Dunmer non ricordava perfettamente l'accaduto, aveva solo in mente vaghe immagini dell'assalto subìto e niente più. Si mise a carponi tastando il pavimento:
"Roccia grezza, sono in una prigione di fortuna dentro una grotta"
Poi osservò attraverso le sbarre della piccola porta della sua cella; vi erano pochi cavalieri attorno al fuoco che ridevano forte, e sicuramente molti altri all'esterno.
Non si fece assalire dalla disperazione, la sua fredda mente da soldato, almeno quella, funzionava ancora alla perfezione.
Era stato privato solo delle armi e della corazza in piastre
"la cotta di maglia è noiosa da togliere, eh?"
Pensò, mentre sorrideva.
"Si sono anche risparmiati l'incombenza di togliermi gli stivali"
Continuò a pensare, mentre, nel finto tentativo di grattarsi, tastava l'elsa di un piccolo pugnale nascosto in una doppia imbottitura dello stivale sinistro.
"Ogni risorsa è preziosa, in battaglia e in prigionia"
Si ripetè poi, sempre fra sè e sè.
Si sedette su di una scomoda basola di pietra e si immerse in una preghiera, sicuramente non rivolta allo stesso Dio che permetteva tutto ciò. Dunmer aveva solo bisogno di concentrazione, un minimo sbaglio sarebbe stato fatale.
Passò circa una clessidra, Dunmer si destò dalla sua meditazione e si avvicinò alle sbarre.
-Posso chiedervi, di grazia, cosa sperate di ottenere da me?
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"E cavalco via fra terre che roride e stanche ora piangon con me"
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