrona di fronte a lui e mia madre ci raggiunse. Si rischiarò la voce, come era solito fare quando doveva dire qualcosa di importante..."Altea..." si fermò un attimo guardando mia madre. Mio padre, barone e uno degli uomini di fiducia del re, era uomo di indole benevola e generosa, io ero figlia unica e per lui rappresentavo tutto, mi aveva viziato come una principessa anche perchè sapeva benissimo che mia madre non lo amava...fredda come era..ella si era sposata con accordi tra le famiglie e poco le importava dell' amore. Volse il volto e la fronte era corrugata..."Cosa succede, padre? Non vi sentite bene". "Affatto" rispose mia madre prendendo la parola come sempre "abbiamo novità per te...ti abbiamo trovato marito..e anzi dobbiamo brindare, vero Edward?"..mio padre mi guardò senza rispondere. "Si tratta del conte Kensinghton, vedrai diventerai una delle donne più ricche di Camelot e pure invidiate...le nozze si terranno tra un mese." Sgranai gli occhi e ribattei balbettando..."Ma..è uno scherzo..non è possibile, egli ha 30 anni più di me, è vedovo e avrà figli forse pure più grandi di me..io mi oppongo...padre voi non potete.." mi alzai quasi implorandolo "..non potete permetterlo". "Ora basta Altea" disse mia madre in modo deciso "tuo padre, lo sai benissimmo che si farebbe corrompere da una sola tua lacrima e quindi parlo io per il tuo bene...vuoi forse sposare un uomo del volgo? O un borghese arricchito? O un aristocratico in declino? Lo facciamo per il tuo futuro...è deciso..e ora puoi tornare nella tua stanza". Chinai il capo e uscii piangendo. Mi voltai verso Azable e mordendomi il labbro cercai di prendere coraggio mentre chiedevo al Signore di perdonarmi. Aprii la porta della gioielleria e con un sorriso finto mi avvicinai al bancale e arrivò il gioielliere.."I miei saluti...sono la baronessa Victoria Mac Parker, dovrei andare a un ballo veramente importante e quindi ho bisogno di gioielli veramente degni di quel evento...io opterei sulla mia pietra preferita..l' acquamarina" e aspettai la reazione del gioielliere. |
Jacopo indispettito fissò Talia andare via.
E per la rabbia tirò un calcio ad una sedia. E dopo aver sorseggiato del liquore, tornò a chiudersi nel suo studio. Talia intanto trovò il suo bagno già pronto, come aveva ordinato. Si immerse in quell'acqua e si abbandonò a pensieri e ricordi lontani. Era un bel paesaggio di Settembre, con le ridenti e dolci colline, i pendii floridi e verdeggianti in lontananza, il cielo terso e luminoso, le nuvole alte e bianchissime. Il vento di Ponente aveva cominciato a soffiare tra le viti e gli ulivi, ingentilendo l'aria ormai più fresca, chiara e gradevole. Il Sole di queste terre, in Autunno, dona un particolare colore a questo scenario, che ai più può apparire a foglia morta, e che pare posare un lento e dolce oblio su una Natura che si appresta ad abbandonarsi al suo crepuscolare riposo. Forse solo il lento oscillare delle cime più alte degli austeri cipressi e lo scorrere mite dell'Elsa, che in quel punto segnava il passo dove la campagna mutava in bosco, sembravano rompere la malia di trovarsi in un mondo incantato. “Non fa per te...” disse lui all'improvviso. Talia si voltò di scatto a fissarlo. “Si, siete male assortiti...” continuò lui, per poi portarsi le mani dietro la nuca, appoggiarsi al parapetto del ponticello e chiudere gli occhi. “Cosa ne sai tu?” Sbottò lei vagamente infastidita. “E poi non mi pare di aver chiesto il tuo parere.” “Basta vedervi insieme...” mormorò lui. “Non capisco” seccata lei “perchè io debba star qui a perdere tempo... e perchè debba parlare di queste cose con te, che non solo sei uno sconosciuto, ma anche uno straniero.” “Non rivolgergli neanche la parola, Talia!” Esclamò Veronica. “Su, il cocchiere ha ormai riparato quella ruota e possiamo tornare a casa.” “Hai ragione...” annuì Talia all'amica “... è colpa mia che ho prestato attenzione alle sciocchezze che dice... andiamo, Veronica.” “Ehi...” ridendo lui “... non c'è bisogno che ti alteri così... per quanto mi riguarda puoi metterti insieme a chi ti pare...” saltando giù dal muretto “... e sono io che vado via, comunque... cosa dire?” Con aria indifferente ed un vago sorriso stampato sul volto. “Magari hai ragione tu e l'Amore Vero neanche esiste... forse una vita tranquilla, la sicurezza e l'agiatezza bastano per essere felici... chissà... dunque ti andrà bene quel fanatico... i miei omaggi, milady... ritorno nel mio Paese dei Balocchi, dove la gente crede ai sogni e alla felicità.” E corse via dopo aver mostrato alla ragazza un profondo inchino. Quel ricordo lontano attraversò in un attimo la mente di Talia, per poi dissolversi tra i vapori del bagno, mentre da fuori la governante aveva bussato. “Milady, vi occorre qualcosa?” |
Selenia sorrise e salutò cortesemente Clio che si ritirava.
“Allora...” disse Roberto a sua moglie “... cosa te ne pare? “ “Non saprei...” rispose la donna “... è carina, educata, persino deliziosa... una ragazza come tante immagino... e tu poi” sorridendo “che neanche rammentavi il cognome...” “Oh, si...” annuì Roberto “... siamo cugini alla lontana e le nostre famiglie in verità si son frequentate sempre poco... comunque l'ho invitata al ballo... non ti dispiace, vero?” “Affatto.” Fece lei. “Ma piuttosto... sei certo che non si troverà a disagio? Voglio dire... ci sarà tutta l'alta società di Sygma... e lei magari, giunta solo oggi in città... anche perchè non mi sembra abbia dimestichezza che le regole della cortesia e dell'aristocrazia... insomma, intendo dire che, si è molto gentile e carina, ma si vede che non è vissuta dove vige un rigoroso protocollo nobiliare...” “Ti informo che Clio è nobile quanto te, se non di più, Selenia.” Fissandola Roberto. “Ma certo...” mormorò lei “... del resto ha un po' del tuo sangue... ora però devi perdonarmi, ma devo prepararmi... stasera a casa del viceprocuratore Missani è stata organizzata una delle sue interminabili partite a scacchi... naturalmente mi annoierò da morire, ma comparire in pubblico in tali occasioni è praticamente un obbligo per ogni dama dell'alta società... ti confesso che quasi invidio la tua cuginetta... libera da ogni onere mondano e da ogni impegno dettato dal buongusto... cosa fai, mi accompagni?” “Preferisco di no...” rispose Roberto “... resterò a casa, così farò compagnia a Clio... e poi domani abbiamo il ballo... troppe occasioni mondane mi seccano in verità...” “Buonasera, Roberto.” E andò via. Il giovane allora restò nel giardino a leggere, in attesa, magari, di rivedere Clio. |
Elisabeth cadde addormentata.
Il capo allora la coprì per il meglio con quel suo mantello e gettò altri rami secchi sul fuoco. La notte poi trascorsa rapida, cedendo il posto al giorno mite e luminoso. Le antiche chiese Cristiane venivano costruite orientandole verso Oriente, opposte all'Occidente, simbolo del peccato. Il carro riprese il suo tragitto muovendosi proprio verso Ponente, come se quegli uomini fossero ormai esiliati da ogni misericordia e clemenza. Come se le ombre della notte, assunte a sommi giudici dei dannati, avessero sentenziato per loro una pena senza fine. Ma a condannarli era stata la giustizia degli uomini, non quella Divina. E nessun giurato umano può negare ad un condannato la Misericordia del Cielo. Elisabeth si svegliò a causa degli scossoni che scuotevano il carro su quel sentiero. Erano ripartiti ed accanto a lei rivide i due uomini ed il capo. |
Il gioielliere annuì a quelle parole di Altea.
Prese dalla vetrina la pietra che la baronessa aveva chiesto, insieme però ad altri gioielli, tutti di altissimo valore. “Mentre voi scegliete con calma, milady...” disse il gioielliere “... io termino di sistemare alcuni oggetti nella vetrina sul retro... vogliate scusarmi...” ed andò nell'altra stanza. Altea ora era sola davanti a quei meravigliosi gioielli. |
Eilonwy alla fine aprì quel misterioso pacco.
E una volta scartato il tutto, con sua somma sorpresa, vi trovò all'interno un vecchio libro. Aveva la copertina di cuoio ed era stato rilegato a mano. Ma la cosa strana è che ogni sua pagina era bianca, senza neanche una figura o un'immagine. Ed aprendolo, sfogliandolo, la ragazza vide cadere un biglietto che così recitava: “Sono giunto in città solo da poco e oltre alla presentazione di una giovane dama in società più nulla conosco di lei, dei suoi gusti e dei suoi sogni. Allora mi sono procurato questo antico libro. Esso è magico, poiché basta scrivere un desiderio su una delle sue pagine bianche ed esso si realizzerà, come se fosse la meravigliosa Lampada di Aladino. E questo porto in dono al vostro debutto in società, damigella: i vostri sogni. Oltre all'augurio sincero di un vita fatta di felicità. Il Cavaliere di Altafonte” |
Sobbalzai al suono di quella voce e quel ricordo indugiò ancora nella mia mente, aleggiando tra i vapori dell’acqua calda...
socchiusi gli occhi e mi costrinsi a lasciarlo scivolare via... era passato tanto, troppo tempo... erano successe tante cose e lui era... Avevo ascoltato il racconto di Jacopo in silenzio, con una strana e dolorosa agitazione in fondo al cuore... “E... e lui?” mormorai alla fine. Jacopo si voltò verso di me di scatto... “Perché?” domandò aspramente. Abbassai lo sguardo in fretta... “Per... per sapere... voglio dire... lo avete rincorso, hai detto... braccato... io... io ho solo chiesto...” “E’ morto!” mi interruppe, con una nota dura nella voce. “Morto?” la voce mi uscì quasi in un soffio... sentivo il sangue pulsarmi forte nelle orecchie, la testa girare “Come... come morto?” “E’ caduto nel fiume mentre lo inseguivamo...” spiegò “Non lo abbiamo più visto!” Respirai... “Si, ma... ma non è detto che sia... non è detto che sia proprio... morto... no?” Lo sguardo di Jacopo su di me era freddo e truce... “Nessuno sopravvive ad una caduta come quella!” disse poi alzandosi “Dammi retta, Talia: dimentica tutta questa storia! E’ morto... e questa storia, per te, finisce qui!” Mi passai una mano bagnata sugli occhi... sentivo uno strano dolore nel petto, ora... un dolore cui non avrei saputo dare un nome... “Sto... sto bene...” mi costrinsi a dire. |
Lessi il biglietto ad alta voce.
Fui veramente sorpresa da quel biglietto e quel dono. "E' stato veramente gentile questo Cavaliere di Altafonte. Non mi sarei mai aspettata un regalo simile. Molto poetico e fiabesco quando dice che questo libro è come la Lampada di Aladino. Deve essere tipo molto simpatico e scherzoso". Mi veniva quasi da ridere. Buona questa, un libro magico come la Lampada di Aladino. "Molto bene, allora io desidero incontrare personalmente il Cavaliere di Altafonte e ballare con lui per tutta la notte..." risi ancora " .... e desidero essere la dama piu' bella del ballo". Scrissi così sul mio libro. Figurarsi se un libro poteva esaudire dei desideri. |
Osservavo i gioielli davanti far bella mostra di sè, quasi gareggiare per tanto splendore.
Maledissi il fatto di essere partita senza prendere prima un bel gruzzolo di soldi e sorrisi scuotendo il capo, pensando che a casa a Camelot ne avevo a quantità di quei gioielli. Li guardava attentamente e li prendevo in mano...una collana di ametista, un bracciale con brillanti e una parure con collana con un ciondolo di acquamarina che rifletteva bagliori verdastri con relativi orecchini e anello..quelli erano perfetti. Li stavo prendendo ma la mano tremava......non potevo. Uscii dalla gioiellieria e guardando Azable e Kos indicai loro di andarcene...mentre eravamo quasi a metà strada affermai..."Mi noteranno tutti alla testa..si sarò al centro dell' attenzione..poichè sarò la unica dama senza gioielli ma sarà il mio animo puro e intatto a brillare" e sorrisi in aria di sfida..mai mi sarei abbassata a tanto, a rubare per un ballo. |
“Allora” disse la domestica dall'altra parte della stanza “preparo il vestito per domani, così che lo troverete pronto per il ballo.”
La donna così preparò il bellissimo abito, lasciandolo poi nella stanza della ragazza per l'indomani. Poco dopo, prima che Talia tornasse, Jacopo entrò nella stanza da letto e restò a fissare quel vestito. Lo guardò per un lungo momento, quasi immaginandolo indosso a sua moglie. Il suo sguardo si fece allora enigmatico, sfuggente, mutevole. E quell'impenetrabile nero del suo sguardo rendeva inviolabile ogni suo pensiero. |
Il mio sonno era pesante e la mia anima sembrava essersi assopita con il mio corpo.......quando ero a casa, sognavo raramente, mi mettevo a letto così stanca che la mattina....le piu' piccole venivano nel mio letto a svegliarmi per chiedermi di preparare la colazione.....Rown le rimproverava......ma io mi alzavo facendo a quelle piccole pesti il solletico........una vita semplice, molto spesso rattristata dal fatto che non riuscivo a mettere nulla sul tavolo, avevo imparato a far l'elemosina....così mi aveva conosciuta Padre Anselmo.......mi aiutava tanto, procurava dei vestiti per i ragazzi e molto spesso il poco che aveva lo dava a loro per mangiare....e io e lui..?..mangiavamo lunghe chiacchierate davanti al fuoco........lo stomaco brontolava, ma un amico era un'amico....e su di lui sapevo di poter contare, avevo imparato a contare sulla Divina Provvidenza.......avevo imparato a pregare e quando ero veramente furibonda....il buon Padre Anselmo sapeva di doversi tappare le orecchie........
Qualcosa mi dondolava......sino a quando qualcosa non fece sobbalzare il carro....mi svegliai....e vidi Ioga....Mi alzai di scatto e mi rannicchiai su me stessa.....portando le due mani tra me e lui...."...Vi prego...basta....vi prego non fatemi del male.......".....questo urlai...tra il sonno e i dolori della sera prima......ma poi vidi il volto del Capo......" Scusatemi stavo sognando......dove stiamo andando "... |
Ero ancora scossa da quelle immagini e da quei ricordi quando, quasi controvoglia, mi costrinsi ad uscire dalla vasca...
mi asciugai, allora, e mi rivestii... poi tornai in camera e qui trovai Jacopo... Citazione:
Aprii un cassetto del tavolinetto e ne estrassi una spazzola, con la quale iniziai a pettinarmi... “Allora...” dissi “Che ne pensi di quell’abito?” |
Mi avviai verso il palazzo, lanciando un'ultima occhiata a Roberto e Selenia.
Ma giunta alla grande porta che dava sul giardino, mi accorsi di aver lasciato il cappellino sul tavolo da tè. Si vedeva che non ero abituata a portarlo. Così, mi voltai sorridendo, e tornai sui miei passi. Dalle poche parole che udii, i due coniugi stavano parlando di me. Non riuscii a resistere, mi avvicinai ad un albero, e mi nascosi lì dietro, sentendo ogni parola. Mi tappai la bocca con la mano per non scoppiare a ridere. No, in effetti non ero avvezza alle regole nobiliari. Ma un po' aveva ragione, nessuno osava mettere in discussione i miei comportamenti, tranne mio padre, ovviamente.. Ma aveva altro a cui pensare. Adoravo essere libera da costrizioni nelle mura domestiche, per gli altri sarà anche stato il palazzo reale, ma per me era casa mia. Sorrisi nel sentire che io è Roberto saremmo stati soli, come ai vecchi tempi. Ma quando disse di invidiarmi scossi la testa e la guardai con gli occhi pieni di tristezza. Non aveva ovviamente idea di cosa si celasse dietro quella libertà. La vidi accomiatarsi e tornare nel palazzo. Restai sorpresa dalla freddezza con cui si salutarono. Erano sposati, dopotutto. O forse anche quello era una parte del l'etichetta che non conoscevo? Probabilmente ero troppo abituata a fare di testa mia, conti e baroni dovevano essere più controllati. Quando solo una persona può darti ordini, probabilmente si è più liberi. In privato, certo, in pubblico è un'altra cosa. Restai ferma a guardare Roberto che leggeva per lunghi istanti, poi mi decisi ad uscire dal mio nascondiglio. "Eh, lo so, lo so.. Sono un disastro..." Dissi, andandogli incontro "...dovrai farmi un corso accelerato di buone maniere..." Ridendo. Arrivai al tavolino, mi sedetti nuovamente e sventolai il cappellino davanti al naso di Roberto. "Questi aggeggi sono carini, ma temo non facciano per me, li dimenticherei ovunque.. Anche se ogni tanto può essere divertente.." Lo guardai col sorriso di una bimba che ha fatto una marachella "..scusa.. Non ho resistito.. Tranquillo, domani metterò la maschera di glaciale distacco che indosso nelle occasioni mondane.. Non sia mai che ti metta in imbarazzo.." Sorridendo. Lo guardai negli occhi per un lungo istante "...cosa leggi di bello?". |
“E' molto bello...” disse Jacopo a Talia, senza smettere di fissare l'abito “... sarai bellissima a quel ballo... tutti gli occhi saranno per te...” le si avvicinò, quasi sfiorandole i capelli “... stavo pensando... appena si risolverà questa faccenda del quadro... potremmo partire per la nostra Luna di Miele... magari farò prenotare già un bel viaggio per l'Europa... hai qualche preferenza? Ah, ripensando al ballo... c'è da scegliere il regalo per la nipote del banchiere... vuoi pensarci tu, oppure do indicazioni a qualcuno della servitù?”
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Camminai velocemente per far vedere a mio zio il libro e il biglietto del Cavaliere di Altafonte.
Quell' uomo era veramente imprevedibile. Avevo un po' timore di conoscerlo, ma allo stesso tempo ne ero fortemente incuriosita come una falena vicino a una fiamma. Come una bimba che ha scoperto qualcosa di fantastico, dissi: "Zio, guardate cosa mi è arrivato!". |
Lo osservai attraverso lo specchio...
“Sono felice che ti piaccia!” dissi, senza che il mio tono tradisse particolari sentimenti “Avevi detto di comprarmi qualcosa di speciale e l’ho fatto!” Finii di pettinarmi, poi appoggiai la spazzola di nuovo nel cassetto e, richiudendolo, mi voltai verso di lui... “Ti ho già detto che faremo quel viaggio, Jacopo... ma non voglio pensarci adesso, non mi va di deciderlo in questo momento in cui sei teso e non hai chiaramente intenzione né tempo per concentrarti sulla meta...” Sospirai, sforzandomi di ricacciare l’irritazione di poco prima dentro di me... “Ma si, penserò io a quel regalo...” dissi quindi, alzandomi “Ci andrò domani mattina stessa!” |
Il capo fissò Elisabeth che si era appena svegliata.
“Era solo un incubo, probabilmente...” disse lui “... siamo diretti a Sygma, l'avete scordato? Ognuno di noi, voi compresa, sembra aver qualcosa da fare laggiù.” Le passò la bottiglia col vino da cui stava bevendo. “Avanti, fatevi un goccetto... vi aiuterà a dimenticare quel brutto sogno...” Intanto il viaggio continuava e poco dopo avvistarono da lontano le alte torri di Sygma e la cupola del suo magnifico duomo. “Finalmente ci siamo, capo...” fece Ioga. “Finalmente...” mormorò il capo, quasi come una liberazione “... ora non avremo più i soldati alle calcagna...” si voltò verso Elisabeth “... appena giungeremo in città vi lasceremo andare come pattuito... così potrete dimenticare di averci incontrato...” “Come fai ad essere certo che non correrà a denunciarci ai soldati, appena la lasceremo andare?” Chiese Monty. “Io non mi fiderei di lei, capo.” |
“Non essere sciocca...” disse Roberto a Clio “... non mi metterai in imbarazzo domani a quel ballo.” Sorrise. “Anzi, se vuoi saperlo, sono contento che ci sia anche tu... queste occasioni mondane proprio non le sopporto... dame incipriate, uomini annoiati e afflitti da gotta... un vero strazio...” scosse il capo, fissò la ragazza e poi scoppiò a ridere.
E quella risata sembrò alleggerire l'atmosfera tra i due. “Leggo un libello” spiegò il giovane “sui trattati e sulle pene contro i diritti dell'uomo. E' la nuova letteratura liberal borghese. Ti va di giocare a scacchi? Come ai vecchi tempi?” Si fece portare una scacchiera. “E magari potremmo cenare qui in giardino.” Trascorse così il tardo meriggio e poi la sera, con i due giovani che rivissero le atmosfere dei loro incontri a Crysa. Fino a quando Selenia ritornò. “Cara...” accogliendola Roberto “... com'è andata la tua serata? “Oh, sicuramente meno piacevole della tua, temo...” “Come mai?” “Le serate a casa del viceprocuratore sono spesso noiose.” Rispose la donna. “Anzi, se la conversazione non fosse finita sul ballo di domani al palazzo del banchiere Accio, difficilmente avrei sopportato quell'andazzo. Pare infatti che ci sarà un ospite eccentrico domani alla festa.” “Chi?” Incuriosito Roberto. “Oh, ne parla tutta Sygma...” sorridendo Selenia “... il Cavaliere di Altafonte, tanto ricco, pare, quanto misterioso. Pensa, i salotti di tutta Sygma non hanno altro di cui discutere se non sul modo in cui quell'uomo è riuscito a guadagnare la sua fortuna. E alcune voci sono davvero assurde, come quella che vuole l'origine di tale ricchezza in seguito al recupero, da parte del nostro enigmatico cavaliere, dell'intero tesoro di Costantinopoli dal palazzo del sultano turco.” “La gente sa inventare davvero cose assurde.” Sarcastico Roberto. Poco dopo, però, i due coniugi salutarono Clio e si ritirarono. Giunse presto il mattino e con esso il giorno dell'atteso ballo. |
Azable e Kos restarono sorpresi per quelle parole di Altea.
“Cosa...” disse il barone “... cosa intendete dire, milady? Forse che il mio piano perfetto ha fallito? O che il gioielliere ha scoperto il nostro inganno? Avanti, non capisco... cosa ci volete far capire? Perchè non siete uscita con i preziosi da quella gioielleria?” |
Nicolò prese il libro dalle mani di Eilonwy e lo osservò con attenzione.
“Un regalo alquanto insolito...” disse l'uomo “... sicuramente in linea con lo stile di quell'uomo...” sorrise “... e vedo che hai già espresso e scritto un desiderio su una pagina... beh, il ballo ci sarà domani e dunque non dovremo attendere molto tempo per scoprire se questo libro davvero riesce ad esaudire i desideri.” Poco dopo cenarono e poi si ritirarono per la notte. Giunse il mattino. Era finalmente il giorno del ballo. |
“Non saranno certo i miei impegni” disse Jacopo avvicinandosi di nuovo a Talia “a distrarmi dal preparare un meraviglioso viaggio con mia moglie.” Il suo tono era calmo ed accomodante. “E ho dato ordine ai domestici di servirci la cena nel salotto, visto che fuori l'aria è un po' troppo fresca.”
Trascorse così la sera e poi la notte. Il giorno seguente, quello del ballo, Jacopo uscì molto presto da casa, per poi ritornarvi verso Mezzogiorno. Raggiunse allora sua moglie nella loro stanza. Talia era davanti allo specchio e il capitano dietro di lei. “Per quanto tempo ancora mi terrai su il muso?” Sorridendo. “Forse questa mi sarà da alleata...” e mise al collo della ragazza una preziosa collana “... l'ho presa stamattina appena uscito dalla caserma... credo starà benissimo su quel vestito... ora ti lascio sola... vado a prepararmi... oggi c'è quel ballo...” ed uscì dalla stanza. |
Mi svegliai piena di energie quella mattina.
Feci pratica con la mia nuova spada di Clorinda e tirai con l'arco tutto il giorno. Verso pomeriggio feci un bagno veloce. Alla fine del bagno dissi: "Cestia cara, potresti andare da mio zio a dirgli che non mi metto piu' l'abito di Madama Matilde? Vorrei mettere il vestito della mia defunta madre. Le sarebbe piaciuto che lo indossassi per una occasione speciale come questa. E' un vestito semplice da mettere..... me lo metterò da sola, tranquilla". Le sorrisi. Presi da uno scatolone circolare in cuoio il vestito di mia madre. Me lo misi a dosso. Era indescrivibilmente bello. Era un vestito di velluto e di tulle bianco. All' interno della scatola c'era un diadema di diamanti e piume di cigno e una collana. Mi raccolsi i capelli in una crocchia, mi truccai come mi aveva insegnato Cestia e mi misi i gioielli. http://lazarinadellecollane.files.wo...pg?w=170&h=168 http://www.mylifeinthecountryside.it...ganizzare3.jpg |
"Non dirlo a me... sai quanto mi annoi durante gli eventi mondani.. però.." dissi, prendendo un pasticcino dal piatto, per poi guardarlo nuovamente "..è il mio primo ballo da semplice invitata.. sarà divertente.. non avrò tutti gli occhi addosso..".
Quando Roberto mi mostrò il libro che stava leggendo tesi la mano verso di lui "..fa vedere.." osservando titolo e autore "..ah, sì.. l'ho letto.." risi "..non guardarmi in quel modo, li ho letti tutti.. non sono così retrograda da leggere solo Cicerone e Tacito.. Devo sempre essere informata su tutto.. anche sulle nuove tendenze politiche..." E gli feci l'occhiolino. Accettai di buon grado l'idea di giocare a scacchi, anche se, come al solito, fu Roberto a vincere. Il pomeriggio e la cena furono davvero deliziosi, sembrava quasi che il tempo si fosse fermato, parlavamo di mille cose spaziando dai ricordi di momenti passati insieme, a nuove esperienze, a sogni, idee, ma anche politica, o aneddoti divertenti, libri. Era bello poter parlare di ogni cosa, l'unico argomento che entrambi evitammo volentieri fu la guerra e gli ultimi avvenimenti di Crysa. Gliene fui grata, distrarmi mi fece davvero bene. Quasi non mi accorsi dell'ora, quando, infine, Selenia ritornò. La salutai educatamente e rimasi colpita e divertita dalle parole sul ballo e il suo misterioso invitato. Mi chiesi chi fosse, e se si stesse divertendo di quell'attesa che si stava creando intorno al suo nome. Poi, Roberto si alzò, mi diede la buonanotte, e si ritirò con sua moglie. Io e Selenia ci salutammo nuovamente. Restai a guardarli rientrare per lunghi istanti, finchè non sparirono dalla mia vista. Anche io dovevo andare a letto, ormai, ma ero inquieta. Camminai per un po' in giardino, cercando di non pensare a niente. Dopo un po', mi ritirai anche io, tornando nella camera degli ospiti. Mi tolsi il ricco vestito per indossare una semplice veste da camera. Come ogni sera, mi misi davanti alla specchiera e iniziai a spazzolarmi i capelli, di solito non ero io a farlo, ma ogni tanto capitava che volessi restare sola con i miei pensieri. Ultimamente, però, quel rituale di bellezza quotidiano, era diventato terribilmente doloroso. Presi in mano la spazzola, la fissai per un lungo istante, e una calda lacrima mi scese sul viso. Un giro, e poi un altro e un altro ancora. La lunga benda girava intorno al mio corpo, stringendo il petto sempre di più, dopo un po' il seno diventò invisibile. Infondo, pensai con un sorriso, mi stringeva meno di quanto facessero i corpetti all'europea. Riuscivo a respirare, riuscivo a muovermi, era perfetto. Finii di vestirmi: indossai i pantaloni attillati, sgli stivali, la camicia bianca e la giacca dell'uniforme. Era stata di mio fratello, ma ora non gli andava più. Non era uguale a quella dei soldati della Guardia Reale: il falco nero coronato in campo verde e blu, simbolo dei Sartell, era appuntato all'altezza del cuore. Una ciocca di capelli si impigliò in un bottone della giacca, facendomi imprecare. "Maledizione.." mormorai tra i denti. La tolsi e mi guardai allo specchio, vestita di tutto punto, gli stivali, l'uniforme, la spada al fianco, solo i lineamenti del volto mi rendevano ancora una fanciulla. No, pensai, non solo quello. I lunghi capelli ricadevano con ampie onde fin sotto la vita. Erano anni che me ne prendevo cura, anni che tentavo di domare la loro natura ribelle. Non potevo crederci. In un momento, però, capii cosa dovevo fare. La donna dentro di me urlò, imprecò, mi supplicò di non farlo. Non potevo ascoltarla. Così, davanti allo specchio, presi i capelli nella mano sinistra e li scostai dal collo, tenendoli tesi, per quanto potevo. Con l'altra mano, sguaianai la spada e restai lì, immobile, incapace di farlo. Iniziai a respirare forte, cercando in quel respiro la forza che non avevo, calde lacrime mi rigavano il viso, mentre il cuore batteva veloce, sempre di più. Non avevo tempo, non potevo indugiare, mio fratello mi stava aspettando. Stavo per andare a combattere, pensai, e non riuscivo nemmeno a liberarmi dei miei capelli? Non sarei durata nemmeno un minuto. Con un grido disperato, alzai la spada e, con un colpo deciso, tagliai la massa di capelli che la mia mano sinistra tratteneva. La aprii immediatamente, e distolsi lo sguardo per non vedere le ciocche spargersi sul pavimento. Non mi voltai mai, presi il mantello e scesi di sotto, asciugandomi le lacrime. La battaglia di Castel Fiorito mi aveva segnata moltissimo, nel corpo e nell'anima. Gli orrori che avevo visto, la morte, la desolazione, mi tormentavano continuamente e, per quanto si fosse rimarginata ormai, la ferita alla spalla pulsava ogni tanto, anche se, probabilmente, era solo una mia impressione. Sospirai, cercando di concentrarmi sulla spazzola che, ritmicamente, accarezzava i miei capelli. Dopo alcuni minuti, tornarono ad essere lucenti e morbidi, per quanto possibile. Mi stesi sul letto, ma non riuscii a prendere sonno. Non sapevo quale pensiero mi tormentasse di più, se i ricordi degli ultimi drammatici avvenimenti, o la consapevolezza di Roberto e Selenia, l'uno tra le braccia dell'altro. Mi rigirai per molto tempo, completamente sveglia, nonostante la stanchezza. Vederlo sposato mi aveva colpito molto più di quanto pensassi, per un momento, quel pomeriggio, avevo dimenticato ogni cosa. Sapevo che non avrei mai dato a vedere quanto mi pesasse, sapevo che era giusto così, che erano solo sciocchezze da fanciulla. Un giorno sarebbe capitato a me, anche se avevo ormai passato i vent'anni. Sorrisi, non era poi nemmeno così sicuro, visti gli avvenimenti. Andiamo, Clio.. è soltanto Roberto.. ti ha visto col viso paonazzo per la fatica della corsa o cadere nel fango durante le battute di caccia.. è soltanto un amico.. un amico fidato, niente di più.. smettila, adesso.. In un modo o nell'altro, quel pensiero mi calmò e riuscii ad addormentarmi. Fu un sonno tranquillo, senza sogni. Mi svegliai di buon mattino, diedi disposizione perchè mi venisse preparato il bagno, mi lavai e indossai un nuovo abito, scegliendolo sempre dall'armadio della stanza. Restai a guardarli uno a uno per un tempo più lungo del previsto, pensando, da brava dama, quale avrei potuto mettere quella sera, non decisi immediatamente, ma ne presi in considerazione due in particolare, i più sfarzosi ed eleganti. Per la giornata, invece, indossai un semplice abito verde in tinta unita, ma ugualmente elegante. L'ampia scollatura e la fine delle maniche erano ornate da un bianco merletto, come se una maglia ricamata spuntasse da sotto il vestito, lo stretto corpetto, invece era ravvivato da motivi floreali, in cui un'altra tonalità di verde, leggermente più scura, si mescolava a quella principale per dar risalto alla forma di fiori e foglie. Un abito sobrio ma elegante. Acconciai i capelli in modo che non si notasse la loro lunghezza, indossai l'orchidea dei Torel, e uscii, pregustando la colazione. |
" Berrei volentieri ho una sete incredibile, ma sono a digiuno da un po' e Sygma la vedrei doppia........siete gentile comunque......" Guardai anch'io Sygma che si avvicinava sempre di piu' ....e la voglia di libertà....anche se non mi fossi piu' occupata di quel maledetto quadro.......i soldi servivano ma anche la vita aveva un suo valore....e i miei pensieri furono confermati dall'espressione cruda di Monty......guardai di scatto il Capo...." Non mi importa nulla di voi....non voglio mai più sentire nominare il vostro nome.......mi avete promesso la libertà....io vi ho promesso Sygma e l'avete avuta......non so quali sono i vostri progetti....e' questo il mio lasciapassare,nessuno di voi...mi ha detto nulla......."......Ero io la persona mezza nuda con i lividi e senza un soldo, non loro....dove sarei potuta andare.....mi ricordai allora del mio sacco...avevo un cambio sarei andata in qualche Chiesa .... e poi magari qualcuno mi avrebbe dato qualche soldo......e poi da cosa nasce cosa.....volevo solo essere lasciata in pace................Il carro sembrava essere arrivato alle porte della citta'.....
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Indietreggiai un attimo...poi feci cenno loro di ritornare verso la gioielleria che non distava molto.."Ero indecisa e non sapevo quale prendere, perdonate questo comportamento da ragazza ricca e viziata" dissi con rabbia...volevo fuggire e scappare..e poi? Sarei stata braccata da loro perchè sapevo troppe cose oltre che probabilmente pure i miei genitori avevano mandato qualcuno per cercarmi.
Ritornammo di fronte alla gioielleria...coraggio Altea, lo fai in fin di bene e poi magari al ballo potrai conoscere qualcuno che in futuro potrà aiutarti a uscire da questa situazione. Deglutii ed entrai di nuovo..il gioielliere era sempre intento nelle sue faccende...e i gioielli ancora sul bancale, forse non si era nemmeno accorto della mia quasi fuga. Aprii la borsa di velluto che si abbinava al vestito lilla e infilai velocemente la parure con la collana con la preziosa acquamarina, gli orecchini e l'anello abbinati con la stessa pietra e uscii di fretta dicendo..."Grazie mille, ma ci devo pensare". E feci cenno a Azable e Kos di allontanarsi correndo e quando eravamo a debita distanza mostrai dentro la borsetta la refurtiva. |
Mi guardai allo specchio.
Il vestito mi stava giusto ed ero veramente bellissima. A un certo punto, mi ricordai che avevo lasciato la spada di Clorinda su un forziere di legno. La presi e la lucidai con un fazzoletto di lino. Adoravo quella spada e grazie a quella avrei potuto diventare un cavaliere. Ma per diventare cavaliere avrei dovuto scovare ed uccidere Mirabole. Non avevo mai ammazzato un uomo, ma se volevo salvare la città e recuperare il Verziere Fiesolano ne sarei stata costretta. La cosa brutta era che mio zio mi aveva promesso di farmi continuare ad esercitarmi con spada ed arco, però che la storia sul quadro non ci avrebbe mai coinvolto. Forse al ballo avrei conosciuto qualcuno che mi avrebbe aiutata a fermare Mirabole. Riposi la mia spada dentro un cassetto del mio armadio. http://www.lestoriedellastoria.it/images/pg130_1_12.jpg Poi presi il Libro dei Desideri. Scrissi che desideravo diventare un cavaliere e stare di nuovo con la mia sorellina Kayley. Era da tempo che non la vedevo. Quando la spedirono a studiare nel convento delle suore della carità di Tridentum, aveva solo sei anni. http://img230.imageshack.us/img230/7...aquin22zx7.jpg (sopra mia sorella Kayley) Mentre io (avevo undici anni) rimasi a studiare a Camelot. Lei era l'unica amica che avevo. Piansi amaramente quando andò via, ma per fortuna ci tenevamo in contatto grazie alle lettere che ci scrivevamo. Ormai erano passati quattro o cinque anni. |
Azable aprì la borsa di Altea ed i suoi occhi si accesero nel vedere i gioielli che lei aveva rubato in quella gioielleria.
“Eccellente...” disse sorridendo il barone “... eccellente, milady... al ballo sarete ammirata ed invidiata come una regina...” I tre allora ritornarono in albergo, dove trovarono ad attenderli, insieme al professor Mundos, anche Mussan. “Novità?” Fissandolo Azable. “Certo, barone.” Sorridendo lo spadaccino. “Allora?” Fece il barone. “Ecco i vostri inviti, capo.” Disse Mussan dando al barone due lettere sigillate. Azable le prese e le guardò con attenzione. “Sono gli inviti recapitati ad un certo messer Lorenzo Valieri e a sua moglie Sveva d'Istria.” Compiaciuto il barone. “Ottimo lavoro, Mussan. E dimmi... cosa ne hai fatto dei legittimi proprietari di questi inviti? Così, solo a titolo di informazione...” “Di sicuro non si presenteranno al ballo!” Esclamò lo spadaccino, per poi ridere forte. “Allora” rivolgendosi Azable ad Altea “non ci resta che prepararci, recarci a quel ballo e impersonare messer Valieri e sua moglie milady. Sarete bellissima.” E verso il tardo pomeriggio si recarono al palazzo del banchiere Accio. |
Clio così raggiunse Roberto e Selenia per la colazione.
La donna non faceva altro che parlare della festa, di tutti i suoi invitati, non dando però più di tanto importanza al misterioso Altafonte, con Roberto che di tanto in tanto lanciava divertite occhiate a Clio per l'eccitazione di sua moglie riguardo alla festa. La mattinata e poi il primo meriggio trascorsero in fretta, tra i preparativi e l'attesa per il ballo. Infine, nel tardo pomeriggio, lasciarono il palazzo per raggiungere la residenza degli Accio |
Il carro era ormai giunto in città.
“Silenzio.” Disse il capo a Monty. “Sono io che decido qui. E spetta a me capire cosa è giusto e cosa non lo è.” Allora scrutò un po' la situazione intorno a loro. “Dobbiamo trovare un luogo dove rifugiarci.” Fece ai suoi. “Appena lo troveremo” rivolgendosi poi ad Elisabeth “come pattuito vi lascerò andare. Come vi ho detto, io mantengo sempre la mia parola. E nessun giudice potrà mai togliermela.” “Dove possiamo mai nasconderci, capo?” Chiese Monty. “Siamo vestiti da monaci, no?” Mormorò il capo. “Sfrutteremo dunque i nostri abiti. Dobbiamo trovare un convento in cui nasconderci.” E dalla strada videro proprio un convento che sorgeva sulle colline che circondavano la città. |
I miei occhi fissavano, attraverso lo specchio, Jacopo che era in piedi dietro di me. Fissarono lui, per poi spostarsi sul gioiello che mi mise al collo... ne ero quasi stupita...
Jacopo era stato sempre convinto che avrebbe facilmente potuto appianare ogni incomprensione ed ogni discussione con un regalo... e poi era cosciente di essere stato duro, e più il regalo era ricco e opulento... e questa volta quella collana era veramente sfavillante. Lui, tuttavia, non attese la mia reazione... probabilmente, pensai, non voleva aspettarla, voleva che essa maturasse mentre ero sola. In silenzio, dunque, lo guardai uscire dalla stanza... Il resto del pomeriggio passò fin troppo in fretta: ebbi appena il tempo per un piccolo momento per me prima che la mia anziana governante si presentasse da me con due giovani cameriere ed iniziasse a dare disposizioni per la festa... Le tre donne, dunque, mi spazzolarono a lungo i capelli, mi pettinarono, scelsero per me i gioielli più belli ed un sottile diadema d’oro e argento, presero dall’appendiabiti il mio nuovissimo abito, quello che con tanta cura madama Lucia mi aveva confezionato con quella stoffa finemente ricamata... Lo indossai con somma soddisfazione, presi la stola madreperla che la sarta mi aveva preparato insieme, ed un paio d’ore più tardi ero pronta a scendere. |
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