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Sistemare la cucina ci occupò per un bel po'.
Doveva essere passata da poco la mezzanotte, quando vidi Gamarc guardare fuori dalla finestra. Allora mi avvicinai, prendendogli le mani. "Promettimi di stare molto molto attento lì fuori e ricorda: domani torna da me e se non mi trovi parla con madama Bettina. Se tuo nonno avrà ancora bisogno, preparerò altri sacchetti." |
"Il denaro è l'unica cosa che non mi manca, milord..." risposi al Capo. "Insieme al titolo nobiliare sono stata provvista di una ricca dote. Piuttosto, possibile che non ci sia un modo efficace per contrastare questa tirannia? Dobbiamo subire senza poter muovere un dito?"
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Tra lo stupore generale, il misterioso e nobile avventuriero avanzò fino alla tavola del barone, sorridendo con fare irriverente ai soldati che ora lo lasciavano passare.
“Salute, milord.” Disse Guisgard con un vistoso e sarcastico inchino a Ferico. “Dovreste insegnare l'educazione agli uomini del vostro Maresciallo...” lanciando un'occhiata a Fagas “... non avevo ancora messo piede nel castello con questo cervo che subito hanno tentato di strapparmelo. Dovreste nutrirli meglio, come si fa con i cani alla propria mensa.” Rise, per poi gettare pesantemente il cervo sul tavolo, davanti al barone. “In omaggio al duca Taddeo de' Taddei, signore vostro e di tutta Sygma. Che Dio lo benedica.” “Voi siete un insolente molto coraggioso, ser Guisgard...” sorridendo il barone “... e di certo suscitate in noi un certo compiacimento.” “Oh, vi ringrazio, milord.” Con un saluto ironico Guisgard. “Peccato che non sembra sia la stessa cosa per il vostro Maresciallo.” Divertito. “Cosa c'è, messere? Stanco di impiccare?” “Sono pronto ad impiccarne un altro!” Gridò Fagas. “Adesso stesso!” “Su, non adiratevi, messere.” Con un cenno della mano Ferico. “A tavola non è cortese discutere.” Si alzò. “Signori, vi presento ser Guisgard di Altafonte.” A Dacey, a Clio, ai suoi mercenari e a tutti i presenti. E l'avventuriero dagli occhi azzurri mostrò un inchino alla tavola. “Dite, cavaliere...” Ferico “... vi è stato servito del cibo?” “Fin'ora ne ho portato.” Guisgard indicando il cervo. “Allora sedetevi e mangiate con noi.” Con tono cortese il barone. “Alzatevi e fate posto al nostro ospite, ser Barba.” “Ma, milord!” Indignato Barba. “Su, obbedite!” Insistendo Ferico. “Avanti, scansatevi.” Saltando Guisgard con agilità la tavola ed intimando al cavaliere di alzarsi. E Barba cedette il posto al nuovo arrivato. “Tanta impertinenza” fece Ferico “sarà di certo sostenuta da un potente appetito, immagino.” “Dite bene.” Annuendo Guisgard, per poi prendere con un coltello un pezzo di pollo che gli veniva servito. “Devo dire che l'aria del bosco mi ha messo appetito.” Mangiando. “Nonostante la compagnia.” Ridendo piano. “Forse il nostro nuovo arrivato ignora” bevendo Ferico “che tutta la terra di Monsperon è nostra. Sia i feudi nobiliari, che quelli vescovili. Compresi dunque i vostri, cavaliere.” Fissando Guisgard. Intanto Fagas parlava sottovoce ad alcuni dei suoi soldati. E a quelle parole del barone, Guisgard sputò a terra il cibo. “Non vi piace un onesto cibo?” Chiese Ferico. “Non quello di un traditore.” Rispose Guisgard. “E sono traditori tutti coloro che vi appoggiano.” Guardando il barone e i presenti. Poi notò con la coda dell'occhio che i soldati stavano chiudendo le porte per impedire a chiunque di uscire. https://pbs.twimg.com/media/CXuvqpYUsAAGI0B.png |
“Voi dovete pagare anche le vostre tasse, madama.” Il soldato ad Altea. “Avete forse denaro a sufficienza per voi e per questi miserabili?” Rise. “O preferite pagare in altro modo?” Con tono lascivo.
“Che modo intendete?” Chiese Alvaro. “Restatene fuori, voi.” Il soldato. “O finirete male.” “Parlate non da soldato, ma da bischero!” Esclamò Alvaro. |
Il bambino annuì a Gwen, le diede un bacino sulle mani e uscì, per poi svanire nella notte.
Nel frattempo la notte trascorreva rapida e non mancavano molte ore all'alba. L'indomani Gwen avrebbe dovuto incontrare Emon. |
Lo spirito di questo Guisgard era davvero ammirevole. Non temeva ne il barone, ne il Maresciallo, ne i soldati armati.
Quando avrei voluto avere anche io il suo ardore. Era tranquillo, noncurante del pericolo e Ferico sembrava fare il suo gioco, tant'è che lo invitò a tavola. Io ne fui felice, avrei avuto una visione migliore per quel teatrino che andava avanti. Il tutto mi faceva sorridere, e molto. << É un piacere fare la vostra conoscenza signore. Sono la principessa Dacey dell'isola di Mirza, molto, molto lontano da qui>> dissi marcando i "molto". Chissà se quel Guisgard sarebbe mai potuto divenire un mio alleato, magari aiutarmi nella fuga. |
Guardai il soldato con disprezzo.."Intendete con le mie grazie? Nossignore...non intendo pagare con quelle, non offendetevi ma una bevuta gratis ve la concederò".
Forse potevo andare da frate Roberto e lui avrebbe sistemato il tutto col barone, o mi avrebbe dato i soldi per pagare..."Guardate...vi prometto avrete tutto domani in taverna, vi darò il ricavato della mia lavorata...sono là, vi sta bene?". |
A quelle parole di Gaynor, il Capo gettò con rabbia un ramo secco sul fuoco, per poi alzarsi e fare qualche passo verso lo stagno.
La notte era silenziosa e la Luna si specchiava muta sulle docili acque. “Non faccio che pensarci...” disse “... notte e giorno... è un'ossessione... come liberare Monsoperon da quel tiranno...” scosse il capo “... siamo tra due fuochi... la debole e divisa nobiltà a cui appartiene Ferico... oppure l'ambizione accentratrice di Taddeo il Cuor di Dragone?” Si voltò a guardare la dama. “Che sciocco, vero? Sono con una bellissima donna e parlo di politica...” rise appena “... credete ancora sia un gentiluomo? Non vi ho neanche offerto da mangiare.” Le si avvicinò, per poi quasi sfiorarle il collo con le dita. “E' tardi e l'aria è umida...” alzandole delicatamente la spallina del vestito che era scesa appena “... potreste ammalarvi...” poggiando il suo mantello sulle spalle di lei. |
Osservai la scena con aria vagamente divertita.
In realtà lo ero parecchio. Mi chiesi a che gioco stesse giocando. Oh, lo so chi è, meglio di quanto vorrei.. Ricordavo ancora la prima volta che la mia amica Fria mi aveva sussurrato il suo nome, accortasi del mio sguardo. Mi limitai a chinare appena il capo alzando leggermente il bicchiere. "Milord.." Dissi soltanto, portando poi il calice alle labbra. Scoprii così l'identità della ragazza orientale, nonché il suo nome. Una principessa, dunque, la cosa non mi sorprese visto il suo portamento regale. Non dissi altro, le faccende politiche non ci riguardavano. Ma era divertente. Chissà se era legato ai Bringanti o no. Continuai a mangiare come se niente fosse. |
Quasi mi commossi alla tenerezza infinita di quel piccolo bacio sulle mie mani, un gesto così sublime da parte di un bambino, contrapposto alla pervertita depravazione che animava quella spietata tirannia che controllava la nostra cittadina.
Avrei pregato per quella piccola anima, affinché non cadesse preda di quelle bestie in uniforme. Decisi però di scacciare quei pensieri negativi; non mancavano molte ore all'alba e all'incontro con Emon. Mi preparai dunque una tisana di rosa canina, liquirizia e menta piperita, dolce e rilassante, la bevvi con calma e andai poi a cambiarmi. Indossai un abito di raso turchese con dei fiori ricamati e una rosa poco al di sotto della scollatura a cuore, stretto sotto il seno e che scendeva largo su una gonna di seta morbida di un rosa chiarissimo, quasi simile al bianco, a più strati. Era uno dei miei abiti preferiti, lo indossavo quando ero un po' giù di morale, poichè il turchese del raso e i colori pastello dei ricami mi facevano stare meglio, evidenziando soprattutto la mia carnagione chiara del Nord e i miei capelli fulvi. In attesa che il tempo passasse, sistemai il libro mastro dove annotavo tutti i conti relativi all'erboristeria. |
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