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“Più tardi” disse il Priore Tommaso ad Altea “mi parlerete di quella ferita riportata da lord Guisgard durante il vostro viaggio, milady.”
Poi entrarono nello studio del pittore. “Parlare a me?” Stupito l'artista. “In verità non ho molto tempo. E poi non capisco cosa vogliate chiedermi.” “Non temete...” fece il religioso “... solo parlarvi del vostro lavoro...” guardandosi intorno, dove erano esposte varie tele dell'artista, che perlopiù raffiguravano nudi. “Avanti, vi ascolto.” Disse il pittore. “Abbiamo saputo” fissandolo il Priore “che stavate dipingendo la sera in cui è morto l'Arciduca.” “Probabile, io dipingo sempre.” Con indifferenza il pittore. “Sono sempre molto ispirato.” “Si, immagino, visto i modelli che amate dipingere.” Sarcastico il religioso. “Cosa intendete dire?” “Nulla di che.” Sorridendo il Priore. “Possiamo vedere l'opera che avete dipinto quella sera?” “Quale sera?” Per poi voltarsi verso Altea. “Milady, sareste una superba modella. Volete farmi l'onore di posare per me? Posso raffigurarvi come più preferite. Ditemi... volete apparire come una musa? Una ninfa? O addirittura una dea?” Sorridendo e senza curarsi più del religioso. |
Sembrava non esserci nessuno, così mi avvicinai sempre più.
Le imposte erano chiuse, esattamente come le avevo lasciate io, non c'erano cavalli, panni stesi, provviste, niente indicava che qualcuno si fosse appropriato della mia casa. Sospirai di sollievo, e mi avvicinai alla porta, quasi tremando. Ma prima che potessi sfiorare la chiave, per entrare, un rumore mi fece girare di scatto, e impugnare la pistola. Non c'era nessuno. Magari era solo un animale, pensai, scrutando comunque la campagna con sospetto. Poi, però, per un brevissimo istante lo sentii: il suono dell'ocarina. Era più di quanto il mio cuore potesse sopportare. E allora caddi a terra a capo chino, scossa dai singhiozzi. Cosa sei venuta a cercare Clio? Conforto? Rifugio? Risposte? Oppure sei qui in cerca di fantasmi? Rialzai la testa, e la casetta sembrava troneggiare di fronte a me. "Io l'ho sentita davvero..." sussurrai pianissimo, a me stessa, quasi a voler fermare quella voce accusatoria che cercava solo di proteggermi, o forse di confondermi. Presi un profondo respiro e mi alzai, asciugando appena le lacrime con un lembo del mantello, quel tanto che bastava per permettermi di vedere chiaramente. "Io l'ho sentita davvero.." sussurrai, più convinta, guardandomi attorno. Lanciai una rapida occhiata alla casetta, ma poi non entrai, mi incamminai tremante nella direzione di quel rumore, senza riuscire a trattenere le lacrime. |
La campagna, sterminata, inquieta era tutt'intorno, come avesse occhi e coscienza per guardare, per giudicare, per condannare.
L'aria gelida aveva come pulito l'aria, rischiarandola, quasi impreziosendola di un mistico odore di infinito. E tutto ciò conferiva un'indefinita suggestione a quella sinistra distesa, ammutolita dai misteri e dai fantasmi della notte che sembravano rincorrersi e confondersi nell'oscurità opprimente che dominava su ogni cosa. Clio avanzava verso quest'immensità, mentre la natura circostante pareva chinarsi in torno a lei per proteggerla, nasconderla, o forse solo per inghiottirla, rapirla dal mondo dei vivi e condurla in quello dei morti. Poi il verso di una civetta. Lo scintillio delle stelle, lo splendore del firmamento e l'etera bellezza della pallida Luna. E poi silenzio. Sovrano, opprimente, immenso. Come se avesse coperto ogni cosa. Come se il dominio delle ombre dominasse ovunque. Clio avanzava in quel nulla, senza più sentire niente che non siano stati suoni e versi della campagna. Di quell'ocarina più nulla. Poi ad un tratto una luce pallida e lontana. |
Più avanzavo in quella distesa incantata e surreale, più mi chiedevo se quel suono non l'avessi davvero immaginato.
Era stato solo un secondo, infondo, magari dettato dalla indisponente speranza che ogni tanto veniva a turbare il mio dolore. Doveva essere così, pensavo, devo averla immaginata. Eppure continuavo a camminare, quasi rapita da quel paesaggio tanto inquietante eppure affascinante. Sorrisi al verso della civetta, chinando appena il capo, per poi alzare lo sguardo ad osservare la luna. Quel nobile animale ci univa anche se per motivi completamente diversi. Ma forse non era poi una strana coincidenza, avevo imparato che nulla lo era. Quando ormai ero quasi sul punto di tornare indietro, vidi una luce, in lontananza. Il cuore iniziò a battere sempre più forte. Ma dovevo essere prudente, e non permettere ai miei sentimenti di sopraffarmi. Ero sola nella campagna, potevano sempre essere nemici. Però mi avvicinai, seppur circospetta e nascosta, a quella luce. |
Clio, prudente come un animale che fiuta il cibo, eppure restio a scoprirsi per non mostrarsi ad eventuali predatori, si avvicinò a quella luce soffusa.
Infine giunse ad un irregolare pianoro erboso, dove una sagoma si ergeva quasi come fosse un limite, un confine da non valicare. Ed avvicinandosi ancora, la ragazza svelò la natura di quella sagoma. Era un rudimentale edificio in pietra, ammantato d'edera sui fianchi e nascosto da querce e pini che trovavano nutrimenti per le loro radici negli interstizi del terreno, oscillanti alla fredda aria della notte come le piume dell'elmo di un guerriero addormentato, quasi conferendo una velata nobiltà a quello scenario che incuteva una certa paura. Il tronco di un giovane e robusto noce, spogliato dei rami, con un pezzo di legno legato di traverso, era piantato sulla porta dell'abitazione, come rudimentale simbolo della Santa Croce. Poco distante, sulla destra, sgorgava dalle rocce un piccolo flusso d'acqua purissima che si raccoglieva in una vasca di legno piantata nel terreno. Era chiaro che si trattava di una casa adibita a cappella e l'ingresso di questo edificio di culto era posto sotto un basso arco di pietra, decorato con numerosi bassorilievi, quali spesso appaiono nell'antica architettura Longobarda. Poco dopo il cielo cominciò a schiarirsi, mostrando le fattezze di quel luogo. Ormai albeggiava. http://www.ntacalabria.it/wp-content...ppe-FIlice.jpg |
Mi guardai intorno, curiosa e prudente allo stesso tempo, finché quella particolare e antica costruzione non si mostrò.
Era di una bellezza singolare, pietra e natura che si intrecciavano perfettamente, creando una strana armonia. Doveva essere una piccola cappellina longobarda, pensai, avvicinandomi un poco di più. Eppure non sembrava esserci nessuno. Dunque veniva da lì quella luce? E il suono dell'ocarina? Anche quel suono proveniva da quella piccola chiesetta? Non indugiai oltre, e mi avvicinai alla costruzione, cercando di capire se potessi entrare, e se ci fosse qualcuno. Ma ormai albeggiava, dunque non avevo molto tempo, però, ormai ero li, dovevo tentare, dovevo sapere. |
Clio si avvicinò alla cappella, con ormai il favore delle prime luci del giorno nascente.
E sulla porta di legno che faceva da ingresso a quel Sacro Luogo, la ragazza vide una scritta incisa sul legno: “In questo luogo remoto, lontano dagli occhi del mondo, crebbe dalla giovinezza alla vecchiaia un venerabile eremita. Il muschio era il suo giaciglio, una grotta la sua umile cella, bacche e frutti il suo semplice cibo, la fonte pura la sua rigenerante bevanda. E qui, lontano dagli uomini, trascorreva i giorni e le notti in compagnia del Signore. Glorificarlo era il suo dovere, pregarlo il suo bisogno.” E appena Clio terminò di leggere quelle parole, ad un tratto udì miagolare. Ed un gattino apparve sulle antiche murature della cappellina, restando poi a fissarla. |
Se il dottore era sicuro di sè e rispose tranquillamente, il pittore tradiva nervosismo e fingeva...si sapeva benissimo ciò che intendeva il Priore Tommaso..paura di qualcuno o vi era qualcosa che lo turbava? Si rivolse di nuovo a me...e annuii al pittore parlando al priore sottovoce.."Mi farò ritrarre..sta cercando di sviare e non capisco il motivo..forse col disegno in cui mi ritrarrà, ci darà un indizio..ci penso io, mentre dipinge voi potete fare domande..questi artisti si rilassano mentre lavorano".
"Cosa potrei essere? Una ninfa...si...del bosco e osserva nascosta il suo amato mortale, intento a suonare malinconicamente..e poi si spaventa..il suo amato viene predato dalla morte ed ella andrebbe fino all' Ade per riportarlo nel regno dei vivi". Mi misi davanti a lui.."Sono curiosa in che contesto e dove mi ritrarrete..magari potrei entrare nel quadro che l' Arciduca vi chiese quella nefasta notte della sua morte". |
Ormai l'alba illuminava la radura, e potevo vedere bene quella porticina di legno con una scritta sopra, mi avvicinai e la lessi attentamente.
Dunque poteva essere stato quell'eremita a suonare l'ocarina, eppure l'iscrizione parlava al passato. Un miagolio catturò la mia attenzione, e sorrisi nell'osservare il gattino che mi guardava. "Ma ciao bello..." sorridendo. Dovevo tornare indietro, ma ormai ero lì, e decisi di avvicinarmi. "C'è nessuno?" chiesi titubante. |
“Oh, dimenticate quel quadro e l'Arciduca...” disse sorridendo il pittore ad Altea “... io l'ho già fatto. Infatti neanche rammento più cosa facevo quella sera. Piuttosto, pensiamo a voi... si, come una ninfa... ma io ritraggo solo donne nude, per liberarle della fuliggine della realtà, del grigiore quotidiano, lasciando che sia la loro bellezza a riempire di impulsi lo scenario circostante...” accarezzandole i lunghi capelli chiari “... lì c'è un camerino in cui potrete spogliarvi, milady...”
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Fortunatamente c'era tanta buona gente a servizio al castello...la maggior parte di loro erano bisognosi a cui avevo dato asilo......ma era un momento particolare sia politico che religioso....e la fedeltà molto spesso veniva compromessa ...anche per un pezzo di pane in piu'.....come biasimarli.......Guardai negli occhi il Bardo...era un uomo maturo di bell'aspetto....." perdonatemi se le domande che ho rivolto alla mia dama di compagnia vi sono sembrate in'opportune....ma per proteggere la propria gente bisogna conoscere chi si ospita...anche se la menzogna puo' rendere credibile qualsiasi verità.......ma non credo che sia il vostro caso....io mi chiamo Elisabeth e sono la Signora che vive in questo castello.......ma non temete....sono molto piu' povera di Voi..Taliesin......sono felice che vi siate riscaldato..faro' in modo che abbiate un luogo dove riposare...sarete stanco...?..."......Sapevo che De Gur...con la sua ostilità non mi avrebbe reso le cose semplici.....ma dovevo aver Fede...dovevo credere che la persona che avevo sposato......non era l'animale di qualche momento prima....gli occhi mi bruciarono e per istinto passai la mano su di essi......non era conveniente farsi vedere debole davanti alla servitu'...." Tilde...credo di essermi presa un malanno....portatemi del latte caldo col miele.......così accompagnero' il Bardo nella sua stanza...."...rimasi per un attimo aspettando il latte a guardare il fuoco......e a rimpiangere i giorni migliori
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Rimasi sbigottita e guardai il Priore.."Mah...e voi permettereste io stia nuda davanti a un uomo di Chiesa? Oppure davanti a voi..l'ho già fatto a Suession per un pazzo dicendomi il quadro era proprio per il defunto Arciduca...usate la fantasia..immaginatemi con un velo" e fissai il Priore Tommaso cercando un consiglio.."Voi che ne pensate? Devo accettare o meno? E poi vedo a Corte avete dimenticato presto sir Guisgard..ma non penso abbiate dimenticato che sia morto davanti a voi..ci basta solo questo".
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“Andatevene, chiunque voi siate.” Disse all'improvviso una voce in risposta alle parole di Clio. “E non disturbate oltre le orazioni di questo servo di Dio.” Era una voce rauca, profonda e severa che giungeva dall'interno della cappella. “Qui non troverete nulla che non abbiate già adocchiato o predato in queste mute terre. Ho cibo che nemmeno un mendicante dividerebbe con me e persino un cane disprezzerebbe il mio umile giaciglio. Riprendete dunque la vostra strada e che il Cielo vi aiuti.”
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Tilde annuì a quelle parole di Elisabeth e le portò una tazza di latte caldo.
“Oh, non incomodatevi per me, madama...” Taliesin alla signora del castello “... il fuoco di questo braciere ed il sapore del cibo offertomi è molto più di quanto io sia abituato ad avere e troppo rispetto a ciò che avevo la presunzione di chiedere. Andrà benissimo per me riposare in questo confortevole angolo. Sarà un buon giaciglio per le mie membra oziose ed un degno pagliericcio in cui adagiare la mia mente stanca.” La fissò. “Piuttosto voi, se mi è consentito, credo abbisogniate di riposo, signora.” |
Restai interdetta a quelle dure parole.
"Perdonate se ho osato disturbarvi.." gentilmente "Mi era solo parso di sentire il suono di un'ocarina, e mi chiedevo se provenisse da qui.." con un'infinita tristezza "Buonagiornata..." lanciando un'ultima occhiata alla casetta, e un sorriso al micio. Mi voltai, per tornare sui miei passi. Dovevo raggiungere il mio cavallo e tornare in città, ancora più triste di quando ero partita. Ma d'altronde, che mi aspettavo? |
“Massì...” disse il pittore ad Altea “... se siete così pudica allora, per voi, farò un'eccezione...” sorrise, prendendo poi un velo bianco e trasparente, intriso di un esotico profumo “... indossate questo... oltre a ritrarvi giocherò ad immaginare le vostre nudità...” guardandola tutta, da capo a piedi “... e dimenticate il duca morto. E' così avvilente parlare dei morti.”
“Figliolo...” intervenne il Priore Tommaso “... forse non avete capito che è caldamente richiesta una vostra risposta. E vi consiglio di aiutarci, altrimenti domani a quest'ora vi farò porre le medesime domande da un inquisitore domenicano. E non certo qui, nel vostro studio così lascivamente arredato, ma in un'austera aula di un convento famoso per aver visto i roghi di molti eretici e di tante streghe.” “Inquisitore?” Ripetè turbato l'artista. “Convento? Eretici? Streghe? Ma cosa volete da me?” “La verità.” Sentenziò il religioso. “Diteci cosa facevate la sera in cui il duca è morto. Adesso.” “Va bene...” sbuffò il pittore “... quella sera ero a ritrarre una donna...” “Dove?” Chiese il Priore. “Qui, naturalmente.” “Chi era la donna?” “Non credo sia il caso...” “Volete dirmelo in confessione forse?” Sarcastico il religioso. “Va bene...” seccato l'artista “... era la moglie di messer Aleandro, figlio del padrone della locanda... capirete che la gente potrebbe malignare se sapesse... si, insomma, che lei posava nuda... non tutti comprendono l'arte...” “Voi compreso.” Disse il Priore. “Andate avanti.” “Beh, io stavo dipingendo e guardavo fuori...” spiegò l'artista “... infatti la modella impersonava una ninfa ed io volevo collocarla nella campagna che si vede da qui...” Il Priore allora si avvicinò alla finestra e guardò fuori. “Ebbene, notaste qualcosa di strano?” Chiese il religioso. “No, nulla, ero preso dalla mia arte.” Rispose il pittore. “Sicuro?” “Certo.” Annuì l'artista. “Fatta eccezione, forse, per un verso... un latrato, o qualcosa di simile... ma ovviamente non me ne curai... queste campagne sono piene di cani randagi...” Il Priore si voltò di scatto e restò a guardarlo, per poi spostare lo sguardo su Altea. |
Clio si voltò e tornò indietro, verso il suo cavallo.
Ma mentre si allontanava dalla cappella, passando accanto alla vasca di legno piena d'acqua, la ragazza vide nel riflesso di una delle piccole finestre dell'Edificio Sacro una figura che spostando una tendina restò a fissarla. |
" Grazie Tilde...sei gentile...."....mi sedetti per terra su una pietra accanto al camino..era calda e confortevole......." Nulla e' troppo per nessuno Taliesin....abbiamo tutti bisogno di conforto...fosse anche solo una parola......."...sorseggiavo il latte...e lo guardavo...ero stanca..aveva ragione....una notte senza dormire.....e una giornata di amarezza......." leggete il volto della gente ?.....e' stata una notte e una giornata piena di sgradevoli sorprese.........e sono veramente stanca.....tanto stanca...."...non so cosa successe...sapevo solo che scivolai addormentandomi......il problema fu...che il capo cadde sulla pietra...e il sonno divento' profondo.....
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Mi mise addosso un velo bianco con un forte profumo esotico di pessimo gusto..ma chi aveva indossato quel velo prima di me?
Ovviamente il Priore senza tentennamenti e davanti al mio stupore prese in mano le redini della situazione...e a furia di minacciare il pittore di essere considerato eretico lo fece parlare. Alla fine io e Priore Tommaso ci guardammo senza parole..leggermente balbettai.."Quindi voi non eravate fuori col Duca e nemmeno la donna in questione c'entra con questa faccenda? Avete sentito urlare un uomo pure o solo un latrato, vi era gente fuori?" e osservai il Priore.."Dicono non vi sono tracce di ferite su Guisgard...almeno..parlano di uno spavento ma io lo conosco, certo non si sarebbe fatto prendere dal panico da un animale..". |
Stavo per andarmene, camminando più piano di quanto avrei dovuto.
Ma poi vidi, riflesso in una vasca d'acqua, che qualcuno da quella chiesina mi stava fissando. Così mi voltai, e fissai a mia volta quella figura. |
La campagna, ancestrale, profonda, misteriosa.
I suoi silenzi, il suo vuoto. Quel vuoto angosciante e pulsante, come se fosse vivo ed abitato. Elisabeth era in una radura, circondata in lontananza da alte e frondose querce, quasi a formare un mistico anello protettivo. Davanti a lei un primordiale altare sacrificale, in cui la donna aveva lasciato bruciare arbusti secchi, mischiati a resine ambrate ed aromatizzate. Poi la nebbia si dileguò, come spazzata via dal freddo vento della Terra. Comparve la Luna, bellissima ed incantata, poi ad una ad una le stelle del cielo ed infine si iniziò ad udire un canto. Dall'oscurità allora prese forma una figura. Alta e robusta, dal passo austero e intrisa di una velata fierezza, quasi forse peccato ostentare quel suo misterioso lignaggio. “Nulla” disse la spettrale figura ad Elisabeth “è peggiore dell'oblio. La morte stessa, nel suo muto pallore, ne esce avvilita. I morti non hanno voce, se non lamenti. E quei lamenti non li ode nessuno. Banchettano nella mia casa e infangano il mio talamo. Li maledico, ma sono io stesso maledetto.” Avanzò ancora e con un cenno della mano tradì quasi la volontà di rivelare altro alla donna. Ma poi il canto del gallo lo fece fermare. “E' ora” sentenziò “e devo andare.” Si voltò e svanì nel buio della notte, lasciando dietro di sé solo il canto di una civetta. http://3.bp.blogspot.com/_JDCC3mlsw3.../ham+ghost.jpg Elisabeth si svegliò. Era stato un sogno. La donna era in camera sua, nel suo letto. |
“No, nessun grido di uomini.” Disse il pittore ad Altea. “Solo quel latrato.”
“Voglio vedere l'opera che avete dipinto quella notte.” Il Priore all'artista. “Mi spiace, io non mostro mai le mie opere.” “Volete farlo domani davanti al Santo Uffizio?” Fissandolo il religioso. “Sapete, c'è la teoria, che io condivido, secondo cui le opere rivelano la natura dei loro autori.” “E va bene...” seccato il pittore. Aprì un baule e tirò fuori due tele simili. “Ecco...” dandole al Priore “... sono due perchè stavo ideando una nuova tecnica... una tela l'ho dipinta stando qui” indicando la sua posizione “davanti alla finestra e guardando fuori... l'altra invece riflessa in quello specchio...” “Ottimo.” Fece il Priore. “Due immagini della stessa scena, ma da prospettive diverse.” Prendendo le due tele. “Le riavrete presto.” “Un momento...” mormorò l'artista “... cosa volete farne? C'è ritratta la moglie di messere Aleandro nuda...” “Non temete, nessuno oltre noi le vedrà.” Assicurò il religioso. “Venite, milady.” Ad Altea. “Quando vi potrò ritrarre, milady?” Domandò il pittore alla dama. “Mai.” Fissandolo il religioso. “Anzi, vi consiglio di cambiare soggetti.” E prendendo Altea per mano lasciarono lo studio del pittore. |
Clio si voltò di scatto e riuscì appena ad intravedere quella figura alla finestra.
Le parve essere quella di un uomo anziano, dalla lunga barba bianca. Ma le tende si richiusero subito. “Beh...” disse ancora quella voce dall'interno della cappella “... siete ancora qui? Perchè seguitate a seccarmi? Per causa vostra sono stato già costretto ad interrompere un Pater, un'Ave Maria ed un Credo, che io, uomo di Fede e mortali peccati, devo recitare ogni giorno prima di Mezzogiorno. Ma perchè una ragazza vaga da sola in queste lande? Forse in attesa del suo amante? Ritornate a casa vostra o vi perderete sulla via del peccato.” Con tono perentorio. |
Nessun urlo...se fosse stato attaccato avrebbe chiesto aiuto, ma se non sbagliavo Guisgard fu trovato nel salone.
Con i soliti metodi convincenti, che iniziavano a piacermi, il Priore ebbe i due dipinti...strano...due prospettive diverse..e la donna del figlio del locandiere perchè era tanto importante..sembrava il pittore la proteggesse. Ma non ebbi tempo di finire di pensare e risi alle parole verso il pittore sul fatto di ritrarmi ed uscimmo.."Priore Tommaso...siete un uomo davvero arguto ed eccezionale e più severo di mio padre..presto torniamo nella mia camera per vedere questi dipinti...o volete uscire e confrontarlo col paesaggio?". Mi fidavo di lui..forse eravamo sulla strada giusta. |
In un sonno senza fine dove il battito del cuore segna i ritmi di un passo che segna il cerchio misterioso....dove si aprono le forze della notte ....immaginarie figure di morte prendono vita....ed alte...e forti in uno spaccato di sogno...Mi parla.....no ho timore di lui......non so dove sono.....no..non e' vero so dove sono......nel Regno degli Dei.......Non avevo ancora perso...il dono dell'ascoltare la voce dell'Oracolo........
Il canto di una civetta...mi riporto'...al giorno che nasceva....... Una forte emozione mi pervase....avevo ancora tutto il mio potere.......la Dea Diana non mi aveva abbandonata..... https://encrypted-tbn3.gstatic.com/i...tPLPYEkSSXL6dr Eronel mio letto....un gran mal di testa ..mi aveva dato un lieve capogiro.......ma trovai la forza di chiedere....." Chi c'e' con me.....".....Avevo gli occhi spalancati...ma non vedevo assolutamente nulla....ero terrorizzata....... https://encrypted-tbn2.gstatic.com/i...F78Z96JfI9sJqw |
Invero, non era più il tempo del discorrere pacato o delle metafore e dei giri di parole, era il tempo dell'agire, il tempo di Nostro Signore, il tempo del manifestarsi della Sua giusta ira.
Lo avevo invocato, e forse Lui, benedetto il Suo Nome, aveva risposto al mio disperato richiamo.......A dispetto delle ragioni che guidavano chi mi circondava, conoscevo le mie, e quelle sarebbero state il mio faro, la mia guida, e la mia spada........La Sua Spada....... Chiusi gli occhi, e presi a recitare sommessamente: -Ero nudo, e mi avete vestito, ero affamato, e mi avete nutrito, malato, e mi avete curato, prigioniero, e siete venuti a trovarmi. Chiunque avrà fatto questo ad almeno uno dei miei fratelli più piccoli, l'avrà fatto a me- Aprii gli occhi, e continuai a recitare; -Ero nudo, e non mi avete vestito, ero affamato, e non mi avete nutrito, malato, e non mi avete curato, prigioniero, e non siete venuti a trovarmi. Chiunque avrà mancato in questo modo ad almeno uno dei miei fratelli più piccoli, avrà mancato direttamente a me- Tutto mi parve chiaro, tutto era chiaro, la croce tornava ad essere spada, ed ovviamente la Via dei Giusti era quella dal cammino più insidioso; ma così doveva essere, perché questo è il destino di un cavaliere.....Ringraziai Dio per questo, poi mi rivolsi ai due messeri; -Ci sono mani sporche di sangue, del sangue di uno di questi fratelli più piccoli, Giustizia vuole che queste mani si presentino al cospetto di Dio, per essere giudicate. Quando sarà il momento, la mia spada vi aiuterà a cacciare i mercanti dal Tempio- |
Scossi la testa.
"Gli uomini di Fede dovrebbero imparare la gentilezza, allora..." Seccata dal tono di quell'uomo. Mi riavviai per la mia strada, così da ritrovare il mio cavallo e tornare in città. |
Clio tornò sui suoi passi e lasciò quel luogo.
Allora, dopo che la ragazza era andata via, la porta della cappella si aprì ed una figura austera uscì fuori. Il gattino saltò fra le sue braccia e quella cominciò ad accarezzarlo. “Si, vieni, ti darò da mangiare...” disse l'uomo al micio “... dici che quella ragazza ha udito qualcosa?” Il gattino di strusciò contro la manica dell'uomo. “Magari, invece, era davvero ad attendere solo il suo amante...” alzò gli occhi al cielo “... vieni, meglio rientrare... l'aria è fredda...” e rientrò col gattino nella cappella. Clio, intanto, era tornata col suo cavallo in città. E l'abitato cittadino si era ormai destato, con le sue botteghe, le strade discretamente affollate e un soffuso mormorio nell'aria. Anche la locanda in cui la ragazza alloggiava con Azable e gli altri era già attiva, col suo forno acceso ed il comignolo del camino fumante. |
Mi lasciai alle spalle quella cappella, vagamente infastidita dall'atteggiamento di quell'uomo.
Tornai rapida in città, in modo che nessuno notasse la mia assenza. Era il giorno in cui sarebbe iniziata la recita, dopotutto, dovevano essere tutti in fermento. Entrai nella locanda e cercai Yanes: Azable aveva detto che a noi spettava il compito di indagare le forze armate di Capomaza, dopotutto. |
Tornata nella locanda, Clio trovò seduti attorno ad un tavolo Morice, Riccado, Samondo e Yanes.
“Buongiorno.” Disse Morice, vedendola entrare. “Già sveglia? Amate le levatacce?” Ridendo piano. “Venite a fare colazione con noi.” Guardò Riccado. “Gli altri tarderanno ancora?” “Erano nella camera di lord Azable.” Spiegò Riccado. “Immagino scenderanno insieme, magari più tardi.” “Noi allora cominceremo la nostra parte.” Fece Morice. “I compiti ci sono stati assegnati, dunque attendere oltre è inutile.” |
Sorrisi appena, in realtà non avevo chiuso occhio quella notte, ma non era certo una novità.
Annuii agli uomini e mi sedetti con loro a fare colazione, in attesa degli altri. "Direi che avete ragione.." sorridendo a Morice "Abbiamo già avuto le istruzioni dopotutto..". Mi voltai verso Yanes "Avete già un'idea su come cominciare?" sorridendo. Non avevo specificato ad Azable quanto conoscessi Capomazda, ed era bene che rimanesse un segreto, dovevo continuare ad essere solo una combattente esperta di armi e nulla più. |
“Direi di cominciare con un bel giro verso il palazzo.” Disse Yanes a Clio. “Ho sentito che lì hanno messo in vendita molti cimeli appartenuti ai Taddei. Così potremmo cominciare a dare un'occhiata.”
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Annuii a Yanes.
"Mi sembra un'ottima idea.." alzandomi "Vogliamo andare?". Il Palazzo.. Non l'avevo ancora visto dal mio arrivo a Capomazda, se la visita alla casetta era stata così dolorosa anche se non ero nemmeno entrata, il Palazzo non sarebbe stato da meno. Stavano già mettendo in vendita dei cimeli dei Taddei, mi chiesi se avrei riconosciuto qualcosa che gli apparteneva. Era una situazione davvero triste, ed ero sempre più contenta di non aver accettato di diventare la guardia del corpo di chi stava facendo tutto questo. |
Terminata la colazione, Clio e Yanes lasciarono la locanda, diretti verso il Palazzo dei Taddei.
Il mattino si era ormai levato in un terso splendore e la città era animata da un vivace via vai. Poco dopo, la ragazza ed il militare arrivarono presso il palazzo. Era questa una costruzione imponente, situata a Nord della città. Alte e possenti mura racchiudevano la parte nobile, che si articolava in numerosi recinti intorno ad un lungo cortile, con robusti bastioni a scandirne il corso, terminando con pesanti muri a scarpa che correvano lungo il basamento delle fortificazioni turrite e merlate. La monumentale costruzione aveva due grandi varchi. Il principale ingresso era la grandiosa Porta dei Leoni, così chiamata perchè un tempo figuravano qui due colossali statue leonine con scudi, a guardia della dimora Taddeide. Yanes osservò con attenzione il tutto e poi fece segno a Clio di seguirlo. Si avvicinarono così alla postazione di guardia, dove si trovavano due sentinelle. “Salute a voi...” disse Yanos “... siamo mercanti d'armi... abbiamo saputo che sono stati messi in vendita importanti e nobili cimeli. Dove si possono avere informazioni in merito?” “Avete la licenza mercantile?” Chiese una delle guardie. “Certo, eccola...” mostrando il documento Yanes. I militari controllarono il tutto e poi dissero ai due falsi mercanti di attendere. Ma proprio in quel momento, mentre Clio e Yanes attendevano, la ragazza udì una voce. Un uomo, grosso e forzuto, portava sulle spalle due pesanti casse di frutta. Gridava alla gente in strada di lasciarlo passare e dal tono Clio subito lo riconobbe. Era Ammone. |
Il mio sguardo impassibile non lasciava trasparire il profondo turbamento che mi attraversava osservando quei luoghi.
Sembrava tutto come allora, anche se sapevo bene che non era così, eppure le botteghe, la gente per le strade, potevo essere tranquillamente diretta al mercato in vista della cena. E ogni volta che andavo in città, passavo dal Palazzo, alzavo lo sguardo, come una semplice ragazza, e mi chiedevo dove fosse, cosa stesse facendo, a volte speravo persino di vederlo. Ero entrata poche volte a corte, di solito di nascosto, eppure non potevo dimenticare la magnificenza che vi regnava. Possibile che fosse ancora come allora? Che potesse splendere e vivere senza di lui? Respirai profondamente, guardandomi intorno. Ci avvicinammo ad una guardia, e Yanes mostrò le nostre credenziali. Dunque stavano davvero vendendo i cimeli dei Taddei? Che tristezza... Ma proprio mentre ci stavano facendo aspettare udii una voce, chiara, inconfondibile. "Ma non mi dire.." mormorai, sorridendo. Avevo pensato tanto a loro in questi anni, li avevo evitati perché come Capomazda mi ricordavano i mesi in cui eravamo stati felici, ma ora ero lieta di rivederlo: Ammone! La guardia si faceva attendere, così alzai gli occhi su Yanes. "Mi perdonate solo un istante?" sorridendo "Sarò di ritorno tra un minuto..". Così mi voltai di pochi passi e raggiunsi quell'uomo. "Ammone.." chiamai piano, sfiorandogli appena il braccio per essere sicura che mi vedesse, alzando gli occhi su di lui. Era da tanto tempo che non incontravo qualcuno che sapesse esattamente chi ero, mi chiesi se lui riuscisse a leggere il dolore e la profonda malinconia che il mio sguardo nascondeva al mondo intero. Ma non riuscii a dire altro, sapevo che a volte le parole potevano risultare insulse, scontate, di circostanza. Mi limitai a sorridere guardandolo negli occhi, per la prima volta dopo tanti anni, senza la maschera di ghiaccio che portavo quotidianamente. |
“Credo che per adesso” disse il Priore Tommaso ad Altea “ sarà più utile esaminare queste tele. Avremo tempo poi per confrontarle col paesaggio che raffigurano.”
Andarono nella camera della dama de Bastian e qui il religioso mise a confronto le due tele. “Come artista” mormorò “il nostro pittore non è certo un granché... direi che i suoi lavori sono più acquerelli che opere d'arte... comunque, fortunatamente a noi non interessa la sua discutibile arte, ma l'idea che ha avuto nel fare queste due tele... egli infatti ci ha fornito la medesima immagine, ma da due prospettive diverse...” guardò Altea e sorrise “... in pratica abbiamo la possibilità di realizzare una visione tridimensionale...” prese la sua borsa e da essa estrasse due grosse lenti “... gli animali erbivori hanno gli occhi posti lateralmente sulla faccia, in modo da poter avere una visione ampia di ciò che circonda loro e riconoscendo con più facilità la presenza di eventuali pericoli... ma questa visione risulta piatta, in quanto manca ad essa profondità e prospettiva... i predatori, invece, come l'uomo, hanno gli occhi posti in maniera frontale, riuscendo così a percepire una visione più profonda e dunque tridimensionale... sapete come funziona la vista umana? Riassumendo, diciamo che ciascuno occhio percepisce l'immagine, leggermente differente, che fissiamo, inviandola al cervello che la elabora e praticamente le sovrappone, rinviandole poi agli occhi... e proprio le due immagini sovrapposte danno una visione tridimensionale...” annuì “... e noi cercheremo di riprodurre questo straordinario fenomeno, osservando le due tele che ci forniranno due prospettive differenti della medesima scena... basta solo avere qualche piccola accortezza...” il dotto religioso spiegò tutto ciò con una naturalezza disarmante, per poi affiancare le due tele “... in pratica metteremo la tela dipinta per prima, cioè quella con la vista dalla finestra, a sinistra, in modo che proprio l'occhio sinistro la veda e l'altra tela, dipinta successivamente, si vede infatti l'imbrunire sulla campagna a differenza della prima, a destra, facendo sì che a vederla sia l'occhio di destra... allineeremo ogni tratto, come se fossero in successione... ed infine le osserveremo con queste due lenti... una a sinistra e un'altra a destra...” Così, lui ed Altea cominciarono ad osservare le due tele attraverso le due lenti. E nell'osservale, Altea notò uno strano particolare sulla tela di destra, ossia quella che raffigurava la campagna all'imbrunire. Qualcosa di informe in lontananza, simile ad una sagoma scura. Intanto anche il Priore continuava a guardare le due tele. http://2.bp.blogspot.com/_PHmGdqIl66...42_233x231.jpg |
Ad udire la voce di Clio, Ammone si voltò di scatto verso di lei.
Il suo sguardo cupo, allora, sembrò scalfirsi, quasi intenerirsi. I suoi lineamenti marcati parvero rasserenarsi per un istante. “Clio...” disse piano, in un mormorio. Il suo aspetto era quello rude e selvaggio di sempre, con quella sua tunica attillata, ricavata da pelle conciata ed ora consumata in più parti. Fissò a lungo la ragazza e finalmente accennò un vago e goffo sorriso, illuminando quei suoi piccoli e stretti occhi scuri. Lasciò cadere a terre le due casse di frutta ed abbracciò stretta la piratessa. |
A quelle parole di Galgan, i due uomini si scambiarono una lunga occhiata compiaciuta.
“Bene...” disse annuendo uno di quelli “... Dio ve ne renderà merito, cavaliere... ed anche il ducato... e forse l'intero regno.” “Qui però non possiamo dirvi altro...” fece l'altro “... ormai è mattino e la città ha troppi occhi e troppe orecchie... ci vedremo stasera, verso il crepuscolo... al vecchio Casello... ci troverete lì ad attendervi, sir Galgan... a quell'ora potremo parlare tranquillamente di tutto, senza correre il rischio di essere visti ed ascoltati... e vi riveleremo ogni cosa... a più tardi...” ed uscirono dalla locanda. |
Elisabeth si svegliò, ma l'inquietudine di quel sogno, la sua spettrale atmosfera ed il senso di angoscia che aveva lasciato nel suo cuore non sembravano volerla lasciare.
Per alcuni istanti i suoi occhi, pur essendo aperti, sembravano incapaci di riconoscere la luce. Qualcuno entrò nella stanza e si avvicinò al letto. “Milady...” disse una voce “... milady, state bene? Mi sembrate strana...” era Tilde “... milady...” Poi di colpo gli occhi di Elisabeth cominciarono a mostrarle immagini sempre più definite. E finalmente la donna tornò a vederci chiaramente, riconoscendo la sua dama di compagnia accanto al letto. |
Era davvero lui, con lo sguardo rude e il portamento che non era da meno, eppure mi riconobbe, e io sorrisi ancor di più quando mormorò il mio nome.
E poi quell'abbraccio, inaspettato ma forte e sincero. Abbracciai a mia volta l'omone, e qualche lacrima ribelle mi scese sul viso. Non potevo rischiare che Yanes sospettasse qualcosa, ma niente mi impediva di incontrare un vecchio amico, a maggior ragione che ero un mercenario e potevo conoscere gente proveniente da ogni ducato possibile. Per quanto ne sapevo, poteva avermi seguito e origliare. Ma sapevo che Ammone era un tipo sveglio. "Ho soltanto un minuto, purtroppo.. sto lavorando.." alzando gli occhi su di lui "Sono appena arrivata in città.. io.." abbassando la voce "Non ce l'ho fatta a restare.. Vi ho pensato tanto..." sussurrai, alzando gli occhi su di lui. "Come stai? E gli altri?" con un debole sorriso "E il piccolo Cid, hai sue notizie? Ancora ricordo come era stato bravo a difendere il tesoro del Capitano, ricordi?" cambiando totalmente sguardo, che divenne serio, nonostante il torno scherzoso "E sarei pronta a giurare che se quel tesoro fosse in pericolo non esiterebbe a difenderlo.. un po' come tutti noi.." restando seria ancora per un momento "Ma un tesoro perduto e maledetto si difende da solo, no?" ridendo. "Mi fermerò in città per un po', e credo di poter avere una serata libera, specie se sul tardi, vorrei davvero vederci con calma.. così ci racconteremo le nostre avventure.. Troppe cose sono cambiate in questa triste terra..." con un sorriso triste. |
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