Lui rimase in piedi a bere, in silenzio, poi uscì, lasciandomi sola in quella stanza, che con i suoi contorni resi vaghi e incerti dal tremolio delle candele mi sembrava ancora più grande.
Io intanto stavo ancora lì, rannicchiata sulla poltrona, col capo poggiato contro il bordo alto dello schienale, la mano accarezzava piano i petali della rosa poggiata sulla mia spalla e lo sguardo perso nel vuoto.
Un vuoto che era impossibile colmare.
Un vuoto che era ovunque, era nella mia testa, nel mio cuore, nei miei occhi, in quella stanza.
Un vuoto che sembrava riempire tutto, come l'aria dentro un palloncino.
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