Sentivo il suo sguardo addosso, insistente, ma non mi dispiaceva.
Poi fui io a fissarlo quando mi pose quella domanda.
Non sapevo perché, ma sentii come se il mondo mi fosse crollato addosso.
Forse ero arrossita, forse no, non lo sapevo.
Abbassai appena lo sguardo, poi lo rialzai.
"Sarà inesperienza, la mia, forse è così, ma non mi risulta fra le domande che si suole fare" mormorai piano "O forse, semplicemente è un tuo modo per mettermi in difficoltà e costringermi a pentirmi di ciò che provo per te. Comunque sia," continuai, mentre mi rivestivo "A questo punto, sarebbe meglio che tu andassi" conclusi rannicchiandomi contro la testiera del letto e incrociando le braccia come avevo imparato a fare.
Da lui, oltre tutto.
Sì dottore, perché anche tu potresti ritrovarti fuori dal mio spazio, mi dispiace...

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Avevo gli occhi chiusi.
C'era qualcosa, qualcosa in quei proiettili.
No, non loro, attorno a loro.
Una forza, una figura, uno scudo.
Percepivo ogni cosa, ma poi riuscii a scorgere una figura, una maschera.
Una maschera particolare, che fissai in modo indelebile nella mia mente.
Tamburellai con le dita sul tavolo ripensando a tutti gli indizi.
Lo stronzio, la componente religiosa, i corrieri uccisi.
Poi ancor Fabbrus e la sua ragazza, il vecchio prete accusato di pedofilia per colpa dello scrittore, le lettere di Fabbrus.
Tutto era collegato in un modo o nell'altro.
Guardai l'orologio e mi accorsi che era quasi l'ora di vedere i corrieri al Lazzaretto, dovevo prepararmi.

Nyoko fece squillare il cellulare e finalmente qualcuno rispose.
“Pronto...” disse la voce di Pier “... chi parla?”

"Hey, ehm... Luca! Ciao! Sono io, Nyoko! Ci siamo visti poco fa... Sei in servizio?- dissi sperando che capisse il "giochetto".

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Il capo rispose all'sms di Altea:

“E sia. Ma da domattina ti voglio pimpante al le prese con questo caso. A domani.”

Elv guardò Gwen che cominciò a rivestirsi.
Restò a guardarla a lungo.
Poi, all'improvviso, si avvicinò le sfiorò il volto per farla girare verso di lui e la baciò.
Un bacio caldo e dolce allo stesso tempo.
Un bacio forse desiderato a lungo.

Risposi ridendo..

"Non ti preoccupare..non farò certo i bagordi o le ore piccole, penso proprio di no..e la mia mente sarà libera".

Staccai la piccola ricetrasmittente e la rimisi in borsa e mi misi a pensare e leggere un giornale mentre aspettavo arrivasse il signor Guisgard.

Poco dopo Clio era pronta per incontrare i corrieri.
L'ora dell'appuntamento era ormai prossima.
Doveva andare.

Pier capì.
Nyoko allora lo sentì sorridere.
Un sorriso caldo, morbido, sensuale di chi aveva infatti capito tutto.
“Si, cara...” disse al cellulare “... ma il mio turno sta per finire... come mai questa domanda?”

Aspettai una risposta, ma come sempre restò in silenzio, come tutte le volte quando non sapeva come ribattere, ed io avevo ragione.
Sentii poi il tocco sul mio viso, il tempo di girarmi verso di lui e mi ritrovai con le sue labbra sulle mie.
Quel bacio mi colse impreparata, ma fu dolce e caldo, tanto da sciogliermi fra le sue braccia e sulle sue labbra morbide e dolcissime, il sapore più dolce che avessi mai incontrato in vita mia.
Così mi abbandonai totalmente e presi il suo viso fra le mani.

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