Come sempre, rimasi catturata dai suoi occhi, dalla sua voce, dalle sue carezza, come ipnotizzata.
La sua richiesta, poi, mi accese.
Accese quel fuoco che solo lui era capace di far divampare dentro di me.
Allora mi allontanai da lui e rimasi poggiata sulle ginocchia, davanti a lui.
Con gli occhi nei suoi, iniziai piano a tirare i piccoli laccetti della candida camicia.
Il primo... Il secondo... Il terzo e così via, uno ad uno, lentamente.
Quando li slacciai tutti, sempre coi nostri sguardi incatenati, la tolsi piano, mentre la stoffa leggera mi scivolava serica sulla pelle, scoprendo il mio corpo.
La gettai delicatamente distante da noi e iniziai ad estrarre le forcine dallo chignon, una ad una, lentamente, come i laccetti della camicia.
Mi godevo quel momento, in cui lui mi osservava, godendomi la frenesia del suo sguardo, ora sul mio corpo, ora nei miei occhi, che quasi mi divertiva.
Continuai a togliere le forcine, finché anch'esse, come i laccetti, finirono, liberando la mia indomabile chioma fulva.
A quel punto, i miei occhi cercarono di nuovo i suoi ed io raggiunsi, sempre con divertita lentezza, prima il suo petto, poi il suo viso e infine le sue labbra.
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