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Guardai dubbiosa la nana.
"Queste vostre parole non sono altro che una conferma, per me. Ormai, a meno che non decidiate di cancellarmi la memoria," dissi sarcastica "Non potete fare come se io non sapessi niente!" sbottai, cercando però di non alzare troppo la voce. In quel posto c'era qualcosa di strano. Avevo anche pensato che... No, non poteva essere. Quelle erano storie che si raccontavano ai bambini, non certo la realtà. Qualunque cosa fosse, però, ero determinata a saperne di più. |
"Se mi assicuri che un livido sul tuo visino angelico ci porterà fortuna" disse Tussor a Clio "allora io non ho certo problemi a tirarti un bel pugno sul muso." Ridendo piano.
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"Beh, diciamo che lo spero, vecchio mio.." Risi "Su, sbrigati... Catturiamo quei briganti, e vediamo di guadagnare qualche extra..".
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Già. Compagnia. Non mi dispiace affatto restarmene da sola a conoscere quei due nuovi libri. Un libro di poesie e uno della storia locale.
Iniziai con quest'ultimo, era meglio conoscere il posto in cui mi trovavo, magari mi sarebbe tornato utile |
"Non capite..." disse la nana a Gwen "... non capite... sto solo cercando di aiutarvi, di farvi andare via e di dimenticare questo posto... datemi retta, prendete le vostre cose e andatevene... fatelo prima di sera... Fatelo prima che sia troppo tardi..."
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Tussor annuì a Clio.
"Su, chiudi gli occhi, altrimenti non ci riesco." Disse. È diede un colpo secco, non fortissimo alla ragazza, facendole sanguinare il labbro inferiore. "Però!" Esclamò Estela. "Ti dona, sai?" Fissando Clio. |
"Va bene, me ne andrò'' prendendo il mantello "Ma non illudetevi che riuscirò a dimenticare" guardandola, per poi aprire la porta.
Non avrei mai potuto dimenticare quella serie di strani eventi, ma soprattutto non avrei mai desistito e sarei arrivata in fondo a quella storia. |
Io ed Ensa arrivammo alla Pieve. La porta era stranamente aperta, per cui entrammo senza bussare. All'interno della chiesa, frate Roberto stava parlando con una donna che non conoscevo. Gli feci un cenno con la mano per attirare la sua attenzione, dopodiché mi sedetti ad aspettare.
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"Va bene..." Alzando gli occhi al cielo.
Chiusi gli occhi e Tussor mi colpì. Accusai il colpo e riaprii gli occhi. Poi risi a quelle parole di Estea. "Meno male, se no chi vorrebbe rapirmi?" Facendo l'occhiolino alla ragazza. "Dai, mettiamoci in cammino.." A tutti. |
Dacey, rimasta sola, cominciò a sfogliare il libro di storia.
Era una sorta di raccolta di cronache riguardanti fatti avvenuti a Monsperon. Uno dei tanti annali, insomma, molto diffusi nel Medioevo e conservati perlopiù nei monasteri. E aprendo il libro, la principessa egea si trovò davanti il resoconto di una donazione fatta alla vecchia Pieve di Monsperon. Il testo così diceva: "Il presente documento ha ottenuto il riconoscimento di Sua Grazia il vescovo, dunque la legittimazione da parte dell'Abate Roberto di prenderne possesso come Priore della Pieve di Monsperon. La donazione riguarda il diritto di passaggio nelle terre del Principe di Altafonte. Tale concessione, in quanto riconosciuta da Sua Signoria il vescovo, non può essere messa in discussione da nessun'altra autorità nobiliare di Sygma." |
Non mi erano ben famigliari i termini della gerarchia ecclesiastica tuttavia non fu difficile comprendere il significato del testo. E la cosa mi fece riflettere parecchio. Forse spiegava l'astio del barone nei confronti del clero. Decisi di rileggere ancora quel passo fino a quando non mi rimase impresso in testa
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"Aspettate..." disse la nana a Gwen "... vi accompagnero' io fuori dal maniero... non è prudente lasciarvi uscire da sola dal castello..."
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Seguii la donna in silenzio, cercando di tenere a mente ogni dettaglio, anche piccolo, del palazzo, stavolta con più consapevolezza e con mente più fresca, attenta e riposata, qualsiasi cosa che potesse far luce su quella faccenda.
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Frate Roberto vide Gaynor ed Ensa e le salutò con un cenno del capo.
Le due donne poi si sedettero nella navatella ad aspettare. Il chierico allora si congedò per un momento da Altea, per raggiungere la bella dama Flegeese e la sua servitore. "Salute a voi, milady." Disse il chierico a Gaynor. "In cosa posso esservi utile?" |
I mercenari di Clio prepararono un carro, di quelli usati solitamente dagli uomini del Maresciallo per riscuotere i tributi dal popolo, per poi uscire dal castello baronale e lasciare poco dopo Monsperon.
Si ritrovarono così nel ridente bosco di Clantes. L'aria era gelida ed il carro gigolava tra la vegetazione, affondando le sue pesanti ruote nei solchi del consumatore sterrato. Ad un tratto, per rendere il tutto più realistico, Kostor e Tussor presero a cantare una canzone da caserma. |
"Salute a voi, Frate Roberto... sono venuta per una donazione..." Gli raccontai ciò che mi era accaduto quel giorno e gli offrii il sacchetto con il denaro. "Il comportamento di quell'uomo è stato di gran lunga più cortese di quelli dei cosiddetti nobili che mi è capitato di osservare negli ultimi tempi... spero il Cielo lo assista..."
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Marwel restò colpita da quella scena e si mise a seguire i soldati che portavano via il prigioniero in catene.
Raggiunsero la porta che dava ad una delle torri laterali, per poi aprirla e conducendo all'interno il prigioniero. "Qui non si passa." Disse uno dei soldati mettendosi davanti a Marwel, sbarrandogli il passaggio. "Qui entrano solo i prigionieri. Siete forse una parente di quel miserabile?" Chiese poi alla bruna ragazza. |
Ad un tratto qualcuno bussò alla porta della stanza di Dacey.
"Milady..." disse Betta "... devo condurvi da sua signoria. Il barone infatti richiede la vostra presenza." |
Era inevitabile che prima o poi il barone si sarebbe ricordato di me. Era solo questione di tempo.
Posai il libro sul letto sospirando mentre uscivo dalla stanza. Forse voleva solo parlarmi della lettera. Forse l'aveva già anche spedita. |
La nana condusse Gwen attraverso il castello, fino a raggiungere la corte interna, da cui poi si arrivava al portone per uscire.
E mentre le due camminavano, la ragazza notò una cosa assai strana. Tutti i quadri e gli specchi erano coperti con teli neri e ciò conferiva a quel luogo qualcosa di sinistro. |
Frate Roberto prese il sacchetto col denaro offerto da Gaynor ed accennò un leggero sorriso.
"Che Dio benedica entrambi, milady..." disse il chierico alla dama "...voi e quell'uomo... egli non è nuovo a simili e nobili gesti..." Ma proprio in quell'istante apparvero alcune figure sulla soglia della Pieve. Erano i soldati del Maresciallo di Monsperon. |
Mentre parlavo con Frate Roberto, alcuni soldati del Maresciallo entrarono in Chiesa. Una sensazione di disagio mi pervase tutta, erano figure che stonavano in un luogo sacro.
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Il labbro non faceva poi così male, ero abituata a dolori del genere dopotutto.
E mentre ci inoltravamo nel bosco, mi tornò in mente la prima volta che mi ruppi il labbro. Erano passati anni da quel giorno, così tanti che mi sembrava appartenesse ad un'altra vita. Probabilmente però era così. Il cortile del Castello Ducale di Miral poteva far invidia alle migliori corti europee. Aiuole fiorite, laghetti ameni, fontane con giochi d'acqua sempre nuovi, ninfei, e degli angoli nascosti colmi di magia. Per dei bambini dalla fervida immaginazione, quel giardino poteva diventare il mondo intero, ospitare avventure mozzafiato, essere teatro di imprese leggendarie. Ma proprio quando il giovane cavaliere stava per avere la meglio sulla perfida regina che teneva prigioniera la sua amata principessa per chissà quale motivo, accade qualcosa. Ricordavo con esattezza quell'istante. Da allora nulla fu più come prima. Il colpo, il dolore, lo spavento. Ma fu solo un attimo. Poi mi accorsi che continuavo a respirare come se niente fosse, che non era poi così terribile. Così mi rialzai, fiera di me stessa. Mio fratello sembrava stare peggio di me, i suoi occhioni azzurri innocenti mi guardavano terrorizzati. "Lila, Lila, ti sei fatta male?" Aiutandomi ad alzarmi. "No, Semon, no.." Prendendo la sua mano. "Ma sanguini..." Spaventato lui. "Non è niente.." Spavalda io. "Papà ci ammazzerà, lo sai che non vuole che lotti con me.. Se scoprisse che ti faccio vedere cosa mi insegna il maestro se la prenderà con me, e anche con te.." sempre più spaventato. "Lo so, lo so.." Cercando di tranquillizzarlo "Vedrai che non lo scoprirà, è il nostro segreto dopotutto, no?" Con aria complice. "Si.." Con voce flebile il bambino. "Dai, troveremo un modo.." Prendendolo per mano "Vieni con me..". Così lo condussi attraverso il giardino, verso un'ala del castello. Quella dove si trovavano le nostre stanze. Pochi gradini separavano il giardino dalla porta che si apriva su un ampio e luminoso atrio. Era l'ora della merenda, e infatti sentii provenire dall'interno un profumo inconfondibile, le nostre frittelle preferite, alle mele. Così, mi venne un' idea. Assicurandomi che nessuno mi vedesse, iniziai a correre verso il castello, come se fossi ansiosa di gustare quella merenda. Poi, una volta arrivata alle scale, inciampai volontariamente, e caddi, sbattendo pesantemente il viso sui grezzi gradini di pietra. Semon dietro di me per poco non urlò. Ma a quel punto il nostro segreto era al sicuro. Nessuno si sarebbe stupito, ero famosa per essere maldestra, e mio fratello era peggio di me. Anche mio padre, in realtà, ma lui negli anni aveva imparato a nascondere questo suo difetto. La sua posizione lo richiedeva, dopotutto. E infatti, le urla di Samon attirarono la nostra balia. "Signorina Lilian.." Mi chiamò, mentre cercavo di alzarmi "Oh, povera piccola.. State bene?". Io annuii sfoderando il mio miglior facciano triste, che divenne un sorriso soddisfatto appena la balia si voltò, e uno sguardo d'intesa a mio fratello, appena incrociai i suoi occhioni azzurri. Quel ricordo mi strappó un sorriso. Avevo davvero vissuto tutto quello? Negli ultimi cinque anni avevo fatto di tutto per dimenticare, per lasciarmi alle spalle quella vita, per quanto fosse doloroso e difficile. Ma sapevo che non sarei mai tornata indietro: ero Clio ora, e guardandomi allo specchio vedevo la vera me stessa. No, nessun rimpianto per quella vita che mi ero lasciata alle spalle. Non faceva per me, non era il mio destino. Solo un po' di malinconia, ogni tanto a pensare alla mia casa, alla mia adorata città, alla mia famiglia. Malinconia che delle note becere e goliardiche fecero passare in un batter d'occhio. E quel ricordo scivolò via, e così fece il volto amato di mio fratello. La voce dei Montanari che cantavano. E non cantare con loro, fu davvero difficile. Ma avevamo una missione, dopotutto, non potevo permettermi passi falsi. |
Ecco, un dettaglio che mi era sfuggito: i teli neri.
Coprivano qualsiasi superficie riflettente e i quadri. Era un particolare inquietante, ma allo stesso tempo rivelatore. Del resto, tre indizi fanno una prova e quello era assolutamente il tassello mancante per la mia teoria. Che fosse il padrone lo strano essere che avevo visto nel bosco? |
Un soldato le sbarrò la strada, obbligandola a fermarsi, ma ella continuò a seguire il prigioniero con lo sguardo, finchè non vide che lo conducevano dentro ad una torre.
A quella domanda della guardia, le balenò un'idea in mente. Doveva trovare il modo di liberare quell'uomo dal terribile destino che si era procurato e poteva fregare quei soldati in molti modi, ma perchè non con quello più semplice? "Si, sono sua moglie" rispose cercando di sfoderare la sua espressione più triste. "Vi prego, dovete lasciare che io lo veda! anche solo per l'ultima volta!" disse prendendo le mani della guardia tra le sue. Faceva sempre così quando si trovava alle strette; era piuttosto difficile non assecondarla, poichè aveva un viso angelico, innocente come quello di una bambina. Era la sua arma migliore. |
Scossi il capo "Non è questo..certo era pure fame, ma i miei genitori sono stati barbaramente uccisi dal barone perchè traditori e la nostra casa date in fiamme e i miei genitori dissero a Tomas di portarmi in salvo. Mio padre curava le terre del Duca e mi ha insegnato tutti i valori che il barone detesta..so poi si interessava di politica ma io me ne stavo fuori ovviamente. Mio fratello quindi voleva sottrarre a lui ciò che aveva sottratto a noi..abbiamo dovuto vivere in una rocca abbandonata e segregati, pure ora non possiamo dire chi siamo...siamo segnati nel libro nero in pratica." Sospirai "Fossi andata dalla banda dei briganti nel bosco..non vi avrei recato neppure problemi..ma messer Pier mi disse di venire qui" effettivamente non capivo perchè proprio qui, ma questo chierico era troppo interessato.
Arrivò una dama e la sua serva e rimasi in cucina, ma qualcosa mi destò..gli uomini del Maresciallo. Come mi sarei giustificata..non potevo dire ero venuta a pregare ovvio..nemmeno ero la sorella di Tomas Lorenzi..e nemmeno ero in visita, per il barone era un crimine. Quatta aprii la finestra della cucina e la richiusi e mi nascosi tra dei cespugli nel giardino, aspettando le guardie se ne andassero..tutto al più potevo dire ero la perpetua..certo Altea..hai proprio il modo di fare della donna pia, sarai credibile in questo caso? |
Betta condusse Dacey attraverso un lungo corridoio di pietra, fino ad una piccola saletta.
Qui le due ragazze trovarono Jean. L'uomo guardò per un lungo istante la principessa egea, per poi mostrare un lieve sorriso. "Siete sempre bella, milady." Disse. "Nonostante questo velo di tristezza ed angoscia sul vostro viso." |
Il carro dei mercenari avanzava nel bosco, con tutti gli uomini del gruppo che intonavano una canzone goliardica.
Naturalmente le tre donne si vedevano bene dal fare lo stesso, impegnate com'erano a recitare la parte di belle prede. Ma mentre avanzavano, ad un tratto udirono qualcosa. Qualcuno che cantava. "Ascoltate..." disse Tussor "... qualcuno si avvicina cantando..." "I briganti" Kostor a Clio "non si annunciano certo cantando a squarciagola..." |
<< Vi ringrazio...> sospirai appena guardandolo, << e mi biasimare forse per questo? Il barone non è ancora arrivato? Bene... Immagino che la sua attenzione sia stata attirata per un po' da quel poveretto, l'uomo che é stato catturato. L'ho visto dalla mia finestra. Messere avete spedito la mia lettera?>> chiesi infine speranzosa
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Era davvero difficile non seguire la canzone, e mi guardai attorno, per evitare di ritrovarmi a canticchiare involontariamente.
Poi udimmo qualcosa, un'altra voce che cantava. Kostor si rivolse a me, ma mi limitai ad alzare le spalle. Per quanto ne sapevo, potevamo essere spiati già da tempo, e non potevo tradirmi. Considerando però che quella voce era sempre più vicina, avremmo scoperto presto di chi si trattava. |
I soldati del Maresciallo entrarono nella navata con aria divertita.
"In un Luogo Sacro" disse Frate Roberto "non si entra armati." "Ma in un questo Pio Luogo" replicò il tenente delle guardie "oltre alle armi non dovrebbero entrare neanche le monete." Fissando il sacchetto che Gaynor aveva dato al chierico. "Volete consegnarmi quel sacchetto, buon frate?" "Per quale motivo?" Chiese il frate. "Datemelo." Perentorio il tenente. Il frate obbedi'. "Per Bacco!" Esclamò il militare guardando il contenuto. "Immagino sia il pane per i poveri..." "È l'offerta che queste pie donne" Frate Roberto indicando Gaynor ed Ensa "hanno portato oggi. E di certo servirà a sfamare i troppi poveri di Monsperon." "Ed anche" ridendo il tenente "ad ingrassare voi, buon frate." Intanto Altea se ne stava ben nascosta tra i cespugli fuori la Pieve. |
Era impossibile non sentire le risate idiote dei soldati, le riconoscevo bene in taverna..alle quali non davo minima importanza.
Speravo non succedesse nulla a Frate Roberto, aspettavo con ansia se ne fossero andati per rientrare ma mi chiedevo cosa fossero venuti a fare..a dare fastidio ovvio. Era meglio non muoversi o mi avrebbero vista...certo non vi era pace per me in questi giorni...tutto per due fagiani!! |
La nana conduceva Gwen verso l'uscita del vecchio e sinistro maniero, circondate da specchi e quadri tutti coperti da teli neri.
"Ecco..." disse la nana aprendo il portone "... prendete subito la direzione di casa vostra e dimenticatevi di questo posto... mi raccomando, ragazza mia, seguite il sentiero fino a Monsperon ed evitate di addentrarvi nel bosco. Fra non molto sarà buio..." |
I soldati del Maresciallo confiscarono il denaro dell'offerta. Sentii la rabbia montarmi dentro, per cui non ci pensai due volte a manifestare il mio disappunto.
"E da quando è reato fare offerte alla propria Chiesa? Al censimento mi hanno chiesto se avessi mai fatto donazioni al Vescovo e ho risposto che non è mai accaduto, ma offrire denaro per sfamare i poveri è ben altra cosa... il barone è forse a corto di soldi, tanto da dover rubare ai bisognosi?" Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
"Sua moglie..." disse il soldato fissando Marwel "... ti sei scelta proprio un bel marito... idiota a tal punto da morire per due fagiani... davvero vuoi vederlo un'ultima volta? Vediamo un po'... tutto ha un prezzo, sai?" Ridendo. "Se vuoi vederlo devi darmi un bacio... un bacio vero intendo..."
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Guardai un'ultima volta la nana e il maniero, poi annuii, anche se poco convinta e mi misi in cammino.
Certo, ero contenta di essermene andata da un posto in cui, stranamente, la mia magia non funzionava, ma quale persona, che avesse anche solo un briciolo della mia curiosità, avrebbe dimenticato tutto senza la voglia di voler indagare più a fondo? |
"Avete tutti i motivi del mondo per essere triste ed angosciata" disse Jean a Dacey "ma dimenticate una cosa importante... avete un amico qui... un amico di cui potervi fidare... io." Annuì. "Si, la lettera è stata mostrata a sua signoria... egli ha approvato il testo è la missiva è stata poi consegnata al corriere baronale che si occuperà di spedirla. Sperando che i vostri cari paghino quanto prima."
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I mercenari di Clio continuarono con la loro recita, cercando di non tradirsi qualora fossero davvero spiati.
La voce che cantava intanto si faceva sempre più vicina. Così come la canzone che in tal modo intonava: Cerco col cuore audace l'avventura icche' mi piace. Da cavaliere io son bardato e da prescritti son braccato. Ad allenar sempre io sgobbo e son del nobil casato Del Gobbo!" |
Non poteva darmi notizia migliore in quel momento. Ne fui sollevata. La lettera era partita e presto, molto presto sperai, avrebbe raggiunto la mia famiglia.
E a quel pensiero un leggerissimo sorriso sollevato comparve sul mio viso. Quanto bastava per far brillare i miei occhi come la sabbia dorata del deserto. << Per caso.. Per caso avete accennato al barone la possibilità che io possa uscire dalla mai stanza di tanto in tanto? Non posso lamentarmi della mia sistemazione ma... Ma la noia inizia a farsi sentire e non sono abituata a passare la giornata chiusa in una stanza. Betta mi ha portata qualche libro per ora.>> Lui si definiva mio amico, per me il concetto di amicizia era uno dei valori più importanti e quindi faticavo ancora a vederlo come tale. Per me Jean ora era semplicemente un uomo che, per un motivo che non sapevo del tutto, aveva deciso di stare dalla mia parte. << Già... Il riscatto... É davvero molto alto... Probabilmente dovranno vendere tutta la mia dote, come minimo... Anche voi usate chiedere una dote quando volete sposare una donna? Voi per esempio, vostra moglie o la vostra fidanzata ce l'ha la dote?>> |
"Avete più bellezza che discrezione, milady." Disse il tenente a Gaynor. "Vi consiglio di moderare la vostra troppo vivace insofferenza, poichè vi rammento che davanti alla legge la bellezza non rende immuni dalle giuste pene per un reato."
"Madama, per carità, desistete..." impaurita Ensa. "Seguite dunque la supplica della vostra serva" il tenente "ed evitate di commettere atti irriguardosi verso il vostro signore. Questo denaro appartiene infatti a sua signoria." È Altea nascosta udì tutto ciò. |
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