Ai confini del mondo civile e conosciuto, immersa in un perpetuo e sognante crepuscolo non allietato dal Sole, né screziato dalla Luna, sorge la misteriosa ed inconcepibile città di Gioia Antiqua.
I mercanti della Tundra Sannica affermano di intravederla sul far della sera, dopo certi tramonti purpurei, quando gli ultimi raggi del giorno traggono sfolgoranti bagliori dalle sue cupole e dalle sue guglie che quasi si confondono con le nuvole.
Gioia Antiqua sorge presso il Monte della Gioia, pencolante sull'orlo del regno Afragolignonese da un lato e sugli abissi ignoti del mondo barbaro e remoto dall'altro.
Una porta di ciclopici blocchi squadrati impedisce di risalire le pendici del monte e sulla sua soglia una lapide in granito reca un misterioso arcano, che solo risolvendolo è poi possibile proseguire.
Arcano che così recita:
“Messer Giacinto il campo guelfo ha profumato
e davanti a tutti fedele ai suoi colori è sempre stato!”
Secondo i miti e le leggende, Gioia Antiqua fu fondata da una razza proveniente da Sygma, il cui scopo è cercare il meraviglioso Fiore Azzurro.
Ed al centro del suo monumentale palazzo reale si trova una nicchia destinata ad ospitare e custodire proprio il Re dei Fiori.
Il palazzo è la nobile dimora della regina di Gioia Antiqua.
Ma è preferibile non fare la sua conoscenza.
La regina infatti è bellissima, ma ama solo l'Arciduca di Capomazda e per voi non avrebbe pietà.
Dame e cavalieri di Camelot, sapete dire di cosa parla l'enigma della porta?
(“Tylesia ed il perduto Fiore dell'Intelletto” ed altri racconti dal ciclo del Fiore Azzurro)