Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 27-01-2015 01.20.59

Il Re di Cuori ed il Fiore meraviglioso
 
A Te, mio Signore Dio,
che Hai forgiato il mio cuore e ne conosci ogni sogno e bisogno, dedico ed offro questa storia, affinchè in essa sia narrata la Tua Grazia e la Tua Gloria.



Prologo



“Ho con me questo antico testo...” disse Asevolio, aprendo la grande borsa di pelle che aveva con sé e tirando fuori un grosso libro dalla copertina di pelle consumata “... credo che troverete molto interessante la sua lettura...” mettendolo poi sul tavolo, davanti al priore Tommaso.
“Si direbbe discretamente antico...” mormorò il religioso, portando la schiena contro la spalliera della sedia sulla quale era seduto ed unendo i polpastrelli delle mani, per poi assumere un'aria indagatrice “... ma non eccessivamente... forse un secolo e mezzo fa, o poco più... questo direi il periodo al quale risale...”
“I miei complimenti...” piacevolmente stupito il medico “... questo libro risale esattamente a cento sessantanni fa.” Annuendo Asevolio.
“Non è poi un esercizio troppo difficoltoso...” fissandolo il priore “... basta osservare... c'è da dire comunque che noi religiosi siamo avvantaggiati, visto che per dovere, missione e diletto trattiamo con i libri quasi allo stesso modo che con le persone. Sebbene classificare un testo sia infinitamente più semplice.”
Asevolio lo ascoltava animato da una vivo interesse.
“Datarlo, come dicevo, non è affatto difficile...” continuò il priore Tommaso “... la pelle è essiccata con il vapore e cucita in modo ortogonale, lungo le bisettrici di ripiegatura che corrono ad incrociarsi al centro della copertina frontale. E poi i caratteri impressi per il titolo, con quell'inchiostro nero e dorato... una tecnica tipica dei maestri Capuani, che circa due secoli fa vedevano la loro arte molto ambita da ricchi signori e mecenati. No, davvero lavoro di poco conto stimare l'età di questo testo.”
“Io non ci sarei riuscito.” Sorridendo il medico.
“Naturale, siete un medico.” Disse il religioso. “Voi dovete scriverli i libri, non studiarli.”
“I religiosi invece si?” Chiese Asevolio. “Anche quelli non Sacri?”
“Soprattutto, amico mio.” Annuì il priore. “Vedete, molti demonizzano i Padri Domenicani perchè usano, talvolta, bruciare grandi quantità di libri.”
“Io sono un uomo di scienza” fece Asevolio “e biasimo questo genere di cose. Se mi perdonate la franchezza.”
“Oh, io non devo certo perdonarvi, né intendo curarmi riguardo alla vostra franchezza.” Chiudendo per un istante gli occhi il religioso. “Come detto, voi siete un medico, dunque vi intendete di corpi, mentre io, essendo un religioso, mi occupo di anime. Quanto ai Padri Domenicani, immaginate soltanto che un libro di magia nera, tanto per fare un esempio, non sia diverso da un morbo, come la peste, il vaiolo o la lebbra e che dunque come tale vada debellato. Voi lascereste esposto in una piazza o in un'affollata stanza un cadavere infetto di un morbo mortale? Con il rischio di diffondere un'epidemia?”
“Naturalmente no.”
“Ecco, vedete?” Riaprendo gli occhi il religioso. “Non siete poi così diverso da un Domenicano. Con la differenza che voi difendete il corpo dei vostri simili, mentre lui fa la medesima cosa ma con le loro anime. Ma non divaghiamo. Perchè mi avete mostrato questo testo?”
“E' un elenco.” Spiegò Asevolio.
“Un elenco?”
“Si.”
“Di che genere?”
“Nato per raccogliere le notizie custodite nel Libro Ducale.”
“Il Libro Ducale... la lista dei duchi di Capomazda, dagli albori ad oggi.” Ripetendo quasi ad alta voce il religioso.
“Esattamente.”
“Ebbene?” Domandò il priore.
“Alla scuola cattedrale di San Felice, a Pomilia, abbiamo sottoposto la lista dei duchi ad uno studio che forse qualcuno riterrà... ambiguo?”
“Perchè mai?” Incuriosito il religioso.
“Perchè abbiamo studiato la morte di molti Arciduchi.” Rivelò il medico.
“Immagino vi sia uno scopo dietro ciò.”
“In verità” Asevolio al priore “questo studio ci è stato commissionato.”
“Da chi?”
“Da Sua Grazia il vescovo.”
Il priore Tommaso restò in silenzio.
“Ed abbiamo scoperto qualcosa di...” continuò Asevolio “... di ambiguo appunto.”
“Ossia?”
“Che molti duchi sono morti per cause ritenute naturali” disse Asevolio “ma mai del tutto spiegate.”
“Anche la scienza medica ha dei limiti.”
“Certo.”
“Dunque?”
“Ma quelle morti non possono essere definite, da un punto di vista medico, come naturali.”
“La Natura ha molti segreti.”
“E questo elenco sembra custodirne diversi.” Osservò Asevolio. “Ma in tutta onestà non li definirei naturali.”
“Perchè?”
“Perchè uno spavento non è considerato morte naturale.” Rispose il medico. “Uno spavento induce ad una possibile morte. Ma per compiere ciò deve essere straordinariamente intenso. E comunque, una dinamica che porta ad un grosso spavento non può esternarsi nella medesima espressione, anche perchè l'effetto di uno spavento può variare da individuo ad individuo, combinandosi poi con una varietà di fattori praticamente infinita.”
“Cosa intendete?”
“Forse dovrei leggervi questo...” aprendo il libro il medico “... una nota aggiunta al margine di una delle pagine del Libro Ducale e qui riportata interamente... riguarda indirettamente la morte dell'Arciduca Taddeo l'Austero e quella di alcuni dei suoi predecessori e successori, essendo tutte praticamente uguali...”
“Vi ascolto.”
Asevolio cominciò a leggere...

“Sull'origine della maledizione dei Taddei sono state tramandate e scritte molte cose. Ma discendendo io stessa da tale nobile stirpe ed avendo udito più volte questa storia da mio padre, che a sua volta l'aveva appresa da suo padre, come quello dal suo e così via, ho deciso di trascriverla a margine di questa pagina, nella piena certezza che tutti i fatti narrati si svolsero come qui descritti.
L'Arciduca Ardeliano il Grande, dopo aver conquistato i territori di Sygma, annettendoli a quelli ducali di Capomazda, per sancire l'alleanza tra il suo casato e quello regnante in terra Sygmese decise di prendere come moglie la principessa Gaya e farne la sua Granduchessa.
Ella amava teneramente il duca ed il loro, nei primi mesi, fu un Amore ed un matrimonio felice.
La principessa conquistò subito il cuore del popolo Capomazdese e il ducato accolse la ragazza con gioia ed entusiasmo.
Ma Ardeliano, uomo di grandi slanci e passioni, non aveva dimenticato un'altra donna, incontrata in precedenza e che amò come amante durante le campagne Flegeesi finite poi con una sconfitta.
Quell'amore impossibile, lei infatti, principessa Flegeese era già ammogliata, restò albergato nel cuore del duca, togliendogli la capacità di godere invece non solo della sua grande vittoria su Sygma, ma anche del grande sentimento che Gaya aveva per lui.
E così, in una miserevole notte di Primavera, accortasi che il duca non ricambiava appieno il suo Amore, la principessa lasciò il palazzo reale di Sygma e fuggì da sola tra le colline.
Vedendo ciò, Ardeliano comprese la sua follia, condannò se stesso per non aver compreso quel dono e preso il suo miglior cavallo corse a cercare sua moglie.
Ma davanti a questa scena nessuno dei servitori scelse di accompagnarlo ed una vecchia, si narra, lo maledì, profetizzando una misteriosa e diabolica furia pronta a colpire il duca ed i suoi discendenti, reo di non aver goduto dei tesori, spirituali e terreni, di Sygma.
La notte allora si fece cupa, sinistra, ululante e gemente come se le forze oscure si fossero destate per abbattersi sulla Terra.
Arrivarono allora nel palazzo alcuni cavalieri Capomazdesi e divenuti sospettosi riuscirono infine a sapere dai servi l'accaduto.
Presero i palafreni ed uscirono per cercare Ardeliano e Gaya.
Percorsero la valle fino ad incontrare un contadino, chiedendogli del duca e di sua moglie.
Il villano appariva come sconvolto ed alla fine balbettò qualcosa di incredibile.
Egli infatti aveva effettivamente visto qualcuno correre nella valle.
Si trattava di una bellissima ragazza e dietro di lei di un nobile signore in sella ad un robusto cavallo.
Ma la cosa sconvolgente era che proprio alle spalle di quei due, che altri non erano che Gaya ed Ardeliano, una muta di spaventosi cani si era gettata al loro inseguimento ed a capeggiare quelle bestie vi era un altro cane, più feroce ed agghiacciante di tutti gli altri.
I cavalieri non credettero a quell'uomo e ripresero il loro galoppo, dopo averlo mandato al diavolo.
Ma poche miglia però dopo udirono qualcosa.
Dei terrificanti latrati ed infine intravidero una sagoma nella valle.
Era il cavallo di Ardeliano, con la bocca schiumante di bava e la sella vuota.
Vedendo ciò, spaventati, di nuovo ripresero a correre in cerca del loro duca e di sua moglie.
E quando la Luna spuntò dalle nubi illuminando la campagna di Sygma, i cavalieri si ritrovarono davanti ad una scena terribile.
Un corpo giaceva a terra, sfigurato a tal punto da un'espressione di vivo terrore da non essere subito riconoscibile da quei cavalieri.
Solo dai suoi abiti, infine, essi riconobbero che quel corpo senza vita era del loro signore, il duca Ardeliano.
Ma ciò che portò alcuni di loro alla follia fu l'ululato che udirono echeggiare tra le colline e la figura lontano di un'indefinita bestia che li fissava con malvagità nel sinistro pallore lunare.
Due di quei cavalieri morirono all'istante di crepacuore, tre persero buona parte del senno e gli altri quattro, ritornati a Capomazda, finirono i loro giorni in convento.
Gaya invece svanì nel nulla, come inghiottita da quella terribile notte.
Ecco, questa è la storia di quella furia che da allora si dice affligga così crudelmente la nostra stirpe e che viene chiamata la Gioia dei Taddei.
E non si può nascondere che molti dei nostri siano morti in circostanze tanto simili, quanto spaventose.
Ma trascriverla qui non è solo la volontà, da parte mia, di descrivere i fatti come monito per tutti voi, ma anche la speranza di infondere in voi la Fede verso la Misericordia Divina, affinchè perdoni le nostre colpe, cancelli la nostre miserie e ci liberi da questo affanno.
Portate alla mente le mie parole, le mie preghiere ed i miei consigli.
Pregate dunque, figli miei.
Pregate e tenetevi lontani dalla notte e dalla campagna, quando le forze del male maggiormente si scatenano.

Conselia de'Taddei, Granduchessa di Capomazda.”


Finito di leggere, Asevolio richiuse il libro, per poi alzare lo sguardo sul Priore Tommaso con aria interrogativa.
“Affascinante leggenda.” Con noncuranza il religioso.
“Molti giurano non sia una leggenda.” A lui Asevolio.
“Anche i miti pagani avevano, pare, diversi testimoni” replicò il religioso “ma oggi abbiamo poi scoperto che si discostavano dalle favole solo per i preziosismi stilistici con i quali erano narrati.”
“I duchi morti tutti in circostanze simili e misteriose sono forse personaggi di favole? I Vangeli, tra i miracoli di Nostro Signore, riportano anche di come Egli scacciasse i demoni. Le forze infernali, dunque, esistono per la Chiesa.”
“Naturalmente.” Senza scomporsi il Priore. “Ma la Chiesa accetta la presenza di tali fenomeni solo dopo aver escluso tutte le possibili cause naturali del caso. Prima di conoscere animali come gli elefanti, ad esempio, gli antichi, ritrovando i resti di tali creature, come il cranio e gli arti spropositati, attribuivano tali scheletri ad esseri fantastici, come ciclopi ed animali mostruosi. Molti fenomeni che oggi ci appaiono senza spiegazione, un giorno forse saranno chiariti dalla scienza senza dover scomodare il folclore e leggende varie.”
“Capisco...” pensieroso Asevolio “... fatto sta che oggi, però, Capomazda è senza un duca Taddeide ed i due pretendenti al seggio ducale non hanno sangue di Ardea nelle loro vene.”
“Ma perchè siete qui?” Alzandosi dalla sedia il Priore Tommaso. “In cosa credete io possa aiutarvi? Sono un uomo di Chiesa, non un politico e neanche un soldato.”
“Infatti” alzando il capo Asevolio “per sconfiggere le forze occulte non occorrono né politici, né soldati...”
“Volete dunque dichiarare guerra agli inferi?” Con leggero sarcasmo il Priore.
“No...” scuotendo il capo Asevolio “... solo proteggere Capomazda dai suoi nemici... di qualunque natura essi siano...”
Ed il Priore Tommaso restò a fissarlo senza rispondere nulla.
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Il Re di Cuori ed il Fiore meraviglioso


Capitolo I: La gioia dei Taddei



“Che Dio maledica questa Gioia, che tanti valent'uomini ne sono rimasti uccisi! Invero, essa oggi commetterà un danno ancor maggiore!”


(Chretien de Troyes, Erec ed Enide)



Nell'antico ed ameno distretto detto delle Cinque Vie, nella nobile e felice Capomazda, non troppo distante dal corso del Lagno, la vasta e ridente campagna ricopriva gran parte di quelle terre, interrotta solo da una strada di poco più ampia di un sentiero che la tagliava in due.
Il Sole calava stancamente sull'erboso campo, racchiuso e descritto, come un quadro di pastorale candore, da decine di tozze e robuste querce che estendevano in ogni dove i loro lunghi e aggrovigliati rami sopra un lussureggiante e screziato tappeto d'erba e di fiori.
In alcuni tratti esse si mischiavano a salici, pini ed altre piante del sottobosco, generando una fitta rete capace di imprigionare gli ultimi bagliori del giorno morente, per poi liberare ombre lunghe ed imponenti che in quel purpureo e idilliaco scenario parevano generare spazi indefiniti ed infiniti, dove spesso lo sguardo dei sognatori, degli artisti e degli innamorati ama perdersi, immaginando un mondo che la fantasia trasforma in sentieri ed orizzonti di selvaggia e romantica avventura.
E proprio in un ampio spazio aperto che faceva da fondale a quella strada, una lenta carovana di mercanti percorreva quel bucolico e feudale ambiente.
La carovana, attraversando quel passo immerso nella natura incontaminata e primordiale di quel luogo, accorgendosi di una sagoma poco più avanti, tradì la sua presenza facendo suonare un campanaccio.
Stava infatti d'avanti ad essa un mulo che stancamente, con un incedere quasi incanutito, portava in groppa una figura dimessa e dall'aria malinconica.
Quella figura, per così dire quasi indifferente, se non addirittura apatica, a ciò che accadeva lungo la strada, sembrava come assorta da pensieri vaghi e lontani che conduceva al suo cospetto al suono basso della sua cetra.
I mercanti la raggiunsero e la fiancheggiarono.
“Salute a voi...” disse uno di quelli al bardo “... siamo stranieri giunti qui per i nostri affari. Dista molto Capomazda?”
“Salute a voi, perduti viandanti...” rispose il bardo “... procedendo in questa direzione, tra i sicomori ridenti, i melanconici salici e le fronde cremisi di querce addormentatesi al crepuscolo, giungerete in quella matta e variegata realtà che gli uomini chiamano Capomazda.”
“Quanto occorre per raggiungerla?” Domandò un altro di quei mercanti.
“La temporalità” mormorò il bardo “è un'invenzione degli uomini nel tentativo di dar un nome comprensibile agli accadimenti della vita. Ma proseguendo a passo svelto, così che comprendiate, vi giungerete prima che faccia buio.”
“Grazie, buon musico.” Annuendo il mercante. “Anche voi siete diretto là?”
“Io vago tra il crepuscolo ed il silenzio, dove gli uomini non giungano e non trovano sollievo.” Fece il bardo.
I mercanti si scambiarono varie occhiate fra loro.
“Oh, non tentate di comprendere la mia natura ed il mio spirito...” sorridendo per un attimo il bardo “... ma se volete vi dirò che sono il primo bardo di Elphin, che provengo dal paese delle stelle d'Estate, che ho conosciuto Merlino e Santa Maria Maddalena, mi sono bagnato nell'Arno e nel Giordano e che ho attraversato il Calvario insieme all'Ebreo Errante ed ai suoi maledetti trenta denari.”
I mercanti lo fissavano stupiti.
“La mia natura non è né carne e né pesce” continuò il bardo “ed il mio incedere è tradito solo dalla mia musica. E solo la mia musica riconoscerete e da essa me. Sono Taliesin il bardo.”
E detto ciò riprese a suonare il suo strumento, mentre la carovana dei mercanti passò oltre e riprese il suo cammino.
Alla fine quegli stranieri giunsero, come indicato loro dal bardo, alle porte della capitale Capomazdese.
E la città, di un rosato ed antico profilo, come persa, o meglio sospesa, in quello sfondo crepuscolare, accolse i mercanti con le ultime cerimonie del giorno ormai calante.
Soldati marciavano a passo ordinato, davanti a cavalieri bardati di tuniche variopinte ed elmi dal raro piumaggio, a loro volta con un seguito di valletti attenti alle redini dei destrieri scalpitanti che mordevano schiumando i freni dorati.
“Vi è una parata, buonuomo?” Uno dei mercanti ad un passante.
“E' il cambio della guardia, messere.” Rispose questi. “Lord Gvineth tiene molto che le armate sfilino superbamente, per mostrare il potere del nostro esercito.”
“Egli è il signore di queste terre?” Ancora il mercante.
“Si, insieme a lord Cimmiero.” Annuì il passante. “Entrambi reggono il ducato, dopo che l'ultimo duca, lord Guisgard de' Taddei è morto. Lord Gvineth si occupa del potere militare, mentre lord Cimmiero controlla l'amministrazione.”
“Lord Gvineth è quell'uomo alla testa dei soldati marcianti?” Un altro di quei mercanti al passante.
“No, quello è il capitano De Gur, suo braccio destro. Vive in un castello poco fuori la città, insieme a sua moglie.”
“Dove possiamo trovare un alloggio?” Domandò il mercante.
“Vi sono molte locande in città.” Fece il passante. “Sicuramente troverete un alloggio accogliente.”
Poco dopo la sera prese il posto del crepuscolo ed enigmatiche luci illuminarono Capomazda, facendola cadere in un innaturale sonno.
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C’è una strana atmosfera a Miral nelle fredde sere d’inverno.
Come una quiete insolita e sospetta che attraversa le sue vie, mentre cominciano a velarsi di foschia, una pace inaspettata, un silenzio irreale.
Sono pochi però, i momenti in cui appare tanto magica, una volta il mio preferito era il tramonto, quando cominciavano ad accendere le luci delle case, e in strada si poteva sentire il profumo delle prelibatezze preparate dalle donne della città.
Ora però preferivo la notte, e quel silenzio malinconico e assordante.
Canticchiavo, camminando sulla riva del pittoresco canale, su cui si affacciavano case, le botteghe, tutte rigorosamente buie.
Mi incuriosivano quelle poche luci accese, sintomo che qualcuno, esattamente come me, non stava dormendo.
E paradossalmente mi sentivo meno sola.
Eppure ero stata io stessa a ricercare quella solitudine inquieta.
Casa non era lontana, e mancavo da troppo tempo.
La campagna doveva durare un paio di settimane, invece si era protratta per quasi tre mesi.
Non che mi dispiacesse, per carità, anzi.
Odiavo i periodi tra una campagna e l’altra.
C’era troppo tempo libero, troppo tempo per pensare, troppo tempo per ricordare.
In battaglia non c’è tempo, se ci si riposa si è talmente stanchi che si sprofonda in un pesante sonno senza sogni che non siano presagi di morte.
E poi in quella guerra di cui non mi importava un accidente c’erano loro a distrarmi.
Era la terza volta che combattevo al fianco dei Montanari, eppure mi consideravano una di loro. E’ incredibile il legame che si crea tra sconosciuti combattendo fianco a fianco.
Così, mi scappò un sorriso, pensando ai ragazzi che avevo appena lasciato nell’Ostaria del Topo Rosso.

La piccola osteria alle porte della città, sembrava aver subito un’improvvisa invasione di beceri soldatacci di ventura.
Ma considerando che quei soldatacci erano appena tornati da una campagna vittoriosa, con le tasche piene di Vipere d’Oro sonanti, e avevano una gran voglia di festeggiare con donne e vino, era un’invasione più che ben accolta dal simpatico oste.
E non si trattava di soldati qualunque, ma dei famigerati Montanari, che erano riusciti a riconiare il termine tanto usuale, (nato da un vecchio insulto rivolto ai primi esponenti del gruppo) rendendolo qualcosa di spaventoso.
Un nome che faceva scostare le persone al loro passaggio, inventare storie per spaventare i bambini, sprangare le porte, e pregare di non mettersi mai sul loro cammino.
Eccoli lì, i terribili Montanari.
Uomini semplici forse, rozzi per lo più, crudeli in battaglia, certo, eppure capaci di difenderti in ogni situazione, di avere per te le gentilezze più inaspettate.
Come spesso accade, il mostro visto con occhi diversi non sembrava così pericoloso.
E io lo sapevo bene, per i pirati era la stessa cosa.
Solo che i Montanari difficilmente rubavano, con la paga esorbitante che chiedevano per i loro servigi.
Stavo ridendo, per non so più quale ricordo imbarazzante di Kostor, quando il capitano Elos, propose un brindisi alla compagnia.
Ci voltammo subito verso di lui. Era diverso dai capitani che avevo incontrato, non incuteva terrore nei suoi. Sapevano solo tutti che era il migliore, oltre che una delle persone paradossalmente più serie, e nessuno aveva mai messo in discussione il suo comando.
Alzai il boccale insieme agli altri, per poi portarlo alle labbra.
Una smorfia disgustata mi si dipinse sul volto. Da quando servivano quell’orrore?
Ma poi mi guardai in giro, effettivamente cominciavano ad essere tutti ubriachi.
Beati loro.
Era ora di andare.
Mi alzai, avvicinandomi ad Elos, lui si voltò verso di me e sorrise.
“Clio..” con un leggero inchino “Stai andando?”.
Annuii “Direi di sì..” sorridendo “Grazie di tutto… è sempre un piacere lavorare con voi..”.
“Ah, non dirlo neanche…” scosse la testa “Sei una di noi ormai..”.
Sorrisi, grata di quelle parole.
“Domattina ripartirete per Berig?” voltandomi, distratta da uno schiamazzo troppo alto, per poi tornare a guardare Elos.
“Nah..” rispose lui “Penso che resteremo un paio di giorni chiusi qui dentro..” rise, e io con lui.
“Finchè non avrete speso tutta la paga?” risi.
“Perchè no?” rise, tornando poi serio in un attimo “Potresti venire con noi, lo sai..”.
Scossi la testa “No, ti ringrazio.. manco da casa da troppo tempo.. senza contare che ho dannatamente bisogno di un bagno..” risi “Comunque grazie..” sorridendo con gratitudine.
“Allora alla prossima, ti terrò presente per il prossimo incarico?”.
Annuii “Naturalmente, è sempre un piacere.. a meno che qualcuno non mi abbia offerto più…”. Strizzando l’occhio.
Lui fischiò. “Se esiste, me lo devi presentare..” e ridemmo insieme.
Ci salutammo con un lieve abbraccio, e mi avviai alla porta, sapendo che mi aspettava il giro dei saluti. Salutai Vortex, il gigante buono, armato di ascia, ma dalla risata inconfondibile, Geris, il ragazzino dalla faccia pulita, che mi suscitava ammirazione e tenerezza.
Quasi sulla porta, mi fermò Kostor.
“Ehi, stupenda.. dove vai?” parandosi davanti alla porta, col suo forte accento di Berig.
Lo guardai torva, le mani sui fianchi “A casa, se ti levi..” seria, per poi scoppiare a ridere.
Adoravo Kostor, era genuino e semplice, ma capace di spaccare un uomo a mani nude come nulla fosse. “Diamine, vengo anch’io…” esclamò, divertito.
“Eh, ti piacerebbe…” ribattei.
Lui mi squadrò e sorrise “Non lo so mica se ti vorrei per casa…” ridemmo insieme, e poi lo abbracciai “Fatti vedere, eh..” mi disse, con una sonora pacca sulla spalla.
Annuii “Certo, non ti libererai di me così facilmente…”.
Mi guardai intorno “Dov’è Dort?” Ma nessuno rispose “Beh, salutatemelo..”.
Uscii nella foschia, e mi avvicinai alla balaustra che dava sul canale cittadino, su cui aleggiava una nebbia magica e inquieta.
Restai per un attimo ad osservarla, per poi sospirare.
“Stai andando?” una voce malinconica mi fece voltare di scatto.
“Eccoti, canaglia..” sorrisi a Dort, ma subito mi accorsi di quella luce nei suoi occhi, una luce fredda e tagliente, la stessa che trovavi nei miei se non stavo attenta.
“Ehi..” mi avvicinai, parlando dolcemente “Tutto bene?”.
Lui si limitò a sospirare, spostando lo sguardo verso il placido canale in cui si specchiavano le poche luci rimaste accese.
“Passerà mai?” chiese, con voce dolorosa, senza guardarmi.
Non c’era alcun bisogno che mi spiegasse, una sera, ubriaco, mi aveva raccontato di Lara.
“Certo che passerà..” risi appena, amaramente “Ci sarà una campagna da cui non torneremo..”.
Lui rise “Beh, tu ce l’hai messa tutta per non tornare..” guardandomi, severo “Quell’incursione era un suicidio!”.
Alzai le spalle “Sono viva, no? E ha pure funzionato..” con una smorfia divertita.
“Cosa ti tiene in vita?” chiese, spiazzandomi, con gli occhi nei miei.
Scossi la testa “Non lo so..” ammisi “È come se non riuscissi a rassegnarmi..” mormorai “Come se continuassi a sperare, non so nemmeno in che cosa..”.


Lui non sapeva tutta la verità, non era la morte che cercavo, ma l’oblio.
L’oblio che solo la battaglia poteva darmi, quando il desiderio di vivere, nonostante la mia immancabile incoscienza, si impossessava totalmente di me, non lasciando spazio ad altro.
Nemmeno a Lui.
Persino ora, nel silenzio della notte, sentivo la sua mancanza: eppure non c’era nulla che potesse scatenare i miei ricordi, era proprio per quello che ero tornata a Miral, perché nulla mi parlasse di lui.
Allora perché lo vedevo dappertutto? Perché mi chiedevo in continuazione che cosa avrebbe detto nel vedere un palazzo, nell’assistere a una scena pittoresca, o nel passare di fronte alla grande Cattedrale incompiuta?
Ero arrivata proprio davanti a lei, e alzai lo sguardo.
Già, pensai, gli sarebbe piaciuta quell’opera grandiosa, a cui tutta la città contribuiva da decenni.
Avrebbe sicuramente tirato fuori un discorso su quanto gli uomini riescono a compiere opere meravigliose per onorare Dio. O qualcosa del genere.
Sorrisi, voltando a sinistra, in una viuzza che mi avrebbe portato a casa.
Un mendicante stava canticchiando una canzone malinconica, gli lanciai distrattamente una moneta, senza voltarmi, e raggiunsi finalmente la porta di casa..
Alzai gli occhi sul tetro cancello e sorrisi appena, sfilando la collana con le chiavi.
Il giardino era spoglio, come sempre, ma non vi badai, e mi avvicinai all’imponente portone.
Una chiave, l’altra, l’altra ancora. Avevo fatto costruire quella porta dal miglior fabbro della città, almeno a casa mia volevo dormire sonni tranquilli.
Con un cigolio sinistro, la porta si aprì, e un’ombra rapida e veloce la attraversò prima di me.
Impugnai immediatamente il pugnale, prima di accendere la grande lampada ad olio.
Scossi la testa, e richiusi la porta dietro di me, serratura dopo serratura.
“Oh, ma guarda un po’ chi c’è..” riponendo l’arma nel fodero, avvicinandomi al grande tavolo, su cui stava impettito e curioso un gatto nero come la notte, con i tipici occhi gialli, gli accarezzai la testa, e iniziò a fare le fusa.
“Ma ciao, peste…” sorridendo “Hai fatto il bravo mentre ero via, Nero?”.
Nero era un gatto randagio, temuto e trattato in malo modo, che avevo salvato da due ragazzini al mio ritorno a Miral. Da quel momento, mi aveva adottato. Sembrava sapesse in anticipo quando tornavo e quando dovevo partire. Era completamente indipendente, e se avessi raccontato quanto era docile e mansueto nella mia casa, probabilmente nessuno mi avrebbe creduto.
“Guarda che non ho niente da mangiare..” gli dissi, aprendo la porta che dava sulla cantina.
Scesi, seguita dal micio, e depositai la ricca borsa che mi aveva fruttato la campagna in un luogo sicuro, ma ne approfittai anche per prendere una bottiglia dell’ottimo vino di Solpacus.
La solitudine era una pessima compagnia ma nonostante tutto, era bello tornare a casa.
Entrai nella sontuosa sala da bagno, dove avevo fatto costruire una vasca con i più moderni sistemi di riscaldamento, moderni per modo di dire visto quanto erano antichi.
Mi voltai divertita, osservando il muso di Nero affacciato alla porta, titubante.
“Hai paura che immerga nella vasca anche te, eh..” risi. Raramente entrava in quella stanza, di solito mi aspettava sulla soglia, immobile come un soldatino.
E così fece anche quella volta, mi chinai su di lui, posandogli una lieve carezza sulla testa, prima di chiudere la porta.
Non vedevo l’ora di liberarmi di quei vestiti incrostati di sangue e fango e di liberarmi dell’odore acre di morte che mi portavo dietro, per non parlare di come erano conciati i miei capelli, ora raccolti in una treccia che disfai disgustata.
Risi da sola mentre un ricordo lontano mi attraversò.
“Adesso non mi diresti che sono profumata, te l’assicuro..” alzando lo sguardo, per poi sorridere, tristemente.
Lasciai cadere uno dopo l’altro gli indumenti che indossavo, e poi mi avvicinai allo scaffale su cui tenevo le essenze più diverse da aggiungere all’acqua del bagno.
Esitai, per un momento, mentre una fitta mi attraversò.
“Vuoi davvero farti del male?” sussurrai, mentre la mia mano raggiungeva una boccetta.
“A quanto pare sì..” sospirai, mentre la stringevo tra le mani, per poi versarne il contenuto nell’acqua che ormai si era scaldata.
Mi immersi in quel bagno caldo tanto desiderato, con accanto la bottiglia di vino che si impoveriva sempre di più, mentre sentivo bruciare le ferite fresche, i lividi, i tagli.
Il profumo inebriante di quelle essenze era insopportabile.
Se chiudevo gli occhi lo vedevo lì, seduto sul letto della mia cabina, sorridente, a decantare le marmellate: era una tortura, ma estremamente dolce e irresistibile.
Quando l’ultimo nodo dei miei capelli si sciolse, l’acqua si stava ormai raffreddando, e io apparivo un’altra persona.
Mi avvolsi in un telo caldo e soffice, che tanto stonava con i rigidi indumenti che avevo indossati per tre lunghi mesi.
Uscii dalla stanza da bagno e sorrisi a Nero, che sorvegliava la porta immobile come una statua.
“Hai fatto buona guardia, bello?” risi appena.
Raggiunsi la mia stanza da letto, e il grande armadio. Indossare una camicia da notte di purissima seta nera, in stile orientale, e una vestaglia coordinata era un vero sollievo.
Silenzio.
Erano mesi che non sentivo tanto silenzio.
La bottiglia di vino era sempre più vuota, ma la mia mente ragionava ancora, non era abbastanza annebbiata per permettermi di dormire.
La finii più in fretta di quanto avrei voluto, di quanto avrebbe meritato quel prezioso vino, e mi lasciai cadere pesantemente sul grande letto.
Un attimo dopo, con passo leggero, Nero mi si avvicinò, accoccolandosi addosso a me.
Sorrisi appena, accarezzando distrattamente il nerissimo pelo del micio.
Fissavo insistentemente il soffitto, immersa nei ricordi, dolorosi, dolci, lontani.
“Buonanotte..” mormorai, mentre una lacrima ribelle mi attraversava il viso “Non dimenticare di visitare i miei sogni…” sorrisi, tristemente.
Mi svegliai che il sole era già alto, per quanto ne sapevo, potevo aver dormito un paio di giorni.
Nero era già sveglio e pimpante.
Così mi alzai e mi vestii in fretta, aprendo le imposte di quella casa rimasta chiusa tanto a lungo.
Era una classica costruzione miralese, articolata su un cortile interno, totalmente privato, sul quale si affacciava il locale adibito a palestra.
Ma non avevo alcuna intenzione di allenarmi, un paio di giorni di pausa me li ero meritati, sempre che riuscissi a tenere la mente occupata in qualche modo.
Le mie stanze private erano al piano di sopra, mentre a pianterreno c’era un’ampia sala da pranzo, un salotto di rappresentanza oltre, naturalmente, alla biblioteca.
Dovevo fare alcune commissioni quel giorno, le solite noiose incombenze che ricorrevano tra una campagna e l'altra, come trovare qualcosa da mangiare, e fare una visitina alla bottega dei Marzi, i migliori armaioli della città, per vedere come spendere buona parte della mia sontuosa paga.
Così mi preparai per andare incontro a quel nuovo giorno.

Guisgard 27-01-2015 02.26.55

Il Sole era sorto ormai da un paio d'ore e l'aria di quel mattino appariva ora vagamente più limpida, dopo che i primi raggi di luce erano riusciti a dissipare in parte la nebbia che avvolgeva Miral, mentre le strade già pullulavano di gente, facendo così subito onore alla fama dei Miralesi, conosciuti da sempre come un popolo estremamente laborioso.
Così voci e rumori vari salivano fin verso le finestre di Clio, echeggiando, inseguendosi e confondendosi l'una nell'altra.
Poi, ad un tratto, Nero si voltò di scatto, balzando agilmente su una sedia accanto alla finestra.
Qualcosa lo aveva innervosito.
Un attimo dopo, infatti, qualcuno bussò alla porta.
Due figure, avvolte in un lunghi e scuri mantelli, stavano infatti immobili sulla soglia, aspettando che qualcuno aprisse loro.

Altea 27-01-2015 14.34.23

Camminavo mesta nel giardino di Corte, ormai il giorno stava dando posto alla notte e mi avvolsi nella mantellina calda ma non era certo il freddo inverno a procurarmi quel disagio, guardavo il giardino spoglio ma pure la primavera sarebbe rimasta immutata come quella atmosfera, nemmeno il profumo e i colori dei fiori avrebbero riempito Capomazda o forse era solo una mia impressione, per tutti sarebbe stato allegria ma in me il buio sarebbe rimasto nel cuore e quel senso di vuoto.
Mi fermai per un attimo ad osservare il cambio di guardia, lord Gvineth comandava l' esercito, probabilmente Lord Cimmiero si preparava per organizzare quella festa da molto desiderata dalla Corte..ma io avevo deciso di portare ancora questa veste nera e semplice, non l' avevo voluto con fronzoli ma freddo e buio come il mio cuore.
Mi voltai di scatto e iniziai ad accelerare il passo ansimando, me lo avevano imposto, dovevo togliere il lutto..dovevo riprendere il mio ruolo a Corte e per tutti la vita doveva continuare ma mi opposi con la mia famiglia, mio nonno e Madama Sibille ma era obbligo, una lacrima scese dal viso...avevo allietato le feste e la corte nei miei gioiosi venti anni per Dominus, avevo lottato perchè lui si riprendesse il suo posto, era imbattibile e non potevo immaginare tutti credessero a quella stupida leggenda.

"Altea, apri, sono tua sorella Azzurra, è successo qualcosa di tremendo".
Mi pettinavo i capelli, dovevamo avere una festa tra pochi giorni ma Azzurra aveva la voce alterata ed entrò nella camera e mi abbracciò.."Il Duca è morto in circostanze strane".
Barcollai appena e mi sentii quasi svenire.."Guisgard..lui..ma sei diventata pazza? Vi ho parlato almeno due ore fa e stava benissimo..un duello per la bella di turno..dai mi prendi in giro..gli avevo confidato di una lettera di uno spasimante e lui ci scherzava come sempre..non ho notato nulla di strano in lui".
Azzurra scosse il capo.."Vai allora fuori e guarda...è là morto".
Ammutolii e uscii dalla camera, vi era confusione ma mi bloccai..tutti dicevano era morto..no, non volevo vederlo e tornai in camera.
Guardai Azzurra e le urlai.."Esci..voglio stare sola..sola..non è lui..si sbagliano".

Ritornai dentro al Palazzo ed entrai nella mia stanza, mi aggiravo nervosamente e pensavo non sarebbe stato più come prima..dovevo essere allegra per loro..per tutti e fingere..il mio ruolo era sempre stato questo, ma quando vi era Dominus non sapevo nulla di lui, quando vi era Lui era gioia e allegria nonostante il suo carattere mutevole..ma ora sarebbe stato solo un dovere ma dovevo continuare, anche perchè questa faccenda mi convinceva ben poco.
Come chiestomi tolsi il lutto e misi un abito sontuoso e sgargiante, dovevo essere perfetta, mi misi davanti allo specchio e pettinandomi guardai un piccolo scrigno con delle pietre di pasta di vetro colorate...non mi ero accorta della sua presenza, scossi il capo e aprendolo trovai un piccolo sacchetto nero.
Lo aprii e svuotai il contenuto sul tavolino cercando se vi fosse un biglietto.

Clio 27-01-2015 15.07.30

Mi voltai di scatto verso Nero, e un istante dopo qualcuno bussò.
Sorrisi appena, invidiosa di quel sesto senso felino.
Raggiunsi la finestra, scostando di poco la pesante tenda, oltre la quale si perdeva lo sguardo di Nero.
Vidi così due uomini, avvolti in lunghi mantelli scuri.
"Tu che dici?" mormorai, rivolta al gatto "Lavoro o guai?" risi appena, sommessamente "Forse entrambe le cose, come al solito.." facendo l'occhiolino al micio.
Ormai mi ero preparata per uscire, e di solito in città preferivo essere vestita alla raffinata moda di Miral, nascondendo le armi, per evitare di dare nell'occhio.
Quel giorno, infatti, avevo optato per un semplice abito verde, ma presi comunque la cintura con la spada, e la avvolsi introno alla vita.
Con degli sconosciuti, la prudenza non era mai troppa.
Così, scesi nel salotto di rappresentanza, su cui si affacciava la porta principale.
Aprii il pesante portone e squadrai le due figure.
"Salute a voi.." cordialmente.

elisabeth 27-01-2015 20.10.42

Il tempo era l'intercedere di un passo di danza tra la vita degli uomini..era passato qualche tempo ormai da quando vivevo nel castello di De Gur.......avevo perso di vista la mia isola e il mio passato....anche se dentro di me c'era tanta voglia di riconciliarmi con un passato a cui avevo dato un taglio netto,mentre De Gur aveva ripreso con la sua attività militare...io mi ero dedicata alle erbe medicali.....al Castello c'era tanta terra da poter produrne erbe a sufficienza......il bosco ..che non era molto distante dalla dimora, mi regalava primizie a me sconosciute e il mio tempo diventava esperimento....trascrivevo ogni cosa....su fogli che riempivano......il laboratorio......collaboravo col vicino convento....i Frati curavano i malati che non avevano possibilità alcuna di avere un ricovero e cure adeguate....molto spesso, si dava loro almeno una degna sepoltura....
Quel giorno però......dovevo prepararmi Capomazda era in festa e De Gur in quel momento stava sfilando con la sua preziosa uniforme.......

Aveva ritrovato la memoria, ricordavo ogni cosa di quel momento.......eravamo sulla nave di Burmid....Burmid e la sua ossessione per il battello volante, per quel Guisgard di cui non conoscevo nulla...ma che tutti volevano morto ...e alla fine a quanto sembrava era morto........ma in tutto quel caos...mentre ci rivestivamo nella cabina...Nettuno...mi afferro' per le braccia....e con uno sguardo estraneo.....lontano....quasi da farmi fermare il respiro in gola....mi parlo' di Lui.....di chi era e di cosa aveva fatto....ecco perchè tutti si aspettavano ill suo aiuto per catturare Guisgard.......Rimasi inebetita.....pensai che avevo perso ogni cosa.......e invece mi sbagliavo, i sentimenti non sono ricordi...sono spasmi dell'anima......e De Gur divenne nell'intimità Nettuno....ci ritrovammo complici di un Amore nato dal destino.........

Sorrisi al ricordo...del matrimonio che facemmo nella Cappella del convento io e lui e due monaci per testimoni......davanti a Dio ora eravamo marito e moglie........

Scelsi un vestito color crema..........non misi gioielli......ed uscii dalla camera per raggiungere la carrozza...giu' nel piazzale...avrei incontrato De Gur a palazzo...non amavo i mometi mondani......ma sapevo che dovevo stare accanto a mio marito ...quello faceva parte del nostro stare insieme...infondo ogni tanto mi aiutava con le erbe..dovevo dargli atto che sapeva sorprendermi...

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Guisgard 28-01-2015 16.12.03

Se, come scrisse qualcuno, la nostra vita è scandita da astratti ed inevitabili capitoli, allora questo giorno, nella vita di Clio, sarebbe stato battezzato con un titolo particolare.
Un titolo tanto evocativo, quanto enigmatico.
Poiché, come riteneva il poeta Arato da Soli, la vita degli uomini è simili al moto dei corpi celesti, o perlomeno da essi influenzato fin nei suoi intimi desideri, quando potenze misteriose ci attirano a sé, noi non possiamo fare altro che reagire alla loro orbita.
Il titolo dunque avrebbe avuto a che fare con i cavalieri della vecchia Capomazda.
Erano due figure austere, dai lunghi mantelli nobiliari di un profondo nero, con ornate spade che pendevano dai lori cinturoni ed una croce aurea ricamata sulle loro verdi tuniche.
“Immagino voi siete lady Clio...” disse uno dei due uomini alla ragazza, con il suo inconfondibile accento straniero “... le descrizioni che abbiamo raccolto su di voi non ci hanno dunque ingannato.”
“Sperando” fece l'altro cavaliere “che non si limitino al vostro bell'aspetto, milady, ma che riguardino anche la vostra abilità.”

Guisgard 28-01-2015 16.22.51

Altea aprì il misterioso sacchetto e lo svuotò del suo contenuto.
Sul tavolino cadde allora un'antica collanina.
La catenina era di umile ferro battuto, che terminava in un piattello circolare, poco più ampio di una moneta, con impresso sul dorso una civetta che teneva un carciofo negli artigli.
Sull'altro lato quel monile invece recava una scritta che così recitava:

“Gli stolti credono solo in ciò che vedono, siano gioie o dolori.
Io dunque ti celerò ai loro sguardi vuoti ed ai lori poveri cuori.”
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Guisgard 28-01-2015 16.39.14

Elisabeth, appena pronta, scese al pianoterra del castello, dove trovò ad attenderla una carrozza.
Uno dei servi le si avvicinò per aiutarla a salire a bordo.
“Siete bellissima, milady.” Disse con un lieve inchino del capo.
La donna fu nella vettura e questa uscì dal castello, diretta al Palazzo dei Taddei.
“Ho sentito dire” fece una delle dame di compagnia di Elisaneth “che fuori dai confini del reame dominano venti di guerra. E' vero ciò?” Fissando il Maresciallo Tauro, fedele luogotenente di De Gur e da questi incaricato per accompagnare sua moglie a corte.
“Dove avete udito simili discorsi?” Chiese il militare.
“Oh, ne parlano molti di ciò.” Rispose la dama. “Come si dice? Voce di popolo...”
“Pettegolezzi, direi.” Sorridendo il Maresciallo. “Comunque se anche fosse, nessuno di noi dovrebbe temere nulla. Afragolignone non è in guerra con nessun popolo ed i suoi confini sono ben sorvegliati.”
“Cos'è l'Ateismo Occulto?” Domandò quasi a bruciapelo la dama.
Tauro la fissò vagamente turbato.
“Voi siete la dama di compagnia di milady” disse poi, indicando Elisabeth “e dunque non credo che si debba angustiare ed annoiare la nostra signora con tali discussioni.”
Intanto la carrozza procedeva lungo la strada, attraversando la rigogliosa campagna che appariva lievemente assopita dal Sole che già si accingeva a calare in quel pomeriggio di fine Gennaio.

Clio 28-01-2015 16.47.35

Li squadrai attentamente, il loro abito, il loro aspetto, il loro accento.
Tuttavia non commentai, non dissi nulla, limitandomi ad annuire.
"Sono Clio, non vi ingannate... Ma non sono una lady.." Con un vago sorriso, aprendo ancora di più la porta "Prego, entrate..." Facendoli accomodare in salotto "Che posso fare per voi?".

Guisgard 28-01-2015 17.01.54

I due cavalieri annuirono a quell'invito di Clio ed entrarono nella casa della ragazza.
Nel vederli arrivare, Nero balzò prima su una seggiola, poi corse a nascondersi dietro una tendina della finestra, restando così a fissare i due nuovi arrivati.
“Si vede non siete Capomazdese, milady...” disse, con un tono quasi irriverente uno dei due cavalieri “... ogni donna che una nobile occupazione è da ritenere una lady.”
“E cosa vi è di più nobile a questo mondo della guerra?” Fece l'altro. “E' un po' come pregare. San Michele Arcangelo, San Martino, San Giorgio forse non glorificarono Dio con la loro abilità bellica?”
“Ma forse qui a Miral” mormorò il primo che aveva parlato “la Fede non è sentita come nelle nostre terre. Dopotutto qui nel Nord dominano signorie e comuni vari. Non vi sono molti nobili, ma solo borghesi divenuti Patriziato per le loro ricchezze. Come nell'Antica Grecia usavano distinguere i nobili di sangue da quelli di possesso.” Quasi con velato disprezzo.
“Ma non siamo qui per parlarvi di questo.” Disse il secondo. “In verità abbiamo viaggiato molto al di fuori dei confini del nostro ducato prima e del reame di Afragolignone poi. Cercavamo un abile guerriero. Qualcuno poco incline ad ideali e valori, ma più sensibile al denaro.”
“Così da non sposare mai una causa, ma solo vendersi ad essa.” Aggiunse l'altro. “E molti ci hanno parlato di voi, milady. Siamo qui a nome del comandante De Gur, braccio destro di lord Gvineth, signore di Capomazda. Egli, mi riferisco a De Gur, teme per l'incolumità del nostro signore e non fidandosi di nessun cavaliere Capomazdese ed Afragolignonese ha deciso di inviarci alla ricerca di qualcuno adatto ad un compito di estrema delicatezza. E voi, milady, siete la persona che stavamo cercando, nonostante siate una donna.”
“In pratica” l'altro cavaliere “siamo qui per ingaggiarvi quale guardia personale di lord Gvineth, milady.”

Altea 28-01-2015 17.09.16

Osservai con attenzione quella collana, era di fattura non particolare e rimasi perplessa..vi era impressa una civetta che era simbolo dei Taddei ma il carciofo?
Poi lessi la scritta..ma che significava e da chi proveniva poi? Guardai con attenzione se vi fosse un biglietto e nel frattempo suonai il campanello per chiamare Petronilla, la vidi apparire raggiante di rivedermi a Corte.."Petronilla, vai personalmente da mio nonno Mandus e digli di riunirsi dove sa lui con Madama Sibille e il marchese suo marito, nel salottino privato della nostra famiglia, bada di non farti notare".
Guardai di nuovo lo scrigno e dentro il sacchetto per vedere se vi era un biglietto, o avrei dovuto parlarne con mio nonno, oltre al motivo del mio ritorno da Las Baias.

Guisgard 28-01-2015 17.14.35

Petronilla mostrò un vistoso inchino ad Altea ed uscì.
Tornò poco dopo.
“Vostro nonno” disse “non si trova a palazzo adesso. Credo sia stato chiamato da lord Cimmiero per mostrargli le prede che sua signoria ha cacciato stamani. Ma nel salotto vi sta attendendo madame Sibille. Prego, vi accompagno da lei.”

Altea 28-01-2015 17.28.38

Un moto di rabbia, rimisi la collana nello scrigno, forse era meglio parlare col diacono di corte...pure aveva fatto amicizia con lord Cimmiero?.
Mi alzai e ringraziai Petronilla e la congedai e uscii sfoggiando il mio bell' abito e guardano gli altri nobili con fare austero ed entrai nel salottino trovando Madama Sibille e la abbracciai e le feci moto di sedersi davanti a me mentre servivo del the.."Avevo chiesto pure la presenza di mio nonno ma è impegnato, ha preso a simpatia il nuovo..sostituto? Come lo dovrei chiamare...non è nulla in questa Corte" e la guardai con leggero sguardo malinconico.."Mi avete detto di tornare, ho lasciato la mia dimora a Las Baias dopo la morte di Guisgard, venivo qui solo quando tornava dai suoi impegni per trovarlo e confidarmi con lui..e non venite a parlarmi di questa Gioia dei Taddei..vi è altro, questa storia non mi convince".
Sospirai.."Ho solo 23 anni ma grazie a lui ho imparato a non fidarmi molto delle apparenze...questi due uomini si sono presentati in nome di cosa? Taddeo l' Austero mi voleva come moglie di Guisgard, mi ha educata per essere la Granduchessa..non lascerò che a Capomazda regnino due sconosciuti...l' Austero voleva Guisgard e me al trono..ora se il Duca è morto..o fosse morto, tocca a me il posto, ed è sancito pure nel patto matrimoniale..si deve parlare con mio nonno..se questi uomini sono accondiscendenti o vogliono tenersi il loro potere..ma devo riprenderlo..per Lui..ditemi ciò che sapete, non è il potere che voglio ma la giustizia e tenere vivo ciò che lui ha fatto fino ora".

Guisgard 28-01-2015 17.38.17

Madama Sibille sorrise ad Altea e poi prese a sorseggiare del tè.
“Mia cara...” disse, mentre soffiava per raffreddare la tazza troppo calda “... una dama di corte deve sapere leggere e comprendere gli eventi, come spesso vi ho indicato. Le donne possono avere un grande potere, rammentatelo, purchè sappiano ben celarlo agli occhi degli uomini. Un po' come condurre il gioco, lasciando però credere agli uomini che siano loro a farlo.” Rise appena. “Lord Guisgard è morto. Questo solo conta. Che vi piaccia o no, due personaggi stanno per dividersi il potere qui a Capomazda e la vostra abilità starà nel comprendere con chi schierarsi. Infatti credo che presto i due galli cominceranno a beccarsi per avere il pollaio tutto per sé. Chi dunque vincerà fra loro? Dobbiamo capirlo e poi agire.” Sorrise di nuovo. “Davvero ottimo questo tè, amica mia.”

Altea 28-01-2015 17.45.50

Ascoltai attentamente Madama Sibille e sorrisi.."Ovvio..l' idilio tra loro finirà presto..secondo voi chi sarà il più abile? Non li conosco bene..e che volete intendere..vi conosco bene" sorridendo pensando a come da cameriera aveva ottenuto potere "dovrei forse essere come voi...fingere interesse per uno di loro facendo credere all' uomo di essere il padrone ma essere colei che muove le pedine? Avanti...pochi giri di parole..ditelo chiaramente, e comunque Guisgard non è morto..vivrà sempre nei miei ricordi e nel mio cuore." Sorseggiai il the e la guardai attentamente.."Sapete se qualcuno ha fatto recapitare in questi giorni un pensiero per me nella mia camera?"

Guisgard 28-01-2015 17.59.07

“Vedo che avete inteso perfettamente, amica mia.” Disse sorridendo madama Sibille ad Altea. “Le donne del Rinascimento non conquistano forse il potere in questo modo? Dunque, siate furba.” Facendole l'occhiolino. “Chiedete a me chi sia più abile e conveniente fra i due? Interessante... diciamo che lord Gvineth ha la giovinezza dalla sua. E' forte e robusto, magari dai modi spartani e discutibili, ma è vigoroso ed ambizione. Poi è un guerriero. Si, certo, forse solo quello, ma converrete con me che avere un guerriero come amante da una certa protezione e garantisce doni di prima qualità, poiché in questo genere di uomini la competitività è un istinto e dunque gareggiano con tutti gli altri nel mostrarsi generosi, soprattutto con la propria dama.” Sorseggiò altro tè. “Quanto a lord Cimmiero, egli ha di certo qualche anno in più, ma è un abile capo. Sa cosa vuole e sa come ottenerlo. E poi, dote da non sottovalutare, non ha scrupoli circa come trarre vantaggi da ogni situazione. E ciò, di conseguenza, riguarda anche la sua potenziale dama. Comunque, se le vostre preferenze andranno a lui, non sarà certo nel suo letto che gestirete il potere.” Rise. “Ma in quello di suo fratello Guanto, più giovane, più audace e più indomito. Ingraziatevelo e sarete una novella Cleopatra col suo Marco Antonio.” La fissò poi piacevolmente stupita. “Un dono nella vostra camera? Ma cosa mi dite ma!” Posando la tazza di tè su un basso tavolino intarsiato alla moda Flegeese. “Allora volete forse dirmi che si tratta di un misterioso spasimante? Chissà, magari uno dei due contendenti!” Esclamò Eccitata. “Su, voglio sapere tutto ora!”

Altea 28-01-2015 18.14.42

Mi misi a ridere ascoltando Madama Sibille, per un attimo il nero a lutto del cuore si smorzò.."Voi siete un portento..sapete già tutto...chissà a chi mirate voi invece..a parte gli scherzi, non voglio doni o altro, ma riavere il potere come voleva l' Austero per continuare ciò che Guisgard aveva iniziato, tutti lo amavano..e non lascerò Capomazda a questi uomini..dimenticate la mia famiglia dopo i Taddei è la più importante qui a Corte e se lo è dimenticato forse la mia famiglia? Ma non questa de Bastian...bene allora al ballo atteso aspetterò di incontrare questo..Guanto..e mi fido di voi" facendole l'occhiolino.
"Quanto al regalo sono perplessa..sapete sono fuggita a Las Baias dopo aver saputo della sua morte, non ho voluto nemmeno essere presente al funerale..lo voglio ricordare gioioso come sempre..anzi venite nella mia stanza e ve lo mostro..forse potete aiutarmi a capire".
Uscimmo dalla saletta e andai con lei nella camera tenendola per il braccio..mia mamma sarebbe morta all' istanta a tale vista.
Chiusi la camera per bene e presi il sacchetto.."Ecco questo è il dono..non penso sia di uno spasimante..non ha valore..eppure dice qualcosa di misterioso, non capisco e guardate il simbolo..la civetta ovvero il simbolo dei Taddei e un carciofo...è rivolto a me...sono la ninfa che ha fatto ingelosire Zeus punendomi?" e scossi il capo perplessa.

Guisgard 28-01-2015 18.22.16

Madama Sybille fissò la collanina con attenzione.
“Un regalo semplice” disse “ma forse, come spesso accade, ciò nasconde un significato. La Civetta è simbolo del casato Taddeide... il carciofo...” pensierosa “... il carciofo non saprei... poi questa scritta... si direbbe messa lì come rima...” sorrise ad Altea “... e se fosse di un innamorato?” Facendole l'occhiolino. “Magari questa scritta cela una dichiarazione. Chi può dirlo!”

Altea 28-01-2015 18.32.06

Annuii.."Non saprei..ma la scritta..quel volermi celare agli sguardi vuoti della gente e dei loro cuori vuoti, come fosse per proteggermi..un innamorato? Che sapeva amavo le cose semplici ma fatte col cuore e persona semplice...e cosa c'entra la civetta se fosse il simbolo dei Taddei? Chi la userebbe..e afferra un carciofo..avrà un significato come i fiori..devo mostrarla al diacono di Corte e uno fidato, colui a chi si rivolgeva Guisgard..sapete dirmi il nome?" poteva essere un caso...no...se era li un motivo vi era, e potevo solo fidarmi di un uomo di Chiesa.

elisabeth 28-01-2015 20.35.48

L'aria era fresca nel piazzale......raggiunsi la carrozza dove trovai Tommaso un anziano servitore...a cui piaceva la mia compagnia ogni volta che parlavo di mille cose.....mi ascoltava e mi piaceva ascoltarlo...la sua semplicità era disarmante...." Grazie per il complimento Tommaso...se lo dici tu...sono sicura di essere veramente bella...ci vedremo piu' tardi..."...Salita in carrozza...mi attendeva la mia Dama di compagnia Lady Tilde....una ragazza molto curiosa e felice di apprendere piu' notizie che poteva dai vari pettegolezzi di corte.......il fedele Maresciallo......" Bene.....Tilde credo proprio che con te.....non potrei mai annoiarmi....Sir Tauro.....soffiano venti di guerra ?...credo anch'io ai vari detti popolari......."....sorrisi...guardando fuori dal finestrino la campagna che assumeva i colori della sera.....quando Tilde parlò dell' Ateismo Occulto........la negazione del Divino......la carrozza correva e già si potevano vedere le mura di cinta della città.........." Interessante discussione....Tilde, avete origliato piu' del dovuto ...in questi giorni...dove avete sentito parlare di Ateismo ?......."......Ero politeista....ancora Sacerdotessa della Dea Diana..e non lo avevo nascosto a Nettuno.....ma avevo imparato a convivere con i Frati e ad ascoltare la Lectio Divina ......mentre attendevo la risposta di Tilde...la carrozza si fermo' dinanzi al palazzo dei Taddei.......Sir Tauro ....mi aiuto' ascendere dalla carrozza e dietro di me la mia Dama di compagnia.....quando scesi...vidi De Gur..aspettarmi poco distante.......quando gli fui vicina........" Nettuno caro...invidio i tempi in cui ti avevo tutto per me in assenza di memoria......dimmi...si vocifera ci siano venti di guerra.......ricordati che non potrai andare da nessuna parte senza di me.....dovessi anche travestirmi........e ora andiamo ad annoiarci...."...mi appoggiai al suo braccio ed entrammo a palazzo......

Clio 28-01-2015 23.57.54

Sorrisi appena, forzatamente alle parole dell'uomo sulla soglia.
"E ditemi, quante donne votate alla guerra e alla morte avete conosciuto?" Mormorai appena, tra me e me, sarcastica.
"La fede ha molte sfaccettature, alcune molto antiche..." Mi fermai, aprendo un'anta dove conservavo una bottiglia di vino di Solpacus.
"Ma immagino che non siate venuti qui per parlare di religione e nobiltà..." Sorrisi, versando da bere ad entrambi e infine a me stessa.
Ascoltai le parole dei due uomini in piedi, accanto alla finestra, sorseggiando il mio prezioso vino.
Non riuscivo a credere alle mie orecchie.
"Lord Gvineth..." Mormorai appena.
"Certo che il capitano De Gur ha un bel coraggio a farvi venire da me...." Scossi la testa "Sono già stata la guardia del corpo di un signore di Capomazda... Anzi, di un Arciduca, prima ancora che lo diventasse.. E non ho fatto un buon lavoro, visto che è morto..." Cercando di restare più impassibile possibile.
"Perciò capite che la vostra richiesta mi sorprende non poco..." Posando il bicchiere sul davanzale, per poi incrociare le braccia "Eppure avete fatto tanta strada.. Sono sorpresa.." Annuii, prendendo nuovamente il bicchiere, per poi finirlo lentamente.
"Ho lasciato Capomazda la notte in cui è morto l'Arciduca, dovrete essere molto persuasivi per convincermi a tornare...".
Anche se apparivo calma e indifferente, sentivo il cuore battere e una vaga inquietudine attraversarmi.
Avevo sempre pensato che non sarei mai tornata a Capimazda. Come potevo restare lucida, essere distaccata, se lo vedevo in ogni angolo: passeggiare per i corridoi, ridere nel giardino, seduto a tavola?

Guisgard 29-01-2015 00.17.49

“L'Arciduca” disse uno dei due cavalieri a Clio “non è certo morto per causa vostra, milady. Nessuna guardia del corpo, per abile che sia, può evitare una morte naturale. Infatti tale è stata la morte di Guisgard de'Taddei.”
“Convincervi?” Fece l'altro. “Vi stiamo offrendo un compito estremamente importante, come nessuna delle vostre campagne militare potrà darvi mai. Vi stiamo infatti proponendo di servire il ducato di Capomazda ed il suo signore.”
“Lord Gvineth” mormorò il primo “di fatto è colui che regge il ducato, insieme a lord Cimmiero. Non ci sono più Taddeidi infatti sul seggio di Capomazda. E capite che molti nostalgici, diciamo così, naturalmente per sfruttare a proprio vantaggio la situazione, dei Taddei potrebbero pensare di uccidere l'uomo che governa il ducato più potente del regno d'Afragolignone. Voi, dunque, ne sarete la custode e la più fedele ed intima delle sue guardie. Ovviamente il compenso sarà degno al vostro valore ed all'incarico propostovi.”
“Vi abbiamo convinta, milady?” Chiese l'altro.

Guisgard 29-01-2015 00.33.26

“Il diacono di corte” disse Sybille ad Altea “lo troverete in biblioteca o nella cappella di palazzo, immagino.”
In quel momento entrò una servitrice.
“Madama...”
“Si?” Fissandola Sybille.
“Il visconte di Suession vi sta attendendo nella saletta adiacente la biblioteca.” Disse la servitrice.
“Grazie, mia cara.” Sorridendo Sybille. “Puoi andare. Raggiungerò subito il visconte.”
La servitrice uscì e Sybille guardò Altea con aria complice e maliziosa.
“Il visconte” mormorò divertita “è un giovane uomo alquanto intraprendente. Ha compreso che amo la pittura e vuole farmi da... modello.” Rise. “Ora meglio che vada, non è cortese far attendere una persona così appassionata d'arte.” Fece l'occhiolino ad Altea ed uscì.

Clio 29-01-2015 00.42.04

Già, una morte naturale.
Sorrisi appena agli uomini "Come vi stavo dicendo.." Prendendo un respiro "Sebbene sembrate non avere idea di chi avete davanti, o forse è solo una posa, e io non vado d'accordo con chi non parla chiaro..." Mormorai "Ho già avuto un compito come quello che mi offrite... mi sembra che ci sia un notevole conflitto di interessi nella vostra scelta, non credete? Conosco bene il compito che mi offrite.. La mia domanda è: perché siete venuti proprio da me? Se avessi voluto diventare la guardia del corpo del reggente non sarei fuggita il più lontano possibile alla morte dell'Arciduca, sarei rimasta a palazzo, non credete? Se volete evitare che nostalgici dei Taddei uccidano il vostro reggente, la guardia del corpo dell'Arciduca non sembra la scelta più saggia..." Sorrisi appena "Ho la brutta tendenza di dire quello che penso..".

Guisgard 29-01-2015 00.51.24

“Per il semplice motivo” disse uno dei due a Clio “che lord Gvineth non si fida di nessuno a Capomazda. E voi siete invece una straniera.”
“Ma credo sia più semplice” intervenne il secondo cavaliere “da parte vostra riferirci ogni dubbio. Perchè dite che la nostra scelta non è saggia? Forse perchè non provate simpatia per il nuovo governo del ducato?”

Clio 29-01-2015 01.09.54

Non voglio tornare a Capomazda! Non voglio e non posso essere per qualcun altro quello che ero per lui!
Come possono anche solo pensare una cosa del genere?
Ma loro non potevano comprendere appieno.
"Certo, io sono solo una straniera..." Sarcastica.
Nulla di più.. Come sempre...
"Simpatia?" Scossi la testa "Non mi interesso delle sorti di Capomazda da quando l'Arciduca è morto...".
Non voglio nemmeno sentirla nominare, tornare là sarebbe devastante!
"Parlatemi di questo lord Gvineth.. Perché dovrebbe fidarsi di me? E perché io dovrei morire al posto suo?" Incuriosita "Questo è un incarico che va ben oltre il denaro...".

Guisgard 29-01-2015 01.21.23

“Milady...” disse uno dei due cavalieri a Clio “... lord Gvineth si fida solo di chi può comprare. O pagare, se preferite. Voi non siete coinvolta negli affari di Capomazda e non patteggiate, né avete simpatie o legami verso altri. Dunque siete perfetta. E comunque nessuno vi chiede di morire. Siete abile, avete affrontato molte battaglie e noi abbiamo documentato ogni vostro trascorso, milady.” Prendendo dalla tasca un taccuino. “Qui abbiamo gran parte delle vostre imprese, diciamo così. Ma state tranquilla, non le divulgheremo ai quattro venti.”
“Aspetta un momento...” intervenne l'altro, zittendo il suo compagno “... ma forse lady Clio ha qualche motivo particolare che la fa dubitare. Forse c'è qualcosa che ignoriamo circa i suoi trascorsi a Capomazda. E' così, milady?”

Clio 29-01-2015 01.36.30

Alzai le spalle, sorridendo appena.
"Beh, essere la guardia del corpo di qualcuno significa prendersi una pallottola al posto suo se necessario..." Con indifferenza.
"Tutti i miei trascorsi, addirittura?" Divertita "Sarà una lettura divertente...".
Spostai lo sguardo sull'uomo che aveva parlato.
"Come ho già detto due volte, e badate che io odio ripetermi... Evidentemente, nonostante le vostre ricerche, non sapete nulla di me e dei miei trascorsi a Capomazda... Oppure siete degli ottimi attori.. Mi chiedo dove eravate anni fa..." Con un sorriso forzato "E comunque il mio passato non è affar vostro...".
Ero combattuta e inquieta, non sapevo che fare.

Guisgard 29-01-2015 01.49.46

“Noi” disse il cavaliere a Clio “abbiamo fatto ricerche sulle vostre imprese militari, milady. Sul vostro legame con i famigerati Montanari. Sappiamo della vostra abilità nell'aver fatto svanire ogni pregiudizio sull'essere una donna e pare che molti celebri mercenari oggi vi considerino al pari, se non addirittura migliore, di tanti condottieri disseminati per questa penisola.” Guardò per un istante l'altro cavaliere, per poi tornare a fissare la ragazza. “Ma forse voi vi riferite all'amicizia che vi legava, come qualcuno racconta, al defunto Arciduca.”
“Milady...” intervenne l'altro “... ormai Guisgard de' Taddei è morto. A Capomazda non vi sono più Taddei, ma due altrettanto nobili signori che non hanno nessuna intenzione di far cadere il ducato in un abisso di apatia e nostalgia per il passato. Se come tutti dicono su di voi siete un abile soldato, allora non faticherete a capire che quest'occasione che vi viene offerta è oro colato. Non al servizio di mercenari e soldati rinnegati, ma per i signori di Capomazda è richiesta la vostra spada.”

Clio 29-01-2015 02.20.02

No, caro mio, in un abisso di apatia e nostalgia vivo io tutti i giorni.
"Certo.. e vedo che la ritenete una cosa di poco conto.. Avete indagato cinque minuti della mia vita.." Scuotendo la testa "Io non amo mischiare il lavoro con la mia vita privata... Eppure credete che io sia la persona adatta...".
Non posso tornare là.. Non posso...
Che devo fare?
Mi si strinse il cuore.
Il ducato nel caos, nell'apatia.
Lui non avrebbe voluto tutto quello, avrebbe cercato di aiutare.
Chissà che da quell'incarico non uscisse qualcosa di buono.
Ma tornare là mi avrebbe distrutta, e lo sapevo.
Dopotutto, quegli uomini si sbagliavano: non ero un soldato, ero un pirata!
"Ma se al vostro signore sta bene... E ditemi, godrò della sua protezione?".
Sai com'è ho giusto un paio di condanne a morte che potebbero sempre saltare fuori.
"Il mio salario però è molto alto... Ma immagino che i signori di Capomazda possano permetterselo..." Con un vago sorriso.
Il signore di Capomazda è morto, dannazione!

Guisgard 29-01-2015 02.33.47

“Godrete non solo di protezione” disse il cavaliere a Clio “ma anche di un ruolo importante a corte.”
“Naturale.” Fece l'altro. “So bene a cosa vi riferite. Come detto conosciamo molte cose di voi. Le più importanti. Non temete, fino a quando sarete sul suolo non solo di Capomazda, ma dell'intero reame Afragolignonese, ogni vostra condanna cadrà senza conseguenze.”
“Quanto al vostro compenso” mormorò il primo cavaliere “sarà molto generoso. I nuovi padroni di Capomazda sanno quantificare il valore dei loro fedeli.”

Guisgard 29-01-2015 02.42.25

De Gur andò incontro ad Elisabeth e le diede un bacio per salutarla.
“In realtà” disse poi, prendendola sottobraccio “quei tempi erano alquanto noiosi, non trovi? Pensaci, mia cara, eravamo in balia degli impetuosi venti che muovevano le navi ducali e quella dei mercenari.” Sorrise. “Ora invece siamo noi che decidiamo della nostra vita e fortunatamente anche di quella degli altri. Comunque, tranquilla, non ti annoierai. Pare che lord Cimmiero abbia cacciato molto stamani e di sicuro imporrà la sua cacciagione come cena stasera.” Rise. “Sono curioso così di vedere come i nostri maestri cuochi sapranno cucinarla.” Scosse il capo divertito. “Ora però non resterò a farti compagnia, Elisabeth. Lord Gvineth mi ha fatto chiamare e credo che tornerò non prima di un'ora insieme a lui. Ma sono certo che troverai modo di fare conversazione a corte. Se c'è una cosa che qui a palazzo non manca è l'arte del pettegolezzo. Ah, dimenticavo... sembra che stasera sia atteso anche il tenente Ralfien, Te ne ho parlato? Non credo, visto che raramente mi occupo di simili individui. Comunque pare che il suo passatempo preferito sia quello di corteggiare le mogli altrui. Con scarsi risultati, si dice.” Sorrise ancora. “Non ti invidio dunque, visto che con ogni probabilità tenterà un approccio anche con te.”
Arrivarono in una saletta laterale e qui De Gur lasciò la sua bella moglie con alcune dame di corte.
La salutò ed andò via.
Poco dopo arrivò anche Tilde, la sua dama di compagnia.
“Milady...” avvicinandosi ad Elisabeth “... tutta la corte sta attendendo l'imminente arrivo di lord Cimmiero.” Sorridendo. “E ho sentito dire che un aitante tenente della guardia farà la sua comparsa stasera. Ah, quanto non vorrei essere una semplice dama di compagnia stasera.” Sbuffando.

Altea 29-01-2015 16.16.00

Sorrisi alle parole di Madama Sybille.."Non sapevo foste diventata pittrice".
Ella uscì baldanzosa, per un momento dimenticai il torpore che mi rabbuiava.
Riflettevo su quanto detto con Madama Sybille, dovevo mostrare che non ero una qualunque, dovevo dimostrare già iniziavo ad avere un certo spessore a Corte...tutti questi uomini a governo di Capomazda..e poi per quale onore.
Mi sedetti e scrissi una missiva a mio nonno, spudoratamente chiesi di intervenire a mio favore dicendo a Lord Cimmiero della mia presenza così pure al fratello..e chiesi di avere la camera di Guisgard, ovviamente con tutte le sue cose intatte, non doveva essere spostato nulla..qualcosa di lui doveva rimanere a Corte e nemmeno io avrei toccato nulla e avrei dimostrato di sapere ciò che volevo e le mie pretese, non avrei permesso avessero toccato nulla delle sue cose e aggiunsi quella notte avrei già voluto i miei oggetti fossero portati in camera sua, sapevo nessuno osava entrare nella camera..gente troppo superstiziosa.

"Io ho una idea" dissi ridendo "ti ricordi quando nelle nostre imprese ci mascheravamo? Tu sei come me Guisgard, la vita di corte ti annoia, vestiamoci da servi e usciamo al mercato".
Egli mi guardò coi suoi occhi azzurri e pensò la idea non era malvagia, almeno si sarebbe distratto dai suoi molti impegni.
Vi era giorno di mercato e ci perdemmo tra la folla, ma ci divertimmo molto..era cosi..a lui piacevano le cose semplici e vere come me e ci fermammo tra la folla ad assaggiare dolci e nessuno si accorse l' Arciduca era tra loro ma sarebbe stato ben accolto.
"Mmhh una osteria..un bel boccale di birra" dissi trascinandolo dentro.
"Altea sei pazza...o solo una dama sciocca..vuoi ubriacarti, e poi? Dovrai essere una dama da salvare e sarebbe pericoloso lo sai" e mi fece l' occhiolino.
"Quanto sei sciocco...tu e le tue dame da salvare, guarda so reggere un boccale di birra..la camieriera ti sta già facendo gli occhi dolci..non te ne fai scappare una..ehh ho sempre detto sei un dongiovanni" e lo guardai provocariamente e poi scostai il viso di lato e i miei occhi verdi si fissarono sui suoi occhi azzurri.."Sei un mistero..a volte mi chiedo se non ti sia mai innamorato, non parlo di un colpo di testa..ma mi sembra improbabile tu non prova sentimenti forti per nessuna..non ti capisco..e me ne parleresti? Io ti racconto tutto di quello che provo bello o brutto, pure tu a volte, ma di amore non parli mai..un giorno ti farò confessare tutto".

Mi destai da quel ricordo, erano quei momenti che mi mancavano, quando ci vedevamo quelle rare volte ma ci divertivavamo molto e forse io stessa cercavo di distogliere i suoi pensieri.
Sospirai e chiamai Petronilla.."Petronilla, vai a portare questa lettera a mio nonno, è urgente..dimmi dove trovo il diacono, devo parlare con lui" e le sorrisi cercando di togliere ogni pensiero negativo, dovevo essere lucida o avrei fallito.

elisabeth 29-01-2015 17.14.18

Fui accolta dal bacio di mio marito......che accompagnandomi in una sala che fungeva da anticamera al Salone......mi diede ampie spiegazioni..sulla magnifica serata che mi attendeva....." Bene allora......dovro' sopportare il prelibato piatto di cacciagione che non amo.......la spudorata corte di un don giovanni in divisa......e i pettegolezzi di questo Salotto.......Ti detesto De Gur......sapete che sono qui solo per te....e tu...mi stai lasciando......per Lord Gvineth...spero non lo torvi piu' affascinante di me....."......lo vidi andar via....e dovetti ammettere a me stessa, che era cambiato, alle volte i suoi pensieri non sembravano correre insieme ai miei.....Ora era De Gur.....e non lo spensierato Nettuno......stavo cercando con gli occhi una poltrona ....quando fui investita da Tilde.......riusciva a coprire col suo ciarlare il rumore del parlottare che le altre dame quindi..Tilde cara ...vorresti prendere il mio posto stasera...?......Mi spiace solo che mi conoscono...pero' possiamo fare in modo che tu sia una mia parente...che ne dici ?.....così potrai dedicare la tua serata a lui......"....le vidi brillare gli occhi....e magari se fossi stata fortunata mi sarei tolta il problema dell'ufficiale gentil'uomo.......Di poltrone neanche l'ombra ....ma in un angolo.....della stanza....vi era un tavolino e su di esso..tre piccole uova in onice...su ognuno il disegno di un drago.....il pensiero ando' a Gedeone.......nella nuova dimora sarebbe stato bene...e sorrisi di quel pensiero scanzonato....toccai istintivamente il primo.......e sentii una violenta vibrazione.....tolsi la mano come se qualcuno l'avesse colpita, mi allontanai dal tavolino e restai come una stupida a guardarle da lontano......Il legame tra me e Gedeone era forte.....era tramite lui che il rituale con l'oracolo dava i suoi frutti...solo io potevo udire la sua voce...solo io potevo sedermi tra le sue zampe....quando ero indecisa....o stanca......Ma quelle erano uova in onice e non certo uova di drago........pensai....forse sto poco bene.....e mi appoggiai alla parete della stanza......speravo che quella serata avesse una fine veloce.........

Guisgard 29-01-2015 18.06.00

Petronilla tornò da Altea poco dopo.
“Ho consegnato la lettera ad un servitore di vostro nonno, milady.” Disse. “Appena tornerà al palazzo gli verrà consegnata. Il diacono invece è nella Cappellina di Palazzo, ma si tratterrà ancora per poco. Dovete far presto, dunque, se volete incontrarlo. Comunque a corte molti degli invitati per stasera sono già qui. Lord Cimmiero ha organizzato una ricca cena.”

Guisgard 29-01-2015 18.10.07

Elisabeth si allontanò di un passo da quelle uova di onice, quando avvertì una presenza alle sue spalle.
“Sono un simbolo quelle uova.” Disse qualcuno dietro di lei. “Ricordano le imprese degli antichi eroi Taddeidi, quando liberarono Capomazda dal drago.”
“Oh, milady, che onore.” Tilde alla donna che aveva appena parlato. “E' da tempo ormai che non vi vedevamo a corte.”
“Si, faccio una vita molto ritirata” annuì la donna “e solo di rado giungo qui, nell'antica dimora del duca Austero.”
“Lasciate che vi presenti la mia padrona...” Tilde indicando Elisabeth “... lady Elisabeth, moglie del comandante De Gur. Questa è” con un cenno poi di presentazione verso la donna “lady Sissi, cugina del defunto duca Taddeo l'Austero.”

Altea 29-01-2015 18.17.56

Petronilla tornò e le sorrisi ringraziandola.."Una cena...allora vi saranno degli invitati..ecco perchè mio nonno era con Lord Cimmiero..non è bene far aspettare degli ospiti quindi vi darò un altro compito" e le consegnai lo scrigno con dentro la collana.."Dite al diacono lo manda la duchessa Altea de Bastian e vorrebbe un suo parere su questa collana e il suo significato, penso il diacono debba vedere bene il contenuto e di non farne parola con nessuno, appena ha scoperto qualcosa su ciò che contiene lo scrigno mi mandi a chiamare e potremmo parlare tranquillamente".
Le consegnai lo scrigno e mi preparai per quella cena, indossai qualcosa di ricco ma non eccessivo, non era un ballo e poi avevo appena tolto il lutto e misi una collana di perle, mi abbassai come sempre la scollatura e uscii dalla stanza e chiesi a una servitrice dove fossero già gli invitati, muovendo nervosamente il mio anello di smeraldo dono dell' Austero che sarebbe dovuto essere il mio anello di fidanzamento..vi erano tante cose in sospeso..avanti Altea ce la puoi fare.

Guisgard 29-01-2015 18.25.41

Altea, con quel suo bell'abito, che non celava abbastanza la sua sensualità, sebbene solo appena accennata, fece il suo ingresso nella sala dove si trovavano gli invitati.
Intravide così molti funzionari, baroni e ricchi borghesi, tutti accompagnati dalle loro consorti o innamorate, più o meno ufficiali.
E tra gli ospiti Altea notò anche Elisabeth, moglie di De Gur, la sua dama di compagnia e accanto alle due anche una parente del duca Taddeo l'Austero, che lei aveva visto di sfuggita tempo fa a corte.
Si trattava di lady Sissi, baronessa di Tavernè.

Altea 29-01-2015 18.36.11

Entrai nella sala, vi erano molti invitati e sembravano tutti accompagnati dalle proprie consorti o fidanzate ma non mi sentivo affatto a disagio e guardandomi attorno mi scostavo lentamente tra la folla finchè il mio sguardo si fermò davanti a una donna dai modi semplici ma decisi, l' avevo vista a volte a Corte e se non sbagliavo era la moglie del capitano de Gur, che fortunatamente aveva ripreso la memoria.
Vicino a lei vi stava lady Sissi e sorrisi, sapevo era parente dell' Austero e mi avvicinai a loro e per prima salutai la donna con un leggero inchino "Lady Sissi, è un piacere vedervi a Corte, so non siete solita frequentarla, io sono ritornata due giorni fa..e penso di fermarmi per un pò, penso vi ricorderete di me, sono Altea de Bastian".
E feci un cenno di saluto pure alle donne vicino loro.


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