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Talia prese così un candelabro e lasciò le sue stanze.
Attraversava i lunghi e bui corridoi che delimitavano quell'ala del palazzo, vagando come un'ombra, eterea e silenziosa. Il lungo e leggero abito scivolava sulla sua pelle quasi come una carezza, avvolgendo il suo corpo appena sfiorato da lievi correnti che soffiavano in quei passaggi. I suoi piedi nudi avvertivano in pieno i gelidi e lisci marmi di quei corridoi, liberando sulla ragazza un vago senso di freddo. Dalle finestre che scandivano quei lunghi ambienti si poteva solo intravedere la sagoma esterna del castello, a causa della fitta nebbia che ricopriva ogni cosa. Ad un tratto, nell'angosciante silenzio circostante, Talia sentì qualcosa. Come un vocio lontano e confuso. Ma appena percepibile. Proveniva dall'altra parte del corridoio ed insieme a quel brusio indefinito, di tanto in tanto, la ragazza avvertiva anche una leggera melodia. Poi, all'improvviso, dalla parte opposta del corridoio, udì qualche altra cosa. Erano delle voci stavolta chiare, una delle quali a lei molto familiare. Era quella dell'Arconte Meccanico ed entrambe le voci provenivano da una porta non distante da lei. “Questa dunque è la sua spada...” disse l'Arconte “... l'avete controllata?” “Si, milord...” rispose uno che era con lui, probabilmente un soldato “... ma non sembra avere nulla di particolare... credo sia una spada normale...” “Idiota!” Lo zittì l'arconte. “Quel cavaliere è l'allievo dell'unico uomo capace di mettere in pericolo il nostro potere qui a Sant'Agata di Gothia! E per questo voglio sapere tutto di lui! Cominciando dalle sue armi!” Prese l'arma e la fissò. “E' una spada robusta... ben fatta... ma perchè presenta questa riflessi vermigli se messa contro luce?” “Forse è un tipo di lavorazione particolare...” fece il soldato. “Tu cosa ne pensi?” Chiese l'Arconte ad un altro uomo che era in quella stanza e che fino ad allora era rimasto in silenzio. “Così... ad una prima occhiata...” fissando la spada il terzo uomo “... direi che è molto particolare... non credo sia comune da queste parti...” “Credi sia di fattura capomazdese, Cabus?” Domandò l'Arconte a quell'uomo. “Non saprei...” rispose questi “... di sicuro non è diffusa in queste regioni... e anche la lavorazione è ignota all'abilità dei fabbri di queste terre... volete che indaghi?” “Per ora mi interessa solo quel dannato cavaliere.” Mormorò l'Arconte. “Posso ucciderlo stanotte stessa se volete...” disse Cabus “... è ferito e non sarà dunque un lavoretto difficile...” “No.” Scuotendo il capo l'Arconte. “La principessa ha voluto far sorvegliare la stanza dove è stato curato. E non voglio noie qui nel palazzo.” “Posso ucciderlo senza farmi scoprire...” fissandolo Cabus “... e simulare una morte naturale, magari per complicazioni in seguito alla ferita...” “No, per ora no.” Disse l'Arconte. “Ora voglio solo che tu scopra tutto su quel cavaliere. Poi decideremo il da farsi.” “Si, milord...” E nel corridoio, Talia aveva udito tutto ciò che l'Arconte aveva detto prima al soldato e poi all'inquietante Cabus. |
E così lo spettacolo ebbe inizio...una sorta di recita narrata con musica e danze, ma che raccontava una storia vera.
Io e Vivian rimanemmo sorprese.."Non ci dobbiamo stupire, Vivian, questa è la città delle contraddizioni sembra. Ho pure scoperto alla Festa delle Mele, da un contadino, che in realtà quella Festa è nata per festeggiare un eroe capomazdese che sconfisse un Orco." Capomazda...era strano come quel posto attualmente ruotava nella mia vita e nei miei pensieri. I fiori...ognuno era una simbologia..e che avevano a che fare con la storia di quella maledizione? E che cosa avrebbe significato il Fiore che l' Arconte mi aveva chiesto di trovare. Effettivamente forse quello era un segnale? L'Arconte conosceva tutto di noi, così sembrava, e io ancora non ero riuscita a capire chi fosse veramente e come fosse in realtà. Sicuramente questa pantomima aveva un significato..e ad un tratto entrò un attore vestito in modo diverso dagli altri..forse non era nemmeno un attore, in mano portava un vassoio d'oro luccicante e sopra vi era della terra, mi alzai incuriosita per guardare meglio cosa vi fosse in quella terra. |
Quasi senza accorgermene mi ero avvicinata alla porta socchiusa, udendo quelle voci, ed ero rimasta in ascolto...
l’Arconte era preoccupato... il nuovo cavaliere era al centro dei suoi dubbi e delle sue paure... l’Arconte aveva preso la sua spada, la stava esaminando... e poi quell’uomo di nome Cabus parlò... quell’uomo era disposto ad uccidere... uccidere nel mio palazzo, subito, senza una reale necessità... inorridii... ma per fortuna l’Arconte lo fermò... disse che non potevano, disse che non potevano perché io stavo facendo sorvegliare la stanza... disse che voleva, però, delle informazioni sul nuovo arrivato... voleva delle informazioni prima di decidere sul da farsi. Ero scossa. Immobile di fronte alla porta, sbirciai all’interno... vedevo l’angolo di una stanza scarsamente illuminata, due sedie di legno e niente altro... tutti e tre gli uomini restavano fuori dal campo visivo... eppure avevo udito le loro voci, le avevo udite con chiarezza... Ed in quell’istante fui tentata di spalancare la porta e piombare dentro, chiedendo spiegazioni... fui tentata di irrompere in quella sorta di riunione privata ed esigere che mi si spiegasse che cosa stava accadendo... la mia mano raggiunse la maniglia, quindi, e la strinse... ma, appena prima di spingerla, ci ripensai. Non sapevo bene per quale motivo... ma c’era qualcosa in quella faccenda, in tutta quella faccenda, che non mi convinceva molto... forse era stato il senso di disagio causatomi dalle parole dell’uomo di nome Cabus... forse solo quell’irrequietezza che mi aveva spinta fuori dai miei appartamenti ad un’ora tanto insolita... tuttavia sentii che non potevo e non volevo più stare lì, e sentii un acuto e lancinante senso di disagio pervadermi. La mia mano scivolò silenziosamente via dalla maniglia, dunque, ed io, altrettanto silenziosamente, mi allontanai. Percorsi tutto il corridoio e ne imboccai un altro, poi un terzo... li percorsi rapidamente e quasi senza pensare, come se temessi che persino il suono dei miei pensieri potesse essere udito... camminai per molti minuti senza neanche badare a dove andavo, infine mi fermai e, guardandomi intorno, non riuscii più a riconoscere dove mi trovavo. |
Arrossi e abbassai lo sguardo a quelle parole di Lucius, non volevo incontrare il suo sguardo sorpreso e interrogativo.
"..Beh, Sir Mamyon si è offerto di mostrarmi alcuni posti suggestivi di questa città.. legati a un'antica leggenda..." alzai lo sguardo con un sorriso "..così mi racconterà della sua terra e delle sue imprese.. infondo, non so niente di lui.." risi "...a parte la sua spropositata autostima..". Tentai di non vedere lo sguardo con cui Lucius mi guardava e continuai a sorridere. "..Ah ma non preoccuparti, sai? Mi sono categoricamente rifiutata di andare da sola.. So che probabilmente non mi accompagnerai molto volentieri, ma so ancora meglio che non ti fideresti a lasciarmi sola con lui.. non è vero?" Strizzando l'occhio. "..quindi non ci resta che andare al castello, cenare, riposarci un po' attendendo la sera e poi recarci nella piazza principale.. con calma.." Anuii pensierosa "..sì, credo proprio che metterò l'abito di velluto blu...". E poi risi, al vedere l'espressione di Lucius, si potevano contare sulle dita le volte in cui mi aveva sentito parlare di vestiti "..Oh, cielo.. ma che cosa sto dicendo?" scuotendo la testa ..non è da me fare simili discorsi.". Come non è da te parlare tranquillamente con uno sconosciuto.. o dispensare baci e appuntamenti.. Sorrisi tra me e me a quel pensiero. Eppure, non avevo nemmeno dimenticato il buonsenso, o almeno speravo. Il misterioso cavaliere poteva rivelarsi meschino a dispetto del suo valore. Presi Lucuis per mano e mi avviai verso il maniero che ci ospitava. D'un tratto mi fermai e lo guardai negli occhi, sentivo di dover condividere con lui quello che sentivo. "...riesco a parlare con lui.." sussurrai "..è strano.. io.. di solito detesto parlare agli estranei… alle persone, in genere.. a parte te, ovviamente..". Guardai dritto davanti a me "… infondo è solo una sera.. sono curiosa di sapere qualcosa di più su di lui.. non so tra quanto partiremo e tutto questo non avrà più importanza…". Non sapevo se stessi parlando a Lucius o a me stessa "…è solo che.. prima la frase di Leonard, ora questa strana leggenda..." sorrisi, con lo sguardo perso nel vuoto ".. ha davvero trovato i miei punti deboli..". |
Rimasi col palmo della mano aperta e rivolto verso l'alto.....era rigida la mia mano come lo era tutto il mio corpo....non mi avevano impressionato le parole della zingara.....ma il suo comportamento...ella aveva paura, paura della nebbia che mi avvolgeva, erano anni che vivevo tra la nebbia.....sorrisi un sorriso cosi' amaro che potei sentirlo tra le labbra......Elina....cara e dolce Elina......" Hai paura Elina ?....pensi che le forze oscure si siano impossessate di me o del mio destino ?......il nostro viaggio e' gia' iniziato......anche se alle volte penso che il male che mi arrivi possa essere arrivato dall' oriente Elina cara.......ma anche se tu sapessi..non diresti nulla.....bene...vogliono un fiore e un fiore gli porteremo......la mia vita per il mio desiderio ?......si Elina ne vale la pena.....andiamo troniamo a palazzo....qui per noi non c'e' nulla, anzi..non c'e' mai stato nulla......".....voltai i tacchi verso il Castello e non curante della presenza di Elina tornai al ponte levatoio.....ero arrabbiata..molto arrabiata, oltrepassai il ponte e andai nella mia stanza.....era fredda......la pietra e' fredda.....mi sedetti sulla sedia davanti alla specchiera...." Ti prego Elina...spazzolami i capelli...qualcuno ci dira' cosa fare.......".....
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Porsi il mio aiuto all'anziano e decisi di rimanere a fargli compagnia per un po'.....venni condotto presso la sua dimora e da li', capi' che aveva a che fare con questo cimitero.
La risposta non tardò ad arrivare che mi tolse le parole da bocca: era il custode. La casa che mi si presentò innanzi aveva sia il suo fascino di antico che il suo lato oscuro......alzai' lo sguardo e venni rapito da un ritratto che troneggiava dietro di lui: "Messere.......che meraviglia!!!! Il tocco artistico e mistico di codesta tela non lascia la possibilità di sfuggirgli. E' meraviglioso!!!........posso chiederle quale sia il suo significato?" Tornai' al mio posto e risposi alla sua precedente domanda: "sono diretto a Gothia, messere. Ho delle faccende da sbrigare......e.......una promessa da mantenere." |
E mentre Elisabeth lasciava che la fedele Elina le spazzolasse i capelli, ad un tratto qualcuno bussò alla porta.
“Milady...” disse la servitrice “... sua signoria ha fatto mettere in scena uno spettacolo per i suoi ospiti... si sta svolgendo nel piccolo teatro al pian terreno. Seguitemi e vi accompagnerò. Così potrete assistere a quella rappresentazione.” La serva così condusse le due donne nella piccola sala teatrale. Le fece prendere posto e si allontanò. Lo spettacolo intanto continuava. Nella stessa stanza, ma seduta in un posto diverso, Altea era rimasta incuriosita da quelle strane scene dello spettacolo. Alzò allora lo sguardo per vedere meglio la terra su quel piattino portato dall'attore. Ma era comune terra. Quell'enigmatica processione di figure allegoriche terminò e il ballerino cominciò con nuove movenze. Il musicò iniziò una nuova melodia e sul palco entrarono due nuovi attori. Uno interpretava un giovane duca, l'altro suo zio addormentato sotto un salice. “Zio caro e mio signore...” fece il giovane “... voglio prendere moglie...” “Nipote mio...” rammaricato lo zio “... so che sei giovane e animato dalla forza del cuore, ma purtroppo questo ti nuocerà...” “E perchè mai?” “Perchè l'Amore, quello vero, è Gioia” rispose lo zio “e a noi tale Grazia è negata... anzi, se deciderai di cercare un'amata, sappi che piangerai amaramente questa tua decisione...” Entrò allora un altro attore, nel ruolo di un viaggiatore. “Posso chiedere ospitalità per la notte, miei signori?” Domandò. “Certo, buon straniero.” Annuendo lo zio. “A patto però che ci narri dei tuoi viaggi. Qui a corte non arrivano spesso grandi notizie.” “Allora vi narrerò qualcosa di straordinario...” disse il viaggiatore “... di un Tesoro incredibile... un Tesoro di cui nessuno conosce l'ubicazione...” “E perchè mai?” Chiese il giovane. “Perchè nessuno può dire dove sboccerà.” “Come sarebbe a dire?” Stupito lo zio. “Perchè si tratta di un Fiore.” “Un Fiore?” Ripetè il giovane. “E che aspetto ha?” “Forse” sorridendo il viaggiatore “stanotte potrai vederlo in sogno, ragazzo mio...” |
Lucius restò turbato e vagamente infastidito da quelle parole di Clio.
Ascoltava la ragazza parlare, fissandola, senza che nessuna delle sue espressione e nessuno dei suoi sguardi gli sfuggissero. Tuttavia non disse nulla. Ritornarono così al castello, dove ciascuno nella sua stanza si lavò e si riposò. E visto che li attendeva quell'appuntamento con Mamyon, non scesero in teatro per vedere lo spettacolo organizzato dall'Arconte Meccanico. Poco dopo, infatti, lasciarono ancora il castello e raggiunsero la piazza dove era stato fissato l'incontro con il cavaliere. E lo trovarono proprio lì, sdraiato su una delle panche in pietra della piazza, mentre ammirava gli alti palazzi di Sant'Agata di Gothia illuminati a festa. Ma appena si accorse di loro, subito si destò e fissando Clio cominciò a sorridere. Andò allora incontro ai due. “Salute a voi, milady.” Disse a Clio, mostrando un lieve inchino. “E a voi, messere.” Rivolgendosi poi a Lucius. Questi risposte a quel saluto solo con un impercettibile movimento del capo. “Beh, a quanto pare” continuò Mamyon “abbiamo anche indovinato la sera adatta...” fissando l'aria circostante “... è vagamente umida e resa incerta da questa sottile nebbia. Insomma, l'ideale per andare in cerca di fantasmi.” Sorrise nuovamente. “O forse, solamente per trovare le tracce di messer Amore.” E fece l'occhiolino a Clio. “Non credo che sia la serata adatta.” Intervenne Lucius. “Oh, vi sbagliate, messere.” Fissandolo Mamyon. “Ogni sera è adatta per cercarlo.” “Si, ma questa serata non ha nulla a che fare con l'amore e romanticherie varie.” “Siete in errore.” Tornando a sorridere il Cavaliere. “Perchè si dia il caso che il fantasma in questione è protagonista di una leggenda che fa dell'amore il suo perno principale. Almeno stando a ciò che si narra. Ma è inutile indugiare ancora!” Esclamò. “Direi di incamminarci subito verso la selva, o vi arriveremo solo all'albeggiare...” rise “... e i fantasmi, come i sogni, hanno l'abitudine di dissolversi con l'aurora!” Prese allora il suo cavallo poco distante. Assieme a questo aveva legato ad un palo anche un mulo. “Perdonate, messere...” guardando Lucius “... se non sono riuscito a trovare di meglio. Ma mi hanno assicurato che questo mulo è adattissimo per lunghe escursioni.” Si voltò poi verso Clio. “Naturalmente la nostra madrina verrà in sella con me, visto che quel mulo non può portare due persone.” Aiutò così Clio a salire sul suo destriero e poi, seguiti da Lucius sul mulo, si diressero verso la selva. |
“Quell'affresco, cavaliere, è molto antico.” Disse il vecchio a Parsifal. “Vedete le varie figure umane che si accompagnano a quelle cupe e spettrali? Ebbene simboleggiano la comune umanità. Infatti vi sono servi, mercanti, artigiani, mendicanti, nobili e persino chierici. A significare che l'appartenenza ad un qualsiasi ceto sociale non basta a salvaguardaci dai mali del peccato e dalla perdizioni che ne segue. In verità” continuò “l'affresco fu realizzato per decorare una tomba. Infatti qui, dove ci troviamo ora noi due, un tempo vi era una cripta, nella quale era stata sepolta una fanciulla. Ella era figlia di un ricco borghese e purtroppo fu traviata da un'oscura setta. A nulla valsero i tentativi di suo padre per strapparla a quelle infami credenze. La fanciulla era completamente soggiogata da quelle ignobili convinzioni. Quell'uomo portò sua figlia persino davanti al vescovo, senza però sortire effetti. Era come posseduta. Purtroppo è più facile convincere un giusto di essere nell'errore, che far comprendere ad un reo di essere nel torto. Alla fine la fanciulla fu trovata morta. Violentata e seviziata. E i colpevoli non furono mai scoperti. Oggi, di quella cripta, resta solo la parete dell'affresco. Qualcuno, tempo fa, penetrò in questo luogo e portò via il corpo della fanciulla...” scosse il capo.
Poi riempì il suo bicchiere e quello di Parsifal con del vino. “Bevete, cavaliere...” fissandolo “... bevete che talvolta è meglio dimenticare le miserie di questo mondo...” e dopo aver bevuto tornò a guardare il cavaliere “... dunque siete diretto a Sant'Agata di Gothia. Una città molto bella. E cosa vi spinge a raggiungerla, se posso domandare?” |
Quei lunghi corridoi.
Scanditi da antichi ritratti che nel chiaroscuro sembravano animarsi ed assumere strane espressioni. Gli antichi celti credevano che i volti nell'oscurità, se riflessi su uno specchio, mutassero a somiglianza della nostra anima. Ed un'anima malvagia mostrava un volto bestiale ed orribile. Quei ritratti ora apparivano enigmatici, impenetrabili, inquieti alla principessa. Come tanti specchi sui quali si riflettavano i suoi stessi stati d'animo. Eppure parevano fissarla quei ritratti. La luce del candelabro che aveva in mano giungeva solo a stento ad illuminarli e molti di quei tratti e di quelle fattezze divenivano così solo il frutto dell'immaginazione della ragazza. Ad un tratto, però, cominciarono a parlare. E le loro voci sembravano come circondarla. Erano parole oscure, indecifrabili, forse pronunciate in una lingua lontana, a lei ignota. Forse la lingua stessa di Capomazda. Quella lingua che ormai solo in pochi parlavano ancora a Sygma, visto che il dominio dei duchi si era interrotto secoli fa. Poi, improvvisamente, quella lingua diventò di colpo chiara e comprensibile. E Talia poté capirla. “Ora state calmo...” disse una di quelle voci “... non potete agitarvi nel vostro stato...” “Dove mi trovo?” Chiese un'altra voce. “Voglio la mia spada? Restituitemi la mia spada!” “Cavaliere, calmatevi...” una terza voce “... siete stato portato qui per essere curato... ora cercate di riposare e domani vi sarà restituita la vostra spada...” “La rivoglio adesso...” dimenandosi “... rendetemi la mia spada!” “State calmo!” “Forse dovremo chiamare i medici...” cercando di tenerlo fermo. “Al diavolo...” l'altra voce “... non ho intenzione di svegliare i medici nel cuore della notte, a causa dei suoi deliri...” “Allora cosa facciamo?” Tenendolo a fatica. “Vuoi forse tenerlo fermo fino all'alba? O magari legarlo al letto?” “No... lo faremo dormire...” Si udì allora un colpo e poi le voci cessarono per qualche istante. “Ecco... ora dormirà fino a domani e non ci darà più noie...” Tutto ciò Talia lo aveva sentito provenire da una grande porta chiusa, che si trovava alla sua destra. |
Era la tipica rappresentazione del degrado che andava sempre a prender piede nella nostra società.
Non vi era esclusione alcuna, nessuno, dinanzi alla morte è un potentato ma solo un "uomo"...... Il custode mi raccontò anche la triste storia che accompagnava la cripta ed il suo affresco......"una povera fanciulla, vittima di un branco di infami....." quanta rabbia provavo. Sarebbe bello poter trovare i suoi aguzzini ed il suo corpo in modo da donarle pace......chissà se era possibile.....poco dopo il custode mi porse un bicchiere di vino ma lo sorseggiai' appena. "Messere, sono diretto a Gothia per reclutare cavalieri in grado di poter assolvere il mio dovere con una cittadina a me cara.....è vero che la società va degenerando, ma qualcosa è ancora vivo nei cuori......nel mio cuore...." |
Arrivammo alla piazza camminando in silenzio.
Lucius aveva pronunciato ben poche parole dalla fine del torneo, e io tenevo gli occhi bassi sapendo che era a causa mia quell'atteggiamento. Sapevo che non apprezzava il cavaliere, e probabilmente era rimasto infastidito dal mio interessamento verso di lui. Ma, mi dissi, se impareremo a conoscerlo magari scoprirà qualche suo lato positivo e se non ne valesse la pena, saremmo comunque insieme. Immersa in questi pensieri raggiunsi il piazzale dove Mamyon ci aspettava. Sorrisi nel vederlo avvicinarsi. E restai accigliata per un momento a seguire lo scambio di battute tra i due. Se in questa serata qualcosa andrà storto, Lucius te lo rinfacceràper tutta la vita.... Anche se in modo bonario...Decisamente preferirebbe essere in qualunque altro posto... Tuttavia non gli dissi di tornare indietro, non mi sentivo al sicuro senza di lui, e, infondo, sapevo che non mi avrebbe mai lasciato sola. Sgranai gli occhi e li richiusi subito alla vista del mulo, immaginando i pensieri di Lucius. Davanti a me, invece, lo splendido destriero del cavaliere era pronto per la partenza, salii e mi sistemai sulla sella ringraziando di aver indossato quell'abito di velluto, il più comodo che avevo per cavalcare. Mamyon poi salì e spronò il cavallo verso la selva. Restai in silenzio per un attimo, pensando al povero Lucius sul mulo, alla fanciulla morta per amore e a quante sorprese mi aveva riservato quel viaggio. "...siete stato davvero un pessimo gentiluomo, Milord..." Dissi poi, rompendo il silenzio della notte "...Dare quel mulo al mio povero Lucius... Solo perché sapevate che avrei cavalcato con lui e non con voi.. Non è un colpo degno di un nobile cavaliere...". Tenevo lo sguardo diritto avanti a me, fissando la brughiera. "... Badate che se fate torto a lui è come se lo faceste a me.." Aggiunsi in tono deciso. Alzai lo sguardo per cercare lo sguardo del cavaliere: "...Ebbene, Milord.. A quanto pare abbiamo una lunga cavalcata da affrontare... Attendo con ansia di udire i racconti e le notizie che mi avete promesso...". |
Sopra la terra non vi era nulla..mi risedetti e intravidi tra noi le due donne che arrivarono con noi a Camelot, se non sbagliavo una di esse era lady Elisabeth con cui conversai per breve tempo.
Ascoltavo e strani tormenti e inquietudini prendevano il sopravvento..se porta la "Gioia" era una dannazione, che strano maleficio. "Vedete questo pozzo! Ora siete giovani ragazze ed è giusto sappiate" disse la balia sospirando. "La vostra antenata, lady Anastasiya, divenne folle..per un amore contrastato da il Conte Eugene, suo padre e vostro pure antenato. Il cavaliere, di cui ella si invaghì, era povero di tasche e non possedeva neppure origini nobili..anche se aveva molta nobiltà d'animo". Io e Eleonor eravamo strette l'una all'altra, ascoltando quella triste storia. "Fu così" continuò la balia guardando dentro il pozzo " che in una notte di maggio, come questa, mentre la luna piena brillava e le rose di ogni varietà emanavano un miscuglio soave di profumi..che ella si gettò nel pozzo maledicendo il casato. La maledizione vuole che...la stirpe femminile debba avere un..destino avverso come lo ha avuto Lei.." la balia si asciugò le lacrime e scappò. Io ed Eleonor rimanemmo ferme, davanti a quel pozzo.. "Sono solo superstizioni" dissi io fermamente, quando ad un tratto un bagliore e una strana voce provenne dal pozzo. Ci affacciammo e sul fondale vi era una dama di bianco vestita e di luce riflessa "Sono Anastasiya..dopo di me vi furono solo discendenti maschi e poi, ecco, arrivate voi..vi dico che una di voi porrà fine alla maledizione che il mio gesto insensato produsse e l'altra.....". "E l'altra?" chiese Eleonor. Ma ella svanì nel nulla, era meglio dimenticare tutto..i nostri genitori non volevano se ne parlasse in famiglia. Sbiancai a quel ricordo..già..l'altra fu destinata alla sua stessa sorte. Mi voltai ed osservai Vivian, mi tenne la mano poichè tra la aristocrazia di Camelot erano in molti a conoscere questa leggenda. Cercai di svuotare la testa da quei pensieri, e subito si iniziò a parlare di un Fiore..un Tesoro inestimabile. E cresceva ovunque? Fosse il Fiore che l'Arconte disse di cercare?..e cosa c'entrava in tutto questo quel casato di Duchi di Capomazda. Speravo tutto finisse presto, mi sentivo mancare l'aria...avrei solo voluto tornare nella mia stanza presto. |
“Si, milady...” disse Mamyon a Clio, mentre ormai erano prossimi al ventre della selva “... ho commesso una mancanza imperdonabile... non ho dato voce ai miei occhi e al mio cuore quando vi ho vista giungere con questo meraviglioso abito... forse avrei dovuto rubare le parole che pronunciò l'eroico Hitto Nagawashima quando si trovò al cospetto della bellissima principessa Heyto, ritenuta da tutti, a ragione, la più bella creatura nata sotto i Cieli... si, potrei far mie quelle parole, ma non sarebbero abbastanza... voi stasera siete infinitamente più bella della principessa Heyto...” sorrise, senza accennare a Lucius ed al mulo “... comunque vedrete che non vi deluderà questa nostra escursione...” spronò allora il suo destriero e la loro andatura aumentò sensibilmente, lasciando più indietro Lucius su quel mulo.
“Dobbiamo trovare il luogo in cui sorgeva quell'antica torre...” continuò Mamyon “... così da poter trovare ciò che resta di quella leggenda...” Cavalcarono ancora, fino a raggiungere uno spiazzo irregolare, quasi racchiuso da alcune querce. “Questo posto” fece Mamyon “credo sia interessante... potrebbe apparire cupo, desolato e nello stesso tempo anche incantato e romantico... forse dipende dallo stato d'animo di chi lo guarda... a voi che sembra?” Chiese a Clio. Intanto, alle loro spalle, Lucius non si vedeva più. |
Durante quella rappresentazione scenica nell'aria si diffuse un'enigmatica atmosfera.
Cupa, angosciante, come intrisa di una tetra malinconia per qualcosa di inafferrabile. Poco dopo lo spettacolo terminò e il sipario si chiuse. “Che spettacolo angosciante...” disse Vivian ad Altea “... preferivo di gran lunga quello messo in piazza dal misterioso Chevalier de Lys...” “E' angosciante” avvicinandosi a loro una vecchia servitrice “perchè parla della terribile maledizione che perseguita i grandi di Capomazda... condannandoli ad una vita senza Gioia...” |
Guardai l' anziana servitrice..."E voi cosa sapete di questa maledizione?..Raccontateci vi prego, poichè si è solo accennato a tutto questo nella rappresentazione".
Vivian mi scosse per tornare in camera perchè era spaventata ma io volevo saperne di più...la tristezza dentro al nome della Gioia. |
“Capisco, cavaliere...” disse il vecchio a Parsifal “... sono certo che laggiù troverete valorosi cavalieri disposti ad affiancarvi...” tornò a fissare quegli affreschi “... ma rammentate che la strada davanti a voi è intrisa di pericoli... ogni giorno, con il Sole, sorgono anche migliaia di demoni intenzionati a vagare per il mondo in cerca di anime... e forse incontrerete lo stesso demonio che guidò quella setta a forgiare la giovane fanciulla...” si voltò verso Parsifal “... seguite la strada maestra, cavaliere... ed evitate la selva... così giungerete sano e salvo a Sant'Agata di Gothia...”
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Sentii Mamyon spronare il cavallo e mi voltai indietro a cercare Lucius e il suo mulo. Ma non riuscii a scorgerli, tanto ci eravamo inoltrati nella selva.
D'un tratto, ebbi paura. Mi resi conto di essere sola con un estraneo per la prima volta in vita mia, e un brivido freddo mi attraversò la schiena. Certo, le sue parole mi avevano rallegrato e forse solo grazie a quelle avevo compreso solo in quel momento in che razza di situazione mi trovassi. Ma avevo letto più volte di parole ingannatrici. Già, letto non vissuto. La voce del cavaliere mi parve lontana, e le sue ultime parole mi giunsero dopo qualche istante. "..cosa mi sembra? Non saprei..." Dissi poi, come destata da un sogno, guardando continuamente indietro. Lucius non arrivava e il mio cuore cominciò a battere all'impazzata. Guardai per la prima volta Mamyon con gli occhi freddi e distanti che riservavo a chi mi si avvicinava senza permesso. "...fermatevi ora..." Dissi calma e decisa "...ho acconsentito a questa escursione a patto di non dover restare sola con voi, e mi avete ingannata.." Sostenni il suo sguardo per qualche momento. "... Le vostre parole sono abili lusinghe, ma noto che non mi avete ascoltato.." Indurii lo sguardo ancora un poco "...forse dovreste fare più attenzione a ciò che dico rispetto a ciò che indosso..". |
Elina smise di spazzolarmi i capelli lucenti come la seta e neri come la notte........mi fece una treccia.....quando sentimmo bussare e una serva entrare nella stanza.....ci condusse in una stanza ....una rappresentazione scenica....mentre sedevo al mio posto...c'era Altea...la dama con cui parlai sul ponte della nave volante......la vidi assorta e non le feci alcun cenno.....seduta accanto ad Elina, ero intenta aprendere ogni cosa fosse utile a quel momento......Un Salice e un uomo anziano sdraiato sulle sue radici......un uomo giovane che osava parlare di Amore.............Quel salice con le fronde lunghesino in terra....perche' ogniparte di esso potesse piangere........Amore e' dolore, sentii il mio petto stringersi in una morsa di acciaio....chiusi gli occhi ed ascoltai......era cosi' anche per me?....scegliere ilmio amato contro ogni cosa era stata una disgrazia ?.....troppe cos eaffollavano la mente, troppi ricordi....si la scelta, avevo dovuto scegliere e avevo scelto l'amore....e cosa aveva portato ?..pianto solo pianto e disperazione..................
Ascoltai un'altro commediante e parlo' di un fiore......un fiore sconosciuto.........il sogno..solo il sogno...poteva indicare la giusta via....forse era il fiore che avrei dovuto trovare per L' Arconte e il mio desiderio si sarebbe avverato" Elina...non mi sento troppo bene, qui dentro si soffoca, andiamo via....ho bisogno di pensare....no forse ho bisogno solo di dormire ...." ...avevo una strana smania....volevo che tutto finisse presto....perche' il mio dolore finisse con esso....... |
Camminavo lentamente.
I miei passi erano assolutamente muti sul pavimento di marmo, la mia persona non produceva neanche la pur minima ombra sulle pareti, solo la debolissima luce di quel candelabro testimoniava il mio passaggio, rischiarando appena l’ambiente, ma una luminosità così flebile da poter quasi sembrare un miraggio. Per contro, benché tutto intorno a me fosse così assolutamente muto e silenzioso, la mia anima ed il mio cuore erano in preda al caos ed alle grida... avvertivo su di me gli sguardi di quei ritratti... sentivo vociare nelle mie orecchie mille e più parole in quella lingua sconosciuta... la mia mente era occupata dalle parole dell’Arconte e dei suoi accoliti in quella stanza... E fu per questo motivo, per questa confusione che mi riempiva la mente ed il cuore, che mi occorse qualche minuto in più per mettere a fuoco quelle voci che giungevano dalla grande porta chiusa di fronte a me... Citazione:
d’istinto, senza pensare, mi spostai in fretta di lato e mi nascosi in una buia nicchia del muro, proprio lì vicina, all’ombra di una delle molte colonne a fascio che adornavano quel corridoio, e soffiai sulle candele. Vidi la porta aprirsi e due soldati uscirne, li riconobbi per due soldati di Sygma... uscirono e si allontanarono lentamente... probabilmente era l’ora del cambio della guardia, pensai... e probabilmente sapevo cos’era che stavano sorvegliando... Attesi che giungessero in fondo al corridoio e che svoltassero l’angolo, poi uscii dal mio nascondiglio. Il corridoio era buio e freddo ora che il candelabro che avevo in mano era spento, ma io non ci badai... mi voltai lentamente ed osservai quella porta chiusa... probabilmente gli altri due soldati di guardia stavano per arrivare... probabilmente sarebbero giunti tra qualche minuto... cinque o sei, al massimo... e probabilmente l’Arconte ed il Maestro avevano ragione... tuttavia... prima che riuscissi a controllare quell’istinto, allungai una mano e spinsi piano la porta di fronte a me... la stanza non era molto ampia e debolmente illuminata, tutt’intorno c’erano dei tavoli e varie suppellettili... ma ciò che attrasse la mia attenzione fu una sorta di alta lettiga sistemata da un lato, vicino ad una finestra e accanto alla quale erano stati appoggiati due candelabri dall’alto fusto... e su quella lettiga, appena distinguibile, vidi la sagoma di un uomo. Mi pietrificai... e per vari minuti rimasi immobile esattamente dove mi trovavo, incerta sul da farsi... poi, lentamente mi avvicinai di qualche passo... L’uomo era privo di sensi, la testa abbandonata di lato, le braccia lungo il corpo... mi accostai alla lettiga e rimasi a fissarlo per lunghi momenti... fin da piccola avevo sempre ritenuto di saperle giudicare, le persone... credevo di riuscire a capire l’indole umana quasi a prima vista... eppure lì, fissando quel cavaliere con le parole dell’Arconte e del Maestro bene in mente, le mie emozioni erano contrastanti... ed io ero combattuta... molto combattuta... Sospirai. “Chi sei, cavaliere?” mormorai pianissimo ad un tratto, sovrappensiero, senza smettere di fissarlo “Chi sei veramente? Mi chiedo... come sei riuscito a causare tutto questo trambusto? Perché poi? E perché avete tutti così tanto interesse per quella tua spada... perché...” All’improvviso il cavaliere si agitò e parve svegliarsi, ed io d’istinto arretrai di vari passi... invece si mosse soltanto, ma sembrò poi continuare a dormire... Mi avvicinai di nuovo... ed il mio sguardo su di lui si fece più intenso... quasi volessi leggergli dentro... “Penso che ti farò riavere la tua spada, domani... per cominciare.” sussurrai, parlando quasi più con me che non con lui “E così forse scoprirò cos’ha di speciale!” Per qualche altro istante rimasi così... in silenzio... osservandolo... poi, come riscuotendomi, mi guardai intorno... era tardi, ed io non avrei dovuto essere lì... i soldati stavano per tornare, forse... ed io... in fretta mi voltai, riafferrai il candelabro che avevo lasciato abbandonato su un tavolino e mi avvicinai alla porta... facendo capolino, scoprii con sollievo che il corridoio era ancora deserto... uscii, dunque, e mi richiusi la porta alle spalle... pochi minuti dopo rientrai nei miei appartamenti. |
“Zio...” disse guardandosi intorno “... zio!” Correndo poi per il cortile colonnato “... zio... dove siete? Zio!”
Corse allora verso la cappella. “Zio!” Chiamò ancora. “Zio!” Entrò. Vi era la statua dell'Arcangelo Michele. “Niente è più bello dell'Arcangelo Michele... … che risplende in chiesa al chiaror delle candele...” “Zio!” Uscendo. Infine lo vide. L'alta e robusta figura stava ferma all'ingresso del giardino. “Zio!” Raggiungendolo. “Mi avevate promesso una spada di legno per giocare...” L'uomo fissò il bambino. “Un giorno avrai una spada vera.” Disse. La brughiera. Il crepuscolo tingeva tutto di un alone indefinito, impenetrabile, inquieto. “Io sarò tuo compagno...” quella voce “... e tu sarai il mio...” “Compagno o schiavo?” Chiese il cavaliere. “Cosa cambia?” Fece la voce. “Saremo la stessa cosa l'uno per l'altro...” Il Palazzo. “Voi venite da Sygma?” “Si, milord...” “Cos'è questa Pantera incisa sui vostri stendardi?” “E' il simbolo di chi è rimasto fedele a voi e a vostro zio, milord... il simbolo di chi sta aspettando il ritorno delle vostre armate...” Guisgard era inquieto. Aprì per un momento gli occhi ed intravide una figura. Era una dama bianca che usciva dalla stanza. “Aspetta...” sussurrò tentando di allungare la mano in quella direzione “... aspetta... chi... chi sei...?” E richiuse gli occhi. L'orizzonte lontano e la campagna racchiusa in esso. “Chi era quella dama?” Fissando la sua spada. “Tu la conosci, vero?” Poi il vento ed il suo sibilo. “Non ti lascerò andare...” una voce. “Chi sei?” “Non ti lascerò andare...” non era più una voce, ma qualcosa di indefinibile, come decine di voci sovrapposte. Poi solo il vento. Ad un tratto si sentì seguito. Si voltò, ma non vi era nessuno. Allora un castello apparve in lontananza, tra verdi colline. “Non ti lascerò andare...” Si voltò ancora per cercare quella voce. “Non ti lascerò andare!” All'improvviso un volto alle sue spalle. http://hqwalls.org/thumbs/castlevani...llpaper-t2.jpg “No!” Gridò Guisgard, saltando su. Ansimava ed era stravolto. Si guardò intorno e vide la porta chiusa. Era stato tutto un sogno. I ricordi, le voci, quel volto. Persino quella misteriosa dama bianca. Nel frattempo Talia era tornata nelle sue stanze. Poco dopo qualcuno bussò. “Altezza...” entrando Marijeda “... il Maestro George chiede di vedervi...” |
Ero uscita da quella stanza ed avevo percorso la strada a ritroso fino ai miei appartamenti quasi senza farci caso...
ero sovrappensiero, la mia mente era distratta e lontana da lì... continuavo a pensare alla voce dell'Arconte che avevo udito per caso in quella sala... continuavo a farmi mille e più domande... e continuavo a pensare a quel cavaliere e alle sensazioni che mi aveva provocato... e continuavo a pensare a quella spada contesa... perché era tanto importante quella spada? Entrai nella mia camera e, stancamente, mi lasciai scivolare sulla chaise longue, riflettendo... Ad un tratto, un leggero picchiettare sulla porta mi fece sussultare... Citazione:
mi stupii molto. "A quest'ora?" domandai... ed in un primo tempo ne fui persino infastidita... poi invece pensai che, per farmi chiamare a quell'ora insolita, forse il maestro George dovesse avere qualche cosa di urgente da dirmi, forse di grave addirittura... e così mi rassegnai. "Molto bene!" conclusi quindi, andando al baule ed estraendo e un ampio, lungo mantello dalle maniche larghe ed indossandolo "Digli pure che, se ha assoluta urgenza di parlarmi, lo attenderò immediatamente nella mia saletta delle udienze... ma pregalo di non tardare, per favore, Marijeta... giacché è già molto tardi!" E così dicendo, mi strinsi nel mio spesso mantello ed oltrepassai la donna, diretta nella stanza in questione. |
Elisabeth così, tornata nella sua stanza, cadde addormentata.
E quel lungo sogno, ristoratore e pacificatore, ridiede vigore al suo corpo e soprattutto al suo spirito. Al mattino la donna si risvegliò. Il sole filtrava dalla finestra e dal cortile del castello salivano le voci dei servitori intenti nei normali lavori quotidiani. Elisabeth però si ritrovò sola in quella stanza. Elina infatti non c'era. Poco dopo, però, la donna udì dei rumori e poi la porta della stanza si aprì all'improvviso. “Ah, buongiorno.” Disse Elina entrando. “Pensavo di fare prima e trovarti ancora addormentata, ma vedo che ti sei svegliata presto. Sono stata un po' per la città. Non mi sono ancora abituata a questo posto e così avevo voglia di prendere aria. In verità ero anche curiosa di vedere queste strade senza più la confusione per la Festa delle Mele e senza l'entusiasmo generato da quel torneo. E devo dire che è una città tranquilla questa.” Si lasciò cadere su una sedia. “E sicuramente densamente abitata.” Prese qualcosa da una delle tasche. “Non immaginavo infatti che qui vivessero anche persone giunte dall'Oriente. Uno strano individuo mi ha fermata per strada, dicendomi di aver riconosciuto i tratti della mia padrona. Ovviamente parlava di te. Mi ha così chiesto di mandarti i suoi auguri di salute e tranquillità, insieme poi a questo biglietto per te.” Le mostrò il biglietto nel quale vi erano queste parole: “Che Allah illumini il vostro cammino, sorella. Abbiamo riconosciuto i vostri tratti e gli abiti che indossate. Anche noi proveniamo dall'Oriente. Dalla città del Profeta per la precisione. Se avete piacere ad incontrare fratelli e sorelle che portano nel cuore ancora la loro terra d'origine, allora ci troverete in fondo alla via detta Della Torretta. Che Allah vi preservi.” E quel biglietto recava come firma uno strano disegno, raffigurante un pugnale nella Mezzaluna. E nel vederlo Elisabeth rammentò subito di averlo già conosciuto. Era infatti inciso in un diario appartenuto a suo marito. |
A quelle parole di Altea, la servitrice fu sul punto di dire qualcosa.
“Tu, non importunare gli ospiti di sua signoria.” Disse all'improvviso la governante dell'Arconte Meccanico. “Ritorna piuttosto ad occuparti delle tue faccende.” La servitrice annuì. Ma prima di allontanarsi, riuscì a sussurrare qualcosa ad Altea: “Non qui... domattina, nel giardino... ci troveremo là...” Ed andò via. “Su, Altea, sono stanca...” fece Vivian che non aveva udito le parole della servitrice “... andiamo a dormire?” Così ritornarono nella loro stanza. La notte trascorse lenta ed inquieta. Fuori infatti pioveva ed una cupa atmosfera avvolgeva il castello. Giunta poi l'alba, il castello si destò dai tormentati sogni appena trascorsi. Vivian si alzò presto. E poco dopo anche Altea si svegliò. |
Mamyon fissò Clio.
Poi gettò uno sguardo da dove erano giunti. “Non era certo un vile stratagemma per adescarvi, milady...” disse “... non ho bisogno di mettere il vostro amico su di un mulo per seminarlo...” sistemò le briglie del suo cavallo, per poi dargli una pacca sul collo “... il mio destriero può distanziare qualsiasi palafreno... fosse anche il leggendario Ippogrifo... il vostro compagno si sarà solo attardato... dopotutto montava su un mulo... non abbiate timore, tra qualche istante lo vedrete arrivare e così vi sentirete di nuovo al sicuro...” si sedette allora su un piccolo sasso sporgente ed attese l'arrivo di Lucius. Passò però altro tempo e quello non si vedeva. “Comincia a sorgermi un dubbio...” fece Mamyon “... che il vostro amico non sappia cavalcare?” Era infatti passato troppo tempo. La selva appariva cupa ed impenetrabile, animata da suoni sinistri e profondi. “Forse sarà meglio andarlo a cercare...” con un sorrisetto ironico il cavaliere “... ah, tenete questo...” dando un pugnale intarsiato a Clio “... così vi sentirete al sicuro... sia dai fantasmi, sia dai cavalieri malintenzionati...” aggiunse con vago sarcasmo. Legò allora il suo cavallo ad uno degli alberi e fece segno a Clio di seguirlo. Fecero così qualche passo verso il punto dal quale erano giunti. “Clio...” all'improvviso una voce “... Clio... sono qui...” Clio la riconobbe. Era la voce di Lucius che la chiamava. Anche se non riusciva a capire da dove provenisse. Un attimo dopo, la ragazza udì confuse e lontane voci di fanciulli. Poi calò un irreale silenzio, a stento intaccato dai passi di Mamyon che, precedendo Clio, calpestava degli arbusti. |
Poco dopo, nella saletta delle udienze, giunse il Maestro George.
“Salute a voi, altezza...” disse mostrando un lieve inchino a Talia “... perdonate per l'ora in cui ho chiesto di vedervi... in verità sono in veste di ambasciatore... sapete, sua signoria si è confidato con me poco fa... parlavamo del torneo e dei suoi vincitori. Domani ci sarà la cerimonia in cui i cavalieri giureranno fedeltà alla vostra persona e nella quale saranno poi proclamati come vostra Guardia del Corpo. Ebbene, sua signoria mi ha fatto partecipe dei suoi dubbi e dei suoi timori circa il quinto cavaliere, quello ferito nell'ultima tenzone...” fissava la principessa e sorrideva amabilmente “... e ad essere sincero anche io ora nutro perplessità circa l'effettiva affidabilità di quel cavaliere, riguardo al delicato compito a cui è destinato... forse, non essendo pienamente in salute, potrebbe non essere all'altezza... e vostra maestà si è resa conto, quasi a sue spese, di quanto invece possono essere abili e pericolosi i nostri nemici... per questo, forse, si potrebbe prendere in considerazione l'idea di escludere quel cavaliere dalla vostra guardia personale... e magari sostituirlo con un altro cavaliere. Naturalmente accuratamente scelto per l'importante incarico.” E mostrò un nuovo inchino alla ragazza. |
La notte passò tra vari sogni inquieti...Vivian si svegliò di buon'ora e io la seguii assonnata.
Suonai il campanellino e arrivò una serva.."Per favore, vogliate prepararci una abbondante colazione, sarà un giorno impegnativo, presumo." Quando ella uscì sorrisi a Vivian.."Bene, oggi si proclameranno i Campioni del Torneo, e mio cugino è senza madrina, vero lady Vivian?" ma, improvvisamente, mi feci seria "E' strano, ho sognato proprio quel cavaliere, ed era angosciato e turbato. La mia balia diceva, sempre, che i sogni in fondo celano sempre un chè di verità. Dobbiamo indossare uno dei migliori vestiti o non ci faranno entrare a palazzo." Indossai un vestito di seta color porpora e merletti, niente di troppo sontuoso, e vi appuntai la spilla del casato. Puntai i capelli con un fermaglio in oro e rubini, lasciando i capelli sciolti. Ovviamente sul collo faceva mostra di sè la collana che Egli mi regalò, mi ero ripromessa che la avrei indossata fino a quando questa avventura non sarebbe finita. Andammo in sala da pranzo ed a servirci vi era pure la anziana servitrice, ci lanciammo uno sguardo di intesa ed ella si avvicino e bisbigliai..."Dopo milady..dopo al nostro ritorno in giardino per la storia..della Gioia dei Taddei". Dopo colazione uscimmo di fretta dal castello, oltrepassammo la piazza ormai vuota dopo la Festa delle Mele, e ci trovammo di fronte al Palazzo Reale, già vi era una calca di persone per acclamare i vincitori. Mi rivolsi a una guardia.."I miei omaggi cavaliere, sono la contessa Altea Trevor e vorrei conferire con un Maresciallo di Campo. Mi promise di poter venire a Palazzo per sincerarmi dello stato di salute di mio cugino, sir Guisgard del Lagno, ferito durante il Torneo". Eglì aprì il massiccio portone e si consultava con una altra guardia, feci cenno a Vivian e furbescamente entrammo di fretta a Palazzo senza che si accorgessero.."Ecco fatto" sorrisi "ci hanno autorizzate!" Guardai il Palazzo, le sue statue classiche, il controsoffitto e le volte con affreschi di ogni tipo ma Vivian mi strattonò per la fretta. Già..non era tempo per pensare all'Arte ora. Fermammo una servitrice.."Milady, sono qui per recar visita a sir Guisgard, ferito e uno dei cinque vincitori del Torneo, è mio cugino, potete accompagnarmi alla sua stanza?" |
Non avevo la minima intenzione di scusarmi col cavaliere. Ero una nobile fanciulla e non era decoroso che me ne restassi sole con uno sconosciuto nel cuore della notte.
Almeno, mia madre di sicuro l'avrebbe pensata così. Restai in silenzio, nascosta dietro il mio sguardo di ghiaccio, mentre Mamyon parlava e presi, quasi con riluttanza, il pugnale intarsiato che mi porgeva. Lo guardai, era davvero molto bello ma, infondo, non avrei nemmeno saputo come usarlo. Per quanto apprezzassi i racconti sulle antiche donne guerriere, di certo non ero una di loro. Gli lanciai un'occhiataccia quando insinuò che Lucius non era in grado di cavalcare. Tuttavia, non dissi nulla e lo seguii a qualche passo di distanza. La mia mente vagava tentando, inevitabilmente, di razionalizzare la situazione in cui mi trovavo. Certo, mi spiaceva essere stata dura e fredda con Mamyon che, fino a prova contraria, aveva intenzioni onorevoli ma, d'altro canto, ero rimasta vagamente infastidita dal suo atteggiamento. Sospirai. Infondo, si è fermato quando gliel'hai chiesto... è rimasto ad aspettare Lucius.. se avesse voluto farti del male si sarebbe inoltrato ancora di più.. Già, probabilmente mi stavo preoccupando troppo. Infondo, non avevo motivo per non fidarmi di lui, anche se ritenni necessario mostrarmi ferma e decisa. Mentre camminavo immersa in questi pensieri, qualcosa mi destò. Citazione:
Ma poi la sua voce si fuse ad altre, lontane e confuse. E quasi dubitai di averla sentita. Allungai il passo e raggiunsi Mamyon che mi precedeva, gli presi la mano perchè si voltasse. Chiusi gli occhi per un momento, respirando profondamente. Quando li riaprii il ghiaccio si era come sciolto al sole e tornarono brillanti e vivaci. E fissai Mamyon negli occhi. Posai delicatamente il pugnale intarsiato nella mano del cavaliere. "...Grazie..." sussurrai "...Ma non temo i fantasmi... e poi.." con un sorriso "...ci siete voi a proteggermi dai cavalieri malintenzionati.. sono certa che sarete più.. efficace, direi.. di questo pugnale tra le mie mani..". Mi avvicinai a lui di un altro passo, senza togliere gli occhi dai suoi, quando gli fui vicinissima, tuttavia, abbassai lo sguardo. Restai ferma per un momento e poi mi guardai intorno "..Le sentite anche voi queste voci?" sussurrai piano, alzando il viso. "...Ho udito Lucius che mi chiamava un attimo fa, ma non riesco a capire da dove venisse.. dove siamo? Credete sia lontano il luogo della torre e il cancelletto di cui custodite così gelosamente la chiave?". |
Non ci misi molto ad addormentarmi, eppure era da molto tempo che non riuscivo a dormire di notte....Sognai casa mia...le strade strette fatte di gradini che portavano al Suk....mio padre strepitava......Rula non puoi andare..non puoi essere toccata, nessun uomo puo' toccarti.....ma la giovinezza e l'incoscenza erano il mio pane quotidiano, e lui uomo paziente mandava Elina e altre guardie..perche' tra quelle stradine strette non venissi sfiorata......c'erano colori ed odori che si mescolavano......un vocio in festa che richiamavano le persone.....che salivano e scendevano quei bassi e scivolosi scalini delle viuzze interne.........uscii fuori dal suk per ritrovarmi alla Porta di Jaffa...avevo corso sperando di lasciarmi tutti alle spalle......mi fermarono due occhi verdi...di un giovane Cavaliere....gli arrivai in pieno petto....ma lui subi' l'urto...mi sembro' una roccia.....e da allora fu la mia perdizzione......sino a quando decisi di sposarlo contro tutto e tutti...contro la mia stessa religione......Mi svegliai di colpo...ma ero serena felice, lo avevo ancora incontrato......Allah mi aveva dato un'altro dono..aver visto i suoi occhi e aver sentito la possenza del suo petto....Elina, dov'era andata...non usciva mai senza di me.....e poi come una nuvola di freschezza entro' in stanza, gioiva di quella citta'.....le piaceva era stanca e con le gote rosse..........." Dai Elina sono felice di sentirti parlare cosi' di questo posto..almeno mi sentiro' meno in colpa..."...e risi....risi della sua felicita'....sino a quando, mi diede un biglietto.........lo lessi una due tre e piu' volte..." Elina...non avrei mai voluto che qualcuno mi riconoscesse...lo abbiamo evitato sino ad ora.........mio padre non mi ha mai perdonata....e sai anche che il mio sospetto ricade su di lui...........ma il segno su questa missiva io l'ho visto e non in casa di mio padre.......fammi pensare.."...andai alla finestra e chiusi gli occhi.......Elisabeth pensa, pensa......" Elina...ecco dove l'ho visto...una volta entrai nello studio di mio marito e aprendo un diario sulla sua scrivania vidi questo sigillo......non lessi cosa vi era scritto...un rumore mi fece chiudere subito il diario...ma mi sembro' strano...........forse sara' male,ma andremo ad incontrare queste persone....ricorda....per loro sar' Elisabeth....Rula in questo momento e' morta....".......mi preparai ero ansiosa....avevo paura, ma avevo scelto la strada del sapere.......misi il mantello e chiesi ad Elina di starmi accanto..raggiungendo il luogo indicato..........mi sembrava tutto cosi' normale, che mi sentii smarrita per un po' sino a quando qualcuno mi afferro' per un braccio e mi tiro' dentro ad una casa...............quella casa era la personificazione di una casa Orientale......il caldo dei tappeti cuscini a terra....e il profumo dell' incenso......." Se non vi fate vedere .....come posso fidarmi di voi, visto che voi sapete....."....
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La sala che l’Arconte aveva riservato alle mie udienze private era un piccolo ambiente riccamente decorato. Su di una parete faceva bella mostra di sé un ampio e sontuoso camino che io avevo chiesto a Marijeta di accendere quella sera, al centro della sala vi era un grande tappeto circolare e su di esso un’ampia poltrona dall’alto schienale e dai braccioli imbottiti, di fronte alcune poltroncine più basse ma altrettanto comode.
Quando il maestro George entrò, io ero vicino al camino e fissavo la fiamma scoppiettare. Risposi con appena un cenno al suo saluto ed andai a sedermi sull’alta poltrona al centro del tappeto, facendogli poi cenno di sedersi di fronte a me. Ascoltai in silenzio le sue parole, con attenzione, osservandolo attentamente ma senza che dal mio sguardo trapelasse la pur minima emozione, le mie mani erano appoggiate in grembo, immobili... Quando, infine, il maestro tacque, io annuii impercettibilmente... “Capisco...” mormorai “Comprendo il vostro punto di vista!” Lunghi attimi di silenzio... i miei occhi si spostarono di nuovo sulla fiamma del camino, danzante e crepitante, e la osservarono a lungo... “Sapete, Maestro...” ripresi poi a dire, distogliendo infine gli occhi dal fuoco e tornado a guardare l’uomo di fronte a me “Non vi nego che sono stata vagamente incuriosita dall’attenzione e dalla preoccupazione che quel cavaliere ha generato nell’Arconte fin dal suo arrivo... e comprendo che, probabilmente, Sua Signoria avrebbe preferito che non vincesse... Noi, però, gli abbiamo dato la possibilità di giostrare e di misurarsi con gli altri cavalieri, ed è indubbio che egli abbia vinto il suo girone con non poca abilità. Correggetemi, dunque, se sbaglio ma sarebbe alquanto improprio da parte nostra escluderlo a questo punto... non trovate? Sarebbe improprio anche perché, stando a ciò che dicono i saggi, le ferite in battaglia servono al valoroso cavaliere per rafforzarsi e migliorarsi... dico bene?” Tacqui... e nella stanza calò un denso silenzio. Il fuoco nel camino spargeva cupe ombre per la stanza, ma non io non vi badavo. Tacqui finché non ebbi la precisa impressione che il maestro George stesse per parlare di nuovo... “Tuttavia...” dissi allora, precedendolo “Vi sono grata per questo parere. I vostri consigli sono sempre bene accetti, Maestro, anche quando giungono ad un ora tanto insolita. Vi assicuro, dunque, che la questione sarà da me debitamente esaminata e presa in considerazione... conoscerete la mia decisione in merito domani, alla cerimonia di investitura dei Cinque!” Lentamente mi alzai in piedi... “Ora... vogliate scusarmi... ma è molto tardi ed io gradirei ritirarmi!” |
A quelle parole di Talia, il Maestro annuì e mostrò un lieve inchino.
La principessa allora si ritirò nei suoi appartamenti. La notte trascorse così, tra il fruscio della pioggia sui vetri e un inquieto vento che soffiava come un lamento sul palazzo reale. Poi giunse il giorno, che disperse le tenebre ma non quelle inquietudini che sembravano dimorare in modo perpetuo sui palazzi e le guglie di Sant'Agata di Gothia. E verso metà mattinata Talia udì il suono delle trombe. Era il segnale che la cerimonia di giuramento dei cavalieri vincitori stava per iniziare. La fedele Marijeta, così, portò alcuni abiti alla sua padrona, affinchè ne scegliesse uno per la cerimonia. Poco dopo Talia raggiunse la Sala del Trono, dove tutto era pronto per cominciare. E nel cortile del palazzo vi erano già tre dei cinque cavalieri vincitori. “Tutto è pronto, altezza...” disse l'Arconte Meccanico nel vedere la principessa arrivare “... tre dei cavalieri vincitori attendono nel cortile, mentre un quarto è ancora ferito nell'infermeria reale. Manca uno soltanto, ma credo sia prossimo a giungere. Appena vorrete, tutto avrà inizio.” La fissò. “Il Maestro George mi ha informato della vostra discussione avvenuta ieri sera. Siamo tutti curiosi di conoscere cosa ha deciso vostra maestà, riguardo a quel cavaliere ferito.” |
Mamyon si guardò intorno.
“Non ho udito nulla...” disse “... nessuna voce... forse era solo il vento, milady... quanto al posto in cui siamo... beh... in verità non ne ho idea... ma forse prima di cercare il cancelletto, sarà meglio ritrovare il vostro amico...” In quel momento udirono qualcosa. Era il suono di uno strano corno che echeggiava nell'aria. Un attimo dopo si udì un terrificante grido che mutò poi in una grottesca e folle risata. “Per tutti i diavoli dell'Inferno!” Esclamò Mamyon. “Cosa diavolo è stato?” Estrasse subito la sua spada. “Quel suono... e poi quel grido... forse si tratta di qualche fiera notturna...” “Clio, dove sei?” Si udì nell'oscurità. Era la voce di Lucius. E proveniva dalla Sinistra della ragazza. |
La servitrice fissò incuriosita Altea e Vivian.
“Voi...” disse “... come siete entrate qui? Gli spettatori per la cerimonia di giuramento devono raggiungere lo spiazzo.” “Cosa accade?” Avvicinandosi un soldato. La servitrice spiegò al militare la situazione. “Solitamente non è consentito al popolo di entrare nel palazzo reale...” disse il soldato alle due ragazze “... ma essendo voi sua parente, forse il capitano acconsentirà... attendete un momento...” e si allontanò. “Forse non dovevamo entrare di nascosto...” sottovoce Vivian ad Altea “... sei la solita... con queste tue idee...” Poco dopo ritornò il soldato. “Il capitano acconsente.” Fissandole. “Ma che sia una visita breve. Tra poco ci sarà la cerimonia e i cavalieri devono essere a disposizione. Seguitemi.” E le condusse nell'infermeria. Giunsero così nella camera dove Guisgard riposava. Il cavaliere era sveglio e fissava inquieto il cielo da una delle finestre. Altea e Vivian furono accompagnate da una delle due guardie che la principessa aveva voluto per far sorvegliare il cavaliere ferito. “Cavaliere...” fece la guardia “... c'è qui vostra cugina, per sincerarsi della vostra salute.” Guisgard si voltò e fissò incuriosito le due ragazze. |
Avevo pensato a quella cosa per tutta la notte e per tutta la mattina...
quei cinque cavalieri stavano per giurarmi la loro fedeltà e la loro protezione... ma chi erano quei cinque cavalieri, mi chiedevo? Avevano vinto il torneo... questo li rendeva davvero i migliori? Questo li rendeva fedeli? Fedeli a cosa, poi? A me, alla Corona di Sygma, ad un ideale? O semplicemente al miglior offerente? Sì, avevo pensato per tutta la notte a quella cosa e solo alla fine, alle prime luci dell’alba, quell’idea mi aveva sfiorata... era un’idea bizzarra... un’idea incauta... un’idea folle, probabilmente... perciò mi piaceva! La vagliai e la perfezionai per tutta la mattina. Quando Marijeta giunse con gli abiti, io era decisa. Ne scelsi uno di damasco color argento, lucente, con sottili dettagli porpora... lo indossai e poi chiesi alla servitrice che mi pettinasse con il mio diadema più bello... e tuttavia, durante tutta quella operazione, badai ben poco a ciò che facevo, presa com’era da quel mio incosciente piano. Uscii dalle mie stanze da sola e, anziché prendere il corridoio che scendeva verso la sala del trono, ne persi un altro che saliva verso la torre dove stava di stanza la guardia di Sygma... il Capitano fu sorpreso di vedermi entrare e fu ancora più sorpreso quando gli spiegai la mia idea... cercò di dissuadermi, disse che era una follia... ma io fui così testarda ed irremovibile che, quando lasciai la torre pochi minuti dopo, forse non lo avevo convinto, ma di certo avevo ottenuto che si attenesse al piano. Poi, in fretta, raggiunsi la sala del trono... Citazione:
“Molto bene, Arconte... vi ringrazio! Vi prego, dunque, di mandare qualcuno nell’infermeria a chiedere a quel cavaliere di raggiungere i suoi compagni, così che possa conoscere la mia decisione come tutti... sempre che sia ancora dell’avviso di giurare di fronte alle nostre leggi! In questo modo, quando anche il quinto cavaliere giungerà, potremo farli entrare ed inizierà la cerimonia!” Con la coda dell’occhio vidi il Capitano entrare con i suoi uomini e sistemarsi ai lati del trono... come d’accordo, non ci scambiammo neanche un’occhiata. |
Sentivo gli occhi stupefatti del cavaliere su di me e Vivian ovviamente... e se avesse detto in modo plateale che eravamo due sconosciute? Non pensavo certo che la guardia rimanesse li con noi.
"Mio caro cugino...Guisgard" dissi facendomi coraggio.."sono venuta a sincerarmi della vostra salute visto che durante il torneo mi spaventai davvero vedendovi cadere a terra, per fortuna ora vi vedo meglio". Mi avvicinai al cavaliere con un sorriso e accennando un cenno col capo..sperando capisse.."Ma non potrei parlare sola con voi, senza questa guardia? Mi sento come una delinquente che debba essere controllata, vero Vivian? Infatti la mia amica vorrebbe tanto essere vostra madrina ai festeggiamenti dei vincitori del Torneo". "Non preoccupatevi messere" rivolgendomi alla guardia "non posseggo armi e sono innocua, potete pure perquisirmi, ma vorrei stare sola con mio cugino, deve essere al meglio per la cerimonia". La cosa era alquanto ridicola...ma so che avrebbe fatta felice Vivian. E mi vennero in mente mio zio che era imprigionato e quei cugini di cui non sapevo ancora la esistenza. |
Mi aggrappai al braccio di Mamyon quando quel grido lacerante ruppe il silenzio.
"...non credo sia una fiera, Sir Mamyon, quello sembrava un corno...". Se aveva spaventato lui, pensai, doveva essere davvero pericoloso. Poi, d'un tratto, udii la voce di Lucius alla mia sinistra. "...Lucius.." Urlai "..sono qui..". Presi la mano del cavaliere e gli indicai la direzione da cui proveniva la luce. "...Venite... Da questa parte, non avete sentito la sua voce? Mi chiamava.. Non dev'essere lontano...". E così dicendo mi incamminai verso sinistra seguendo il suono della voce di Lucius che risuonava nella mia mente. Oh, povero amico mio... In che guaio ti ho cacciato... Continuai a camminare guardandomi attorno, sperando di vederlo comparire dietro ogni angolo. |
Guisgard ascoltò ogni parola di Altea, cercando con lo sguardo di comprendere i cenni che la ragazza impercettibilmente faceva.
“Dunque...” disse il cavaliere “... è dunque voi che devo ringraziare, cara cugina, per avermi prestato i primi soccorsi...” accennò un sorriso e poi annuì lievemente “... non temete...” fissando poi la guardia “... le armi di una donna non sono certo pugnali e veleni... e poi, se avesse voluto farmi del male, mia cugina avrebbe potuto approfittare quando era ferito e senza conoscenza.” La guardia annuì e si allontanò di qualche passo. “In verità” fece Guisgard “non ricordavo di avere una cugina così. Voglio dire... una così bella ragazza non sarebbe passata inosservata nel mio parentado.” Rise. “E ovviamente accompagnata da una degna amica.” Rivolgendosi poi a Vivian. “Beh, probabilmente arriverò anche a capirlo da solo...” tornando a fissare Altea “... mi riferisco al perchè abbiate deciso di soccorrermi... cara cugina... tuttavia ora mi interessa di più sapere il nome di questa mia cugina di cui ignoravo l'esistenza e a cui devo così tanto...” con fare sarcastico. Ma proprio in quel momento un'altra guardia raggiunse quella che era già nella stanza, a pochi passi da loro. Parlottarono e poi si avvicinarono al cavaliere. “Sua altezza chiede di voi, cavaliere.” Fece una delle due guardie. “Sta per cominciare la cerimonia di giuramento e tutti i cavalieri vincitori devono comparire davanti alla principessa.” “Allora, cara cugina, ora devo salutarvi.” Sorridendo Guisgard ad Altea. “E anche a voi, damigella.” Rivolgendosi a Vivian. “Il dovere mi chiama. Spero però assistiate a questa attesa cerimonia. A più tardi, dunque.” E insieme ai soldati andò via. Altea e Vivian furono così accompagnate verso le platee, dove avrebbero assistito alla cerimonia. Guisgard, invece, fu condotto dagli altri quattro cavalieri. I vincitori, così, uscirono nello spiazzo, tra l'entusiasmo generale. Allora l'araldo si voltò verso la Loggia Reale, dove si trovavano Talia, il Maestro e l'Arconte Meccanico. “I vincitori del Torneo della Quaresima!” Proclamò. “Sir Xouf Dion, sir Lhar di Nag, sir Kosev di Setten e sir Guisgard del Lagno.” I quattro avanzarono davanti alla Loggia Reale e si inchinarono in segno di rispetto. “Ne sono quattro e non cinque.” Stupito il Maestro Gerorge. “Uno di loro...” intervenne il capitano della guardia “... sir Mamyon di Ouchus, non è ancora giunto... ho mandato dei soldati a cercarlo... spero arrivi presto...” “Che negligenza.” Scuotendo il capo l'Arconte Meccanico. |
Clio cominciò a muoversi verso la direzione da dove era giunta la voce di Lucius.
Mamyon era accanto a lei, con in pugno la spada. Ad un tratto era calato il silenzio sulla selva. Un silenzio irreale e insopportabile. “In un posto simile” disse Mamyon “non potrebbero resistere neanche i fantasmi...” Poi, all'improvviso, si udirono strani rumori. Simili a calpestii lontani. “C'è qualcuno credo...” mormorò Mamyon, per poi prendere la mano di Clio nella sua “... e forse è molto più vicino di quanto pensiamo...” Di nuovo quel silenzio. Lunghi attimi di silenzio. All'improvviso delle ombre presero forma intorno a loro. In un attimo li circondarono. “Chi siete?” Urlò Mamyon. Erano immobili e li fissavano. Poi, in un attimo, si lanciarono contro il cavaliere e la ragazza. “State giù, Clio!” Gridò Mamyon. Gli assalitori, avvolti in lunghi mantelli incappucciati, erano armati con affilate falci. Mamyon cominciò a tener testa ai loro attacchi. Riuscì a ferirne uno, senza però vederlo cadere a terra. “Che siano spettri questi maledetti?” Urlò brandendo la sua spada. E più respingeva i loro attacchi, più quelle ombre sembravano rispondere con ferocia. Poi cominciò ad albeggiare. Il cielo iniziò a tingersi di un rosato pallore, sempre più vivo e intenso. E come dissolte dalla luce del giorno, le misteriose ombre si ritirarono nella selva circostante. “Per tutti i diavoli...” ansimando Mamyon “... maledetti...” si voltò verso Clio che era dietro di lui “... come state, Clio? Siete ferita?” |
Ad un tratto, da dietro una tenta, apparve una giovane donna.
Aveva i capelli d'ebano e gli occhi indefiniti, di un grigio perlato. “Che Allah vi protegga...” disse ad Elisabeth “... prego, sedetevi...” indicando alcuni sgabelli intarsiati. Poco dopo, da una porta laterale, apparve un uomo. Era un orientale, come la giovane donna. “Che Allah vi preservi...” salutando Elisabeth “... finalmente ci incontriamo...” sorrise “... sono Abul Cabr, ex assaggiatore ufficiale del Califfo di Bagdad... gradite del tè? Oh, non temete, ormai è da tempo che non necessito più di assaggiare veleni...” sorrise “... e poi non è generoso da parte mia accogliere così la moglie di un membro dei leggendari Figli di Nab...” |
Accadde tutto così in fretta.
La vista di quelle ombre mi terrorizzò e il cuore cominciò a battere all'impazzata. Fissai quelle figure con occhi sbarrati e mi riparai dietro Mamyon. Restai davvero colpita dall'abilità del cavaliere e dalla destrezza con cui fronteggiava quegli strani individui. I miei timori e le mie perplessità su di lui svanirono del tutto. Mi aveva protetta da quegli esseri e, sicuramente, senza di lui non avrei avuto scampo. "..No, sto bene.." risposi, poi alzai lo sguardo e lo fissai negli occhi "... grazie a voi..." sussurrai. Restai a fissarlo per alcuni istanti, con occhi lucidi e sognanti. Ripresi a respirare normalmente "..E' l'alba.. dobbiamo tornare.. avete la premiazione.. ma.. devo trovare Lucius.. voi andate o non farete in tempo... resterò io a cercarlo.. se dovesse essergli accaduto qualcosa io.." la voce mi si spezzò "..è tutta colpa mia..". Poi cominciai a pensare che forse con il levar del sole quella selva non era poi così pericolosa e Lucius sarebbe tornato presto. Mi avvicinai di più a Mamyon, con un sorriso "...Beh, non mi avete parlato di voi.. ma mi avete mostrato il vostro valore ancora una volta.. dunque non avete mentito quando avete giurato che mi avreste difesa contro ogni nemico.." sorrisi ancora "...credo di essere in debito con voi.. o sbaglio?" sussurrai. Alzai lo sguardo a cercare i suoi occhi, avvicinai tremante il mio viso al suo e lo baciai dolcemente sulle labbra, con molto più ardore di quanto non ne avessi il giorno precedente. |
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