Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 06-11-2015 16.53.26

Dacey raggiunse il pianoterra della taverna e trovò i quattro suoi compagni di viaggio seduti ad uno dei tavoli.
“Buongiorno.” Disse Guisgard. “Vi vedo in forma stamani, Diana. Sono lieto abbiate dormito bene.” Sorridendo.
Il taverniere portò in tavola ciambelle, focacce, confetture varie, latte e caffè.
“Pancia mia fatti capanna.” Fece Leones, tuffandosi poi su quell'invitante colazione.
“Prendete...” Guisgard passando a Dacey il vassoio con le ciambelle e le focacce “... latte o caffè?”
“Tutto squisito.” Mangiando Poeh.
“Prima lezione...” il militare alla principessa di Animos “... approfitteremo della colazione... quando i nobili si siedono a tavola assumono sempre un'espressione distaccata, indifferente, quasi disgustata. Come se il solo vedere il cibo provocasse loro nausea. Insomma non dovete mai mostrare di avere fame. Infatti molti aristocratici preferiscono mangiare prima e sedersi così a tavola con gli altri senza avere più appetito.”
“Per Bacco!” Esclamò Leones. “Siete esperto anche su questo!”
“Certo.” Annuì Guisgard, prendendo poi una ciambella. “La ciambella ad esempio” mostrandola “va spezzata in due e poi inzuppata...” bagnandola nel latte “... un movimento secco, accennato appena... bagno e subito tiro fuori...” mordendola “... ecco, così la ciambella non diventa troppo molla e non si rompe, candendo poi nel latte. Regola fondamentale questa che ad una tavola nobiliare non viene mai dimenticata.”
“Siete un portento!” Ridendo Fines.
“Già.” Mangiando il militare. “Potrei scriverci un libro. E forse un giorno lo farò.” Guardando poi Dacey.
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Altea 06-11-2015 16.59.01

A quelle parole deglutii.."Dolce...grazie". Poi osservai il finto fratello ed annuii.."Siamo di Cherval e siamo fuggiti..con fatica..ma dove siamo ora?Fuori dai confini del Ducato..vedo siete uomo di intuito". Era vero...non ci si doveva fidare, eppure se volevamo arrivare alla meta...ad Afralignone presumevo come detto da Rodian..dovevamo cercare aiuto.

Dacey Starklan 06-11-2015 17.02.48

Cercai di non ridere quando Guisgard si mise ad insegnarmi come mangiare propriamente la colazione. Mi sembrava di essere tornata bambina, con mia madre e la balia sempre lì a dirmi come fare questo e quello.
Non volevo peccare di presunzione ma le mie tecniche di compostezza a tavola erano decisamente migliori del mio maestro ma io dovevo stare nella mia parte.
Mi mostrai dunque titubante, come se fosse la prima volta mentre prendevo nel modo più garbato ma sempre non molto raffinato la ciambella e tentavo di imitarlo. Era difficile per me. In teoria non potevo saperlo fare e dovevo imparare a farlo quando in realtà dovevo sforzarmi in modo da sembrare incapace quando invece ero ben più che all'altezza.
Non vedevo l'ora di poter agire da principessa e tornare me stessa ma sapevo che non sarebbe stata una cosa veloce. Piccoli passi Dacey, piccoli passi fino a quando non saranno convinti delle tue capacità e potrai smettere i panni della cameriera.
<<Sto andando bene?>> chiesi dopo l'esercizio della ciambella.

Lady Gwen 06-11-2015 18.51.37

Rischiammo che la massa di soldati ci travolgesse e Fermer mi tenne per mano per non perderci.
Quando arrivammo in infermeria, trovammo il piccolo terrorizzato ai piedi del letto.
Subito corsi da lui, lo misi sulle mie gambe e lo strinsi fra le braccia.
"Ehi piccolo é tutto a posto, ci siamo qui noi adesso. É solo un allarme, non avere paura" gli dissi cullandolo, per poi baciargli la testolina.
Sempre sulla testolina del piccolo poggiai poi una mano, permettendo all'energia di fluire.
Era una tecnica di rilassamento imparata da mio padre e funzionava sempre, speravo funzionasse anche in quel momento.
Iniziai poi a cantare a bassa voce una ninnananna in gaelico che mia madre mi cantava sempre e riusciva a calmarmi.

http://m.youtube.com/watch?v=vofsZRivG9s

Marwel 06-11-2015 18.57.59

Era delusa. Delusa dalle parole della donna soldato, delusa dalla reazione di Icarius e delusa dal non aver potuto incontrare il Capitano e chiedergli di poter portare con se il bambino.
Non ricevette nemmeno un "grazie" dal soldato dagli occhi azzurri, solo un fazzoletto sporco di sangue che ora le toccava lavare e strofinare.
Al diavolo i soldati... pensò mentre se ne tornava a casa.
Il nome della donna che l'aveva soccorsa era "Gaynor" e le parve di averla già sentita nominare da qualche parte, ma non era così sicura. Sembrava però che fosse l'unica persona con un po' di cuore in quel forte militare; doveva portare via di li quel povero bambino o sarebbe rimasto ucciso o ferito.
Aveva deciso che sarebbe tornata li il mattino dopo e che avrebbe portato con se Benjamin e Jack che ancora non avevano avuto modo di vedere gli aerei da vicino essendo stati entrambi ammalati.
Trovò i bambini tutti a letto quando tornò a casa e pensò che Betty era davvero cresciuta bene, diventando responsabile ogni giorno di più. Era fiera di lei.
Si sdraiò sul suo letto e accarezzò la testolina di Edward che dormiva beato tra due cuscini per evitare che cadesse, poi appoggiò la testa sul cuscino e si addormentò. Ma il suo sonno venne destato dal suono di una sirena.
Probabilmente nessuno se n'era accorto, poichè in quella zona del borgo si poteva udire forte e chiara solo la sirena che dava l'allarme ai cittadini. Gli zii di Marwel avevano fatto costruire un rifugio nel terreno e Marwel lo utilizzava ogni qualvolta davano l'allerta. Erano istanti terribili e ogni volta la ragazza si trovava a contare e ricontare più volte i suoi bambini, per paura di perderne qualcuno per strada o di averne dimenticati in casa.
Quella sirena però, giungeva dal forte e lei non doveva scendere giù dal letto e radunare gli orfani, bensì aspettare il mattino e parlare con qualcuno per trarne informazioni sull'accaduto. Ma quella volta non avrebbe aspettato così a lungo.
Pensò immediatamente a quel bambino e a quanto paura potesse avere a stare in una base militare che prima o poi sarebbe diventata il bersaglio di qualche aereo nemico. Non poteva lasciarlo da solo.
Rimase in vestaglia, non per mancanza di tempo o di voglia, semplicemente era talmente stanca fisicamente e psicologicamente da essersi dimenticata di vestirsi.
Indossò le scarpe, il mantello ed uscì di gran carriera. Poi le venne in mente Mantya.
Era una cavalla nera che le aveva regalato suo zio prima di passare a miglior vita ed era sopravvissuta a tutti gli attacchi aerei di Evangelia, senza mai risentirne.
Decise di sellarla e montarci su, giusto per arrivare prima alla base militare; gli zoccoli dell'animale erano gli unici a provocare baccano nel borgo ancora addormentato, ma a Marwel non interessava, lei voleva portare via quel bambino.
C'era subbuglio nel forte e lo notò dal modo in cui le guardie continuavano a distrarsi.
"Il Capitano Goz mi aspetta nel forte" disse mentre scendeva da Mantya e consegnava le redini ad una delle guardie come se fosse la cosa più normale del mondo.

Guisgard 09-11-2015 00.00.25

Capitolo IV: L'ombra della scure e del martello



“Nazisti e comunisti sono la stessa cosa.
Sono accomunati dai medesimi crimini.”

(San Giovanni Paolo II)


“Ricevuto.” Disse Dimos via radio a Clio.
Gli aerei cominciarono allora a sparare sulla vecchia fabbrica, ora in possesso degli scioperanti.
Quelli, con i due carri che avevano rubato alla sorveglianza della fabbrica, cercarono di rispondere al fuoco ma non avevano l'addestramento e le capacità per fronteggiare i caccia legionari.
Cominciò così uno scontro che vide in breve Clio ed i suoi uomini avere la meglio.
I due carri furono distrutti.
Ma ad un tratto uno stormo di aerei apparve all'orizzonte.
“Sono i Valchiria!” Via radio Pintos.
“Attacchiamoli prima che lo facciano loro!” Fece Kostor.
Iniziò così la battaglia aerea.
All'improvviso però un altro caccia Valchiria apparve.
Era simile agli altri, con la sola differenza che sulla coda aveva impresso uno stemma.
Si trattava di un teschio con una rosa in bocca.
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Guisgard 09-11-2015 00.02.13

“Si, può andare.” Disse Guisgard guardando Dacey mentre mangiava la ciambella nel latte. “Beh, devo dire che siete una che impara presto. Meglio così, guadagneremo tempo.” Annuendo.
“Cos'altro deve saper fare una principessa?” Chiese Fines.
“Conoscere l'arte e le discipline più nobili.” Rispose Guisgard. “Deve dunque amare la musica, la pittura e magari pure la fotografia. Deve poi saper intavolare qualunque tipo di discorso, spaziare in ogni argomento.”
“Siamo perduti.” Poeh. “Chi potrà mai insegnarle tutto ciò? E poi servirebbero comunque anni per dotarla di una tale cultura.”
“E voi credete” fissandolo Guisgard “che i reali o gli aristocratici in genere siano tutti degli archi di scienza?” Sorrise e scosse il capo. “Tutto il loro mondo è fittizio. Persino loro stessi.” Si voltò verso Dacey. “Nuova lezione... quando vi cimentate in un qualunque genere di discorso, persino quelli più sconosciuti ed assurdi, per prima cosa dovete assumere un'aria di supponenza. Dovete ostentare una conoscenza totale su tutto ciò su cui si può pensare di dibattere. E qualsiasi domanda vi venga rivolta voi mostrate indifferenza, persino fastidio, per poi citare un qualunque autore, filosofo, artista o pensatore classico. Più sono antichi, più risultano sconosciute le loro opere alla gente. Non so, partite con un Platone, un Aristotele, un Callimaco e così via. Citatelo anche tirando in ballo una normalissima massima popolare. Vedrete che nessuno oserà contraddirvi. Questo per quando sarete al cospetto di uomini. Davanti alle donne invece, specie se anziane, per andare sul sicuro e fare pure bella figura, tirate in ballo le Sacre Scritture, i Vangeli o riferitevi ai Santi più amati e conosciuti, come San Francesco, Sant'Antonio, Santa Rita o Santa Caterina. Infarcite con questi richiami le vostre conversazioni e vedrete che tutti vi guarderanno con rispetto.”
“Eppure sembra che voi abbiate bazzicato parecchio nei salotti aristocratici, capitano.” Leones a Guisgard.
“Queste cose le conoscono tutti...” seccamente il militare, per poi bere il suo latte.

Guisgard 09-11-2015 00.02.43

La ninnananna di Gwen, dopo un po', sortì il suo effetto ed il bambino si calmò, per poi addormentarsi fra le braccia della ragazza, stringendole la mano nella sua.
“Siete molto brava con i bambini...” disse Fermer “... e poi quella ninnananna... che lingua era?”

Guisgard 09-11-2015 00.03.24

“Per carità.” Disse divertito Park. “La fossa per quanto mi guarda è bella lontana. Anzi, davanti ad una donna come voi io mi sento ringiovanito di almeno vent'anni.” Ridendo e facendo l'occhiolino a Gaynor.
“Ora non esagerare.” Sorridendo Armand. “Anzi, cerca di non finire in infermeria attaccato ad un defibrillatore.” Scoppiando a ridere.
“Ma sentite che impudente!” Scuotendo la testa Park.
In quel momento nel saloon entrò Zac.
“Salute a tutti.” Ai presenti. “Ho sentito la sirena. C'è un attacco in vista?” Chiese.
“Siamo in guerra.” Mormorò Armand. “Ogni momento è quello giusto per combattere.”
“Già, domanda idiota la mia.” Annuì il fotografo. “Vedo che madama ama i dolci.” Fissando poi divertito Gaynor.

Guisgard 09-11-2015 00.04.27

Il legionario un po' sorpreso afferrò le redini di Mantya, mentre Marwel con determinazione si avviava verso la caserma centrale per incontrare il comandante.
“Accompagnala dal capitano.” Disse il legionario ad un altro militare.
E questi condusse la ragazza davanti alla caserma centrale.
“Attendete qui...” a Marwel “... vado a vedere se il capitano Goz può ricevervi.” Ed entrò, lasciando la ragazza ad attendere.
E fu in quel momento che lei udì delle voci.
Si voltò e vide due militari che camminavano nel cortile.
Erano i due che avevano preso le sue difese davanti al caporale solo poche ore prima: Icarius e Palos.


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