Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 13-05-2011 01.58.48

Icarius fissò la giovane Sayla.
“Non so chi sia…” disse a Talia “… e non riesco ad immaginare cosa cercasse nel bel mezzo del bosco a quell’ora tarda…”
In quel momento ritornò la donna.
“Non preoccupatevi, ragazzi…” mentre copriva con un’altra coperta la fanciulla ancora senza conoscenza “… vedrete che prestò riprenderà i sensi. Ora devo scendere ad aiutare mio marito. Ci sono altre stanze libere se ne occorre una anche voi. Per qualsiasi cosa io sono al piano di sotto.”
“Forse io dovrei tornare a Capomazda…” disse Icarius prima che la donna uscisse “… col mio cavallo non dovrei impiegarci molto… conoscete per caso una strada più breve per arrivarci, signora?”
“Volete partire a quest’ora?” Chiese turbata la donna. “Ma è notte fonda e poi la strada lambisce il confine con la brughiera! E la brughiera di notte è…”
“Vuoi stare zitta!” Gridò il marito entrato proprio in quel momento. “Vai giù che ci sono dei clienti! Servi loro del cibo! Sbrigati!”
“Non arrabbiatevi con vostra moglie…” disse Icarius “… voleva solo darmi un consiglio..."
“Parla troppo quella donna.” Mormorò il locandiere. “Se volete ripartire vi conviene rifare la stessa strada che vi ha condotto qui. Non c’è ne sono altre. Seguite sempre quella strada ed evitate la brughiera.” Ed uscì.
Quelle sue ultime parole avevano uno strano suono.
“Però, che cortesia quell’uomo!” Esclamò Icarius fissando Talia. “Non capisco cosa avesse detto di male sua moglie. Mah, che tipo strano…”

Talia 13-05-2011 02.46.23

La donna tornò e portò la coperta che le avevo chiesto... la presi e la rimboccai con cura sotto il mento della ragazza: chiunque fosse, avevo la vaga sensazione ne avesse già passate tante!

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 30450)
“Forse io dovrei tornare a Capomazda…” disse Icarius


Quella frase mi turbò.
Sollevai gli occhi di scatto e li puntai su di lui... e non li distolsi affatto, pur ascoltando con attenzione le parole dei due locandieri. Parole che mossero qualcosa in me, anche se non sapevo con esattezza cosa.
Lentamente sollevai una mano e la poggiai leggermente sulla testa della ragazza, in un gesto quasi protettivo...
mentre un lontano sogno solo in apparenza dimenticato, per qualche ragione, affiorò dentro di me in immagini scomposte...

...una chiesa ai margini della brughiera...
...un cavaliere dalla tunica rossa come il sangue...
...paura...
...dolore...
...le armature in quella chiesa si muovevano verso di me...
...il medaglione con il ritratto del duca...
...l’armatura che me lo strappava e poi quello spaventoso lamento, un lamento che sapeva di morte...

La mia testa vacillò, battei ripetutamente le palpebre ma dovetti lo stesso appoggiarmi al letto per sorreggermi, mentre la mia mano correva istintivamente a quel medaglione, lo trovava e lo stringeva convulsamente.
Mi resi improvvisamente conto che la donna era uscita e che adesso anche l’uomo stava per raggiungerla al piano di sotto...
“Non andare!” mormorai ad Icarius una volta rimasti soli, senza riuscire a liberarmi del tutto di quell’orribile sensazione... una sensazione che mi sforzai con tutta me stessa di non definire ‘presentimento’.
“E’ una follia uscire di notte da soli... e io credo di dover restare qui almeno fino a domani mattina, per assicurarmi che la ragazza stia bene!” sospirai appena “Perciò ti prego, non andare via... non lasciarmi qui da sola!”

Guisgard 13-05-2011 03.18.14

Icarius fissò Talia.
A Capomazda lo stavano probabilmente cercando.
Non aveva detto a nessuno di quell’uscita con Talia.
Saranno sicuramente preoccupati al palazzo.
Questi pensieri attraversavanola sua mente.
Ma poi quelle parole di lei.
“… non lasciarmi qui da sola!”
Icarius sorrise.
“Ho promesso, ricordi? Non ti avrei lasciata mai da sola.” Disse accarezzandole il viso. “Al palazzo se la caveranno! Ora vado dal locandiere a prendere una stanza… voglio che tu ti riposi un po’… resterò io accanto alla ragazza.”
Scese allora al pianoterra dal padrone della locanda.
“Prendo un’altra stanza per stanotte…” fece al locandiere “… e le pago ora entrambe…”
“Si, come volete…” disse con indifferenza l’uomo “… mi occorrono i vostri nomi. Sapete, per i registri. Bastano quello vostro e quello di vostra moglie.”
“Siete una bellissima coppia.” Fece la moglie del locandiere passando accanto al bancone.
“Lo penso anche io, signora!” Sorridendo Icarius. “Allora, i nomi sono… Tristano e Isotta.”
“Quando si dice il destino, eh.” Mormorò il locandiere.
“Eh, già.” Sorridendo Icarius.
E prese le chiavi, ritornò su da Talia.
Presero così possesso della stanza, dove Icarius accese subito alcune candele.
“Stenditi un po’, ti farà bene…” disse “… andrò io a controllare la ragazza…” restò poi a fissarla “… sai, ripensavo a ieri pomeriggio nel bosco… alle tue parole… credo… si, credo che tu ti sia sentita molto sola ultimamente… ed immagino che la colpa sia stata mia…”
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Talia 13-05-2011 04.15.41

Sorrisi appena alle sue parole e abbassai gli occhi un momento...
“Sai...” mormorai, rialzandoli “E’ strano sentirtelo dire! E’ strano... come lo è essere qui insieme adesso. La verità è che tu non hai mai avuto un’indole facile... sentivo che mi detestavi, lo percepivo ogni giorno con assoluta chiarezza, ma non sapevo perché... anche se posso immaginarlo: ero solo un matrimonio di convenienza, dopotutto. Ero una cosa giunta da lontano e che ti fu imposta senza possibilità di replica... né di scelta!”
Feci una breve pausa, poi ripresi: “Ma anche io... anche io, dal canto mio, ho sbagliato molte cose! Ho preso di punta ogni tua singola fuga, ogni tuo sguardo freddo e in breve sono diventata crudele... non perdevo occasione per criticarti o per giudicarti, anche quando non avrei voluto farlo davvero... ma volevo solo ferirti, tanto quanto tu stavi ferendo me!”
I miei occhi si oscurarono di rammarico, di dolore... poi però gli sorrisi e sollevai una mano a carezzargli il viso.
“Tutto questo non conta più, però!” dissi dolcemente “Non ha più alcuna importanza. E l’ho capito soltanto stasera quando... quando credevo di averti perduto!”
Era vero... e solo in quell’istante mi fu chiaro.
“Quello che succederà dopo... quello che succederà quando tu recupererai la memoria e ricorderai tutto...” mi strinsi nelle spalle “Beh... non posso farci niente adesso!”
Lentamente mi protesi in avanti e lo baciai leggermente... poi tornai a guardarlo e sorrisi.
“Ora dovremo occuparci della nostra piccola ospite, non credi? Fai tu il primo turno, se vuoi... ma svegliami se dovesse accadere qualcosa! E tra poco verrò a darti il cambio, comunque: non voglio che resti sola neanche un momento!”

Guisgard 13-05-2011 06.01.27

Icarius le sorrise.
Quel bacio, tanto sospirato, invocato durante i suoi sogni più belli.
Quel bacio, simile a quelli delle favole, era come se avesse rotto un incantesimo.
Lui si sentiva diverso.
Era lì con lei.
Erano soli.
Tutto il resto non contava, forse neanche esisteva.
Quel bacio, il suo sguardo e poi le sue parole.
Tutto ciò aveva destato Icarius dalle sue paure e dalle sue inquietudini.
Come se questa notte avesse trasformato tutta la sua vita.
Tutti lo acclamavano come gran signore di uomini e terre.
Ma egli non si era mai sentito tale.
Ora invece sentiva che aveva veramente tutto dalla vita.
“Ti ho fatto soffrire molto…” disse Icarius senza smettere di guardarla “… capisco perché eri tanto fredda e distante… mi chiedo… si, mi chiedo, come tu non mi abbia odiato…”
Le passò una mano nei suoi lunghi capelli.
“Io non so se riacquisterò un giorno la mia memoria…” le sussurrò “… sinceramente non mi importa nemmeno… e se anche accadesse, non cambierebbe nulla… tu sei il mio passato, il mio presente e…” esitò “… il mio futuro, se lo vorrai…”
Per qualche altro istante i loro occhi furono gli uni negli altri, quando, all’improvviso, nella cupa vastità della brughiera risuonò un qualcosa di indefinibile.
Una sorta di grido, lugubre ed agghiacciante, che fece sorgere in loro una profonda angoscia ed un’irrazionale paura.
Come trasportato dal vento, attraverso il silenzio della brughiera, inizialmente parve simile ad un lamento straziante, lacerante e prolungato, per poi spegnersi pian piano come un gemito penoso nel malinconico e desolato scenario circostante.
“Ma cosa è stato?” Saltando su Icarius.
Si avvicinò alla finestra e gettò uno sguardo nelle sterminate tenebre che avvolgevano la locanda.
“Vado a vedere giù. Tu aspettami qui, Talia.”
Corse allora al piano terra e qui trovò il locandiere che chiudeva nervosamente le porte.
“Avete udito anche voi?” Chiese Icarius.
“Cosa?”
“Come sarebbe?” Stupito Icarius. “Quel grido spaventoso! Non potete non averlo udito! Veniva dalla brughiera!”
“Non ho sentito nulla.”
“E voi, signora?” Domandò alla donna che stava immobile in un angolo. “Voi l’avete udito, vero?”
“Neanche mia moglie ha udito nulla.” Fece il locandiere. “Ora è tardi… va a letto.” Rivolgendosi a sua moglie. “Io finisco di chiudere e ti raggiungo.”
La donna annuì con un movimento quasi impercettibile del capo e si avviò verso la sua stanza.
Aveva un diffuso pallore su tutto il suo viso e gli occhi arrossati come se avesse pianto da poco.
“Cosa nascondete qui?” Fissandolo Icarius. “Cosa c’è la fuori? Parlate!”
“Lasciate subito la mia locanda.” Sentenziò l’uomo. “Quelli come voi non li vogliamo qui.”
“Tu sei pazzo…” mormorò Icarius “… se credi che io possa portare mia moglie la fuori con quello che sta succedendo…”
“Non puoi lasciarli uscire!” Gridò la moglie dopo essere tornata indietro. “Non puoi, in Nome di Dio!”
“Allora andatevene a dormire se volete restare qui stanotte.” Disse l’uomo a Icarius. “E non seccatemi più.”
Detto ciò, il locandiere e sua moglie si rinchiusero nella loro stanza, lasciando Icarius in preda ad una profonda ed indecifrabile angoscia.
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Guisgard 13-05-2011 06.02.41

Pasuan entrò nella stanza e trovò Dafne già sveglia.
Un raggio di Sole, che filtrava da una delle finestre semichiuse, sembrava danzare sul suo volto, illuminandone lo sguardo vispo.
“Buongiorno, damigella.” Disse Pasuan accennando un inchino. “Dormito bene? Fatto bei sogni? Non preoccuparti per il piccolo Hubert. Si è svegliato poco fa e piangeva. Doveva essere cambiato e ci ha pensato mia madre.”
In quel momento entrò la madre di Pasuan col piccolo.
“Eccolo, fresco e profumato come un fiore.” Lasciandolo fra le braccia di Dafne.
“Tu sei ancora debole e non puoi alzarti…” sorridendo Pasuan “… dimmi cosa ti va di mangiare oggi ed io andrò a prenderlo. Nel tuo stato è bene soddisfare qualsiasi voglia di cibo! Avanti, dimmi, ti va qualcosa di dolce o di salato?”
“Sei proprio un impiastro, fratellone!” Esclamò Mian ferma sulla porta. “Solo quando sono incinte le donne devono soddisfare quel tipo di voglie! Arrivi tardi!” E rise.
“Sei solo acida perché a te nessuno chiede queste cose, sorellina!”
“Cafone!”
“Su, ragazzi, ora basta.” Li riprese sorridendo la madre. “Oggi è Venerdì…” rivolgendosi al figlio “… ed al mulino donna Carmidal avrà fatto il pane bianco e quello aromatizzato con spezie ed olive. Sono certa che alla nostra Dafne piacerà molto.”
“Si, è magari prenderò anche del formaggio fresco!” Esclamò raggiante Pasuan.

cavaliere25 13-05-2011 13.14.58

dissi rivolgendomi a Finiwell simpatico quel boscaiolo se non eravamo in ritardo con i tempo mi sarei ben fermato a mangiare qualcosa e continuai a èercorrere la strada davanti a me

Morrigan 13-05-2011 16.35.28

Troppo mistero.
C'era qualcosa che non quadrava. Era stata addestrata fin da bambina a tacere ed osservare, e fin dalla più tenera età le era stato insegnato che bisogna lanciare il proprio sguardo oltre le apparenze. Così Morrigan sapeva come cercare al di là del visibile e muoversi tra le pieghe dei pensieri celati, quindi poteva ben dire che qualcosa non quadrava in quell'uomo. Sempre misterioso, non concedeva niente di sè. E non era la naturale ritrosia dello straniero, la sua. Quel fare guascone e quel sorriso sarcastico erano solo un modo brillante per camuffare i suoi pensieri. Di certo questo lo rendeva affascinante agli occhi delle donne e simpatico a quelli degli uomini, e grazie a questa sua dote aveva preso a muoversi tra le strade di Capomazda senza che nessuno gli sbarrasse mai il passaggio o nemmeno dubitasse minimamente di lui.
Ripensò per un attimo alle parole delle guardie, alla porta..."tipi come quello hanno in mente solo il gioco, il vino e le donne"... già, era proprio come pensava. Questa era l'immagine che si aveva di lui, e questa era l'immagine che egli voleva dare... ma non era così che l'aveva visto lei, no...

Allora cominciò a chiedersi dove sparisse quell'uomo per ore ed ore, e che cosa ci facesse ancora a Capomazda se non aveva qualcosa di importante da fare in quel luogo...
Pensando questo, una subitanea idea le balenò alla mente...
... ah, ma è la solita pazzia...
... però Finiwell era sparito dalla circolazione senza avvertirla, e Monteguard, da parte sua, non le aveva fatto pervenire alcun ordine...
... in fondo questo posto è molto noioso se non ci si trova qualcosa di divertente da fare!
E pensando questo, si coprì bene con il mantello e in silenzio perfetto prese a seguire la strada che Guisgard aveva imboccato, decisa a non perderlo di vista e a scoprire, se poteva, qualcosa dei segreti che egli celava.

Talia 13-05-2011 16.37.22

Non temere mai la verità, soleva dire mio padre. Anche quando non è semplice, anche quando ti fa paura, anche quando è dura da affrontare, niente varrà allo stesso modo.
La verità...
Avevo detto la verità ad Icarius su di noi, gli avevo parlato con una franchezza che mai avevo osato usare con lui prima... e ogni cosa mi appariva perfetta adesso.
Sorrisi.
Non sapevo per quanto tempo questo sarebbe durato e non mi importava, sapevo solo che non c’era niente altro che desideravo al mondo se non restare lì per sempre in quell’attimo, guardare i suoi occhi, ascoltare la sua voce...
Poi qualcosa ci destò.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 30454)
Per qualche altro istante i loro occhi furono gli uni negli altri, quando, all’improvviso, nella cupa vastità della brughiera risuonò un qualcosa di indefinibile.
Una sorta di grido, lugubre ed agghiacciante, che fece sorgere in loro una profonda angoscia ed un’irrazionale paura.
Come trasportato dal vento, attraverso il silenzio della brughiera, inizialmente parve simile ad un lamento straziante, lacerante e prolungato, per poi spegnersi pian piano come un gemito penoso nel malinconico e desolato scenario circostante.
“Ma cosa è stato?” Saltando su Icarius.

Quel grido mi pietrificò dov’ero.
Per un istante la paura mi attanagliò il cuore e mi rese impossibile muovermi, parlare e perfino respirare... una paura inconsulta e ingestibile, una paura irrazionale e misteriosa in tutto uguale a quella che ci coglie soltanto negli incubi.
Perché questo era quel grido: un incubo.
O meglio, divenne un incubo terribilmente reale nel momento preciso in cui mi resi conto che io quel grido la aveva già sentito... lo avevo sentito dentro un sogno, un sogno a sua volta tanto reale da spingermi a cercarne le basi.
Per un attimo rimasi lì, immobile e tremante e le immagini di quel sogno riaffiorarono in me con una forza travolgente...
Ma fu solo un attimo... poi la mia mente si oppose e mi costrinse a tornare al presente.
Vidi Icarius varcare la soglia e lo richiamai... ma troppo tardi. Non mi udì neanche, probabilmente. Sentii i suoi passi sui gradini e poi voci al piano di sotto.
Mi alzai quindi e raggiunsi la stanza di fianco, dove riposava la bimba... temevo che si fosse svegliata con quel grido e che fosse spaventata, e invece, entrando, la vidi serena e mi parve che fosse ancora addormentata.
Feci, allora, qualche passo nervoso nella stanza, aggirai il letto silenziosamente e mi avvicinai appena alla finestra... ma non ebbi il coraggio di guardare fuori. Al contrario, un’angoscia profonda e inspiegabile mi investì in quel momento, facendomi tremare...
In fretta, dunque, tornai verso la porta... non si udivano più voci adesso, il locandiere doveva essersi ritirato.
“Icarius...” chiamai sommessamente dalla porta della camera di Sayla, lanciando un’occhiata nervosa giù per la scala ma senza però osare uscire sul pianerottolo, in modo che né io né lei restassimo sole “Icarius, per l’amor del Cielo, torna qui!”

Lady Dafne 13-05-2011 19.23.45

Il piccolo Hubert si mise a piangere

"Ecco" dissi ridendo "si è reso conto che chi gli farà da padre è un po' matto! Ma no piccolino, è solo un po' impreparato, vedrai come ti divertirai con lui... E lo sai che è uno dei migliori cavalieri che ci siano? Oddio, a volte si caccia nei guai ma ora che 'tiene famiglia' speriamo che si dia una calmata. Eh? che ne dici piccolo?" piangeva ancora di più e sorrisi guardando Pasuan
"Vedi? Già ti sgrida! Sarà lui a fare da padre a te, non il contrario!" mormorai fingendo di essere severa, poi mi sciolsi in un sorriso, baciai sulla fronte il piccolo e lo cullai cantando una vecchia canzoncina. Il bambino si calmò, intanto provvidi a prepararmi per una nuova poppata, mi sentivo i seni più gonfi, probabilmente il latte era finalmente arrivato
"Accipicchia Hubert, avevi fame eh?!" dissi ridacchiando mentre il piccoletto si abbuffava.
Mi voltai verso la madre di Pasuan e Mian
"Signora, Mian, devo ringraziarvi di cuore per tutto quello che state facendo per me e per il bambino. Immagino che saremo d'intralcio e che avremo interrotto la vostra quiete quotidiana e me ne rammarico. Domani presumo di essere in forma e ho intenzione di riprendere la via di casa. Non voglio pesare oltre su di voi".

Quando rimasi sola con il piccolo sperai che al ritorno di Pasuan le due care donne ci avrebbero lasciati un po' soli, avevo bisogno di parlare con lui, di chiedergli come considerare questa nuova condizione nella quale ci trovavamo. La sera prima, infatti, l'avevo sentito dire alla sorella che io ero una "Cara Amica". In realtà credevo di essere molto di più; mi rendevo conto però che non potevo chiedere troppo a quel giovane cavaliere che già aveva deciso di fare da padre al piccolo.


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