Camelot, la patria della cavalleria

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Morrigan 25-05-2011 01.44.59

Morrigan lo fissò stupita. Quasi non credeva alle sue orecchie!

E'... è... insopportabile, sì! ...e odioso, ecco! Ma chi si crede di essere? Io mi faccio in quattro per lui, e lui cosa fa?


"L'amore è una perdita di tempo..." mormorò con voce brusca, incrociando le braccia al petto e girando lo sguardo altrove, imbronciata.

Lo seguì di nascosto con gli occhi mentre pagava e si avviava verso la porta.

Certo che ci sarebbe da dargli una bella lezione e lasciarlo da solo a fare per giorni quello che in due si farebbe in poco tempo... eh, già avrà pure a disprezzo l'aristocrazia, ma si comporta come un principino viziato... e io ne trovo altri dieci che mi possano aiutare, se voglio! E poi, cosa avrà tanto da ridere, ad ogni occasione? Insomma, quasi quasi lo pianto...

“Non avevamo un patto noi due?” disse Guisgard in quel momento, voltandosi verso Morrigan “Eravamo soci, no? Beh, se sei ancora di quest’avviso, allora ti conviene venire via con me… ci attende un bel viaggio in un luogo austero ed appartato… il convento di Santa Maria nell’Artoin…”

Lei sospirò. Era davvero impossibile, quell'uomo! Ma in che guaio si stava cacciando?

"Soci, eh?" esclamò, con aria spazientita e fissandolo con aria che voleva esser ostile.

Ma non durò che un attimo, mentre i loro occhi si fissavano fronteggiandosi a vicenda come in un duello. Poi Morrigan sorrise, ricambiando la smorfia sarcastica del suo compagno.

"Tu va' avanti e sella i cavalli," rispose "mentre io mi tolgo di dosso il tuo amato vestitino da damigella! Ti raggiungo in un attimo!"

Guisgard 25-05-2011 02.21.57

Pur senza i raffinati artifici che proprio in questo momento stavano animando lo splendore di Capomazda, la festa nel borgo vecchio appariva colorata e rumorosa, per la gioia dei suoi abitanti.
La piazza chiamata del Vescovo, in ricordo dell’antica sede vescovile durante l’Alto Medioevo, era gremita di persone festanti ed appariva come una colorata esplosione di follie, canti e balli.
Una moltitudine di maschere di ogni genere e colore accorreva da ogni angolo dell’abitato per raggiungere la casa che ospitava il ballo mascherato.
Figure simili a marionette, pagliacci e grottesche immagini della più antica tradizione rustica e contadina sbucavano da ogni portone, porta, finestra e botola.
Tutti gridavano, cantavano, motteggiavano e gesticolavano in preda alla più lieta e rumorosa spensieratezza.
Ovunque vi erano lanci di uova e pagnotte piene di farina, lenticchie, fagioli o acqua colorata.
Coriandoli e nastrini colorati svolazzavano nell’aria, diffondendo in ogni angolo una pioggia di colori e bagliori che le torce rendevano scintillanti.
La casa del ballo era addobbata con tendoni e drappeggi, mentre ad ogni finestra brillava una diversa candela colorata.
Icarius e Talia giunsero davanti alla porta d’ingresso che si aprì quasi per magia davanti a loro, accogliendoli in uno scenario teatrale e pittoresco.
Subito una pioggia di coriandoli si riversò su di loro, catapultandoli in quella che sembrava essere una sfrenata battaglia tra gli invitati mascherati.
“Ehi, quel tipo abbigliato con variopinti festoni sembra mi abbia scelto come bersaglio!” Disse Icarius mentre cercava di dimenarsi da quei colorati attacchi.
“Ascoltatemi, mie belle maschere!” Prendendo la parola un uomo anch’egli mascherato. “Comincia ora il gran ballo!” E tutti esultarono. “Le dame si pongano alla mia sinistra, mentre i cavalieri alla mia destra! Parlo a voi, ora…” rivolgendosi a quelli alla sua destra “… oltre le maschere delle vostre dame, riconoscereste anche gli occhi? Beh, lo vedremo subito!” Fece un cenno e tutte le candele vennero spente di colpo. “Avvicinatevi e scegliete la vostra dama per il ballo…”
I cavalieri allora, camminando con passo incerto, si mossero verso i riflessi ed i bagliori che emanavano le maschere delle dame al buio.
Una dolce e delicata melodia cominciò a diffondersi nella sala, mentre ogni cavaliere cercava nel buio la sua dama.
Maschere merlate, dai bagliori vermigli, dorati e verdastri scintillavano come se avessero rapito gli ultimi riflessi delle candele ormai spente.
Icarius fissava i tanti occhi che si celavano sotto quelle maschere, che come le pietre preziose di un favoloso tesoro luccicavano nella notte.
Riflessi d’ambra, di giada, d’ebano attraversavano lo sguardo di Icarius, mentre lui cercava un tesoro particolare, speciale, unico.
E, ad un tratto, si fermò su due occhi che lo fissavano.
Due occhi luminosi e profondi, i soli capaci di contenere ogni suo sogno.
Le offrì la sua mano e quella dama lo seguì al centro della sala, dove la magica melodia aveva già intriso i cuori di tutti loro.

Melisendra 25-05-2011 02.26.51

Mi rilassai contro il suo petto, ascoltando il suo respiro regolare.
Non sapevo nulla di lui. Me ne resi conto nel momento in cui mi fece quella domanda. A dire il vero non conoscevo nulla del suo passato, delle sue origini o della sua infanzia... nella stessa misura in cui le mie stesse origini mi erano ignote.
Non sapevo che sapore avesse una vita libera e spensierata. E se anche lo avevo saputo, qualcuno aveva strappato quei ricordi e mi aveva lasciato solo ombre incerte.
"Non ho ricordi di mio padre e nemmeno di mia madre. Ricordo il giorno della mia cattura, quando ero poco più di una bambina, e le strilla di una donna. C'era un villaggio, una casa, forse dei fratelli... e poi il fuoco, morte." La nebbia copriva molti particolari. "Lui fece a brandelli i miei ricordi e distrusse tutto ciò che amavo... mi rese schiava per molto tempo. Ero così abituata ad uccidere che quasi persi me stessa."
Mi rannicchiai, istintivamente.
"Poi conobbi te, eri diverso e abbassai la guardia... qualche tempo dopo scoprii che ero incinta... mi ero dimenticata cosa significasse la vita." Deglutii, cercando di riprendere a fatica il filo dei pensieri che mi avevano scossa in quel momento. "Ero terrorizzata e quando lui lo scoprì andò anche peggio, infatti mi costrinse a portare a termine il mio compito..." rammentai il senso di colpa terrificante che mi prese quando lo vidi crollare sul pavimento davanti a me.
"Quando seppi che avrei avuto un maschio... non so, divenne improvvisamente reale e la paura svanì. Non ero riuscita a salvare te, ma avrei salvato lui." Mi rigirai una ciocca di capelli intorno all'indice. "Prima di fuggire decisi che lo avrei chiamato Uriel, come l'Arcangelo del Tuono e del Terrore, che presiede i cancelli dell'Eden con una spada fiammeggiante... altrimenti conosciuto come l'Angelo del Pentimento." Sospirai. "Era l'unica cosa buona e sacra che avrei mai avuto la speranza di generare, in quei momenti di disperazione la pensavo così. Era la vittoria della vita sulla morte... e mi ci aggrappai." Mi voltai verso di lui, intento a scrutare il soffitto, e lo abbracciai.
"Sono le nostre scelte a condurci a rovina o felicità... dispensare morte perchè non conosco nient'altro non è una ragione sufficiente che possa nascondermi per sempre dalla responsabilità delle mie scelte. Scelgo con cura le mie battaglie e quando è il caso di combatterle." Appoggiai il mio capo sulla sua spalla e ripresi, con la voce tremante. "Pensavo di essere morta il giorno della mia cattura e sono morta tante volte anche in seguito, durante la prigionia e l'addestramento... Ho odiato tutti gli uomini, ho desiderato ucciderli tutti nel momento in cui posavano lo sguardo su di me e riuscivo a indovinare i loro pensieri. Continuavo a morire d'odio. E ora... amo la vita, da quando ho scoperto di essere viva, nel momento in cui ho capito che ero capace d'amare."
Le luci delle candele tremarono.
La mia mano si mosse sul suo viso e gli accarezzò i capelli. Quei tratti sembravano scolpiti nell'alabastro. Quegli occhi continuavano a posarsi qua e là, come se nulla potesse sfuggirgli. Mi strinsi a lui e rimasi ad ascoltare il suo respiro regolare, affascinata.
"Non mi hai mai detto niente di te... e non volevo essere indiscreta, quando ho visto qualcosa del tuo passato durante il rituale. Non era mia intenzione." Titubai e infine domandai: "Potresti giurarmi che non farai mai del male a Uriel? Potresti? E se mi succedesse qualcosa... giureresti di non permettergli di percorrere la nostra strada?"
Mi sollevai e mi sporsi su di lui, fino a quando con incontrai i suoi occhi.

Guisgard 25-05-2011 03.01.33

I cavalli erano già stati sellati da un po’, quando Morrigan si presentò a Guisgard.
Aveva di nuovo indosso i suoi abiti da spadaccina, che avvolgevano e sagomavano la sua figura aggraziata e ben fatta.
Guisgard la fissò sorridendo.
“Devo dire che in fondo ti preferisco così!” Disse sistemando le redini dei cavalli. “Almeno se qualcuno vorrà farmi la pelle lungo la strada, tu sapresti come difendermi!” E le fece l’occhiolino.
Montarono poi in sella e partirono alla volta del convento.
Il bosco sembrò aprirsi al loro passaggio e quasi svanì alle loro spalle, poco dopo, quando già intravidero la sterminata brughiera fiancheggiare il loro cammino.
Quella landa desolata sembrava immutabile ed eterna, apparendo come un enorme limbo oltre il quale qualcosa di oscuro sembrava celarsi.
L’umidità della sera scendeva come un indefinito velo, attraverso il quale tutto appariva sbiadito ed incerto.
Guisgard e Morrigan percorrevano quel sentiero mentre tutto intorno a loro taceva.
Fino a quando una piccola collinetta apparve con la sua sagoma irregolare sulla strada, stagliandosi contro il buio che avvolgeva l’orizzonte.
Su di essa vi era un austero ed antico edificio.
“Ecco, il convento…” indicò Guisgard.

Morrigan 25-05-2011 03.21.35

Morrigan seguì la mano di Guisgard e fissò l'edificio che si disegnava con difficoltà contro l'oscurità della notte.
Non avrebbe saputo dire quante miglia avessero percorso, perchè il paesaggio le era sembrato a tratti tutto uguale. Passò lo sguardo su quella valle e sulle colline intorno, poi i suoi occhi si posarono nuovamente sulla sagoma del convento.

"Che strano posto..." mormorò.

Più che un luogo adatto alle preghiere, le sembrò un luogo di dimora per anime in pena. Ma non lo disse a Guisgard. Forse era per quell'oscurità notturna che le aveva dato quell'impressione, e non occorreva quindi palesarla.

"Cosa faremo una volta giunti li, socio?" domandò sottilineando con un sorriso quel nuovo appellativo che tanto le piaceva pronunciare in quella lingua.

Guisgard 25-05-2011 03.42.26

Gouf ascoltò con attenzione ogni parola di Melisendra.
Era diversa.
Appariva indifesa, inquieta, impaurita e sembrava cercare protezione fra le sue braccia.
Come un fiore di cristallo, inviolabile e inattaccabile, ora pareva volersi aprire ed assumere, finalmente, colori vivi e reali.
“Mi chiedi un giuramento…” disse senza distogliere lo sguardo dal soffitto “… non ho mai creduto in niente che non fosse me stesso… forse perché non ho mai dato valore a nulla… potrei giurare dunque su qualsiasi cosa, anche sul mondo intero… avrebbe valore per te?” Domandò voltandosi a fissare i suoi meravigliosi occhi di giada.
Lasciò scorrere le sue dita lungo la schiena di lei, in una lunga e sensuale carezza.
Poi le sfiorò il viso e la bocca.
“Non so come finirà questa guerra…” mormorò “… forse cadrà davvero Capomazda, o forse la rovina sarà per noi… o, chissà, sarà tutto questo tormentato mondo a perire e noi tutti con esso…” si voltò a fissare l’immensità della notte dalla finestra “… ho un castello sulla strada che conduce a Nord… lì ci sono servitori fedeli e tanto di quell’oro da poter garantire un futuro più che tranquillo a te ed a Uriel… se dovesse accadermi qualcosa, voglio che tu e tuo figlio raggiungiate quel castello… lì sarete al sicuro da tutto e tutti… anche da lui…”

Guisgard 25-05-2011 05.09.40

“Presto lo saprai…” disse Guisgard fissando il convento che sorgeva a poca distanza da loro.
Spronò il cavallo e si diresse verso il sacro edificio, seguito pochi passi più indietro da Morrigan.
Qui attesero le prime luci dell’alba e quando la campana del convento suonò i due si presentarono alla porta del sacro edificio.
“Chi bussa a quest’ora alla porta del nostro convento?” Gridò qualcuno dall’interno.
“In nome di San Raffaele Arcangelo, che veglia sui viaggiatori, apriteci!” Fece Guisgard.
Dallo spioncino della porta apparvero due occhi scuri che li fissavano.
“Cosa cercate?”
“Vedete, siamo due giovani sposi e siamo braccati da un signorotto che ha messo gli occhi su mia moglie…” rispose Guisgard, facendo fare qualche passo in avanti a Morrigan “… vi supplico, solo qui possiamo trovare rifugio… ma se ci rifiuterete asilo per noi sarà la fine!”
Un attimo dopo che ebbe pronunciato quelle parole, la porta si aprì e i due furono accolti nel convento di Santa Maria nell’Artois.

Guisgard 25-05-2011 05.23.05

La scena era tragica.
Pasuan, cadaverico e senza conoscenza, veniva portato via, mentre Lyowel, quasi aggredito da Dafne, fu arrestato.
“Cavaliere25, pensa tu alla ragazza col bambino!” Disse Finiwell al suo giovane compagno. “Io vado con loro in infermeria!”
“E’ una brutta ferita…” mormorò uno degli uomini che reggeva la barella di Pasuan “… credi ce la farà?” Chiese all’altro che lo aiutava a trasportarlo.
Questi scosse il capo quasi rassegnato.
Poco dopo il ferito giunse nell’infermeria della caserma.
Il capitano Monteguard fu subito avvertito e si precipitò dal suo cavaliere ferito.
Qui trovò Finiwell appoggiato alla porta della stanza, dove Pasuan stava lottando con la morte.
“Si salverà, capitano!” Fece Finiwell con tono spavaldo. “Io lo conosco bene… quel tiratardi non mi farà uno dei suoi soliti scherzi… non stavolta… anzi, secondo me ci sta prendendo tutti in giro… il suo intento è quello di guadagnarsi qualche licenzia premio… che tipo!”
Monteguard sorrise tristemente ed annuì.
“Dovremmo dargli turni di guardia più rigidi, capitano, così imparerà la lezione…” continuò Finiwell “… ma non d’Estate… lui adora l’Estate… e poi ora ha una ragazza… si, forse non gli faremo fare turni troppo rigidi, vero? Si, in fondo è un bravo ragazzo…”
“Un uomo, anche se è un cavaliere, deve saper quando piangere…” mormorò il capitano “… non vergognartene, ragazzo…”
“Ma voi mi conoscete, capitano…” replicò con un ghigno “… ci vuole ben altro per rattristarmi…” accennò un sorriso forzato, per poi abbandonarsi in un pianto disperato.
“Coraggio, ragazzo mio…” abbracciandolo Monteguard, mentre Finiwell piangeva tra le sue braccia come un bambino.

Guisgard 25-05-2011 05.33.08

Lho fissò turbato la giovane Sayla.
“La Gioia dei Taddei…” disse lentamente “… e tua nonna cosa ti raccontava a proposito di questa storia? Non trovi sia strano? Una nonna che racconta storie simile alla nipotina… solitamente i nonni narrano di fate e principesse bellissime che sposano eroici principi o cavalieri…”
Si avvicinò a quella misteriosa ragazzina.
“Forse una ragazzina come te davvero dovrebbe ignorare queste antiche storie nate dalla superstizione e dall’ignoranza…”
Ma proprio in quel momento, uno dei ritratti alla parete, quello di una bellissima ragazza, apparve agli occhi di Sayla intriso di sangue ed orrendamente sfigurato.
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cavaliere25 25-05-2011 11.20.48

Lady Dafne venite con me dissi vi porto a casa e vi preparo una tisana e misi una mano sulla spalla e cercai di portarla via da quello scenario poco piacevole


Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 02.02.57.

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