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Ensa fissò perplessa prima Gaynor, poi Adespos.
Alla fine annuì ed obbedì alla sua padrona. “Madama, il vostro bagno è pronto...” disse tornando da loro poco dopo “... finito voi, farò preparare una tinozza di acqua calda anche per il vostro ospite. Intanto chiederò a qualcuno dei servi di offrirgli dei vestiti adatti ad un uomo.” “Obbligato, madama.” Con un sarcastico inchino il brigante, che si guadagnò un'occhiataccia di Ensa. |
Gwen e Josephine tornarono al castello, mentre la pioggia inclemente non accennava a diminuire.
Il maniero appariva malinconico ed inquieto. Entrarono e subito la nana chiese ad uno dei servi dove fosse il padrone. “Credo nella sua camera...” rispose il servitore “... da stamani non l'ho veduto.” |
Sorrisi a quelle parole, un sorriso senza alcuna allegria.
Un perfetto giro di parole per non dover mentire, saggio il prete, davvero saggio. Ma se pensava di fregarmi, si sbagliava di grosso. Lo guardai andare via. "Se Guisgard è qui..." sussurrai ai miei due fidati "Non può muoversi a causa delle ferite, il problema è se c'è anche il cavaliere burbero! Quindi ora cercheremo dappertutto, ma Anty si occuperà di tenere d'occhio il frate, lasciarci cercare potrebbe essere un diversivo per permettere al cavaliere burbero di portarlo via.." sospirai. "Dividiamoci e cerchiamo dappertutto.." a Elas, sempre sottovoce "E speriamo che sia la volta buona..". Così, iniziai a cercare in giro, a cominciare dalla sagrestia dove li avevo sentiti parlare. |
La pioggia non accennava a smettere e il maniero sembrava stranamente malinconico.
Tutto ciò mi trasmetteva delle strane sensazioni, tutte negative. Infatti, un servitore ci disse che non aveva ancora visto il padrone. Subito andai in camera sua e bussai, agitata. https://encrypted-tbn2.gstatic.com/i...u8buDpXY9jwfux |
E mentre Dacey camminava nella stanza, ignorando se fosse ancora notte oppure già giorno, ad un tratto cominciò ad udire i lamenti del cavaliere.
Stavolta non sembravano dettati dalla ferita, ma probabilmente da qualche sogno inquieto. Si agitava nel sonno e stringeva la coperta nei pugni serrati. Pronunciava parole a denti stretti e quasi del tutto incomprensibili. |
I miei pensieri solitari furono bruscamente interrotti dalla voce del cavaliere che si lamantava.
Subito mi voltai e tornai da lui per sincerarmi della sua condizioni, temendo un aggravamento della febbre ma a vederlo sembrava piuttosto preda di un qualche incubo. Mi sedetti al suo fianco accarezzando la sua mano senza sapere bene come fare poi mi tornò alla mente ciò che facevo per far dormire i miei fratellini e iniziai a cantare molto piano, una vecchia melodia che si perdeva nei secoli, una melodia lenta e dolce, una ninnananna che soave si spargeva nell'aria. |
Didas ascoltò Altea.
“Non sei stata giusta con me...” disse con tono mesto “... dovrei odiarti... mi hai trattato come fanno tutti... eppure...” sospirò “... eppure vederti così... non so, ma mi rattrista... non chiedermi perchè, non saprei risponderti... forse perchè siamo donne entrambe, siamo sole... non lo so... ma... ma voglio aiutarti... perchè? Probabilmente perchè in quei pochi momenti in cui mi hai offerto la tua amicizia sincera io mi sono sentita accettata... non chiedermi chi sono, non capiresti... ma voglio aiutarti... dimmi soltanto... vuoi davvero quell'uomo? Quel Guisgard? Dimmi di si e lo avrai...” |
"Ensa, non starò a preoccuparmi di salvare le apparenze, non qui a casa mia. Il signore mi seguirà nella sala da bagno e, se occorrerà, mi farò lavare anche la schiena. Esigo da te e da tutti il massimo rispetto per lui, fate conto che sia il signore del palazzo." Queste furono le parole che rivolsi ad un'incredula Ensa. "Vieni, caro, seguimi" dissi ad Adespos prendendolo per mano. Lo condussi nella sala dove si trovava una tinozza di acqua fumante e profumata di rose. "Come vedi, è grande abbastanza per due persone..." gli dissi cominciando a spogliarmi. In breve fui del tutto nuda, offrendomi al suo sguardo. Entrai in acqua e gli chiesi: "Che fai, mi raggiungi?"
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Clio ed i suoi compagni, dividendosi, cominciarono a cercare nella Pieve.
Nella navatella, nel presbiterio e persino sull'Altare. Poi nel confessionale, nelle nicchie laterali, fra le statue ed infine nella sacrestia. E poi ancora nel piccolo campanile e per ultimo attorno al Sacro Edificio. “Nulla...” disse Anty “... non c'è nessuno oltre il frate...” “Eh, chi cercate è come la civetta...” ridendo un mendicante sull'ingresso “... non conosce sconfitta... per i suoi nemici è una vera disdetta!” |
La guardai in quei suoi occhi...e stavolta fui sincera "Pure io mi sono sentita tradita da te, quando mi hai cacciata..perchè davvero mi fidavo di te, a te ho aperto il mio cuore perchè nessuno mi credeva".
Abbassai lo sguardo sul latte ma alle sue parole trasalii.."Come potresti tu darmi Guisgard? Ti ho appena detto che dopo un giorno di passione lui mi ha detto non era amore e mi ha cacciata....usata" dissi fingendo...oh, lo avrebbero cercato per mari e monti, poi mi alzai camminando davvero nervosamente per la casa...mi stava offrendo un patto col diavolo? E guardai fuori dalla finestra dalla parte in cui vi era la polvere rossa..."Cosa puoi fare tu per darmi Guisgard..non sei una strega come ti definiscono e dubito tu faccia legamenti d' Amore...che hai in mente...sai ho visto della polverina rossa fuori nella tua casa e prosegue verso il bosco, dovresti stare attenta sai..magari è una trappola..guarda". |
Cercammo, eppure non trovammo nulla.
La cosa non mi sorprendeva più di tanto, se fosse stato in bella vista il frate non ci avrebbe certo permesso di cercare. La rabbia cominciava a salire, sempre di più. Ero stanca di quel gioco, ero stanca di girare per niente, senza ottenere mai risultati, mi sembrava di non aver fatto altro dal mio arrivo. Tutti i miei sforzi non erano serviti a niente, ma io non mi sarei arresa. "Continuate a cercare!" ai miei "Ci dev'essere un passaggio, una camera nascosta, qualcosa che il frate è sicuro che non possiamo scoprire.. beh, noi lo scopriremo.. non me lo lascerò sfuggire un'altra volta, state pur certi..." strinsi i denti e distolsi lo sguardo perché i miei uomini non percepissero la mia frustrazione, la mia rabbia e la mia determinazione. Ero stata così vicina a prenderlo, per un istante. L'idea che tutto fosse andato in fumo non era contemplabile. Poi quel mendicante. Come poteva sapere che cosa cercavamo? Guardai Elas. "Liberati di lui..." con un cenno del capo "Gentilmente, se preferisci...". |
Ensa guardò indignata la sua padrona, per poi andare via con aria sostenuta.
Poi Gaynor condusse Adespos con lei e si spogliò davanti a lui, offrendo al suo sguardo le sue nudità. Come i lettori sanno, Gaynor è una dama Flegeese, dunque una bellezza del Sud. I capelli lunghi e chiari, tra il rosso sopito ed un biondo sognate, le forme generose, come le modelle di un Lisippo, di un Frida. La pelle bianca come la porcellana di Cipro e morbida come la calda sabbia di Lemno. La bocca era di un lieve e purpureo splendore, simile al pregiato corallo di Creta e gli occhi infine come quelli di una colomba. E nel vederla senza più vestiti, come doveva apparire la mitica regina di Lesbo ai suoi amanti, il brigante restò a guardarla tutta. E senza dire nulla si spogliò anche lui. |
Dacey si sedette accanto al ferito e cominciò ad intonare una ninnananna, dolce e melodica, per indurlo a rasserenarsi.
E così fu. Il cavaliere senza nome sembrò infatti calmarsi e cadere in un sonno più tranquillo. La candela tremula continuava ad illuminare la stanza avvolta da un'incerta penombra. Ma all'improvviso si udirono dei rumori esterni. Passi e voci che giungevano intorno a loro. Allora il cavaliere aprì di colpo gli occhi e forse dimenticando il dolore si alzò facendosi forza con i gomiti sul letto. E quasi in preda alla veglia, prese la mano di Dacey, per poi avvicinarsi al suo volto. Le loro labbra erano vicinissime, i loro respiri quasi uniti. Gli occhi azzurri di lui erano in quelli ambrati e luminosi di lei. Restarono così per un istante che parve infinito. E lui sembrò sul punto di baciarla. Poi quei rumori ed il cavaliere slegò il suo sguardo da quello della principessa. http://cdn.moviestillsdb.com/sm/0f16...b4/ivanhoe.jpg |
La mia canzone sembrava esser riuscita a rasserenare il cavaliere che smise di lamentarsi nel sonno.
Non ebbi neanche l'occasione di terminare l'ultima strofa però perché udii rumori che non associai affatto al frate. Mi zittii immediatamente con gli occhi tremolanti di paura. Gli stessi rumori destarono il cavaliere che scattò in piedi con una forza che non credevo avesse in quel momento. Non me lo aspettavo e provai a calmarlo ma prima di riuscirci questi aveva preso la mia mano e mi guardava fissa negli occhi, così vicino al mio volto che riuscivo a vedere ogni piccolo lineamento del suo viso e ne sentivo il respiro che si infrangeva sulle mie labbra. Deglutii senza sapere cosa fare e solo con gli ennesimi rumori di destai scostandomi visibilmente imbarazzata. |
Gwen bussò, ma nessuno rispose.
La pioggia sembrava essere terminata, ma la mattinata appariva silenziosa e malinconica. Ma ad un tratto la porta si aprì ed il padrone apparve sulla soglia. Indossava una camicia bianca sgualcita e sporca, aperta sul petto villoso e stretti pantaloni di pelle in alti stivali imbrattati di fango. |
Didas fissò Altea e sorrise.
“Ti dimostrerò che conosco ciò che dico, che non ho motivo di mentirti.” Disse. “Non sei una regina e nemmeno una donna potente, dunque non mi occorre guadagnare il tuo favore. Ma voglio esserti davvero a mica e sarò allora sincera... tu non sei stata con Guisgard. Non so perchè mi hai mentito, ma ho sentito parlare di lui e non è uomo da una notte di passione.” |
Elas annuì a Clio e scacciò il mendicante.
“Signore...” disse questi “... perchè mi cacci in malo modo? Non è così che scioglierai tale nodo!” In rima. “Volevo solo aiutarti... non certo sdegnarti!” Poi i mercenari ripresero a cercare in tutta la pieve. Ma anche stavolta non trovarono nulla. “Credo che non siano qui...” sbuffò Elas “... a meno che non ci sia qualche luogo segreto qui vicino, non so, un cimitero o qualcosa di simile...” “E se quel mendicante sapesse qualcosa?” Anty. “Magari ha visto qualcuno o qualcosa...” |
Quel momento che pareva infinito tra il misterioso cavaliere e Dacey fu interrotto dai rumori che provenivano intorno a loro.
“Questi rumori...” disse lui guardandosi intorno “... è la morte in agguato...” Cercò allora di alzarsi dal letto, ma la ferita gli causò una dolorosa fitta. |
Stavolta fissai io Didas perplessa...fosse stato vero lo avrei potuto salvare, nasconderlo ma pure io avrei vissuto una vita da braccata...e fui sincera.." Io non valgo nulla ma Guisgard si..la sua testa vale. Io voglio sapere come tu puoi darmelo, se ne può parlare...comunque non sarà un uomo da una notte ma nemmeno un uomo che amerebbe una donna con la forza e la magia...cosa intendi fare? Siamo sincere, e lo sai mi porterei un uomo braccato con me ma non mi spaventa. Piuttosto dimmi ciò che tu sai di lui" con un sorriso irriverente..avrei vinto io su lei.
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Lo guardai scuotendo la testa era meglio non parlare e attirare l'attenzione di chi c'era la fuori. Fui lesta a bloccarlo, impedendogli di muoversi con rischio che soffrisse e lanciasse qualche grido di dolore.
Misi un dito davanti alla bocca per fargli capire di far silenzio mentre cercavo di capire l'origine di quei rumori e osservavo la stanza alla ricerca di uno eventuale nascondiglio. |
Niente, ancora niente.
Strinsi i denti, obbligandomi ad andare avanti, chiusi gli occhi per un momento perché sentivo le lacrime affiorare. Non mi riconoscevo più, ero esausta non tanto nel corpo quanto nello spirito, la ferita al cuore si era riaperta, e mi ci voleva tempo per rimarginarla di nuovo. Per ora sanguinava, copiosamente, indebolendomi sempre di più. Mi sembrava di combattere contro un Destino che aveva già deciso per me, ma non mi dava la possibilità di conoscere i suoi piani. Un Destino che mi chiedeva di fidarmi di lui, e poi me lo rendeva se non impossibile, terribilmente difficile. Eppure ci provavo, continuavo a ripetermi di fidarmi, anche se lui continuava a ferirmi, ignorando forse che la mia mente tornava continuamente al passato, un passato doloroso che volevo dimenticare. Avevo riposto tutte le mie speranze nel futuro, un futuro diverso, un futuro in cui le emozioni non erano soltanto dolorose, un futuro in cui la mia ferita sarebbe guarita. Eppure continuavo a crederci, credere che quello fosse solo un lunghissimo momento passeggero, e le cose sarebbero cambiate presto. Ma continuavo a chiedermi perché mi trattasse in quel modo, perchè farmi soffrire gratuitamente, non avevo già sofferto abbastanza in passato? Ma al Destino probabilmente non interessava, io vedevo solo la mia vita, ma lui doveva gestirle tutte, e sicuramente aveva un piano. E io a questo credevo, a quel pensiero mi aggrappavo con tutte le mie forze. Tutto accade per una ragione, anche questa ricerca vana, anche questi giorni strani. Dovevo fidarmi, continuavo a ripetermi, anche se fa male. C'era un disegno più grande in tutto quello, e io non potevo vederlo. Sì, doveva essere così, non c'era altra spiegazione. Presi un profondo respiro e decisi di fidarmi, una volta ancora. Ma era bene che il Destino sapesse che anche una donna come me aveva un punto di rottura, e in quel momento non era poi così lontano. Ma se la mia fiducia era ben riposta, allora si sarebbe allontanato presto, ma se quella fiducia venisse tradita... non volevo nemmeno pensare ad una simile eventualità. Presi un altro profondo respiro, tornando a concentrarmi sulla ricerca. Dove diavolo sei? Certo il mio bell'abito rosso non era la cosa più comoda del mondo, ma non mi aveva impedito di cercare dappertutto. Ma sicuramente non mi sarei arresa. La voce di Anty arrivò a destarmi dai miei pensieri. Già, il mendicante. Che fosse un segno del destino che avevo così a lungo invocato? Annuii e lo raggiunsi a passo svelto. "Tu.." lo chiamai "Aspetta... vuoi davvero aiutarci?" squadrandolo. Gli lanciai una moneta, che valeva più di un'elemosina. "Dimostracelo...". Speravo solo non fosse un trucco, un depistaggio per tenermi ancora una volta lontana da lui. |
Non ricevetti una risposta e mi agitai ancora di più.
Intanto la pioggia sembrava essere cessata, ma quella vaga malinconia restava. Ad un certo punto la porta si aprì e dentro di me sospirai di sollievo. "Scusa, non volevo disturbarti. Un servo ci aveva detto di non averti visto rientrare e credevo che fosse successo qualcosa. Allora vado... Josephine sarà in pensiero, a dopo..." accennando un leggero sorriso, per poi allontanarmi dalla camera. A giudicare dai suoi vestiti qualcosa doveva essere successo, ma nove su dieci si sarebbe arrabbiato se glielo avessi chiesto, anzi dieci su dieci e avevo lasciato perdere. |
Adespos mi fissò a lungo e il suo sguardo faceva presagire cosa sarebbe successo di lì a poco. Era uno sguardo languido che centimetro dopo centimetro scivolava sulla mia pelle come una carezza audace, accompagnato da un sorriso che gli illuminava gli occhi. Si spogliò, ed ancora una volta mi fermai ad ammirare il suo corpo virile e ben fatto, che fremeva dal desiderio. Gli feci cenno di entrare nella tinozza, aprendo le gambe per fargli spazio, mentre il fumo dell'acqua bollente ci avvolgeva entrambi.
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Il cavaliere ferito annuì a Dacey, per poi guardarsi intorno.
Le sue armi non erano là. Probabilmente si trovavano ancora nel padiglione al campo. Ora lui era disarmato. Allora si avvicinò alla candela e soffiò. La luce cessò ed un profondo buio avvolse lui e la principessa. Tutto era silenzio intorno a loro. Un silenzio rotto solo dai battiti del cuore di Dacey preoccupato. |
Quel buio, quella paura mi portò alla memoria i terribili momenti del mio viaggio da Mirza fino a Monsperon, quando non sapevo dov'ero e cosa sarebbe successo.
Mi guardavo intorno inutilmente per cercare di capire chi c'era fuori. Mi sentivo come un topolino in trappola. Guardai il cavaliere che sembrava condividere le mie stesse preoccupazioni ma avevo troppa paura di chiederglielo, di parlare perché temevo qualcuno ci sentisse. |
“Signora, grazie per questa moneta...” disse il mendicante a Clio “... saprò io svelarti ciò che nasconde l'anacoreta.”
“Parla in rima questo...” osservò Anty. “Su, dicci ciò che sai.” Fece Elas. “Nella Pieve, oltre il colonnato...” il mendicante “... c'è un nascondiglio per fuggire all'imperatore rinnegato...” “Ebbene?” Fissandolo Elas. “Lo usavano i Cristiani...” spiegò il mendicante “... per salvarsi dalle persecuzioni dei pagani...” “Maledizione, ci reciti un poema!” Insofferente Anty. “Sotto l'altare c'è una nicchia...” fissandoli il mendicante “... cerca la pietra vuota e picchia.” |
Didas sorrise ad Altea.
“Quanto sei ingenua.” Disse. “La magia può tutto invece. E' con quella che il barone mantiene il potere. Ed è sempre con essa che è stato distrutto il villaggio dei briganti. Vedi? La magia ti è stato dimostrato che può tutto. Rifletti, non ho motivo di ingannarti. Non più. Voglio davvero aiutarti. E voglio farlo dandoti ciò che desideri, amica mia.” E sorseggiò il latte per dimostrare alla dama che non vi erano trucchi, né inganni. |
Sospirai a quelle parole.
"Grazie.." Annuendo. "Avanti andiamo!" Ai miei. Così tornammo nella Pieve, e iniziai a guardare sotto l'altare, per cercare la pietra vuota di cui aveva parlato il mendicante. |
Gwen si allontanò dalla camera del padrone.
“Aspetta.” Disse lui con tono fermo. “Aspetta...” poi più dolcemente “... non andartene...” sussurrò. |
Bingo.....aveva detto tutto...proprio tutto, allora usavano la magia, non potevo immaginarlo.
"Davvero? La magia..non sapevo il villaggio fosse stato distrutto, ma come hai fatto..ma vi è una cosa non capisco...cosa vuoi in cambio? Ovvero tu mi daresti Guisgard ma in cambio di cosa, dubito lo faresti senza nulla in favore". Lei bevve il latte....ma io non lo bevvi. Non capivo..era evidente voleva adescarmi con Guisgard...ma perchè? "Io sarò libera poi...oppure devo qualche servizio o favore" ora la cosa mi incuriosiva. |
Clio ed i suoi due compagni tornarono nella Pieve e cominciarono a cercare presso l'altare.
Alla fine Elas trovò qualcosa. “Qui...” disse “... la pietra è vuota... aiutatemi a sollevarla...” Spostarono la pietra e trovarono una botola. Scesero in una nicchia sotterranea, con antiche iscrizioni in Latino tardoantico risalenti al periodo dell'imperatore Giuliano l'Apostata, ritrovandosi poi davanti ad una pesante porta di legno borchiata e ben chiusa. Dall'altra parte della porta, in un ambiente laterale, stavano il cavaliere ferito e Dacey. “Ci hanno trovati...” sussurrò pianissimo lui a lei, sentendo i rumori che provenivano da fuori. |
Mi voltai quando mi chiamò.
Mi era sembrato così dolce il tono in cui mi aveva parlato, che non potei fare altrimenti. Così tornai indietro entrando nella sua stanza, con il cuore che batteva all'impazzata. Sapeva essere tanto rude, a volte, ma anche così tenero e dolce, che mi scioglievo. |
<<No>> dissi con un nodo alla gola in preda alla disperazione e lottando contro me stessa per restare lucida.
Non poteva finire così, sarebbe equivalso a morire entrambi. Lo aiutai ad alzarsi, se proprio dovevamo essere catturati non sarei stata inerme, non questa volta. << Andiamo, ci deve un'altra uscita >> |
Finalmente un segno, sorrisi ad Elas e lo seguii in quella botola.
Lanciai un'occhiata alle iscrizioni, non avevo tempo di star lì a leggerle. Una porta! Sorrisi, con il cuore che batteva sempre più forte. "Avanti, ci siamo..." Esclamai "Buttiamo giù questa porta, o comunque troviamo il modo di aprirla!". |
Didas sorrise ad Altea.
Un sorriso sicuro. “Eh, amica mia...” disse la scaltra donna “... so che vuoi ingannarmi, che tenti di farmi cadere in trappola. Ma io sono qualcosa che voi mortali non potete neanche immaginare. Non ho certo bisogno di incantare una mela come raccontano le favole per mostrare il mio potere.” Sarcastica. Allora la guardò negli occhi. Nei verdi occhi di Altea fino a specchiarsi e penetrare fin dentro i suoi pensieri. E li lesse. Lesse tutto. Passato, presente e futuro. E raccontò tutto ciò alla dama, mostrandole quanto davvero fosse forte la sua ambigua e misteriosa arte magica. “Vedi?” Tornando se stessa. “Posso davvero conoscere i tuoi desideri. In cambio? Per darti un uomo?” Rise. “Non hai nulla che puoi darmi, Altea. Ciò che mi occorreva ho già fatto in modo di prendermelo. Non voglio dunque nulla da te. Ti darò ciò che vuoi e poi andrò via. Per sempre. Sta a te decidere se vincere o meno.” |
“Non sarà facile...” disse Elas a Clio “... è quercia ed è massiccia...” controllando la porta.
“Diamo fuoco a tutto allora.” Fece Anty. “Non mi attirerò l'Ira dell'Ignoto” replicò il mercenario “bruciando questa Pieve.” Intanto, dall'altra parte della porta, il misterioso cavaliere e Dacey si sentivano ormai in trappola. “State calma...” sussurrò pianissimo lui alla principessa “... non lascerò che vi riportino al castello...” stringendole la mano “... voi, là fuori!” Gridò poi alla porta. “Voi, ascoltate...” “Parla.” Elas. “Mi consegnerò a voi...” disse il cavaliere “... subito, senza opporre resistenza... ma ad una condizione... la donna che è con me sarà lasciata qui, sotto la custodia di Frate Roberto. Datemi la vostra parola ed io aprirò questa porta, per poi seguirvi ovunque. Altrimenti venderò cara la pelle...” sorrise “... da che mondo è mondo un cavaliere Capomazdese vale ben dieci Miralesi armati.” Avendo riconosciuto l'accento di Elas. |
Ad un tratto...lei si avvicinò a me....sapeva tutto..era potente..mi guardò negli occhi, avvertii un formicolio strano, la testa girava...una sensazione nell' animo...mi narrò dei miei genitori, mi parlò del giorno in cui i soldati del barone incendiarono la casa natia assieme ai miei genitori e come Tomas mi portò in salvo grazie mia madre...del mio amore per quel padrone troppo bello e di Gregor, le mie amiche...e di altro.
Poi ritornai al presente...aveva detto ormai si era preso già quello che voleva...ebbi un dubbio...se aveva letto dentro me..forse cercava in me qualcosa ma cosa...era inutile rimanere li. Il pensiero di Guisgard....ormai non potevo rimanere con Solo...ormai aveva preso ciò che le serviva...ma speravo almeno di poter dire a Solo quello che avevo scoperto...per il resto..a volte si doveva tentare..odiavo pensare, però, di avere un uomo vicino che mi amasse per dovere ma se fosse stato cosi avrei potuto aiutarlo...sospirai..e se fosse stato un trucco...l' Amore mi avrebbe tradita e uccisa...era meglio morire per onore o per amore...non lo sapevo e non auguravo a nessuno di provare e vivere quello che mi stava accadendo, alzai lo sguardo su di lei..."Si...voglio Guisgard...ti sei presa da me quello che volevi e cercavi...se non valgo a nulla...cosa ti sei presa...vedremo in futuro chi vincerà questa lotta" ma non abbassai lo sguardo da lei. |
Scossi la testa la sua idea era una follia. Non avrebbero mai accettato e io non potevo accettare che si sacrificasse per me altrimenti tutto ciò che avevo fatto non sarebbe servito a nulla.
<< Sanno che siete ferito, non rischiate inutilmente... Vi uccideranno ...>> lo guardai ancora tenendo la voce basse affinché all'esterno non sentissero. |
Gwen entrò nella stanza ed il padrone chiuse la porta alle loro spalle.
Si avvicinò poi alla giovane, restando a fissarla negli occhi. Erano uno di fronte all'altra. Lei col cuore che batteva tanto forte da sembrare pronto ad esplodere. Lui con i vestiti sgualciti e sporchi, ma forte di un' inquieta virilità che sembrava essere il padrone del mondo intero. Un attimo dopo la prese fra le braccia e la baciò con trasporto. http://49.media.tumblr.com/tumblr_lj...th1ho1_500.gif |
Didas sorrise ad Altea.
Tirò allora fuori da una manica una piccola fiala. “Questo” disse “è il filtro d'amore più potente che sia mai stato prodotto. Ha effetto immediato ed è irreversibile. Va fatto bere alla personata amata, per poi vederla cadere addormentata. Al suo risveglio il primo volto che vedrà sarà anche quello che amerà per il resto della vita.” Dandole la fiala. “Bada che nessuno la veda però. Ho la distruggeranno.” |
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