![]() |
Il segno del Gufo
PROLOGO
Il piccolo teatrino sulla settantunesima di Broruway sorgeva presso un vicoletto isolato appena dentro un quartiere non troppo affollato dopo le 23.00. L'impresario si tolse gli occhiali e scosse il capo. “Fiacco secondo me...” disse. “Ma no...” il giovane uomo dagli occhi chiari davanti a lui “... perchè? Questo monologo è pura comicità. Satira graffiante. Ironia tagliente, sagace, proprio nello stile dei grandi commediografi greci... non ha mai letto Aristofane? Menandro?” Sorridendo. “Non va...” l'impresario. “Preferisce i latini?” L'altro. “Plauto? Terenzio? Apuleio?” “Cavolate...” togliendosi gli occhiali l'impresario “... la gente oggi ride col demenziale, manco conosce i nomi dei grandi autori del passato... ma ti immagini? Oggi il massimo della cultura è cliccare Wikipedia sul cellulare.” Fissandolo. “E poi, diciamocelo, Daniel... tu citi autori classici, ma i tuoi spettacoli vertono sempre e solo sulla satira anticlericale...” “Beh?” Replicò Daniel. “Alla gente piace ridere sui buoni propositi dei preti. Buoni propositi che non vengono mai rispettati.” “Qui sei a Broruway, Daniel.” Mormorò l'impresario. “Il quartiere dei teatri e delle opportunità, nella città più cattolica del mondo insieme a Roma. Come credi che siano visti i tuoi spettacoli qui dall'alta società? La Afragolopolis bene detesta le cose che tu ripeti ormai in ogni tuo spettacolo. Ma hai estro? Inventiva? Fantasia? Diamine, Daniel, cambia tema! Possibile che tu sappia fare solo battute sulla Chiesa? Sembri ossessionato!” “Non sono battute...” piano l'altro. “Come scusa?” “Nulla...” scuotendo il capo Daniel. “Mi spiace, ma a queste condizioni io non posso rinnavarti il contratto.” Sentenziò l'impresario. “Torna quando avrai idee nuove.” “Ma questo teatro mi ha visto esordire...” incredulo Daniel “... io ho persino lavorato gratis nei periodi di magra... non può farmi questo...” “Mi spiace, non è un mio problema.” L'impresario guardandolo nei suoi occhi chiari e persi. https://static.fanpage.it/wp-content...arinelli-2.jpg IL SEGNO DEL GUFO "Non abiterà nella mia casa, chi agisce con inganno, chi dice menzogne non starà alla mia presenza." (Salmo 100) Era un uomo molto diverso dal tipico medico di campagna quello che si presentò all'agenzia “Anche gli spettri piangono” del sedicente e molto discusso Ozzlon che di professione investigava, diciamo così, sull'occulto e su ogni altro genere di mistero legato al paranormale. Il dottor Guadag, infatti, tutto sembrava tranne che un campagnolo. Robusto, di gradevole aspetto, capelli mossi e tinti, baffetti regolari, lineamenti distesi e due occhi svegli e penetranti. Si vedeva subito quanto tenesse al suo aspetto fisico e come si impegnasse a nascondere la sua età, essendo più vicino ai 60 che non ai 50. Ad accoglierlo c'era il giovane Lion, l'assistente di Ozzlon, che subito condusse il medico nello studio privato del suo capo. Questi era un tipo grasso, con capelli rossi perennemente arruffati e barba incolta dello stesso colore. Lo sguardo era accigliato e sembrava conferire all'espressione del viso tondo e marcato un che di rabbioso, inquieto, incostante. “Ero ansioso di arrivare e di conoscerla, signor Ozzlon.” Disse il medico dopo che l'altro gli aveva fatto segno di accomodarsi. “Non immaginavo che tutta Afragolopolis parlasse in modo così diffuso di lei e della sua originale attività.” Sedendosi. “Immagino sia qui per un motivo” fece Ozzlon “oltre che per contare la fila di quelli che attendono per sbattermi.” Accendendosi l'ennesima sigaretta di quel mattino. “Sfotterla?” Ridendo il medico. “Le pare che abbia fatto il viaggio dalla campagna per sfotterla?” Scuotendo il capo. “Sa quanto costa da qui Capomazda City? In modo particolare il castello dei Taddei?” Ozzlon lo scrutò dalla testa ai piedi. L'altro estrasse un foglio dalla tasca. “Sono qui perché amo gli uomini pratici” aprendo il foglio “e lei credo proprio sua uno di quelli.” L'altro lo ascoltava e fissava in silenzio. “Questo manoscritto è molto antico.” Continuò il medico. “Credo risalga al XVI secolo... fu Sir Taddeo a consegnarmelo, esattamente sei giorni prima della sua morte che tanto fece discutere a Capomazda City.” Ozzlon tese la mano per prendere il manoscritto. “Oh, il manoscritto parla di un'antica leggenda che riguarda la famiglia Taddeide” mormorò il dottore “ma io sono qui per parlarle di qualcosa di più pratico ed attuale.” “Ossia?” Ozzlon. “Non tutto l'accaduto è stato riportato dai giornali.” Spiegò il medico. “Questo per volontà dello stesso Sir Taddeo. Egli infatti temeva che avvenimenti poco chiari potessero gettare altre ombre sulla già macabra reputazione del castello. Anche perché proprio la morte del nobile Capomazdese è stata tutt'altro che chiara.” “Ho letto sui giornali che si è trattato di un decesso improvviso.” “Amico mio, ero il suo medico personale e posso dirle che Sir Taddeo godeva di ottima salute. Egli è stato trovato morto in maniera diciamo poco chiara. Io ho veduto il suo cadavere e posso dirle che sul volto era impressa una smorfia di puro terrore.” “Era questo l'aspetto pratico di cui voleva parlarmi?” Ironico Ozzlon. “Naturalmente no.” Rispose il medico. “La morte di Sir Taddeo è stata già chiarita dalla scienza. Si è trattato di un collasso causato da una forte emozione. Forse l'essere stato sorpreso da un temporale improvviso, visto quel giorno c'era un nubifragio sulla brughiera. No, come detto, sono qui per altra faccenda. Morto Sir Taddeo, il suo parente più prossimo ed erede universale è Guisgard de' Taddei. Beh, questo manoscritto cita l'oscura leggenda, secondo la quale i Taddei sono destinati tutti a morte violenta ed inspiegabile. Naturalmente io non credo a questo genere di cose, ma qualche fanatico potrebbe approfittarne visto l'eredità di Sir Taddeo è tuttora oggetto di dispute.” “Io cosa c'entro in tutto questo?” “Beh, lei fa del paranormale il suo mestiere e quindi non le sarà difficile prendere l'incarico di sorvegliare il giovane rampollo quando giungerà al castello per reclamare la sua eredità.” https://vignette.wikia.nocookie.net/...20160323220043 +++ |
Intingevo il pennino nelle varie chine colorate e lisciai il tessuto di brocatello, sopra cucii un merletto rebrode e dalle mie mani e dal pennino uscivano fioriti meravigliosi.
Avremmo fatto successo con quella linea di moda, mi ispiravo ai periodi storici da me preferiti, stavolta la collezione era dedicata a Venezia e il 1700. La volta scorsa avevo avuto successo con le mie vestali greche, ogni volta la mia mente e le mie sapienti mani creavano modelli svariati per abbellire le donne, far divenire reali i loro sogni..essere una stilista di moda acclamata non era solo successo ma far uscire da ogni filo, ogni tessuto cucito un desiderio avverato di ogni donna e per questo motivo le mie creazioni erano a buon mercato, ogni donna doveva permettersi di piacersi, di essere ciò che voleva. Attualmente volevamo espanderci pure nel mondo della moda maschile, ma forse Giuditta sarebbe stata più brava di me visto insisteva con questa innovazione mentre io volevo rimanere nel mercato femminile. Poi squillò il cellulare, sospirai e lessi un sms ed era proprio di Giuditta :"Preparati, stasera dobbiamo essere a una cena importante e forse pure per il nostro lavoro. Non occorra ti dica di farti bella..". Poggiai i pennini e sbuffai, che noia erano queste cene di convenienza ma la mia collega pretendeva la mia presenza ed io ero ligia al lavoro..oh certo, avrei ammaliato tutti e risposi: "Sicuramente, sarò molto..audace, ti aspetto a casa mia tra poco". Mi feci un lungo bagno rilassante e giocherellavo con le gambe nella vasca di fine porcellana francese, mi asciugai mentre la mia cameriera mi serviva un thè in un prezioso servizio "Bone China". Mi preparai con cura e mi guardai allo specchio, niente male..avrei fatto successo e non potevo sfigurare visto anche il mio lavoro. Scesi le enormi scale di marmo bianco e vidi Petronilla.."Cara, è arrivata Giuditta o è in ritardo come sempre? Già queste cene sono una noia" sospirando e ancheggiando nel vestito nero mentre guardavo il vento spazzare gli alberi fuori dalla villa sontuosa, nella brughiera misteriosa. http://78.media.tumblr.com/ec7b0716a...h5po1_1280.jpg |
“No, signora.” Disse Petronilla ad Altea, mentre finiva di mettere a posto nel soggiorno. “Miss Giuditta non è ancora arrivata. Gradisce qualcosa di caldo, signora? Tè o caffè?” Fissandola. “Poco fa è arrivata questo biglietto con un mazzo di rose.” Mostrando il tutto alla sua padrona.
https://i.pinimg.com/736x/f1/ff/a2/f...c8989ec69c.jpg |
"Non è ancora arrivata...odio..detesto aspettare, non sopporto le persone non puntuali, Giuditta è la mia migliore amica e collega e l' ho aiutata visto le finanze proficue di mio padre..però dovrebbe avere rispetto. Ho già bevuto prima del the...un caffè per tenermi sveglia" poi arrivò con un mazzo di rose e sorrisi.."Rose rosse? Un ammiratore incallito o qualcuno che vuole farsi perdonare" e aprii il biglietto ammirando le bellissime rose, i miei fiori preferiti.
|
Erano rose rosse, raccolte in una meravigliosa confezione.
“Forse uno dei tanti ammiratori delle sue collezioni, signora.” Disse Petronilla ad Altea. La stilista allora aprì il biglietto che accompagnava le rose. E così recitava: “Sprazzi di passione e frammenti preziosi compongono la mirabile collezione che ho avuto la fortuna di poter ammirare oggi. Tutti hanno apprezzato la magnificenza, la grazia e lo stile della stilista. Io invece, indegnamente, con queste rose rubate ad un innamorato incallito, ho voluto omaggiare la bellezza della donna...” Il biglietto si firmava da parte di un “ammiratore stregato”. |
Lessi il biglietto avidamente e rimasi quasi stregata, guardai per un attimo Petronilla e poi gli alberi che ondeggiavano tra il vento furibondo di questi giorni.
Strinsi le rose rosse al petto ma poi mi rinsavii e dissi balbettando.."E' di un ammiratore stregato..si firma così" guardando la mia fida Petronilla "Ho avuto un attimo di palpito al cuore, ma sicuramente è per il mio lavoro ma è un gesto stupendo..mettile con cura nel vaso e porta il biglietto nella mia camera..speriamo non sia un mitomane" rimanendo perplessa. Mi sedetti sulla poltroncina francese mentre aspettavo Giuditta e sentii le notizie, ma il mio sguardo cadeva su quelle rose. |
"Lei è piena di gente che ammira il suo lavoro, signora." Disse Petronilla ad Altea. "Uno in più a quanto pare." Sorridendo.
Poco dopo si sentì arrivare un'auto. Qualcuno bussò, Petronilla andò ad aprire. Era Giuditta. "Che vento..." entrando in casa lei "... qui è tutto aperto nella brughiera ed i venti sembrano essersi dati tutti appuntamento qui." Accomodandosi i capelli spettinati. |
"Troppo gentile Petronilla, però sono soddisfazioni".
Un auto arrivò e poco dopo entrò Giuditta con quella frase che mi fece scappare una sana risata.."Eh si, abbiamo la Bora, il Maestrale, il Burian e via dicendo...forse si sono dati appuntamento per sconvolgermi l' anima" mostrandole le rose e il biglietto.."Ho fatto centro...ma che persona romantica e pure passionale, sono rosse le rose...ma stiamo attente non sia un mitomane..dunque parlami di questa cena, è una ottima occasione per il nostro lavoro?" sorseggiando il caffè e versandone alla mia cara amica. |
"Si, si direbbe che hai un ammiratore segreto..." disse Giuditta leggendo il biglietto "... ed anche colto e galante direi..." annuendo "... la festa dici? Beh, qui siamo in campagna, quindi non aspettarti chissà quale galà... ma molti membri dell'alta società hanno qui cottage o seconde case... quindi una certa importanza c'è..." fissando Altea.
|
"Dici sia un ammiratore segreto? Si sembra una persona colta e raffinata, ma se ne sentono tante in giro".
Ascoltai le parole di Giuditta e riflettei.."Si, pure mio padre è un uomo nobile e di affari e ha questa casa antica nella brughiera, qui ve ne sono molte, belle o in decadenza e un tempo furono sfarzose. Sarebbe bello non trovi poter rimettere a nuovo tutte queste meraviglie dell' arte perse come si cuce un vestito prezioso?" sorrisi "Bene, direi di andare visto non è bene arrivare in ritardo, non è professionale non trovi?" Indossai il prezioso cappotto elegante e salutai Petronilla, salii in auto di Giuditta e la guardai mentre partimmo.."Mi sembra pure sia morto un uomo importante da queste parti, ma non mi impiccio negli affari domestici delle altre case" accendendo la radio per ascoltare un po' di musica. |
Altea e Giuditta lasciarono la villa ed in auto si diressero verso il cottage in cui c'era la festa.
Era il tramonto ed il cielo sulla brughiera appariva chiazzato di nuvole variopinte, di una vaga cromatura bruna, che si stagliavano lungo un orizzonte che l'imminente crepuscolo rendeva inquieto e misterioso. “Si, il vecchio Sir Taddeo...” disse Giuditta ad Altea “... trovato morto nel suo castello...” |
Guardavo quel tramonto, così affascinante coi suoi colori ma pure dai tratti misteriosi, guardai quella cromatura bruna, l' azzurro che andava a scurirsi e il rosato lieve delle nuvole.
Poi mi voltai alle parole di Giuditta.."Davvero? Era amico di mio padre, forse un malore..mi spiace, certe volte andavo a giocare in quel castello da piccola ma era una tortura visto non potevo fare nulla, mio padre mi vietava ogni gioco maldestro per non fare brutta figura..che infanzia" sospirai. |
Giuditta rise.
“Ecco, laggiù c'è il cottage del Blake...” disse ad Altea “... lì ci sarà la festa...” Arrivarono, parcheggiarono e poi raggiunsero l'ingresso. Qui furono accolte dalla governante e condotte all'interno, in una vasta sala dove già molti invitati erano arrivati. Sir Blake salutò le due donne e presentò Altea ai suoi ospiti, come famosa stilista. |
Arrivammo al cottage ed entrammo, fummo accolte da Sir Blake che ci accompagnò in una vasta sala dove vi erano già degli ospiti.
Fece la presentazione e sorrisi loro, non ero molto pratica con le parole ma li guardai tutti con trepidazione.. "Grazie per i complimenti Sir Blake, e mi auguro molti di voi siate estimatori delle mie collezioni...disegnare un abito è come per un pittore dipingere una bella donna ed è questo a cui miro, a mostrare ad ogni donna il lato bello della loro femminilità" guardai Giuditta e sobbalzai "E questa è la mia aiutante e collega, Giuditta" prendendo un calice di champagne. |
Era stato un periodo super pieno.
Mostre, eventi, la galleria non si era fermata un attimo. Perfino in questi giorni avrebbe avuto inizio la mostra di un giovane artista esordiente molto promettente. Il vernissage sarebbe stato proprio domani sera alle nove. I dipinti erano già disposti alle pareti secondo l'ordine deciso dall'artista e mi restavano solo le ultime scartoffie che Stacey, la mia segretaria, mi aveva lasciato da firmare sulla scrivania. Mi piaceva molto occuparmi della galleria. Fin da quando mia zia me l'aveva lasciata in gestione a causa del disinteresse di mio cugino, avevo subito accolto l'impegno di buon grado. Sapendo dei miei trascorsi di studi artistici all'università, aveva subito pensato a me ed ero stata molto contenta di questa cosa. Avevo un bel lavoro, facevo ciò che mi piaceva, stando a contatto diretto con l'arte, niente di meglio. In più, ciò che mi piaceva era che spesso potevo dare spazio non solo ad artisti affermati, ma anche a quelli più giovani, permettergli di farsi conoscere e di affermarsi. Continuai a mettere quelle firme, mentre fuori era già l'imbrunire, ed io speravo solo di non arrivare troppo tardi al mio aperitivo con Anya, la mia amica fidata. https://i.pinimg.com/originals/bd/19...8e905bb264.jpg |
Il cottage si riempì abbastanza in fretta e molti degli invitati già pullulavano nel grande salone, dove Sir Blake faceva gli onori di casa con una certa soddisfazione.
“Questa donna” disse Blake a Giuditta indicando Altea “non è una stilista. No, gli stilisti alla fin fine sono tutti dei sardi che sanno farsi pagare bene.” Ridendo. “No no, questa donna è invece un'artista. I suoi abiti, le sue collezioni sono pura arte.” Guardando poi la stilista per farle l'occhiolino. “Oh, non lo dica a me...” Giuditta “... nessuna più di me apprezza il talento di Altea.” Sorridendo all'amica. Gwen era alle prese con le ultime cose da fare, mentre Anya la stava già aspettando, quando sentì qualcuno entrare nella galleria. Era una donna alta e magra, dai lineamenti spigolosi, gli occhiali piccoli e tondi, un cappellino stretto sui capelli raccolti e l'espressione severa. Si avvicinò alla scrivania della ragazza. “Buonasera.” Disse. “Potrei parlare con uno dei titolari della galleria?” |
Ero già praticamente pronta, avevo firmato le carte, ordinato i fascicoli, messi a posto tutti faldoni, inoltre Anya mi stava sicuramente già aspettando.
Ma gli imprevisti ci sono sempre. Entrò infatti una donna, tutta impettita, dall'aria severa e decisamente un po' arcigna. "Sono io, Gwen Ygraal. Cosa posso fare per lei?" con un leggero sorriso. |
Osservai Sir Blake e poi ascoltai le sue parole ma poi vidi quell' occhiolino...se ci stava provando, cascava di brutto.
Ma alzai il calice e dissi a Giuditta e Sir Blake.."Voi mi lusingate, ma saper questo si pensa del lavoro che faccio mi compiace visto sono arrivata dove ambivo..e darò una novità qui in anteprima, abbiamo intenzione di ampliare le nostre...opere...pure nel mondo maschile." e guardai Giuditta annuendo. |
La donna squadrò Gwen.
"Bene." Disse. "Sono la vice preside del liceo artistico Ruggero il Normanno. Stiamo promuovendo dei corsi di pittura ed avevamo pensato di scegliere la vostra galleria per un primo stage. Sono qui per informazioni... quanto spazio potete metterci a disposizione? I vari modelli per i ritratti li procurerete voi?" Il vecchio Sir Blake propose alle due donne un brindisi. "Ai vostri successi" disse guardando Altea e Giuditta "ed alla vostra nuova linea maschile!" Per poi bere. Ad un tratto dal fondo della sala salì un vocio. Prima lieve, poi sempre più marcato. "Che accade lì?" Perplesso Blake. |
"Sir Blake, lei è un galantuomo e prendo questo brindisi come un buon auspicio e mi auguro lei ci sosterrà sempre".
Poi ad un tratto dal fondo della stanza salì un vocio tanto che pur Sir Blake era perplesso. Guardai lui e poi Giuditta.."Meglio andare a controllare, spero nulla possa compromettere questa serata" guardando verso il fondo della sala. |
L'offerta mi sembrava molto interessante, dopotutto era lo scopo stesso della galleria.
"Beh, al momento posso offrirle solo una sala, anche se molto grande. Come vede, inaugureremo una mostra domani, dunque la gran parte dei locali sarà impegnata per i prossimi tre mesi, a meno che non possiate attendere per avere la galleria a vostra completa disposizione. Riguardo i modelli sì, potremmo farcela" risposi annuendo. |
“Perfetto.” Disse la donna senza entusiasmo. “Per lo stage quella sala andrà benissimo. La nostra intenzione è cominciare domani stesso. Può procurarci i modelli per domattina?” Fissando Gwen.
Altea e Giuditta raggiunsero il fondo della sala, dove sembrava esserci un po' di agitazione. Alla fine arrivarono davanti ad un tavolo, attorno al quale c'era un capannello formato dai vari invitati. Seduti al centro stavano due tipi alquanto alla mano. Uno di grossa stazza, con capelli arruffati e barba folta di un rosso chiaro, l'altro magro, con gli occhiali. Mangiavano e bevevano senza mostrare modi degni di quell'occasione. https://static.independent.co.uk/s3f...erfondabfi.jpg |
Essere diversi ti induce ad essere uguale agli altri.
Scendere in mezzo alla gente a diventare conforme alla massa. Seguire le regole, rispettare il prossimo, essere bravi e buoni. Essere diversi implica il diversi estraniare ed isolare dalla massa, anche se quella massa è esattamente uguale a te, distinguendosi solo in ideali diversi. Ero convinta che andare via da quel posto che tutti sognano mi avrebbe dato la possibilità di essere come tutti, di essere... Normale. Ma gli occhi della gente che sembra, in qualche modo, conoscere la mia vera natura, mi lascia sempre una terribile ansia addosso. Ho imparato a dormire, io che prima, dove vievo con i miei fratelli e sorelle, non avevo bisogno di farlo. E ho imparato ad immaginare il sapore del cibo di cui non traggo nutrimento. Io che dovrei essere una creatura da temere e da rispettare... Credevo ci fosse di meglio qua giù. Ma ripensandoci... Un motivo valido lo avevo per scendere fra i comuni mortali... Dovevo salvarlo... Dovevo salvare mio fratello... So che era stato bandito... E so anche che non le porte saranno per sempre chiuse per lui. Ma ha bisogno di me, ed io di lui! Così, circa dieci anni fa, scesi sulla terra, indossai un volto umano, una fanciulla, una giovane ragazza e mi detti un nome diverso da quello che usavo lassù; mi chiamai Nyoko. Non ricordo neanche come lo trovai questo nome. Ricordo che appena misi piede sulla terra milioni di emozioni nuove e sentimenti mi piombarono come fulmini addosso. Provai la paura, il senso del pudore, la vergogna, il senso di inferiorità... Era tutto così nuovo e... Terribile! Avere le emozioni, io... Che da angelo non avevo altro che spirito guerriero... Non avevo idea di che fardello sia per gli uomini indossare un'anima piena di... Di tutte queste emozioni. Sono tante... Alcune si assomigliano... Altre non assomigliano a nulla di paragonabile. E allora mi nascondevo. Che altro avrei potuto fare? Mi nascondevo da chiunque... Passavo da un luogo ad un altro, in cerca di mio fratello, e intanto imparavo... Imparavo a fingere... Imparavo ad essere umana... Ad avere delle emozioni... Ma un angelo no può provare emozioni... Dio ha dato loro la forza di lottare, la forza di essere guerrieri del paradiso, messaggeri e guardiani... Non sono fatti per odiare, invidiare... Amare... Se non quell'amore che provano verso il loro Padre, lo stesso padre che cacciò mio fratello... Per una cosa sciocca... Come si può bandire un angelo dal paradiso solo per aver tentato di salvare un fratello durante una delle solite battaglie con i demoni? Non potevo accettarlo! E così sono qui... Arrivata qui, in questa piccola e bella città, decisi di aprirmi una bottega, dove vendevo tantissimi medaglioni e camei di ogni forma e dimensioni. Se c'era una cosa di cui mi ero, si può dire, innamorata della terra, erano le pietre che si ricavavano da essa. Zaffiri, diamanti, smeraldi, acquamarine... Tutte una più bella dell'altra! E qual è il modo migliore per ammirare queste pietre preziose? Ovviamente mentre le stai incastonando in un anello o una collana. In parole povere, in pochi anni, appresi l'arte della bigiotteria, era un modo per essere umana e, nel frattempo, cercare mio fratello. https://uploads.tapatalk-cdn.com/201...7fc2368539.jpg Inviato dal mio LG-M160 utilizzando Tapatalk |
Quando arrivammo in fondo alla sala vedemmo della gente attorno a due individui grezzi e coatti, ma non era il loro modo di vestire che colpiva ma quanto fossero innopportuni e maleducati "Ma chi sono questi due? E' una offesa per Sir Blake, certamente si sono autoinvitati" e mi avvicinai ai due prendendo la parola "Perdonate signori, ma non penso siete ospiti di Sir Blake, potrei sapere chi siete e i vostri nomi?" guardandoli di sottecchi.
|
Era il tardo pomeriggio, quasi sera.
Nyoko era ancora nella sua bottega. Ormai la città andava spegnendosi, i suoi negozi si chiudevano uno dopo l'altro, così che i lampioni che accendendosi accoglievano l'imbrunire avanzato e sognante. Ad un tratto la porta si aprì, facendo trillare il campanellino sull'uscio. Entrò un uomo alto e robusto, dai capelli corti e lo sguardo bonario. Si guardò un po' intorno e poi si avvicinò al bancone dove stava Nyoko. A quelle parole di Altea i due tipi si scambiarono una lunga occhiata, per poi scoppiare a ridare. “No, madama...” disse ampolloso quello dai capelli rossi “... nessuno ha avuto il buon gusto di invitarci, ecco.” Ridendo e guardando il suo amico. “Ho parlato bene, compare?” “Oh, benissimo, amico.” Divertito l'altro. |
Cosa?
Domattina?! Presi un profondo e silenzioso respiro. "Sì, domattina è perfetto" con u sorriso apparentemente tranquillo. Non salvo come avrei fatto, ma ci sarei riuscita. |
"Ma che razza di impudenti..andate a chiamare Sir Blake..la buona educazione porta pure a presentarsi e lo farete col padrone di casa" che razza di personaggi, il mio volto diventò rosso per la rabbia, era forse una provocazione.
|
Era quasi orario di chiusura. Visto che per tutto il giorno non avevo avuto clienti. Mi ero fermata a realizzare una collana di rubiti molto complessa. Quando sentii trillare il campanello alzai lo sguardo e scrutai attenta la persona che era entrata. Un essere umano di sesso maschile, non sembrava mal intenzionato. Mi alzo e imposto un sorriso cortese sul volto, ormai lo sapevo ben fare.
"Buonasera, signore. Come posso aiutarla?" Inviato dal mio LG-M160 utilizzando Tapatalk |
I due a quelle parole di Altea scoppiarono a ridere.
“Oh, chiami pure il padrone di casa...” disse quello dai capelli rossi “... così potremo protestare ufficialmente per non essere stati invitati, ecco.” “Ben detto, socio.” L'altro. “E dica pure al padrone di casa...” mormorò quello dai capelli rossi ad Altea “... dica che noi siamo... il gatto e la volpe.” E risero forte. La donna annuì a Gwen. “A domattina allora.” Disse, per poi andare via. Si avvicinò allora Stacey. “Chi era quella?” Chiese a Gwen. L'uomo si avvicinò al bancone e sorrise a Nyoko. “Allora...” disse “... dovrei fare un regalo... sa, di quelli che si fanno per dare il benvenuto... il benvenuto a qualcuno che non si conosce ancora... ecco...” |
Annuii piano alla donna, mentre andava via.
Poi arrivò Stacey. "Era la vice preside di un liceo artistico. Ha prenotato la sala 5 per uno stage di arte e indovina? Vuole dei modelli per domattina. Domattina! Capisci?" esasperata "Credo dovrai martellare l'agenzia di telefonate, stasera, anche se è tardi, anche se stiamo andando tutti a casa per la cena, costringili, minacciali, fai ciò che vuoi, ma fatti mettere a disposizione dei modelli per domattina" mente prendevo le mie cose "Io ho un impegno, adesso, e sono già parecchio in ritardo" andando verso l'uscita. |
"Pensate di essere simpatici? Non mi fa affatto ridere, sapete?"guardando il tipo dai capelli rossi che era il più sbruffone.
Andai verso Sir Blake e alzai le mani sbigottita.."Sir Blake, ci sono due strani individui qui, protestano per non essere stati invitati, magari li conoscete ma non vogliono farsi presentare, hanno detto si chiamano il gatto e la volpe, hanno un sarcasmo fuori luogo, venga e vediamo cosa vogliono" e accompagnai l' anziano nobile da loro ma guardandoli sempre basita. https://i0.wp.com/favimages.com/wp-c...-hairstyle.jpg |
"Oh... Capisco" dico guardandolo per poi portare una mano sul mento, in segno di riflessione e mi guardo intorno.
"Lei ha delle preferenze in particolare? O se vuole, posso provare ad indovinare io qual è il gioiello più indicato" dissi per poi sorridere cortese. Inviato dal mio LG-M160 utilizzando Tapatalk |
Stacey annuì a Gwen, che poi uscì.
Raggiunse la sua amica Anya in un locale al centro della città. La ragazza era seduta ad un tavolino e nel vederla le fece cenno di raggiungerla. L'uomo si guardò intorno. “Magari uno di quesi bastoni da passeggio...” disse a Nyoko “... quelli col pomo decorato... ce ne sono di diversi... posso vederli?” Chiese. “Sono molto ben fatti...” cominciando a guardarli “... mi dica... hanno valore particolare? Simboleggiano qualcosa? Devo regalarlo ad una persona importante... nobile...” Altea andò a chiamare Sir Blake. L'anziano con lei raggiunse i due strani tipi. “Voi...” disse “... chi siete? Perchè siete qui? E' una festa privata.” Indignato. “Siamo il gatto e la volpe!” Ridendo quello rosso. “Chiamerò la polizia!” Blake. “Calma calma...” il rosso, per poi tirare fuori un tesserino “... leggi, bellezza...” mostrandolo ad Altea. |
Sir Blake, ovviamente, mostrò il suo disappunto ma cercai di rassicurarlo, per fortuna non vi era mio padre presente, Sir George, alla festa o li avrebbe rivoltati come un guanto.
"Più che il gatto e la volpe mi sembrate la Strega Malefica offesa per non essere stata invitata al battesimo di Aurora" rispondendo al loro sarcasmo. Ma quando Sir Blake nominò la polizia i due si ravvidero e il rosso mi mostrò un tesserino e glielo presi dalle mani per leggerlo ad alta voce..che mai voleva questo uomo e il suo compare. |
Guardai il cliente e poi i bastoni da passeggio.
"Uso pietre preziose quindi, oltre al valore simbolico hanno anche un grande valore commerciale" dico prendendo uno con uno Turchese incastonato. "Per esempio, per un nobile, trovo perfetta questa pietra. Indica il successo, sinonimo di forza e di autocontrollo. Oppure questa, il Topazio. Fedeltà, simbolo di forza e di potenza" dissi mostrano entrambi i bastoni con le due pietre incastonate dentro. Inviato dal mio LG-M160 utilizzando Tapatalk |
Uscii e, non senza difficoltà nel barcamenarmi nel traffico cittadino, raggiunsi Anya in un locale abbastanza chic del centro.
"Scusa scusa scusa!" le dissi subito, mentre mi sedevo "Ho avuto un contrattempo in galleria all'ultimo minuto e ho fatto tardi." Avevo conosciuto Anya organizzando una sua mostra. I suoi quadri naïf mi avevano catturata immediatamente ed iniziando a conoscerla, avevo anche trovato un'amica. Arrivò poi un cameriere ed ordinammo il nostro aperitivo. |
Il segno del Gufo
Il caos, ho sempre amato il caos.
Le suore del collegio me lo dicevano sempre. "Clio non sai tenere in ordine la tua stanza.." Dicevano anche un sacco di cose, che il disordine esteriore riflette un disordine interiore. L'hanno detto così tante volte che ho finito per crederci. Io ho dentro il caos... Gli altri bambini mi chiamavano "la pazza" perchè giocavo da sola, parlavo da sola, stavo bene da sola. Sapete che c'è? Ho imparato a credere anche a quello... ma non solo a crederci, no, anche a farne un vanto. Sì, sono pazza, sono il caos, sono quello che sono, anche se per la maggior parte della gente non riesce a capirmi Solo in riformatorio ho trovato un senso a tutto quello che mi portavo dentro. Il caos... Lì sì che la mia vita ha preso la strada che volevo, che mi ha fatto capire quali sono le cose importanti. Che poi è una, una sola: la libertà. Voglio essere libera... Ora lo sono, lo sono eccome. Ho capito che la libertà è qualcosa che non ti puoi aspettare vivendo come gli altri, che te la devi prendere, conquistare, afferrare. La cosa bella è che in tutto questo non sono sola, le mie sorelline sono qui con me, sempre. Anche stasera. Stasera facciamo un gioco che ci piace tanto: si intitola "indovina chi viene a cena?". Noi scegliamo una casa, di solito ricca e ben fornita, magari dove c'è una festa.... e poi boom! Oh, ci piacciono le feste! Una di quelle feste di gente impomatata, tutta tirata a lucido, elegante nei loro vestiti firmati. Come quella laggiù, la nostra meta, sembra proprio ci sia una festa. È un cottage nella brughiera dove un certo Blake, secondo le ricerche di Vivian, sta dando una di quelle feste noiose e impomatate. Ma la vera anima della festa siamo noi, altroché! Io e le mie sorelle. L'unica famiglia che abbia mai conosciuto. La famiglia che mi sono scelta. Viky e Kyra le ho conosciute in riformatorio, eravamo così simili che abbiamo legato subito. Con Jackie invece, ci siamo incontrate in un pub, una notte, abbiamo fatto così casino che la barista ci ha cacciato e da allora siamo inseparabili. Lys l'abbiamo conosciuta una notte, per caso, era scappata di casa e ne ha trovata una nuova, quella vera, in mezzo a noi. Le piccole Ellie e Vivian invece, le abbiamo strappate a quello stesso orfanotrofio in cui sono cresciuta quando ci sono tornata da grande per una visita di cortesia... a modo mio. Non avevamo regole, freni, limiti. La città era nostra, non ci fermavamo davanti a niente a a nessuno. Ci prendevamo quello che volevamo, senza chiedere il permesso. Eccoci... Il giro di ricognizione ha dato i suoi frutti! Nessuno armato, nessuna protezione, niente di niente. Solo una festicciola tra ricchi in una casa di campagna lontana chilometri da quella più vicina. Una pacchia. Vik ha staccato la corrente, Ellie ha azionato un dispositivo che blocca il segnale del cellulare. Sono al buio, isolati dal mondo... è l'ora del caos. Sentiamo le urla da qui, lo spavento, il panico, che suoni meravigliosi! Entriamo dal giardino, un passo alla volta. Sentiamo i mormorii della gente, lo spavento. "Allora, cosa sono quei musi lunghi?" puntando delle grosse torce su di loro "Non diteci che la festa è già finita!" ridiamo. Ridiamo delle loro espressioni, del loro terrore, ci droghiamo dell'adrenalina che ci scorre in corpo. "Ma se è appena cominciata!" rido, e in quel momento si accendono le luci, mostrando noi, le nostre armi, le nostre espressioni divertite, folli, sadiche. https://data.whicdn.com/images/253328873/original.gif |
Altea lesse il biglietto:
“Ozzlon, indagatore del mistero. Agenzia Anche gli spettri piangono.” “Questo col topazio...” disse l'uomo a Nyoko, prendendo un elegante bastone con la testa di gufo “... lo trovo molto interessante, originale... ha un che di... non so... misterioso... non trova?” Gwen si sedette con Anya ed ordinarono il loro aperitivo. “Dimmi...” disse lei “... che genere di contrattempo?” Chiese. |
Lessi il biglietto e poi guardai perplessa prima Sir Blake e poi il rosso che ora aveva una identità e il suo compagno.."Signor Ozzlon..penso...indagatore del mistero" sorridendo "Interessante attività, ma perché vi trovate qui, non penso vi siano spettri da cercare" restituendogli la tessera ma sempre con distacco..la faccenda si faceva misteriosa.
|
Sorrisi all'uomo.
"Tutto, qui dentro, ha un non so che di misterioso, signore. È quello che cerco di creare con le mie mani" dissi guardandolo tranquilla negli occhi. "Il mistero rende più affascinante un articolo" dissi poi più come una commessa direbbe. Inviato dal mio LG-M160 utilizzando Tapatalk |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 18.10.29. |
Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli