Episodio III: Inferno televisivo
"Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura
ché la diritta via era smarrita."
(Dante Alighieri, Inferno, Canto I)
Gozzlon guardò Elise e poi scosse il capo impotente.
Era chiaro che nulla sarebbe servito, neanche il loro sdegno, il loro disprezzo.
La rete lo aveva deciso.
Gli indici di ascolto erano fondamentali e tutto doveva inchinarsi al loro cospetto.
Poco importava che Best era stato solo un anno prima condannato per corruzione davanti al tutto il pubblico e bollato come corrotto, baro ed uomo senza dignità.
Sarebbero bastate poche trasmissioni condite con qualche buon opinionista, titoli di giornali che avrebbero spostato l'attenzione su altre questioni e la gente avrebbe dimenticato.
Così funzionava una società televisiva come quella di Imperios, in cui programmi culturali ormai andavano in onda solo in tarda notte, a fare concorrenza senza speranza agli spettacoli porno e a quelli in cui si vendevano materassi, pentole e creme anti età.
Solo i reality occupavano ormai le fasce più importanti di ascolti.
Reality su tutto, sulla cucina, sulla musica, sulla simulazione di vita e sullo sport.
Tutto era oramai un immenso reality.
Ed in un simile scenario bastava poco a trasformare una feccia come Best in un figliol prodigo, in una pecorella smarrita e ritrovata.
Come un Ulisse tornato dal letto di Calipso, Circe e Nausicaa, il nostro eroe sarebbe stato accolto a braccia aperta dalla sua Penelope televisiva.
I Proci erano altri ed andavano distrutti.
E mentre Elise e la sua squadra dovevano arrendersi a tutto ciò, nell'ufficio entrarono proprio Best ed Enner, che sorrideva col suo sorriso di celluloide, lo sguardo vispo e l'espressione di chi abituato a guardare il mondo dall'alto del suo palco televisivo.
“Buongiorno a tutti.” Disse.
Best invece, accanto a lui, non disse nulla, restando a guardare la sua bella presidentessa.