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Guardai Belvan e dissi sarà prudente signore innoltrarsi nel bosco? non sappiamo cio che ci attenderà poi guardai Morven e dissi sapete cio che state facendo spero e lo guardai serio poi mi gurdai intorno tutto era silenzioso e pensai che strano posto che è questo e mi misi sulla difensiva.
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Citazione:
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Febo, pian piano, cominciò a scendere presso il vilaggio dei nani.
"Battermi per una fata?" Ripetè vagamente imbarazzato Icarion. "Ecco... immagino di sì, se fosse in pericolo o se qualcuno le mancherebbe di rispetto..." E quando Febo raggiunse la sommità della grande torre del vilaggio, i tre furono in grado di scorgere quanto accadeva per le strade. Elisabeth era circondata dai piccoli abitanti del posto. "Io ho sempre pensato" prese a dire Icarion "che i nani fossero troppo bellicosi. Non mi fido molto di loro. E non credo che qui troveremo cavalieri..." Ma, sebbene il giovane principe non avesse altro pensiero che quello di trovare il suo misterioso cavaliere, Empi era troppo presa da ciò che sentiva in quel bosco. Qualcosa di oscuro, di malefico e primordiale. E forse, quello sperduto villaggio di nani, proprio nel cuore del bosco, poteva sapere molte cose a rigurado. |
Nel frattempo, in un punto ignoto del bosco, Llamrei era completamente alla mercè dei suoi rapitori.
Con una grossa fune, dall'apertura nel soffitto, si calarono nella cella alcuni di quei misteriosi uomini. Due di loro tolsero le catene che tenevano i polsi della povera martire accanto a Llamrei e la portarono via. La ragazza, cominciò a farfugliare qualcosa, come in preda ad un vivo terrore, arrivando ad aggrapparsi ad una ciocca dei capelli di Llamrei. Ma era allo stremo delle forze, a causa delle indicibili sofferenze alle quali era stata sottoposta ed i suoi torturatori non ebbero difficoltà a condurla via. Gli altri uomini calati nella cella invece circondarono Llamrei. Ed alle imprecazioni della fiera dama di Camelot, uno di essi la schiaffeggiò con forza. "Placa il tuo ardore ed il tuo veleno, donna..." disse colui che l'aveva colpita "... tra poco conoscerai la vera sofferenza ed il vero dolore... invocherai allora la morte e per questo sarai dannata in eterno..." Nello stesso istante, poco lontano dalla cella, qualcuno parlava di Llamrei. "La donna giunta da Camelot è nelle nostre mani, signore..." "Bene..." rispose senza voltarsi il misterioso capo di quegli uomini tatuati "... fino a quando facevamo scempio di povere ed insignificanti ragazze di queste terre dimenticate nessuno sembrava degnarsi di noi... ma ora che tra le nostre vittime ci sarà una nobile dama di Camelot, il vescovo, il re e persino Roma cominceranno a temere gli Atari e la loro divina rivelazione..." http://trixoptics.files.wordpress.co.../11/kratos.jpg |
"Ecco, è questo il posto"
Fu l'unico, laconico commento con cui Morven annunciò il loro arrivo nella radura. Non aveva parlato per tutto quel tempo. Dal momento in cui avevano lasciato le mura della città la sua attenzione era stata focalizzata nel ritrovare nella sua memoria traccia di quel percorso che li avrebbe condotti a quel luogo. Si era accorto ben presto di ricordarlo perfettamente, ma questo fatto non gli fu di grande consolazione. Man mano che penetravano nel bosco e si avvicinavano a quella radura, infatti, una strana, pesante atmosfera cominciò a pesargli sul capo, sul cuore... come un respiro ansioso e turbato, un sibilo soffocato, un'ombra di pianto... Cavaliere25 gli fu accanto con il suo cavallo e lo guardò serio. "Sapete cio che state facendo, spero...", mormorò. Morven gli ricambiò lo sguardo... se lo sapeva? In verità no. Ma non c'era nessuno lì a cui comunicare quell'angoscia, quindi era persino inutile provarla. Gli rivolse un sorriso costruito, calmo e sicuro. "Certo che lo so..." rispose. Quindi smontò da cavallo, e cominciò a perlustrare la radura... nei sui occhi, ad ogni metro, rivedeva le scene illuminate dalla luna... il colpo di spada, il sangue sull'erba, il cavaliere che si piegava gentilmente... qui, è successo qui... e qui stava la ragazza... gli occhi gli caddero allora su un albero cavo, a pochi passi da lui. Andò in quella direzione e cominciò ad esaminare quel tronco... un piccolo lembo di stoffa chiara era rimasto impigliato tra le punte della corteccia... paura... violenza... disperazione... Morven lo staccò delicatamente tenendolo tra due dita. Quindi, senza una parola, andò verso la cavalcatura di Belven e gli tese quel lembo lacerato. "Tenete, questo è di certo appartenuto all'abito di quella fanciulla...è rimasto impigliato in quel tronco" |
Le strade di Cartignone.
Semibuie, illuminate solo dall'incerta Luna che, a fatica, si faceva largo dalle alte e sottili nuvole che avvolgevano quel cielo sconosciuto. Una dama, incurante dell'ora, passeggiava tra mille pensieri, propositi ed inquietudini. L'umidità scendeva lenta sui ciottoli di pietra che ricoprivano la strada, rendendoli bagnati e scivolosi. La ragazza cercava forse qualcosa in quella silenziosa sera. Volti, voci, echi, fantasmi di un lontano passato che sembravano voler tornare a confondersi col presente e forse col futuro. "Lady Talia, non dovreste vagare da sola a quest'ora per le strade deserte..." disse all'improvviso una voce "... si possono fare brutti incontri quando la città dorme... fortuna per voi che io ed i miei uomini non avevamo ancora concluso il nostro solito giro d'ispezione..." Dukey ed i suoi scagnozzi allora si avvicinarono a Talia. "Qualsiasi cosa cercavate stasera, milady..." aggiunse il cavaliere "... sono certo che potrò esservi d'aiuto..." Ed un ghigno compiaciuto sorse sul suo volto, tra gli sgradevoli sorrisi dei suoi uomini, mentre fissava Talia. http://www.alicia-logic.com/capsimag...aKnightley.jpg |
Belven prese il lembo di stoffa dalle mani di Morven.
Poi, il cavaliere si guardò attorno, in cerca di qualche indizio o traccia. O forse solo di un'improbabile risposta a tutta quella misteriosa situazione. "Parlatemi di quegli uomini che aggradirono la fanciulla e che qual cavaliere affrontò..." disse rivolto a Morven "... erano simili a quello ucciso e portato a corte? E come fece a metterli in fuga quel cavaliere? Non vi sembra strano che lasciarono nelle mani di uno sconosciuto cavaliere il corpo di uno dei loro?" "Sospettate di quel cavaliere?" Chiese uno dei suoi. "Non lo so..." rispose pensieroso Belven. |
All'udire quelle parole, Morven ebbe un sussulto.
Percepì il dubbio ed il sospetto, e sapeva bene, perchè lo aveva visto accadere già in passato, come spesso la disperazione, la confusione e l'ignoranza richiedano i propri martiri. Prese tempo un istante, nel tentativo di pesare le proprie parole. Non poteva che essere sincero. "Signore, io vi confesso che non è molto quello che ho visto... ero nel bosco e ho udito rumore di lame e movimento tra la fronde, così mi sono mosso in questa direzione. Ma quando sono arrivato, non vidi che quel cavaliere che trapassava da parte a parte l'uomo che adesso giace cadavere al palazzo. Degli altri non vidi nulla... nè quanti erano, nè se furono feriti, nè da che parte scapparono..." Tacque un istante, come se cercasse di ricordare altro, quindi rialzò il viso verso Belven. "Potremmo cercare nell'erba qualche traccia di sangue, forse... se sono stati feriti, saranno corsi a rifugiarsi in qualche luogo in cui sapevano di poter ricevere cure e riparo..." Fece un'altra pausa, quindi poggiò la mano sul braccio del capitano e gli lanciò uno sguardo limpido, schietto. "Ma non sospettate di quel cavaliere, no... egli si è mosso per la giustizia, ne sono certo... ciò che ho visto con i miei stessi occhi in questa radura non mi inganna... sulla mia fede, signore... si è mosso per la giustizia, vi dico!" |
"Per giustizia?" Ripetè uno degli uomini di Belven. "Piuttosto, a me sembrava superbo e sprezzante quando giuse a corte quel cavaliere!"
"Ci occuperemo di lui quando torneremo a Cartignone." Disse Belven. "Ora concetriamoci e cerchiamo tracce di Llamrei. Per ora lei è la nostra unica priorità." Ad un tratto udirono dei rumori, come se qualcosa si muovesse fra la vegetazione. "Avete udito?" "Si... ma fante finta di nulla..." rispose Belven. Un attimo dopo un'ombra, rapida e silenziosa, corse tra i cespugli. "L'ho visto!" Gridò uno degli uomini di Belven. "Presto!" Ordinò questi. "E' nella radura! Coprite ogni spazio e circondatelo! Ma attenti a non farvi attaccare!" |
All'ordine di Belven, Morven corse rapido lungo una fila di alberi.
Insieme agli altri uomini, chi a destra chi a sinistra, si chiusero a tenaglia nel tentativo di bloccare, da una parte o dall'altra, quell'ombra che avevano intravisto. Quando raggiunse una postazione che gli permetteva di scorgere sia Belven, in lontananza, sia la radura di fronte a sè, Morven si acquattò tra i cespugli e cominciò ad accarezzare le sue spade... con un occhio cercava di cogliere lo spostarsi improvviso e innaturale delle fronde, con l'altro fissava il capitano, intento ad inviare loro silenziosi ordini col il gesto di una mano... attese... attese... |
Il silenzio.
Scese sul bosco e tra tutti loro. Tutto sembrava essersi fermato, mentre gli occhi di tutti erano rivolti a quella selvaggia vegetazione che nell'oscurità sembrava assumere un alone spettrale. Ad un tratto uno dei cavalieri gridò: "E' laggiù, accanto all'albero cavo!" A quelle parole l'ombra fu sul punto di scappare via, ma ad un cenno di Belven, due dei suoi lanciarono contro la misteriosa figura una grossa rete. Un momento dopo una grottesca sagoma era impigliata in essa. "Per l'Inferno e tutti i suoi demoni!" Esclamò uno dei cavalieri. "Che diamine è?" "State indietro, potrebbe essere armato!" Disse Belven. "Sembra uno scherzo della natura!" Intervenne un altro cavaliere. "Non sono uno scherzo della natura!" Urlò quella strana figura nella rete, con la sua voce stridula. "Sono un grande guerriero!" http://www.themiracletimes.com/movie...__gollum_l.jpg |
Guardai quella strana figura e cercai di capire da dove fosse arrivato e chi potesse essere allora guardandolo gli dissi chi siete voi e di dove siete? domandai e aspettai una sua risposta mentre guardavo i miei compagni.
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Quindi è questo che vogliono: vogliono farsi belli agli occhi del loro signore portando me come pegno! Maledetti!
"vi sbagliate di grosso: sono sì una cittadina di Camelot, ma non di certo nobile nel lignaggio! Sono nobile perchè non sono viscida come voi eunuchi puzzolenti e corrotti: sono nobile perchè lo è il mio animo e il mio coraggio. Non credete alle mie parole? Ebbene: liberatemi e darò prova di forza: due eunuchi contro una "dama". Scegliete voi l'arma. O non avete coraggio di liberarmi perchè conoscete già il vostro destino? ahhahhhahhh poveri sciocchi stolti esseri viventi...nemmeno il termine "uomo" vi si addice" Era azzardato come tentativo...ma di certo non potevo dimostrare la mia paura di fronte ai loro occhi..o avrei di certo avuto la peggio... Li guardai in viso mentre li sfidavo e notavo che aveva sortito un effetto a me positivo.... |
Fate bene a non fidarvi dei nani, Altezza <esclamò empi mentre il cavallo alato scendeva verso il villaggio> I nani nascono dalla terra ma non sono suoi figli ma i suoi guardiani. Sono depositari dei suoi segreti e dei suoi tesori e possono essere molto avidi <empi parlava quasi a sé stessa facendo riferimento alle sue conoscenze delle razze, apprese durante i suoi studi. Non aveva mai interagito con un nano prima e si sentiva alquanto inquieta. E poi v’era ancora quell’angosciosa atmosfera mista a mistero che aleggiava nell’aria> Se vi è qualcosa di oscuro in questi boschi è da qui che ha origine <sentenziò, poi rivolgendosi ad Icarion> forse non troveremo il vostro cavaliere ma potremo scoprire contro cosa dovrà battersi <e sorrise, sperando di aver attivato la curiosità del Principe>
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Ero ancora del tutto immersa nei miei pensieri e quella voce mi fece sussultare...
“Sir Dukey!” esclamai, voltandomi di scatto. Rimasi per un istante immobile, in guardia, mentre un vago senso di nervosismo mi pervadeva... Di tutti i ‘brutti incontri’ che avrei potuto fare, pensai udendo le sue parole, probabilmente lui e i suoi scagnozzi erano uno dei peggiori! Avevo sempre trovato stomachevole l’attenzione che Dukey mi riservava, i suoi sguardi e le sue allusioni da due soldi... Non l’avevo mai temuto, sebbene sapessi quanto fosse arrogante, attaccabrighe e violento -qualità che lo avevano reso non poco temuto a Cartignone-, poiché sapevo -e lo sapeva anche lui- che la mia amicizia con Eileen mi proteggeva... ma ora... Lanciai un’occhiata rapida ai sui uomini, poi tornai a guardare lui e scelsi una tattica che solitamente funzionava: l’attacco. “Brutti incontri?” chiesi, mantenendo la testa alta e lo sguardo fermo “Non credevo vi fosse questo pericolo anche all’interno delle alte e sicure mura della città... ma se questo è ciò che pensate, sir, probabilmente fareste meglio a condurre i vostri uomini in giri di ronda anziché incontro alle dame! Quanto a me, seguirò il vostro consiglio e me ne tornerò a casa! Buonasera, cavaliere!” Abbassai appena lo sguardo in un accenno d’inchino e poi, muovendomi in fretta, lo aggirai e mi apprestai a riprendere la strada verso il palazzo. |
L' insistente esserino che mi puntava la lancia.......no ..gli insistenti esserini che mi puntavano la lancia, avevano uno sguardo non molto ospitale......non so se era piu' opportuno ridere o rimanere seria a guardare la scena......mi ricordava una vecchia favola.....poi una voce fece aprire quel bellicoso cerchio......Mi chinai piegandomi su un ginocchio e spostai la spada perche' non mi desse fastidio.........Sausar il nome del capo e Stellow..il soldato sospettoso......" Mi chiamo Elisabeth e vengo da Camelot, sono un Cavaliere Templare, vi ringrazio Sausar per aver fermato la lancia di Stellow.....e comunque non sono una spia..e non ho intenzioni bellicose.....mi sono inoltrata nel bosco e il corso d'acqua mi ha portato a voi....... Guardavo la vostra torre......chi e' stato lo scalpellino artefice di questa magnificenza ?....Voi conoscete molto bene il bosco e Madre Terra...........so che potete essere odiosi quanto perfidi......ma alle volte sapete offrire i vostri servigi a chi non osa burlarsi di voi.........C'e' un popolo che porta dei strani tatuaggi sulla pelle e stranamente le loro vesti..non hanno alcun disegno.........ho un'amica che invoca il mio aiuto.....ho udito la sua voce....ma ad un certo punto.....mi sono smarrita..........Sausar.........non mettero' in pericolo il vostro villaggio......."..........I nani non mi erano molto simpatici......pero' erano grandi consocitori..curiosi e sospettosi per natura.......mi avrebbero fatto un'altra dozzina di domande..........ma.......sentii il battito d'ali........mi voltai di scatto...solo un verde bagliore.....e il profumo d'autunno.........compagna di viaggio........
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"Ho sempre amato il vostro temperamento!" Disse Dukey a Talia, visibilmente su di giri. "E questo che vi rende diversa da tutte quelle dame di corte incipriate e simili ad ammuffiti manichini!"
La raggiunse e quasi le ostacolò il cammino fermandosi davanti a lei. "Volete tornare già al palazzo?" Chiese. "Eppure avevo idea che cercavate qualcosa da queste parti... beh, dovreste prendere al volo la possibilità di farvi accompagnare dal più forte cavaliere di Cartignone... con me sareste al sucuro." |
Mi fermai di colpo quando mi si parò davanti...
"Sarò al sicuro se terminerete il vostro giro di ronda!" dissi, ignorando la sua prima osservazione. "Anzi, meglio... sarò ancora più al sicuro se vorrete andare in cerca di quei feroci individui che portano terrore e morte nelle nostre terre! Questo è ciò che cerco ogni sera, la varità sulla morte della nostra principessa... non è questo anche il vostro primo pensiero, sir Ducky?" Lo osservai per un istante severamente, poi soggiusi: "Ora, vi prego, lasciatemi passare!" |
Nello stesso momento, nel bosco, Belven ed i suoi avevano catturato uno strano figuro.
"Tranquillo, Cavaliere25..." disse Belven al suo giovane compagno "... ora il nostro strano amico ci dirà tutto... avanti, chi sei?" Chiese poi a colui che era finito nella loro rete. "Vi ho già detto" gridò il buffo figuro "che sono un grande guerrieo!" Uno dei cavalieri di Belven allora spostò la rete, portandola sotto la luce della Luna per vedere bene il suo contenuto. "Ma che cosa sei?" Chiese quel cavaliere, osservando finalmente l'aspetto di colui che avevano catturato. Era infatti un mezzo uomo, magro e vestito di pochi stracci. Una corda consumata fungeva da cintura a quegli indumenti, nella quale aveva un piccolo bastone di legno. "Appartieni alla razza dri nani, vero?" Chiese Belven. "Si e ne sono il più forte guerriero! Il mio nome è Golblum!" "Un guerriero? tu?" Chiese ironico uno degli uomini di Belven. "Certo!" Rispose Golblum. "E se mi libererete assaggerete la mia spada!" "Se sei così forte, allora sarai capace di liberarti da solo!" Replicò il fedele di Belven. E tutti loro risero forte, davanti ai buffi tentativi di Golblum di liberarsi. "E sia, ti libereremo. Ma tu risponderai ad alcune nostre domande." Disse Belven. |
"Sinceramente sono stanco di sentir parlare sempre di morte!" Disse Dukey a Talia. "Trovo inutile e stupido sprecare tempo e forze pensando solo a cose brutte. La vita non è solo dovere... ma anche piacere..."
E cominciò ad accarezzarle i capelli, mentre i suoi scagnozzi ridacchiavano poco più indietro. "E poi cosa andreste a fare al palazzo ora..." aggiunse "... la notte è ancora lunga e la Luna sembra promettere ricchi doni..." Ad un tratto si udì una lenta melodia nell'aria. "Idioti..." mormorò qualcuno seminascosto sotto uno degli alberi che sorgevano lungo i bordi della strada "... ecco cosa incontro vagando a quest'ora della notte... ed io che cercavo un pò di tranquillità..." "Chi ha parlato?" Chiese Dukey. "Vieni avanti gaglioffo e ripeti ciò che hai detto se ne hai il coraggio!" "Idioti... siete dei grossi idioti..." disse Guisgard uscendo dall'ombra e mostrandosi a tutti loro "... il vostro patetico corteggiare mi da ai nervi, impedendomi di suonare..." "Ora ti suoneremo noi a dovere!" Rispose Dukey portando la mano sulla spada ed imitato dai suoi scagnozzi. "Capisco perchè questa città ha così tanti guai..." disse Guisgard col suo solito sorriso da guascone "... visto che i suoi cavalieri si fanno contro le donne..." "Assaggerai la nostra forza, gradasso!" Minacciò Dukey. "Diamogli una lezioni!" Ordinò ai suoi. Ma proprio in quel momento si udirono dei nitriti. "Fermatevi, Dukey!" Impose una voce. "Lord Bumin, siete giunto..." disse Dukey. "Si e vedo che non perdete il vizio di farvi coinvolgere in volgari risse da strada." Rispose Bumin. "Ora conduceteci al Palazzo. I ed i miei uomini siamo stanchi dopo il lungo viaggio che ci ha condotti qui." "Veramente, volevo prima dare una lezione a questo buffone..." "Conduceteci al palazzo." Ribadì Bumin. "Ora abbiamo cosa ben più importanti a cui pensare." "Si, milord." Rispose Dukey chinando il capo e rimettendo a posto la spada. Ma prima che quegli uomini tornassero al palazzo, Bumin si voltò verso Guisgard e lo fissò per alcuni istanti. Un attimo dopo tutti quei cavalieri svanirono nel buio della notte, mentre Guisgard restò a fissare la strada ormai vuota. |
Alesia sorrise ad Empi.
Il bosco quella mattina sembrava bello come non mai. "La Primavera è prossima ormai..." disse Alesia sorridendo "... ormai non ho più niente da insegnarti... Empi, inizia ora la tua vita di fata... e solo confrontandoti col mondo e con le sensazioni che esso saprà suscitare in te potrai completarti..." Restò a fissare i campi in fiore e riprese a dire: "Si, so cosa stai pensando... sono al corrente di ciò che accadde ieri... hai cercato di interagire con degli umani... so anche che hai fallito... il Gran Consiglio potrebbe adirarsi non poco, se lo sapesse..." Si voltò allora verso la sua diletta pupilla. "Unire i nostri mondi, divisi da tutto, potrebbe essere molto pericoloso..." aggiunse "... ma io conosco i tuoi sentimenti ed il tuo cuore... se un giorno sentirai davvero di volerti avvicinare agli umani, sappi che potrai riuscirci solo assumendo le loro sembianze... i mortali possono vedere solo ciò che comprendono... so che saprai utilizzare queste conoscenze al momento opportuno... ho sempre nutrito la massima fiducia in te..." Mentre era accanto ad Icarion, Empi aveva rivisto questo antico ricordo. Come erano lontani Alesia, la sua gente ed il suo mondo. Ed Empi avvertiva forte questa nostalgia. Soprattutto ora che la malvagità celata in quel bosco sembrava essere sempre più forte. "Allora?" Chiese improvvisamente Icarion e destando Empi dai suoi pensieri. "Cosa suggerisci di fare?" |
Osservai Dukey allontanarsi e tirai un sospiro di sollievo, camminava di malavoglia insieme a sir Bumin e ai suoi, li osservai finché non giunsero in fondo alla strada, chiedendomi quali nuove portasse il cavaliere appena giunto... poi mi voltai verso l’uomo che era rimasto di fronte a me e che guardava nella mia stessa direzione...
“Siete stato fortunato!” dissi lentamente “Dukey non è uomo che riflette prima di sfoderare la spada! D’altronde...” soggiunsi, prima di riuscire a trattenermi “neanche voi siete noto ormai, qui a Cartignone, per riflettere prima di muover la lingua!” |
Guisgard, alle parole di Talia, sembrò destarsi dai pensieri che aveva suscitato quel misterioso cavaliere giunto a Cartignone.
"Io credo, milady..." disse col suo solito sorriso "... che l'unica ad essere stata fortunata stasera siete voi... a meno che non avevate intenzione di accettare la corte di quell'idiota, prima che giungessi io a rompervi le uova nel paniere..." E rise di gusto. |
Lo osservai per un momento senza batter ciglio, poi, mio malgrado, sorrisi anch'io...
"Avete ragione!" ammisi "Sono stata fortunata anche io!" Esitai un attimo, mordendomi il labbro inferiore in preda al nervosismo... detestavo fare quello che stavo per fare, ma ne sentivo comunque la necessità! Così immediatamente, prima di poter cambiare idea, soggiunsi: "Per altro... credo di dovervi delle scuse per le mie parole dell'altra sera! Furono parole affrettate, suppongo, ingiuste e smentite dal vostro gesto in favore di quella ragazza nel bosco!" Inspirai... fatto! |
"Oh, mi lusingate, milady..." disse Guisgard fingendosi sorpreso "... ma non credo di meritare tanto... anzi, visto che sotto la Luna non è cosa giusta dire bugie, vi rivelerò un segreto che sono certo resterà fra di noi..."
Sorrise e continuò: "Vedete, nella mia condotta dell'altro giorno non ci fu nulla di eroico o cavalleresco... in realtà, confusa dal buio della notte, quella ragazzina mi apparve come una splendida ninfa... ma solo quando la vidi da vicino mi accorsi della sua troppo giovane età... e devo dirvi, visto che siamo in clima di confidenze, che le adolescenti non mi attirano. E voi, invece, milady, quanti anni avete?" Scoppiò a ridere ed aggiunse: "Tranquilla, non voglio che mi riveliate la vostra età... non sarò un degno cavaliere, ma neanche un villano." Si inchinò con irriverenza e le fece l'occhiolino. "Sempre ai vostri comandi, milady." E riprendendo a suonare la sua ocarina, prese la via della locanda. |
Rimasi per un istante a guardarlo mentre si allontanava, incerta se essere irritata o meno... avevo difficoltà a comprendere quell’individuo! Ma probabilmente tale incertezza non mi avrebbe neanche sfiorata se, alle sue parole, la mia mente non fosse stata letteralmente attraversata e folgorata da un’idea! Un’idea folle ma allettante, allo stesso tempo!
“Aspettate!” esclamai, correndo dietro al cavaliere e riafferrandolo per una manica “Aspettate, ve ne prego! Ho un favore da chiedervi...” Esitai un istante poi, a voce più bassa, soggiunsi: “Mi mostrereste il luogo dove avete ucciso quell’uomo, cavaliere? E la direzione che hanno preso i suoi compari? Ve ne prego!” |
Guisgard sentì correre Talia verso di lui ed afferrargli la manica.
L'impeto di quella ragazza apparve al cavaliere come ingenuo entusiasmo. "Un favore?" Ripetè Guisgard. "Non vi sembra che per stasera vi abbia già fatto un grosso favore! Però un consiglio voglio darvelo lo stesso... tornatevene a casa vostra. Avrete, immagino una famiglia, un fidanzato o anche una bestiolina, chessò, come un cane, un gatto o roba simile. Ecco, tornatevene nel vostro felice e rassicurante nido familiare e fatevi un dolce sonno ristaratore." La fissò e sorridendo concluse: "E poi, io solo con voi in quel bosco... cosà dirà la gente. Ho una repitazione da difendere io." E di nuovo si abbandonò a quella sua risata che sapeva tanto di menefreghismo. http://www.derok.net/images/entertai...0knightley.jpg |
Alzai un sopracciglio e attesi pazientemente che la sua risata si esaurisse, poi sorrisi a mia volta, nel modo meno divertito che fosse possibile: "Voi vi credete molto divertente, vero? Buon per voi! Ma non illudetevi che ciò basti a scoraggiarmi! Voi siete la sola persona che conosco ad aver visto quei maledetti in faccia e ci vorrà ben altro che la vostra discutibile ironia per distogliermi dal mio intento! Mi sono spiegata?"
Lo osservai per un istante, poi il peso del mio dolore mi investì di nuovo e, più lentamente, soggiunsi: "Sentite... che io e voi non ci piaciamo è perfettamente evidente! Ma, vedete, non vi sto chiedendo di essermi amico! Vi sto soltanto chiedendo aiuto! Un aiuto che nessun'altro può darmi! Mostratemi quel luogo, che vi costa? Poi vi lascerò tornare alle vostre occupazioni alla locanda, senza più comparirvi davanti. E' una promessa!" |
Aspettai che liberarono il nano e mentre lo liberarono dalla rete lo guardai incuriosito poi aspettai che Belvan gli facesse le domande che ci servivano mentre aspettavo alzai il volto alla luna e la guardai fissa nel cielo.
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<le parole di Icarion la riportarono al presente. La sua mente si era assentata inseguendo un ricordo che pareva reale. Poteva ancora sentire la voce di Alesia aleggiare lì intorno. “i mortali possono vedere solo ciò che comprendono” ripeteva quella voce nella sua mente> Vi andrebbe di diventare un nano, Altezza? <chiese Empi con un sorriso dando voce all’idea che si era formata nella sua mente grazie alle parole di Alesia> Abbiamo la facoltà di cambiare sembianze a nostro piacimento e credo che questo sia il momento di utilizzarla. Con le sembianze di nani ci muoveremo molto meglio in questo villaggio e potremo scoprire qualcosa in più <mentre parlava si avvicinò in volo ad Elisabeth ed il suo sguardo incrociò il suo. Capì che lei l’aveva scorta e la sua voce diventò ancora più convincente> Certo avremo bisogno di molta energia, ma se resteremo uniti, voi e io, potremo farcela <si diresse verso le mura del villaggio>
Venite Altezza, abbiamo bisogno di un posto appartato <nascosti dietro una siepe, Empi fissò negli occhi Icarion, poi chiuse gli occhi e concentrò la sua energia. Un turbine di foglie s’alzò dal terreno e coprì interamente il suo corpo> Madre Terra, plasma il mio corpo affinchè io sia ciò che deve esser veduto <pronunciò lentamente e altrettanto lentamente il vortice di foglie si acquietò. Empi aprì gli occhi e guardò Icarion. Aveva l’aspetto di una nana, tozza e robusta. Il viso era coperto da una scura peluria e il naso era grosso e rotondo. Solo gli occhi restavano del suo originario aspetto, di un profondo verde smeraldo> Ora tocca a voi <esclamò divertita ad Icarion> |
Icarion fissò sbalordito Empi.
"Un nano..." mormorò il giovane principe "... ma io voglio essere un cavaliere..." Guardò di nuovo la nuova immagine di Empi. "E sia..." sbuffò. Si concentrò allora ed un intenso alone di un luminoso azzurro si formò, avvolgendolo totalmente. Un momento dopo al posto del bel principino apparve un nano dall'aspetto severo e seccato, con un ciuffo scurissimo di capelli che scendevano sulla fronte dal berretto verde che aveva in testa. Ma proprio in quel momento un cane appena giunto cominciò contro di loro. "Alegnam, buono!" Lo richiamò una voce. Era un piccolo nano. "Chi siete voi?" Chiese ad Icarion ed Empi. "Non mi sembra di avervi mai visti qui al villaggio..." |
In quello stesso momento, nel bosco, Belven e i sioi erano alle prese con il singolare Goldblum.
"Domande? Che domande?" Chiese questi visibilmente agitato. "Siamo noi a fare le domande" rispose Belven "e tu ti limiterai a rispondere, senza farne a tua volta. Allora, vivi in questo bosco?" "Si, vivo in questo bosco." "Da quanto tempo?" "Da abbastanza tempo per conoscerlo tutto..." rispose il nano. "Bene, allora potrai esserci utile..." "Cosa volete da me?" "Cosa sai delle misteriose sparizioni avvenute proprio in questo posto e delle fanciulle orrendamente torturate?" "Non so nulla di queste cose..." rispose il nano "... i fatti di voi uomini non mi interessano..." "Come fai a sapere che riguardano solo noi uomini?" Chiese incuriosito Belven. "Ecco... perchè siete a voi a farmi queste domande... quindi riguardano voi e quelli come voi..." "Questo non la racconta giusta, mio signore!" Intervenne uno dei cavalieri di Belven. "Non è vero!" Rispose Goldblum. "Io vivo occupandomi solo deggli affari miei! E poi non è difficile comprendere che queste domande riguardano voi e quelli e come voi!" E perchè mai?" Chiese Belven. "Perchè... perchè voi umani pensate di essere gli unici abitanti di questo mondo... guardando con indifferenza o disprezzo tutti gli altri..." "Hai detto di essere un guerriero." "Si, lo sono." Rispose il nano. "Vivi da solo?" Chiese Belven. "Si... da solo..." "Non vi sono altri nani come te qui?" "Si... ma io vivo da solo..." "Ho sentito che voi nani avete un forte senso di appartenenza alla vostra razza..." disse Belven "... perchè tu invece sei un solitario?" Goldblum chinò il capo e si rattristò. "Perchè... perchè mi trovo bene a stare da solo..." mormorò. |
Intanto, nel punto più misterioso e sperduto del bosco, in una cella un'orgogliosa dama teneva testa, almeno con l'impeto delle sue parole, ai suoi rapitori.
Ad un tratto due di loro presero Llamrei e la sollevarono con forza. Un terzo cominciò ad aprire le catene che tenevano stretta la dama di Camelot. Legarono poi i suoi polsi con robusti bracciali incatenati fra loro e le chiusero un anello al collo al quale vi era attaccata una lunga catena. E tirandola proprio con questa catena, quei misteriosi uomini condussero Llamrei in una sala semibuia, illuminata solo da poche candele. In fondo alla sala si intevadeva un grosso trono, sul quale era seduto un uomo quasi del tutto coperto dall'oscurità. "Portatela qui." Ordinò ai suoi. E quando Llamrei fu al suo cospetto, i suoi carcerieri la costrinsero ad inginocchiarsi al loro signore. "Bene..." disse questi "... sembra che dopo tante povere contadinelle e pastorelle abbiamo tra noi un'altra nobile dama... era da quando straziammo la figlia del signore di Cartignone che in questo luogo non scorre più sangue blu..." E si abbandonò ad una diabolica risata che echeggiava di morte. |
Nel frattempo per le strade di Cartignone, due figure discutevano sotto l'etereo alone lunare.
Guisgard fissò con attenzione Talia. Un alone di tristezza era sceso sul suo sguardo. Ma non l'aveva spento, anzi, sembrava renderlo ancora più vivo. "Ma mi chiedo..." disse il cavaliere "... il vostro fidanzato non si chiede cosa facciate a quest'ora per le strade? Non si preoccupa che la sua dolce metà possa finire in qualche brutto guaio? Comunque non voglio avervi sulla coscienza. Camminare per il bosco, soprattutto a quest'ora, non è certo cosa per giovani dame annoiate dalla monotona vita di corte. Posso comprendere che i misteriosi fatti accaduti in questo luogo abbiano accesso la vostra ingenua e sognante fantasia, ma non voglio esserne coinvolto. E vi darò un altro consiglio... se volete un pò d'avventura allora cercatela in qualche bel romanzo! E state lontana da cose che neanche conoscete!" Si voltò e riprese la strade per la locanda, suonando di nuovo la sua inseparabile ocarina. |
Morven aveva seguito la scena tenendosi un po' discosto.
Si era preso il suo tempo per osservare quella strana creatura, mentre Belven e gli altri compagni lo circondavano e iniziavano a tempestarlo di domande. Morven, al contrario degli altri, non sembrava mostrare alcuna curiosità nei confronti del nano. Eppure avrebbe dovuto averne parecchia, chè nella sua giovane vita non aveva mai sperimentato prima un incontro con un essere simile! Invece restava calmo, distante, con le braccia incrociate sul petto, la schiena appoggiata ad un compiancente albero, e fissava con gli occhi scuri ogni dettaglio dell'aspetto e dell'abbigliamento del nuovo venuto. Apprezzava il modo calmo che Belven aveva nell'affrontare le situazioni. Il capitano stava interrogando il prigioniero con senpre minore arroganza e sempre maggiore intelligenza. Ad un tratto aveva perfino fatto un cenno ai suoi di abbassare la rete con cui lo avevano trattenuto. Quando infine Belven tacque e si discostò appena dal piccolo prigioniero, guardandolo con aria pensosa, come dovesse riordinare le proprie idee prima di porre altre e ben più importanti domande, fu allora che Morven si mosse. Due cose avevano colpito la sua immaginazione in modo serrato... l'espressione nella voce del nano mentre proferiva la sua ultima frase, e un luccichio intenso come goccia di rugiada, perso tra l'erba alta. Fece qualche passo verso il centro della radura, si chinò ad afferrare da terra qualcosa di lucido e sottile, mentre i suoi compagni, ancora troppo interessati da quella bizzarra creatura, ignoravano ogni sua azione. Quindi si fece largo tra loro, e giunto al fianco di Belven, fissò un lungo sguardo serio su Goldblum. "Siete un guerriero" disse con voce lenta, atona, guardandolo con fare appena incuriosito "ma un guerriero senza una spada..." Detto questo si chinò appena verso il nano e gli porse l'oggetto che aveva raccolto tra l'erba, una piccola spada corta, ma dall'elsa ben lavorata, secondo l'uso che si diceva dei nani, che nelle leggende si vagheggiava fossero valenti forgiatori di metallo. "Prendete ciò che vi appartiene per casta o per valore, signore, e cominciate a guardare con occhi da amico a questi nobili cavalieri... se anche appartenete ad una differente razza, non vi è grande distanza tra noi per quel che concerne la nostra classe... e se siete il guerriero che dite, e che la vostra spada conferma, non potrete tirarvi indietro di fronte alla nostre richieste!" |
Il cammino verso l’eccellenza comincia dal basso, mio principe <esclamò Empi in sembianze di nana trattenendo a stento una risata nel vedere il nuovo aspetto del principe> e questo berretto vi dona parecchio <allungò la mano per sistemare meglio il copricapo verde sul suo capo. Il latrare del cane la distolse da quel momento di gioia, gioia che era diventata troppo rara in quelle ultime ore. Posò lievemente la mano sul muso del cane, il quale riconobbe la fata che era in lei e s’acquietò> Veniamo dal bosco <si affretto a rispondere al nano> siamo reduci dall’ispezione che il capo ci ha ordinato <c’era sempre una capo, pensò Empi, azzardando quella risposta> e abbiamo delle nuove da comunicare <lanciò un’occhiata significativa ad Icarion intimandolo con lo sguardo di non tradirsi> Abbiamo seguito un umana fino a questo villaggio, l’avete vista? <chiese poi al nano dopo essersi accorta che non riusciva più a scorgere Elisabeth>
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Vedendo il nano con il viso intristito mi avvicinai e gli dissi dai non essere triste e gli appoggiai una mano sulla spalla poi noi vogliamo solo esserti amici e trovare una damigella a noi cara capisci il motivo di tutte queste domande dissi guardandolo con occhi felici se sai qualcosa diccela te ne prego e rimasi fermo ad aspettare una sua risposta.
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Goldblum fissò l'oggetto che Morven gli stava porgendo.
"Non dategli quell'arma!" Disse uno dei cavalieri presenti. "Potrebbe tentare di liberarsi!" Ma Belven lo zittì. Goldblum allora prese l'arma dalla mano di Morven e la fissò nella sua cintura, accennando un velato sorriso, come a volerlo ringraziare. Poi si voltò verso Cavaliere25 e accarezzò la mano che il giovane arciere gli avevo messo sulla spalla in segno di affetto. "Dici di trovarti meglio da solo..." prese a dire Belven a quel nano "... eppure questo comportamento è strano per uno della tua razza." "Non lo è..." rispose mestamente Goldblum "... meglio soli che insultati e detestati da tutti..." "Cosa intendi dire?" Chiese Belvan. "Nel mio villaggio... sono considerato un vile, un vigliacco... ed io non posso sopportarlo... mio padre... mio padre ha passato la sua vita ad addestrarmi per fare di me un grande guerriero... ma per la mia gente io sono solo un poco di buono..." Ed amare lacrime scesero sul suo volto. |
Nello stesso momento, al villaggio dei nani, Empi ed Icarion avevano incontrato già un abitante del posto.
"Avete dunque seguito quella donna?" Chiese il nano che li aveva scoperti. "Bene, allora dovete fare rapporto a Stellow. Seguitemi, io sono Calomenant. Andiamo." Così, Calomenant condusse Empi ed Icarion dal comandante militare del villaggio. "Uffa, che spreco di tempo!" Disse Icarion sottovoce ad Empi. "Noi abbiamo di meglio di fare. Io voglio trovare il mio cavaliere!" "Eccoci giunti." Detto questo, Calomenant chiese di Stellow alle guardie della caserma. "E' andato verso il centro del villaggio." Rispose una delle sentinelle. Allora Calomenant, Empi ed Icarion attesero dentro il ritorno del comandante. E poco dopo Stellow tornò alla caserma. "Signore, questi due devono far rapporto sulla donna giunta oggi nel villaggio." Prese a dire Calomenant. "Davvero? Interessante. Avanti, vi ascolto, cominciate pure." E Stellow attese il resconto di Empi e di Icarion sulla misteriosa donna arrivata nel villaggio. |
Vedendo il nano in lacrime mi venne una tristezza nel cuore allora mi piegai e lo abbracciai e gli dissi forza amico mio non piangere fatti forza ora ci siamo noi qui con noi e lo strinsi a me come fosse un fratello
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