“Addio, bello e dolce Amico.”
Con queste parole Ginevra salutava e congedava Lancillotto in partenza per la Dolorosa Guardia, che divenne poi grazie a lui la Gioiosa Guardia.
E Chretien de Troyes rese immortale questo saluto, facendone il manifesto della letteratura Arturiana e di quella Cortese in generale.
Secondo la tradizione, Ginevra chiamava Amico il suo Lancillotto, in modo unico ed esclusivo, per evitare di tradirsi a corte, visto non poteva usare i più comuni modi per rivolgersi a chi si ama.
Così Amico, rigorosamente in maiuscolo, è diventato l'amante per eccellenza nella letteratura Cortese.
Non sprecate dunque mai le parole d'Amore, né per amici e neppure per famigliari.
Bernart de Ventadorn, grande poeta cortese, scriveva:
“Le parole d'amore sono solo d'Amore”, generando ancora oggi dibattiti accesi tra i letterati circa il suo reale significato.
Molti però credono che lui intendesse che “ogni parola d'Amore va dedicata solo ad Amore”, quindi a chi si ama.
E con questo pensiero, dedico il mio saluto a tutto il reame... buon pomeriggio, Camelot