Icarius sorrise e prendendo Clio per mano fecero il loro ingresso nel villaggio in festa.
Ovunque c'erano coriandoli, frizzi, lazzi, trombette e maschere.
Gente che ballava nelle stradine e musica che si diffondeva nell'aria.
Elfi, nani, gobbi e streghe si rincorrevano in ogni dove lanciandosi uova, sacchetti d'acqua, mazzi di fiori ed aggredendosi con motti e parole goliardiche.
Molti approfittavano delle maschere per baciare e corteggiare le ragazze, altri per mangiare e bere, altri ancora per gridare e cantare a squarciagola.
“Balliamo...” disse Icarius a Clio in quel baccano “... ti va?” E cominciarono a volteggiare tra quei costumi festanti, tra Elena e Paride, Cleopatra ed Antonio, Romeo e Giulietta.
Ballarono così tra Amori immortali, note e versi di antiche storie e maschere mutevoli alla luce Lunare dei giochi e dei sogni.
Per tutto il ballo lui guardò lei negli occhi, immaginando mille modi per ritrarla.
Ma anche infiniti modi per amarla.
La lieve brezza della sera accarezzava i capelli della regina che sfioravano il volto del pittore, in quel tripudio di gioia e sospiri.
Poi alcuni portarono dolci tipici di Carnevale ed invitarono i presenti ad assaggiarli.