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Quel nome.
Chantal aveva pronunciato, quasi racchiuso in un sospiro, il suo nome. Vayvet allora, all’improvviso, le prese la mano. Era fredda e sudata la mano del fuggitivo. “Il mio nome…” mormorò “… sono due anni che non sento pronunciarlo da una voce femminile… quasi ne avevo dimenticato il suono… per un po’ ho odiato il mio nome, sapete?” Il suo respiro cominciava ad ammansirsi e l’agitazione, pian piano, abbandonava il volto del fuggiasco. “Poi, col tempo, mi è diventato indifferente…” strinse, per un attimo, la mano della ragazza, quasi a farle male “… voi tremate… perché? Vi faccio davvero così tanta paura? Eppure vi siete avvicinata a me così tanto da rischiare quasi la vita… sapete che quando un reietto, un rinnegato, un fuggiasco come me sogna è pericoloso? Potrebbe sognare i suoi carnefici e scambiarvi per essi, finendo così per sgozzarvi… o sognare gli spiriti di coloro a cui ha tolto la vita e perdere il senno… vi sta così a cuore la mia ferita, milady? Ebbene, sappiate che essa è niente, in confronto ad un’altra ben peggiore che porto dentro… una ferita dalla quale non guarirò mai…” lasciò la mano di Chantal. |
Nigros rimise la spada accanto al sarcofago.
“Giada hai detto?” Voltandosi verso Daniel. “Come conosci questo nome? Dimmi la verità… chi è stato a dirtelo?” Fissò allora il sarcofago. “Non puoi conoscerlo…” mormorò “… e nessuno ormai rammenta più gli antichi miti di queste terre… la Ragione ha vinto su tutto… non c’è più posto per gli echi del passato… per questo siamo più deboli…” tornò a fissare Daniel “… Giada è la spada che hai impugnato poco fa… è la formidabile spada del Cavaliere verde, uno degli antichi guardiani di Tylesia…” |
"Non lo so..." Mormorai. "Non so nulla nemmeno di me stessa..."
Presi la sopravveste e il velo che avevo abbandonato e li indossai. "Non dovrei essere qui... avrei dovuto obbedire... non oltrepassare le grotte... celarmi alla vista e... non provare questa marea di sentimenti... è così difficile! Sento ora malinconia, ora gioia... a volte il pensiero mi culla nella nostalgia e poi mi inganna con la speranza per il futuro." Mi sentivo in balia di una corrente così forte quale non avevo mai affrontato. "Ho sempre pensato che non ci fosse altro al di fuori della quiete dell'acqua che scorre tra queste rive... Ma ora..." guardai verso l'orizzonte sfuocato "Mi domando cosa ci sia laggiù... questa eterna domanda che mi tormenta, forse avrà una risposta... e forse solo così avrò pace." Feci per risalire verso il ponte. "Heyto dice che il mio futuro sarà quello di attraversare l'Inferno... per tornare al mio Paradiso..." Scrollai lievemente le spalle, un po' per la brezza e un po' per il disappunto. "Non so cosa sia l'Inferno o il Paradiso." |
Guisgard se ne stava sul letto, con un braccio davanti agli occhi e l’altra mano sul fianco ancora indolenzito.
“Dovevi essere qui?” Mormorò con tono che voleva essere distaccato. “E perché mai? I tuoi fratelli sono altrove, al Casale o dal vescovo… o magari chissà in quale altro posto… si, dovresti essere altrove, a preoccuparti per loro… tu tieni a loro e devi proteggerli… anche quando sono dei vili e sporchi assassini…” Sheylon fissava Guisgard e Talia. “E poi, se sono andato via” continuò “vuol dire che quel posto proprio non fa per me… detesto il Casale… mi ha causato solo problemi…” lasciò cadere il braccio, liberando finalmente lo sguardo che per un attimo si posò su Talia “… anzi, forse la parola giusta è odio… odio tutto ciò che c’è laggiù… vuoi condannarmi per questo? Infondo, meglio odiare che provare indifferenza… meglio fissare con rabbia qualcuno, che lanciargli un’occhiata di noncuranza… forse ti vergognavi di me… si, avere un fratello che gioca d’azzardo e che va a donne non è cosa degna di una…” si voltò verso la finestra “… una futura sacerdotessa…” tornò a guardare il soffitto e i suoi occhi erano attraversati da una luce indefinita e apparivano più lucidi “… pagare una donna ha i suoi vantaggi, sai? Non pretende altro da ciò che si è pattuito… e può fingere per te qualsiasi cosa… può così essere una regina, una cortigiana o anche una monaca se vuoi…” la guardò, i suoi occhi erano ora carichi di rabbia “… e se la paghi bene puoi chiamarla come desideri… allora puoi fare l’amore davvero con chi vuoi… e farlo molte volte, per tutta la notte…” Un’enigmatica smorfia attraversò il suo volto e guardando la benda che Talia aveva appena strizzato, con un gesto allontanò la mano di lei. “Sto bene, non mi servono la tua pietà e i tuoi sensi di colpa…” tentò allora di alzarsi, ma un capogiro lo fece ricadere nel letto “… maledetti zingari…” tenendosi il capo e il fianco sinistro “… sanno picchiare forte…” Sheylon si abbandonò ad un grugnito. http://ecologia.guidone.it/wp-conten...-tigre-170.jpg |
Fyellon si alzò anch’egli.
“Il Paradiso e l’Inferno” disse a Melisendra “sono solo condizioni in cui vogliono rinchiudersi gli uomini. Nessuno è destinato ad attraversare inferni… la felicità non esige dolore… e tu non sei tenuta ad obbedire a nessuno se non vuoi…” Il cavaliere avvertì quasi l’impulso di toccarla e trattenerla. “Io non so cosa ci sia oltre questo fiume” continuò “o alla fine di questo viaggio. Forse la felicità, o forse una nuova terra da cui fuggire… tu puoi scoprirlo se vuoi… ma fallo da donna libera, senza padroni a cui obbedire… forse esiste davvero un Paradiso oltre queste acque… e magari attende proprio te…” fissò le acque che cominciava a schiarirsi per l’albeggiare “… ho una sorella… anch’ella è stata destinata a privazioni e infelicità… sempre in nome di un ipotetico Paradiso… ho conosciuto tanti uomini e tutti invocavano un loro Paradiso, chiamato con nomi sempre diversi… ma per accedervi era sempre richiesto un prezzo troppo alto, fatto di pene, mancanze e sofferenze… ed io sono stanco del dolore… e tu, Melisendra? Tu non brami essere felice?” |
Meditai su quelle parole.
"Ho dato la mia parola..." La mia mano si mosse a stringere la veste sopra il petto. "E poi... non mi lasceranno libera proprio adesso... prima che il sacrificio sia compiuto..." Salii con circospezione sul ponte e iniziai a camminare nervosamente accanto alla balaustra, da cui potevo osservare il paesaggio. "Siete gentile, cavaliere... nessuno lo è mai stato senza voler ottenere qualcosa da me. Per questo vi consiglio cautela a bordo di questa nave... Heyto farà tutto ciò che è in suo potere per difendere la sua missione... e il potere è una cosa che non manca a lui e al mio padrone..." |
Recandomi verso la stanza feci un incontro inaspettato...la Regina...mi inchinai leggermente e la guardai, rimassi scossa...ella aveva pianto, si notavano i suoi occhi e la sua tristezza "Maestà, i miei omaggi...perdonate la mia irruenza di prima per essermene andata cosi, ma volevo andare in quel bellissimo giardino dove ci sono dei fiori bellissimi. E se vorrete perdonarmi, vorrei recarmi nelle mie stanze, non ho molto interesse alla festa di stasera...penso capirete". La guardai, il cuore batteva forte, come avrebbe reagito...la Regina è sola e triste e non può manifestare se stessa per il rango sociale che possiede, pensai.
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chi lo sa cosa mi riserverà la vita dissi sorridendo poi continuai a dire è una bella reliquia guardandola bene sapete mi sono affezionato a voi signore siete come un padre e anche se mi riprendete ogni tanto lo accetto perche so che lo fate per insegnarmi qualcosa e rimasi in silenzio
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antichi cavalieri di Tylesia? Instintivamente presi di nuovo la spada in mano pregando di sentire ancora quella voce..
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Il volto di Fyellon mutò in una smorfia indecifrabile.
“Sacrificio?” Ripeté. Salì anch’egli sul ponte e raggiunse Melisendra. “Siete dunque imprigionata su questa nave!” Esclamò. “Di quale sacrificio parlavate?” Ma proprio in quel momento, dall’altra parte del ponte apparve Heyto. Al suo fianco stava il capitano della nave. “Melisendra, c’è un vento freddo sul ponte.” Chiamò Heyto. “Vieni, meglio rientrare nella tua cabina.” Si accostò poi al volto del capitano, come a volergli parlare sottovoce. “Quel cavaliere…” mormorò “… avevate assicurato circa la sua presenza a bordo… a me invece sempre un po’ troppo interessato a Melisendra… non credo che il padrone comprenderà… anzi, ne sarà molto turbato…” “Ci penserò io, signore.” Annuendo il capitano. |
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