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Alla fine arrivò a salvarmi, come sempre, l'adrenalina.
Una scarica rapida che attraversò il mio corpo smuovendolo dal torpore in cui si era cacciato. Avevo osato, ero famosa per i miei strangolamenti, quella presa aveva fatto molte vittime. Avrebbe visto il mio viso, la mia espressione, le mie lacrime. Immaginai quale sarebbe stata la sua mossa, dato che, essendo già sopra di me gli bastava girarsi per essere in posizione di vantaggio e ribaltare la situazione. Però il mio corpo reagì, una macchina da guerra perfetta. La presa alla gamba da sola non era saldissima, e infatti non fu difficile liberarsene per lui. Quando si voltò, mi ritrovai con gli occhi nei suoi. Quello sguardo bastò per farmi tremare ancora. Mi chiesi che cosa vi leggesse, cercai uno sguardo duro, ma non ero sicura di esserci riuscita. Senza dubbio, quella sarebbe stata la battaglia più difficile di tutta la mia vita. Intanto, meccanicamente, il mio corpo aveva reagito imprigionandolo con entrambe le gambe, intrecciate attorno alla sua vita. Cosa che col vestito non era il massimo, ma non vi badai, non mi aveva intralciato, limitandosi a restare a terra. Probabilmente si sarebbe strappato. |
Tutto accadde velocemente, quasi meccanicamente.
Guisgard riuscì a ritrovarsi in posizione di vantaggio rispetto a Clio, bloccandola restando su di lei. Ma la mercenaria fu lesta, abile ed altrettanto veloce. Lo bloccò a sua volta, intrecciando le gambe attorno ai fianchi di lui. Gambe che restarono completamente nude, visto che il vestito scese subito giù, liberandole interamente. In quella stretta la pelle nuda delle sue cosce era stretta attorno alla ruvida giubba del cavaliere. Ma trovandosi in quella posizione, Guisgard poté guardare il viso di Clio, accorgendosi dei suoi occhi azzurri ed arrossati. “Cosa...” disse lui stupito “... cos'avete?” |
Il suo sguardo nel mio.
Quanto avevo desiderato, sognato, bramato quello sguardo. Quello sguardo capace di farti sentire il centro del mondo. Potevo sentire il suo respiro, il battito accelerato del suo cuore, accelerato però dalla fatica del duello, non certo dagli stessi motivi che facevano battere il mio all'impazzata. La mia pelle accarezzava la sua giubba, ricordandomi perché dovevo sempre indossare dei calzoni sotto il vestito. Ma quel giorno non lo avevo fatto, quel vestito era troppo bello per rovinarlo. E dire che quel vestito l'avevo messo per lui. Nella speranza di catturare il suo sguardo. Strinsi la presa delle gambe, in modo da farlo cadere su di me. Il suo corpo contro il mio. Era così vicino. Così vicino che avrei persino potuto baciarlo. Non essere ridicola, Clio, sei qui per ucciderlo... La cosa non mi stava riuscendo molto bene, però. Dunque poteva non essere un'idea così malvagia, il suo rifiuto avrebbe fatto scattare la rabbia necessaria per finire il lavoro. Ma avevo davvero voglia di farmi del male così, gratuitamente? Poi la sua voce si fece strada nei miei pensieri. Il suo sguardo era diverso, e anche il suo tono. Come potevo rispondere a quella domanda? Non riuscivo nemmeno a spiegarmelo io stessa! Come potevo dirgli quanto fosse difficile per me quel combattimento, quanto stessi combattendo all'interno di me stessa? Non potevo certo digli che lo amavo, e per questo volevo ucciderlo, perché non riuscivo a smettere. Lui nemmeno sapeva chi ero. "Io.." mormorai piano, con voce molto meno salda di quanto avrei voluto. Ti amo.. "È complicato.." dissi solo con un leggero sorriso, mentre la mia mano, quasi sfuggendo al mio controllo sfiorò il suo viso, per poi ritrarsi immediatamente e andare a cercare la prima presa che mi capitasse a tiro, sul braccio. |
Guisgard bloccò quel tentativo di presa sul suo braccio da parte di Clio, bloccando a sua volta il polso della bionda mercenaria.
“Dunque...” disse lui con un sorriso tra il beffardo e l'irriverente “... non siete più tanto sicura, eh? Avete smesso quello sguardo da superdonna, giusto?” Col suo viso vicinissimo a quello di lei. “O forse pensavate di farmi vacillare con le vostre forme?” Lui era infatti sopra di lei, con tutto il suo corpo contro quello della bella mercenaria, coperto solo da quell'abito rosso e leggero, mentre le nude gambe di lei lo tenevano ancor più avvinghiato alla ragazza. “Dunque chi siete? La nuova arma del barone? Bellissime donne che nascondono sotto abiti da dame i loro artigli?” |
A quella carezza rubata il mio cuore aveva accelerato sempre di più.
Ma lui fortunatamente non se n'era accorto, distratto dalla presa. Che non era stata molto convinta, in verità, ed infatti era riuscito a bloccarmi il polso. Ero completamente bloccata dal suo corpo, che sentivo perfettamente contro il mio, che cominciava ad essere sempre più ardente. Indifesa. E dovevo ammettere che la cosa non mi dispiaceva affatto, pensai con un sorrisetto divertito, un sorrisetto diverso, mentre un lampo di malizia attraversava i miei occhi. Clio! Lo sguardo scandalizzato di Lila mi strappò un sorriso, ma lei era una ragazzina, io una donna. Una donna innamorata, per di più. Sapevo cosa avrei dovuto fare per ribaltare la situazione, ma non lo feci. Continuavo a ripetermi che ci avrei messo un attimo, dunque potevo anche aspettare un istante ancora. Di questo passo sarà lui ad uccidere te... Non sarebbe stata una cattiva idea, dopotutto. Cominciavo a pensare che sarebbe stato più difficile del previsto. Forse avrei potuto dirgli la verità. Poi quelle sue parole, sul mio sguardo, sul mio ruolo mi riportarono alla realtà. Lo avevo dimenticato ancora una volta. Sorrisi, beffarda alle sue parole alzando appena il collo, così da essere ancora più vicina, per quanto possibile. Potevo sentire il suo respiro sul mio viso. "Se avessi voluto farti vacillare con le mie forme.." sussurrai piano, con gli occhi nei suoi "Non ti avrei preso da dietro, ti pare?" con un sorrisetto divertito. "Sono solo un mercenario.. nulla di più.." col mio sguardo che per un istante si velò di tristezza "Dovresti uccidermi.." sussurrai pianissimo. |
Guisgard fissò Clio negli occhi.
“Per me sei una donna...” disse, allentando la presa sui suoi polsi “... ed io non uccido le donne...” poi la sua mano scivolò lungo la scollatura della ragazza, che nei momenti concitati della lotta si era aperta, lasciando quasi tutto il suo seno di fuori. E fu come una carezza. Il cavaliere accomodò quella scollatura diventata troppo seducente e tentatrice, ma nel farlo le sue dita sfiorarono ed accarezzarono il morbido e sodo seno della mercenaria. |
Il suo sguardo su di me.
Mi stava guardando davvero. Quante volte avevo creduto mi attraversasse, senza accorgersi di me. Senza volerlo mi illuminai. Poi la sua mano lasciò i miei polsi, e non feci nemmeno in tempo a chiedermi perché. La sentii scivolare lungo la scollatura, abbassando lo sguardo per seguire i suoi movimenti. Sorrisi appena, trattenendo il fiato. Quel contatto mi fece tremare, ed ardere, nessuno aveva mai sfiorato il mio seno prima, a nessun altro l'avrei mai concesso. Mi chiesi se non sentisse la mia pelle scottare, dato che mi sembrava di andare a fuoco. "Allora che hai intenzione di fare?" con uno sguardo intenso e la voce calda. C'erano molti modi, dopotutto, in cui poteva uccidermi. Quell'agonia era eccitante e terribile al tempo stesso, sapevo che mi si sarebbe rivoltata contro, ma sapevo anche che non potevo farne a meno. |
Per un lungo istante Guisgard guardò Clio negli occhi.
“Forse me ne pentirò...” disse poi “... magari tornerai alla carica per farmi fuori, ma come detto io non uccido le donne...” le sue mani allora scivolarono lungo le gambe della mercenaria, che tenendolo stretto sui fianchi erano rimaste completamente scoperte “... e comunque sarebbe un peccato ucciderti...” mentre le sue mani accarezzavano quelle gambe morbide, calde e nude “... dunque, che decidi? Mi liberi o vuoi tenermi bloccato così ancora a lungo? Potrei non rispondere più delle mie azioni...” con un sorriso irriverente e senza smettere di accarezzare quelle gambe. |
Sorrisi a quelle parole, un sorriso beffardo, divertito.
Non lo dovevi uccidere? Ehi, mi senti? Ma in realtà non sentivo quella voce nella mia testa, non sentivo più nulla. Nemmeno quella maledetta fitta al cuore. I suoi occhi nei miei per un lungo istante. Poi le sue mani sulle mie gambe, si era alzato leggermente per poterlo fare, lasciando i miei polsi. Restai per un lungo istante in silenzio, ad osservare quelle carezze che avevo sognato per tanti anni, e che ora mi facevano perdere il controllo. Buttai per un momento la testa all'indietro, preda di sensazioni che non conoscevo, ma che non mi erano mai sembrate così forti. Quando la rialzai il mio sguardo era cambiato, cambiato per sempre. Perdonami Lila... Lo fissai negli occhi per un lungo istante, dopodiché chiusi nuovamente la presa, dando un colpo coi reni che lo fece cadere nuovamente addosso a me. "Nemmeno io..." sussurrai, con gli occhi nei suoi. Alzai una mano, schioccai le dita due volte e feci segno ad Elas e Anty, nel caso fossero nelle vicinanze, di andarsene. Probabilmente mi sarei fatta del male, ma ormai ero persa. Chiusi gli occhi e col cuore che batteva a mille, lo baciai tremando appena. |
Clio strinse ancora le gambe, serrando quella presa sui fianchi di Guisgard, tanto che lui fu di nuovo portato a calarsi su di lei.
Il suo corpo ora premeva con tutto il peso su quello della bella mercenaria. Poi quel bacio. Improvviso ed incerto prima, poi di colpo sciolto in un caldo gemito quando lui rispose con l'ardore delle sue labbra e della sua lingua. Divenne così un bacio lungo, appagante ed appassionato, mentre il cavaliere stringeva con entrambe le mani le cosce della mercenaria. E cominciò allora a spogliarla con desiderio. Anty ed Elas erano nascosti nella vegetazione ed a quel segnale di Clio si allontanarono. |
Sentivo il cuore battere sempre più forte.
Avevo paura, una paura folle che mi avrebbe cacciato via, che mi avrebbe respinto, che avrebbe riso di me. Le mie labbra sfioravano le sue titubanti, incerte. Nemmeno sapevo come si dava un bacio. Ma poi lui non lo fece, mi baciò e mi sembrò che tutto il mondo si fosse fermato. Allora mi lasciai andare, completamente, affondando le dita nei suoi capelli scuri, mentre l'altra mano scendeva sulla sua schiena. Le sue mani sulle mie cosce, diventate sempre più ardenti. Lo volevo, quanto non avevo mai desiderato altro. Lo amavo, e ormai avevo capito che nulla avrebbe potuto cambiare questo. Anche se fosse stato quell'unico momento, non mi importava. Quel momento era tutto il mio mondo. Non esisteva passato, né futuro, solo il presente. Un presente meraviglioso. Sentivo lacrime silenziose rigarmi le guance, ma non ci badai, avevo paura a dirgli tutta la verità, paura che si fermasse, che rompesse quell'incanto. Non mi importava se avrebbe pensato male di me, avrebbe scoperto necessariamente che non mi ero comportata così con nessun altro. Avrebbe scoperto di essere il primo, anche se non di essere l'unico. In quel momento non mi importava, nulla importava. Poi prese a spogliarmi, e io feci altrettanto, facendo attenzione alle sue ferite, sfiorando dolcemente le bende, baciandolo piano, quasi come una carezza su quella pelle sofferente. Lasciai che le mie mani scoprissero tutto il suo corpo, liberandolo dai vestiti, come lui faceva col mio. E mi sembrava di non aver mai visto nulla di più bello. Ero felice, felice come non credevo sarei mai stata. |
Guisgard cominciò a spogliarla e lei fece altrettanto.
In pochi istanti quel vestito rosso scivolò come un soffio, una carezza lungo la bianca e morbida pelle di Clio, divenuta di colpo ardente. In breve si ritrovarono entrambi nudi sull'erba umida del bosco. Il cavaliere era inginocchiato a terra, mentre la mercenaria stava completamente stesa. Lui allora la guardò tutta, ogni tratto del suo corpo era attraversato dagli sguardi di Guisgard, facendola sentire infinitamente desiderata. Iniziò poi a giocare con le labbra e con la lingua sulla sua pelle. Prima sui seni, poi sempre più giù, dove né Lila, né Clio potevano avere più difese. Se gli altri mercenari fossero stati lì a guardare quella sensuale scena solo a fatica avrebbero riconosciuto il loro capitano. Abbandonata a quel piacere, a quell'uomo ed alla sua bocca, vibrando come le corde di una cetra sotto quei giochi adulti. Sospirava, ansimava, gemeva ed infine gridava, mentre l'affascinante ribelle tormentava con le sue mani esperte i suoi capezzoli ormai turgidi. E quanto l'estasi fu al massimo, lui prese la mercenaria per farla sua. E a lungo lei fu alla mercé della virilità e del desiderio del cavaliere. http://www.nudedb.com/img/hd/ca/ng/c...n-flashing.jpg |
Nessun uomo mi aveva mai guardato in quel modo, nessun uomo mi aveva mai guardato in realtà.
E che lui, proprio lui, mi donasse quello sguardo era più di quanto potessi immaginare. Quell'abito aveva fatto il suo, dopotutto, e ora poteva scivolare via, in silenzio. Il mio cuore batteva sempre più forte, finalmente libero, la fitta dolorosa non c'era più. Sarebbe tornata, probabilmente, quando lui se ne fosse andato, ma ora non volevo pensarci. Volevo sognare che sarebbe davvero stato mio, e mio soltanto. Ma ebbi solo un istante per pensare. Poi iniziò a giocare con la mia pelle, e non capii più nulla. La sua lingua che esplorava il mio corpo, facendomi impazzire, facendomi gemere, fremere godere. Ogni gioco era una scoperta nuova. Finché non riuscii più a resistere, e lui mi prese tra le braccia, per farmi sua. Avevo paura, ma non ci badai, avevo la mente completamente ottenebrata dalla passione, il corpo preda di quell'estasi che bramava compimento, il cuore gonfio d'Amore per quell'uomo che nemmeno sapeva il mio nome. Ma bastò uno sguardo per perdermi di nuovo. Non desideravo altro che essere sua, e sua soltanto. Così mi abbandonai completamente a lui. Dapprima un po' impacciata, ed inesperta, ma poi quell'estasi mi guidò dove non ero mai giunta. Mi sembrava di aver aspettato quel momento da sempre, aspettato lui. Allora divenni più audace, più appassionata, stringendolo a me, assaporando il suo corpo perfetto come lui aveva fatto col mio. E amandolo, come solo una donna innamorata sa e può fare. |
Annuii al frate, impacciata in quelle vesti da suora che non mi donavano affatto.
<< E come pensate di fare? Sono una proprietà del barone? Mi staranno cercando... E non voglio che altra gente si sacrifichi per me. Ho già Guisgard sulla coscienza ed era proprio quello che avevo cercato di evitare. |
Mi strinsi ancora di più a lui, circondando i suoi fianchi col braccio, quasi a volerlo proteggere ed allontanare da quella sorte, che a suo dire era imminente, ma che io non avrei mai permesso si compisse.
Poi alzai lo sguardo su di lui, cercando il suoi occhi, con un leggero sorriso. "Allora è il momento di ricominciare..." dissi piano, per poi accorgermi della multipla valenza delle mie stesse parole. Ricominciare a sognare, a sperare, ad amare, questo volevo essere per lui, la sua ragione per ricominciare, come lui lo era per me, solo che io non avevo mai smesso di avere fiducia nella mia vita e nei miei sogni, lui invece sì, dunque forse sarebbe stato più difficile del previsto, ma non mi importava, lo amavo troppo. Mi avvicinai a lui, abbassando il mio viso sul suo. "Ti prego, dimmelo..." sussurrai, baciandolo. |
Non diedi peso alle parole della donna, anche perchè io e Solo avevamo indossato il cappuccio del mantello prima di andare da Guisgard e quindi non eravamo riconoscibili in volto nè dalla donna nè da Guisgard...ormai ero entrata nella Freccia Gigliata e sapevo le regole..non si doveva farsi riconoscere..quindi le parole della donna erano ovattate dal cappuccio del mantello.
Scossi il capo alle parole del milord..."Come volete..e bentornato in queste Terre e Dio vi assista milord,e mi auguro sarete ancora riconoscente verso chi vi ha servito ed è morto per fedeltà a voi". Ci allontanammo e mentre legavo Cruz sentii le parole di Solo e lo fissai, sempre incappucciata..."Buona compagnia? Quella donna era nella Pieve quando lui era nascosto..ricordo un particolare...vi erano i soldati a minacciare me ed il Frate, noi volevamo dare loro le offerte per la libertà ma rifiutarono e poi lei portò un soldato da parte, consegnò un sacchetto e questi se ne andò...non mi convince" sospirando "E poi pensate ser Guisgard sia un uomo di bettola..di bassi valori morali...è un Cavaliere, volete che davanti a una che gli presenti un seno o un paio di gambe ci vada subito a letto...non osate offenderlo. Pure Didas disse non era uomo di una notte...ma possiamo pensare ella mentisse..ma Frate Roberto è un uomo di Chiesa e loro non mentono..a me disse di scordarlo perchè lui aveva una donna, e lo confermo, di cui era molto innamorato e non vedeva altre..a meno che sia cambiato e le mie idee su di lui come uomo di alti valori se ne sono andati a farsi friggere e io non ho capito nulla dalla vita....a parte questo...noi lo volevamo salvare visto tutti sanno è braccato, ma non ha voluto e quindi non avrà altra possibilità da me" e sorrisi a Solo, con aria decisa. Entrammo nella Pieve e dissi a Solo a bassa voce.."E oltre a Didas devo scrollarmi le occhiattaccie di odio di quella donna che non ho compreso...quanta aridità leggevo nel suo animo, per fortuna io sono di altra pasta e me ne compiaccio...se vediamo il Frate dobbiamo parlargli di Didas, e di quello che ha detto, poi andremo a ricostruire il villaggio..ma sarà una buona idea rifarlo dove si trova ora? Potrebbero tornare ora che sanno la ubicazione,pensateci...anzi pensaci..ormai possiamo darci del tu...mentre io prego". Presi il Rosario e guardai dentro la scollatura...abbassai quella fiala, ovviamente inutile e iniziai a pregare toccando i vari grani della coroncina, dopo aver acceso un cero. "Salve, o Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva: a te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria." |
L'acqua andava ormai intiepidendosi, ma i nostri corpi infuocati quasi non se ne accorgevano. La danza delle sue mani sul mio corpo aveva raggiunto lo scopo di farmi impazzire dal desiderio. Avrei potuto chiedergli di prendermi in quello stesso momento, ma decisi di aspettare nonostante la voglia di sentirlo dentro fosse scatenata. Volevo portarlo allo stesso punto in cui mi trovavo io, così gli presi il sapone dalle mani e cominciai a lavare io lui. Le mie mani andarono libere ovunque, mani che non conoscevano pudore e che si fermarono ad accarezzare la sua prepotente virilità, dapprima con lentezza e poi con crescente vigore. Speravo di farlo impazzire tanto quanto lui aveva fatto con me, così lo feci alzare in piedi nella tinozza ed alle mani feci seguire la lingua, in un gioco di sensualità senza limiti.
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Il cavaliere e la mercenaria, in quell'appassionato amplesso di giochi, gemiti e grida, scoprirono insieme il morbido e caldo corpo di Clio.
Ardente ed accogliente, non aveva mai conosciuto l'amore e così, acerbo di estasi e passione, come un fiore si aprì pian piano alla virilità di Guisgard, che impetuoso ma dolce assaporò la calda brina che bagnava ognuno dei suoi petali. E se dal principio la ragazza fu sottomessa e timida, poco a poco si fece più audace, più ardita e desiderosa di sconvolgere il corpo del suo amante, con carezze e giochi che la spinsero a conoscere un mondo nuovo, a lei sconosciuto, ma del quale da ora in poi non avrebbe più potuto fare a meno. Era viva fra le braccia di quell'uomo. Era sedotta, dominata, soddisfatta, estasiata. Più e più volte. Come uno strumento tesissimo vibrava alla mercé dell'indomito cavaliere, che ben dimostrava come la sua forza ed abilità non erano solo limitate alla lizza in cui giostrava. Amò Clio con la furia e l'impeto della sua passionalità, facendo morire più e più volte la bionda mercenaria fra gemiti e grida di profondo piacere. Ed infine, quando ormai l'imbrunire cominciò a velare il bosco, i due amanti caddero stremati su quell'erba umida della loro travolgente passione. http://naisteleht.ee/files/images/a_2.preview.jpg |
“Non temete...” disse Frate Roberto a Dacey “... tra breve, se Dio vorrà, il barone non avrà più alcuna proprietà da rivendicare. Perderà tutto, come forse ha già fatto con la propria anima.” Le fece cenno di seguirlo ed andarono nella navatella, dove trovarono Altea, intenta a pregare e Solo.
“Padre...” il brigante al religioso “... il villaggio... è stato distrutto...” “Presto questi soprusi termineranno.” Annuì il frate. |
“Mi chiamo...” disse il padrone, stringendo a sé Gwen “... Gurran... sono un nobile caduto in disgrazia... non per colpa del denaro o dell'onore... su di me è stato un imposto un oscuro incanto... ma stanotte ci sarà la mia dipartita dalle forze del male...” le accarezzò il bel viso e la baciò.
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Arrivò Frate Roberto e trasalii alle sue parole.."Come fate ad essere certo che tutto questo finirà presto?"
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<<Temo che il barone Ferico non sia mai stato dotato di un'anima... Non ho mai visto un uomo così...non saprei neanche come definirlo, davvero. E' strano che la gente sopporti di averlo come padrone. Mio padre mi ha insegnato che chi sta al potere deve esserlo per volere del popolo, deve usare il suo potere e le sue conoscenze per aiutare le persone, per migliorare la loro vita e non per fare dei soprusi.>>
Seguii il frate tenendo la gonna leggermente alzata sopra le caviglie per evitare di inciamparci, il tessuto del vestito da suora era grossolano ma cercavo di non pensare al prutito che sentivo. Mi ritrovai dinanzi a due persone, una donna che pregava e un altro uomo che si mise a parlare con il religioso. Un villaggio distrutto, incendiato mi parve di udire e in risposta il frate, piuttosto sicuro di sè, rassicurò l'uomo che fatti del genere non sarebbero più accaduti. Una frase simile a quella che aveva detto a me poco prima. Il che mi portò a pensare come potesse essere così certo che la fine del barone e del suo dominio fosse vicina. |
Il mondo intero si era fermato, esistevamo solo noi e quei giochi infiniti.
Quei giochi audaci e appassionanti che mi sconvolgevano nel profondo. Abituata alla mia vita rigida e rigorosa non avevo mai conosciuto un abbandono così profondo, un piacere così intenso, una passione così assoluta e indomita. Ero donna, ero sua, inequivocabilmente, mentre i nostri corpi si univano ancora e ancora, mentre la passione e il piacere ci consumavano. Ore intere trascorsero nello spazio di un minuto eterno. Ero morta tra le sue braccia eppure non mi ero mai sentita così viva. Giunse infine il buio su di noi, e cademmo esausti, stremati e soddisfatti su quell'erba soffice. Chiusi gli occhi per un lungo istante, abbracciata a lui. In pace, una pace che non avevo mai conosciuto. |
"...Gurran.." mormorai, con un leggero sorriso, quasi assaporando quel nome.
Poi le sue parole mi spiazzarono. Risposi piano al suo bacio, per poi cercare i suoi occhi. "Josephine mi ha detto tutto. Non voglio che ti accada qualcosa" sussurrai, mentre una lacrima mi rigava il viso. Non lo avrei perso, non avrei mai permesso che uno stupido incanto me lo portasse via. |
Altea palesò a Frate Roberto gli stessi dubbi che in quel momento avevano Dacey e Solo.
Ma prima che il religioso potesse rispondere, dall'esterno della Pieve giunsero alcuni rumori di cavalli. Il brigante allora corse verso l'ingresso e vide diversi uomini a cavallo. Due su tutti destarono la sua attenzione. Uno indossava sfarzose vesti e palesava il suo appartenere al mondo clericale. L'altro invece che gli stava accanto era una vecchia conoscenza dei nostri lettori: il Cavaliere Burbero. |
Ad un tratto udii rumori di zoccoli di cavallo.."Non possono essere i soldati".
Nel frattempo vidi vi era una suora, aveva i tratti orientali, mi sembrava pure lei perplessa e spaesata e le accennai un sorriso. Solo andò verso l' ingresso e lo seguii.."Solo..attento..vuoi metterti nei guai". Uscendo vidi delle figure, uno di loro sembrava una alta carica della Chiesa e vi era un cavaliere...lo guardai con aria sospetta..chi potevano essere mai. |
La stanza era colma di umidità a causa del vapore che avvolgeva l'intero ambiente, mentre l'acqua nella tinozza profumava dei sali e dei corpi di Gaynor e del suo fuorilegge.
Lui era in piedi, in preda all'estasi più assoluta, mentre la dama inginocchiata lo sottoponeva ad appassionati giochi di audace sensualità. Fino a quando l'uomo perse ogni controllo e fece alzare la donna, baciandola e stringendola sé. E così, stando in piedi, i due si amarono. Si amarono a lungo, con trasporto ed ardore, fino a quando lei, sotto il virile impeto di Adespos fu costretta a chinarsi sul bordo della tinozza, aggrappandosi ad esso, mentre l'uomo la possedeva con lo slancio della sua passione. E a lungo la stanza echeggiò dei gemiti di Gaynor, fino a quando bruciata tutta la loro passionalità, si lasciarono cullare dal torpore dell'acqua insaponata, stando l'una nelle braccia dell'altro. |
Risposi al sorriso della donna ma senza dire nulla, il accento era piuttosto inequivocabile e non volevo che nessuno sapesse la mia identità, per non mettere in pericolo quei due che sembrava già pieni dei loro problemi.
Dei rumori alla porta ci destaro tutti ma fui felice nel riconoscere una delle due figure che ci si palesò davanti. << Lieta di rivedervi cavaliere>> dissi a questi sperando che l'uomo che aveva aperto la porta capisse che non c'era nulla da temere, che erano amici. |
Gurran sorrise malinconico a Gwen, ma non disse nulla.
La baciò di nuovo e si alzò dal letto, sistemando la coperta poi sul corpo della ragazza. Aprì un armadio e si rivestì. Infine prese la sua spada e prima di uscire si voltò ancora una volta verso la giovane. “Ti amo, non dimenticarlo mai...” disse in un sussurro. Ed andò via. |
Il giorno volgeva al termine e sul bosco cominciavano a sorgere le ombre dell'imbrunire.
Guisgard prese il suo mantello e coprì i loro corpi, per poi stringere Clio fra le sue braccia. La ragazza era stretta a lui, con la schiena contro il suo petto. “Non immaginavo fossi...” disse piano fra i suoi biondi capelli “... beh, che non avessi mai conosciuto un uomo...” baciandole delicatamente un orecchio. |
Mi baciò, poi si vestì e prese la sua spada.
Le sue parole prima che andasse via mi uccisero. Non sarei stata lì con le mani in mano. Così mi vestii in fretta e furia e uscii,cercando di capire dove fosse diretto. Non avrei mai permesso che quello fosse il nostro ultimo bacio, il nostro ultimo "ti amo". |
“Salute a voi, milady.” Disse con un cenno del capo il Cavaliere Burbero a Dacey.
Subito Frate Roberto si avvicinò a quegli uomini, per poi baciare l'anello che gli porgeva il chierico a cavallo. “Chi siete voi?” Chiese Solo, che era accanto ad Altea. “Bada al tuo tono...” lesto il cavaliere ignoto “... e abbassa il capo.” Solo restò sorpreso, ma il tono del cavaliere sembrava non ammettere repliche. “Dov'è il cavaliere ferito al torneo?” Chiese poi il Cavaliere Burbero a Dacey. |
Gwen in fretta si alzò, si rivestì e scese poi di sotto, dove però il padrone non sembrava più esserci.
La ragazza infatti trovò solo Josephine ed alcuni servitori. |
La suora sembrava conoscere quel Cavaliere...e lui nominò un cavaliere del torneo.
Guardai Solo e dissi sottovoce "Ha parlato di un cavaliere ferito..penso sia Guisgard..era malconcio..che modi...quasi quasi penserei sia il Cavaliere Burbero, e io pure gli lasciai il mio velo coi miei colori". Mi avvicinai al chierico a cavallo, feci un leggero inchino e baciai pure io l' anello.."I miei omaggi..siete il Vescovo?" |
<< Signori siamo in un luogo di Fede e siamo tutti amici qui. Calmatevi>> mi avvicinai quindi al Cavaliere Burbero scuotendo leggermente la testa.
<< Lo avevo detto che dovevate restare... Sono arrivate delle mercenarie, la bionda, la stessa che ha cercato di ucciderlo nella tenda. Ci hanno trovati e lui ha deciso di andare con loro per evitare che facessero del male anche a me, probabilmente lo hanno ucciso ora...>> |
Sotto non lo trovai, c'erano solo Josephine e alcuni servitori.
Corsi fuori, intenzionata a trovarlo. Non lo avrei lasciato andare in contro a quel crudele destino da solo. Non avevo niente da perdere se morivo, ma se riuscivo a salvarlo, avrei guadagnato una vita intera con l'uomo che amavo. |
Il gioco audace che avevo cominciato aveva dato i frutti sperati. Adespos perse ogni controllo e mi prese con foga, facendomi sentire donna come mai in vita mia. La passione che animava quell'uomo era devastante, ogni suo affondo nella mia femminilità faceva vibrare il mio corpo come un'intera orchestra di musici. Ci amammo a lungo, con ardore e sentimento, fino a che esausti ci facemmo cullare un poco all'acqua tiepida, profumata di rose e di sesso.
"Caro, che ne sarà di noi?" Gli chiesi mentre giacevamo abbracciati. Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
A quelle parole guardai la suora.."Scusate..parlate di ser Guisgard..l' abbiamo visto qui fuori, con una donna bionda..allora voleva ucciderlo. Io e Solo, questo buon uomo, abbiamo cercato di salvarlo per portarlo via ma lui ci ha detto doveva andare nel bosco e seguì quella donna...infatti rimasi stupita poichè avevo notato era in pericolo e ora questa suora me lo sta confermando..potevamo salvarlo..scusate l' intromissione ma mi sentivo in dovere di informarvi" ero stupita da quella scoperta ma preferii non pormi ulteriori domande.
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<< Lo avete visto? Già... Purtroppo nonostante l'aspetto quella donna è un'assassina al soldo del barone... Mi dispiace signorina, sembra che conoscevate Sir Guisgard...è un peccato che non siate riusciti a distrasse la donna. Si, lui l'ha seguita per evitare di mettere anche la mia vita in pericolo. Spero che in qualche modo sia riuscito a sfuggirle...anche se ci sono poche speranze temo>>
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Respiravo piano, assaporando quella quiete nell'animo che non conoscevo.
Gli occhi chiusi mentre le sue braccia mi stringevano. Mi sentivo la donna più felice sulla faccia della terra, avrei voluto che quel momento non finisse mai. Per questo restai in silenzio, per lunghi istanti. Poi le sue parole. Arrossii, per quanto ora servisse a poco. È ora, Clio... Presi un profondo respiro e mi voltai verso di lui. "Non sono stata sincera con te..." Alzando lo sguardo su di lui, titubante. "Io.." Esitai "Ti amo, ti ho sempre amato, fin da quando ero una ragazzina a Sygma.. Non puoi ricordarti di me.." Sorrisi piano "Amarti mi ha distrutto, giorno dopo giorno, anno dopo anno... E non potevo nemmeno odiarti perché non avevi colpe, eravate bellissimi insieme e io.. Io.. Ero solo un'ombra... Ricordo una delle poche volte che ci siamo parlati mi dicesti di non avermi mai visto sorridere..." Un sorriso triste mi si dipinse sul viso a quel ricordo "Mi sono consumata, sempre di più.." Mormorai pianissimo. "Anni dopo sono dovuta scappare, lasciandomi dietro il mio nome, il mio casato, la mia terra... Ho incontrato i Montanari e sono diventata una di loro.. Ho creduto di aver seppellito il mio amore per te insieme al mio passato, a quella che ero un tempo, ma arrivati a Monsperson ho compreso che non era così... Dopo la tua entrata trionfale dal barone tutto girava intorno a te, dovevamo darti la caccia ma io continuavo a rivivere le sensazioni del passato... Anche al torneo, come quando portavi i suoi colori e io me ne andavo per non vedere.." Strinsi le palpebre a quel ricordo. "L'attesa di incontrarti mi stava debilitando sempre di più, così ho pensato che forse uccidendoti avrei trovato pace, e non ho vissuto che per questo.." abbassai lo sguardo solo un momento. "Ma poi ho capito che se ti avessi ucciso sarei morta con te, il mio cuore avrebbe smesso di battere col tuo, per quello piangevo, per quello ho allentato la presa... So che non avrei dovuto lasciarmi andare così, ma ho capito che non sarei mai riuscita a smettere, che ti avrei amato sempre, indipendentemente da tutto.. Non ho mai.. Desiderato altro che essere tua e io..." Esitai di nuovo, abbassando la voce "Anche se dovesse essere tutto qui, io.. Ecco.. Me lo farò bastare per il resto della vita.." Sussurrai piano, con gli occhi tristi e una lacrima silenziosa che mi attraversava il viso. Il mio cuore aveva ripreso a battere, sempre più forte. Era vero. Uno e uno solo era la mia regola, e io avevo fatto la mia scelta. Ora, oltre al mio corpo avevo messo a nudo anche il mio cuore. E la cosa mi spaventava molto di più. |
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