Uscimmo dalla sala, e trovammo la soldatessa ad aspettarci.
Non le badai, come ero solita fare, ma mi avviai a passo solenne e cadenzato verso la sala delle udienze.
Feci il mio ingresso come di consueto, senza badare ai convenevoli o tantomeno scusandomi del ritardo, io ero la regina di Beltàs, e non chiedevo certo scusa a nessuno, tantomeno a un ambasciatore.
Così mi sedetti su un divanetto, e lo guardai, senza lasciar trasparire alcuna emozione.
La mia espressione era la solita di sempre, imperscrutabile, glaciale, lontana, decisa.
"Ebbene, c'è un motivo valido per cui mi avete svegliato nel cuore della notte?" con aria scocciata.