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Presi la fiala in mano.."Si ma...dove sapere dove sia ora Guisgard...è facile a dirsi...devi dirmi dove è allora" la guardai, ora ero pure diventata una incantatrice...ma per troppo tempo avevo subito le angherie e le prese in giro della gente..per me, l' importante era salvarlo. "Farò in modo non la notano" mettendola nel corpetto all' altezza del seno "Quindi nessuno deve vederla oppure la fiala si distruggerà quindi..."
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Dopo che entrai, chiuse la porta.
Mi voltai nell'istante in cui lui si avvicinò a me. Eravamo vicini, l'uno di fronte all'altra, coi miei occhi nei suoi e il mio cuore che batteva tanto forte che pensavo sarebbe esploso. All'improvviso mi prese fra le sue braccia e mi baciò. Le emozioni e le sensazioni del giorno prima riaffiorarono una dopo l'altra. Mi sentii inebriata ed invasa dal suo profumo e stretta dalle sue braccia con tale impeto e virilità che mi facevano impazzire. La mia mano affondò nei suoi capelli neri, mentre l'altra si aggrappò saldamente alle sue spalle forti sotto la camicia aperta, quasi ad impedire che scappasse via. Via da quel bacio intenso e appassionato che ci stava unendo e che avevo desiderato più di ogni altra cosa. |
Adespos si spogliò, restando nudo davanti a Gaynor, che nel frattempo si era già immersa nella calda acqua della tinozza.
La stanza era densa di vapore ed intrisa del profumo dei sali che sembravano in grado di accendere i sensi più sopiti e sconosciuti del desiderio umano. Il brigante mostrava orgoglioso il suo corpo robusto e temprato dalla dura vita nel bosco. Si avvicinò ala tinozza ed entrò, senza staccare mai il suo sguardo da quella della dama. Erano sguardi audaci, maliziosi, sensuali, peccaminosi. In acqua lui si sedette di fronte a lei e cominciò a lavarla. E la schiuma profumata in breve ricoprì il corpo di lei. |
“Non abbiamo molta scelta...” disse il cavaliere a Dacey “... questa porta non potrà tenerli lontano a lungo... io me la caverò, non temete...” fissando i tratti incerti del suo volto velati dalla fitta penombra che avvolgeva entrambi “... voi mi avete salvato ed io sono in debito... farò in modo che possiate tornare sulla vostra isola...” sorrise “... sapete, da piccolo, quando ambivo di diventare un cavaliere, sognavo spesso un vecchio mito... quello delle Isole Felici... un luogo incantato posto al di là dell'orizzonte, oltre i mari degli orsi bianchi e delle umide foreste tropicali... dove il cielo si muove con l'armonia di un tendaggio dai mille colori ed il Sole non tramonta neanche a Mezzanotte... un luogo dunque magico, dove nessuno invecchia ed è sempre Primavera... chissà che la vostra isola non sia così... per questo ci tornerete presto...” stringendole la mano per darle coraggio.
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Strinsi a mia volta la sua mano ascoltando le sue parole. Era risoluto nella sua decisione e in effetti sembrava non esserci altra possibilità.
<< Io... Siete un uomo valoroso, non dimenticherò il vostro gesto ma ora ditemi il vostro nome così potrò ricordarvi>> |
“No, te la distruggeranno se la vedranno.” Disse Didas ad Altea. “Quanto a Guisgard... su questo non posso aiutarti... devi trovarlo tu... altro non posso fare per te. Buona Fortuna, amica mia.” Si alzò il cappuccio sul capo ed un attimo dopo la porta si aprì all'improvviso.
“Che succede qui?” Solo sulla soglia. “Questa donna ti ha fatto del male, Altea?” |
Rimasi perplessa...chi...chi mi avrebbe distrutto la fiala...ma lei sparì..senza chiedere altro.
Poco dopo arrivò Solo....forse, aveva solo carpito ciò che voleva..fino ora non avevo mai visto Guisgard, non lo avrei mai rivisto..anzi per dargliela dovevo pure parlarci e vederlo..cosa impossibile. Guardai Solo..."Non ti preoccupare" dissi uscendo dalla casa e andando verso i cavalli e mi voltai verso di lui, presi Cruz e feci cenno lui di seguirmi in luogo più lontano in dei cespugli.."Solo ho da dirvi alcune cose..quella donna e il barone..usano la magia..si me lo ha detto lei..non so in quali modi ma hanno distrutto il villaggio con la magia. Lei...ha guardato dentro i miei occhi, mi ha letto la anima, ha detto di aver visto il mio passato e presente e futuro..mi ha dato elementi tranne il futuro e ha detto io ormai gli avevo dato ciò che cercava..." sospirai "Io temo di essere un pericolo per voi..già lo sono stata...non voglio voi vi mettiate in guai per me, quella donna non pretende nulla da me...almeno..però ha messo in mezzo sempre Guisgard...ora forse è meglio io mi allontani da voi...oppure posso fare la mia vita di sempre ma a vostra disposizione...lei sa sono in combutta con voi..sa tutto di me..e non so perchè..proprio io" lo guardai angosciata "Ditemi voi...io non so che fare, posso sempre aiutarvi però e fingere di essere quella di sempre...non so..." sorrisi un attimo..."Venite con me ad accendere un cero alla Vergine alla Pieve oppure vado sola". |
Adespos entrò nell'acqua, le sue gambe che toccavano le mie, i suoi occhi nei miei. Prese il sapone e cominciò a lavarmi, proprio come nel sogno che feci l'ultima volta che mi ero trovata nella stessa tinozza. Il suo tocco era deciso come sempre, anche se il sapone rendeva tutto scivoloso e molto erotico... Quando le sue mani raggiunsero il mio seno, i miei sensi erano già completamente offuscati. Lui se ne accorse e sornione continuò il suo lavoro, con estrema lentezza, deciso a farmi morire dal desiderio. Dopo un tempo che mi sembrò infinito, sentii il sul tocco al centro della mia femminilità e lì Adespos abbandonò lentezza e dolcezza in favore di movimenti rapidi e decisi, volti a farmi perdere del tutto il controllo. E ci sarebbe riuscito nel giro di pochissimo...
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Il bacio del padrone a Gwen.
Un bacio profondo, assoluto, pieno di caldo trasporto e virile passione. Un bacio in cui le labbra di lei, preda di quell'impeto e di quella forza, si aprivano e si chiudevano quasi al volere della bocca di lui, che ne assaporava con le labbra e la lingua il giovane e dolce sapore della ragazza. E se la bocca dell'uomo fremeva nel possedere quella di lei, le sue mani non erano da meno nel mostrare l'audace pretesa di scoprire quel giovane corpo, affondando nell'abito e poi sotto la camicetta di Gwen, fino a raggiungere il suo seno morbido e giocando col suo turgido capezzolo. Un gioco eccitante, provocante, inebriante, travolgente. Un gioco che in un attimo fece perdere ogni controllo alla giovane. |
La sua bocca e le sue mani mi conducevano sempre più in un gioco irresistibile, travolgente, uno strano incantesimo che mi aveva soggiogata e a cui era impossibile sottrarsi.
Ormai avevo perso totalmente il controllo, esistevamo solo noi e la passione che ci stava guidando. Strinsi il colletto della sua camicia e raggiunsi quasi a tentoni il letto, per poi togliergli la camicia, diventata di troppo, e circondare il collo di lui con le braccia, stringendomi contro il suo petto e rimanendo in balìa del desiderio e della passione. |
Quella voce, la sua voce.
Sentii il cuore battere sempre più forte, sempre più intensamente. Guardai Elas e annuii. Avevo aspettato quel momento da tanto, tantissimo tempo. Scossi appena la testa a quelle parole, cavalleresco fino infondo. "Non devi conoscere molto i Miralesi, Guisgard, se li scambi così facilmente con chi non lo è affatto...". Elas, come tutti i montanari, a parte Tussor, era di Berig. "Ad ogni modo la donna non ci interessa, diremo di non averla trovata, ci penserà il suo promesso sposo a cercarla... Non è affar nostro, hai la mia parola..". |
Fu un lungo mattino di passione, di giochi, di audaci carezze e lunghi, languidi sospiri.
Il letto era caldo dei loro corpi, le lenzuola intrise del loro profumo. Il padrone prese più e più volte Gwen, conducendola dove lei non era mai giunta. In un mondo di abbandono, di estasi, di trionfo dei sensi e di piacere assoluto. Più e più volte lui arrivò a possedere la giovane, che in balia del vigore di quell'uomo, di cui neanche conosceva il nome, raggiunse un trasporto ed un appagamento fino ad allora sconosciuti. Tanto si amarono. A lungo, per poi ricominciare ogni volta, fino a cadere entrambi stremati, sudati ed ansimanti. Ed allora fu dolce addormentarsi, soddisfatti, l'una fra le braccia dell'altro. |
“Guisgard...” disse il cavaliere a Dacey, mentre ormai in quella fitta ed inclemente penombra solo l'azzurro dei suoi occhi inquieti continuava a brillare “... rammentatevi di me quando tornerete a passeggiare sulle calde spiagge della vostra isola... ricordatevi di me e delle mie Isole Felici...” baciandole piano la mano.
Si voltò allora verso la porta. “Sta bene...” rivolto a Clio ed ai suoi compagni “... mi fiderò della vostra parola... fatevi indietro, sto aprendo la porta...” ed aprì. Così i tre mercenari videro sulla soglia il cavaliere e la principessa abbigliata da suora. |
Solo ascoltò Altea.
“Madama, non fidatevi...” disse “... quella donna è un'incantatrice, una strega... vive senza il Dono della Grazia e della Fede... non dovevate ascoltarla, ella è un demonio che sa ingannare, che sa mischiare la verità con la menzogna per confondere... ditemi tutto ciò che vi ha detto o vi farà del male...” |
In pochissimo tempo, il letto fu caldo dei nostri corpi, le lenzuola intrise del nostro profumo e la stanza satura dei nostro sospiri, languidi e appassionati.
Mi trascinò infinite volte e a lungo in un universo a me sconosciuto, fatto di un piacere unico, assoluto, estatico, un luogo in cui soltanto i sensi erano ammessi, null'altro. Mi ero totalmente abbandonata a quell'uomo di cui non conoscevo il nome, per la seconda volta, ma adesso con una consapevolezza diversa, soprattutto da parte sua, ora che sapeva cosa davvero provassi per lui. Ci addormentammo ancora ansimanti e col respiro rotto ed intermittente, ma soddisfatti l'una dell'altro come mai si potrebbe essere nella vita ed io scivolai dolcemente nel mondo dei sogni stretta fra le sue braccia. |
Quello che aveva detto Solo lo sapevo già..."Vi ho detto...ha detto sapevo stavo mentendo, mi ha guardato negli occhi e ha letto il mio passato presente e futuro e ha detto ormai da me ha avuto quello che cercava...e ha confessato..ha detto il barone usa la magia e ha incendiato il villaggio con la magia..." poi senza dire altro aggiunsi solo.."Ha detto lei voleva darmi Guisgard e non so perché.."
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<< Lo ricorderò. Avete la mia gratitudine... Buona fortuna messere>>
In quel momento mi resi conto di non poter far null'altro per lui. Restai in piedi, inerme fino a quando la porta non si aprii ed impallidii nel ritrovarmi davanti la bionda mercenaria. Di getto strinsi la mano di Guisgard, come ad avvertirlo del pericolo imminente, prima di lasciarla andare. |
Furono i rintocchi della campana di Mezzogiorno, che suonava nella cappellina del castello, a svegliare Gwen.
La giovane era completamente nuda, con i capelli che le coprivano parte del viso e scendevano in ciocche rosse e ribelli sulle spalle e sui seni ancora caldi per quei giochi. Era stretta al petto di lui, che invece ancora dormiva. |
“E' uno dei suoi trucchi...” disse Solo ad Altea “... come la polvere usata per guidare i soldati al villaggio... e voi cosa le avete risposto? Cosa avete detto a quella sua proposta?”
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Guisgard...
Lo avevo chiamato per nome, gli avevo dato del tu. Probabilmente non era il massimo della cortesia, ma mi era venuto terribilmente spontaneo. Dopotutto gli avevo parlato mille volte, ma solo nella mia mente. Sentivo il cuore accelerare, sempre di più. Da quanto tempo non lo vedevo così da vicino? Alla festa era stato un istante, e poi era scappato. Nel padiglione era svenuto. Ora.. Ora stava per aprire la porta. Trattenni il fiato, nel vedere la porta che si apriva. Non guardai la principessa, lasciando che il mio sguardo accarezzasse tutta la figura di Guisgard. Cercai di nascondere un sorrisetto soddisfatto, o forse cercai di nascondere molto di più. Finalmente... I miei occhi incontrarono i suoi, per un lungo istante. "Accompagnate la principessa da Frate Roberto, dicendo che dovrà prendersi cura di lei..." Senza però guardare Dacey. "Vi chiederei se avete un messaggio per messer Jean, ma non potrei riferirglielo dato che, per quanto mi riguarda, non vi abbiamo visto..". Lo sguardo sofferente dell'uomo ancora mi tornava in mente. Ma in quel momento non importava, nulla importava. Il mio sguardo non aveva mai lasciato quello di Guisgard. "A lui penso io.." Con un sorriso che non presagiva niente di buono. Dovevo farcela, dovevo riuscire a non ascoltare le emozioni diverse che mi attraversavano, che mi scuotevano. Ma soprattutto non dovevo lasciarle intravedere dal mio sguardo. |
Furono i rintocchi di mezzogiorno a destarmi.
I miei capelli coprivano in parte il mio corpo nudo, le ciocche rosse sparse disordinatamente. Mentre mi stiracchiavo piano, quasi a voler conservare quella sensazione di benessere che mi avvolgeva le membra, alzai lo sguardo su di lui. Dormiva ancora, ma aspettai che si svegliasse. La paura di una sua reazione come quella del giorno prima al suo risveglio era tanta, ma mi fidavo di lui e continuavo ad essere fiduciosa che avesse finalmente compreso ed accettato i miei sentimenti, e ovviamente anche i suoi. |
"Preferisco non parlarne...anche perché come potrebbe darmi Guisgard...Non lo ho mai incontrato anzi non ci ho mai parlato...ma perché poi..che vorrebbe da me e lui..era questo il suo fine ma perché.." scossi il capo..."Andiamo alla Pieve..devo pregare..devo togliermi il sudiciume di quella donna".
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La mano di Dacey strinse, forse per un'ultima e disperata volta, quella di Guisgard.
La porta si aprì ed apparvero i mercenari. “Andate con loro, milady...” disse lui alla principessa, mostrandole il velo con cui aveva combattuto “... grazie.” Sorridendo appena. “Che il Cielo vi Benedica.” Elas ed Anty condussero così Dacey in sacrestia, dove si trovava Frate Roberto. Non servirono parole, poiché il religioso comprese. “Prego, milady.” A Dacey, invitandola a sedersi con lui. Nel frattempo Guisgard aveva seguito Clio fuori dalla Pieve. “Ed ora?” Chiese il cavaliere. “Avete l'ordine di uccidermi voi stessa, oppure solo quello di condurmi dai vostri padroni?” Fissandola negli occhi. |
Il lieve fruscio dell'acqua, che in breve divenne ritmato e melodico.
Lo scorrere fresco dell'olio sulla pelle e la leggerezza della schiuma profumata che copriva ogni cosa. E poi lo sguardo di Adespos in quello di Gaynor, mentre con sapienza e cura lavava ogni parte del corpo di lei. Ungeva, strofinava, insaponava e poi sciacquava. Tante volte ed ogni volta a Gaynor sembrava di morire. Le dita del bandito giungevano ovunque e la dama non poteva fare altro che abbandonarsi a quel piacere che raggiungeva picchi e vette di intenso godimento, tanto che doveva stringere forte il bordo della tinozza per non perdere davvero i sensi. Giochi di mani che salivano e scendevano, si immergevano e raggiungevano i punti più sensibili del corpo della dama Flegeese. Più e più volte, fino a quando lei non fu più in grado di resistere. La voglia che lui entrasse dentro di lei era ormai insopportabile. |
“Si...” disse Solo ad Altea “... verrò con voi... ma prima aiutatemi a bruciare la casa di quella megera...” e cominciò ad accendere un piccolo fuoco.
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Ad un tratto il padrone aprì gli occhi.
Guardò poi Gwen, le sorrise e le sfiorò una ciocca che scendeva sul suo bel viso. “Quando io non ci sarò più” disse piano “questo castello sarà tuo...” |
Era così strano averlo accanto, così strano sentire la sua voce, il suo respiro.
Uscimmo dalla Pieve, e mi incamminai alla ricerca di un posto tranquillo. Va bene che avevo l'autorità del barone dalla mia, ma non potevo certo uccidere un uomo davanti a tutti. Sentivo il battito accelerare, potevo vedere Lila che cercava di liberarsi dalla sua prigione, forse voleva fermarmi, forse voleva solo vederlo un'ultima volta. Mi dispiace, piccola, lo faccio anche per te.. Quando trovai un luogo che mi sembrò adatto mi fermai, per poi voltarmi verso di lui. Sorrisi alle sue parole, avvicinandomi di un passo, senza staccare gli occhi dai suoi. "Fammici pensare.." Fingendo di farlo sul serio "In effetti credo che le parole del barone siano state: uccidere quel traditore.." Annuendo. "Quindi.. Non credo che ti riporterò al castello.." Con un sorrisetto divertito. Ma l'avrei fatto anche se non me l'avessero ordinato, Amor mio.. "Il che potrebbe essere un vantaggio per voi.." sempre più vicina "Magari Ferico, o Fagan, non si sarebbe limitato a ucciderti, non trovi?" con un sorrisetto divertito dietro cui si celava tutto il mio mondo. |
Aprì finalmente gli occhi, mi sorrise e sfiorò una ciocca di capelli sul mio viso.
"Passerà tanto, molto tempo fino ad allora, prima che ciò avvenga... Ma ti ringrazio..." sussurrai, baciando il palmo della sua mano, poi sorrisi "Non so ancora il tuo nome..." |
Annuii e facemmo bruciare la casa...dovevamo eliminare la negatività.
Prendemmo i nostri cavalli ..Monsperon era vicina e ci dirigemmo verso la Pieve, ero profondamente turbata. Ad un tratto vicino la Pieve, Cruz si arrestò, sbuffando dalle calde narici, come per un avvertimento e guardai Solo. Fuori,appartati, vi erano un uomo e una donna...li squadrai e guardando la donna riconobbi la ingenua fanciulla trovata alla Pieve ma ora non sembrava tanto ingenua. Lo sguardo si posò sul cavaliere...un tuffo al cuore..Guisgard..oh no..avrei preferito non trovarti ma era sofferente. Alzai il cappuccio..."Solo..Quello è ser Guisgard..mi sembra ferito, sofferente...fammi da spalla..io..si devo aiutarlo". Non sapevo se avrei usato quella fialetta o meno..sapevo solo sentivo il bisogno di averlo vicino. "Ser Guisgard..sono la figlia dei fu Lorenzi..il mio braccio è a vostra disposizione come allora" guardai Solo con un cenno di intesa...e spronai Cruz verso lui..dandogli il braccio per aiutarlo a salire sperando il suo stato lo rendesse forte...vicino a lui dissi.."Salite...uno sforzo..siamo ad aiutarvi". |
La Freccia Gigliata
I miei occhi nei suoi, quel momento tanto atteso.
Poi, inspiegabilmente, anche se ci eravamo ben nascosti come avevo specificato, qualcuno ci vide, addirittura lo riconobbe e si avvicinò. No! Non avrei permesso a nessuno di rovinare il mio piano. Eravamo vicini, talmente vicini che ci volle un attimo a cingere la sua vita col mio braccio ed avvicinarmi al suo orecchio. "Una parola, e Dacey morirà, o peggio.." Sussurrai. Quel contatto mi infiammò, ma cercai di nasconderlo. Non l'avevo mai toccato, solo la mia mano aveva sfiorato la sua per caso al nostro primo incontro. E credevo che l'avrei toccato solo per ucciderlo. Ora invece ero abbracciata a lui. È una recita, Lila, non ti agitare.. Quando la donna fu vicina alzai lo sguardo su li lui, poi tornai a guardare lei. "Tesoro chi sono queste persone?" candidamente. "Davvero devi andare con loro?" Vagamente imbronciata "Proprio adesso?" Con il mio miglior sguardo tenero. In quel momento benedissi il mio bellissimo abito rosso. |
<< No. Non ci siamo viste quindi non può esserci alcun messaggio >> dissi freddamente cercando di reprime il desiderio di sapere qualcosa su Jean.
Addolorata lasciai andare il cavaliere per la sua strada mentre venni "gentilmente" scortata dalle altre due mercenarie dal frate. Non dissi niente al religioso tanto era inutile anche se non capivo perché non si era opposto, perché non si era schierato dalla nostra parte e aveva fatto entrare le mercenarie nella Pieve. E pensare che noi ci eravamo fidati ed ora invece |
“No, non passerà così tanto tempo...” disse il padrone guardando Gwen negli occhi “... anzi...” sorrise appena “... è così tanto tempo che una donna non pronuncia il mio nome...”
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Quelle minacce di Clio.
Guisgard allora sorrise ad Altea ed a Solo. “Spiacente, ho un appuntamento con una dama” disse il cavaliere “e non è cortese fare attendere una signora, specie se esigente come colei che mi aspetta.” L'appuntamento era con madama Morte. Allora Guisgard e Clio si allontanarono, seguiti da Elas e da Anty, fino a svanire nella boscaglia. |
Dacey si trovò nella sacrestia con Frate Roberto.
“Appena se ne saranno andati” disse il religioso guardando da una finestra ciò che accadeva fuori “troveremo il modo di farvi tornare a casa vostra, milady.” Scosse il capo. “Per Guisgard ormai solo il Cielo può far qualcosa...” Intanto fuori alla Pieve erano rimasti solo Altea e Solo. “Beh, sembrava in buona compagnia il vostro ser Guisgard.” Fece il brigante. “Su, accendete il cero che avete promesso alla Vergine, poi andremo in cerca dei miei compagni. Bisogna ricostruire il villaggio.” |
Fortunatamente Guisgard non fece storie, e liquidò i due.
Io gli sorrisi, e la cosa non mi veniva nemmeno troppo difficile, per quanto non mi piacesse ammetterlo. Osservando meglio la donna mi resi conto che si trattava della perpetua, anche se ora non lo sembrava affatto. Aveva sicuramente un ottimo tempismo, questo era sicuro. Ma non avevo tempo di pensare a lei, intravidi da lontano Elas e Anty, ma feci loro segno di seguirci a distanza. Dovevamo sembrare una coppietta, mica potevamo avere la scorta. "Ottima scelta.." sussurrai. Così, ci inoltrammo nella boscaglia, e per un po' continuai a tenere il braccio attorno alla vita di Guisgard. Quando fummo sufficientemente lontani, lascai ricadere il braccio. Intanto Elas e Anty erano più vicini. "Controllate che non ci sia nessuno in giro, voi due.." ordinai. Ci mancava solo che qualcun altro mi mettesse i bastoni tra le ruote. È ora Clio... Presi un profondo respiro. Mi chiedevo se solo io potessi sentire rimbombare il battito del mio cuore nel silenzio del bosco. Alzai gli occhi su di lui, temendo per un istante che potesse leggervi dentro. Ma io ero brava a nascondere le mie emozioni. Almeno, speravo. Mi avvicinai di un passo. "Ultimo desiderio?" sussurrai con voce suadente e un leggero sorriso. I miei occhi nei suoi, il mio respiro che faticavo a tenere calmo. |
“Gentile da parte vostra...” disse Guisgard fissando Clio con un sorriso irriverente “... anzi, generoso... molto generoso... ma immagino che la mantide non usi tali premure col maschio di turno... dunque fate subito ciò per cui siete stata pagata e finiamola con questa storia.” Seccamente.
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Mi resi conto per un istante di averlo dimenticato.
Non eravamo nei miei sogni, quella era la realtà, e quello sguardo duro era l'unica cosa che avrei avuto da lui. Finsi di non sentire la fitta che mi attraversò il cuore, finsi di non ascoltare le emozioni che mi attraversavano. Quelle lacrime impertinenti non sarebbero mai uscite. Lui non aveva idea di chi io fossi, non aveva idea dei miei sentimenti, ma cosa ancor più importante non gli importava. Perché avrebbe dovuto? Ero lì per ucciderlo dopotutto. Tuttavia sorrisi, un sorriso dietro il quale nascosi la profonda tristezza che avevo nell'anima. "Io non sono una mantide..." dissi soltanto. Una parola di più e la mia voce non sarebbe stata così ferma. Così mi limitai ad annuire. Mi concessi di osservare per un lungo istante ancora i suoi occhi. Addio Amor mio... Mi resi conto di non avere la spada, ma poco importava. C'era un solo modo in cui l'avrei ucciso, e non volevo mettere in mezzo le armi. Così, gli sfiorai dapprima delicatamente il braccio, maledicendomi subito dopo nel sentire un brivido attraversarmi, la carezza divenne una presa quando arrivò al collo, lo sbilanciai dapprima in avanti, per poi portarlo a terra. Cadde supino sopra di me, mentre intrecciai la mia gamba alla sua per tenerlo fermo, la mia mano sinistra cercò il polso destro, mentre la destra già premeva sulla sua gola. Con quel vestito scollato potevo sentire i suoi capelli sulla mia pelle, e la seta leggera lasciava passare il calore del suo corpo. Avresti fatto meglio ad usare il pugnale ... Ma io sapevo che invece era giusto così, che solo esponendomi così tanto sarei riuscita a liberarmi di tutto ciò che lui rappresentava per me. E allora, mentre le mie mani stringevano la presa sul suo collo, mentre lui ormai non poteva più vedere il mio viso, solo allora le lacrime iniziarono a scendere copiose, senza che io potessi fare niente per fermarle. Ed il mio cuore sanguinava sempre di più. |
Quella presa di Clio su Guisgard.
Il cavaliere ad un certo punto cercò di divincolarsi, di liberarsi, ma la fitta alla ferita ancora aperta gli impedì ogni proposito di resistenza. “Ahh, maledizione...” disse dolorante, col braccio intorpidito dal dolore “... ucciso da una bella donna... che beffa...” mormorò a denti stretti. |
Sentivo il mio cuore sprofondare sempre più in un abisso nero come la notte, lo sentivo sgretolarsi, la torre in cui Lila era rinchiusa stava per crollare.
Forse avrei perso molto più del mio Amore quel giorno, forse avrei davvero perso il mio cuore. Forse il mio avrebbe smesso di battere insieme al suo. Poi mi accorsi che lui stava tentando di divincolarsi, logico, chi andrebbe inerme contro il proprio destino? Poi la sua voce, quel complimento a denti stretti che mi strappò un sorriso, un sorriso colmo di tristezza. Allora capii che non ero pronta, non ancora. Allentai di poco la presa alla gola, fingendo fosse accaduto per caso, grazie al suo tentare di divincolarsi. Dandogli così la possibilità di fare la sua mossa. Che bisogno c'era di ucciderlo subito, infondo? Era l'unico momento che avrei avuto con lui, tanto valeva assaporarlo fino infondo. |
Clio, volontariamente, allentò la presa per un istante, quasi fingendo che il tutto fosse dipeso dall'ormai debole resistenza di Guisgard.
Il cavaliere avvertì minor pressione da parte della mercenaria ed allora raccolse le forze per un colpo di coda disperato, cercando di scrollarsi la ragazza di dosso, o almeno di aprirsi un varco in quella stretta che fino ad un attimo prima sembrava inesorabile e mortale. Strattonò Clio e cercò di ribaltare la situazione, tentando di ritrovarsi lui sopra di lei, in posizione di vantaggio. |
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