Clio aveva avuto bisogno di appoggiarsi in avanti sulle mani, tanto quel gioco la stravolgeva, facendola vibrare ed ardere.
“Clio...” disse Icarius avvicinandosi al suo volto, senza smettere di toccarla “... cosa c'è? Dimmelo...” e la baciò.
La baciò con passione, intrecciando le labbra a quelle di lei, giocando con la sua lingua.
E nel baciarla la stringeva, toccandola ora ovunque, indugiando infine tra i seni.
Li stringeva, torcendo dolcemente i suoi capezzoli turgidi, suscitandole dolore e piacere.
Allora si staccò appena da lei, quasi imponendole di guardarlo.
Di guardare la sua virilità, la sua eccitazione, come davvero il padrone fa con la sua schiava.
Tutto ciò in quella stanza avvolta da una sottile penombra, tra i tanti quadri dal soggetto enigmatico, quasi come se avessero la capacità di osservarli.