"Beh, non vuoi andar via, ma nemmeno affrontarli, cosa pensi di fare, dunque?" dissi spazientita "Arrenderti, forse? Cedere a quei criminali offrendo i tuoi servigi? Sei forse impazzito?"

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Da quello che capii era il giudice della città.
Non avrei dovuto ma restai lì immobile ad ascoltare, sorridendo al giudice.
Magari c'era qualcosa che poteva interessarmi.
Alle sue parole proruppi in un'esclamazione da contadinella.
"Oh ma è terribile!" Mormorai.
La coda mi incuriosiva.

"Tranquilla..." disse l'ologramma dell'orologio lunare ad Altea "... non ti lasceremo sola. Hai fatto bene ad accettare la proposta di quel tipo. Così potrai controllarmo meglio. Il vecchio rottamaio sarà già giunto ad Afrastone a quest'ora e verrà con te. Poi inveremo qualcun altro a Dolci Pascoli."

"Perfetto...non so quando partiremo..io sono al cybersaloon....chiedete alla vecchia Ygrey cosa vede nelle sue pietre...questo tipo mi sembra strano, è venuto dalla Terra e sembra sapere tutto di questo pianeta...ora come devo muovermi...ci sono novità al villaggio..mi mancate sapete...soprattutto le sere tra bevute, scommesse e molto di più" sorridendo, scuotendo il capo...il fatto era proprio vero.

"Vostra figlia ha ragione." Disse Elv al padre di Gwen. "Combattere o fuggire, non avete altra scelta."
"Voi ci avete messo in questo pasticcio!" Gridò l'uomo, per poi andare via, tornando ad occuparsi dei suoi vitelli.
"E' proprio arrabbiato..." sarcastico Elv a Gwen.

"Si, direi di si." Disse Goz a Destresya.
"Non è terribile, ma molto più." Belven. "E' una tragedia. Potrebbe scatenare una guerra con i nativi. Quei pascoli per loro sono sacri."

"Tu completa la missione e vedrai che avremo giorni di festa per l'intera banda." Disse l'ologramma ad Altea. "Ora vai." E chiuse il collegamento.
Lei tornò al cybersaloon, dove Minsk al suo tavolo la stava aspettando.
Intanto dal chiasso che veniva dalla strada di certo qualcuno di nuovo era giunto in città.

Niente, non voleva saperne, era in collera e per ora non c'era nulla da fare...
Sospirai alle parole di Elv.
"Sì... Tuttavia, avresti potuto pensare un istante in più al tuo gesto..." scuotendo la testa.
"Spero che tra un po' voglia ascoltarmi, dobbiamo trovare una soluzione..."

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Spensi l' orologio lunare e uscii dal mio stanzino, ancheggiando sicura per il saloon.
Mi sedetti al tavolo e dissi a Minsk "Mi sono rinfrescata, il mascara stava colando" sorridendo e finendo la mia bevanda.
Poi mi voltai verso la porta e udii del rumore "Che accade? Andiamo a vedere signor Minsk".
Mi alzai e andai fuori del saloon ad osservare.

Annuii a quelle parole del giudice.
Effettivamente non era una bella situazione, anzi.
Ma per me poteva anche rappresentare un diversivo, dato che, se tutti erano impegnati nella guerra coi nativi avrei avuto più margine di manovra con.la banda del serpente.
"E voi avete provato a parlare con questo straniero, giudice?" Sgranando gli occhi da finta ingenua.

Altea tornò al tavolo di mInsk, camminando per il locale in modo sensuale e provocante, frutto della sua bellezza che pareva ben offrire un che di selvaggio ed indomito, con un senso di elegante mutevolezza, come se fosse sfuggente come un miraggio di Orione.
Per questo gli occhi di tutti erano sudi lei, compreso quello di minsk, sebbene fosse più raffinato rispetto ai tanti allevatori, contadini e mandriani del locale.
"Certo, andiamo a vedere..." disse lui a lei.
Uscirono dal cybersaloon e videro il carro di un vecchio rottamaio appena giunto in città.

"Si tratta di un certo Minsk..." disse Belven a Destresya "... ha un regolare contratto, il governo incoraggia i nuovi coloni e passidenti... i diritti dei nativi non vengono riconosciuti... questo però può scatenare una vera guerra..."

Mi guardai attorno, li osservavo con indifferenza e guardai Minsk in modo enigmatico, nessuno sapeva cosa celava il mio animo e il mio cuore.
Uscii con Minsk e vidi il carro di un rottamaio..forse il mio compagno segreto di ventura, il mio collaboratore "Oh ma è solo un vecchio rottamaio penso, ma sembra desta interesse" leggermente preoccupata e non comprendevo, forse mi sbagliavo.
D' altronde questa gente inutile per ogni nuovo venuto faceva confusione inutile e mi soffermai vicino al carro.

"Eppure" disse sorridendo Elv a Gwen "mentre facevo volare le pistole di quegli idioti, mi pareva, che fossi abbastanza esaltata e compiaciuta... e magari, chissà, anche eccitata.. no?" Facendole l'occhiolino.

Lo guardai e mi avvicinai a lui.
"Non permetto che il lavoro di quasi tre generazioni si distrugga per un giudizio affrettato" risposi.
Poo passai oltre e raggiunsi papà, sperando non fosse ancora arrabbiato.

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Era vero.
Negli occhi verdi di Altea, nello scintillio cangiante del suo sguardo, nessuno forse poteva leggere fino in fondo.
Era una donna tanto bella, quanto enigmatica, sfuggente e provocante allo stesso istante.
Simile ai fiori selvaggi che sbocciavano nei lunghi Autunni cosmici su Brove, la quinta Luna di questo grande pianeta.
Pochi avevano avuto l'audacia di cogliere quei fiori.
Quando però lei fu vicina al carro, il vecchio rottamaio si sporse.
"Ehilà, bellezza..." disse ad Altea sottovoce.

Gwen trovò suo padre mentre sistema il nuovo recinto per i vitelli.
Era ancora accigliato, ma non la mandò via.
"Bel tipo il tuo paziente..." disse riferendosi ad Elv "... ci ha messo tutti nei guai..."

Per in attimo guardai il carro persa in vaghi pensieri poi udii una voce, il rottamaio mi guardò e io sorrisi.. "Oh vi conviene fare poco lo spiritoso, ma grazie per il complimento. Siete stato fortunato ad arrivare col vostro carro senza essere assalito, vero signor Minsk" ma sorridendo al rottamaio.

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"Si, in effetti è vero..." disse Minsk ad Altea, avvicinandosi al carro del vecchio rottamaio "... attraversare la prateria non è una passeggiata... peggio ancora il deserto... avete avuto incontri con qualche nativo?"
"Pare che" ridendo il vecchio "la tribù Moilupi, l'unica non ancora in una termoriserva, sia sul piede di guerra..." divertito.

"Davvero" mostrando un viso stupefatto "E come mai? Che è accaduto di strano?Speriamo nulla di grave.. So che sono pericolosi".

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Era ancora molto scuro in viso, ma non mi scacciò.
Buon segno.
Sospirai silenziosamente.
"Ciò che è fatto, è fatto, ormai. Dobbiamo pensare a come risolvere, non a come cercare di tornare indietro e cambiare il passato, dal momento che è impossibile. Giusto?" cercai di convincerlo, perché davvero dovevamo tornare una soluzione.

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"Beh, si è sparsa la voce che il governo ha sottratto loro del territorio..." disse il vecchio rottamaio ad Altea "... quello che noi terrestri chiamiamo Dolci Pascoli... eh, della terra come poche altre... lì tutto è più bello, speciale... i frutti ed i fiori di quei pascoli hanno un che di magico..."
"Allora sono un uomo fortunato." Sorridendo Minsk. "Ne sono il proprietario." Guardando poi Altea. "E ho una socia." Facendole l'occhiolino.

"Beh, forse c'è ancora una soluzione." Disse il padre a Gwen. "Ossia che quel tuo paziente vada via. E' guarito, no? Mi sembri stia bene ora, giusto? Da come spara pare in gran forma." Fissandola. "Deve andarsene e forse nessuno ci darà noie."

Lo guardai in silenzio.
"C'è anche da dire che quegli uomini erano venuti per te, giusto? E credo rimarranno fermi nei loro propositi, a prescindere da lui."

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A quelle ultime parole osservai Minsk con sguardo e voce gelida.. "Evitate di chiamarmi socia, ho solo detto di voler venire con voi.. Ci siamo intesi?" e sorrisi al rottamaio "Ma se il signor Minsk vuole rendermi tale onore e voi sognate quei Dolci Pascoli.. Unitevi a noi.. Siamo in partenza, il signor Minsk saprà come tener testa ai Nativi" osservando il rottamaio con sguardo di intesa.. "Piacere io sono Altea".

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"Oh, certo... certo..." disse sorridendo Minsk, che aveva incassato la risposta gelida di Altea.
"Benissimo!" Il rottamaio. "Sono proprio curioso di vedere Dolci Pascoli!" Ridendo. "Molto piacere, miss... io sono Hans!" Ad Altea.

"Vedo te lo difendi pure." Disse contrariato il padre a Gwen. "Ora scusami, ho da fare." E tornò ai suoi vitelli.
Elv invece si avvicinò al pozzo per bere dell'acqua fresca.

Sbuffai e alzai gli occhi in su.
Ero fra l'incudine e il martello, Elv da un lato e mio padre dall'altro.
A proposito del nostro gringo, lo vidi avvicinarsi al pozzo per bere dell'acqua e se non c'era stato modo di ragionare con Shimas Ygraal, avrei provato con lui.
Mi avvicinai ad Elv, le braccia incrociate al petto.
"Ci sono due cose che puoi fare, soprattutto per salvarti dall'ira di mio padre, oltre che per rimediare a ciò che hai fatto. O andare via, e questo sono certa che lo farebbe molto contento, o restare ed aiutarci a sistemare le cose" poi mi avvicinai fissandolo con determinazione "E bada che dovrai giurare di impegnarti a risolvere, se vorrai restare" conclusi, con tono serio.

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"Bene, allora si aggreghera' a noi signor Hans... Vede" rivolta a Minsk" Avete un altro socio.. Come lo chiamate voi" osservando il rottamaio con aria di intesa "Ma quando partiremo esattamente.. Ma si dovrà stare attenti ai Moilupi".

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Elv rise.
"Invece ho io un piano migliore..." disse poi a Gwen "... tagliare la corda. Io e te. Andiamocene, fuggiamo insieme e mettiamo miglia e polvere tra noi e queste terre maledette. Ci pensi? Solo io e te, infischiandocene di tutto e tutti. Ci stai?"

Hans rise ed annuì, mentre Minsk lo fissava con occhi indagatori.
"Beh, io vengo dalla Terra e non ho mai avuto a che fare con i nativi di questo pianeta..." disse al vecchio e ad Altea "... ma sono sicuro che non avremo problemi se non saremo noi a causarne." Sapendo su un carro che aveva acquistato da poco.
Dopo qualche istante i tre partirono, con Altea e Minsk sul carro ed il vecchio rottamaio che li seguiva con il suo carretto pieno di ferraglia e rottami.

"Beh, se ha un regolare contratto allora non c'è molto che si possa fare!" alzando le spalle.Era vero, con un regolare contratto in mano, aveva il coltello dalla parte del manico.
"Ma me lo immagino che sia una bella gatta da pelare!" sorpirando "Sulla Terra non hanno idea di come vadano le cose qui, la verità è questa!" scuotendo piano la testa.

"Già..." disse a quando Belven a Destresya "... purtroppo i nativi non riconoscono i contratti e se ne infischiano se ci siano di mezzo civili con donne e bambine..."
"Beh, mi spiace molto ma io come sceriffo posso occuparmi solo di Afrastone e ciò che accade al di fuori mi può interessare giusto dal punto di vista sportivo." Ridendo.
"Purtroppo, sceriffo, se scoppia un'altra rivolta dei pellerossa allora la cosa interesserà tutti noi, senza distinzioni giurisdizionali che tengano."

Lo guardai senza parole, sbattendo le palpebre.
Poi scossi la testa, trattenendo una risata isterica.
Era forse impazzito?!
"Tu leggi troppi romanzi, per quanto mi riguarda" risposi "Ma fra la vita reale ed un romanzo c'è una bella differenza. Io qui ho un lavoro, ho una famiglia e non scappo via, innanzitutto facendo la figura della vigliacca davanti ad un problema e poi abbandonando la mia famiglia. Forse tu sei abituato a farlo, ma io no" aggiunsi poi, parlando con estrema serietà nel tono e nello sguardo.

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"Mah..." disse Elv a Gwen scuotendo il capo.
In quel momento si udirono dei cavalli arrivare.
"Si avvicina qualcuno..." Josh indicando la prateria.
Alcuni uomini a cavallo, infatti, si avvicinavano al ranch.

Mah?
Era solo questo che sapeva dire, dopo aver combinato un danno e avermi addirittura proposto di fuggire insieme nemmeno fossimo stati Tristano e Isotta?
Oh bella...
Feci subito saettare il capo nella direzione indicata da Josh e dovetti pensare in fretta.
"Credo sia il caso che tu prenda la tua pistola in camera. Almeno cerchiamo di contenere i danni..." dissi ad Elv, riprendendomi la mia neutracolt.
Poi andai da Josh.
"Tu vai in cantina e restaci. Se succede qualcosa, scappa. Ma non voglio vederti in mezzo ad una sparatoria" gli intimai, con tono perentorio.
Infine, presi il fucile di papà e lo portai a lui.
"Lo so che sei arrabbiato, forse anche spaventato, per la nostra incolumità, per il ranch, ma dobbiamo agire, prima che sia troppo tardi" dissi, fissandolo speranzosa.
Potevamo farcela, se riuscivamo ad agire tutti insieme.

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"Uffa..." disse sbuffando Josh a Gwen "... ma io voglio vedere i pistoleri!"
"Fa come ha detto tua sorella!" Il padre al ragazzo. "Forza!" Perentorio.
Poi imbracciò il fucile.
"Non saranno certo le nostre armi a fermarli..." fissando Gwen.
Infine quegli uomini a cavallo arrivarono.

Ascoltai intensamente, ogni cosa poteva interessarmi.
Capire qual era la situazione nella cittadina poteva farmi capire meglio il contesto in cui avrei dovuto lavorare.
Ma a parte quello, che ci fossero o meno rivolte pellerossa, a meno che il governo non decidesse di mettere una. taglia sulle loro teste, non era un problema mio.
"Beh, nemmeno io posso aiutarvi, signor giudice.." sospirai "Francamente, mi chiedo chi possa farlo..." scuotendo piano la testa.
Forse la rivolta era inevitabile.
"Credo che solo l'esercito federale avrebbe la forza di contrastare un'eventuale rivolta... ma non so se ne abbia la giurisdizione!" constatai.
Problemi del genere erano all'ordine del giorno ovunque nel Pianeta.

Oh mannaggia a Josh e le sue fantasie!
Alla fine, andò sbuffando in cantina e papà imbracciò il fucile.
"Può darsi, ma può darsi anche che riusciamo ad avere la meglio su di loro. Dobbiamo provarci" insistetti con tono convincente, prima di abbracciarlo forte.
Alla fine, mi preparai, Colt alla mano, all'arrivo di quegli uomini.

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E fu così che, improvvisamente, lasciammo Afrastone. Osservai Minsk ed aprii il mio orologio lunare.. "È questo il vostro convoglio? Un carro solo... Andate per il deserto così?" poco ci mancava mi mettessi a ridere.

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