Discussione: Enigmi a Camelot
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Vecchio 18-04-2017, 18.49.39   #3208
Guisgard
Cavaliere della Tavola Rotonda
 
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Guisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare beneGuisgard di lui non si fa che parlare bene
Questo enigma altro non è che un frammento del terzo scenario che presto, a Dio piacendo, farà la sua comparsa su queste pagine...

Attraversarono l'austero portale dell'abazia, ritrovandosi come in un luogo fuori dal mondo, in cui il Tempo sembrava scorrere in modo differente, con un lungo e silenzioso viale alberato che conduceva alla chiesa abbaziale in uno stile romanico essenziale e spoglio.
Percorrendo il viale si poteva vedere a destra un vasto giardino, anticamente usato come orto e ciò che restava della vecchia erboristeria del chiostro, mentre a sinistra si guardava il torrione Nord del Santo edificio che offriva allo sguardo dei visitatori il corso delle antiche mura, da cui a strapiombo il fianco del monte sprofondava sghembo nell'abisso sottostante di foschia e silenzio.
Addossati alla chiesa abbaziale c'erano alcuni edifici, quali il dormitorio dei monaci, la casa dell'Abate e la mensa, dove loro erano diretti.
Il brillante studioso notò dalla posizione del Sole che le torri del monastero erano collocate secondo uno schema tanto antico, quanto particolare, ricostruendo i lati dell'ottagono, che nella simbologia richiama il numero otto, sublime unione del tre, numero perfetto ed immagine della Santissima Trinità, con il quattro, che raffigura invece l'uomo.
Il cappellano notò il suo sguardo e sorrise.
“Anticamente” disse “l'architettura non doveva solo, come oggigiorno, meravigliare ma anche istruire. Per questo i monasteri soddisfavano criteri particolari come giustamente osservava Sant'Agostino, quando affermava che l'Onnipotente Ha stabilito, nella Sua infinita Saggezza, tutte le cose in numero, peso e misura.”
Per raggiungere la mensa attraversarono una cappella circolare, la cui volta era racchiusa da un rosone sul quale erano ancora visibili immagini di Angeli, mentre l'anello in pietra che sosteneva la copertura poggiava su coppie di colonne unite da archi a tutto sesto, su cui correvano affreschi raffiguranti scene del Vecchio e del Nuovo Testamento.
Sulla pavimentazione c'erano sepolture parecchio antiche, molte delle quali ormai senza più incisioni sulle lapidi.
Un vestibolo laterale univa la cappella al refettorio dei monaci.
Si trattava di un ambiente quadrangolare, scevro di qualsiasi quadro o mobilio, fatta eccezione per un lungo tavolo rettangolare ed un affresco sulla parete opposta all'entrata, che raffigurava l'inquietante battaglia finale tra i seguaci dell'Anticristo e quelli dell'ultimo Papa alla vigilia del Giorno del Giudizio.
“Mi sono sempre chiesto” il brillante studioso nell'osservare l'affresco “del perchè mai nessun Papa abbia scelto il nome di Pietro II, come invece raccontano le Sacre Scritture riferendosi all'ultimo Pontefice...”
“Posso chiedervi” il cappellano ignorando le parole appena pronunciate dallo scienziato “come mai avete chiesto di poter studiare il manoscritto? Forse a causa degli ultimi accadimenti?”
L'altro restò sorpreso a fissarlo, tanto che il chierico si convinse di come quell'uomo non fosse al corrente di nulla.
“Il manoscritto è molto antico...” aggiunse il cappellano “... forse X Secolo... l'autore è ignoto, anche se lo stile sembra rimandare alla paternità di una figura certa e documentata...”
“Ed io sono qui per questo, vero?” Mormorò lo studioso. “Stabilire chi ne sia l'autore, dico bene?”
“In verità” replicò il cappellano “questo per adesso è l'ultimo dei nostri problemi...”
“Come sarebbe a dire?”
“Venite...” con un cenno il chierico allo studioso.
Lo condusse così vicino all'affresco, indicandogli un punto di quella rappresentazione, in cui vi erano alcune parole dipinte su una porta.
Le parole così recitavano:

“Qui dove mai un vital diritto si avanza
e ognun tranquillo resta al proprio posto,
lodano assai il partito e nell'intimo senza
spazientir si rode il personale sottoposto.”

E voi, dame e cavalieri di Camelot, sapete risolvere l'arcano dell'affresco?
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