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“Si, sfotti sfotti...” disse Icarius a Clio.
I due allora cercarono di tirar fuori la teca, riuscendo però solo a spostarla di pochi centimetri. “E' davvero pesante...” fece lui “... ma cosa mai conterrà? Neanche in due riusciamo a tirarla fuori...” |
Varcammo la porta e ci ritrovammo in un lungo viale alberato.
Speravo davvero che, dovunque andassimo a finire, il soggiorno fosse migliore di quello a Nolhia. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
“Si...” disse annuendo divertito Ehiss a Dacey “... e vi dirò” avvicinandosi all'orecchio di lei “che non è affatto male ciò che ho visto... ma non temete, resterà un nostro segreto.” Facendole l'occhiolino, per poi ridere di gusto.
I due uscirono dalla capanna, ritrovandosi nel bosco ormai illuminato dal Sole. |
Risi appena a quelle parole di Icarius.
"Come siamo permalosi, caro.." divertita. Eppure quella teca proprio non voleva saperne. "Non ne ho idea.." scuotendo la testa, e provando ad osservarla meglio "Magari c'è un meccanismo per tirarla fuori di lì, o magari è così pesante perché non si possa spostare..." osservandola meglio. "Ma noi siamo testardi, dico bene?" sorridendo. Quel piccolo diversivo era un ottimo modo per stemperare la tensione. |
Era uno strano luogo.
Uno stretto ma regolare sentiero, circondato da alti e frondosi alberi da frutto che correvano maestosi lungo entrambi i lati dello sterrato. I raggi del Sole filtravano tra i rami, screziandone le foglie ed illuminandole i frutti maturi. “Che strano luogo...” disse Zoren guardandosi intorno “... chissà dove ci condurrà...” “Non è il caso di tornare indietro, capo?” Preoccupato Go. “Tornare indietro allora significa ritornare a Nolhia...” rispose il mago “... e non ne ho alcuna voglia...” fissando poi Gwen. |
Icarius e Clio cercavano il modo di far muovere quella misteriosa teca, quando ad un tratto tornò Affon.
“Ehi, fermi...” disse ai due ragazzi “... fermi, cosa fate?” Si avvicinò e spinse via Icarius, che finì contro lo spigolo di un tavolo, ferendosi lievemente ad una mano. “Che modi...” fissando Affon “... che vi prende? Siete fortunato ad essere anziano, altrimenti vi sistemerei io...” toccandosi la mano sanguinante. |
Era un posto particolare.
Gli alberi, maestosi e carichi di frutti, si stagliavano alti ai lati del sentiero, quasi incorniciandolo. Quando Zoren mi guardò, mi limitai a scuotere la testa e stringermi a lui, continuando a camminare. Non ci sarei tornata per nulla al mondo a Nolhia. |
Affon arrivò, e strattonò Icarius, tanto da ferirlo ad una mano, facendolo finire verso lo spigolo.
Evidentemente non mi sbagliavo sul fatto che non si voleva che quella teca venisse smossa. "Ehi!" esclamai a quell'entrata di Affon, raggiungendo immediatamente Icarius per sincerarmi che fosse solo un graffio. "Beh, dato che nessuno qui ha intenzione di darci spiegazioni, cercavamo di capirci qualcosa.." guardando Affon. |
“Proseguiamo.” Disse Zoren, stringendo a sé Gwen, quasi volesse tranquillizzarla da ogni paura.
Continuarono ad attraversare quel luogo, tanto incantevole, quanto misterioso. E dopo un bel po' di cammino, finalmente, video qualcuno lungo il sentiero. Era un ciabattino impegnato a riparare delle scarpe sotto un albero. |
“Fate silenzio.” Disse bruscamente Affon.
Clio si sincerò riguardo la ferita alla mano di Icarius che sanguinava. E una goccia di sangue, colando sulla mano di lui, illuminata dal Sole del mattino che filtrava da una finestra, cominciò a luccicare. Il bagliore allora toccò la serratura della teca di pietra e quella, incredibilmente, si aprì. |
Zoren comprese la mia inquietudine legata al ricordi quel luogo e mi strinse.
Adoravo il modo in cui mi capiva, anche senza dire una parola. Dopo un bel po' che camminavano, vedemmo qualcuno. "Che ci fa un ciabattino nel bel mezzo di un bosco?" sussurrai a Zoren, perplessa. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Non guardai Affon, limitandomi ad occuparmi della ferita di Icarius.
Sarà stato anche un graffio ma sanguinava eccome. "Ti fa male?" sussurrai piano, osservando la sua mano. Poi, piano piano, sbiancai. Il suo sangue. Il sangue non mente mai. Il sangue luccicava, colpito dalla luce del sole. Il sangue aveva aperto la teca. Il sangue dei Taddei. Credo sia difficile trovare le parole per descrivere le emozioni di quel momento. Forse persino impossibile. Forse bisognerebbe inventarne di nuove per descrivere quel miscuglio di emozioni che non sapevo nemmeno esistessero. Il mio sguardo, forse l'unico in grado di comunicare in quel momento così intenso, cerco quello azzurro e limpido di Icarius. |
“Raggiungiamolo e lo capiremo...” disse Zoren a Gwen.
I quattro allora si avvicinarono al ciabattino. Era un un ometto grassoccio e dall'aspetto bonario. “Salute a voi...” salutò il mago “... potete indicarci che luogo è questo?” “E' un bosco, amico mio.” Sorridendo il ciabattino. “E non si arriva in nessun luogo da qui?” Chiese Zoren. “Si, ma bisogna camminare a lungo...” spiegò il ciabattino “... vedete?” Indicando le scarpe a cui lavorava. “Le scarpe si consumano presto... troppo presto...” |
Alzai gli occhi al cielo alla prima risposta dell'uomo.
Come se non si vedesse... "Dove si arriva una volta superato il bosco?" Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Gli occhi azzurri di Icarius per un attimo si illuminarono, luccicando sotto il riflesso del Sole sulla teca.
“Come...” disse Affon “... come ci sei riuscito? Come hai fatto ad aprirla? Rispondi? Come hai fatto ad aprire la teca?” “Io...” confuso Icarius “... io neanche ho capito cosa sia successo...” stringendo la mano ferita, per poi guardare Clio accanto a sé. Affon si avvicinò alla teca. “Eppure è aperta...” mormorò fissandola “... sei stato tu, vero?” Ad Icarius. “Basta con questi misteri!” Nervoso questi. “Basta! Che sta succedendo? Voglio saperlo!” |
“In città.” Disse il ciabattino a Gwen.
“Che città?” Chiese Zoren. “Suession...” svelò il ciabattino “... ma per raggiungerla dovrete attraversare l'intero bosco...” |
Altea fece qualche passo e ad un tratto la musica cessò.
“Come” disse senza voltarsi il giovane uomo al pianoforte “siete entrata? Chi siete?” |
Suession.
Anche questa città mi era sconosciuta. "È davvero così lungo questo bosco?" perplessa "Quanto ci vuole per attraversarlo?" Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
“Non intorno alla villa.” Disse Sbroz a Gaynor. “Di animali feroci non ve ne sono qui intorno.” Mangiando. “Dunque non abbiate paura. Quest'isola è molto sicura. Totalmente sicura direi.”
La cena proseguì così, col pirata che, dopo la gomitata di Gaynor, aveva ben deciso di smettere con quei discorsi volti a svelare le cose poco chiare di quel posto. Bene, cena squisita...” mormorò sazio Sbroz “... direi che ora ci vorrebbe un buon liquore prima di andare a letto... che ne dite?” “Io preferirei invece andare a riposare.” Disse il pirata. “Ormai la notte è quasi trascorsa del tutto ed almeno un'oretta di sonno vorrei farla.” Sorridendo. “Giustissimo.” Annuì Sbroz. |
“Un'ora o forse un giorno.” Disse il ciabattino. “Alcuni nel farlo consumano uno o due paia di scarpe, altri invece più e più stivali. Questo bosco è un labirinto e ha molte vie, diversi passaggi e tanti sentieri più o meno segreti...” fissando Gwen.
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Bene, iniziavamo bene.
Anzi, ricominciavamo. Guardai Zoren perplessa, molto perplessa. Tutta quella situazione era strana, e poi il fatto delle scarpe e del tempo di attraversamento. Un'ora o un giorno. Ma dove eravamo finiti? Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Il ragazzo smise di suonare..indietreggiai lentamente, egli non si voltava e iniziai ad aver paura.."Perdonate l' invadenza ma la vostra musica mi ha portato fino qui e disponevo della chiave della porta..me l' ha data un negoziante. Sono la duchessa Altea e sono ..diciamo..ospite di questo castello..dovrei fare la modella per un dipinto." Poi rimasi in silenzio pensando alle modelle non più tornate.
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Spalancai appena gli occhi sorpresa da quella sua battuta e preferii non rispondere, troppo imbarazzata.
" Si è meglio che resti un segreto..." farfugliai infine prima di uscire da quella casetta. Il Sole mi colpì in pieno volto e dovetti abbassare lo sguardo all'inizio. " Bene..." mormorai alla ricerca del percorso giusto, " voi ricordate qual è la via del ritorno? Ieri abbiamo avuto un po' di difficoltà ma era a causa del buio, solo per quello ne sono sicura." |
La luce illuminò anche i suoi occhi, quegli occhi che nascondevano molto più di un colore inconfondibile.
Li avevo visti mille volte, ogni giorno, sugli austeri ritratti del palazzo ducale, e sul volto del mio signore. Io sorrisi, senza distogliere lo sguardo dal suo. Ascoltai Affon senza guardarlo, e sorrisi dolcemente a quelle parole confuse di Icarius. Lo sapevo io cos'era successo. Era un segno, finalmente. Una speranza. Una luce. Qualunque cosa contenesse quella teca, in essa vi era il suo destino, il nostro destino. "Non lui..." Dissi, con voce lontana, prendendo il braccio di Icarius come a tranquillizzarlo senza mai abbandonare i suoi occhi "Il suo sangue...". Mi voltai infine verso Affon e indicai la serratura aperta, dove si vedeva ancora la goccia di sangue vermiglio. "Il suo sangue ha aperto la teca.." Guardando Affon "Ora volete dirci che succede?". |
Il ciabattino riprese il lavoro fischiettando e Zoren fece segno a Gwen e agli altri suoi due compagni di proseguire.
Attraversarono così quel lungo sentiero alberato, mentre il tempo da soleggiato diveniva sempre più grigio e nuvoloso. “Tra breve temo pioverà, capo...” disse Go guardando il cielo. “Oh, Cielo...” mormorò Nyccio. Ma ad un tratto i quattro videro qualcosa in lontananza. Era una locanda. “Raggiungiamola.” Zoren. Si trattava di una costruzione molto semplice ed alquanto rustica, con uno spiazzo irregolare davanti, metà del quale usato come orticello per coltivare le verdure, un grosso olmo accanto all'ingresso ed un tetto di tegole in terracotta. E sull'insegna era impresso un Giglio. http://s3.amazonaws.com/socialdesign.../gf_2-15_5.jpg |
Il ciabattino riprese il suo lavoro e noi il nostro cammino.
Il cielo però, come Go ci fece notare, non prometteva nulla di buono e per fortuna vedemmo da lontano una locanda, dove ci saremmo potuti riparare se avesse iniziato a piovere. Sull'insegna della locanda c'era disegnato un Giglio. "Prima un ciabattino, ora una locanda... È come se tutto qui si sviluppasse all'interno del bosco..." Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
“La modella...” disse il giovane uomo senza voltarsi a guardare Altea “... allora immagino siate bella... come tutte quelle giunte al castello...” prese a suonare qualche nota isolata sul pianoforte “... chissà perchè una bella donna non ha nessuno al suo fianco...” accarezzando i tasti del pianoforte “... perchè se voi aveste un uomo, lui non permetterebbe mai di vedere la propria amata fare da modella nuda ad un pittore...”
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Quando egli continuò a parlare, toccare i tasti leggermente del pianoforte emettendo leggeri suoni e parlare delle modelle iniziai a preoccuparmi seriamente...e se fosse stato un uomo pericoloso, malvagio..se egli fosse stato il fautore della scomparsa delle modelle..no, mi stavo lasciando suggestionare.
Alle sue domande però la mia voce si fece tremante e strinsi i pugni.."In egual modo potrei dire come mai un giovane uomo se ne sta chiuso in una torre a suonare il pianoforte..e non ad apprezzare la libertà..forse vi è negata?" cercai di tranquilizzarmi, quel ragazzo aveva uno strano effetto come la sua musica.."Si, non ho nessuno vicino..la bellezza..è relativa lo sapete...comunque..io..ho deciso di...essere sola ecco" ma la mia voce denotava una certa emozione che non comprendevo. |
“Dobbiamo andare in quella direzione...” disse Ehiss a Dacey “... quel sentiero è la direzione da cui siamo arrivati...” sciogliendo le redini del suo cavallo legate alla capanna.
Saltò allora in sella al suo destriero e poi tese la mano alla ragazza per aiutarla a fare lo stesso. Ed imboccarono il sentiero, mentre un cielo cupo ricopriva il bosco. Dopo un po' iniziò a piovere. Allora il cavaliere spronò il cavallo per aumentare l'andatura. Percorsero un paio di miglia, per ritrovarsi infine, ancora una volta, davanti alla capanna in cui avevano trascorso la notte. Erano di nuovo al punto di partenza. “Ma che diavolo sta succedendo...” mormorò Ehiss “... sembra stiamo girando in cerchio...” |
Vidi che Ehiss era piuttosto sicuro e mi fidai delle sue indicazioni.
Salii sul cavallo cercando di tener d'occhio il sentiero sia davanti a me che quello appena percorso. " Oh maledizione ancora questa pioggia" mormorai scontenta e cercai di coprirmi il capo con lo scialle. " Ser ma come..." non terminai la frase ritrovandoci di nuovo davanti alla capanna. " Avremo preso un direzione sbagliata" alzai appena un sopracciglio cercando di restare obiettiva. " Dovremmo segnare gli alberi che oltrepassiamo. " |
Qualche goccia di pioggia cominciava a scendere sul bosco e quella locanda con l'insegna del giglio sembrava il giusto riparo.
Zoren fece segno ai suoi compagni di entrare. Sulla porta vi era un'altra insegna, col nome della locanda: “Locanda del Giglio” All'interno il locale era vuoto, con tutti i tavoli liberi. Dalla cucina arrivò un uomo alto e grassoccio. “Benvenuti, signori.” Disse il locandiere. “Prego, accomodatevi pure.” Indicando i tavoli. Si sedettero, con il mago e Gwen al centro e Go e Nyccio sui lati. “Giungete da molto lontano?” Chiese loro il locandiere. “Credo di si...” annuì Zoren “... in verità non sappiamo dove siamo esattamente e quanto disti da qui la città più vicina...” “Siete nel bosco di Suession, signore.” Svelò il locandiere. |
“Bugiarda, nessuno decide di essere solo...” disse lui senza voltarsi e senza smettere di accarezzare i tasti del pianoforte in maniera leggera, quasi dolce, diffondendo isolate note nell'aria “... perchè me ne sto qui chiuso a suonare?” Accomodandosi con un gesto della mano i lunghi capelli neri che scendevano sul volto. “Forse perchè la vita mi annoia... o perchè magari gli uomini sono una continua delusione per me... mi credete? O pensate ci sia altro? Prego, parlate pure tranquillamente, sono così rare le persone sincere a questo mondo...” ad Altea.
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La Locanda del Giglio, così si chiamava, era vuota, con tutti i tavoli liberi.
Prendemmo posto e il locandiere ci disse che ci trovavamo nel bosco di Suession. "Quanto dista la città? Ci è stato detto che ci vuole parecchio per attraversare il bosco..." Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Ehiss si guardò intorno, con uno sguardo cupo.
Qualcosa non quadrava in quel posto, per quanto assurdo potesse apparire. “Forse è come dite voi...” disse a Dacey “... faremo come avete indicato...” estrasse la spada e cominciò a scheggiare gli alberi ogni dieci passi, per avere punti di riferimento. Stavolta non giunsero più alla capanna, ma davanti all'inquietante albero di noce visto in precedenza. “Finalmente abbiamo smesso di girare in cerchio...” il cavaliere “... ecco il noce... Sant'Agata di Gothia non è lontana dunque...” Ma nel guardare l'albero i due si accorsero che ancora una volta era mutata la scritta sulla sua corteccia, che ora così recitava: “Sessantatré bambini, un cavaliere ed una zingara” |
Era irriverente pure..mi aveva dato spudoratamente della bugiarda..anche se aveva ragione.."Si, vi perdono anche se mi avete dato della bugiarda..sono sola ma non per volontà mia..a volte l' Amore può far soffrire" guardavo le sue mani che delicatamente si posavano sui tasti del pianoforte come una carezza e provai un brivido, distolsi lo sguardo..non si voltava eppure era come sapesse molto di me..."Pensate sia la giusta soluzione rinchiudersi solo perchè qualcuno non è stato sincero? Sarebbe una delusione...non credere che al mondo non ci possa essere qualcuno di cui fidarsi" mi avvicinai a lui, ero dietro le sue spalle.."Io provengo da un mondo superficiale...ma non penso la falsità esista solo nei salotti privilegiati, le facciate di falsa sincerità si mostrano ovunque" sospirai "Pure tra le persone che più amiamo a volte...voi vi fidate di me? E io posso fidarmi di voi..perchè non mi guardate..cosa temete?".
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" Si è strano ma ne usciremo" cercai di essere fiduciosa seguendo Ehiss che segnava gli alberi. A mano a mano ci inoltrammo nel bosco e questa volta finalmente non tornammo alla capanna ma davanti all'albero.
" Oh bene... Da qui dovremmo farcela a tornare in città" con un sospiro di sollievo che si fermò nel leggere la scritta. " Ser... Avete letto? Com'è possibile? Non può essere..chi poteva sapere?" |
“Dipende...” disse il locandiere a Gwen “... dipende da che strada si prende...”
“Ve ne sono molte?” Chiese Zoren. “Oh, nessuno le ha mai contate.” Rispose l'uomo. “Voi potete indicarcene una che conoscete bene?” Domandò il mago. “C'è quella che passa dal Mulino Vecchio...” mormorò il locandiere “... è la più vicina, ma molti preferiscono evitarla...” “Perchè mai?” Incuriosito Zoren. “Oh, pare sia poco sicura...” il locandiere “... non è raro infatti udire strane storie su viaggiatori mai più ritrovati...” |
L'idea che ci fossero talmente tante strade che nessuno le aveva mai contate mi metteva in confusione ancor prima di iniziare a vagare per il bosco.
Poi ci indicò una delle tante strade, ma le parole che seguirono mi fecero gelare il sangue e istintivamente strinsi la mano di Zoren. "C'è un'altra strada che conoscete e che più sicura?" chiesi, speranzosa. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
“Magari il bugiardo sono io...” disse lui continuando a muovere le sue affusolate dita su quei tasti del pianoforte, come se fossero sensuali carezze “... magari vi nascondo la verità...” Altea si era avvicinata ed era dietro di lui che continuava però a non voltarsi “... potrei essere vittima di una maledizione, sapete? Oggi pare vadano di moda maledizioni ed incantamenti vari... essere maledetti è il modo migliore per molti uomini per giustificare i loro insuccessi...” le note si facevano più acute, ma restavano sempre belle e delicate “... vi siete avvicinata... avete una bella voce... molto sensuale... un accento del Nord direi... sono quasi tentato di immaginarvi, di fantasticare su come siete fatta... e se fossi impossibilitato a voltarmi? A guardarvi? Chissà, potreste essere bella a tal punto da rubarmi il cuore ed il senno... l'avete detto anche voi prima, no? L'Amore è pericoloso e bisogna pur difendersi da Esso...”
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Ehiss smontò da cavallo e si avvicinò all'albero di noce.
“Nessun segno di correzione...” disse osservando la scritta incisa sulla corteccia “... come se fosse stata incisa ora... come hanno fatto a modificarla senza lasciare segni? E soprattutto come fanno a sapere chi siamo?” Voltandosi verso Dacey. “Ci siamo presentati come viaggiatori, non certo come cavaliere e come zingara in città...” con sguardo cupo e preoccupato. “Venite... vi riporto in città...” salendo di nuovo in sella. |
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