Guisgard annuì a Clio, per poi accelerare.
Sfondarono un altro muro e corsero sussultando su una bassa scalinata.
Giunsero infine nei sotterranei del palazzo e qui videro una scena inquietante.
Una ragazza, con abiti cerimoniali, stesa a terra con un ragazzo intontito.
Accanto a loro una figura sinistra, abbigliata in modo spettrale.
“Pessima idea signor Guisgard...” disse l'uomo.
“Come sai il mio nome?” Gridò Guisgard.
“Semplice...” sorridendo la figura “... perchè ti ho fatto io...”
“Cosa?” Stupito il pilota.
“Si...” annuì l'uomo “... tu credi di essere un uomo... invece sei il frutto di un mio lavoro... geniale, devo dire... sei un androide, amico mio.” Ridendo.
“Tu sei pazzo...” scuotendo il capo Guisgard.
“Credi?” Divertito lui. “Anche lei lo è.” Guardando Clio.
“Sta zitto!” Urlò Guisgard, per poi prendere il suo coltello, che teneva sempre in tasca e lanciarlo verso l'uomo, prendendolo totalmente alla sprovvista.
Lo trafisse così mortalmente in fronte.