La luce del fuoco, le urla di una ragazza, il cappuccio bianco di quegli uomini, il ragazzo che cercava di divincolarsi.
Sorgemmo dalla foschia come due spettri neri, armati e pericolosi, avventandoci su quegli uomini incappucciati con ferocia inaudita.
Io non aspettavo altro, prima di conoscere l'amore, l'unica cosa che mi rendeva davvero me stessa era combattere.
Perciò lasciai che Damasgrada mi guidasse in quella danza infuocata, in cui gli stupiti uomini incappucciati provavano a divincolarsi, di cui gli facevamo perdere il senso.
Io e Aegos combattevamo insieme, come se lo avessimo fatto da sempre.
Pur essendo nella foga, nell'ardore della battaglia, i nostri corpi si cercavano, guardandosi le spalle istintivamente, come un istinto atavico che ci portava a prenderci cura uno dell'altra anche in quel momento così concitato.
Non ebbi pietà per nessuno.
Ero una furia, in quel chiaroscuro spettrale illuminato dalle croci di fuoco.
La lama di Damasgrada brillava, e insieme brillava l'azzurro dei nostri occhi, in quella danza di morte, sangue, fuoco.
Il ragazzo era tornato dalla ragazza incatenata, e io mi persi un momento per guardarli, e sorridere di quel momento di tenerezza in mezzo al tanfo della morte che si respirava tutto intorno.
Una luce, flebile ma bellissima che dava il senso a tutto quello.
Valeva la pena combattere per difendere quel giovane amore.
Non mi dire, sei diventata tenera adesso?
La cinica voce nella mia testa mi distrasse da quel pensiero.
E la ringraziai quando vidi arrivare un fendente su di me, da non so bene quale uomo incappucciato, dopotutto erano tutti uguali.
Allora continuai e continuai a combattere al fianco di Aegos, mentre il mio corpo si beava di tutto quello, accendendosi di adrenalina, intensa e calda.
Il battito accelerato, il respiro corto, una luce negli occhi che Aegos non mi aveva mai visto, ma che era parte di me.
Non volevo nasconderla, volevo che mi vedesse tutta.
Volevo che vedesse ogni parte del mio corpo, del mio cuore, della mia anima, del mio essere... e decidesse di amarmi lo stesso.
Nonostante i miei difetti, il mio carattere, le mie passioni, nonostante tutto.
Di tanto in tanto lo guardavo, quanto era bello mentre combatteva.
Era dannatamente bello, e se non fossi stata particolarmente impegnata in quel momento gli sarei volentieri saltata addosso, lì, subito, adesso.
Elyse Philoumene de Marbrè!
Su, contegno... prima pensa a salvare la pelle, poi ne parliamo...
Risi tra me nel sentire la mia voce autoritaria che mi comandava dall'interno.
Agli ordini, mia regina!
Continuai a combattere, ancora e ancora, come se il tempo si fosse cristallizzato in quell'istante.
Noi due fuori dal mondo, ancora una volta, solo che c'erano degli ostacoli, degli esseri che osavano disturbare il nostro idillio di spada e sangue.
Ancora per poco, sarebbero caduti uno dopo l'altro.