Era uno dell'equipaggio quello che si ritrovò davanti Gwen aprendo la porta.
"Il capitano dice che puoi scendere dalla nave se vuoi..." disse "... ci stiamo fermando..."
Elv dormiva ancora.

Ecco, come temevo.
Mi disse che se avessi voluto, sarei potuta scendere a terra, poiché ci eravamo fermati.
Guardai Elv sentendo una stretta al cuore.
Non avrei potuto neanche salutarlo...
"Scendo fra un attimo..." gli dissi, chiudendo poi la porta.
Allora lasciai ad Elv un biglietto, arrotolandolo e lasciandolo nella sua mano, così che avrebbe potuto subito trovarlo non appena sveglio.
Lo baciai dolcemente, benché dormisse e poi a malincuore uscii dalla cabina, salendo sul ponte.

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Gwen salì sul ponte e trovò tutti gli uomini dell'equipaggio intorno al capitano.
“Ci siamo fermati.” Disse lui a lei. “Se vuoi puoi lasciare il battello come pattuito. I miei uomini raggiungeranno il villaggio e ti lasceranno là.”

Mi sedetti a tavola e iniziai ad ascoltare i loro discorsi.

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Mi limitai ad annuire senza parlare.
Il pensiero di Elv indifeso e in balìa di suo fratello e di me in un villaggio di indigeni nel bel mezzo delle giungla, di notte, era terrificante.
Speravo non mi succedesse nulla di brutto, non volevo avere pregiudizi circa gli indigeni, ma non riuscivo neanche a stare del tutto tranquilla.

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Fra le varie pietanze che scorrevano sulla tavola, accompagnate da buon vino e mostarde varie, i discorsi erano sempre gli stessi.
Lissie e sua madre non smettevano di parlare della bella nave di Andorre, mentre il vecchio De Bastian ragionava su chi potesse essere il misterioso ladro del diamante del maharaja.
Altea ascoltava seduta al suo posto.

"Come vedi io sono un uomo giusto." Disse il capitano a Gwen. "Lascio ad ognuno scegliere circa il proprio Destino. Te compresa."
Poi diede ordine a Taros di scegliere due uomini per scendere a terra.

Accennai un sorriso molto sarcastico, scuotendo il capo.
Non potevo certo affidarmi ad un uomo che aveva condannato il suo stesso fratello ad un destino simile.
Ma in fondo, mi importava solo che Elv si rimettesse e riuscisse a scappare, il resto, la sua morale, il suo carattere, non erano affari miei, perchè mi auguravo di non rivederlo mai più.

Osservai mio padre.. "Perché siete così tanto interessato a quel ladro padre?" nel frattempo lanciai una occhiata di fuoco ad Andorre che mostrava il mio disappunto verso il suo gesto.

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Taros scese due uomini e con Gwen scesero poi a terra, diretti al vicino villaggio.
Era sera e si facevano strada con l'uso di torce.
Il villaggio era formato da diverse capanne, tutte in cerchio intorno ad uno spiazzo irregolare.
Appena giunti ebbero subito gli sguardi dei nativi addosso.
Ad un tratto apparve un uomo dall'aspetto robusto, con occhialini, un accenno di pizzetto e vestito con abiti tipici degli esploratori.
"Il dottor Dabros..." disse Taros "... dico bene?"
L'altro lo guadò ed annuì.

Altea era seduta accanto a suo padre, mentre di fronte a lei stava seduto Andorre.
Allungando un piede sotto il tavolo lei poteva sfiorare quello di lui, tanto i posti assegnati erano vicini.
"Perchè quel diamante era molto sorvegliato" disse il padre "e mi chiedo chi possa essere stato a rubarlo. Di certo non si tratta di un nativo."
"E se invece fosse stato davvero un fantasma?" Ridacchiando Lissie.

Raggiungemmo il villaggio, trovandoci in uno spiazzo centrare attorniati dalle capanne e dai nativi che ci fissavano con curiosità.
Ad un certo punto, arrivò un uomo robusto con occhialini, pizzetto e abiti da esploratore.
Taros si rivolse a lui come dottor Dabros.
Se fossi riuscita a parlare privatamente con lui, avrei potuto dirgli di Elv e fare da tramite per salvarlo, dovevo solo trovare il modo.

"Si, sono io..." disse l'uomo a Talos.
"Siamo qui perchè ci occorre una guida, dottore." Questi.
"Mi spiace, sto lavorando a dei miei studi..."
"Vi pagheremo bene."
"Non mi interessa il denaro."
"Molto denaro."
"Non mi interessa." Dabros a lui. "Ora scusatemi, ho da fare..." e tornò nella sua capanna, lasciando Gwen e gli altri in mezzo allo spiazzo.

Potevo allungare il piede ma non volevo dare soddisfazione ad Andorre ma poi sbuffa.. "Ancora con questi fantasmi Lissie?".
"Si padre è strano a Palazzo nessuno si sia accorto.. Forse non era solo il ladro ma ha degli aiutanti, non è uno sprovveduto. È voi caro cognato cosa pensate?" sorridendogli.

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Andorre guardò Altea e sorseggiò del vino.
"Io credo" disse "che con ogni probabilità l'autore abbia sfruttato molto la superstizione dei nativi. La teatralità ha un effetto strabiliante, come un'illusionista che gioca a meravigliare il suo pubblico, cara cognata."
"Più bello se fosse un fantasma vero!" Divertita Lissie.

Stavo per strozzare Lissie ma osservavo Andorre "I gendarmi hanno pure detto che gli indigeni temono questo.. Fantamas.. Così si chiama.. Non comprendo il motivo. Ma questo diamante aveva un significato particolare?".

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Purtroppo, il dottore non sembrava interessato a seguire il battello per fare da guida.
Maledizione!
"Provo a convincerlo io" dissi a Taros, poi raggiunsi l'esploratore nella capanna.
"Dottore, ho un favore enorme da chiedervi" iniziai piano, parlando a bassa voce "Mi chiamo Gwen, so che non mi conoscete e che non significo nulla per voi, ma su quel battello c'è un uomo di nome Elv, il capitano vuole venderlo come schiavo o magari addirittura ucciderlo e il resto dell'equipaggio non è da meno. E' anche ferito alle gambe a causa di un coccodrillo. Vi prego, vi sarei eternamente grata se seguiste quegli uomini su quel battello e gli diceste che mi trovo qui, al villaggio e che cercherò di rimanerci più tempo possibile per permettergli di fuggire dal battello e raggiungermi. Vi scongiuro" con occhi speranzosi.

"Per gli indigeni ha un valore magico..." disse sarcastico il vecchio De Bastian ad Altea "... poveri ignoranti..."
"Probabilmente quel diamante "Andorre ad Altea "ha un valore inestiabile..." fissandola.
"Oh, lo vorrei tanto indassare quel diamante!" Esclamò Lissie.

Gwen entrò nella capanna e trovò Dabros con il volto chino su un grosso libro dall'aspetto molto vecchio.
Lei parlò, ma lui non disse nulla e non alzò neppure la testa dalla sua lettura.

"Un diamante magico e dal valore unico.. Interessante" assaggiando del vino rosso con la carne e osservando Andorre negli occhi azzurri. "Lissie, devi capire che certe cose non sono per tutti.. Tu sei una di queste".

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Non mi rispose, non mi guardò, fece finta di nulla.
allora mi avvicinai e chiusi di scatto il libro che stava leggendo.
"Avete sentito quello che vi ho chiesto?" dissi "Avete la decenza di comprendere la mia disperazione?"quasi sull'orlo del pianto.

"Oh, allora non lo è neppure per te quel diamante, sorellina." Disse Risentita Lissie ad Altea. "E poi chissà... magari mio marito potrebbe acquistarne uno simile per me!" Ridacchiando.

"Ragazza petualante." Disse di colpo Dabros a Gwen. "Cosa diavolo può importarmi della Sorte di un lestofante come il vostro amico? Se è stato fatto schiavo allora significa che è colpevole, che è un reo. Voi sapete di cosa è accusato? Lo sapete con certezza? Avete giudicato il tutto con imparzialità? Non credo prorio. Dunque toglietevi di torno e lasciatemi a i miei studi, che sono immensamente più importanti del Destino di un criminale."
Il libro aveva una copertina vecchia e pesante.
Era ammuffito ed ingiallito, consumato dai tarli, dal Tempo e dall'uso che vi era stato fatto.

"Non ho detto che lo voglio mi sembra" sospirando "Cognato dovrete lavorare sodo per comprare quel diamante a mia sorella.. Lo farete? So quanto la amate... Soprattutto il suo profumo.. Profumo di donna" provocandolo.

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Andorre guardò Altea e sorrise.
Un sorriso malizioso ed enigmatico.
Non disse nulla, ma sorseggiò ancora del vino, con fare seducente.
"Oh, si, lui me lo comprerà." Disse Lissie. "Lo farai, caro?"
"Un marito deve sempre soddisfare ogni capriccio di sua moglie." Lui con occhi di un azzurro misterioso.
"Evviva!" Esultò Lissie.

Le sue parole mi colpirono come uno schiaffo in pieno viso.
Non mi interessava cosa Elv aveva fatto così come a Dabros non importava nulla del genere umano.
Ma tant'era.
Tornai fuori da Taros e gli altri.
"Mi dispiace, è inutile, non vuole saperne. È tutto concentrato sul suo maledetto libro..." sospirando.

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"Libro..." disse Taros a Gwen "... che libro?" Incuriosito.

Lo guardai.
"Non so..." ammisi "Un vecchio libro consunto ed ammuffito... Lo guardava con molto interesse, non ho capito di cosa trattasse..."

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"Lui è l'unica guida presente in questa jungla e senza di lui non riusciremo ad attraversare questo dannato posto." Disse Taros seccato a Gwen. "Se quel libro è così importante per lui allora lo useremo per costringerlo ad aiutarci..."

Assottigliai lo sguardo.
"Ovvero? Cosa hai in mente?" chiesi curiosa "Vuoi minacciarlo di sottrargli il libro se non accetterà?"

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"No, glielo ruberemo." Disse Taros a Gwen. "Quelli come lui danno più importanza al proprio lavoro che non hai loro simili. Non c'è modo di convingerlo, dunque lo costringeremo. Ora ascolta, ho bisogno di te... raggiungi il retro della sua capanna... poi comincia a gridare, come se ci fosse un serpente veenoso... grida fino a quando non arriverà lui... al resto penserò io, intesi?"

Annuii lentamente.
Sì, in effetti poteva funzionare.
Per salvare Elv avrei fatto di tutto.
A quel punto, come stabilito, andai sul retro della capanna ed iniziai a gridare, facendo meglio che potevo

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Gwen prese a recitare il suo ruolo, gridando forte.
Passarono diversi minuti, senza che nessuno giungesse.
I nativi temevano i serpenti e le altre belve feroci della jungla, perciò si tennero lontani dalla capanna.
Ma alla fine arrivò qualcuno.
"Ma insomma..." disse seccato Dabros "... si può sapere perchè diavolo state gridando così?" Non certo preoccupato per lei, ma solo infastidito perchè interrotto dai suoi studi dalle grida di lei.

Passarono lunghi minuti interminabili senza che nessuno arrivasse.
Che gentili...
Poi, alla fine, Dabros arrivò.
"C'era... C'era un serpente velenoso, io... Non sapevo cosa fare... Stava per mordermi..." con voce terrorizzata.

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Lo oasservai entrare in casa con un vago sorriso.
Beh, avevo fatto un passo avanti se non altro.
Quell'uomo così fiero, per ora era ai miei comandi!
Poi entrai e raggiunsi Stewart.
"Mi era sembrato di aver sentito il campanello, sbaglio?" gli chiesi.

"Basta restare fermi ed il serpente non si accorgerà che siete una persona." Disse seccato Dabros a Gwen. "Ora andatevene via che sono molto impegnato. Non avete idea di cosa io ho fra le mani." Oltremodo sgarbato.
E tornò nella capanna.
Ma un minuto dopo corse fuori, gridando come un ossesso, disperandosi, maledicendo se stesso e l'intera jungla.

Alzai gli occhi al cielo a quelle parole.
Poi, le sue urla disperate non mi stupirono quando tornò nella capanna e non vide più il suo libro.
Tornai allora da Taros e gli altri, certa che fossero riusciti nell'intento.
A questo punto, speravo che accettasse di aiutare loro e pure me, era la mia unica speranza.

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"Si, madama." Disse Stewart a Destresya. "Erano dei militari e si accertavano che tutto fosse in ordine. Se ho ben capito vi è stato un furto al palazzo del maharaja e ciò ha messo l'intero esercito in ansia."

Gwen vide Taros ed i suoi nascosti nella vegetazione fitta attorno al villaggio.
Li raggiunse e si nascose con loro.
"Ottimo lavoro..." disse a lei Taros "... ora aspettiamo..." ridendo.
Intanto Dabros continuava a gridare ed a maledire tutto e tutti in quella jungla.
"Bene..." Taros a Gwen "... ora torna da lui e digli la verità... ossia che il libro lo abbiamo noi e se non ci raggiungerà sul battello lo faremo a pezzi questo libro... vai e poi portalo sul battello. Noi vi aspetteremo là."

Raggiunsi tutti nascondendomi nella vegetazione.
Poi, Taros mi disse di andare da Dabros e dirgli tutto.
Così, in un sospiro uscii dalla vegetazione e raggiunsi Dabros.
Una volta lì, gli dissi tutto.

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