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Racconti dell'Orizzonte Perduto
PROLOGO
"O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!" (Salmo 8) XXIX Convegno annuale delle Scienze, Centro Ricerche Fotoatomico ad Afragolopolis. Confronto fra Fede e scienza, tra il fisico Carl Marsel e l'astrofisico Tom Iasefol. "A questo punto" disse il mediatore che presentava l'evento "sorge spontanea una domanda che ciascuno di noi si è fatto, si sta facendo o si farà prima o poi nella vita... ossia perché non credo o perché invece credo in Dio. E chi meglio di due scienziati, come lo sono i nostri due ospiti, può rispondere a questo dubbio, a questa domanda esistenziale e millenaria direi. Soprattutto perché su questo hanno posizioni diverse, visto che il dottor Marsel si definisce ateo, mentre il dottor Iasefol è credente. Prego, cominci lei, dottor Marsel." "Si, grazie..." prendendo la parola Marsel "... prima di trattare il tema che ci siamo proposti di affrontare, tema antico come il mondo e complessissimo ovviamente, dicevo... prima di trattare questa questione affascinante e soggettiva direi, volevo fare una premessa... avuto l'invito di figurare qui tra voi mi sono subito sentito, oltre che onorato, un po' perplesso, persino imbarazzato... perché mi sento fuori casa... io vengo da un ambiente molto diverso... siamo ad Afragolopolis, capitale di uno stato Cattolico, retto da tradizioni Cattoliche da secoli, dove oltre a politici di Fede Cattolica, hanno un peso, non solo religioso, ma anche riguardo alla stessa politica i principi della Chiesa, come Vescovi e Cardinali... anche in platea vedo molti prelati e si respira ovunque come si intenda la vita in questo luogo, in questa città ed in questo stato... ovviamente questo non è il mio mondo... io sono ateo e come tale sono qui oggi... provengo da un mondo ateo e tutta la mia vita è indirizzata in questo modo... sinceramente non mi aspettavo questo invito e come detto ne sono onorato, anche perché mi ha stupito, lo confesso, visto che ho sempre avuto pregiudizi verso la Chiesa Cattolica, sempre troppo chiusa, a mio parere, nel voler ascoltare il parere altrui, conoscere le idee fuori dalle sue mura... ecco, mi sembrava giusto premettere ciò. Ora la domanda che mi è stata posta... perché non credo in Dio? Non ci credo perché non ho bisogno della paura di finire all'Inferno per amare gli altri. Amo gli altri per amore e non per paura della dannazione eterna. Non rispetto i miei simili per compiacere Dio, ma perché i miei simili sono creature come me, che amano e soffrono come me. Non mi piace interagire con gli altri stando chiusi in una chiesa, ascoltando in silenzio una Funzione Religiosa. Mi piace interagire con gli altri guardandoli negli occhi, parlando con loro e confrontarmi con loro. Non mi piace ringraziare Dio quando guardò la natura perché è stata creata bella, ma mi piace ringraziare la natura perché è nata bella. Non mi piace trovare consolazione nella morte perché mi accoglierà Dio, ma mi piace trovare consolazione in ogni momento di vita vissuta. Non mi piacciono le persone che credono di conoscere la verità è che hanno tutte le risposte perché le Ha dette Dio. Amo invece le persone che cercano le risposte, come faccio io. Siccome voglio essere come quelli che mi piacciono e non essere come quelli che non mi piacciono, ecco perché non credo in Dio." Dalla platea partì un applauso più che altro di circostanza, sollecitato da coloro che fra il pubblico davano indicazioni alla gente seduta, come succede in ogni studio televisivo. "Mai sentite tante banalità tutte insieme..." commentò a bassa voce uno fra il pubblico al suo amico seduto accanto a lui. "Prego, dottor Iasefol..." il presentatore all'altro scienziato "... a lei la parola." "Beh, se mi è permesso..." fece Iasefol "... ascoltando le parole del mio eminente collega qui presente devo dire che anche io quindi per molti aspetti posso dirmi ateo" sorridendo "visto che mi riconosco in diverse cose dette dal dottor Marsel, dal momento che neanche io credo in Dio o amo i miei simili per paura altrimenti di andare all'Inferno e di certo neanche io conosco la verità, né ho tutte le risposte." Un applauso più sentito e sincero si alzò dalla platea. "Quindi, tornando a noi..." riprese Iasefol "... perché credo in Dio, in Colui che Ha fatto il mondo... beh, se fossimo figli del caos, la teoria tanto cara a molti scienziati, non esisterebbero le leggi naturali, quelle ossia che regolano la struttura di tutto ciò che esiste, dell'universo sub nucleare fino alle parti più piccole ed infinitesimali che compongono la materia, come gli atomi, i neutroni ecc... leggi naturali quindi che testimoniano dell'esistenza di una logica, di una razionalità alla base della struttura dell'universo e dell'intero Creato. Leggi naturali che hanno valori e principi chiari, netti, descritti da formule matematiche che non possono essere messe in discussione. Leggi scoperte, studiate ed utilizzate dai più grandi scienziati della storia, quali Copernico, Galilei e Keplero. Leggi quindi che racchiudono una razionalità, un disegno preciso che regola ogni aspetto dell'esistenza. Leggi perciò che negano in modo inconfutabile teorie come quella del caos e tutte quelle che ritengono la nascita dell'universo e del Creato frutto della casualità. In tutto questo è lampante un Disegno netto, una Volontà Superiore regolatrice della natura che anima e che compone tutto ciò che esiste. Davanti a tutto ciò io non posso non credere in Colui che Ha fatto il mondo." Un poderoso applauso allora echeggiò nella platea, fra i tanti spettatori presenti al convegno. http://www.ilmessaggeroitaliano.it/n...aula-nervi.jpg RACCONTI DELL'ORIZZONTE PERDUTO “Nelle mie scoperte scientifiche ho appreso più col concorso della Divina Grazia che con i telescopi.” (Galileo Galilei) Era il primo pomeriggio di una giornata d'Estate, col vento che era andato ad alzarsi da Ovest, rinfrescando appena quelle soleggiate e pian piano più limpide ore, mentre il traffico marittimo del molo appariva più calmo. All'inizio era giunto come lieve brezza, poi con raffiche irregolari e più decise, che rimbombavano a sprazzi tra i capannoni arrugginiti e le vecchie cisterne consumate dalla salsedine come boati lontani di cannoni sparati a salve sul mare. I raggi del Sole venivano giù ora appena più obliqui e sferzanti sul porto, riflettendosi, quasi rimbalzando, sullo sterminato specchio di azzurro e di sale che circondava ed avvolgeva la costa Flegeese. Non era dunque insolito che fissando quel mare romantico e senza fine si potessero avere visioni fugaci e minacciose di onde impetuose e sconvolte, di imbarcazioni ammassate e sballottate lungo le scogliere, di edifici a picco perduti nella foschia incalzante, di panciuti bastimenti che boccheggiavano tra cime ed ancore, dei tanti pontili ondeggianti ed inondati di spruzzi. La successiva raffica di vento sembrava spazzare via tutto, per poi ricominciare di nuovo con altre ed infinite immagini e visioni misteriose. Nell'aria si sentiva l'acqua trasportata dal vento, intrisa di salsedine e richiami lontani. L'Assunta, ormeggiata nel porto, era ormai prossima a tirar su l'ancora e ad intraprendere il suo viaggio che aveva come destinazione l'isola di Pithos, detta anche delle Scimmie, ultima meta di quel viaggio che il dottor Iasefol aveva intrapreso, a causa dei suoi studi volti a sconfessare definitivamente la teoria evoluzionistica di Darwin, ma che poi non aveva più portato a termine a causa della sua misteriosa scomparsa. https://i.pinimg.com/736x/44/ba/b0/4...japan-trip.jpg +++ |
Eh certo, facciamo gli alternativi, gli hippie, andiamo a organizzare la Convention più importante dell'anno su un'isola sperduta raggiungibile solo via mare.
Già, perchè il Centro Congressi di Afragolopolis è troppo poco alla moda, no? E quelli di Londra, Parigi e Miral, così facilmente raggiungibili in aereo dovevano essere occupati, no? Perché qui non è che la gente lavora e non ha il tempo di godersi una romantica crociera sul litorale con le azioni che non sono stabili da mesi ormai, i fornitori che ci fanno impazzire e i giornali che scrivono boiate un giorno sì e l'altro pure. No, questa cosa non ci voleva, non ci voleva per niente, non in questo momento. Ma ehi, la Convention è l'evento dell'anno, nessuno può sottrarsi e i bastardi lo sanno benissimo.. così ne approfittano. Tanto per vederci stipati in un container diretti alla loro isoletta privata. Ah, la mia segretaria dice che c'è anche la spiaggia, come se io avessi tempo di prendere il sole. E poi io lo odio, il sole, questa mania di oziare e scurirsi la pelle è uno dei mali del nostro tempo, sempre detto! C'è una buca, e la macchina sussulta, facendo quasi cadere il portatile poggiato sulle mie gambe. "Ehi, sta attento!" picchio il vetro dell'autista, contrariata. Già cominciamo male! Alzo gli occhi al cielo, e mi rimetto a scrivere la mail a cui stavo lavorando. Mi saranno arrivate almeno tre richieste di meeting per i giorni della Convention, tra le filiali estere e dei concorrenti con cui dover fare finti sorrisi ed evitare pugnalate alla schiena continuamente. Quanto vorrei poter delegare queste incombenze maledette di pubbliche relazioni di cui a nessuno frega niente. Per lo meno a me. Ma non si può, ovviamente, il ceo sono io, e non esiste momento dell'anno in cui la mia presenza è più richiesta che non questo. Seh, come se il resto dell'anno potessi starmene in casa a bere mojito dalla mattina alla sera. Non prendiamoci in giro, la mia presenza serve sempre, quelli sono così imbranati che non sanno fare un passo senza di me. Manco a farlo apposta, il mio auricolare wireless inizia a trillare, annunciandomi una chiamata. E ti pareva... Porto una mano all'orecchio e rispondo. È Sara, la mia segretaria. "Dimmi.." lapidaria, senza staccare gli occhi dalla mail "..no, non sono ancora arrivata!". La ascolto quasi distrattamente, incamerando solo le informazioni che ritengo più utili. "No, ti ho detto di no... non mi interessa quante chiama quell'imbecille, se dico di no è no!" sbuffo, cominciando a spazientirmi. Che avevo detto? Sono uscita dall'ufficio esattamente 18 minuti fa! Spero vivamente che il centro congressi su quest'isola sia all'altezza di quello dell'anno scorso, con una bella palestra dove possa allenarmi perchè so che avrò una forte necessità di prendere a pugni qualcuno. E per gli affari, una buona dose di sacco è decisamente più fruttuoso di una rissa, poco ma sicuro. "Esatto sì, l'ho messo nella cartella sul server dedicata, dovrebbe averlo già scaricato stamattina, se non l'ha fatto saranno affari suoi, chiaro? Non sono la sua balia!". Il porto comincia ad intravedersi all'orizzonte. "Hai chiamato New York piuttosto? Come per cosa, per l'appuntamento di domani alle 11, l'hanno chiesto loro, dovevi confermare! Ah ecco.." annuendo "Ricordati di spostare il pranzo con Holis, per venerdì, non so in che condizioni sarò per allora... sì, è tutto!". Stacco, e mi rimetto a lavorare, mentre il panorama attorno a noi diventa sempre più chiaro, la città lascia il posto al borgo marinaio, gli impiegati ai pescatori, le macchine alle barche e un cielo sempre più azzurro avvolge tutto mischiandosi all'orizzonte del mare. Tutto molto bello e molto romantico sì, ma io non ho tempo di star lì a cincischiare. Metto le cose via nella borsa, prendo lo specchietto, controllo che il trucco sia a posto e mi preparo a scendere, impaziente. Speriamo almeno che non ci siano ritardi! https://i.pinimg.com/564x/6b/41/00/6...a979409754.jpg |
“Mi scusi, signorina...” disse l'autista guardando Destresya seduta dietro attraverso lo specchietto retrovisore “... queste strade del litorale sono in gran parte da rifare...” sbirciando ancora dallo specchietto, dove l'avvenenza della ragazza in carriera era più che una tentazione.
L'auto procedeva lungo le curve che sovrastavano la scogliera, dove più sotto le spumose onde di un mare azzurrissimo finivano a baciare gli scogli. Il porto di Baias, antico scorcio di tante ballate e tanti romanzi di predoni e pirati, apparve dopo l'ennesima curva, con in lontananza la bianca chiesa di Sant'Anna che dominava il vecchio centro abitato racchiuso dai suoi saliscendi, le strette stradine, i vari locali pittoreschi e l'odore di sabbia e salsedine a riempire l'aria. Un labirinto di casupole ammassate e larghi caratteristici, usato in passato per disperdere attacchi di bucanieri e corsari. Tuttavia quel mondo romantico ed avventuroso finiva poi per perdersi,o meglio unirsi e confondersi, con il porto e le sue navi ormeggiate, i ricchi natanti e le moderne fabbriche sullo sfondo, tra le scogliere a picco sul mare, brulicanti di villette bianche ed i tanti ristorantini tipici che si affacciavano sul molo vecchio. L'auto entrò così nel porto e raggiunse infine il molo, dove l'Assunta era ormeggiata in attesa di far salire a bordo i passeggeri. |
Il porto era sempre più vicino, e dopo aver sistemato il tutto nella borsa, mi fermai a guardarlo per un lungo istante, contemplandone la bellezza.
Posso dedicare qualche momento alla bellezza, dopotutto è intorno a lei che gira ogni cosa, il mare è placido e calmo, aspetta solo noi e tante barchette si uniscono alle due maestose navi che non vedono l'ora di prendere il largo. Non ho mai amato il mare, l'ozio è il peggiore dei vizi, dopotutto. Ma vale la pena fermarsi un momento per guardare il litorale, le casette dei pescatori che si mischiano alle industrie e al cantiere navale. La macchina si ferma. Tempo scaduto. È stato bello, ma qui bisogna fatturare, ne avrò di tempo sulla nave per guardare il mare, altrochè! Scendo dalla macchina appena questa raggiunge il molo, prendendo solo la borsetta con me. Schiocco le dita un paio di volte con ancora la portiera aperta, rivolta all'autista. "Prendimi i bagagli!" ordino, scendendo e osservando la maestosa Assunta davanti a me. Beh, è sufficientemente grande per sperare di avere il wifi! Sara mi ha prenotato la suite ma non si può mai sapere! https://i.pinimg.com/564x/27/f6/35/2...56aec72e77.jpg |
L'autista scese subito dall'auto, scaricando i bagagli di Destresya e gettando verso l'avvenente ragazza più di un'occhiata lasciva.
L'Assunta cominciò finalmente ad aprire i suoi boccaporti ed i passeggeri sul molo in attesa di salire a bordo si misero in fila per imbarcasi. Era una nave di medie dimensioni, adatta a spostarsi dal litorale alle isole ed a navigare nel golfo Flegeese. Ma tra le diverse persone che affollavano il molo, qualcuno, ben celato, spiava da lontano, con un certo interesse i passeggeri in attesa di imbarcarsi, soprattutto le provocanti e bionde forme della rampante manager. |
Una volta sul molo osservai meglio la nave.
A dirla tutta non era poi un granchè , ma la cosa più importante era che fosse comoda, che ci fosse dello spazio in cui potessi lavorare in pace, e prepararmi al meglio per l'intervento che dovevo fare. Era di vitale imprtanza fare bella figura alla Convention, e non potevo permettermi di non essere preparata. Ecco perchè avevo cmq preso una suite, nonostante il tempo di navigazione non fosse poi eccessivo, e poi amavo il lusso e non volevo rinunciare alle comodità nemmeno per un viaggio come quello. Mi attardai per qualche minuto sul ponte, poi guardai l'orologio. Non potevo più aspettare, tanto, la nave era quella, di Suite Royal ce n'era una sola, dunque non c'era da sbagliarsi. Mi avvicinai al molo, mentre Stuardo reggeva i bagagli, avvicinai lo smartphone alla hostess con la mia prenotazione, regalandole un lieve sorriso, giusto perchè sta lavorando e quindi se lo merita. Vediamo un po' se questa suite vale i soldi che l'ho pagata... |
La hostess salutò Destresya con un sorriso e guardò poi la prenotazione sul suo cellulare.
“Benvenuta.” Disse cordiale. “Prego, raggiunga pure il ponte ed imbocchi il corridoio 6. L'ultima porta a destra è la sua suite.” Guardando l'autista dietro con i bagagli. I due raggiunsero così la suite. Poco dopo, finalmente, l'Assunta cominciò a chiudere i boccaporti e ad issare l'ancora. |
“Grazie!” Dissi spiccia alla hostess, oltrepassandola già con lo sguardo che vagava all’interno della nave.
Seguii le sue indicazioni, ponte, corridoio 6, ultima porta. Eccola, la suite non era poi così male, considerando che eravamo su una nave e non certo in un lussuoso albergo. Congedai Stuarto con un cenno della mano. “Puoi andare, grazie!” Senza guardarlo, mentre iniziavo ad aprire il trolley sul letto. La nave iniziava finalmente a muoversi. Speravo solo che quel viaggio sarebbe stato rapido e indolore. Anche se non ero certa fosse così. Decidi di dare una chance alla nave e, portatile alla mano, mi diressi sul ponte. Magari c’era qualche collega diretto alla Convention e avrei potuto usare quelle ore per risparmiarmi delle cene e degli aperitivi nei giorni successivi. Avevo già il mal di pancia... |
L'Assunta finalmente partì, prendendo il largo, col litorale che pian piano si allontanava.
Destresya lasciò la sua cabina e raggiunse il ponte, dove la maggior parte dei passeggeri si era radunata. Il vento soffiava forte, col suo odore di mare e quel senso di aria salmastra ovunque. La bellissima manager poté così godersi il meraviglioso panorama tra monti e mare. Qualcuno però, presso il bar del ponte, la guardava. Gli stessi occhi azzurri che la stavano spiando dal molo. La guardava tutta, col vento che accarezzava le sue sensuali e bionde curve, rendendo l'abito leggero aderente come una pellicola su quelle forme morbide e rese calde da Sole pomeridiano. Era come una visione, una Venere sorta da quelle acque greche, una Circe giunta dal litorale con i suoi incanti sensuali, una Messalina arrivata in cerca di frescura dall'afa imperiale. La guardò a lungo, immaginandola in mille vesti, fantasticando di spogliarla di tutte ogni volta e poi ricominciare. Ormai la nave era salpata e lei non poteva rimandarlo indietro. Si sarebbe arrabbiata, sarebbe stata seccata e delusa, ma poter stare vicino, anche se solo per questo viaggio, ad una creatura così sensuale e proibita era un sogno per quel ragazzo. Deglutì, ingoiando anche la paura e l'emozione, decidendosi così di uscire allo scoperto. Accaldato, rosso in viso ed eccitato, lasciò il bar e si avvicinò alle spalle di Destresya. “Ciao, zia...” disse Icarius con voce incerta, imbarazzato e col cuore che batteva forte. https://medias.spotern.com/wanted/w640/33521.jpg |
L'aria era fresca, anche se quasi quasi preferivo l'aria condizionata della suite.
Il wifi sul ponte era uno schifo, e il programma che dovevo usare per la relazione continuava a crashare. Ma perchè diavolo avevo salvato tutto su cloud invece di lavorare in locale. Scossi la testa, sedendomi su una panchina, col portatile in grembo. Riguardai gli appunti sulla mia relazione, spostai alcune cose, ma poi convenni che lavorare sul ponte era pressochè impossibile. Oh, poi non si dica che non ci ho provato a non fare l'asociale. Ma niente, qui è solo tempo sprecato e di conseguenza, soldi sprecati. E se c'è una cosa che io non sopporto è lo spreco. Forse lo tollero ancora meno del ritardo, sicuramente più dell'incompetenza. Quella mi fa imbestialire. Mai come la poca voglia di lavorare. Che ci volete fare, sono una persona carica di positività e voglia di ridere. (Si sentiva il sarcasmo?) Beh, non ho tempo manco di scherzare con me stessa. Ma le altre persone come fanno a starsene lì pacifiche a guardare il mare, ma non ce l'hanno un lavoro? Eh, bella vita che fanno.. Mi alzo, metto il computer sottobraccio e mi dirigo nuovamente verso la cabina. Oh guarda, quello sembra... Sgrano gli occhi: Icarius! Che viene lì con i suoi occhioni teneri e tutto rosso in faccia. Ah, questo non combinerà niente nella vita, date retta a me. Ma guarda com'è conciato, che diamine! "E tu che cosa ci fai qui?" tuono, squadrandolo da capo a piedi, con aria infastidita, scocciata. Oh ci mancava solo questo adesso, il mio nipotino che si intrufola sulla mia nave, sono mesi che parlo di questa Convention alle riunioni familiari, che manco a farlo apposta non sopprto, dunque non può certo venirmi a dire che è qui per caso. Ma non lo capisce che io devo lavorare e non posso fare la baby-sitter? Si può sapere cos'ha nella testa quel buono a nulla di ragazzo? Lo guardo, spiccia, impaziente, con aria di rimprovero. "Allora?" dato che sono passati 17 secondi e non ha ancora risposto alla mia domanda . http://i67.tinypic.com/dli7nm.jpg |
Icarius, trovandosi faccia a faccia con Destresya, restò un attimo intimidito ed imbarazzato, con la forte, insopportabile tentazione di abbassare lo sguardo su quella vistosa scollatura, generosa e piena.
Ma non poteva, erano vicini e lei se ne sarebbe accorta. Tenne così i suoi occhi azzurri in quelli di lei, cercando di restare calmo e non sembrare un idiota. "Come sei bella, zia..." disse fra sè "... mi fai morire..." La guardava, fissando il suo bellissimo viso incorniciato dai lunghi capelli biondi. "Ecco, io..." mormorò "... in verità è stato un caso, zia... una coincidenza..." accennando un sorriso per non sembrare troppo impacciato. |
Era sempre stato un ragazzo appiccicoso, fin da piccolo.
Mi ricordo che quando aveva 11 anni mi seguiva dappertutto, una cosa davvero insopportabile, nemmeno in bagno potevo stare in pace. Ora che in teoria avrebbe dovuto essere un uomo, non era cambiato un granchè, ancora quegli occhioni da cucciolo che mi guardano in adorazione. Ma trovarsi una ragazza no? Bah, chi vuoi che se lo pigli così rimbambito? Alzo gli occhi al cielo. Poi lo guardo di sottecchi, diffidente. Una coincidenza? Come diavolo è possibile che sia una coincidenza? Ma alla fine che altro potrebbe essere? Non trovo altri motivi per cui dovrebbe essere qui, altrimenti. "E che cosa ci stai andando a fare sull'isola, sentiamo..." guardandolo con aria severa e attenta con l'aria di chi non aspetta altro che prenderti in fallo. |
La domanda perentoria ed improvvisa di Destresya spiazzò Icarius, che cercò di prendere tempo e pensare in fretta.
"Ecco, io..." disse visibilmente impacciato "... si, volevo andare a Pithos per... per acquistare un libro del professor Iasefol... è stato pubblicato in poche copie a causa della sua scomparsa... e solo sull'isola se ne trovano ancora..." tirando un lungo respiro, come chi ha scampato un pericolo, o almeno crede sia così. |
Guardalo, guardalo come non sa che pesci pigliare.
Cos'è, ti sei morso la lingua, per caso? Allora? Lo guardo sempre più sospettosa. A dire il vero è sempre stato impacciato, almeno, io l'ho sempre visto impacciato. Deve crescere il ragazzo. E mi sta facendo perdere tempo, maledizione. Come se io me ne potessi star qui a chiaccherare amabilmente del più e del meno. Manco mi importa del motivo per cui deve andare sull'isola, ma non mi piace essere presa in giro, specie da una nullità come mio nipote. Un libro, dice che deve prendere un libro. "E perchè non mi hai detto di prendertelo una volta lì?" incalzandola, giusto per fargli capire che se vuol fare giochetti, con me non attacca. Poi sbuffai, stavo perdendo troppo tempo. "Hai una sistemazione decente, almeno?" fissandolo negli occhi, con aria indagatrice. |
"Ehm... no, zia..." disse Icarius a Destresya "... ho preso il biglietto economico, con lo sconto per studenti... il tragitto non è lunghissimo, domattina saremo a Pithos e non sarà un problema dormire su una delle poltrone del sottoponte..." fissandola.
"Tanto so che non ti frega nulla di dove io sia, al massimo hai solo paura di essere criticata in famiglia per il tuo menefreghismo..." pensò in un misto di delusione, rabbia ed eccitazione. Ad un tratto si udì la voce del capitano dell'altoparlante: "Si informano i gentili passeggeri che la rotta dell'Assunta subirà una variazione. Infatti ciò sarà dovuto ad un incidente avvenuto tra l'isola Profusa e quella di Pithos, in cui due imperfezioni hanno riportato guasti. Ci scusiamo per l'inconveniente è auguriamo a tutti i gentili passeggeri un felice soggiorno a bordo." Tutti cominciarono a brontolare, delusi ed arrabbiati. |
Alzo gli occhi al cielo.
Dormire sul ponte, certo, ma tu guarda che razza di imbecille. E che non mi si venga a dire che è una questione di gioventù, perchè io alla sua età non ero mica così sprovveduta! "Non dire assurdità, prendi le tue cose, ho prenotato la suite, c'è un divano che sembra sicuramente più comodo del ponte!" sbuffai. Questa proprio non ci voleva, avere Icarius in mezzo alle scatole per tutto il viaggio era proprio la cosa peggiore che mi potesse capitare. "Ma bada che zia deve lavorare, quindi te ne starai buono e zitto, chiaro?" con lo stesso tono e la stessa espressione severa che gli rivolgevo quando era un bambino e mi supplicava di poter restare con me mentre studiavo. Qua sono passati anni e anni ma le cose non sono poi cambiate, e anche se ora lui è un uomo, io vedo sempre quel bambino appiccicoso che mi scriveva le poesie e mi stava sempre appresso. Ma poi qualcosa attirò la mia attenzione, era la voce del capitano, ma subito non ci badai pensando che fosse una normale comunicazione. Ma poi i miei occhi iniziarono a farsi più grandi, la bocca si aprì in un'espressione di meraviglia e rabbia. "Che cosa??" tuonai, furibonda "Ma non è possibile, allungheremo la strada di ore!" stringendo i pugni per la rabbia. Mi correggo: c'è qualcosa di peggio che avere il nipotino appiccicoso. Sospirai, un sospiro pesante e sofferto. "Dai, andiamo!" con un tono secco e deciso. Tanto valeva starsene in cabina a cercare di lavorare, a quel punto. |
Icarius annuì a sua zia e prese lo zaino, per poi seguirla verso la suite.
Destresya era visibilmente seccata, quasi arrabbiata e ciò, come accadeva durante l'infanzia, metteva sempre il ragazzo in uno stato di soggezione verso di lei. Così per tutto il tragitto fino alla suite il giovane non disse nulla, limitandosi a seguire la zia, guardandola in quel vestito stretto che rendeva plastiche e nette le sue meravigliose e giunoniche forme. Ma proprio nel corridoio che dava alla suite, i due arrivando videro un uomo in divisa, sicuramente da capitano, che parlava animatamente con alcuni passeggeri. |
Mi voltai e mi avviai verso la suite a passo svelto.
Non ero decisamente dell'umore adatto per poter fare qualunque cosa. Anzi, ero sempre più scocciata, sempre più infastidita da quella situazione. Che vita difficile! Ora ditemi se non sembra che il mondo si sia messo contro di me! Prima la Convention in quell'isola sperduta, poi il clandestino a bordo che ora non mi si scollerà di dosso per tutto il viaggio, e come se non bastasse anche il ritardo. Sembrava quasi una congiura dei concorrenti per non farmi controllare la relazione del giorno seguente! Ecco, parli del diavolo.. Il capitano era lì, e stava parlando con alcuni passeggeri arrabbiati. Ma come minimo, dico io! Cercai di sentire quello che dicevano, ma erano troppo lontani. Così, presa dalla rabbia del momento, decisi di avvicinarmi. "Vieni, vediamo un po' che dice!" scocciata, prendendo Icarius per un polso e trascinandomelo dietro verso il capannello di gente. |
Solitamente una donna non sceglie questo tipo di lavoro, tranne per la avventura e la voglia di giustizia.
Avevo accuratamente seguito la Convention tra i due scienziati tra la security..oh, non certo in poltrona come tutte le donne ben vestite. Ero assieme al mio collega Sam, stesa sopra un antro nascosto con un bel giubbotto antiproiettili e il mio ultimo modello di fucile in mano con un mirino a cristalli liquidi che faceva invidia pure alle collane di Swaroski in bella mostra in quella sala. Quel giorno mi misero come cecchino, non amavo quel ruolo, ma qualcuno lo doveva fare. Io ero una spia, potevo essere una macchina da guerra, una infiltrata e ben altro ma non lo decideva la "Yuve et Afragopolis" per cui lavoravo bensì era il Governo Afragolignonese in quanto, stranamente, la nostra agenzia era stata scelta dai Federali e dalle spie di Afragopolis e dintorni come la più fidata..solitamente federali e agenti segreti non si vedevano di buon occhio. E i soldi arrivavano a raffica ma si doveva rinunciare a qualcosa di importante...una vita normale, a essere se stessi, camuffarsi, rinunciare ad una famiglia ed amare forse ma quando si è giovani e sventati non era un problema. Quella era stata la mia ultima giornata di lavoro prima di partire per le tante sognate vacanze su una bellissima isola flegeese; me ne stavo tranquilla sullo sdraio a prendere il sole, bagni in piscina e nelle acque termali nella sontuosa villa sotto le palme che, ovviamente, non permettevano come il resto della vegetazione di guardare dentro, nessuno doveva scoprire la mia identità, dovevo mentire continuamente. Ovviamente mi ero portata i miei arnesi da lavoro..deformazione professionale? No, una spia, un agente quasi federale o una body guard doveva essere sempre pronta ma stavolta ero stata chiara col Capo. Le armi e i vari gingilli se ne sarebbero stati in valigetta per un pò, giustamente un pò di sane vacanze me le ero meritate pure io. Arrivò un sms, era la mia amica Kate e mi parlava di una festa in spiaggia ma tra capanne addobbate sontuosamente...oh, tutto era così estroso in questo posto da favola, e respirai il profumo di salsedine. Mi alzai e dopo una bella doccia rinfrescante ero pronta per la festa mentre bevevo un coctail esotico del posto. Dimenticavo...io sono "Agente CR9", si ho un nome ma questo è il mio glorioso nome in codice e ormai ero abituata a farmi chiamare così. http://shiny4kwallpapers.com/Uploads...ning-dress.jpg |
La spiaggia di Vivaras, con i suoi locali, le palme al vento, le discoteche galleggianti, con le luci e le musiche erano un richiamo per turisti di ogni dove.
Falò sulla sabbia, canti, risate, cocktail e qualche sigaretta non sempre fatto solo di tabacco animavano le sere d'Estate fino a notte fonda. Altea scese fra quell'allegra confusione di giovani spensierati che si divertivano come se non ci fosse un domani. E forse davvero, per loro, non vi era alcun domani. Entrata nel lido subito un cameriere le si avvicinò con uno dei cocktail da prendere sul vassoio, mostrandole però anche il telefono cordless dell'albergo. “E' desiderata al telefono.” Disse lui. |
Subito indossai un abito sfavillante e succinto, la libertà era di moda a Vivaras ma, ovviamente, per il lavoro che svolgevo stavo ben attenta a chi incontravo, guardavo i ragazzi fumare quella sigaretta e mi salì della compassione, il mondo era bello vissuto con la propria fantasia e poi mi salì l' indole del mio lavoro...narcotrafficanti.
Ma cercai di eliminare quel pensiero e cercai Kate nel locale quando un cameriere mi avvisò che qualcuno mi voleva al telefono. Sospirai ed entrai sorridendo nella hall, con aria indifferente e risposi "Si pronto, Altea.." guardandomi bene attorno. https://www-s.mlo.me/upen/vs/tb2016/...863e71c081.jpg |
Tra le luci, la musica ed il chiasso generale Altea prese il telefono per scoprire chi la stesse cercando.
“CR9...” disse alla cornetta una voce a lei familiare “... mi spiace interrompere le tue vacanze, ma temo tu debba rientrare immediatamente in servizio... il famoso scienziato Iasefol è sparito, volatizzato nel nulla, quando si trovava sull'isola di Pithos per un congresso. L'Afrapool non sa che pesci prendere, idem la polizia federale... tocca a noi... domattina giungerà una nave, l'Assunta, diretta proprio a Pithos. Ti abbiamo prenotato un biglietto on line, quindi non avrai problemi ad imbarcarti. Nella missione non sarai sola... con te ci sarà l'agente 0029... troverà lui il modo di avvicinarti... se non hai domande da fare disfati di questo telefono che si autodistruggerà fra 60 secondi...” |
"Maledizione..."risposi seccata "Ora che ero pure tornata bionda, di a quell' agente che sarò mora con una collana turchese quando salirò sulla nave...dimmi che identità dovrò avere sulla nave e isola" seccata...questo Iasefol spariva sempre.
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"Perfetto." Disse la voce al telefono. "Appena ti sarai disfatta di questo telefono sul tuo cellulare si aprirà una applicazione in cui ti saranno fornite varie possibilità di copertura. Segli quella più adatta a te. Buona fortuna, CR9." Ad Altea.
Tra 20 secondi il telefono si sarebbe auto distrutto. |
Spensi la chiamata e uscii correndo verso la piscina gettando dentro il telefono..ci mancava solo mi fosse scoppiato in faccia.
Poi presi il mio cellulare, guardando il display e inciampiai contro una coppietta si stava sbacciucchiando o altro.."Ehi ma levatevi dai piedi". Questa situazione mi aveva innervosita, era un affare grande, una questione delicata...perché mai questo scienziato amava scomparire...manie di protagonismo, speravo solo questo agente 0029 fosse pure un professionista, altro non mi interessava..doveva fare bene il suo lavoro e basta. Ritornai col viso sul display per vedere la app aprirsi, poggiandomi su una palma. |
L'applicazione si aprì sul display davanti ad Altea, elencando i tipi di copertura più adatti alla situazione.
CR9 vide così modelli vari tra cui scegliere come quello della suora, della turista, della sommozzatrice e della escort. |
Guardando le varie possibilità sorrisi...fantasia..eh...suora non faceva certamente per me anche se ero credente altrimenti non avrei preso questa impresa di cercare Iasefol, lo scienziato cattolico.
Sommozatrice, no nemmeno...dovevo salire su quella nave come una turista o una...escort...certo dovevo passare inosservata ma la turista non mi avrebbe dato la possibilità di agganciare eventuali persone e cliccai su escort...tanto avrei ben saputo tenere a bada il povero sventurato. |
“Ehi, zia...” disse Icarius sorpreso ed eccitato dal modo brusco con cui Destresya lo prese per un polso e tirandoselo dietro.
Infatti ogni qualvolta lei lo sfiorava o toccava lui sentiva una forte eccitazione e tensione. I due arrivarono così a ridosso di quel capannello di persone. “Signor capitano...” uno dei passeggeri “... non vorrà davvero portare la nave in quelle acque spero?” “E perchè non dovrei?” Il capitano. “Ma tutti sanno che sono acque maledette!” Un altro dei passeggeri. “E' il famigerato Triangolo del Mistero, tra le isole di Pithos, di Santo Stefano e quella del Vento!” “Suvvia, signori...” ridendo il capitano e guardando tutti loro con i suoi occhi azzurri “... non vorrete credere a queste sciocchezze spero.” Divertito. http://whysoblu.com/wp-content/uploa...etticoat-1.jpg |
Altea fece la sua scelta e da quel momento la sua copertura era attiva.
Fra poche ore, esattamente alle 08.00 del mattino seguente, l'Assunta sarebbe giunta nel porto di Vivaras e lei si sarebbe imbarcata come escort e sarebbe cominciata la sua missione. Ora non restava che prepararsi ed entrare nella parte. Intanto la festa in spiaggia continuava in quella allegra sera di fine Luglio. |
Mi diressi rapida verso il capitano, trasconandomi dietro il nipotino petulante.
C'erano un sacco di persone che se la prendevano con il capitano, e cercai di capire quale fosse il motivo di tutto quel chiasso. Li sentii blaterare di un triangolo del Mistero e cose simili. Il mio cervello però riusciva a percepire solo una parola: ritardo! Non è che quelal deviazione ci avrebbe ritardati? Ci mancava solo quello! Io non ne sapevo niente, ma magari il mio nipotino sì. Mi voltai verso di lui, rendendomi conto solo in quel momento che lo stavo ancora tirando per il polso. "Tu nei sai qualcosa?" al ragazzo "Di questo triangolo del mistero? Sei tu quello dei miti e delle storie, no?" guardandolo. Chissà mai che si potesse rendere utile per una volta. |
La gente attorno a me rideva, sentivo la loro allegria e il profumo di salsedine avvolgermi, ma non potevo godere di tutto questo...anzi potevo pure morire per questa missione.
Presi l' auto sportiva e sfrecciai verso casa, salii in camera e presi da una valigetta una tintura per capelli neri, nero come era il mio umore ora..d' altronde avevo scelto questa vita e le rinunce erano tante. Mi misi la tinta sui capelli, preparai una valigia con dei vestiti e dentro ci misi la valigetta con gli attrezzi del mestiere. Mi sciacquai i capelli, mi feci una doccia e mi vidi nera come il carbone e il mistero...agente CR9 è pronta. Puntai la sveglia nel caso mi addormentassi, sonno non ne avevo e dovevo essere puntuale a salire sulla Assunta, mi poggiai sul letto in stato di veglia con la pistola vicino...l' Alba sarebbe arrivata presto e io dovevo rilassarmi e svuotare la mente. http://static.fanpage.it/gossipfanpa...na-800x540.jpg |
Icarius guardò Destresya negli occhi.
“Beh... il Triangolo del Mistero è in realtà una leggenda, zia...” disse “...è un angolo di mare racchiuso fra tre isole... Pithos, Santo Stefano e l'Isola del Vento... in passato spesso ci sono state sparizioni misteriose di navi e persino di aerei... da qui il mito che siano acque maledette...” |
Alzai gli occhi al cielo.
"E qui c'è gente che davvero ci crede?" alzando un sopraccilglio con aria perpelessa "Beati loro che non hanno niente da fare!" scuotendo il capo, con aria scocciata. "Bah, andiamo via va, altrimenti qui non combino niente!" scuotendo la testa, per poi riprendere la strada ceh portava alla mia suite. "Adesso bada che zia deve lavorare!" ripetei a Icarius, come gosse un bambino. |
"Si, zia..." disse Icarius guardando Destresya.
"Suvvia, una donna come lei non si lascerà certo scoraggiare da queste sciocchezze." Una voce divertita dietro di loro. "Dopotutto un pò di fiducia questa nave la merita, no?" Ridendo il capitano, che era riuscito ad allontanarsi dai passeggeri preoccupati. |
"Ecco bravo, che ho già perso troppo tempo su questa nave!" alzando gli occhi al cielo.
Mi ero già voltata verso la mia cabina, quando una voce mi fece voltare all'improvviso. Era il capitano, che si era staccato da quella gente e si era avvicinato a me. Gli rivolsi un'occhiata di traverso, lievemente scocciata. Questo ha una nave da governare e aveva tempo fare conversazione? Eh, ho sbagliato tutto nella vita io, sempre detto. "Prego per lei che sia così, perchè ho un'importante Convention a cui devo partecipare domani, e non tollererei un ritardo, capitano!" con un leggero cenno del capo che voleva somigliare a un saluto spiccio. Chi gli aveva detto di parlare con noi? Ma dico io, si sono tutti organizzati per farmi perdere tempo? No ma ditelo... |
Altea cambiò colore ai suoi capelli e mutò il suo look, perdendo l'aria solare ed assumendo il sensuale aspetto di una bellissima escort.
Restò in camera per il resto della notte, armata e non dormendo granchè. L'alba giunse abbastanza presto e verso le 08.00 si sentì l'ingresso nel porto dell'Assunta. |
Il capitano sorrise e guardò Destresya con i suoi occhi azzurri.
"Tardaremo forse un'ora o poco più sul normale orario..." disse "... e magari per farmi perdonare potrei offrirle un posto al mio tavolo stasera nella sala centrale? Sarebbe un onore e diciamo che la mia coscienza sarebbe più sollevata." Ridendo piano. |
Intanto, in uno spazio ed un tempo sconosciuti e lontani...
Oltre l'orizzonte che divide i cieli boreali da quelli australi e sotto la falce di una Luna bianca, in un alone diffuso di un mistico cangiante, sorgeva Settottantia, la sterminata capitale di quel mondo regolato da costellazioni sconosciute. Immersa in un crepuscolo misterioso e fantastico, la città sprofondava le sue millenarie fondamenta su un ampio altopiano, immerso in una vasta vallata rigata da fiumi che sotto l'imbrunire parevano nastri d'argento e circondato da alte e frastagliata montagne. Mura, palazzi, torri, pilastri, strade e cupole, che poggiavano su titanici barbacani fortificati e merlati, erano scolpiti in una qualche pietra dai riflessi cromatici audaci e sconosciuti alle nostre civiltà, dai bagliori opalescenti e le venature dai disegni primordiali. Sulle colonne che si alzavano verso la parte alta e nobile della città si potevano ammirare teste colossali scolpite con i tratti barbuti ed austeri di uomini antichi e venerabili, il cui ordine scandiva l'ascesa al livello superiore di quella megalopoli visionaria, dove terminava con il grandioso palazzo reale, realizzato con oltre cento stili architettonici diversi ma che combaciavano e si legavano fra loro con assoluta armonia. Fluttuanti tra le arcate, le guglie, i campanili e le sommità delle torri percorrevano l'aria strabilianti macchinari volanti di ogni genere e tipologia, divisi e riconoscibili in vetture militari e mercantili. Scendendo verso il basso, lungo strade lastricate e terrazzamenti in successione geometrica, si giungeva presso l'oceanico e confuso complesso di vicoletti, quartieri e periferie fatto di botteghe, casupole e fabbriche in cui vegetava il popolo plebeo, imprigionato nei fumi e nei mattoni grigiastri dei luoghi in cui lavorava. La popolazione di Settottantia infatti era ripartita in un rigido censimento gerarchico, nel quale la massa lavorava per tutti, i sacerdoti pregavano per tutti ed i nobili combattevano per tutti. Se dunque marmo, onice, agata, giada, argento ed oro animavano la parte alta e nobile della città, i mattoni, il ferro, l'acciaio e la plastica dominavano quella bassa industrializzata ed inquinata. Perenni colonne di fumo denso si alzavano dalle tante fabbriche sottostanti, dissipate poi dai grandi mulini ad energia eolica che tenevano pulita l'aria alla sommità della capitale. Per questo la gente che viveva nelle periferie, a causa di queste esalazioni nocive, aveva assunto tratti sgradevoli ed indole grezza, mentre gli abitanti dell'agorà erano di bellissimo aspetto ed avevano maturato un animo cortese e romantico. Tutt'intorno alla capitale sorgeva a perdita d'occhio una foresta apparentemente sterminata, ammassate di fiori, frutti, piante ed alberi mai visti in nessun libro o sogno ed abitata da fiere e selvaggina ormai estinte in ogni altro luogo conosciuto. Ma altre creature dimoravano in quella selva sconfinata, non solo frutto dei miti e delle leggende di questo continente. https://fsmedia.imgix.net/f0/72/2e/a...compress&w=650 |
Un'altra giornata a raccogliere more, lamponi e tanti altri frutti dalle sfumature viola, rosse, bordeaux e tanti altri colori morbidi e intensi era giunte al termine.
Questi frutti erano i migliori di tutto il continente e tutto il villaggio di Olion ne era ghiotto. Ovviamente me compresa! Ritornai sulla strada di casa che il crepuscolo già si pregustava all'orizzonte, colorato e sognante e le prime stelle della sera campeggiavano su un cielo serale ancora acerbo, quasi come i frutti che avevo raccolto nel cesto che portavo sull'avambraccio. avevo raccolto nel grande cesto che portavo sull'avambraccio.* I fili d’erba, bassi e sottili, erano un letto morbido e smeraldino sotto i miei piedi nudi, un soffice manto che ti accompagnava lungo il tragitto e l’aria era già resa romantica dalle prime lucciole che iniziavano a brillare insieme al frinire dei grilli. Continuavo a passeggiare tranquilla, il villaggio non era distante ormai e avevo tutto il tempo. Certo, noi spiriti di Primavera, essendo gli ultimi nella grande piramide gerarchica di Olion, dovevamo sempre essere a disposizione in caso fosse stato necessario il nostro aiuto, ma in genere nulla accadeva mai la sera, lavoravamo solo di giorno, fornendo al villaggio tutto ciò di cui necessitava, come cacciagione per sfamare tutti gli abitanti, nuove lucciole per illuminare le lanterne in strada dopo il tramonto, altra acqua e farina dal Mulino del vecchio Gep, oppure ancora la lana da portare alla piccola sartoria di Rosy per farle confezionare ogni genere di indumento. Sì, eravamo un po’ la bassa manovalanza della nostra società, ma non ci andava proprio male; sopra di noi c’erano gli spiriti d’Estate, loro erano i più creativi, colorati, quelli gettonati durante le festività per occuparsi degli addobbi e dei giochi pirotecnici, come accadeva ad esempio durante il Primo Festival d’Estate il ventun giugno, il più importante dell’anno. Poi sopra di loro c’erano gli spiriti d’Autunno, erano l’aristocrazia del villaggio, spiriti molto importanti e con poteri ancor più sviluppati dei nostri; a loro volta, erano capeggiati dagli spiriti d’Inverno, coloro che ci governavano dall’alba dei tempi e che godevano di poteri incommensurabili, come ad esempio il mutare delle stagioni. Non tutti lo sapevano, ma erano loro in realtà ad occuparsene, a rendere calda la terra in Primavera o gelida in inverno. Si diceva che la loro landa, immensa e incontaminata, fosse perennemente ricoperta da un gelido velo di ghiaccio, che rendeva tutto mutevole e vago per i mille e più riflessi che il sole creava attraverso i cristalli ghiacciati di quella terra gelida. Giunta finalmente sulla via, scorsi l’altra collina del villaggio, dentro cui si sviluppavano le piccole casette degli abitanti. Anche dentro le lanterne che costeggiavano le piccole stradine le lucciole avevano iniziato ad accendersi, puntinando Olion di piccoli bagliori dorati. https://i.pinimg.com/736x/9d/28/d0/9...22fdcb8d8c.jpg Percorsi tutta la strada, fino ad arrivare a casa di Becky, poco oltre il muretto di accesso. Dovevo consegnare a lei il cesto coi frutti, affinchè li vendesse il giorno dopo al mercato del Mezzodì. Non era consigliabile raccoglierli al mattino stesso della vendita, pregni com’erano della rugiada e della brina della notte, così andavo appositamente a coglierli il giorno prima. Bussai un paio di colpi alla porticina in legno, ma non rispose nessuno. Forse era ancora alla locanda da Julian, il locandiere suo marito, che possedeva “La Fata Verde”, il luogo di ritrovo del villaggio e ostello temporaneo dei visitatori occasionali dai villaggi limitrofi. Mi sedetti dunque sui gradini di fronte alla porta e attesi il suo ritorno, approfittandone per riposare. https://i.pinimg.com/564x/6c/ab/a9/6...e057648d3b.jpg Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk |
Sbuffai lievemente, più per la soddisfazione di avere l'ultima parola che per vera insofferenza.Il capitano sembrava un tipo affasciannte, con due occhi azzurri penetranti, uno di quegli uomini abituati a far girare la testa alle donne.
"Sarà meglio, perchè anche un'ora è preziosa, non lo sapete?" fissandolo negli occhi ora con aria enigmatica. Mi offriva un tavolo per la serata, galante il capitano... Ma ero ancora decisa a non dargliela vinta. Dopotutto sembrava così sicuro di sè... "Oh, siete davvero fin troppo gentile, capitano.." con un'aria già fintamente dispiaciuta "Ma vedete, sono qui con il mio nipotino, e non posso certo lasciarlo da solo.." abbracciando Icarius dolcemente per fare scena. |
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