Cavaliere della Tavola Rotonda
Registrazione: 07-02-2008
Residenza: Piacenza
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Il sole non aveva ancora raggiunto il suo apice quando in un angolo della sala dei banchetti illuminata dalle torce, un bardo cantava la storia di Pwyll e di come, rapito d’amore per la dolce Rhiannon, si fosse recato nell’Annwn per riportarla nel suo castello. La regina batté entusiasta le mani per poi sospirare impaurita e tremante quando l’Uomo Grigio si presentò alle nozze. Più di una volta lanciò sguardi infuocati verso il giovane cavaliere che, seduto accanto all’irrequieto Gawain, cercava di evitare che l’ancella afferrata dalla vita dal cugino gli finisse tra le braccia. Lanval emise un sospiro di sollievo quando vide il Re ergersi in tutta la sua potente statura imporre il silenzio con la forza del solo sguardo.
"Owain … vecchio cacciatore." Tuonò "Da quanto cammini al mio fianco?"
"Da quando il Myrddyn t’incoronò nel cerchio dei giganti, mio signore."
"Ebbene, per la tua fedeltà e per la benevola pace ottenuta sugli infimi sassoni nella battaglia di monte Camlan, per il manifesto coraggio dimostrato, ti sono concesse in dono le terre ed il feudo del regno di Cernyw! Tristan di Dummonia, bada bene a che i guerrieri di tuo padre rispettino confini e bestie, Owain non è un tenero vicino, ma la pace è stata concordata tra i nobili dodici quest’oggi e per mille anni ancora. Niente più lotte intestine, siamo un unico popolo e presto saremo chiamati a difendere nuovamente le nostre terre perché Horsa e Cerdic non si arrenderanno fino a quando non li avremo sommersi sotto quelle stesse onde che amano cavalcare."
Il boato d’approvazione si diffuse tra gli astanti.
"Quest’oggi non sarà solo Owain a gioire della mia generosità, miei cavalieri: avrai di chè gioire anche tu Tristan e tutti coloro presenti a questa corte." Ad un cenno, da una porta entrarono i servi ed ognuno recava seco un baule colmo di doni: gioielli, ori, atti di donazioni di terre e castelli. Il Regno dell’estate.
Lanval attese pazientemente che qualcuno gli si accostasse recandogli il suo presente. Circa un anno prima era stato costretto a vendere le proprie terre a causa del cattivo raccolto e della palese incapacità a mandare avanti una proprietà terriera. Riusciva a frequentare la vita di corte solo grazie ai premi vinti nei recenti tornei, ma era sempre più difficile riuscire a tenere armi ed armatura ad un livello di combattibilità elevato.
Pensava a tutte queste cose quando si accorse della mano di Gawain sulla propria spalla. Il sorriso era mesto, ma non aveva perso la luce divertita ed irriverente negli occhi.
"Vedrai, rimedierà in qualche modo, forse non sei stato l’unico a non ricevere nulla."
Ovunque Lanval guardasse, scorgeva risa e sguardi che lo puntavano divertiti, senza che nessuno avesse il coraggio di additarlo apertamente o prendersi gioco di lui. La regina Ginevra parlava ora col bardo e non si accorse del giovane cavaliere che, glaciale, attraversò la sala dopo aver fatto un cenno di riverenza verso la tavola reale ed aver ricevuto un cenno di consenso ad allontanarsi da parte dello stesso Re.
Lanval, in preda alla frustrazione corse nel cortile maledicendo mille e mille volte la propria sventura. L’ultimo torneo non si era concluso come prevedeva, adesso avrebbe dovuto arruolarsi come mercenario, magari per lo stesso re Mark, padre del giovane Tristan … pensava che mai e poi mai avrebbe smesso di razziare le coste del Cernyw, il novello regno di Owain ed avrebbe avuto bisogno di uomini.
Nonostante la rabbia che lo montava di battito in battito, strinse le cinghie del sottopancia con cautela, quindi montò con un sol balzo e partì al galoppo lasciando in un nido di polvere le guardie di sentinella al portone d’ingresso principale. Fece si che il sauro corresse a più non posso lungo l’antica strada romana che il Re aveva provveduto a lastricare nuovamente fin tutta la linea del vecchio muro voluto dall’imperatore Adriano, quindi lo costrinse al passo per poi inoltrarsi nella foresta. Stanco e spossato, camminò fino una fonte d’acqua sorgiva, lasciò che lo stallone si abbeverasse mentre egli, seduto su di una roccia, le mani poste sotto il mento, meditava sulla mala sorte che continuava a perseguitarlo. Cosa mai aveva fatto di male? Lo aveva servito e riverito e, mai e poi mai il suo era stato il comportamento di un codardo. Non fu forse Lanval a raccogliere lo stendardo del drago quando le orde sassoni sembravano aver ottenuto la vittoria? Non fu forse lo stesso Lanval a trasformare una rotta disperata in un’improvvisa e selvaggia corrente di marea contro l’intero esercito nemico? Chi aveva attaccato per primo? Lanval … e tutti si erano schierati in un imponente muro di scudi al suo fianco. Avevano retto l’impatto, combattuto e vinto. Dov’era Lancillotto in quegli istanti? Sotto le gonne della regina, sorrise amaro. Questo meditava quando un leggero chiacchiericcio attrasse la sua attenzione. Due fanciulle apparvero dietro le fronde come due piccole regine delle fate, indossavano entrambe mantelli con il rosso dei Cesari, ma quel che lo lasciò senza fiato fu la beltà e l’eleganza nell’incedere, sembrava quasi sfiorassero l’erba senza toccarne neppure la punta degli steli.
Si alzò imbarazzato per la sua stessa presenza, ma le due ragazze gli sorrisero per nulla stupite dell’incontro. S‘inchinò come il più nobile dei cavalieri e rimase capo chino, in attesa che le due pulzelle parlassero.
La maggiore, gli carezzò il viso e lasciò che le dita si poggiassero sotto il mento costringendolo ad alzare il capo ed a guardarla negli occhi.
"Mio signore." Cominciò. "La nostra padrona c’invia al vostro cospetto affinché siate condotto alla sua presenza. Non abbiate timore, ella sa quel che si cela nel vostro cuore e sazierà a piene mani il vuoto ch’ora lo colma."
Lanval si rialzò stupito dalle parole appena udite.
"Io non so chi sia la dama di cui parlate, dev’esserci senz’altro un errore. … io non … "
La ragazza gli passò l’indice sulle labbra. "Shh … venite con noi e non indugiate oltre, il tempo scorre veloce e presto sarà notte. Non è bene per la nostra signora soggiornare a lungo in questi luoghi."
Titubante, afferrò per le briglie il castrone e seguì le ragazze attraverso la boscaglia fino ad una piccola radura. Qui le pulzelle si disposero ai lati di una grande tenda invitandolo ad entrare.
(Continua...)
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