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Il domestico condusse Nyoko giù, al pianterreno, fino al salone dove la cena sarebbe stata servita.
Nella sala avevano già preso posto a tavola Asputin e Wolfetta. “Veni pure, Nyoko...” disse l'uomo alla pittrice “... siediti con noi...” E i domestici presero a servire in tavola. |
Era tutto così nuovo, così diverso.
La stanza, il lavoro, l'ambiente, non sapevo come fosse la mia vita di prima, ma quella nuova per ora prometteva bene. Ascoltai attentamente Ernot, cercando di memorizzare il più possibile. Poi quella domanda, ci pensai su. "Immagino che mi verranno in mente domattina quando inizierò.." sorridendo. "No, una cosa ci sarebbe.." pensierosa "La mia stanza è.. una stanza appunto, non c'è una cucina.. dove mangerò?" chiesi. Poteva sembrare una domanda sciocca ma dopotutto era quasi ora di cena e non avevo mangiato per tutto il giorno. |
“Si, probabile...” disse Lion a Gaynor, ormai usciti dalla prigione “... forse usa questo per nascondersi, per risultare irriconoscibile... magari gioca a fare il fantasma ed ora se la ride di tutti noi che arranchiamo...” divertito “... venite, riferiremo tutto all'ispettore...”
E così fu. “A questo punto...” mormorò Lion “... abbiamo tre luoghi... ossia la cattedrale, la cappellina del Palazzo dei Gigli ed il palazzo stesso... questo è stato con ogni probabilità il campo d'azione di quei furfanti...” |
Mi ritrovai davanti una magnifica tavola dove avevano già preso posto Asputin e Wolfetta. Andai a sedermi al loro fianco e i domestici presero a servirci ottime leccornie.
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Fantasma o uomini in maschera. Per me la scelta pareva una ovvietà.
" Siete un giornalista dovreste scrivere di cose tangibili come la banda di ladri. I fantasmi non esistono suvvia" |
Salita in carrozza chiesi di portarmi in una armeria, presi una pistola e un pugnale pregiato con un orchidea sul pomello.
Mi soffermai a guardare uno splendido arco...era risaputo ero una perfetta arciera ma non mi sembrava affatto la giusta arma. Ritornai in carrozza, misi la piccola pistola in borsa e lasciai sfilare il pugnale nella giarrettiera di pizzo e nastrini. Dopodichè chiesi di farmi portare a casa del giovane professor Trevor ma un luminare nonostante la sua età. Salii le scale della dimora, mi sentivo a disagio comunque volevo riappacificarmi con lui..ero sola e forse era l' unica persona con cui potevo parlare e magari poteva aiutarmi..anche se detestavo il suo animo frivolo e libertino. Non ero una puritana, ma io non mi concedevo facilmente..anche se ero vedova avevo sempre preventivato di rifarmi una vita ma seriamente. Mi feci annunciare ed aspettai delusa..non mi erano piaciuti i modi in cui ero stata trattata alla Taddeus, lo trovai maleducato e privo di buonsenso. Mai in casa mia avevo negato ospitalità, fin da piccola avevo letto, ad esempio, che l' ospite è sacro per il patriarca biblico, per il greco dell' Iliade e addirittura per il beduino nella sua tenda..ecco perchè anche se il dottor Misk non mi piaceva e convinceva tenevo ugualmente un certo contegno, solo a prove concrete mi sarei comportata diversamente. I giorni prima erano tutti disponibili e la loro dimora era aperta a chiunque, e pure ai malviventi dunque, solo per farsi pubblicità ed, ora, ero stata bloccata nelle mie argomentazioni senza nemmeno chiedermi altro o se avessi bisogno di un aiuto..e ne avevo bisogno. Mi ero, addirittura, esposta troppo parlando della morte di Antone e quello che forse aveva scoperto. Io non potevo parlare con la polizia e non credevo nel loro operato e quindi non potevo nemmeno andare da quel buffo ispettore dicendo stavo ospitando un tipo che teneva terra nella valigia e non mi dava affidabilità..prima Antone spirasse il suo migliore amico e collaboratore, Adams, era riusciuto a fare un prelievo di sangue ed analizzandolo fu scoperto vi fosse una grande quantità di veleno. Io, Trevor e Adams portammo le analisi alla polizia ma non combaciavano con quelle dei dottori, fasulle o forse superficiali, dove si esponeva egli era morto per una febbre rara contratta..eppure io e gli altri stavamo bene. Non ci avevano creduto, o non avevano dato peso a tutto questo. Era la cosa più triste quando esponevi i tuoi pensieri o fatti e nessuno ti considerava o ti mostrava disinteresse..questo avevo trovato alla Taddeus, mi ripromisi di non tornarci più. http://image.wikifoundry.com/image/1...1221/GW250H354 |
"Nella cattedrale abbiamo già trovato degli indizi, l'abbiamo ispezionata a lungo, così come la cappellina..." risposi a Lion. "Resta il Palazzo dei Gigli... voi avete interrogato i presenti, ma non vi ho visti cercare delle tracce che riconducessero ai malviventi..."
Mi fermai di scatto, un pensiero mi aveva attraversato la mente... era qualcosa che aveva detto il ladro matto, ma che non riuscivo a mettere a fuoco. D'un tratto ebbi la sensazione che c'era qualcosa di importante che mi era sfuggito, per cui ricostruii nella mia mente le sue frasi sconnesse. Il padrone vi troverà e vi ucciderà, lui conosce tutti... è senza volto, ha solo due occhi... solo due occhi… Mi battei una mano sulla fronte, forse avevo capito. “Ispettore, tenente… il prigioniero ci ha detto che il suo padrone non ha volto, ma solo due occhi. Ecco, credo sia perché indossa una maschera… e se così fosse, il motivo per celarsi alla sua stessa banda è che non vuole farsi riconoscere. Ergo, il capo di questi criminali dev'essere un personaggio conosciuto, noto, che trama nell'ombra contro la Chiesa…” |
Quelle grida.
Theris corse a vedere, portando con sé Gwen. Accorsero anche alcuni domestici. “Provengono dalla saletta...” disse uno di questi. Arrivarono, ma la porta era chiusa dall'interno. La zia chiusa dentro continuava ad urlare. Allora Theris cominciò a sfondare la porta. Ed entrarono, trovando la donna con l'abito lacerato in più parti e graffi profondi sulle mani, sulle braccia, sul collo e sulla faccia. |
“Naturalmente vitto e alloggio sono compresi.” Disse sorridendo Ernot a Vivian. “Stasera ceneremo tutti qui, nella Sala Grande. Dunque visto manca poco e per ora non c'è molto da fare, andate pure a prepararvi per stasera.”
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Andammo a vedere e scoprimmo che le urla provenivano dalla saletta, la quale però era chiusa dall'interno.
Allora Theris sfondò la porta e vedemmo la zia profondamente graffiata in molte parti del corpo, anche in viso, e il vestito era lacerato. Non potevo negare di essere preoccupata, nonostante il modo in cui di era comportata. "Portatela nella sua stanza, fatele indossare un abito pulito e fatela stendere" ordinai ai domestici. Corsi poi a prendere i miei rimedi e le mie erbe e andai nella camera della zia, che era stesa sul letto. Mi sedetti accanto a lei ed iniziai a medicarle le ferite, senza farle male. "Cos'è successo?" le chiesi, mentre le mie mani lavoravano esperte. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
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