Questo enigma è tratto dal Gdr e da come si fonderà con quello di Tafferouille interrotto tempo fa.
La trama principale di quest'ultimo riguardava la fuga di un nobile che per salvarsi dai suoi nemici cambia identità.
E questa sarà la trama anche del Gdr in corso...
Il cielo era cupo, inquieto, in balia di sterminati banchi nuvolosi che sembravano rincorrersi, raggiungersi e lottare fra loro, grugnendo e ruggendo come fossero belve selvatiche e feroci, mentre il mare sottostante ormai non si distingueva più dell'orizzonte.
Come se il cielo stesse per ingoiare il mare e la terra tutta.
Le strumentazioni di bordo erano in quale modo impazzite e nessun segnale arrivava più dalla torre di controllo.
Tutto sull'aereo sussultava ed i fulmini sibilavano vicinissimi ai finestrini.
Sordi e tetri boati scuotevano l'aria attorno a noi e nei nostri occhi non c'era altro che la consapevolezza di come la fine fosse oramai inesorabilmente vicina.
Una nuova scarica di fulmini e l'ultimo fu il più forte ed il più vicino.
Tanto vicino che probabilmente arrivò a colpirci.
Almeno questo fu quello che mi parve di capire.
Tutto a bordo cominciò a sussultare senza sosta, un sibilo e poi un forte boato.
L'aereo iniziò prima a perdere quota e poi a precipitare sempre più velocemente.
Appena toccò il mare praticamente si spezzò in due.
L'acqua penetro' ovunque e non ci fu più nemmeno il tempo di aver paura o rendersi conto dell'accaduto.
Tutto si fece buio.
Se fosse uno dei miei film, un copione già scritto o una delle tante sceneggiature che avevo letto allora non avrei esitato a definire il tutto come banale, scontato, già visto.
Ma quando la realtà incontra la fantasia, quando tutto diviene assurdo al punto da fondersi col fantastico ed il romanzato, allora non si può che restare strabiliati.
Non puoi non chiederti "perché a me?"
E non puoi non pensare al mondo ed alla vita in maniera diversa da come avevi fatto fino ad ora.
Mi ritrovai sulla bianca ed ardente sabbia di un'isola nel bel mezzo di un mare sterminato ed incontaminato.
Isola che presto avrei capito essere deserta e probabilmente sconosciuta, visto si trovava fuori da oggi rotta battuta.
Ho sempre creduto che il caso non esistesse ed adesso più che mai ne ero convinto.
Se ero vivo, se ero sopravvissuto a quella tragedia doveva esserci un motivo, un copione già scritto Altrove.
E forse l'avrei compreso tutto ciò.
Ora però dovevo restare vivo.
E non era facile.
Tre anni sono lunghi, fatti di interminabili giorni ed infinite notte.
Tutto ciò che conoscevo ed amavo era lontano.
Tutto mancava su quell'isola.
Soprattutto la mia sicurezza.
Sarei di certo morto se non avessi incontrato lui.
L'ultimo monaco di una comunità di eremiti giunta mezzo secolo prima.
Un uomo eccezionale a cui devo tutto.
Tutto ciò che sono diventato.
Era vecchio e stanco, ma mi insegnò tutto.
Mi aprì gli occhi e mi descrisse un mondo che non conoscevo.
Un mondo di cui io stesso, inconsciamente, ero vittima.
Come un teorema matematico, un inesorabile e perfetto sistema algebrico, una scadenza di algoritmi rigorosi, tutto si incastrava simile ad i tasselli di un mosaico.
Ed il risultato finale era tanto folle, quanto terribile.
Imparai tutto.
A cacciare, a lottare e ad usare le armi.
Ma soprattutto imparai ad osservare, studiare e comprendere il mondo che mi circondava.
E con esso tutti i miei simili.
Come un novello Conte di Montecristo a cui l'Abate Faria aveva aperto gli occhi, il cuore e l'anima alla verità.
Ricordo ancora il nostro ultimo giorno insieme.
Mi parlò della vecchia cappella che si trovava dall'altra parte dell'isola.
Dovevo raggiungerla e raccogliere gli ultimi segreti di quei monaci che prima di chiunque altro avevano scoperto la terribile verità.
Attraversavo la giungla e poi i monti, fino a raggiungere il capo opposto dell'isola, lottando con bestie feroci, insetti velenosi e persino pirati e contrabbandieri senza scrupoli, peggiori delle belve stesse.
Trovai infine la cappella e l'antico affresco.
E poi quell'arcano da risolvere.
Arcano che così recitava:
Queste frasi, apparentemente semplici e comuni, nascondono in realtà ciascuna un particolare che le lega l'una all'altra...
1) Erano navi olandesi
2) Bisogna aver del coraggio
3) Il pallone rotola
4) Sandro sapeva tutto
5) Ho visto un ramarro nel prato
6) Cambi ancora casa?
7) Ci vediamo oggi allo stadio
Risolto l'enigma, trovai i segreti secolari lì custoditi.
E li feci miei.
Pochi giorni dopo una nave attraversò quel tratto di mare e vide i miei segnali di fumo.
Mi riportò a casa.
Alla civiltà.
Ma non ero più lo stesso uomo.
Ora avevo una missione, uno scopo.
Ed avevo una guerra da combattere.
E voi, dame e cavalieri di Camelot, sapete risolvere l'Arcano?