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"E' andato di sua volontà..mi è sembrato una recita a dire il vero, qualcosa non mi quadrava...si lo conoscevo...i miei genitori ed io eravamo al suo servizio, i miei genitori sono morti per essergli fedele e io sono stata salvata...ma sembra egli se lo sia dimenticato..purtroppo è sempre la povera gente a morire per i potenti...giusti o sbagliati che siano" scuotendo il capo.
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“Si, lo hanno portato via i mercenari del barone.” Disse Frate Roberto al Cavaliere Burbero, dopo le informazioni di Altea.
“Conoscevate quel cavaliere, milord?” Il chierico a cavallo. “No, ma era un valoroso.” Rispose il Cavaliere Burbero. “Era ferito, ma non sarà facile ucciderlo. E' un Capomazdese e questo basta.” Guardò Dacey. “Milady, noi siamo diretti a Monsperon. Sistemeremo il tutto e poi sarete accompagnata al porto più vicino per salpare verso la vostra isola. Avete qualche richiesta da farmi ora?” “Sembrate avere le idee chiare voi...” osservò Solo. “E' l'ultima volta” seccato il Cavaliere Burbero “che perdonerò la vostra insolenza nel continuare a commentare senza essere interpellato.” |
“Aspetta, Gwen...” disse Josephine inseguendo la ragazza “... dove vuoi andare? E' ormai buio ed il bosco è pericoloso ora!”
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"Non provare a fermarmi, Josephine, non ci riuscirai!" le urlai, continuando per la mia strada.
Non poteva intralciarmi proprio in quel momento. "Gurran... Il padrone... È uscito con una spada, diceva che staserra ci sarebbe stata la sua dipartita dalle forze del male, non posso lasciarlo andare così!" |
Ascoltai frate Roberto e lo guardai, quindi era tutto confermato.
Poi Solo venne di nuovo trattato a quel modo.."Scusate Milord, l' ardire..messer Solo è pure un valoroso, ha messo a repentaglio la sua vita come molti altri qui a Monsperon e nella foresta di Clantes, inclusa la sottoscritta, per combattere il barone. Perchè lo trattate in questo modo...presentatevi milord..io sono Altea...non sono nobile e nemmeno capomazdese, sono solo figlia di due poveri servi che servirono i capomazdesi e faccio pure io la sguattera a volte...ma questo non vi permette di trattarci in questo modo...e il villaggio di questo uomo è stato bruciato dal barone mietendo pure vittime..siate più cortese" e lo guardai indispettita per quella arroganza. |
“C'è una chiesetta poco distante...” disse Adespos stringendo a sé Gaynor, mentre l'acqua cullava i loro corpi “... si trova dove il bosco ricopre alcuni dolci pendii di un basso e verde colle... ci andavo spesso da piccolo a guardare gli affreschi... li guardavo e sognavo mondi lontani, pieni di avventure e di amori... e mi sono sempre promesso che in quella chiesetta avrei portato la donna della mia vita...” guardò la dama sorridente “... ammesso poi che lei fosse consenziente...” facendole l'occhiolino.
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In effetti una cosa continuava a tormentarmi ma non sapevo neanche da come iniziare, come riassumere i mie pensieri in una frase.
<< Io... Il consigliere del barone, Jean... Non so cosa gli abbiamo detto di me, dopo che sono andata via. Ditegli che mi dispiace, che non volevo ferirlo ma... Che non potevo accettare di vivere sotto il dominio del barone. Ditegli che è per questo che sono andata via... Ditegli che lo porterò sempre nel cuore anche se lui mi odierà probabilmente...>> Sfilai l'anello che mi aveva dato Jean. << Dategli questo, per provare la veridicità del messaggio>> La mia voce era tremolante ma mi obbligai a restare con il volto impassabile. |
Guisgard con una leggera carezza sfiorò il viso di Clio, reso ancor più bello dall'ardore appena provato insieme su quel prato, asciugandole quella lacrima.
“Si, l'ho amata molto...” disse poi lui guardando gli alberi che li circondavano e velandosi di malinconia “... e forse un pezzo del mio cuore è andato via con lei...” si voltò a fissarla “... ma rammento adesso chi sei... quella bionda ragazza... si, ora la riconosco... eri tu che ogni tanto comparivi nelle mie terre, che mi regalava uno sguardo e a volte pure un sorriso... ora sei una bellissima donna...” accarezzandole con le dita le labbra “... tu... che ti sei donata a me oggi...” e la baciò con dolcezza, per poi abbracciarla di nuovo. |
“Ma ragiona...” disse Josephine cercando di convincere Gwen “... cosa vorresti fare? Andare nel bosco e poi? E' buio ormai e ci sono tagliole ovunque!”
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"E cosa dovrei fare? Restare immobile a far nulla sapendo che lui è lì fuori a morire?" sbottai fissandola, per poi riprendere a camminare guardandomi intorno, alla ricerca di un particolare nell'oscurità del bosco, un segno qualsiasi che mi facesse capire dove fosse Gurran.
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Il Cavaliere Burbero squadrò con sufficienza Altea.
“Difendete il presunto onore del vostro amico” disse indicando Solo “e ne rivendicate il rispetto, ma non esitate invece a sparlare di quel valoroso cavaliere di cui foste serva con i vostri genitori. Perchè mai? Perchè nel salvare questa principessa” riferendosi a Dacey “non si è accorto di voi riconoscendovi? Badate di essere più rispettosa. Quel cavaliere era solo in questa terra divenuta ostile per difendere i suoi abitanti da un folle tiranno nemico degli uomini e soprattutto della Chiesa. Ha umiliato il più superbo e potente cavaliere di queste terre al torneo e ha salvato questa ragazza da un matrimonio indegno e da una vita infelice.” Sempre parlando di Dacey. Poi quella richiesta della principessa. “Milady...” a lei il cavaliere misterioso “... quell'uomo non merita il vostro rimpianto. E' un uomo del barone.” Prese l'anello. “Ma se è vostro desiderio, allora questo anello gli sarà consegnato insieme al conto che come il suo padrone dovrà pagare.” |
A quella sua risposta, il cuore mancò qualche battito. Se la felicità avesse un viso, sarebbe il mio in quel momento.
"Oh, amore mio... ti amo così tanto! Tanto quanto non avrei mai creduto possibile amare... ti mi hai ridato la vita, hai incontrato una donna spenta e ne hai fatto un faro... No, anzi, sei tu il mio faro, una luce che sovrasta la tempesta e non vacilla mai... Verrò con te ovunque vorrai, qualunque sia la vita che hai deciso di condurre... Dopotutto, lo hai appena detto... sono la donna della tua vita..." Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
La Freccia Gigliata
Quella carezza leggera mi sembrò incredibilmente preziosa.
Poi le parole, il suo tono, il suo sguardo. Una fitta dolorosa mi attraversò. Anche se non fosse finito tutto quel giorno, anche se mi avesse voluto con sè, non sarei mai stata alla sua altezza. Sarei sempre stata un ripiego. Abbassai lo sguardo per nascondere la profonda tristezza che mi attraversava, e più di una lacrima mi rigò le guance. Poi lui si ricordò di me e mi illuminai, sorridendo tra le lacrime. Poi sfiorò le mie labbra, e mi baciò, con una dolcezza infinita. E io mi abbandonai a quel bacio come se fosse la cosa più cara che avessi. Ed in effetti lo era. Poi mi rintanai tra le sue braccia, beandomi del calore del suo corpo, assaporando il battito del suo cuore. Lo accarezzavo piano, dolcemente, ogni istante era prezioso. Temevo il momento in cui se ne sarebbe andato, lasciandomi ancora meno di quanto non mi fosse rimasto prima. Lasciandomi solo il ricordo della felicità. Attesi, lunghi istanti, mentre sentivo le lacrime scorrere non viste. "Che ne farai di me ora?" Sussurrai infine, con voce tremante. Gli avevo rubato un giorno d'Amore, certo non potevo pretendere di più. Anche se avrei voluto anche quel poco di cuore che gli rimaneva. Lo amavo talmente tanto che mi sarebbe bastato. E io più di tutti sapevo quanto potesse fare male. Quanto un cuore sanguinante avesse bisogno di cure. Lo avrei curato col mio Amore se me l'avesse concesso, senza chiedere nulla in cambio. Alla fine presi coraggio, e diedi voce ai miei pensieri. "Io non sarò mai lei..." Mormorai, con un filo di voce, guardando lontano "Mai.. Neanche lontanamente..". Il mio cuore batteva sempre più forte. Mi voltai verso di lui, appoggiandomi a un gomito per poter vedere meglio il suo bel viso. "Ma questo non significa che ti ami di meno, anzi.." Sussurrai, dolcemente, con lo sguardo incerto ma appassionato. In quel momento gli bastava una parola per distruggermi, e lo sapevo bene. Il fatto che avesse fatto l'Amore con me non mi dava il diritto di sognare. Ma dovevo tentare, poteva essere la mia unica occasione. Così mi feci coraggio e continuai a sostenere il suo sguardo. "Ma se vorrai, se mi vorrai .. io.." esitai, con il cuore che batteva sempre più forte. Accarezzai dolcemente il suo viso, guardandolo con lo sguardo pieno d'amore. "Non ti chiederò mai nulla di più, ti donerò tutto il mio Amore senza chiederti mai nulla in cambio..." Tremavo, ma dovevo trovare la Forza. Com'ero diversa dalla mercenaria insensibile ora, mentre gli porgevo il mio cuore perché ne facesse ciò che voleva. "Mi accontenterò di starti accanto.." Continuai "..di renderti felice..." Sorrisi, e il mio sorriso divenne audace e malizioso. "Perché detto tra noi.." Avvicinandomi al suo viso "Non mi sembrava te la stessi passando tanto male, poco fa.." Con voce calda e sensuale, per poi chinarmi a baciarlo dolcemente sulle labbra. "Beh, pensandoci bene.." Dissi poi, mentre la mia mano accarezzava il suo petto "Con tutta la gente che vuole accopparti ti farebbe comodo una guardia del corpo, non trovi?" Sorridendo. "Guarda che non è mica così facile trovarne una carina come me.." con sguardo malizioso per poi baciarlo piano. Ogni istante passato con lui mi sembrava così prezioso da non doverlo sprecare, e ora che ero lì, tra le sue braccia, l'idea di separarmi da lui era terribile. Anche se avrebbe avuto tutto il diritto di farlo, in fin dei conti. Di andarsene e lasciarmi lì, a vivere di ricordi. |
"Scusate...ma io non ero presente nè al salvataggio della principessa e nemmeno al torneo...io ero andata a salvare il villaggio..anzi proprio per salvare ser Guisgard ho carpito delle informazioni sul barone e certe pratiche da loro usate..ora so ella è una principessa...io ero al torneo, stavo facendo da madrina a un amico e ho donato il mio fazzoletto arancio e lilla a un cavaliere misterioso...e poi andai via perchè pensavo le vite di quelle persone fossero più importanti. Io ho sempre stimato milord...e ho combattuto fino ora per lui e Solo per Monsperon.." guardai Solo e Frate Roberto "Non tollererò queste infamanti accuse...dopo tutto quello che ho fatto e ho combattuto...se ser Guisgard fosse stato al Torneo sarei rimasta non vi pare?".
Mi allontanai veramente offesa...erano accuse non meritavo..io e Solo avevamo combattuto molto e io avevo rischiato per Guisgard..pure prima. |
Preferii non immischiarmi nella discussione partita dalla donna. In fondo non erano affari miei, per niente.
<< Cosa...Cosa intendete? Cosa volete fargli? Lui è stato l'unico in tutto il castello a trattarmi con gentilezza, merita che questo gli venga riconosciuto... Non è come il barone, ne sono sicura...>> Ecco cosa stava accadendo. La rivolta doveva essere alle porte, ecco perché la sicurezza del frate prima e ora le parole del cavaliere. << Signorina Altea sono certa che i vostri intenti sono nobili così come le vostre azioni e siamo tutti molto colpiti dal vostro coraggio ma ... in questi momenti siamo tutti molto tesi e la situazione non è delle più semplici quindi sono certa vorrete scusare i modi del cavaliere qui, non era sua intenzione offendere voi e il vosto amico>> |
Guardai la principessa..."Vi ringrazio maestà...avete capito le mie intenzioni, capisco la tensione ma io non sto offendendo nessuno...anzi ho dato informazioni su come trovarlo e pure ho altre informazioni...pure io ero contro il barone, ho sentito eravate sua prigioniera..ora dovete trovare la libertà..per quanto riguarda me...io posso pure continuare la mia vita normale qui..anzi si spera visto siamo anni sotto i soprusi del barone e vivo in eremitaggio come messer Solo...non ho bisogno dei consensi di questo cavaliere poichè io so le lotte fatte...e ho pure un fratello nelle prigioni del barone" e mi voltai nuovamente guardando l' infinito ma per ultima cosa dissi al Cavaliere..."Una ultima cosa...ser Guisgard non è mai stato mio amico..io non ho mai parlato con lui e nemmeno quando ero serva delle sue terre" e avevo precisato pure questo.
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“Ah, che ragazza testarda...” disse Josephine “... aspettami, vengo con te...” a Gwen, per poi prendere la sua mantellina.
Così le due uscirono dal castello, ritrovandosi nel bosco ormai avvolto da una cupa oscurità. Versi di belve selvatiche si udivano in lontananza, confuse con voci che parevano perdersi nel bosco. “E' come cercare un ago in un pagliaio...” mormorò la nana. |
Josephine si decise a seguirmi.
"Non mi avevi detto tutto, riguardo quel l'incanto. Non mi avevi detto che sarebbe accaduto stanotte, ma solo che avrebbe rischiato di morire se avessero ucciso quell'animale". Il mio tono era freddo, inespressivo, ma in fondo ferito, perchè ancora una volta non mi aveva detto tutto ed io meritato di sapere la verità. |
Adespos guardò Gaynor negli occhi.
“Amore mio adorato...” disse in un sussurro, per poi baciarla. Le loro labbra si unirono così, incatenandosi e fondendosi in un unico sospiro, in un solo frammento del medesimo respiro. E restarono stretti l'uno all'altra a lungo, mentre le stelle attraversavano il cielo di Sygma e la sua notte così generosa di speranze, promesse e sogni. |
Guisgard sorrise a quelle ultime prole di Clio.
“In verità” disse rispondendo al suo bacio e stringendola a sé “non credo che in giro ci sia un altro mercenario con metà della tua abilità ed un quarto della tua avvenenza.” Facendole poi l'occhiolino. “Ma il mio compito non è ancora finito...” facendosi serio, con lo sguardo deciso e freddo “... ho ancora una cosa da fare... e devo farla ora... lui mi sta aspettando...” |
In una sola frase Adespos mi aveva regalato il mondo intero. Restammo abbracciati a lungo, fino a che l'acqua si fece fredda, procurandoci ripetuti brividi.
"Amore mio, è meglio se ci asciughiamo adesso, altrimenti rischiamo di ammalarci..." Così mi alzai e cominciai a frizionarmi il corpo con il telo da bagno. "Cosa intendi fare adesso?" Gli chiesi mentre mi rivestivo "Ti piacerebbe riavere la tua vita di un tempo o stai bene nel bosco?" Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
“Allora” disse il Cavaliere Burbero ad Altea, col tono di chi aveva perso fin troppo tempo in una questione di basso conto “se, come dite, egli non è vostro amico e neanche mai avete avuto la possibilità di parlargli, il vostro tono di biasimo nei suoi confronti è totalmente fuori luogo. Quel cavaliere dunque non ha potuto dimenticare nulla di ciò che lamentavate senza motivo.” Rifacendosi alle parole pronunciate dalla donna al loro arrivo e riferite al Cavaliere Esiliato. “Ma ora abbiamo questioni più urgenti di cui occuparci.” Guardando il chierico a cavallo. “Milady...” fissando poi Dacey “... non conosco tutti i cani che mangiano alla mensa del barone Ferico e non ho intenzione di contraddire ciò che voi dite del vostro promesso sposo. Ma non posso non chiedermi come mai egli non abbia mosso un dito per farvi fuggire e tornare sulla vostra isola, visto che è palesemente il vostro desiderio più grande. Comunque consegnerò questo anello secondo quanto mi avete chiesto.”
“Andiamo dunque.” Disse il chierico a cavallo. E galopparono via verso Monsperon, mentre Frate Roberto li benediceva. |
Le domande del Cavaliere Burbero ero quelle che spesso mi ero fatta anche io mentre ero prigioniera.
<< Buona fortuna >> dissi ai due uomini che si apprestavano ad andar via. Nell'aria si poteva respirare l'odore della rivoluzione perché questo sicuramente si stava profilando all'orizzonte. |
Abbassai lo sguardo per nascondere le lacrime, avvolta da una profonda tristezza.
Anche se ero lì, tra le sue braccia, anche se gli avevo donato tutto ciò che avevo, continuavo ad essere invisibile. Che ti aspettavi? Me lo meritavo, dopotutto, gli uomini non danno valore a ciò che ottengono facilmente. E io lo sapevo, lo sapevo meglio di chiunque altro. Eppure avevo tradito me stessa e tutto quello in cui credevo pur di poter essere sua, anche una volta soltanto. Ora dovevo accettare le conseguenze delle mie scelte, e quel che è peggio avrei dovuto conviverci. Fortunatamente la vita di un guerriero è breve, la maggior parte delle volte. Ma la cosa migliore sarebbe stata morire in quel momento, tra le sue braccia. Non aveva dato alcun peso alle mie parole, parole che mi era costato pronunciare, parole che mi mettevano a nudo più di quanto non lo fosse il mio corpo, che mi facevano sentire indifesa, fragile. Parole che però erano state come il vento. Dunque non aveva alcuna intenzione di portarmi con lui. Non era stato che un sogno, meraviglioso, uno di quelli però che svanisce all'alba. Eppure continuava a stringermi, e io restai in silenzio abbracciata a lui, con lo sguardo basso perché non vedesse le mie lacrime silenziose, mentre lo accarezzavo piano, dolcemente. Se quello doveva essere il mio unico giorno d'Amore, non mi sarei persa nemmeno un istante. |
Guardai il Cavaliere un ultimo momento ribattendo..."Io penso egli...non abbia dimenticato la fedeltà che i miei genitori gli hanno prestato per anni...poi di me non importa...ma la nostra casa è stata bruciata come traditori e loro sono morti con onore...a me preme solo questo..ma forse per voi la parola onore e rispetto non esiste..cosa pensavate...mi rivolgessi a qualche ipotesi amorosa? Vi siete sbagliato".
Poi andarono via e guardai Solo..."Solo, il nostro buon frate aveva detto che tutto sarebbe finito e il villaggio sarebbe stato ricostruito ma sono basita..sono queste le future ipotesi? Non si sono nemmeno interessati dei morti del villaggio, vi hanno insultato e non so per quale motivo...ho aspettato molto questo momento..arrivassero loro a salvarci e ora che sono arrivati ho visto la stessa arroganza del barone" con una lacrima di delusione..."Ormai penso sia inutile ricostruire il villaggio...e io andrò in altra Terra, non intendo rimanere dove chi si comporta in questo modo nei confronti della povera gente, di voi della Freccia Gigliata...tanto temuta dal barone e vi siete fatti valere con onore". Saltai su Cruz..."Mi accompagnate alla rocca Solo? Poi potete far ritorno nel vostro villaggio e aiutare i vostri compagni..avranno fame e paura i soldati ritornino...e spero non siano già tornati per ucciderli". |
Gwen e Josephine avanzavano nel buio che avvolgeva il bosco, mentre versi e voci echeggiavano incerte e vaghe intorno a loro.
La giovane però era contrariata per i silenzi della nana e di come era stata messa allo scuro dell'intera vicenda. Ma mentre camminavano tra le siepi, il piede di Gwen finì in una tagliola, che si chiuse all'istante, lacerandole la caviglia e bloccandola in una dolorosa stretta. |
Adespos uscì dalla tinozza e come Gaynor prese a rivestirsi dopo essersi asciugato.
“La vita del bosco è libertà” disse “ma mi mancano le mie terre, il mio castello ed i miei fedeli uomini con cui ho condiviso lavoro e battaglie. Ma non voglio illudermi... il barone mi ha confiscato tutto...” con tono malinconico “... vieni, voglio tornare a Monsperon e vedere come procede il torneo.” |
Scossi la testa seccata, Josephine non mi aveva nemmeno risposto.
Mentre camminavano sentivo dei versi e delle voci disperdersi nel bosco. All'improvviso il mio piede finì in una tagliola e l'urlo che lanciai fece rabbrividire me stessa. Era come se la mia caviglia fosse dilaniata dalle fauci di un animale e il dolore era indicibile. "Josephine...Josephine... Aiutami... Ti prego..." soffiai ansimando, mentre cercavo di aprire la tagliola; non riuscivo a parlare, a pensare, il dolore era lacerante. |
Alla Pieve erano rimasti Frate Roberto, Dacey, Altea e Solo.
“Perdonate, ma non posso condurvi alla rocca.” Disse il brigante ad Altea. “Io invece ho letto nobiltà nelle parole di quel cavaliere dal tono burbero. Di sicuro non voleva certo offendervi, ma è il suo modo di porsi. Egli è straniero, eppure sta lottando per Sygma. Il villaggio è andato distrutto è vero, molti sono morti, ma nulla è perduto. Anzi, credo che a Monsperon stia per accadere qualcosa. E forse non ci servirà ricostruire il villaggio, poiché, se Dio vorrà, ritorneremo tutti alle nostre vere case. Su, venite anche voi con me.” “Ben detto, figliolo.” Annuì sorridendo Frate Roberto. “Forse, a Dio piacendo, questo che sta per sorgere sarà un giorno nuovo. Il primo di una lunga libertà.” |
Guisgard e Clio restarono stretti l'una all'altra ancora a lungo, avvolti dal mantello e dal silenzio circostante.
“Ora devo andare...” disse lui alzandosi e stringendo il mantello attorno al corpo di lei “... devo tornare a Monsperon...” accarezzandole il viso. Si accorse allora delle sue lacrime. “Perchè piangi?” Stupito. |
Guardai Frate Roberto e Solo.."Io credo in voi due...ho fiducia in voi...forse non gli sono simpatica...magari non ha mai trovato una donna che lo contesta e pensate al torneo gli ho pure donato i miei colori e il velo" ridendo "Ma il suo scudiero ha detto...lui non interessava del velo e delle madrine, ma quel giorno al torneo voleva piantare tante Croci...il Cavaliere Burbero..nome azzeccato.
"Padre Roberto abbiamo saputo il barone usa esoterismo..." e guardai Solo "non sappiamo in che modo comunque...bene ora che si fa" sorridendo alla principessa, capii doveva forse amare un uomo ma non era sicura dei sentimenti di lui. |
La malinconia di Adesopos mentre parlava della sua terra mi colpì come un pugno allo stomaco. "Il barone... quel vigliacco... ma non smettere di sperare, amore mio... sono sicura che un giorno riavrai indietro tutto ciò che ti spetta." Finii di prepararmi ed aggiunsi: "Si, torniamo a Monsperon..."
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<< Credete che il barone sia facile da sconfiggere? Ha soldati, mercenari e se dite che usa anche la magia... Non vedo come un paio di cavalieri possa fermarlo... Dovrebbe la gente stessa opporsi, tutti voi alzare la testa e protestare contro i soprusi. Apertamente.>
Quanto a me che cosa dovevo fare ora. Tornare a Monsperon? Cercare un passaggio fino a Mirza? E come potevo passare inosservata? |
Gwen si svegliò di colpo.
Il respiro rotto, la fronte sudata ed il cuore che batteva all'impazzata. Fuori ormai l'alba era prossima e dalle strade proveniva una singolare agitazione. Il primo istinto della ragazza fu però quello di toccarsi il piede. Era stato tutto un sogno. Questo realizzò a fatica la giovane. Un sogno reale però. Molto reale. Il castello, il padrone e l'incanto, tutto un sogno dunque? Possibile? Dopo qualche istante di inquietudine Gwen rammentò che era il giorno in cui avrebbe incontrato Emon nel bosco. A mezzogiorno. Sarebbe dunque dovuta passare per la bottega e poi diretta verso il bosco, per l'appuntamento col suo giovane amico. http://45.media.tumblr.com/tumblr_m4...knqno1_250.gif |
Ed infine lo disse, le parole che tanto temevo.
Si alzò, lasciandomi avvolta nel suo mantello. Quel distacco fu terribile, ma cercai di restare impassibile, anche se ormai era tardi. Ormai le lacrime scorrevano senza che potessi farci niente. Infine lui se ne accorse, e mi guardò con stupore. Possibile che non capisse? "Io..." mormorai piano "Non hai risposto.." dissi piano, con voce tremante "Ti ho chiesto che ne farai di me e non hai risposto..." respirando piano "Deduco che la cosa non ti interessi.." abbassando ancora lo sguardo "Non ti vedrò più?" con uno sguardo triste e spaventato insieme, per poi abbassarlo nuovamente. Annuii, tra le lacrime. "No tu.. tu.." respirai "Hai ragione io.. è giusto così.. me lo merito.. non mi devi niente..." esitai, sorridendo appena, tra le lacrime "Infondo ho avuto più di quanto avrei mai potuto desiderare dalla vita.." sfiorandogli dolcemente il viso. La fitta al cuore era tornata, ed era più forte di prima. Cercai di non badarci. "Sei disarmato.." dissi poi "Aspetta..". Mi alzai, presi il vestito rosso, nel corsetto era nascosto un pugnale intarsiato, con il lupo e la vipera, simboli del casato dei Lorendal, simboli di Miral. Glielo porsi, con la mano che tremava appena. "Prendilo, ti prego.." mormorai "L'ho sempre conservato per te, ho sempre sognato che un giorno avresti chiesto i miei colori, e io ti avrei dato un pegno che nessun'altra potrebbe mai darti.." stringendo il pugnale per l'ultima volta, per poi posarlo delicatamente nella sua mano. "So che hai già una madrina ma... tienilo, ti prego.. e abbine cura.." alzando lo sguardo su di lui, tra le lacrime "Così magari, ogni tanto, ti ricorderai di me.." sussurrai, con voce tremante. |
“Il barone è forte” disse Frate Roberto ad Altea e a Dacey “ma anche noi adesso lo siamo.”
Quelle parole del frate suonare enigmatiche ai tre. Ma un attimo dopo si udirono dei cavalli. Allora davanti alla Pieve passarono due figure. Erano Gaynor ed Adespos che avevano lasciato il palazzo di lei per tornare a Monsperon. “Capo!” Gridò Solo. Subito il brigante arrestò il suo cavallo. “Solo!” Salutò. Così Solo raccontò ogni cosa ad Adespos e a Gaynor. “Quell'uomo col Cavaliere Burbero è Sua Grazia il vescovo.” Svelò poi Frate Roberto. “Va nel bosco” ordinò Adespos “e raduna tutti gli altri. Poi tornerete qui e scorterete milady” indicando Dacey “al porto più vicino, per essere imbarcata e poter così tornare a casa sua.” “Si, capo.” Annuì Solo. |
Mi svegliai di colpo.
Stavo per inveire contro Josephine, dovevo cercare Gurran e non potevo stare a letto. Poi, mi accorsi di qualcosa. La mia stanza. Com'era possibile? E la caviglia era sana, nessun segno della tagliola. Non poteva essere stato tutto un sogno... Non poteva... Tutto ciò che c'era stato con Gurren... Non poteva non essere reale... Dopo almeno un quarto d'ora in cui ero stata immobile a fissare il muro di fronte al mio letto, pensai che l'ultima volta che ero stata a casa era stato prima dell'appuntamento con Emon... Che fosse davvero quel giorno? Non restava che scoprirlo. Così mi vestii e andai in erboristeria, ancora pesantemente sconvolta e sotto shock, in attesa che si facesse l'ora dell'appuntamento. Mentre ero lì, seduta al bancone, pensavo a tutto quello che credevo fosse reale, la nostra storia, il nostro Amore, tutti quei momenti passato insieme, il ritratto chemi aveva fatto, tutto svanito... Come potevo accettare che tutto questo non esistesse? |
Guisgard prese il pugnale, ma poi, senza dire nulla, come risposta baciò Clio.
Un bacio dolce, eppure appassionato. “Sto andando ad affrontare il cavaliere più forte e malvagio che oggi c'è a Monsperon...” disse sussurrando sulle labbra di lei, ancora bagnate da quelle calde lacrime “... un duello mortale... cosa potrei prometterti? Nulla... poiché non so se conserverò la vita... dopo forse... se Dio vorrà... se tu mi aspetterai... tornerò qui, sperando di trovarti... ma ora non so cosa accadrà...” la baciò di nuovo “... mi occorre un cavallo...” |
Guardai il frate sempre più incuriosita volendo capire cosa nascondeva con quelle parole.
Altri avventori giunsero alla Pieve. Lei sembrava una donna di origini nobili e fui sorpresa nel vederla in compagnia di quello che si rivelò essere un bandito. Ma ormai non mi stupivo più di nulla e non era mai stato da me giudicare le persone dalle apparenze. Salutai i due nuovi arrivati e l'uomo prese a parlare con Solo. Fui piacevolmente sorpresa nel capire che volevano aiutarmi e non potevo che fidarmi di loro, benché ritenuti fuorilegge. Fuorilegge secondo il barone ovviamente. << Vi ringrazio signori. Il vostro aiuto mi é prezioso e cercherò di ricompensare la vostra gentilezza >> |
Mentre passavamo davanti alla Pieve, diretti a Monsperon, sentimmo una voce chiamare Adespos. Era Solo, che ci raccontò il massacro del villaggio. Mentre parlava, sentivo la collera montarmi dentro come un fiume in piena. Il barone avrebbe pagato anche per quello, sentivo che ormai aveva le ore contate, avevo visto il Cavaliere Burbero in azione e sapevo di cosa era capace. Ci sarebbero stati poi anche Adespos e i suoi a dargli man forte, e non era cosa da poco.
"Andiamo caro, andiamo ad affrontare quel bastardo..." Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
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