ACCADDE QUEL GIORNO
“Perché le genti sono in tumulto
e i popoli cospirano invano?”
(Salmo 2)
Ore 16...

Il Mezzogiorno lasciava lentamente il posto al meriggio, con il Sole che cominciava a proiettare ombre sempre più lunghe sulle interminabili file di finestre di uffici e vetrate di appartamenti degli sterminati grattacieli e palazzi che svettavano ovunque su Capomazda City.
I treni che provenivano dalla moderna e vasta stazione sfrecciavano ad alta velocità attraverso gli agili e cromati anelli di cemento e metallo, liberando saettanti bagliori che fendevano l'aria e la luce tutt'intorno.
Sui marciapiedi che correvano lungo le stradine cittadine, i larghi urbani, le isole pedonali e le piazze una folla indistinta di uomini e donne pullulava indifferente e caotica, impegnata com'era tra lavoro, svago e corse frenetiche.
Man mano il pomeriggio cominciò ad infoscare in maniera lenta e poetica, quasi come una prematura visione di un crepuscolo sognante ed in qualche modo anche romantico, con le prime luci della metropoli che iniziavano a brillare nell'imbrunire di cemento, ferro e plastica, trasformando uomini e donne in ombre indistinte.
In direzione della periferia Sud della città si poteva riconoscere il grande impianto del Far Panteon, il grandioso complesso sportivo con i suoi campi di tennis, di basket, di calcio ed i circoli privati per i soci.
Al centro dell'avveniristico complesso dominava l'Arena Fap, con la sua attrattiva più apprezzata e stupefacente.
In serata era atteso un importante incontro di Tecno Pancrazio, ormai lo sport nazionale e più seguito dall'intero paese.
La società moderna, infatti, aveva ormai superato ogni limite e barriera, rendendo la vita umana più piacevole e sicura possibile.
Nello stato Afragolignonese il popolo non poteva affermare il suo credo politico, non esistendo infatti libere elezioni e quindi il governo aristocratico soleva impegnare con iniziative culturali, artistiche e sportive il tempo libero della gente.
Il Tecno Pancrazio permetteva a chiunque di divertirsi e partecipare, in maniera emotiva ma anche fisica, a quello che ormai rappresentava lo sport principale dell'intero paese.
In questa moderna disciplina si sfidavano squadre, perlopiù appartenenti a privati cittadini di ogni età e condizione sociale, impiegando come atleti non uomini, ma robot da combattimento.
Ogni scuderia o squadra possedeva un robot, costruito in base alle risorse economiche del proprietario.
A sovvenzionare le squadre, almeno quelle più vincenti, erano ricchi sponsor e per questo avere un robot competitivo era spesso vitale per una squadra.
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