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Le parole del frate erano enigmatiche...poi arrivò un uomo e una dama e Solo lo chiamò "Capo"...quindi era lui il capo della Freccia Gigliata.
Guardai Solo "Solo...sei in gamba...ce la farai..ce la farete voi tutti della Freccia Gigliata..." e gli diedi una pacca sulla spalla. |
Sempre preda di quell'inquietudine e di quello stupore, Gwen uscì di casa, diretta all'erboristeria e decisa a scoprire la verità.
Ormai albeggiava, ma per le strade di Monsperon la gente appariva già sveglia da un po'. C'era il secondo giorno del torneo e tutti erano animati da una forte eccitazione per l'attesa. La ragazza raggiunse il suo negozio. Qui aveva incontrato per la prima volta Josephine, dunque almeno lei era reale e non frutto di un sogno. |
Quel bacio, così dolce e appassionato.
Quel bacio che mi fece battere il cuore ancora più forte, lo strinsi a me in un ultimo abbraccio. Poi quelle parole, parole a cui volevo credere disperatamente, ma che potevano anche essere una scusa. Dopotutto non si era nemmeno premurato di sapere il mio nome. "Qui?" sforzandomi di sorridere "Ti sembro una dama che se ne sta nel bosco ad aspettare?" asciugandomi le lacrime. "Devo tornare a Monsperson, devo vedere i miei uomini, dovrò dar loro delle spiegazioni, dovremo decidere cosa fare..." mi alzai e iniziai a rivestirmi. "Sono un soldato, se c'è una guerra da combattere il mio posto è al fronte, non nascosta nel bosco ad aspettare un uomo che potrebbe non arrivare mai..." allacciandomi i lacci del corsetto. "Se vorrai combatterò al tuo fianco, da sola o con i Montanari, non c'è nulla che ci leghi al barone, sono solo affari.." alzando le spalle. Mi avvicinai a lui, con un po' più di fierezza nello sguardo, che era stato così fragile e indifeso finora. "Ma dovunque sarò, ti aspetterò.." sfiorandogli il viso "Ti aspetterò sempre, e se Fagan dovesse ucciderti.. ti vendicherò...". E lo baciai, un bacio intenso, appassionato, stringendolo a me. "C'è il mio cavallo.." indicando la direzione in cui avevo lasciato Ercole "Posso accompagnarti fin quasi a Monsperson, poi proseguirò a piedi.." annuendo. |
“Siamo in gamba.” Disse Solo ad Altea. “Tu non vieni con me a chiamare gli altri? Su, facciamo in fretta. Non voglio perdermi lo spettacolo che andrà in scena a Monsperon tra breve.” Ridendo.
“Io e Gaynor andiamo a Monsperon...” Adespos a Frate Roberto e a Dacey “... voi preferite restare qui?” |
L'unica costante era Josephine. Ero certa che lei fosse reale, quindi magari non era stato davvero tutto un sogno...
Non mi bastava... Volevo lui come prova, volevo sapere se davvero era successo tutto ciò o era completamente frutto della mia fantasia. Di sicuro un padrone c'era, Josephine veniva apposta per lui in erboristeria. Pensai che comunque, nel sogno o nella realtà, qualcosa sempre mi legava a quel castello,a Gurran. |
Era un'occasione per guardare un'ultima volta Monsperon e non volevo restare nella Pieve.
<< Se fosse possibile vorrei venire con voi...>> azzardai |
Sorrisi a Solo e lo abbracciai "Grazie...grazie...per la fiducia ancora riservi in me....quindi dobbiamo agire in fretta, non ti pare? Andiamo a prendere i nostri fidati cavalli..e Cruz sta sopportando già tanto, ma ha ancora forza per tante avventure".
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Di nuovo un bacio unì Guisgard e Clio.
Ormai l'alba era prossima ed il cielo si tingeva di un rosato chiarore. “Vendicarmi...” disse lui “... e toglierti questo bel vestito? Un motivo in più per sopravvivere dunque...” sorrise e la baciò di nuovo. Raggiunsero Ercole e galopparono insieme verso Monsperon. Presso le porte della città, il cavaliere scese. “Troverò il modo di raggiungere i padiglioni...” un ultimo bacio “... ora però dovresti dirmi il tuo nome, no?” Chiese prima di andare via. |
Altea e Solo presero i cavalli e galopparono fin nel cuore del bosco, illuminato ormai dal chiarore dell'alba, in cerca dei loro compagni.
Li trovarono non lontano dal villaggio ormai devastato. Raccontarono loro tutto, poi insieme ad alcuni di quelli si diressero verso Monsperon. |
Galoppammo forte, ormai l' Alba di un nuovo giorno stava spuntando...si sperava un giorno migliore.
E subito trovammo i superstiti...si preparano e subito partimmo per Monsperon. Per fortuna avevo nella sella la mia spada e la cinsi alla vita. |
“Certo, milady.” Disse Adespos a Dacey. “E voi, padre?” Chiese poi a Frate Roberto.
“Beh, a questo punto mi unirò a voi.” Rispose il frate. “Dopotutto sono stato incaricato di accompagnare milady.” Indicando Dacey. Così i quattro, c'era infatti anche Gaynor, lasciarono la Pieve e raggiunsero Monsperon. Qui tutto proseguiva con la solita scandita tranquillità, col torneo che stava per ricominciare. Adespos, Gaynor, Dacey, sempre abbigliata da suora e Frate Roberto si mischiarono alla folla, decisi a vedere cosa stesse per accadere. |
Era strano tornare a Monsperon sotto mentite spoglie ma soprattutto libera.
Smontai da cavallo insieme agli altri e li seguii nelle vie stando sempre all'erta. |
Gwen era giunta nella sua erboristeria.
Il Sole sorto da poco illuminava quel fresco mattino e Mezzogiorno era ancora lontano, così come l'appuntamento con Emon. Ad un tratto un cavallo arrivò davanti al negozio e qualcuno smontò, per poi entrare nell'erboristeria. |
Galoppammo insieme verso Monsperson, mentre il mio cuore era più sereno.
Volevo credere disperatamente alle sue parole, dovevo crederci o non avrei sopportato tutto quello. Quando Monsperson si mostra a noi, mi baciò di nuovo strappandomi un sorriso. Poi quelle parole. Scossi la testa. "Alla buon'ora.. cominciavo a pensare che non ti interessasse.." con un sorrisetto divertito. E ora? Che nome gli dirai? "Clio..." sorrisi "Mi chiamo Clio, ora.. ma.." esitai "Il mio nome, il mio vero nome era Lilian, Lilian de Lorendal.. anche se tutti mi chiamavano Lila.." sorrisi "Ora lo sai, mi raccomando abbine cura.." facendogli l'occhiolino per poi dirigere Ercole verso il castello. Elas e Anty non sarebbero stati zitti, questo era sicuro, e mi aspettava nel migliore dei casi un terzo grado goliardico dai miei. Ma ero certa che avrebbero capito. Ad ogni modo non avevo tempo da perdere, dovevo tornare al torneo il prima possibile, non potevo perdermi neanche un istante. Non sapevo cosa avrei detto al barone, ma ero certa che non avrei combattuto contro Guisgard, dunque dopo il torneo me ne sarei andata, dovevo solo capire se i Montanari mi avrebbero seguito o meno. La regola nel nostro mestiere era non avere niente da perdere, e io ora avevo tutto. Giunta in camera mia, mi lavai in fretta, anche se mi dispiaceva levarmi di dosso il profumo del bosco, ma dovevo essere presentabile. Misi l'altro abito che avevo fatto fare, bianco con bordature d'oro. L'ampia scollatura incorniciata da ricami dorati, le maniche e la gonna leggerissimi veli in chiffon, la sottogonna in seta, il corpetto ricamato abilmente. Mi dava un'aria eterea, preziosa. Mi armai come meglio potevo, e sorrisi nel rendermi conto di non avere più il pugnale. Sorrisi, acconciai i capelli e uscii diretta al torneo. https://s-media-cache-ak0.pinimg.com...15e54a910d.jpg |
Pensavo, pensavo e ripensavo, mentre scribacchiavo distrattamente sul libro contabile.
Il Sole era sorto del tutto, ma Mezzogiorno e l'appuntamento erano ancora lontani. Alzai la testa quando sentii qualcuno smontare da cavallo ed entrare in erboristeria. |
“Lilian de Lorendal...” disse Guisgard, come se quel nome non fosse nuovo “... ora lo so.” Sorrise e andò via.
Clio raggiunse allora il castello, si cambiò e andò verso il campo della giostra. E qui incontrò tutti i suoi compagni, non lontano dalla zona dei padiglioni. “Chi non muore si rivede!” Esclamò Estea. “Dunque? Cos'hai da dirci?” Con tono malizioso. |
Camminai in fretta verso l'area del torneo.
Mi sembrava tutto così strano, come se fosse un sogno lontano, eppure ero certa che fosse reale. Il mondo stesso mi appariva diverso, ma forse ero solo io ad esserlo. Vicino ai padiglioni incontrai gli altri, e risi piano a quelle parole di Estea. "Io?" indicandomi "Niente, assolutamente niente.." alzando entrambi i palmi delle mani in segno di resa per poi ridere e scuotere la testa. Ero felice, nonostante tutto. Forse un po' spaventata, ma sicuramente felice. "Mi dispiace ragazzi..." dissi poi, con un sorriso di scuse "Non si dovrebbe mai mischiare il lavoro con i sentimenti, io l'ho fatto e.." sospirai "Non posso dargli la caccia.. non posso.." parlavo piano, in modo che solo loro sentissero. "Voi non siete obbligati a seguirmi, potete restare col barone, potete cercare un'altra missione... Io per ora devo restare.." esitai "Per lui.. comunque vada.." mormorai. Presi un profondo respiro. "Voi siete liberi di seguirmi o di andare per la vostra strada e io.. vi raggiungerò, in un modo o nell'altro.." sorrisi. |
“Oh, sentitela...” disse divertita Estea “... e dimmi...” fissando maliziosa Clio “... ci raggiungerai vestita così?”
“Dai, non essere spietata...” ridendo Anty “... quell'abito le sta molto bene.” Ad un tratto si udì il suono di una tromba giungere dalla lizza. Intanto a Monsperon erano giunti anche Frate Roberto, Dacey, Gaynor ed Adespos. Si mischiarono alla folla e raggiunsero un punto in cui era possibile vedere i cavalieri pronti a scendere nella lizza. Davanti a loro vi era il palco d'onore, dove il barone ed i suoi avevano appena preso posto. Ma anche loro udirono il suono improvviso di quella tromba. E quel suono venne sentito anche da Altea, da Solo e dai loro compagni, appena giunti a Monsperon. “Sta per accadere qualcosa...” mormorò Solo. |
La porta dell'erboristeria si aprì ed entrò qualcuno.
Gwen subito la riconobbe. Era infatti Josephine. “Buongiorno a voi.” Disse la nana. “Mi occorrono altri semi per il giardino del mio padrone.” |
Arrivammo al castello baronale...ad un tratto udimmo una tromba ed annuii a Solo e guardai gli altri.."Si sta succedendo qualcosa e noi non vorremmo mica perdercelo vero? Siamo arrivati qui per questo..ma non facciamoci riconoscere...Solo che facciamo..ci mischiamo alla folla o abbiamo un punto dove poter vedere se è pericoloso?".
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Era Josephine.
Ma non sembrava mi avesse riconosciuta come "Gwen", ma solo come la ragazza dell'erboristeria. Bene, era tutto un sogno... E una profonda, dolorosa fitta attraversava il mio cuore. " Scommetto semi di geranio..." sussurrai pianissimo, sarcasticamente, poi sospirai silenziosamente e scossi appena la testa, alzando lo sguardo su di lei. "Buongiorno, che semi vi occorrono?" cercando di sorridere. |
Risi a quelle parole di Estea e Anty.
"Beh, ufficialmente lavoro per il barone dunque devo attenermi al piano di mischiarmi tra la folla.." sorridendo. "Con voi non ho mai occasione di sfoggiare gli abiti nuovi.." divertita. Poi quel rumore. "Andiamo a vedere di cosa si tratta!" dissi agli altri, col cuore che iniziava ad accelerare. Il duello, il duello oramai era prossimo. Un lungo brivido mi attraversò la schiena. Così, mi feci largo tra la folla e presi posto sulle tribune con gli altri, in modo da poter osservare bene tutta la scena. I ragazzi mi avrebbero detto in seguito che volevano fare, sapevo che, qualunque cosa fosse successa mi avrebbero difeso e avrebbero combattuto al mio fianco. Speravo solo di non metterli in pericolo più del necessario. Al pericolo erano abituati, dopotutto. Intanto i miei occhi vagavano sulla lizza, alla ricerca della sua Pantera. Che sciocca, avevo dato per scontato che avesse tutto l'occorrente per combattere, sperai che in qualche modo avesse ritrovato la sua corazza. Chissà se avrebbe combattuto con Ercole, pensai con un sorriso. Beh, di certo il mio fiero cavallo nero non l'avrebbe deluso. |
Vedere il palco mi fece effetto visto che vi ero stata, che quello sarebbe stato il mio posto se fossi rimasta.
Rimasi a fissare Jean cercando di leggere il suo volto per capirne i turbamenti d'animo. << Che é stato?>> chiesi udendo la tromba che non era stata suonata per dar via a un combattimento. |
“Oh, fortuna che ho trovato questa erboristeria così ben fornita.” Disse Josephine guardandosi intorno. “Dunque...” fissando poi Gwen “... mi occorrono semi di geranio... il padrone stamani vuol seminarli nel suo giardino e guai a me se mi ritiro senza portargliene.” Ridendo la nana.
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Ecco, appunto...
"Ve li prendo subito..." mormorai con un mezzo sorriso. Andai a prendere i semi e li misi in un sacchetto. "Dieci Taddei. Sono semplici semi, comunque" con una leggera alzata di spalle "Ci sono prodotti ben più particolari... Magari al vostro padrone potrebbero interessare... Avrà un giardino ben curato, immagino..." mormorai quasi con voce rotta, nascondendo una lacrima dietro un sorriso, mentre dentro morivo a quel ricordo. |
Quel suono di tromba che pareva echeggiare come una sfida rimbombò su tutta la lizza e sulle tribune, dove il pubblico subito si voltò per capire da dove provenisse.
Ed un boato accolse un attimo dopo il campione che apparve nella lizza, in sella ad un cavallo nero, bardato di tutto punto e con sullo scudo impresso il simbolo della Pantera. La gente lo aveva dunque riconosciuto. Era il Cavaliere Esiliato che sembrava in grado di continuare il torneo. Dal palco d'onore, dove fissava la scena, Ferico saltò in piedi. “Cane ribelle...” disse a denti stretti “... non doveva morire? Perchè è ancora là?” “Non ne ho idea, milord...” mormorò Jean. “Siamo circondati da eunuchi!” Gridò con rabbia il barone. “Tra un momento” fece Fagan “lo vedrete nella polvere e nel sangue.” E scese nei padiglioni per la vestizione. Poco dopo anche il temibile Maresciallo uscì nella lizza, armato da capo a piedi. “Ti stavo aspettando.” Puntando la lancia verso il Cavaliere Esiliato. “E stavolta sarà all'ultimo sangue.” Abbassando la visiera dell'elmo. A questa scena assistevano, tra la folla, Frate Roberto, Dacey, Gaynor e Adespos, mentre da un'altra parte del campo, ma sempre ben nascosti tra la gente, anche Altea e Solo guardavano ciò che accadeva. I mercenari di Clio invece si trovavano nella zona dei padiglioni, dunque più vicino alla lizza e così avvantaggiati da una visuale migliore. |
Era passato solo un giorno, eppure il mio mondo sembrava diverso.
Solo la presenza dei ragazzi mi dava stabilità. Anche la mia reazione nel vederlo arrivare era diversa, il cuore batteva sempre forte, il mio viso era sempre illuminato da un sorriso raggiante. Ma ora era diverso. Ora sapevo che una sola cosa avrebbe spento quel sorriso. Un'eventualità che non volevo neanche prendere in considerazione. Perderlo poco dopo averlo trovato sarebbe stato troppo. Così osservai la scena, col fiato sospeso. |
“Vedo che siete molto pratica...” disse Josephine, mentre pagava Gwen per quei semi “... mmm... forse potrei approfittare delle vostre conoscenze e magari anche della vostra disponibilità... non è che potreste venire con me? Al castello? Il padrone quando semina nuovi fiori è sempre di umore incerto e ballerino e se qualcosa va storto poi diventa intrattabile... chissà, forse voi potreste rendere il tutto più semplice con la vostra mano esperta... anzi, col vostro pollice verde. Si dice così, vero?” Ridendo la nana.
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"Vi ringrazio" Sorrisi a Josephine mentre prendevo i soldi.
Poi, quelle parole. Quelle parole che ebbero più effetto di qualsiasi benedizione. "Dite sul serio?" mormorai, quasi in apnea, ma mi imporsi di ricompormi "Cioè, voglio dire, certo, verrò senz'altro, anche subito" sorridendo, con un cenno del capo. La profonda tristezza e apatia in cui ero sprofondata si trasformarono immediatamente in speranza. La speranza di poter fare di nuovo parte della sua vita, di poterlo amare ancora. Lo sapevo che non si doveva cantare vittoria troppo presto, ma ero troppo felice per questa seconda possibilità e non mi sarei persa nemmeno un attimo, tanto più che Josephine non aveva esitato ad invitarmi a seguirla, quindi forse anche il maleficio faceva parte dei miei sogni e speravo davvero fosse così. |
Uno squillo di tromba ed il duello iniziò.
I due campioni percorsero ciascuno in direzione opposta la lizza, raggiungendo così ognuno le palizzate. Si voltarono l'uno verso l'altro, tenendo a stento i destrieri che già scalpitavano. Un altro squillo di tromba e i due cavalieri si lanciarono nello scontro. Rapidi galoppavano facendo tremare la terra e alzando grosse nuvole di polvere, mentre i loro speroni affondavano nei fianchi dei cavalli. La folla seguiva col fiato sospeso l'accorciarsi della distanza fra i due, mentre il momento dell'impatto era sempre più imminente. E un urto devastante avvenne tra il Cavaliere Esiliato ed il Maresciallo. Le lance si spezzarono e gli scudi andarono in frantumi. Ma soprattutto entrambi i contendenti furono disarcionati, cadendo tutti e due nella polvere. Fagan lesto si alzò, mentre con più fatica ci riuscì il Cavaliere Esiliato, a causa della ferita che si era riaperta. Infatti il Maresciallo ben conosceva il punto in cui il suo avversario era stato colpito nel precedente scontro ed ora proprio a quello aveva puntato con la sua lancia. Tutto ciò sotto gli occhi di Clio. http://40.media.tumblr.com/3b3d17803...xaveo1_500.jpg |
Avevo sempre amato i tornei, le armi, lo scontro, il combattimento.
Il cuore accelerava ad ogni passo di quei cavalli bardati, lo sguardo seguiva le lance, ma mai come quella volta mi sembrava della massima importanza. Fremevo, tremavo, trattenevo il fiato. E sapevo di non poter far altro che osservare, sperare. Caddero entrambi nella polvere. Ora dunque cominciava la mia parte preferita, il vero combattimento. Sorrisi, mentre il cuore batteva sempre più forte. |
Josephine sorrise nel vedere Gwen così ben disposta davanti a quella proposta.
Poco dopo le due lasciarono Monsperon e si diressero verso il bosco. Il clamore per il torneo e l'appuntamento con Emon sembravano gli ultimi pensieri nella mente della ragazza. Da lontano poi videro svettare le torri del castello e quando vi giunsero la giovane fu subito colta da una piacevole sensazione. Quel senso di oppressione, quell'aria sinistra e quell'atmosfera cupa che ricordava di aver vissuto in sogno quando era al castello adesso sembravano essere svanite. |
Josephine sembrò notare il mio entusiasmo, Manon mi importava, ero troppo felice per celarlo.
Poco dopo lasciammo Monsperon. Ripensavo all'appuntamento con Emon. Perdonami, Emon... Mi dispiaceva, ma sentivo che era quello il mio posto e dovevo scegliere. Anzi, avevo già scelto. Già da quando le torri del maniero furono visibili, capii che quel senso di oppressione e malinconia non c'erano, avvertii anzi una sensazione quasi piacevole. "Era davvero tutto un sogno..." pensai, con un sorriso. |
I due cavalieri si alzarono, ritrovandosi uno di fronte all'altro.
Ora secondo le regole del torneo, essendo uno scontro all'ultimo sangue, i due contendenti, una volta disarcionati, avrebbero dovuto scegliere un'altra arma per continuare. “Per tutti” disse Ferico che notando le difficoltà del Cavaliere Esiliato aveva acquistato una certa sicurezza “i duelli dei dieci contro Tebe! Il nostro Maresciallo è un vero uragano nella lizza! Secondo voi con quale arma finirà il suo indegno avversario?” “Non saprei, milord...” rispose Jean “... è lui l'uomo d'armi... ma sono certo che ci regalerà un degno spettacolo.” “Con quale arma scegliete di continuare, cavalieri?” Chiese uno dei marescialli di campo. “La prima scelta è vostra, messere.” A Fagan. “La stella del mattino.” Disse il Maresciallo. “L'ascia.” Mormorò il Cavaliere Esiliato. I due impugnarono le armi scelte e lo scontro continuò, tra gli incitamenti della folla. “Quel cavaliere” disse Elas “è visibilmente ferito. Guardate... combatte con la guardia bassa per proteggere la spalla dolorante... al Maresciallo basteranno poche mosse per aprirsi un varco ed ucciderlo.” “Non essere il solito menagramo!” Lo zittì Estea, per poi guardare Clio. |
Scossi la testa nel vedere le loro scelte, erano armi che non amavo particolarmente, ma non dovevo combattere io, in fin dei conti.
Sorrisi ad Estea. Quanto adoravo quella donna, che avrebbe attraversato il fuoco per me, e io avrei fatto altrettanto. Ma Elas aveva ragione, era affaticato, la ferita si era riaperta. Respirai profondamente. "Ce la farà.." Dissi piano, annuendo ma senza staccare lo sguardo dai due contendenti. |
Gwen e Josephine entrarono nel castello e uno dei servitori si avvicinò per prendere il cavallo.
“Cerco il padrone...” disse la nana “... è già in giardino?” “Si.” Annuì il servitore. “Bene...” fece Josephine “... volete andare voi stessa a portargli i semi di geranio?” Chiese poi a Gwen. |
Lo scontro riprese e fu aspro, combattuto, incerto.
I due contendenti lottarono come leoni, spinti non solo dalla loro abilità cavalleresca, ma anche dal profondo odio che nutrivano l'uno verso l'altro. Un odio che rendeva i colpi di Fagan violenti ed il dolore alla ferita del Cavaliere Esiliato sopportabile. La stella del mattino era un'arma terribile, che se usata con bravura poteva essere devastante. E di certo il crudele Maresciallo sapeva come usarla. Più volte cercò di fracassare la testa del suo avversario, ma quello riusciva ogni volta a parare il colpo o ad evitarlo. Ma più passava il tempo, più il dolore aumentava, i movimenti si facevano più pesanti e prevedibili, la vista più annebbiata. Fagan se ne accorgeva e sentiva forte l'odore del sangue del suo nemico. “Sei finito, cane.” Disse con soddisfazione. Poi menò un colpo alto e violento che colpì al braccio il Cavaliere Esiliato, salvato solo dallo spessore della sua corazza. Fagan voleva il colpo di grazia ed attaccò ancora, ma stavolta il suo avversario fu abile e lesto nel bloccarlo, facendo sì che la catena della stella del mattino si arrotolasse attorno all'ascia. E con la lama lacerò il ventre del Maresciallo. Tutto ciò sotto lo sguardo di Clio e di tutti i presenti. |
Arrivammo e un servitore si avvicinò per prendere il cavallo.
Ci disse poi che Gurran era già in giardino. "Oh... Certo, va bene" sorridendo e annuendo. Sentivo il cuore battere all'impazzata, come se dovessi vederlo per la prima volta, e in un certo senso era così. |
Trattenevo il fiato, sempre di più.
Lo vedevo affaticarsi sempre di più, lo vedevo patire ogni colpo, accusarlo, e ad ogni colpo il mio cuore perdeva un battito. Ce la puoi fare.. I miei occhi seguivano i suoi movimenti, ardenti, preoccupati, attenti. Per poco non gridai quando sembrò avere il peggio. I battiti del mio cuore acceleravano ed era terribile sapere di non poter fare niente, di essere impotente. Ma poi la volontà vinse ogni cosa, e il mio sguardo si illuminò come non mai, sorrisi come mi sembrava di non avere mai sorriso in vita mia. "Lo sapevo io.." Sorrisi "Sapevo che ce l'avrebbe fatta...". Non avevo idea di cosa sarebbe successo ora, certo Ferico non si sarebbe fatto fregare così facilmente, ma le regole erano regole, e l'aveva decisamente battuto. Il cuore era pieno d'orgoglio, il sorriso colmo di speranza e lo sguardo brillava d'Amore. |
Io e Solo rimanemmo tra la folla ad osservare il duello, quindi quel Cavaliere con lo stemma della Pantera e l' armatura scintillante era sir Guisguard forse, ma non ne ero certa...il Cavaliere Esule.
Furono momenti concitati, tremai quando il Cavaliere fu disarcionato ma imbattibile fu nella lotta con la sua ascia e il Maresciallo Fagan crollò a terra, privo di vita. In quel momento esultai di gioia ma io avevo un conto in sospeso..quando ero nella casa di Didas pensai se fosse meglio morire per Onore o Amore, non vi era differenza..e dovevo tenere fede alla mia promessa ovvero vendicare i miei genitori, il sopruso verso Tomas e fare in modo che Lui riprendesse le sue Terre. "Solo" guardando il brigante "se dovesse succedermi qualcosa sappi che ti ringrazio per la fiducia concessami, ma io ora devo approffittare di questa situazione e tenere fede alla mia promessa..non chiedemi il perchè" e lo abbracciai. Mi feci largo tra la folla e mi misi in bella vista , di fronte a me vi era il maresciallo a terra e il misterioso cavaliere. I miei occhi si soffermarono su quest' ultimo e lo guardai intensamente e poi il mio sguardo sfuggì da lui..dentro me sentivo era proprio Guisgard...sfuggii come quando lo osservavo nelle sue Terre o al suo passaggio sorridevo imbarazzata, come quando lo vidi trionfante a quel torneo per poi essere reguardita da mia madre e mi rivolsi verso il barone Ferico e la gente. "Se mi è concesso" con aria di sfida verso il barone "a mio parere dovreste arrendervi ser Ferico...il vero vincitore è questo Cavaliere, esiliato dal vostro dispotismo e da quello del vostro maresciallo qui morto..senza il vostro braccio destro non siete più nulla, semmai lo siete stato" con sorriso ironico. "Avete governato solo grazie alla prepotenza operata da Fagan e i suoi soldati. Il vero padrone di queste terre è ser Guisgard e io ho promesso di vendicare la morte dei miei genitori, perpetrata dal vostro odio verso i fedeli e servitori dei Capomazdesi e di ser Guisgard. Avete fatto prigioniero mio fratello Tomas solo perchè reo di aver preso della selvaggina dalle vostre Terre perchè state facendo patire la fame nera e state indebitando la povera gente di Monsperon e del bosco di Clantes. Potete mettermi alla forca, se volete, ma non mi piegherò mai a Voi" e guardai la povera gente e la folla.."Avanti..ribelliamoci..volete tutti combattere in silenzio o volere la libertà? E sappiate, a dir di qualcuno, che il barone e il maresciallo per governare hanno fatto uso di arti oscure e magiche, forze malvagie..chiedo, gentilmente, l' intervento del Vescovo e che Sua Grazia possa appurare questo sia vero o sia frutto di una mente contorta..d' altronde si sa il barone non abbia mai visto di buon occhio i chierici..questo è quanto". Mi voltai un' ultima volta verso il Cavaliere, gli feci un inchino e rimasi ferma e risoluta senza più dire null' altro...ora avrebbero parlato gli eventi e chi doveva avere giustizia. I miei conti erano regolati, non mi importava di morire..Altea che, sempre, amava in silenzio e lottava in silenzio verso le ingiustizie ora si era rivelata prendendo quel coraggio che non credeva di avere e il mio pensiero andò a Lord Carlon..lui sarebbe stato fiero di me..solo che i miei desideri non si erano avverati e non si sarebbero mai avverati ma mi aveva reso una donna forte e coraggiosa, capace di privarsi della sua vita per Onore ed Amore. |
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