Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 28-07-2010 17.22.12

Il Cavaliere di Semifonte
 
IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

"Va Firenze, fatti in là
Semifon divien città"

I

L’Autunno stava già avanzando, facendosi annunciare da quel velato chiarore, appena accennato dal giallino che cominciava a diffondersi sui verdeggianti colli, ancora vigorosi e nutriti dall’Estate appena conclusa.
I Cipressi, alti e ritti verso il cielo, rappresentavano forse alla perfezione l’animo indomito di queste antiche e nobili terre, con le loro cime che solo a stento si chinavano sotto l’energico soffio del vento.
Barberino Val d’Elsa, adagiato su quei rigogliosi colli, sembrava come incantato, con la sua mite bellezza che al solo guardarla scaldava e rasserenava il cuore.
La piccola e consumata stradina, battuta da mercanti e viaggiatori soprattutto nelle stagioni calde, correva zigzagando tra le conche e le colline che animavano quel rassicurante scenario, interrotta di tanto in tanto da qualche isolato casale o dai resti di abbandonate ville nobiliari.
Ed all’ombra proprio di alcuni cipressi, i due giovani trascorrevano spesso i loro pomeriggi.
“Non credo potrei mai vivere lontana da queste terre…” disse lei osservando il paesaggio circostante “… ma se tu partissi domani stesso so per certo che ti seguirei.”
“Perché mai dovrei partire?” Chiese lui senza aprire gli occhi e continuando a tenere le mani dietro la nuca.
“Non so…” rispose lei chinando leggermente il capo “… so solo che ti seguirei in capo al mondo…”
“Ma è questo il nostro mondo!” Esclamò lui, aprendo finalmente gli occhi e cominciando ad osservare quel bellissimo paesaggio.
Gaia era una tipica bellezza del posto.
Eterea ed aggraziata, delicata nella figura e gentile nei modi.
I suoi colori erano quelli del cielo di queste terre, chiari e luminosi.
Il biondo dei suoi capelli, la pelle di un tenero rosato ed i grandi e profondi occhi verdi conferivano trasparenza e purezza al suo bel viso.
Icaro invece non riusciva a trasmettere la stessa trasparenza nella figura.
Bruno, con la pelle chiara ed il fisico asciutto, nell’atteggiamento e nei modi tradiva una certa inquietudine che sembrava non abbandonarlo mai.
I lineamenti, sebbene gradevoli e puliti, erano spesso contratti in un’espressione pensierosa e fiera, come se un qualcosa di indefinito gli attraversasse costantemente la mente.
Ma erano gli occhi i soli passaggi obbligati per giungere all’animo di Icaro.
Occhi che sembravano voler tenere imprigionata un’anima indomita, tormentata, dietro l’azzurro scintillante del loro colore.
Eppure, talvolta, quegli occhi parevano allentare l’intensità della loro morsa, lasciando libera così quell’anima.
Libertà di seguire gli slanci e le passioni di un cuore che sembrava pulsare solo per i sogni che faceva.
“Icaro…” disse Gaia “… mi vuoi bene?”
“Io ti amo, gioia mia.” Rispose lui. “Ne dubiti, forse?”
“No… mai… ho solo paura che un giorno tutto questo possa finire.”
“E perché mai?”
“Non so…” rispose lei “… forse sono solo sciocche paure le mie…”
“Vieni qui, piccola…”
Lei allora poggiò il capo sul petto di Icaro, racchiudendosi nel suo rassicurante abbraccio.
E restarono così fino a quando il Sole non scomparve nella foschia che avvolgeva le colline lontane.
“Ieri con mio padre visitammo un posto speciale…” disse lei.
“Che posto?” Chiese lui.
“Credo sia magico…” rispose lei “… domani lo visiteremo insieme… sono sicura che ti piacerà…”
L’indomani, verso il mezzogiorno, i due ragazzi, attraverso una stradina poco battuta e conosciuta, raggiunsero una piccola collina completamente deserta.
Su di essa non sorgevano né case, né chiese.
L’unica costruzione che animava quel singolare scenario era una piccola cappella.
I due giovani si avvicinarono alla modesta costruzione.
“Ma questo è San Michele!” Esclamò Icaro, indicando l’affresco che si trovava in essa.
“Si, amore mio.” Rispose lei raggiante.
“E’ bellissimo…” sussurrò Icaro “… lui è il primo angelo delle Milizie Celesti… ed è anche il simbolo della vera cavalleria…”
“Sapevo che ti sarebbe piaciuto vederlo.”
“Io un giorno, ti giuro Gaia, diventerò un cavaliere.” Disse Icaro senza togliere mai lo sguardo da quel ritratto. “Diventerò il cavaliere più grande che sia mai nato. Lo giuro.”
E si segnò tre volte.
Lei lo fissava senza dire nulla, affascinata com’era dalla passione e dai sogni del suo amato.
http://www.europeantravelway.com/etw...e_Valdelsa.jpg

(Continua...)

cavaliere25 28-07-2010 17.35.21

lo letta dal inizio alla fine bellissima storia d'amore e speriamo che Icaro diventi un cavaliere :smile_clap: Sir Guisgard adoro le vostre storie sono sempre piu affascinanti e piene d'amore

Talia 28-07-2010 17.43.12

Il cavaliere di Semifonte... Barberino... che dirvi, sir? Casa, dolce casa! ;)

elisabeth 28-07-2010 18.02.39

Un bellissimo racconto, i racconti che in essi hanno sogni veri e sentimenti vissuti......sono i piu' toccanti.............Diventare un cavaliere......il sogno di ogni uomo dal cuore umile

llamrei 28-07-2010 20.14.12

Che meraviglia!!! Oddio quanto mi emozionano queste storie di sentimento e di passione e in più tra persone dai cuori semplici....
Grazie Guisgard

polgara 28-07-2010 20.29.20

che bella coppia...
:smile:

Guisgard 29-07-2010 04.23.44

Sono lieto che questa storia vi stia piacendo.
Avevo un debito.
Un grande debito, verso una terra che mi ha accolto e dato tanto.
E questo è l'unico modo che conosco per sdebitarmi.
Grazie a tutti per le vostre belle parole :smile:

Guisgard 29-07-2010 19.41.21

IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

II

Il vento sibilava leggero sul colle, quasi a non voler turbare l’austera tranquillità di quel luogo.
L’aria era fresca e già il crepuscolo accennava i suoi primi colori nel cielo.
“Che posto è questo, Gaia?” Chiese Icaro come rapito da un qualcosa di magico che sembrava celarsi in quel luogo.
“Qui, proprio dove c è la cappellina di San Michele sorgeva un tempo un’antica città.” Rispose lei.
“Una città?” Ripeté lui.
“Si, una città fiera e fiorente.”
“Quale era il nome di quella città?” Domandò Icaro.
“Semifonte…” rispose lei quasi con un sospiro.
“E com’è perita?”
“A causa di una lunga e violenta guerra contro Firenze.” Rispose lei. “Una guerra che la condusse alla rovina. Vinta infatti dalle armate gigliate dei fiorenti, Semifonte fu rasata al suolo e su queste terre i vincitori imposero il veto assoluto di costruire. E come vedi non c’è nulla qui… nulla tranne che la piccola cappella di San Michele.”
Icaro ascoltò in silenzio quella storia.
Il silenzio che dominava intorno a loro sembrava solo scosso da quel mite sibilo di vento.
Un vento che pareva condurre sul suo alito i lamenti di quel luogo.
“Mio padre mi dice sempre” aggiunse Gaia “di ascoltare quando mi trovo qui. Per molti questo è un luogo maledetto, dimora di una città fantasma… ma se sai ascoltarlo esso ti saprà raccontare la vera storia di Semifonte.”
“Sei triste, gioia?” Chiese Icaro accorgendosi della malinconia che traspariva dal suo bellissimo sguardo.
“No…” rispose lei come destandosi “… sono qui con te… non posso essere triste.”
I due allora si unirono in un caldo bacio, dopo essersi sorrisi.
Passeggiarono poi nei dintorni, ammirando l’incanto del panorama che si apriva attorno a loro.
E quando furono stanchi, si riposarono all’ombra di un robusto albero.
“Sai che vi è un’antica leggenda legata a questo luogo?” Cominciò a dire lei.
“Una leggenda? Quale?” Chiese lui incuriosito.
“Si narra che poco prima della fine, alcuni tra gli abitanti di Semifonte siano riusciti ad uscire dalle mura assediate ed a portare fuori il tesoro della loro città.”
“Un tesoro? E dove si trova ora questo tesoro?” Chiese Icaro.
“Mio padre racconta di molte voci che giurano sia stato nascosto non lontano da qui.”
“Immagina trovarlo!” Esclamò lui. “Il tesoro di una città che fece tremare la grande Firenze, la Novella Atene! A cosa non si potrebbe ambire con un simile tesoro?”
“Non ne ho idea.” Rispose lei osservandolo.
“Io invece ne avrei di idee! Ed anche tante!” Esclamò lui. “Comprerei un feudo e ci vivrei come un gran signore! Avrei le migliori armi che mi renderebbero un invincibile cavaliere!”
Gaia lo ascoltava divertita.
Amava ascoltare i suoi sogni, i suoi desideri.
“E se la vita di palazzo cominciasse ad annoiarmi” continuò lui “allora partirei per mille e favolose avventure! Tanto grandi come la cavalleria mai ne ha conosciute!”
“Ed io?” Chiese lei. “Io non ci sono nei tuoi sogni?”
“Ma amore mio adorato…” rispose lui prendendola fra le braccia “… tu sei il mio sogno più grande… il mio vero ed unico tesoro.”
Trascorsero così tutto il giorno in quel luogo da molti ignorato e dimenticato.
E lì erano come un principe e la sua principessa.
Governavano sui colli addormentati ed i loro sogni potevano spaziare senza freni nell’infinito orizzonte che li circondava.
Ma una volta tornati a Barberino, l’incanto del pomeriggio svanì in un instante.
Il borgo infatti era ormai da tempo tartassato dagli scontri di due opposte e feroci fazioni: i Guelfi ed i Ghibellini.
I primi erano legati al papa, mentre i secondi erano fedelissimi della casa imperiale.
E proprio la notizia diffusasi da poco, della discesa dell’imperatore in Italia, aveva riacceso gli animi e l’astio fra le due parti.
Ovunque le strade erano luoghi pericolosi da evitare e ad ogni angolo scoppiavano risse e duelli.
L’odio non dava tregua, trasformando la cittadina in un posto dove era ormai diventato difficile non solo vivere, ma anche appena sopravvivere.
Quella notte Icaro non riuscì a prendere sonno.
Non erano la violenza e la paura a turbarlo, ma un singolare ed irrazionale pensiero.
Continuava infatti a pensare a quel luogo dimenticato, dove Gaia gli aveva parlato di Semifonte.
E davanti agli occhi tornava ad apparirgli la piccola cappella di San Michele Arcangelo.
http://www.comune.sp.it/export/sites...inerari/33.gif

(Continua...)

llamrei 29-07-2010 20.12.39

E' un amore tenero e innocente fatto di sogni^_^ già mi appassiona:smile:

Guisgard 30-07-2010 15.47.35

IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

III

E mentre la notte trascorreva inquieta, Icaro fu destato da alcuni rumori.
Scese allora di corsa giù e vi trovò la sua vecchia nonna a fissare il portone.
“Cosa è stato?” Chiese lui.
“Non so…” rispose lei “… ho udito come dei passi e poi dei colpi. Provenivano dalla strada credo…”
“Forse sono scoppiati nuovi scontri…” disse Icaro.
“Che siano maledetti!” Esclamò la nonna. “Perché non ci lasciano in pace?”
Ad un tratto i loro discorsi furono interrotti da qualcuno che bussava alla porta.
“Chi è?” Chiese Icaro.
“Siamo amici…” rispose una voce da fuori.
“Non aprire, non conosco questa voce!” Disse la nonna.
“Che amici?” Chiese Icaro facendo segno alla nonna di non parlare. “I miei amici hanno tutti un nome! Il vostro qual è?”
“Sono Ubaldo de’Bardi…” rispose la voce da fuori “… ero amico di vostro nonno…”
“Non aprire!” Disse la nonna.
“Cosa volete a quest’ora?” Chiese Icaro.
“Sono con dei compagni…” rispose Ubaldo “… uno dei nostri è ferito. In nome del Cielo aiutateci!”
“Potrebbe essere una trappola.” Disse Icaro.
“Non lo è, vi giuro!” Aprite o per noi è la fine! Sul mio onore, vi invoco da cristiano!”
Icaro allora, sotto gli occhi spaventati della nonna, aprì la porta.
Un attimo dopo 5 uomini entrarono dentro richiudendo poi la porta dietro di loro.
“Dio vi benedica…” disse Ubaldo “… credevamo di essere ormai perduti.”
“Perché portate le vostre faide in casa mia?” Chiese Icaro. “Io, come mio nonno, non mi sono mai immischiato in queste assurde lotte. E voi invece stanotte proprio qui venite a bussare.”
“Perdonatemi, messere, ma se non avessimo bussato alla vostra porta, stanotte stessa avremmo varcato quella dell’Inferno!”
“Cosa volete qui?” Chiese Icaro. “Solo protezione?”
“No, messere.” Rispose Ubaldo “Non vi avremmo coinvolti solo per sfuggire ai nostri nemici.”
“E allora cosa cercate qui?”
“Il mio compagno Massimo…” indicò uno dei suoi Ubaldo “… è ferito. Ha bisogno di cure.”
“Portatelo in quella stanza.” Indicò Icaro. “Presto, prendete il necessario per poter curare quell’uomo.” Disse poi alla nonna.
Così, a quello sfortunato furono prestate le cristiane cure.
“Avete detto di non esservi mai immischiato negli scontri tra Guelfi e Ghibellini…” chiese Ubaldo ad Icaro, mentre questi lavava la ferita al suo compagno.
“Si, è vero.”
“E perché mai?” Domando Ubaldo. “Non è forse sangue quello che vi scorre nelle vene? Non siete forse voi un uomo come lo sono io o ciascuno dei miei compagni?”
“E’ curioso…”
“Cosa è curioso?” Chiese Ubaldo.
“Il metro che utilizzate per definire chi è uomo da chi invece non lo è.”
“Come fate a starvene qui, con le mani in mano, mentre tutti lottano per qualcosa?”
“E per cosa lottate voi invece?” Chiese Icaro. “Per l’imperatore? Per la Chiesa?”
“Nell’accoglierci, non ci avete fatto domande… non vi interessa sapere a quale fazione apparteniamo?”
“Non mi interessa.” Disse Icaro.
“Una vita senza ideali” sentenziò Ubaldo “non è degna di essere vissuta!”
“Li chiamate quindi ideali?”Chiese Icaro. “Così allora definite le risse e gli omicidi? Le liste di proscrizione e le confische? Per arrivare a cosa? Ai processi ed alle condanne?”
“Tutto ha un suo prezzo da pagare nella vita.”
“E per cosa poi?” Chiese Icaro. “Per finire così? Come questo sfortunato?” Indicò poi l’uomo che stava curando.
“Non vi comprendo…”
“Sono quelli come voi che rendono questo mondo la grande tragedia che è!” Disse Icaro.
“Allora perché ci avete aiutato?”
“Perché sono un cristiano.” Rispose Icaro. “L’impero e la Chiesa per me non sono nemici, ma solo due facce della mia Fede religiosa.”
Ubaldo lo fissò senza rispondere nulla, incuriosito ma anche affascinato dal giovane che gli stava davanti.
http://www.aboutrufus.com/TristanUndIsolde1.jpg

(Continua...)

Talia 30-07-2010 15.57.31

Mi piace Icaro: è un uomo moderno nato nel secolo sbagliato! ;)

polgara 30-07-2010 16.16.21

molto interessante...:neutral_think:

elisabeth 30-07-2010 18.21.42

Un amore vero.....la fede e l'impero.......bella veramente bella questa storia.........la storia di tutte le epoche

cavaliere25 30-07-2010 18.24.36

Ogni giorno che leggo questa bella storia mi emoziono sempre di piu come tutte le altre storie :smile:

Sibilla 31-07-2010 23.27.24

Veramente bella questa storia .... ma potrà la saggezza non soccombere alla follia della violenza? C'è forse ancora speranza? :18015:

Guisgard 02-08-2010 01.14.51

Sono lieto che questa storia abbia suscitato il vostro interesse :smile:

llamrei 02-08-2010 10.52.30

Un uomo legato a degli ideali nobili...e se si chiedesse oggi, all'uomo moderno, quali siano gli ideali per cui vale la pena combattere...secondo voi..cosa risponderebbe? Icaro...avrei voluto incontrarlo...;)

Talia 02-08-2010 17.16.48

@Llamrei
Temo, mia cara, che la risposta oggi potrebbe in molti casi risultare deludente! :rolleyes:
Già, Icaro è un personaggio insolito... persino per il suo tempo, a mio avviso! :smile:

Guisgard 02-08-2010 19.24.54

IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

IV

“Ecco…” disse Icaro stringendo le bende attorno al fianco del guelfo ferito “… all’inizio farà un po’ male, ma presto il dolore svanirà.”
Si asciugò la fronte sudata e poi, rivolgendosi ad Ubaldo, aggiunse:
“Quest’uomo ha bisogno di almeno 10 giorni di riposo.”
“Li avrà.” Sentenziò Ubaldo. “Vi sono debitore. E con me tutta la causa guelfa.”
“Sciocchezze, non mi dovete niente.”
“Sono un uomo d’onore io.”
“Non lo metto in dubbio, ma questo non cambia le cose.”
“Disprezzate dunque tanto la causa guelfa” disse Ubaldo “da rifiutare anche il solo pensiero di ritenermi vostro debitore?”
“Amico mio…” rispose Icaro, asciugandosi le mani “… la vostra causa, come quella dei ghibellini, mi è indifferente. Non vi conosco e non mi occupo di voi. Quindi, una stretta di mano tra noi sancirà il giusto epilogo a questa avventura notturna.”
“Fate come volete” disse Ubaldo, dando ordine ai suoi di aiutare il ferito ad alzarsi “ma mi avete aiutato ed io non posso dimenticarlo.”
“Cosa fate?” Chiese Icaro a quegli uomini. “Il ferito non può muoversi da qui, altrimenti rischierà un’emorragia!”
“Non possiamo restare qui…” rispose Ubaldo “… ci troverebbero subito!”
“Voi andate allora” disse il ragazzo “e tornerete a prendere il vostro compagno fra qualche giorno.”
“Non possiamo tenerlo qui!” Intervenne la nonna. “Se lo trovano in casa nostra sarà la fine per noi!”
“Vorreste abbandonare quest’uomo a morte certa?” Chiese alla nonna. “Non ditemi di si, perché non vi crederei.”
“Presto, Ubaldo…” intervenne uno dei suoi compagni “… non possiamo restare ancora qui.”
“Non uscite in strada dal portone, potrebbe essere pericoloso” Disse Icaro. “Sul retro della casa vi è un piccolo passaggio laterale… di là la via è più sicura.”
Così, i guelfi seguirono le indicazioni del giovane.
Ma prima di uscire dalla casa, Ubaldo si voltò e fissò Icaro.
“Un giorno mi sdebiterò.” Disse, per poi sparire con i suoi compagni nel buio della notte.
“Bontà Divina!” Esclamò la nonna. “Vivremo nel terrore fino a quando non verranno a riprendersi quest’uomo!”
“Non siate così preoccupata, nonna…” disse divertito Icaro “… che porta male!”
“Si, scherzaci pure sopra!” Rispose la nonna. “Tu non sai di cosa sono capaci gli uomini quando il demone della follia e della violenza si impossessa di loro!”
“E cosa dovrei fare?” Chiese ironico Icaro. “Chiamare un chierico per benedire la casa?”
“Tu non ti rendi conto!” Gridò la nonna. “Sei come tuo nonno! Anche lui credeva di potersi tenere fuori da queste cose… fino a quando una notte, uscito in strada per chiamare un medico…”
“Nonna, non fate così, vi prego…”
“Si…” sospirò piangendo la vecchia nonna “… fu colpa mia… se solo fossi riuscita a resistere fino al mattino… le strade sarebbero state più sicure…”
Non siate sciocca! Non è stata colpa vostra. Vi sentivate molto male quella notte e la febbre saliva sempre di più… ero piccolo, ma lo ricordo benissimo…”
“Odio quei maledetti!” Gridò con rabbia la nonna. “Li odio con tutta me stessa!”
“Ora calmatevi ed andate a letto.” Disse Icaro accarezzandole il volto.
“E tu cosa farai?”
“Resterò ancora un po’ accanto a quest’uomo.” Rispose il ragazzo. “Voglio solo accertarmi che stia bene… se passa la notte non correrà più alcun pericolo.”
“Buonanotte, figliolo.”
“Buonanotte, nonna.”
Ma prima di salire su, la nonna si voltò verso di lui.
“Tuo nonno sarebbe fiero di te.” Disse.
Icaro rispose con un sorriso.
Ma proprio in quel momento, si udirono dei passi confusi provenire da fuori.
Un attimo dopo, qualcuno bussò con vigore alla porta.
“Aprite, in nome dell’Imperatore!” Ordinò una voce da fuori.
“Oh Cielo!” Disse terrorizzata la nonna. “Chi è?”
“La morte…” rispose con un filo di voce Icaro “… in agguato sulla strada…”
Ed i suoi occhi furono attraversati da un inquieto bagliore.
http://fermi.univr.it/RM/iper/infoma...ni/Lessico.jpg

(Continua...)

Talia 02-08-2010 19.41.29

:rolleyes: oddio, ma non si può stare tranquilli un'ora... e adesso? :confused_nervous_sh

llamrei 02-08-2010 20.16.50

Citazione:

Originalmente inviato da Talia (Messaggio 17979)
@Llamrei
Temo, mia cara, che la risposta oggi potrebbe in molti casi risultare deludente! :rolleyes:
Già, Icaro è un personaggio insolito... persino per il suo tempo, a mio avviso! :smile:

lo temo anche io mia cara amica...:confused_nervous_sh

Sibilla 02-08-2010 21.50.26

Messere siete crudele... non potete lasciarmi con questa curiosità... passerò la notte pensando ai mille possibili sviluppi... :18015:

Guisgard 03-08-2010 01.18.44

Il mio maestro mi diceva sempre: "i pensieri di una donna nella notte saranno il tuo tesoro più grande."
Riferirò alla musa le vostre parole, milady, invogliandola a continuare il suo racconto :smile:

Guisgard 03-08-2010 02.57.27

Citazione:

Originalmente inviato da llamrei (Messaggio 17964)
Un uomo legato a degli ideali nobili...e se si chiedesse oggi, all'uomo moderno, quali siano gli ideali per cui vale la pena combattere...secondo voi..cosa risponderebbe? Icaro...avrei voluto incontrarlo...;)

Eh, milady, viviamo in una triste e sterile epoca, purtroppo... :sad_wall:

Guisgard 03-08-2010 19.51.47

IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

V

Aperta la porta, subito in casa entrarono diversi uomini armati.
“Cosa volete?” Chiese Icaro.
“Sono stati visti entrare in questa casa” prese a dire colui che sembrava essere il loro capo “alcuni nemici della causa imperiale.”
“Qui non ci sono faide o propositi belligeranti.”
“Dobbiamo ispezionare la casa.”
“Fate pure.” Disse Icaro.
Poi, accortosi del ferito sul letto, l’uomo chiese:
“E quello?”
“E’ un uomo ferito.”
“No, quello è un traditore” disse il ghibellino “e voi siete della sua stessa pasta!”
“Non mi interesso di politica.” Rispose Icaro. “Ho solo fatto il mio dovere di cristiano, aiutando un mio simile ferito.”
“No, voi avete peccato contro il Cielo e contro la vostra città, gaglioffo!” Gridò il ghibellino. “Uomini, portate via questi due traditori!”
“Non potete trasportare quell’uomo” urlò Icaro “o sarà la sua fine!”
“Ormai la sua sorte è segnata…” rispose il ghibellino “… come la vostra!”
“No, in nome del Cielo!” Intervenne la nonna in lacrime. “No, non potete portare via mio nipote! Non ha mai fatto niente di male a nessuno!”
“Sta zitta, vecchia...” intimò il ghibellino “... o farai la sua stessa fine!”
E quegli uomini portarono via Icaro ed il guelfo ferito, tra la disperazione della vecchia nonna.

Le prigioni hanno molti mali.
Ma forse il peggiore di tutti è il tempo che ti lasciano per pensare.
Ed i pensieri, prima o poi, finiscono per consumarti.
Nulla è peggiore che ricordare la gioia quando si è nella pena.
I ricordi, le sensazioni, l’eco di un passato ormai svanito allora ti assalgono.
Ti travolgono, come il mare tempestoso fa con il naufrago, scuotendolo in balia delle sue onde e della furia dei venti.
Ma la furia degli uomini è forse anche peggiore.
L’uomo non ha il dono della compassione e della misericordia per i suoi simili.
Egli allora si danna per questo.
Ed un’anima dannata non obbedisce più al bene, ma al male.
Icaro, rinchiuso in quella buia ed umida cella, vedeva salpare mille e più navi per quel mare che ora lo scuoteva e la devastava.
Quelle navi partivano per porti lontani, su isole sconosciute, come solo il futuro sa esserlo.
E su quelle navi vi erano i sogni ed i desideri di Icaro.
Tutto sembrava abbandonarlo pian piano.
In un rapido e fatale scorrere di una notte, la sua vita era cambiata.
Anzi, svanita.
Gli era stata portata via e con essa ogni speranza per il futuro.
Fu lasciato, insieme ad altri disperati, a marcire nell’umidità e nel dolore.
Aveva paura.
Paura di impazzire.
Si, perchè forse il loro scopo era quello di farlo impazzire.
Già due uomini in quella settimana si erano impiccati.
Si, ormai Icaro ne era certo, volevano fiaccarli nello spirito e nel cuore.
Qualcuno dei suoi sventurati compagni di dolore delirava un’assurda convinzione, simile in realtà più a una misera illusione, che le truppe guelfe di Napoli sarebbero giunte a liberarli.
“Re Carlo ci salverà!” diceva continuamente qualcuno in quella cella.
Non importava chi lo dicesse, ciò che contava era udirlo da parte degli altri.
Così, quasi a turno, ciascuno di quei miserabili pronunciava, ad intervalli ormai regolari, quell’augurio, che ben presto divenne solo un’ossessione.
Icaro allora decise di lasciarsi impazzire.
Si, pensava, i matti non soffrono.
Non comprendono più nulla, né ciò che distingue la vita dalla morte, né quello che separa il bene dal male.
E così, invocava ogni notte un demonio.
Il demone della follia.
Ma certe notti si svegliava di soprassalto ed un’irrazionale paura lo raggiungeva.
“Perché poi il demonio dovrebbe correre in mio soccorso?” Pensava. “Perchè dovrebbe giungere a sollevarmi dalle mie pene, quando il suo unico scopo è quello di tormentare gli uomini?”
Allora si convinse che i suoi carcerieri erano tutti demoni.
E mentre i giorni e le notti trascorrevano così, ad invocare la follia o la morte, viste entrambe come liberatrici da Icaro, giunse il giorno del giudizio.
Ma, purtroppo per Icaro, non era il Giudizio di Dio, ma solo quello degli uomini.
http://www.filmweb.no/bilder/multime...Tr_100181b.jpg

(Continua...)

Guisgard 04-08-2010 19.38.07

IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

VI

I disperati, come un gregge ormai disperso dagli scossoni della vita, senza più un pastore a guidarli, furono condotti nel palazzo di giustizia.
La grande Sala del Consiglio, luogo del fatale e temuto giudizio, era pronta ad accoglierli.
In catene e fiaccati nella sola forza che poteva ormai sorreggerli, la speranza, quegli uomini attendevano l’innaturale sorte decisa dai loro simili.
Il giudice allora cominciò a chiamare, uno per uno, quei condannati.
E ad ogni nome pronunciato da quel miserevole Minosse, seguiva poi l’inesorabile domanda:
“Come vi ritenete davanti a questa corte?”
E tutti, avviliti, stanchi e disillusi, rispondevano sempre allo stesso modo:
“Reo.”
Come una litania che sembrava scandire un fatale conto alla rovescia verso la fine, il giudice pose quella domanda a ciascuno dei prigionieri, ricevendo sempre la medesima risposta.
E presto giunse anche il turno di Icaro.
“Come vi ritenete davanti a questa corte?”
“Non reo, eccellenza!” Rispose di getto il giovane.
Subito nella sala si diffuse uno stupito mormorio.
“Per l’Amor del Cielo, chi è costui?” Chiese infastidito il giudice.
“Sono un uomo ingiustamente accusato” rispose Icaro “e condotto qui con la forza, eccellenza.”
“Se siete qui” replicò il giudice con indifferenza “è perché vi siete macchiato di un crimine gravissimo.”
“Non ho mai partecipato a faide o scontri e la politica non mi interessa.”
“Molti traditori” rispose il giudice osservando con attenzione quel giovane “si definiscono innocenti ed estranei ai fatti. Muoversi nel buio e nella menzogna è la loro indole. Questa corte quindi non si fa impressionare dai vostri proclami.”
“Ma eccellenza…” ribatté Icaro “… un uomo è innocente fino a quando non si macchia di un crimine ed io chiedo a questa corte di dimostrare la mia colpevolezza! Se così avvenisse, allora accetterei di buon grado qualsiasi condanna!”
“Per voi quindi” chiese il giudice con insofferenza “la vostra condotta non merita punizione?”
“Se essa ha violato le leggi merita la condanna del Cielo e degli uomini” rispose Icaro “ma in caso contrario nessuno può muovermi accuse!”
“Quindi ritenete nulle le prove che smascherano la vostra condotta?”
“Quali prove, eccellenza?” Chiese Icaro. “Non sono stato sottoposto a nessun processo.”
“Siete stato scoperto a tramare contro il vostro imperatore!”
“Affatto, eccellenza!” Rispose Icaro. “Sfido chiunque a provarlo!”
“Voi non siete più in grado di sfidare nessuno” urlò il giudice “e tanto meno a rubare altro tempo a questa corte!”
“Siete un giudice” rispose Icaro fissando l’uomo che gli stava davanti “non un boia. Eppure ne avete le sembianze…”
“Presto scoprirete” disse il giudice “la differenza che corre tra un giudice ed un boia, non temete!”
Si alzò in piedi ed aggiunse:
“Ma prima farò fino in fondo il mio compito e vi mostrerò le prove che vi condannano davanti alla vostra città… siete stato trovato a prestare aiuto ad un traditore della causa imperiale. Siete quindi suo complice e ne condividerete la sorte!”
“Il mio Dio” rispose con un filo di voce Icaro “mi ha insegnato ad avere compassione dei miei simili… ad amarli come amo me stesso… a dare la vita per loro, se necessario… sono un cristiano e non lascerei morire mai un uomo in mezzo ad una strada…”
“Parlate di Dio…” disse il giudice ritornando al suo posto “… ingrato compito è quello di un giudice… condannare altri uomini, in nome di un valore ed un ideale più grandi… questo impone il mio ruolo… e lo assolverò, per ingrato che possa essere…”
“A quale triste destino è destinata questa nostra città” rispose amaramente Icaro abbassando il capo “se permette a uomini come voi di amministrare la sua giustizia… che Dio possa avere pietà della sua sorte…”
“Studiati i fatti e le prove portate in questo processo…” cominciò a parlare a tutti il giudice “… questa corte condanna i prigionieri all’esilio perenne da questa città. I condannati sconteranno i tristi giorni che restano loro come schiavi presso le miniere di Re Giacomo d’Aragona. Possa Iddio Onnipotente avere pietà e misericordia delle vostre anime.”
A quelle parole, Icaro pianse amaramente, maledicendo se stesso e la sorte che l’aveva abbandonato.
Il terzo giorno da quella condanna, una nave partì dalle coste toscane alla volta della Spagna, portando con sé quel triste carico di miseria e dolore.
http://digilander.libero.it/amantean...img/smaria.jpg

(Continua...)

Talia 04-08-2010 19.52.18

'Addio monti, sorgenti dall'acque ed elevati al cielo...'
:sad_cry_me:

llamrei 04-08-2010 20.12.51

esilio?:eek: .........no...

Guisgard 05-08-2010 02.39.12

Citazione:

Originalmente inviato da Talia (Messaggio 18157)
'Addio monti, sorgenti dall'acque ed elevati al cielo...'
:sad_cry_me:

Citazione appropriata; speriamo che la Divina Provvidenza aiuti il nostro Icaro, come avvenne con Lucia ed il suo promesso sposo :smile:

Guisgard 05-08-2010 20.10.47

IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

VII

La nave aveva da poco preso il mare e le vele erano ormai ben tese sotto il vigore dei venti.
Nella stiva faceva caldo.
Tanto caldo.
Un caldo opprimente, ossessivo, sporco.
Il cattivo odore ed i topi rendevano quella prigione simile ad un riflesso dell’Ade.
Alcuni di quei prigionieri erano feriti, a causa degli scontri che li avevano condotti in quella situazione, e la cancrena o altre infezioni cominciavano già a mietere le prime vittime.
Forse non sarebbero giunti vivi in Spagna, cominciò a pensare qualcuno di quei condannati.
I cadaveri in decomposizione avrebbero appestato tutto quell’ingrato ambiente, rendendo ancora più insopportabili le sue pene.
Come un grottesco ed assurdo girone infernale, la stiva di quella nave li aveva accolti tutti, infliggendo loro supplizi e tormenti, come un’anticipazione di quell’Inferno a cui i loro simili li avevano condannati.
L’odore del sangue e della carne putrida attirava insetti e topi, dando a quello scenario l’immagine di una grande tomba galleggiante.
Vi era una piccola apertura, grande quanto il volto di un uomo, che dava la possibilità di guardare fuori.
Icaro da lì si affacciava e guardare la terra scomparire, pian piano, alle loro spalle.
Lo faceva continuamente.
Di tanto in tanto vi infilava la mano, come a voler saggiare l’aria libera che soffiava da fuori.
Ed a quell’avvilente situazione, si aggiunse anche una crisi di disperazione, quando il giovane vide un insetto poggiato sul bordo di quell’apertura.
Lo fissò con gli occhi spalancati e quando lo vide volare via libero, lanciò un grido lacerante, come se avesse voluto squartarsi il petto e lasciare la propria anima libera di andare via.
Ma nessuno colse quel grido.
Vi era già troppo dolore, troppa paura e troppo pianto in quella Babele, per raccogliere la disperazione di Icaro.
Ed intanto, da quell’apertura, la terra si allontanava sempre più, fino a sparire come un miraggio dissolto nel deserto della vita.
Era il suo mondo che svaniva.
I suoi sogni, i suoi desideri, le sue ambizioni, la sua felicità.
Tutto sembrava sfocare, come la foschia all’alba.
In un attimo qualcosa l’aveva scaraventato via dalla sua vita.
Tutto questo gli appariva come un incubo.
Un immenso incubo che sembrava non avere mai fine.
Ogni notte sognava la sua casa, la sua nonna, i suoi amici.
E sopratutto lei, Gaia, la gioia della sua vita.
I suoi occhi, il suo sorriso, il battito del suo cuore, era tutto ciò che lui aveva chiesto alla vita.
Non aveva neppure potuto dirle addio.
Guardarla un’ultima volta.
Quando ripensava a quel pomeriggio trascorso con lei, alla cappella di San Michele, allora sentiva di impazzire.
Quel pomeriggio, avvolto nell’eco di Semifonte, era stata l’ultima gioia che la vita gli aveva regalato.
Aveva salutato Gaia come ogni giorno ed invece quello erra stato li loro ultimo giorno.
Si, perché ormai Icaro sentiva la morte vicina.
Quella morte tanto invocata, quella liberazione tanto sognata.
“Almeno questo” pensava “la sorte non potrà negarmelo.”
E quando all’improvviso un boato si diffuse nell’aria, annunciando una forte tempesta, allora ad Icaro sembrò davvero che finalmente quella morte si stesse facendo annunciare.
Tutti cominciarono a gridare, sia l’equipaggio che i prigionieri.
Il mare in un momento si gonfiò e cominciò a scuotere con violenza la nave.
Il vento arrivò a soffiare così forte da spezzare uno degli alberi.
L’acqua picchiava con vigore sullo scafo, penetrando in ogni falla ed appesantendone l’interno.
In brevissimo tempo l’intero equipaggio fu costretto a gettare in mare l’acqua che si riversava continuamente sulla nave, trascurando ogni altra mansione in quella drammatica situazione.
La stiva dove si trovavano i prigionieri era ormai quasi tutta ricolma d’acqua.
“Moriremo tutti se non ci aiutano!” Gridò Icaro mentre cercava di dare una mano ai feriti. “Presto, lassù!” Gridava poi a chi era sul ponte. “Non potete farci morire qui sotto! Siamo uomini, non animali!”
Ma proprio in quel momento, una colossale onda si abbatté sulla nave, capovolgendola.
Allora la furia del mare riuscì finalmente a rompere il già danneggiato scheletro dell’imbarcazione, spezzando praticamente in due nave.
Un attimo dopo l’acqua giunse ovunque, portandosi via ogni cosa.
E mentre questa cieca furia del mare, come un castigo divino, si abbatteva su quegli sciagurati, in lontananza apparve una piccola isola.
E dal suo punto più alto, una misteriosa figura osservava quella drammatica scena, mentre il vento gonfiava il suo lungo ed austero mantello.
“Il Signore Dio disse ad Abramo…” cominciò a recitare quella figura con la sua anziana voce “… se ci fosse anche un solo giusto a Sodoma, Io la risparmierò…”
E la sua voce sembrò echeggiare nella furia del vento, come se volesse ammansirne l’ardore.
http://www.shakespeareinitaly.it/latempesta.JPG

(Continua...)

Sibilla 05-08-2010 22.20.56

Bellissimo mio signore... una nuova opportunità... una nascita a nuova vita... un giusto!! ... affascinanti le prospettive che si aprono.... :smile_clap: :18015:

Guisgard 06-08-2010 19.32.38

IL CAVALIERE DI SEMIFONTE

VIII

Le colline riempivano ed animavano quello scenario.
Avvolgevano e correvano in ogni direzione.
Per chilometri e chilometri non si vedeva altro, arrivando a disperdersi nella foschia che segnava l’infinito limite dello sterminato orizzonte.
I cipressi erano vigorosi e si lasciavano cullare dolcemente dal mite vento che soffiava sulla campagna.
Le stradine salivano e scendevano, come a voler disegnare le forme e le sagome di quell’incantato paesaggio.
E solo nel guardare tutto questo, Icaro sentiva dentro di sé una pace ed una tranquillità senza fine.
Quello era il suo mondo.
Era tutto ciò che chiedeva alla vita.
Vinto allora dalla felicità, per essere ritornato in quel suo mondo, si lanciò in una corsa per i campi.
Corse tanto, fino a che ebbe forza.
Ed alla fine, stremato, si lasciò cadere all’ombra di un grosso albero.
Restò così per diverso tempo, con il fiato rotto ma il cuore sereno.
Ad un tratto udì dei passi di cavalli.
Alzò il capo e scorse 5 cavalieri, dal fiero portamento e dal superbo passo.
Erano bardati con pesanti corazze e rivestiti di lucenti e preziose tuniche.
L’ultimo dei 5 portava con se un grosso stendardo.
Icaro fissò con attenzione quel simbolo, fino a quando ne riconobbe l’immagine.
Era il simbolo dei Ghibellini.
Guardò di nuovo i 5 cavalieri e si accorse che erano seguiti da un carro trainato da sei cavalli neri come la notte.
Il carro ricordava quelli utilizzati durante le epidemie di peste per raccogliere i cadaveri dalle case e dalle strade.
Il contenuto però era coperto da un grosso telo.
Guardando meglio quel telo, Icaro si accorse che attorno vi ronzavano mosche ed altri tipi di insetti.
In quel momento il vento soffiò con più vigore, sollevando una parte del telo.
Agli occhi di Icaro allora si mostrò il macabro contenuto di quel carro.
Una quantità spropositata di cadaveri, molti dei quali già imputriditi, si ammassavano su quel carro.
“Icaro!” Lo chiamò una voce alle sue spalle.
Il giovane si voltò e riconobbe la sua amata Gaia.
Era dall’altra parte della strada e lo salutava.
Icaro allora tentò di raggiungerla, ma più correva più lei sembrava irraggiungibile.
Alla fine, vinto dalla fatica si accasciò a terra.
Alzò il capo ma Gaia non c’era più.
“Presto, tutti sulla nave!” Gridò una voce in lontananza. “A Bisanzio non c’è più la lotta attorno alle sante icone!”
“Come stai, amore mio?”
Icaro si voltò e vide di nuovo Gaia.
Stavolta era accanto a lui, ma volgeva il volto dall’altra parte.
“Andiamo a casa, Gaia.” Le disse Icaro.
“Cosa ti è successo?” Chiese lei.
“Sono stanco, gioia mia.” Rispose lui. “Ti prego, andiamo a casa.”
Lei non rispose.
“Cosa c’è, Gaia?” Chiese Icaro. “Perché non mi rispondi? Gaia! Rispondimi! Ti prego, rispondimi!” Continuava ad urlare lui.
“Gaia!” E saltò su.
Ansimava e tutto gli girava intorno.
Alzò lo sguardo e riconobbe una sagoma accanto a sé.
“Come state?” Chiese
Era una donna.
“Avete avuto un incubo, immagino.” Aggiunse lei. “Ma ora siete al sicuro.”
Icaro la fissò per qualche istante, ma non riuscì a coglierne lo sguardo, né a riconoscerne il volto.
E l’unica cosa che riusciva ad intravedere erano i lunghi capelli che le scendevano sulle spalle e sul petto.
http://www.wearysloth.com/Gallery/ActorsK/54639.gif

(Continua...)

Sibilla 06-08-2010 21.56.16

Mhh... chissà.... mhh...:18015:

Guisgard 07-08-2010 03.05.46

Citazione:

Originalmente inviato da Sibilla (Messaggio 18219)
Bellissimo mio signore... una nuova opportunità... una nascita a nuova vita... un giusto!! ... affascinanti le prospettive che si aprono.... :smile_clap: :18015:

Una nuova opportunità dite, milady?
Speriamo.
Speriamo sia davvero così.
Avere la possibilità di ricominciare, di poter tornare indietro, ripercorrere la stessa strada, stavolta con la forza di un cuore più saldo, è un grande dono.
Io non so cosa accadrà ad Icaro.
Non so nemmeno cosa cerca, nè in che cosa ormai crede.
Ma se qualcosa gli è rimasto, allora mi auguro per lui che possa aggrapparsi a quello e trovare la forza di continuare.
Il mio vecchio maestro mi ripeteva sempre che "gli uomini, anche se diversi fra loro, alla fine fanno sempre gli stessi sogni e solo conoscendo i sogni di un uomo si può davvero comprendere il suo cuore".
Allora cercherò di consultare i miei sogni di questa notte e chissà che non riesca a comprendere anche ll cuore di Icaro.

Sibilla 07-08-2010 08.56.47

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 18270)
Una nuova opportunità dite, milady?
Speriamo.
Speriamo sia davvero così.
Avere la possibilità di ricominciare, di poter tornare indietro, ripercorrere la stessa strada, stavolta con la forza di un cuore più saldo, è un grande dono.
Io non so cosa accadrà ad Icaro.
Non so nemmeno cosa cerca, nè in che cosa ormai crede.
Ma se qualcosa gli è rimasto, allora mi auguro per lui che possa aggrapparsi a quello e trovare la forza di continuare.
Il mio vecchio maestro mi ripeteva sempre che "gli uomini, anche se diversi fra loro, alla fine fanno sempre gli stessi sogni e solo conoscendo i sogni di un uomo si può davvero comprendere il suo cuore".
Allora cercherò di consultare i miei sogni di questa notte e chissà che non riesca a comprendere anche ll cuore di Icaro.

Perdonatemi mio signore ma mi sono spiegata male... parlavo di un nuovo inizio non di poter tornare indietro... non credo si possa mai fare specie dopo simili esperienze... ma d'altra parte penso sia difficile perdere completamente i propri sogni ed ideali... rimane sempre qualcosa, magari piccolo piccolo, sul quale, se lo si vuole e forse aiutati, si può ricostruire... so che capita, nei momenti di disperazione, di non vedere ciò che è in noi ma è sempre lì comunque, come un piccolo seme pronto a germogliare...
Vi invidio molto mio signore, avete avuto un maestro molto saggio... è un dono prezioso e raro.... :18015:

Guisgard 07-08-2010 13.12.51

Non scusatevi, milady.
Avevo ben compreso le vostre parole.
Le mie invece erano solo frutto di pensieri sorti nel cuore della notte.
Riguardo al mio maestro, si, dite il vero, egli è stato per me un dono del Cielo.

Talia 08-08-2010 01.03.11

Ehh, mono male, via: almeno è vivo... :rolleyes:
Ma questa novella Nausicaa chi sarebbe?? :neutral_think:

(@Guisgard
...e dai con questi cipressi!! ;))

Guisgard 08-08-2010 02.24.24

Citazione:

Originalmente inviato da Talia (Messaggio 18328)
(@Guisgard
...e dai con questi cipressi!! ;))

Un giorno, milady, vi racconterò del mio quadro preferito e capirete ;)

Talia 08-08-2010 03.20.27

:neutral_think: ...e amate anche le stelle, i cieli sconfinati, i girasoli, i campi di grano?
vabé, via, aspetterò! ;)

polgara 08-08-2010 09.50.06

@Talia
Vi accorcio il tempi...Il quadro preferito di Guisgard è "L'isola dei morti" di Arnold Bocklin...da vero eroe romantico...Il famoso sturm und drang del romanticismo dell' '800.

@Guisgard
le nuove opportunità sono sempre un gran dono ;). Speriamo che presto continuerete la storia di Icaro.


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