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L'intricato Enigma Fiesolano
Prologo...
Poco dopo il crepuscolo, quando ormai l'imbrunire aveva ceduto il posto ad una chiara sera finalmente stellata, un elegante calesse trainato da due magnifici cavalli baschi si fermò davanti ad una piccola chiesa. Il conducente, un uomo di poderosa statura e dai tratti marcati, saltò giù dalla vettura e con fare servile corse ad aprire lo sportellino. Dal calesse scese allora una figura che tentava di apparire distinta, con un abito scuro, bottoni ottonati, stivali bassi di cuoio ed un lungo mantello color porpora. Aveva i capelli chiari e pettinati con cura, uno sguardo attento ed un'espressione vagamente tesa. Indicò allora col pomello del suo bastone il portico della chiesa. Il poderoso conducente, così, si avviò verso l'ingresso del sacro edificio e vi entrò. Controllò che tutto fosse tranquillo, si voltò poi verso il suo padrone e lo fissò mostrando un cenno di assenso col capo. La figura allora si ritrovò, un attimo dopo, all'interno dell'edificio. Era una sala monoabsidata, avvolta nella penombra, che sembrava racchiudere quello scenario dominato da un silenzio solenne e profondo. Avanzò così verso un confessionale posto poco prima del presbiterio e spostando la piccola tendina guardò al suo interno. “Vi aspettavo...” disse una voce dalla piccola grata divisoria da cui parlava solitamente il confessore al penitente. La figura allora si inginocchiò “Non credo” fece questa “che quel vostro biglietto mirasse alla redenzione dei miei peccati...” “E perchè no?” Mormorò la voce nel confessionale. “Si dice che anche l'uomo saggio pecchi sette volte al giorno.” “Perchè non credo voi siate un prete.” “Oh, me ne guarderei!” “Magari il demonio...” “Credete alla sua esistenza?” Domandò la voce. “Se esiste Dio” rispose la figura inginocchiata “non vedo perchè non debba esserci anche il Suo nemico.” “Avrei molte obbiezioni su questa vostra affermazione” replicò la voce “ma non siamo qui per disquisire di teologia.” “Infatti.” Disse la figura. “Potrei sapere allora chi siete davvero? E cosa volete da me?” “E' così importante per voi un nome?” “Si, se quel nome sembra conoscermi così bene.” “Dopotutto cosa so di voi?” Chiese la voce. “Il vostro nome e poco altro... barone, così vi fate chiamare, Azable... e vi definite anche in altri svariati modi... genio del crimine, artista del misfatto, cesellatore del furto...” “Si e sono fatti, non parole!” Con una punta di orgoglio Azable. “Ed è per questo che vi ha fatto venire qui...” disse la voce “... perchè mettiate la vostra arte al mio servizio.” “Impossibile!” Sentenziò il barone. “Lavoro da solo!” “Voglio che rubiate per me una cosa... in cambio vi offrirò una rendita vitalizia... una rendita di cui disporrete da questo momento in poi, così da coprire eventuali spese riguardo a ciò che vi chiedo...” “Ma chi siete voi?” “La vostra fortuna, amico mio...” “A... a quanto ammonta questa rendita?” “Seicentomila Taddei all'anno...” A quelle parole il bastone del barone, appoggiato al confessionale, cadde a terra. “Mi...” balbettò Azable “... mi state prendendo in giro?” “Anche se siamo in una chiesa” con tono basso la voce “vi assicuro che non è stata pronunciata alcuna falsità tra noi...” “E cosa dovrei rubare per voi?” Chiese Azable. “Un dipinto...” spiegò la misteriosa voce “... un dipinto conservato a Sygma... nella chiesa di Santa Felicita...” “Un dipinto?” “Si... un dipinto che il re ha donato al Clero e che ora è conservato in quella chiesa...” “Di che dipinto si tratta?” “Il titolo è Verziere Fiesolano...” la voce “... opera di un anonimo pittore che lo dipinse sotto dettatura di un poeta...” “Un quadro si dipinge sotto dettatura?” Stupito il barone. “Si...” “Perchè per un quadro siete disposto a spendere una fortuna simile?” “Vi ho già detto...” sorridendo la voce “... sono la vostra fortuna... sta a voi cogliere il tutto...” “E una volta rubato il dipinto” fece il barone “come farò a consegnarvelo?” “Sarò io a farmi vivo...” “Avete detto che la rendita inizia da questo momento...” “Vi farò avere, domattina al massimo, un congruo anticipo...” In quel momento suonarono le campane della chiesa ed entrarono nella navata alcuni frati. Il barone allora si alzò e poi, vinto dalla curiosità, con fare furtivo, si sporse dall'altra parte del confessionale per vedere chi fosse il suo misterioso benefattore. Ma dietro la grata non vi era nessuno. Come se quella misteriosa voce fosse svanita, proprio come Mefistofele con Faust, al suono delle campane, lasciando il Barone Azable in una profonda inquietudine. http://dada.warped.com/movies/09136hamlet.jpg L'intricato Enigma Fiesolano Capitolo I: La sfida “Il falso e il meraviglioso sono più umani dell'uomo reale.” (Paul Valery) Lord Bohw, pari del regno e ministro del re, continuava a fissare quel biglietto gettato sul tavolo davanti a lui con occhi inquieti. Ad un tratto qualcuno bussò. “Milord...” disse entrando un suo funzionario “... mi avete fatto chiamare?” “Leggete pure...” fece Bohw mostrandogli quel biglietto. Il funzionario lo aprì e lesse: “Ruberò il celebre dipinto chiamato Verziere Fiesolano, conservato ad oggi nella chiesa di Santa Felicita a Sygma... Mirabole http://us.123rf.com/400wm/400/400/mo...re-di-un-i.jpg” “Cosa significa?” Sorpreso il funzionario. “Quel nome non vi dice nulla?” Guardandolo Bohw. “Credo di averlo sentito nominare ma...” “Ma pensavate si trattasse di una leggenda, vero?” “Si...” annuì il funzionario “... ma siete certo dell'autenticità di questo biglietto? E quell'incisione sotto la firma? E' un fiore...” “Si ed è proprio quel fiore a renderlo assolutamente autentico...” spiegò il nobile “... quel famigerato lestofante si firma sempre con un fiore... quella è una malvarosa e nel linguaggio dei fiori indica l'ambizione... è una sfida lanciata...” “Come è giunto qui questo biglietto?” “Mi è stato recapitato da un ufficiale della Guardia Reale di Sygma.” Rispose il nobile. “Il biglietto, in due copie, è stato trovato sia nella Cancelleria Reale che nel refettorio del Monastero di Santa Margherita.” “E da Sygma sono giunti qui a portarne notizie?” “Si...” mormorò Bohw “... per volere di Sua Grazia il vescovo... egli infatti teme che le guardie del re possano sottovalutare questo pericolo e quel dipinto rappresenta un tesoro per la chiesa di Sygma, già scossa dalle lotte interne tra clericali ed anticlericali...” “Ma possiamo davvero mandare dei militari lì per custodire il dipinto?” “Naturalmente no...” sentenziò il nobile “... sfioreremmo l'incidente diplomatico, rendendo insostenibile la posizione del Clero Sygmese...” “Allora?” Domandò il funzionario. “Faremo in modo che siano privati cittadini di Camelot, gente del popolo, a recarsi a Sygma...” fissandolo Bohw “... spinti dalla volontà di facili guadagni... porremo una taglia sulla testa di quel ladro... ora diffonderemo la notizia per le strade di Camelot...” Il giorno dopo, per le strade principali e le piazze più grandi di Camelot, oltre che nelle chiese, fu letto il bando al popolo: “Il misterioso e famigerato Mirabole (“Mirabòl”, nella pronuncia Franco Capomazdese) ladro e brigante, come è suo solito, ha proclamato la sua prossima impresa. Il criminale intende rubare il celebre dipinto intitolato Verziere Fiesolano, custodito a Sygma, facendosi beffe del suo valore e dell'abilità delle guardie reali incaricate di proteggerlo giorno e notte. Per questo Sua Grazia il vescovo, custode del dipinto, ha promesso una lauta ricompensa a chiunque, per Carità Cristiana ed amore per la giustizia, giungerà ad offrire il suo aiuto contro le mire dell'inafferrabile criminale.” http://4.bp.blogspot.com/_CAUlobDjuX...400/dame35.JPG +++ |
La tiepida luce mattutina spargeva sulle onde calmi riflessi rosati.
Restai ad osservare l'orizzonte per molto tempo, cercando di non ascoltare la sottile malinconia che mi pervadeva. Poco dopo, la vedetta annunciò che la terra era ormai vicina. Mi avvicinai al parapetto opposto, quello di prua, e mi sporsi ad osservare la nuova terra che mi attendeva. Ancora una volta, però, una morsa mi strinse lo stomaco. Nella mia mente continuavano a susseguirsi le immagini di qualche giorno prima, quando avevo visto, tra le lacrime, la mia terra scomparire all'orizzonte. Arrivammo alla spiaggia dopo poche ore, salutai con un cenno l'equipaggio che mi aveva scortata, e scesi sulla terraferma. Le briglie del mio cavallo mi davano sicurezza. L'unica cosa che mi era rimasta di casa mia, pensai. Ma poi, mentre mi voltavo a guardarlo, capii che non era affatto così. Portai la mano istintivamente al fianco, dove la spada di mio padre era avvolta in un fodero semplice, anonimo, che restasse inosservato, così come il piccolo scudo rotondo di mio fratello, adagiato comodamente sulla mia spalla. Sorrisi, non ero sola, loro erano con me, e lo sarebbero stati sempre. Sospirai. Pensare ai miei cari non mi avrebbe aiutato in quel momento. Montai sul mio fedele destriero e lo spronai al galoppo nella foresta. Ancora non mi fidavo a percorrere le strade, anche se ero talmente lontana, che nessuno avrebbe riconosciuto il mio viso. Cosa poteva saperne quella gente di me? Cavalcammo inosservati per un giorno e una notte, come ombre nella foschia. La mattina seguente, arrivai finalmente a Camelot. Smontai da cavallo e mi diressi verso l'abbeveratoio per fargli riprendere fiato. Quanto a me, calai il pesante cappuccio sul viso, ed evitai gli sguardi della gente. Più tardi si accorgeranno che sono una ragazza, meglio sarà. Così, avvolta nel lungo mantello scuro che nascondeva in parte la mia figura, mostrando solo due semplici stivali di cuoio, neri come il manto del mio cavallo, sarei potuta sembrare un fantasma. Solo un osservatore attento avrebbe notato la carnagione chiara e gli occhi azzurri che spuntavano dall'ombra del cappuccio. Mi diressi verso la locanda, quando qualcosa attirò la mia attenzione. Citazione:
Sembrava scritto apposta per me. Sygma era ancor più lontana di Camelot, sarei stata al sicuro lì. Avevo perso tutto, non avevo un mestiere, una casa, un futuro. I soldi che avevo con me non sarebbero bastati in eterno. Poteva essere la mia occasione. Infondo cos'ho da perdere? Restai ad osservare l'avviso per lunghi istanti. Ma ci volle davvero poco perchè prendessi una decisione. Guardai Ercole "Tu che ne dici, bello.." sussurrai lisciandogli dolcemente il manto "..ti va di ripartire?". Però, dovevo riposare. Mi avvicinai così alla locanda e chiesi una stanza per me e un posto nella stalla per il mio cavallo. L'indomani, sarei partita per Sygma. |
La mattina iniziava sempre troppo presto....vestiti da rattoppare, la colazione da preparare e la casa da rassettare, era molto tempo che avevo deciso di aprire la mia casa a gli orfani che vivevano a Camelot.....gli orfani aumentavano e i soldi scarseggiavano......quando avevano fame...sembravano le bocche di tanti uccellini.....i più grandi andavano via prendendo ognuno la propria strada.......avevo ancora del tempo per andare a Messa.....il silenzio della mattina....avrebbe fatto si che la Divina Provvidenza mi ascoltasse con meno interferenze.........ma quel giorno in Chiesa ella si mostrò in maniere differente....ascoltai ciò che aveva da chiederci il Vescovo....una taglia......il punto era che dovevo raggiungere Sygma......come avrei fatto con i bambini.....ero davvero combattuta............e così in Chiesa ascoltai i mormorii della gente, qualcuno mi conosceva e metteva nelle mie mani un Taddeo....con la felicità di poter contribuire al pranzo di quel giorno e di altri avvenire.......Forse la Divina Provvidenza aveva fatto che quel giorno avessi trovato il tempo per andare a Messa......già era proprio cosi' sarei andata a Sigma......e tornai a casa.........e seduti intorno a tavolo.....parlai con i ragazzi "....So che quello che starò per dirvi non vi piacerà.......ma stamattina...mi e' stato offerto un lavoro e voi sapete quanto bisogno c'e' dei denari........ai piu' grandi chiedo di non andar via subito...almeno sino al mio ritorno e di prendersi cura della casa......penso che non vi mancherà nulla sino ad allora.......Padre Anselmo della Chiesa della Maddalena....vi dara' tutto l'aiuto......lo ha sempre fatto......."......vidi tutti gli occhi puntati addosso....non mi ero mai allontanata...ma quelli erano momenti tristi e dovevo darmi da fare...qualche lacrima del piu' piccolo che asciugai col grembiule che portavo fosse una divisa..." Suvvia partiro' domani.......che sia oggi un giorno spensierato....ho portato mele e mandorle.....faremo un dolce....."....e cosi' mi avviai in cucina.....ero nervosissima....non sapevo neanche da che parte iniziare il viaggio...qualcuno mi avrebbe aiutato.....
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La locanda, posta presso le mura di Camelot, in modo da essere uno dei primi edifici visibili per chiunque entrasse in città, era preceduta da un portico alquanto semplice, invaso per buona parte da rampicanti e coperto da paglia, con un irregolare spiazzo, antistante l'ingresso, in cui erano coltivate poche verdure da usare nella cucina alquanto semplice di quell'esercizio.
In balia del vento e della polvere era lasciata ad oscillare un'insegna grezza e corrosa dal tempo, sulla quale era raffigurato uno scudo con all'interno una testa di gallina. Clio vi era giunta, insieme al suo cavallo e subito il locandiere le andò incontro, tradendo, con questo suo modo di fare, il cattivo stato dei suoi affari negli ultimi tempi. “Benvenuta nella mia locanda, milady.” Disse con un grosso sorriso sul volto. “Sedetevi pure ad uno dei tavoli, io intanto mi occuperò del vostro cavallo. Abbiamo una stalla sul retro... non molto grande, ma sicura.” Corse fuori, verso il portico e qualche istante dopo una donna uscì dalla cucina. “Cosa vi va da mangiare?” Chiese con fare spiccio a Clio. “Abbiamo della minestra con pane raffermo... altrimenti credo sia rimasto del formaggio da servire con quel pane...” Ma proprio in quel momento si udirono dei cavalli davanti alla locanda. “Josh!” Chiamò la donna. “Sono arrivati altri clienti! Dove sei finito? Io ho da fare in cucina, dannato!” “Abbassa la voce, gallina!” Tornando il locandiere. “Vuoi farti subito riconoscere da tutti? Va in cucina e prepara qualcosa! E bada che non sia la solita minestra insaporita con il lardo! Prepara un po' di carne!” “Carne?” Ripetè la donna. “Aspetta almeno di sapere chi siano questi clienti!” Poi accortasi di aver parlato davanti a Clio, si zittì e tornò in cucina, sotto lo sguardo contrariato del marito. Nella locanda allora entrarono i nuovi clienti. Erano tre uomini con lunghi mantelli. E subito il locandiere andò loro incontro. “Sono Francesco di Baccaiano...” disse uno dei tre nuovi entrati “... e questi sono i due miei compagni di viaggio...” indicando gli altri due che erano con lui “... siamo stati qui per la Fiera di fine Estate... volevo mangiare qualcosa prima di rimetterci in viaggio...” “Oh, siete capitati nel luogo adatto, miei signori!” Indicando loro un tavolo il locandiere. “E ditemi, se non sono indiscreto... venite da molto lontano?” “Siamo mercanti...” rispose Francesco “... della compagnia dei Binardi di Sygma...” “Bene, allora vi porterò subito il meglio della mia famosa cucina!” Ridendo il locandiere. E andò da sua moglie. |
Elisabeth era intenta a preparare quel dolce e vedeva come questa cosa aveva in qualche modo allontanato la tristezza dai volti dei suoi angioletti.
Dopotutto i bambini sono straordinari anche per questo. Basta poco per accendere la loro infantile spensieratezza e a scacciare via cupi pensieri o accennate preoccupazioni. Ma mentre la donna era occupata con un pestello a tritare le mandorle, Rown, il più grande dei suoi orfanelli, era in cucina con lei. Giocava nervosamente con la sua fionda di legno, come se volesse prendere di mira invisibili nemici. Continuò così per un po', poi smise e si avvicinò ad Elisabeth. “Non ci hai detto di che lavoro si tratta” disse “e dove ti porterà. Ci hai sempre detto la verità... e ora? Ora non vale più questa cosa?” http://wodumedia.com/wp-content/uplo...ro-2005-26.jpg |
Entrai lentamente nella grande chiesa e mi diressi verso la statua della Beata Vergine, il volto incappucciato e mi inginocchiai a pregare ma la mia preghiera fu disturbata da un uomo che leggeva un bando...un quadro e un criminale che voleva rubare un famoso dipinto, cercavano gente per difenderlo..guardai quelle persone farsi largo per partire con gli occhi della speranza di una vita migliore.
Uscii mestamente e mi incamminai verso palazzo, quante volte avevo odiato la mia posizione sociale e ora più che mai, non era vero che i soldi davano la felicità..la libertà rendeva felici e essere la figlia di uno degli uomini più potenti di Camelot certo non dava possibilità di essere felici nonostante le agiatezze. Entrai in camera e vidi il volto sorridente di mia madre mostrarmi un manichino con un bellissimo abito bianco. La collera mi assalì fino a farmi arrossire dalla rabbia e urlai..."Cosa significa questo? Non solo mi costringete a sposare un uomo che non amo, vedovo e anziano..ma pure decidete quale sarà il mio abito da sposa..e ora immagino le nozze saranno imminenti pure, senza darmi via di scampo..dandomi una vita infelice". Mia madre non rispose, si limitò a guardarmi col suo modo severo..d'altronde pure lei si era sposata solo per il denaro e uscì di stanza. Mi sedetti sul letto, non era tempo per piangere..dovevo fuggire...scappare dalla vita che mi veniva imposta. Ad un tratto pensai a quelle parole in chiesa, andai dalla serva vicino alla mia camera e le chiesi se, gentilmente, potesse darmi una delle sue vesti. Tornai in camera e indossai quella veste..avrei perso la mia identità ma ovviamente non la libertà e dignità rammentando sempre chi fossi, mischiandomi tra quella folla. Presi il mantello e raggiunsi correndo la chiesa dove prima era stato fatto il proclamo...mi avvicinai a un uomo ed esclamai "Mi chiamo Altea, sono una povera serva e sono pronta a partire per proteggere quel quadro". |
Il grande mortaio in legno era poggiato sul tavolo....stavo pestando le mandorle come se stessi pestando le mie stesse decisioni....ma il sentirli allegri, mi rallegrava il cuore......era la loro felicità che contava, alle miei spalle sentii una presenza era Rown....e la sua voce e le sue parole mi fecero smettere...sentii le mie gote divenire rosse....mi voltai di scatto....." Quante volte ti avro' detto di non usare la fionda....finirai per combinare qualche guaio e allora altro che lavoro......"....andai e la strappai dalle sue mani la fionda stringendola tra le mie.......aprii la finestra e feci solo il gesto di buttarla via....poi mi resi conto....che volevo scappare soltanto alla sua domanda......richiusi la finestra e girandomi lo guardai negli occhi....." Vieni Rown sediamoci un momento...se non finisco di preparare il dolce, dovro' costruirmi anche io una fionda, dici il vero...vi ho detto la verità e in qualche modo l'ho fatto anche ora........solo che dovro' andare a Sygma....e dovrò essere brava, perchè mi pagheranno solo se riuscirò a trovare un quadro......saremo in tanti a fare questa ricerca.....e quindi tu dovrai essere bravissimo qui......e dovrai pregare tanto......devo trovare quel quadro......lo devo..per te e per i ragazzi........prometti che a loro non dirai nulla...."....
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Quell'uomo fissò Altea con uno sguardo quasi sprezzante.
Ella gli appariva come una miserabile, una di quelle tante persone, reietti, rinnegati, inetti, che raminghi vagavano per le strade di Camelot. “Vedo...” disse alla ragazza “... allora comincia col cercarti un passaggio fin laggiù, visto che i servi non sono ammessi sulla carrozza voluta da lord Bohw per condurre a Sygma i migliori cavalieri volontari per quell'impresa... buon viaggio e buona fortuna!” E si allontanò scuotendo il capo. “Potete venire con noi...” all'improvviso una voce dalla navata “... partiremo domattina poco dopo l'alba...” era un frate “... dobbiamo consegnare a Sua Grazia il vescovo di Sygma alcuni documenti richiesti da un monastero di quelle terre... avremo piacere ad avervi con noi, non temete.” E le sorrise. |
Lo sguardo di quell'uomo..lo sostenevo con tutta la mia dignità..non sapeva con chi parlava..con la figlia di un barone, uomo di fiducia del re.
Per la prima volta capii cosa provassero quelle persone che ogni giorno mendicavano e a cui benevolmente lanciavo una moneta, a volte mi soffermavo a parlare con loro e certi mi raccontavano dei loro viaggi in posti lontani e sconosciuti. Fui lasciata sola ma proprio la Divina Provvidenza mi venne in aiuto, andai incontro al frate.."Vi ringrazio, siete la mia salvezza, se mai dovessi essere ricompensata per quel quadro sarete nei miei pensieri. Accetto volentieri il vostro passaggio". |
Entrai nella stanza e mi richiusi la porta alle spalle.
Sospirai. Poi lentamente mi accostai all’alto specchio sulla parete opposta ed iniziai a togliermi il diadema dai capelli. Non potevo dire di essere arrabbiata... ero delusa, forse... si, probabilmente ero un po’ delusa... insomma... Jacopo aveva i suoi compiti e le sue responsabilità, d'accordo! Le aveva sempre avute... però... beh, però questa volta quella che avevano appena interrotto era la festa per il mio matrimonio... il nostro matrimonio! Sorridevo... L’abbacinante luce del giorno entrava dalle finestre schermate da candidi tendaggi illuminando ogni cosa. Il chiacchiericcio degli astanti si confondeva e diveniva solo un brusio alle mio orecchie, mentre volteggiavo. Gli occhi neri, senza fondo, di Jacopo erano l’unico punto fisso in quella marea di suoni, colori, luci... D’un tratto una voce... “Capitano!” La musica si fermò e noi interrompemmo il ballo, voltandoci verso il soldato che, a spintoni, si faceva strada tra gli invitati verso di noi. Gli lanciai un’occhiata, poi guardai Jacopo. Scossi la testa, impercettibilmente... lui abbassò lo sguardo, poi tornò a puntarlo su di me, silenzioso. “Non oggi...” mormorai. “Devo.” disse. “Ti prego...” “E’ il mio dovere, lo sai...” disse, altrettanto piano “E lo sapevi anche quando ti ho chiesto di sposarmi.” Fui io ad abbassare lo sguardo questa volta, per poi tornare ad alzarlo su di lui... “Si...” dissi. “Tu puoi restare e festeggiare ancora...” tentò “Dopotutto è il nostro matrimonio.” “Voglio andare a casa!” dissi, ferma. Annuì. Il soldato ci raggiunse proprio in quel momento... “Capitano!” disse, mettendosi sugli attenti “Perdonatemi se mi permetto di disturbarvi proprio oggi, ma...” “Che cosa c’è?” chiese Jacopo. “Un’emergenza, Capitano! E’ stato rinvenuto un biglietto... una missiva di minaccia!” Jacopo annuì... “Andiamo!” disse, per poi voltarsi rapidamente verso di me e baciarmi brevemente. Rimasi immobile mentre recuperava la sua spada ed il cappello e si allontanava con il soldato. Lo specchio rimandava la mia immagine riflessa... lo splendido abito bianco, i gioielli di mia madre... mentre quelle immagini della mia festa di nozze mi vorticavano in mente... La festa di nozze probabilmente più disastrosa che si potesse rammentare a memoria d’uomo, pensai... E mi chiesi che cosa poteva essere accaduto di così preoccupante e drammatico da non poter essere rimandato a domani, ma che richiedesse subito la presenza di Jacopo a Palazzo. |
In una grande stanza a bifore gotiche, che dava sulla piazza stava una per destarsi una ragazza.
Quella ragazza sono io. Damigella Eilonwy. Mi ero svegliata con un leggero mal di testa. Quando mi affacciai alla finestra sentì un bando: “Il misterioso e famigerato Mirabole (“Mirabòl”, nella pronuncia Franco Capomazdese) ladro e brigante, come è suo solito, ha proclamato la sua prossima impresa. Il criminale intende rubare il celebre dipinto intitolato Verziere Fiesolano, custodito a Sygma, facendosi beffe del suo valore e dell'abilità delle guardie reali incaricate di proteggerlo giorno e notte. Per questo Sua Grazia il vescovo, custode del dipinto, ha promesso una lauta ricompensa a chiunque, per Carità Cristiana ed amore per la giustizia, giungerà ad offrire il suo aiuto contro le mire dell'inafferrabile criminale.” Non potevano darmi notizia piu' bella. Avrei dato il mio aiuto per fermare quel criminale così avrei potuto diventare un cavaliere. Mi spazzolai velocemente i capelli castano scuro mogano. http://xxemyxx.altervista.org/CdF/henn__paz.jpg Mi misi il mio abito preferito. http://img1.etsystatic.com/000/0/558....341690977.jpg E scesi le scale pronta a convincere mio padre a lasciarmi andare in questa avventura. |
Talia restò così tutto il pomeriggio, come attraversata da uno stato d'animo misto di delusione e inquietudine.
A nulla era valsa la conversazione avuta con sua madre circa il motivo per il quale Jacopo aveva lasciato in quel modo la festa per il suo matrimonio. Alcuni servi erano stati mandati al palazzo del Re, ma lì vi era troppa confusione e le notizie, soprattutto quelle fantasiose ed improponibili, sembravano spuntare come funghi. Poi, verso il tardo pomeriggio, la carrozza di Jacopo tornò finalmente nel cortile del loro palazzo. Il capitano si cambiò d'abito e raggiunse Talia nel grande salone. “So che sono imperdonabile...” disse avvicinandosi ed abbracciandola “... ma forse potrei tentare? Magari con un bel viaggio per l'Europa... cosa ti piacerebbe vedere? Londra? Tu adori Londra. Oppure Parigi, o forse Praga?” La fissò e sorrise. “E se le visitassimo tutte?” |
Vidi la sua carrozza rientrare da una delle alte finestre del salone e qui lo attesi, finché non giunse da me.
Ricambiai il suo abbraccio, ma lo sguardo che gli riservai fu tra i più truci che possedevo, anche se solo per gioco... "Non tentare di corrompermi, Capitano!" mormorai, con un mezzo sorriso "Ci vorrà ben altro! Dimmi piuttosto... cosa c'era di così urgente da averti trascinato fino a Palazzo proprio oggi? Ho fatto fatto mandare dei servi per avere notizie, ma sono tornati con storie degne del più fantasioso dei poeti!" |
Eilonwy, indossato il suo abito, scese così nella sala al pianterreno, dove sapeva di poter trovare suo padre.
La fanciulla con quell'abito sembrava aver rubato le fattezze ad uno di quei personaggi di cui si leggono le imprese nei romanzi cortesi o nei poemi cavallereschi. Era infatti simile ad una Enide o una Erminia, col i lunghi capelli che dal chiaro mutavano, leggeri, in un vivace mogano, le gote impreziosite da un vago rossore e il portamento degno del suo lignaggio. “Piccola mia...” nel vederla apparire suo padre “... vieni pure avanti... e che splendido abito indossiamo oggi!” Sorridendole. |
Il locandiere mi venne incontro, nel vederlo lasciai cadere il cappuccio in modo da mostrargli il mio viso.
"Salute a voi.." Dissi sorridendo. Da quanto tempo un uomo qualunque non mi sorrideva? Non ricordavo nemmeno un sorriso fuori dalle mura di casa. Ma, infondo, come poteva essere diversamente. Per la prima volta, fui felice di essermene andata. Lo seguii nella locanda, lasciando che si prendesse cura di Ercole. Posai il mio leggero bagaglio accanto a me e adagiai lo scudo contro di esso. Mi sedetti ed osservai divertita i battibecchi tra l'oste e sua moglie. Mossi la mano in un gesto di noncuranza. "Portatemi pure quello che avete in casa.." Dissi piano. D'un tratto, si udirono dei cavalli e poi dei passi fuori dalla locanda. Mi si gelò il sangue nelle vene. Qualcuno mi aveva seguita? Eppure, avevo controllato costantemente durante il viaggio in nave, non poteva essere. Ma la paura non mi abbandonava, così coprii la spada col mantello e appoggiai il gomito sul tavolo, portando una mano alla tempia. Quel che restava dei miei lunghi capelli, tagliati di metto sotto le spalle, avrebbe celato loro il mio viso. Ma poi, quegli uomini parlarono, e il loro accento non poteva essere più diverso dal mio. Sospirai di sollievo e prestai orecchio alle loro parole. Sygma.. Ancora quella città. Che fosse un segno? Lanciai una rapida occhiata ai tre uomini, e poi tornai a fissare la cucina, da cui speravo sarebbe uscito un gustoso piatto di.. Qualunque cosa. In quel preciso momento, abbassata la guardia, mi accorsi di essere affamata. |
"Buongiorno padre" dissi a lui inchinandomi "Grazie del complimento. Volevo chiedervi se potevo unirmi a quelli che dovranno fermare il ladro, di cui oggi ho sentito parlare".
Dissi questa frase timidamente. Volevo andarci, ma mio padre mi avrebbe detto sicuramente di no. |
Il locandiere portò a Clio un piatto di minestra accompagnato da una coscia di pollo.
E la stessa cosa servì ai mercanti di Sygma. E nel mangiare Clio non poté fare a meno di ascoltare le loro parole. “Sembra che le cose di casa nostra abbiano fatto il giro del mondo...” disse uno di loro. “Già...” fece un altro dei tre “... vedendo cosa accade qui, temo che ci ritroveremo un bel po' di avventurieri e cacciatori di taglie a Sygma...” “Al diavolo...” imprecò Francesco “... queste sciocchezze sono l'ultimo dei miei pensieri... le cose vanno male da quando è diventato difficile commerciare con monasteri e chiese... di questo passo la nostra compagnia fallirà e dovremmo trovarci tutti un nuovo lavoro...” scosse il capo “... su, finiamo di mangiare e poi rimettiamoci in viaggio... voglio essere a Sygma il prima possibile...” |
“Un...” disse Rown sorpreso da quelle parole di Elisabeth “... un quadro? Forse il quadro di cui tutti parlano qui a Camelot? Quello che si trova in una chiesa di un paese straniero e che un famoso ladro ha detto di voler rubare?” Era eccitato nella sua infantile ingenuità. “Ma esiste davvero quel ladro? Padre Anselmo dice che tutti i ladri sono cattivi, ma che quel ladro forse non esiste... altri invece dicono che esiste davvero e che è il più cattivo di tutti, perchè vuole rubare un quadro in una chiesa... Dio non lo permetterà, vero?”
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Il frate sorrise ad Altea e le offrì un piatto caldo nella mensa della chiesa.
“Domani all'alba” disse alla ragazza “trovatevi qui, davanti alla chiesa. Partiremo presto, così che alla fine del giorno, forse verso il crepuscolo, giungeremo alle porte di Sygma. Troveremo molta gente entrando nella capitale. Tanti infatti sono stati richiamati dalla ricompensa promessa per proteggere il quadro nella Chiesa di Santa Felicita.” |
Il padre di Eilonwy, a quelle parole della ragazza, trasalì.
“Sei impazzita...” disse “... si, del tutto... hai perduto il senno... vuoi andare in un paese straniero a fare cosa? Difendere un quadro dagli intenti di un brigante? E come? Sfoggiando pettinature alla moda ed abiti sfarzosi? Ora stammi a sentire... non voglio più sentire simili assurdità! Intesi? Altrimenti finirai in convento! E ora va nella tua stanza! E restaci fino a quando non ti farò chiamare!” |
“Oh, nulla...” disse Jacopo a Talia, per poi lasciarsi cadere stancamente su una poltrona “... l'inventiva non è solo una prerogativa dei poeti e dei romanzieri, a quanto pare... solo che loro la usano per l'arte...” accennò un vago sorriso “... altri invece se ne vedono bene dal farlo... è infatti accaduto che i buoni chierici di questa terra, non accettando ovviamente che i beni confiscati diventino patrimonio del regno e dunque del popolo, hanno pensato bene di costruirsi un bel fantasma capace di spaventare chiunque sia interessato a prelevare, in nome del diritto, i tanti tesori custoditi nelle loro chiese... io non sono molto ferrato, ma Cristo nei Vangeli non predicava la povertà? Comunque... dicevo... non è un caso che tutto sia sorto attorno ad un quadro che si trova al centro di un'aspra contesa... infatti il vescovo afferma che re Cosimo, prima di morire, abbia donato il Verziere Fiesolano, il quadro della discordia, alla Chiesa... cosa ovviamente contestata da suo figlio, il regnante re Giovanni... e allora il nostro prelato, in combutta con i Domenicani, ha ideato, diciamo così, un vendicatore... un Robin Hood dei credenti... ma che invece di rubare ai ricchi per dare poi ai poveri, ruba, guarda caso, i beni che la Chiesa afferma essere di sua proprietà...” scosse il capo e si avviò verso una finestra “... ma non voglio angustiarti con queste cose... allora? In quale città europea vuoi trascorrere la nostra Luna di Miele?” E si voltò a fissare Talia, mentre alle sue spalle, dalla finestra, si potevano ammirare le splendide e dolci colline di Sygma.
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"Padre ti prego, si ragionevole. Ti scongiuro è il mio sogno diventare cavaliere.
Lo sai anche tu quanto sono brava con l'arco e la spada. Lo dicono anche gli insegnanti di scherma e di tiro con l'arco". Lo guardai con i miei grandi occhi neri . "Per favore, sono disposta a tagliarmi i capelli come un ragazzo pur di andare in missione". Mi scese una lacrima dal mio bianco viso. |
Consumai la zuppa calda offertami, ormai dovevo abituarmi a questa vita che mai avevo vissuto..lo stomaco esigeva di più e sospirai.
Mi guardai attorno..il frate aveva detto di trovarsi l'indomani, all'alba davanti alla chiesa e quindi non mi veniva offerta ospitalità. Uscii dalla mensa ma forse era meglio cosi, pensai ai miei genitori e che ormai mi stavano cercando e sicuramente sarebbero andati in ogni convento e posto per trovarmi. Vidi degli alberi e stesi il mio mantello nel manto erboso e poggiatomi sopra presi sonno anche se la nottata fu insonne, spaventata qualcuno potesse farmi del male. E il sole iniziò a fare capolino, mi alzai e guardai il Cielo...la notte era passata fortunatamente indenne e mi alzai indossando sempre il mantello per celarmi. Mi trovai di fronte alla chiesa e aspettai il frate con impazienza. |
Ringraziai il locandiere con un sorriso, e mangiai di gusto ciò che mi aveva portato.
Ma, nel mentre, non potei fare a meno di ascoltare i loro discorsi. Tornavano a Sygma.. Anche io ero diretta là. Per un momento mi sfiorò l'idea di chiedere se potevo aggregarmi a loro. Ma poi mi fermai. Una ragazza sola con tre uomini? Non potevo essere così imprudente. No, dovevo mettermi in marcia da sola, silenziosa, veloce, senza dare nell'occhio. Non potevo rischiare di abbassare la guardia troppo presto. Era troppo rischioso anche solo parlare con qualcuno più del necessario. Infondo, per quanto ne sapevo, potevano avere spie ovunque. Così, trassi un profondo respiro e mi diressi verso la camera che il locandiere mi aveva preparato. Serrai la porta dietro di me, vi posai un mobiletto contro e mi guardai intorno. Era semplice ma pulita e io non avevo grandi pretese. Mi buttai sul letto senza togliere nemmeno gli stivali e chiusi gli occhi, sfinita. Ero appena arrivata, e già volevo ripartire. Ma sapevo in cuor mio che era la scelta giusta. Tutta quella libertà mi spaventava ed elettrizzava allo stesso tempo. Sapevo che la mia vita non sarebbe mai stata quella di un tempo ma, per la prima volta dopo molto tempo, guardavo al futuro con occhi colmo di speranza. Mi alzai a fatica, riuscii a spogliarmi e a rinfrescarmi. Quando indossai la sottile veste di seta che avevo portato con me e mi infilai sotto le coperte, per un momento, mi parve di essere a casa. E mi addormentai con un sorriso. |
Altea trascorse così quella notte all'aperto.
Era però una nottata fortunatamente limpida, stellata e dall'aria fresca e profumata di campo. Camelot con i boschi circostanti, fino ai monti lontani, appariva chiara e meravigliosamente incantata da quell'atmosfera che oramai annunciava il prossimo Autunno. Giunse poi l'alba ed il Sole cominciò ad illuminare ogni cosa, facendo svanire, a poco a poco, il mistero della notte a vantaggio del chiarore del giorno. E con le ombre dell'oscurità, in breve, sfumarono anche i timori di Altea. Poco dopo la chiesa aprì la sua porta ed alcuni frati apparirono sul portico romanico. Arrivò allora un grosso carro di legno. Era quello che avrebbe condotto la ragazza a Sygma. |
Clio così si addormentò per poi svegliarsi il mattino seguente.
A destarla fu la luce che penetrava dall'unica finestra della stanza, l'odore di focacce calde che saliva dal pianterreno e le voci che si udivano nello spiazzo sottostante. Erano le voci di quei mercanti che ormai stavano per partire. “Messere...” disse il locandiere a Francesco “... vorrei chiedervi una grazia...” “Dite pure.” “Ecco... c'è un mio cugino... ed è un chierico... lui è atteso in un monastero a Sygma...” “Dunque?” fissandolo Francesco. “Beh, ultimamente laggiù ci sono state tensioni...” fece il locandiere “... e lui ora ha paura ad intraprendere questo viaggio da solo... teme che presso Sygma possa accadergli qualcosa... insomma... aiuterete un uomo di Dio...” “E sia...” annuì Francesco “... ma noi si parte fra meno di un'ora... dite a vostro cugino di arrivare qui in tempo.” “Grazie, messere.” Sorridendo il locandiere, per poi ritornare dentro. |
Ma nonostante le preghiere di Eilonwy, suo padre appariva irremovibile.
Fece allora chiamare la nutrice della ragazza per farla condurre nella sua stanza. La nutrice obbedì e portò Eilonwy nella sua camera. “Come potevi pensare” disse la nutrice una volta rimaste sole in quella stanza “che tuo padre ti concedesse di partire? Lui sogna per te un matrimonio con qualche nobile di Camelot e di destinarti dunque ad una vita tranquilla ed agiata. Non ha mai preso in considerazione la possibilità di vederti diventare cavaliere. E mai lo farà. Togliti perciò questa idea dalla testa. Altrimenti, temo, che tuo padre ti farà davvero chiudere in un convento. Su...” sorridendole “... ho sentito che domani giungerà tuo zio Nicolò proprio da Sygma. Sono certa che ti porterà tanti doni e con i suoi racconti ti farà sognare di quella terra.” La baciò per la buonanotte ed andò via. |
Avevo girato intorno alla poltrona di Jacopo e gli avevo poggiato delicatamente le mani sulle spalle, massaggiando piano mentre parlava... era teso, lo sentivo... era stanco.
In silenzio ascoltai le sue parole... un dipinto... il Verziere Fiesolano... e qualcuno che vuole rubarlo? E avevano interrotto la festa del mio matrimonio per questo? Dopotutto, pensai, da ciò che dica Jacopo, quel quadro era ancora al suo posto, no? Sospirai: ero scontenta, ma cercai di mascherarlo... e, prima che potessi dire alcunché, Jacopo si alzò all’improvviso... Citazione:
infine, raggiungendolo di fronte alla finestra, sorrisi tristemente... “La nostra Luna di Miele...” mormorai “Sai... non credo di voler partire adesso. Insomma... c’è questo fantomatico Robin Hood in giro, no? Ed io sono assolutamente sicura che, se pure partissimo stasera stessa, nel giro di due giorni tu saresti richiamato qui ed io mi ritroverei a fare la Luna di Miele da sola e chissà dove...” I miei occhi scivolarono fuori dalla finestra, verso le colline... ne seguii il familiare contorno, accarezzai con lo sguardo i dolci declivi e il verde dei prati... poi riportai gli occhi su di lui. “Andrebbe esattamente così, Jacopo, lo sai anche tu... e sarebbe orribile!” Esitai... “Risolvi questa cosa...” soggiunsi poi, sforzandomi di sorridere e di non apparire delusa “Risolvila, e poi forse riusciremo anche a partire!” |
Aspettavo con ansia e mi nascondevo nel mantello dai primi viandandi mattutini che mi osservavano, alcuni erano di alto ceto e avrebbero potuto scoprirmi...sentivo i loro occhi puntati...alcuni misericordiosi, altri di disprezzo.
Dentro di me provavo risentimento verso i miei genitori, poichè ero costretta a fare tutto questo...scappare e nascondermi come una fuggitiva. In fondo anche questo era dettato da loro, se mi trovavo in quella circostanza era sempre per colpa loro. Ma non vi era tempo per avere rimorsi e riflettere, presto arrivarono i frati e il carro di legno..mezzo di trasporto assai scomodo, mi fecero segno di salire. Senza proferire parola presi posto in fondo al carro aspettando la partenza, che speravo imminente. |
Jacopo fissò Talia per alcuni lunghi istanti, per poi voltarsi a guardare fuori.
“Non c'è nessun Robin Hood...” disse con lo sguardo indefinito verso quello scenario che l'aria limpida di Settembre aveva reso ancora più bello “... nessuno è così idealista... neanche per una causa tanto assurda quanto sbagliata... forse cose simili accadono nei libri... la realtà è ben diversa... dietro a tutto questo si cela il normale e primordiale bisogno che l'uomo ha di difendere ciò che crede suo... io non critico il Clero... probabilmente anche gli aristocratici avrebbero reagito così se qualcuno avesse attentato ai loro beni e privilegi... ma sono al servizio del re ed ogni nemico della legge è anche mio nemico... e poi la Chiesa in passato si è già macchiata di simili colpe... come la storia della Falsa Donazione di Costantino...” sorrise “... ma basta parlare di queste cose...” abbracciò la sua giovane moglie “... ti prometto che appena sistemata questa faccenda partiremo per un viaggio attraverso le più belle e importanti capitali europee... Madrid, Parigi, Londra, Vienna, Capomazda, Atene... se vuoi arriveremo anche ad Istanbul... o, come la chiama ancora qualcuno, Costantinopoli...” i suoi occhi incontrarono quelli di lei e poi la baciò. Ma proprio in quel momento un servitore bussò alla porta. “Capitano...” “Cosa accade?” “Chiedono di voi...” “Chi è?” “Corsica...” Quella parola suonò come una sorta di codice. “Si, sarò nel mio studio.” Il servo andò via e Jacopo salutò Talia. “A più tardi, cara...” le baciò la mano e raggiunse il suo studio al pianterreno. |
Era tutto pronto per la partenza.
Altea salì su quel carro e poco dopo il suo viaggio verso Sygma iniziò. Lasciarono subito Camelot ed si diressero verso Nord. Il paesaggio mutò rapidamente e dalle verdeggianti e folte foreste subito si ritrovarono tra le erbose colline che questa vigilia, ancora assopita, di Autunno si preparava a renderle adorne come una sposa per il suo sposo. Per allietare il viaggio, uno dei frati intonò alcune canzoni, fino a quando si fermarono per far riposare i cavalli. Poi ripresero il cammino. “Credo” disse uno dei frati “che troveremo Sygma al quanto animata...” “Già...” fece un altro “... ci saranno guardie e avventurieri ovunque... gran brutta storia questa faccenda del quadro e tutto il resto...” |
Non era giusto.
Non era affatto giusto. Io non mi voglio sposare con un nobile di Camelot scelto da lui. Voglio essere libera, voglio combatte, voglio essere un cavaliere. Solo perchè sono una una donzella non significa che mi caccerò nei guai. Non voglio essere una ragazza da marito, fragile e ingenua, come quelle delle favole. http://www.lefiguredeilibri.com/wp-c...i.Medioevo.jpg Che barba. |
Fissavo Jacopo...
parlava con gli occhi lontani, uno sguardo cupo e altero... lo conoscevo bene, troppo bene per non sapere quanto quei discorsi lo irritassero. Lievemente gli poggiai una mano sul braccio, dunque. Citazione:
Corsica? Quella parola mi parve strana... una strana risposta alla domanda che era stata posta... Corsica... cosa significava? Stavo per chiederlo a Jacopo, ma lui non me ne dette il tempo: mi baciò la mano ed uscì subito dalla stanza. Esitai per qualche istante. E tuttavia non posi molta attenzione alla cosa... uscii dalla stanza diretta in cortile e quando vi giunsi il servitore ed il misterioso appuntamento di Jacopo erano già svaniti dalla mia mente. C’era una sola cosa capace di rilassarmi e di farmi dimenticare problemi e preoccupazioni, solo una cosa che davvero mi piaceva fare... In silenzio, rapidamente, raggiunsi il cortile interno e da qui l’ampio stanzone che fungeva da magazzino per il palazzo, vi entrai e mi accostai all’angolo in cui erano riposte le mie cose... con cura scelsi una tela liscia e dei colori, scelsi dei pennelli, misi dell’acqua in un barattolo chiuso e presi l’olio... riposi tutto con cura in un’ampia e ruvida sacca che mi misi a tracolla, poi mi diressi verso le stalle. Pochi minuti dopo, in sella al mio cavallo, stavo attraversando la città, diretta verso la campagna... |
Il paesaggio cambiò dopo poco, guardavo le dolci colline che contornavano l'orizzonte mentre i frati intonavano canzoni per rendere il viaggio più piacevole.
Poi la conversazione si spostò proprio sul quadro..infatti quello non era un viaggio di piacere e che cosa avrei trovato una volta arrivati a Sygma? "Pensate davvero che troveremo gente di ogni tipo? Che ne sarà di me una volta arrivati a destinazione, ora ho la vostra protezione ma poi? Mi troverò sola laggiù..non vorrei trovarmi in balia di gente poco raccomandabile." abbassai finalmente il cappuccio del mantello e osservai i frati mentre ponevo loro le mie domande e perplessità. |
Ascoltai il discorso animato di Rown....." Padre Anselmo...dice il vero, i ladri non sono brava gente ed e' questo che vi ho insegnato.....si puo' vivere senza rubare e questo ladro potrebbe non essere una leggenda......e se riuscissi ad evitare che rubi il quadro..magari con l'aiuto di nostro Signore....e delle preghiere di voi tutti........potremmo ancora mantenere questa casa che ci accoglie tutti...e magari qualche altro bimbo potra' sperare di avere un tetto sulla testa.....ora tesoro mio, tu sarai l'uomo di casa.....e dovrai essere l'uomo che ti ho insegnato ad essere...vedrai che tornero' prestissimo....non ve ne accorgete neanche......"......scappai a guardare la torta...era pronta e profumata...." Andiamo a dividerla con gli altri...cosi' potro' salutarli........."........fu una gioia guardarli mangiare...e fu un dolore doverli salutare..presi solo qualcosa da mettere in una sacca........era quasi buio....andai a trovare Padre Anselmo.....mi sarei fatta indicare la strada da lui......entrando in Chiesa..." Padre Anselmo ?...Padre ?.....sono Elisabeth devo parlarvi....." Sentii dei passi vicino all'altare...e gli andai incontro......" Sono felice di vedervi ....come state?...il vostro raffreddore vedo che e' passato.....sono felice......ascoltate...sono qui a quest'ora tarda....perchè ho deciso di andare a Sygma......so da Rown che siete a conoscenza del quadro e del fatto che daranno una bella ricompensa a chi fermerà il ladro...nessuno più di voi sa quanto io abbia bisogno di quei soldi......e ho deciso di provare.....vi chiedo solo di proteggere i miei bimbi......lo avete fatto sino ad ora.....per voi non sarà un sacrificio.......riposerò nella vostra chiesa..una panca andrà bene...domattina partirò....magari mi indicherete la strada migliore......"...risi nervosamente.......il mio primo viaggio...e guardandomi i piedi anche a piedi nudi...ma maria aveva bisogno di un paio di scarpe piu' grandi e le mie sembravano andarle meglio.....
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Mi svegliai, destata dalla luce, senza sapere bene quante ore avevo dormito.
Mentre mi vestivo udii i discorsi dei mercanti, fermi davanti alla locanda. Perfetto, pensai, ora sono in quattro, e per di più con un chierico, meglio non mi poteva andare. Però una cosa andava considerata attentamente, le strade non erano sicure. Eppure, pensai, con tutta la gente attratta dalla storia del quadro.. E se fosse giunto qualcuno fin da casa mia? Trasalii, la prudenza non è mai troppa. Presi una pezza di cotone dalla sacca e vi avvolsi accoratamente l'elsa della spada, era troppo pericoloso andarsene in giro con quella in bella vista. Mi chiesi perché non ci avessi pensato prima. Tuttavia, non avevo affatto cambiato idea: sarei andata a Sygma, sola. Non potevo fidarmi di sconosciuti, non ero ancora abbastanza tranquilla, non ero ancora pronta. Scesi nell'ampia sala, dove potei mangiare le ottime focacce che spargevano profumo in tutto l'ambiente. Pagai il locandiere e tornai da Ercole. Fu un piacere accorgermi che gli era stato dato da mangiare. "Pronto per una nuova avventura, amico mio?" Sussurrai sorridendo. Lo condussi fuori, mi calai il cappuccio sulla testa e mi avviai sulla strada per Sygma. |
Eilonwy trascorse così quel giorno, tra mesti pensieri ed una forte delusione.
Ma verso il pomeriggio accade qualcosa. Una carrozza fece il suo ingresso nel palazzo di famiglia e subito fu accolta con grandi onori. Era infatti suo zio Nicolò giunto a far loro visita. Poco dopo la nutrice bussò alla porta della ragazza. “Eilonwy...” disse “... presto, preparati... tuo padre vuole che scendi a salutare tuo zio che è appena giunto.” |
Mi pettinai i capelli e guardai per un po' la mia immagine riflessa nello specchio.
Mi misi un fiore giallo tra i capelli. Indossai un abito giallo con fiocco azzurro. http://fc08.deviantart.net/fs71/f/20...lz-d6d07yq.jpg Scesi le scale per andare a salutare mio zio. |
Clio, in groppa al suo fidato Ercole, aveva preso la strada per uscire da Camelot e dirigersi verso Sygma.
Il carro dei mercanti, avendola preceduta, si trovava davanti a lei, quasi come se le indicasse la via facendosi seguire. Il paesaggio mutò rapidamente con l'imbrunire e i fitti boschi disseminati fra le colline cominciarono a segnare l'orizzonte. La ragazza udiva il canto di uno dei tre mercanti e quasi pareva allietare il suo cammino. Poi, quando il crepuscolo era ormai giunto, i mercanti, che precedevano ancora Clio, decisero di fermarsi prima che facesse buio. Si accamparono così in una radura irregolare ed accesero un fuoco. “Teniamolo bello vivo...” disse Francesco agli altri “... è zona di lupi e di briganti questa e non voglio ritrovarmi addosso né gli uni, né gli altri.” “Che Dio ci scampi da entrambi i pericoli!” Esclamò il frate. |
Nel vedere che Altea era in realtà una ragazza e non un uomo, i frati restarono sorpresi.
“Se avete deciso di partire” disse poi uno di loro ad Altea “allora significa che avevate uno scopo una volta giunta a Sygma...” “Potrete cercarvi un lavoro” fece un altro “laggiù. Magari in un convento come giardiniera o cuoca.” “Perdonatemi...” fissandola un altro di quei religiosi “... ma perchè siete partita per questo viaggio? Cosa volevate trovare lassù a Sygma?” |
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