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Rimasi con gli occhi sul calice di birra, bevendo ogni tanto qualche sorso. Li ascoltavo brindare e ridere, sembravano molto sereni. Mi girai appena a guardarli, notando che Lavaros mi stava fissando. Mi ridestai subito, calandomi il cappuccio fino al naso. Non me la sentivo ancora di farmi scoprire, tuttavia mi piaceva guardarlo, e nutrivo fiducia nelle sue parole.
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“Dunque” disse Aegos ad Elyse “vuoi che si parta da soli noi due? Un viaggio ufficiale allora... la regina in cerca del suo tesoro, accompagnata dal suo cavaliere, giusto? O verranno anche le tue soldatesse? Bisogna valutare tutto, pro e contro...”
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Elv prese la mano di Cassandra e diressero verso la carrozza, mentre gli altri si occupavano del cadavere di quella povera ragazza.
Salirono sulla vettura e si avviarono verso la magione. Elv faceva correre il cavallo, impaziente di giungere a casa. La rossa ragazza percepiva quell'ansia da parte di lui. |
I mercenari continuarono a bere, mentre Lavaros a fissare più volte Astral sotto quel suo cappuccio.
“Già...” disse lui ad alta voce ai suoi “... pare che qui le ragazze siano particolarmente interessanti... sebbene un po' troppo timide... o forse è solo una loro tattica...” Tutti risero. |
Lo ascoltai attentamente.
"No, se lasceremo Beltas temo dovremo farlo più o meno in incognito..." sospirai "Devo cercare la gemma, ho bisogno di libertà di movimento.. siamo in due, tu conosci quelle zone... non so, mi sembrava una buona idea..". Poi risi. "Ci vorrà una storia dietro, anche se non ho idea di come si viva fuori da un palazzo.." divertita "Ci sei tu, no?" facendogli l'occhiolino. Effettivamente era vero, ma ero anche curiosa. "Tu conosci il mondo esterno meglio di me, e sei un avventuriero.." tornando seria "Cosa mi consigli di fare?". |
Mi voltai a quelle parole. Che si stesse riferendo a me? Se fosse stato così, cosa dovevo fare adesso? Bevvi un altro sorso di birra, non che mi piacesse particolarmente, ma mi dava una certa adrenalina. Allora mi voltai verso di lui, senza togliermi il cappuccio. "Magari è così" dissi ad alta voce rispondendo alla sua provocazione.
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Prese la mia mano e poco dopo avevamo già lasciato quel terribile posto.
Sentivo una sorta di impazienza da parte sua, che mi portava di tanto in tanto a guardarlo con un vago sorriso incuriosito, per poi tornare a guardare il paesaggio circostante che sfrecciava veloce al nostro passaggio. Anch'io avvertivo quell'impazienza, quell'ansia, non sapevo a cosa fosse dovuta, ma in fondo era una sensazione quasi piacevole e non vedevo l'ora di arrivare. |
“Non siamo nel Medioevo” disse Aegos ad Elyse “e benchè qui a Beltas abbiano costumi molto particolari, il mondo è nel XIX Secolo. Dunque in un regno come quello Afragolignone il Diritto è sovrano, soprattutto quello aristocratico. Viaggiare allora conservando il tuo rango è motivo di sicurezza e di libertà di movimento molto più se invece volessi farti passare per una donna qualunque.”
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Annuii ad Aegos.
"Sì, temevo il contrario, che magari mi avrebbero trattenuto in qualche corte.." alzando le spalle "Penso a quando vengono in visita reali stranieri, che soggiornano al castello fanno qualche giro di rappresentanza e basta...". Lo guardai e gli sorrisi. "Ad ogni modo, mi fido di te, sarà un viaggio ufficiale allora..." annuendo "magari una sorta di vacanza? Non voglio che qualcuno si metta a cercare di rubare il mio tesoro.." sospirai. "E con Raton cosa dici di fare?". |
Ennius era poco distante, con Hiss ed Eeila che nascosti da un albero lo spiavano.
“Non è pazzo...” disse lui a lei “... è come se parlasse da solo... a se stesso, ad alta voce... è chiaro che cerca qualcosa... qualcosa che non riesce a trovare... lo si capisce bene... per lui la bestia e le sue vittime non contano nulla...” Poi guardò la sacerdotessa negli occhi. Erano vicinissimi, con i loro corpi che si sfioravano in più punti. E c'era qualcosa di erotico fra loro, qualcosa di fisico che li legava. Come se si fossero conosciuti da sempre, come se ci fosse un legame particolare fra loro. “Dovrei dirti la verità forse...” mormorò “... su di me...” |
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